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Sicilia, la nuova normativa per gli stage è scritta con i piedi

Il 19 luglio 2017, con largo anticipo rispetto alla scadenza dettata dalle linee guida nazionali (25 novembre), la Regione Sicilia ha approvato la nuova legge sugli stage extracurriculari. C’è un solo problema: è scritta malissimo. Lunga soltanto tre pagine (dove le linee guida ne contano invece ben 23), la Dgr 292/2017 è piena di refusi e di buchi, dato che rimanda continuamente alle precedenti delibere che a spizzichi e bocconi avevano regolamentato il tema dello stage (i protocolli n. 43881/US1/2013 e n. 7006/US1/2014), oltre che alle stesse linee guida nazionali.Basti un esempio. Nella sezione riguardante i limiti numerici per l’attivazione di tirocini da parte delle aziende, si leggono testuali parole: «In ordine al limite massimo dei tirocini attivabili presso stesso ospitante si evidenzia che permangono gli effetti della legge regionale n. 23 del 17/05/2013, art.68 in considerazione che le stesse Linee Guida sottolineano che iul numero dei tirocin attivabili è demandato alle singole discipline regio». Oltre a dover recuperare diversi testi di legge, quindi, il lettore deve anche districarsi tra gli errori di battitura della nuova normativa. Andrea Gattuso, segretario generale del NIdiL, il sindacato dei lavoratori atipici in Cgil incaricato anchedegli stage e fino a poco tempo fa anche responsabile del settore politiche giovanili, è indignato nei confronti della vecchia giunta – dopo le elezioni di ottobre, il governo della Regione è passato in mano al centro-destra: «Non hanno fatto assolutamente nulla, hanno copincollato le linee guida nazionali e basta. Né noi né le altri parti sociali siamo stati assolutamente convocati, pur avendo fatto un lavoro importante sul tema in passato» dichiara alla Repubblica degli Stagisti. «Già nel 2011 avevamo presentato una proposta di legge raccogliendo 10mila firme, ma non se ne fece nulla, e siamo stati i principali promotori della campagna per ostacolare i tirocini truffa a livello nazionale. Nel 2013 abbiamo fatto sì che la Regione recepisse le linee guida, ma ci hanno sempre coinvolto soltanto dopo aver fatto pressioni».La regolamentazione degli stage, quindi, in Sicilia rappresenta un problema non nuovo, stavolta con tutta probabilità ulteriormente complicato dalla necessità, da parte della giunta Crocetta, di approvare la delibera in fretta, prima della fine della legislatura. Quali sono i contenuti della nuova legge? Tendenzialmente, nel breve testo siciliano vengono confermate le stesse indicazioni dei precedenti regolamenti: 300 euro di rimborso spese mensile e durata massima – proroghe comprese – di 6 mesi per i tirocini formativi e di orientamento, 12 per quelli di inserimento e reinserimento. Dalle linee guida nazionali viene introdotta la durata minima di due mesi, fatta eccezione per i tirocini svolti presso soggetti ospitanti che lavorano stagionalmente, dove il termine minimo è di un mese. Gli enti promotori dei tirocini rimangono gli stessi della normativa del 2013. Sui limiti numerici, invece, rimane ferma, come detto, l’indicazione riportata nel precedente regolamento. Il numero di stagisti ammessi in azienda è doppio rispetto ai limiti scritti nelle linee guida: i soggetti ospitanti con non più di cinque dipendenti a tempo indeterminato e/o determinato possono così ospitare due tirocinanti invece che uno (come da linee guida); per i soggetti con un numero di dipendenti compreso tra 6 e 20, fino a quattro tirocinanti (invece di due), e un numero di stagisti pari al massimo del 20% del totale dei dipendenti nelle aziende con più di 21 dipendenti a tempo determinato o indeterminato (invece del 10% riportato nel testo nazionale). Nel caso dei dipendenti a tempo determinato, viene precisato che «la durata del contratto a tempo determinato deve essere almeno corrispondente alla durata del tirocinio da attivare». In più, la normativa del 2014 specificava come il soggetto ospitante possa attivare tirocini anche in assenza di dipendenti, «se ed in quanto il datore di lavoro, prima dell’avvio del tirocinio, assuma formalmente l’impegno di assicurare la presenza in azienda e il costante affiancamento delle attività svolte dal tirocinante».Per quanto riguarda il progetto formativo, viene specificato come i progetti di tirocinio debbano essere coerenti con quanto previsto dal Repertorio delle Qualificazioni della Regione Siciliana (come previsto dal decreto assessoriale n. 2570 del 2016 del Dipartimento Formazione professionale). Il repertorio in questione si riferisce ad alcune tipologie professionali specifiche, distinte secondo diverse categorie di “figure”, “profili” e “obiettivi”, che spaziano dagli operatori agricoli ai tecnici riparatori di veicoli a motore, ma anche gli addetti alle vendite e i progettisti. A questo proposito, il regolamento del 2014 aggiungeva come «in mancanza di rispondenza del percorso formativo con i profili professionali e formativi del Repertorio si può fare riferimento alla Nomenclatura e classificazione delle Unità Professionali dell’ISTAT». A partire da questo punto, il nuovo regolamento siciliano non approfondisce alcun altro aspetto inerente ai tirocini, riportando semplicemente la dicitura «Per tutto quanto non espressamente oggetto della presente direttiva rimane vigente ed efficace quanto già contenuto nelle direttive dirigenziali del 25/07/2014 e del 12/02/2014».Sul tema dei soggetti ospitanti, quindi, nella nuova normativa non viene riportata nessuna nuova indicazione e fanno fede le informazioni riportate nelle precedenti direttive. I soggetti ospitanti sono tutti quelli che rispettano i seguenti requisiti (meno stringenti rispetto alle nuove linee guida): non aver fruito di CIG (anche in deroga per unità produttive equivalenti a quelle dove si svolge il tirocinio) nei 12 mesi precedenti l’attivazione del tirocinio; non utilizzare il tirocinante per sostituzioni di maternità, malattia o ferie o di personale nei picchi di attività; non inserire come tirocinanti gli ex dipendenti in precedenza licenziati nei 24 mesi precedenti l’attivazione del tirocinio; non ricoprire allo stesso tempo il ruolo di soggetto promotore e ospitante; non superare i limiti numerici previsti dalla legge regionale 9/2013. Nessuna novità nemmeno sotto il profilo delle garanzie assicurative: l’ente promotore è responsabile dell’assicurazione del tirocinante per gli infortuni sul lavoro presso l’INAIL e per la responsabilità civile contro terzi. Per quanto riguarda il tutoraggio, il tutor del soggetto promotore è incaricato dell’attività didattica e amministrativa, mentre quello del soggetto ospitante (che non può seguire più di tre tirocinanti contemporaneamente), è responsabile dell’attuazione del progetto formativo e dell’inserimento dello stagista sul luogo di lavoro. La normativa del 2014 prevedeva che il tirocinante non potesse intraprendere più tirocini per lo stesso profilo nello stesso settore economico: questo limite permane nella nuova normativa, insieme al divieto da parte del soggetto ospitante di attivare più di due tirocini per lo stesso profilo professionale nell’arco di 24 mesi. La normativa siciliana non tocca poi minimamente l’argomento dell’attestazione finale, cui le linee guida nazionali dedicano invece disposizioni precise. Viene soltanto segnalato, nella vecchia legge del 2013, che l’esperienza di tirocinio viene annotata sul libretto formativo del cittadino a completamento di almeno il 70% della durata complessiva del percorso (la stessa percentuale minima necessaria per l’erogazione dell’indennità). A provvedere alla certificazione delle competenze acquisite, invece, provvede il centro per l’impiego competente. Per quanto riguarda la compatibilità dell’indennità di tirocinio con l’indennità di disoccupazione, dal testo del 2013 si evince che «nel caso di lavoratori percettori di una forma di sostegno al reddito, in quanto percettori di ammortizzatori sociali, non viene corrisposta alcuna indennità». Contrariamente a quanto specificato in una recente circolare dell’Inps, la n. 174, che ribadisce la compatibilità tra questi due tipi di indennità, in Sicilia permane il vecchio divieto alle aziende di corrispondere il rimborso spese di tirocinio nel caso di stagisti che percepiscono un’indennità di disoccupazione. Un divieto, questo, che in passato anche regioni come la Lombardia avevano imposto senza alcuna chiara ragione, dato che è l’Inps stesso a riconoscere questa compatibilità. Quella che avrebbe potuto essere un’occasione per cambiare in meglio le cose non è così stata colta, e gli stagisti siciliani, purtroppo per loro, dovranno rinunciare a qualcosa a cui, almeno in teoria, avrebbero diritto. Nell’ambito delle misure di vigilanza, infine, la Sicilia introduce un paragrafo finale dedicato, che recita: «fermo restando le competenze in materia di vigilanza per la corretta qualificazione dei rapporti di tirocinio e fermo restando le sanzioni già previste per omissione delle comunicazioni obbligatorie sui tirocini e per la mancata corresponsione dell’indennità di partecipazione, vengono inserite apposite norme sanzionatorie con le quali, a seguito di riscontro di violazioni e di reiterazione delle violazioni è previsto un periodo di cessazione dei tirocini e di interdizione per i soggetti promotori e/o soggetti ospitanti per un periodo che va dai 12 ai 24 mesi». Il periodo di interdizione in caso di violazioni viene quindi aumentato rispetto alla precedente normativa e portato da un minimo di 12 mesi fino a 24 mesi, nonostante la Regione manchi di specificare, a differenza delle linee guida, con quali criteri questo periodo di interdizione vada applicato.In sostanza, si può dire che la nuova normativa siciliana è un disastro. E non si può nemmeno stare tranquilli dal punto di vista dei numeri: se storicamente la Sicilia era una delle Regioni più popolose in termini di stagisti, tra il 2015 e il 2016 il numero di tirocini attivati è calato di oltre l’84%, passando da quasi 52mila stage a poco più di 8mila. La ragione, spiega Gattuso, è l’esaurimento dei fondi di Garanzia Giovani: finiti i soldi, molte aziende non hanno più attivato tirocini, non potendo ricevere rimborsi dalla Regione. A breve, però, Garanzia Giovani ripartirà anche in Sicilia, e il pronostico è che il numero di tirocini torni ad alzarsi di molto, con tutte le opportunità e i rischi che comporta. Per questo avere una legge che tutelasse gli stagisti come si deve sarebbe stato importante. Ma evidentemente bisognerà aspettare ancora. Per Gattuso i punti più critici della legge sono «l’indennità innanzitutto, che noi chiedevamo fosse di almeno 500 euro già dal 2011 e invece è ancora la più bassa d’Italia, la questione dei 12 mesi per i tirocini di inserimento e reinserimento, davvero troppi, la scarsità di controlli per verificare casi di eventuali abusi e di utilizzo improprio e il fatto che qualsiasi tipo di impresa possa prendere tirocinanti senza limiti stringenti». Con la nuova giunta non c’è ancora stata occasione di confrontarsi sul tema, ma il sindacato ha le idee già chiare. «Chiediamo una maggiore attenzione ai controlli, per evitare i tirocini che non hanno nulla di formativo e sono solo lavoro sottopagato, e chiediamo di essere più coinvolti. Visto che a breve ripartirà Garanzia Giovani, facciamo un appello perché si evitino gli errori del passato, cioè i pagamenti avvenuti con mesi e mesi di ritardo. Di recente sono state fatte le attribuzioni delle risorse; ci auguriamo che la Regione ci tenga in considerazione». Irene Dominioni

Tirocini in Europa, nuovo bando all'Ecdc di Stoccolma: l'indennità è 1500 euro al mese

Bisogna sbrigarsi: fino a mercoledì 31 gennaio c'è tempo per partecipare alla nuova edizione del programma di tirocini dello European center for disease prevention and control, l'organizzazione europea con sede a Stoccolma che si occupa di «identificare, gestire e comunicare le minacce attuali e emergenti alla salute umana causate da patologie infettive» secondo quanto precisato sul sito. In breve, il centro europeo dedicato al controllo e alla prevenzione delle malattie, che ha pubblicato il primo bando per reclutare stagisti nel 2008. La sezione dedicata al recruitment è molto dettagliata su ogni questione relativa allo stage, dunque è bene documentarsi prima di procedere con la candidatura. L'Ecdc ha aperto le candidature a dicembre, rivolgendosi a chi possiede i requisiti. Innanzi tutto la nazionalità: essere cittadini di uno Stato membro dell'Unione, oppure di Norvegia, Islanda o Liechtenstein. È necessaria una ottima conoscenza dell'inglese, la lingua in cui si svolgono le attività dell'agenzia, e sapere una seconda lingua europea è un requisito preferenziale. Bisogna poi essere dei debuttanti in fatto di tirocini o impieghi in ambito europeo: non è ammesso chi abbia avuto in passato altre esperienze di tirocinio, borse di studio o lavori veri e propri con qualsiasi istituzione della Ue. E quanto ai titoli di studi si deve aver concluso un ciclo di studi universitari entro la data della chiusura delle candidature (per l'Italia almeno una triennale), in qualunque disciplina purché attinente in qualche modo alle attività dell'Ecdc. Ed è anche indispensabile allegarne il certificato al momento dell'application form. Non sono ammessi studenti dunque, il che spiega forse la cospicua indennità: ben 1505,17 al mese (per i disabili il 50% in più) – anche se va sempre messa in conto la possibilità che vengano detratte quote Irpef a seconda della propria dichiarazione dei redditi annuale. Sul regolamento è anche spiegato che in caso il tirocinio si protragga oltre i sei mesi lo stagista deve versare il dovuto pure al fisco svedese. All'importo va aggiunto il rimborso delle spese di viaggio (per stage che vadano oltre i tre mesi), concesso solo chi al momento della candidatura risieda in una località distante oltre 150 chilometri da Stoccolma. Non sono necessari giustificativi di alcun tipo e il rimborso – che arriverà a fine tirocinio - vale sia per il viaggio di andata che per il ritorno. La 'travel allowance' vai dai 70 ai 600 euro a seconda della distanza, come spiegato nell'allegato al regolamento. La durata del tirocinio varia dai tre ai nove mesi, e anche le proroghe – qualora vi fossero dietro l'approvazione del tutor e dell'ufficio risorse umane, oltre che consentite dal budget – non potranno andare oltre. Attenzione ai casi di interruzione anticipata di stage: nel caso si tratti di una decisione dello stagista, la richiesta va fatta per iscritto tre settimane prima ed è soggetta a approvazione. La conclusione deve inoltre cadere nei giorni uno o 16 del mese (a meno che non vi sia qualche emergenza che non lo permetta). «Se ritenuto opportuno verrà versato il rimborso corrispondente» conferma il regolamento. Potrebbe invece verificarsi solo una sospensione del tirocinio, e lo stagista potrebbe in quel caso essere reinserito in un secondo momento «ma solo per circostanze eccezionali». E naturalmente qui non si avrebbe diritto al rimborso delle spese di viaggio. In caso di malattia l'Ecdc non fornisce copertura assicurativa, che va invece stipulata prima di partire. L'ente copre invece gli eventuali incidenti capitati nel corso del tirocinio. Più in generale, per le assenze, la policy è quella di concedere due giorni al mese di vacanza da sottoporre comunque all'ok del tutor (a parte sono considerate invece le giornate necessarie per esami o concorsi di ogni tipo). L'assenza per malattia che superi la settimana va giustificata con certificato medico, e – al pari di altre assenze giustificate – viene regolarmente pagata. Meglio però non saltare neanche un giorno, considerato che sono previsti controlli a domicilio in caso di malattia e che per le assenze immotivate può arrivare perfino la richiesta di restituire una parte del 'grant'.  Come funziona la selezione? Va premesso che non esiste un numero fisso di ammessi per edizione, ma che la quota cambia a seconda delle esigenze del momento delle diverse unità. Non bisogna aspettarsi grandi infornate di stagisti, qualche decina per volta più o meno, considerando che l'organico dell'agenzia è piuttosto contenuto (si può visualizzarne la composizione qui). In particolare, «per quest'anno sono dodici le posizioni vacanti» fanno sapere dall'ufficio stampa, «e le candidature arrivate fino alla scorsa settimana sono 560». Peraltro non è detto neppure che tutti i posti vengano occupati, nel senso che - specificano sempre dall'ufficio stampa - «quei dodici posti sono da intendersi come un tetto massimo di stagisti che possono essere presi».Ci si candida compilando in inglese l'application form, specificando a quale settore si preferisce essere abbinati (ufficio scientifico, direzione, Itc etc.), il proprio curriculum e una lettera motivazionale. Il tutto va spedito allegando la copia del diploma per mail a questo indirizzo: traineeship [chiocciola] ecdc.europa.eu. Anche in questo caso va letto accuratamente il regolamento per non sbagliare la modalità di invio (nel dettaglio qui). Il numero delle application è piuttosto elevato, dunque i selezionatori si impegnano a rispondere solo a chi passa la selezione: con questi combineranno un appuntamento per un colloquio telefonico. Se non si passa la prova si finisce in una lista di riserva. Ma tranquilli: in caso di non ammissione è possibile ricandidarsi.  Ilaria Mariotti 

Legge sugli stage, in Valle d’Aosta confermate indennità di 450 euro e durata massima 12 mesi

Dopo il Lazio, il Veneto, le Marche, la Basilicata, la Sicilia e la Calabria, anche la Valle d’Aosta ha recepito le linee guida nazionali, emesse a maggio 2017, e approvato la nuova legge regionale sugli stage. Sostanzialmente, i contenuti della nuova Dgr, la n. 1898/2017, ricalcano il testo delle linee guida in toto o quasi, con un'eccezione: la Valle d’Aosta ha deciso di mantenere il rimborso spese mensile per gli stagisti extracurriculari a 450 euro, confermando l’importo della precedente normativa regionale (la n.669/2017).La nuova normativa entrerà in vigore il 1 marzo 2018. In generale, i criteri di durata rimangono gli stessi della legge precedente: termine massimo di 6 mesi + 6 di proroga, senza distinzione fra tirocini formativi/di orientamento e di inserimento/reinserimento, 12 mesi per soggetti svantaggiati, prorogabili fino a 24 per i disabili. La durata minima, invece, non può essere inferiore a due mesi (una novità, questa, introdotta dalle linee guida del 2017 e ripresa nel testo valdostano).Dato che i contenuti della legge valdostana ricalcano in gran parte quelli del testo nazionale, vale la pena di entrare subito nel merito delle differenze. Tra i criteri di sospensione del tirocinio, per esempio, la legge della Valle d’Aosta indica come il tirocinio possa essere sospeso per «periodi di chiusura aziendale della durata di almeno 1 giorno solare e non superiore a 45 giorni solari», dove invece le linee guida indicano semplicemente una durata minima di 15 giorni solari. Mentre nella definizione del soggetto promotore e dei suoi compiti, così come quelli del soggetto ospitante, la nuova legge specifica come per soggetto ospitante si intenda qualsiasi soggetto pubblico o privato operante in qualsiasi settore, «ad eccezione del lavoro domestico»: una puntualizzazione che le linee guida mancavano di fare e che costituisce una ulteriore garanzia contro il rischio di abusi dello strumento stage.Sono in linea con il testo nazionale, invece, le condizioni di attivazione. Nello specifico, la legge della Valle d’Aosta indica come il tirocinio non possa essere utilizzato «per l’acquisizione di professionalità elementari, connotate da compiti generici e ripetitivi» salvo il caso in cui vengano attivati, su espressa richiesta dei servizi pubblici, tirocini di natura riabilitativa e di inclusione sociale per i soggetti svantaggiati e disabili. Inoltre, la Valle d’Aosta vieta di attivare il tirocinio in presenza, tra tirocinante e soggetto ospitante, «di un rapporto di parentela o di affinità, entro il terzo grado, in base alla definizione di parentela e di affinità contenuta nel Codice Civile, nei casi in cui l’indennità di tirocinio venga corrisposta da un ente pubblico».Tra i limiti di attivazione, viene specificato come i soggetti ospitanti possano ospitare tirocinanti solamente in relazione al numero di dipendenti a tempo indeterminato, a differenza delle linee guida, che includono nel calcolo anche i dipendenti a tempo determinato (purché la data di inizio preceda quella di avvio del tirocinio e quella di fine sia successiva a quella di fine del tirocinio). Il criterio di premialità, che consente alle aziende più grandi di accogliere più tirocinanti oltre i limiti di contingentamento, rimane lo stesso del testo nazionale, e inoltre anche in Valle d'Aosta non c’è cumulabilità tra tirocini curriculari ed extracurriculari.Tra gli obblighi del tirocinante, poi, la Valle d’Aosta riporta come, in caso di assenza dal tirocinio, lo stagista debba «informare tempestivamente l’azienda ospitante ed il soggetto promotore e giustificare la stessa al momento del rientro». Mentre tra i compiti del soggetto promotore, oltre a quelli già predisposti dalle linee guida, la legge valdostana introduce l’obbligo «di acquisire dal tirocinante elementi in merito all’esperienza svolta ed agli esiti della stessa, con particolare riferimento ad una eventuale prosecuzione del rapporto con il soggetto ospitante, ove questo sia diverso da una pubblica amministrazione; effettuare le necessarie visite “in loco” finalizzate a monitorare l’andamento del tirocinio; verificare la regolarità del registro presenze, firmato dal tirocinante e dal tutor del soggetto ospitante». Ogni tutor del soggetto promotore può, come da linee guida, accompagnare fino a venti tirocinanti contemporaneamente, mentre il tutor del soggetto ospitante in Valle d’Aosta potrà seguirne fino a quattro (le linee guida ne indicano invece solo tre).Sempre sull’indennità di tirocinio, viene specificato come questa sia erogata per intero a fronte di una partecipazione minima del 70% delle ore mensili previste dal progetto formativo, con possibilità di un proporzionamento in base all’effettiva presenza se le assenze superano il 30%. Mentre per quanto riguarda la compatibilità dell’indennità con le forme di sostegno al reddito, come da linee guida la Valle d’Aosta riporta come, per i percettori di ammortizzatori sociali, l’indennità di tirocinio non sia dovuta. Per coloro che si trovano “in costanza di rapporto di lavoro” (e cioè i lavoratori sospesi), questa può essere corrisposta fino al raggiungimento dell’indennità di 450 euro, mentre per i soggetti che si trovano in assenza di rapporto di lavoro è riconosciuta la facoltà ai soggetti ospitanti di erogare un’indennità di partecipazione cumulabile con l’ammortizzatore percepito, anche oltre l’indennità minima.Un punto rilevante in questo senso, infine, è caratterizzato dall'eccezione che la normativa valdostana fa sull’indennità di partecipazione per i soggetti disabili e in condizione di svantaggio, la quale viene «erogata sulla base delle ore di effettiva presenza fino a 5 euro lordi all'ora». Inoltre, si puntualizza come, nel caso di tirocini con funzione riabilitativa per i soggetti svantaggiati e disabili, presi in carico da servizi della Pubblica Amministrazione, sia possibile prevedere una deroga all’obbligo di corrispondere l’indennità di partecipazione.Per il resto, i contenuti della legge sono gli stessi riportati nelle linee guida. I sindacati si dichiarano soddisfatti: «Le nostre aspettative sono state accolte. Noi come Consiglio abbiamo espresso un parere, e sono state introdotte alcune migliorie che vanno a tutelare lo strumento del tirocinio per evitare che sfoci in dinamiche di sfruttamento» dice alla Repubblica degli Stagisti Jean Dondeynaz, segretario generale della Cisl valdostana.In Valle d’Aosta, secondo i dati del Ministero del Lavoro, tra il 2014 e il 2016 gli stage sono aumentati di una percentuale complessiva pari al 51% (viste le dimensioni della Regione, parliamo di qualche centinaio di stagisti, passati da 237 a 465 nel biennio), segno che comunque il tirocinio continua ad essere uno strumento largamente utilizzato per l’avviamento dei giovani al mondo professionale – anche se siamo lontani dal boom del biennio 2006-2008, in cui il numero di stagisti valdostani era più che raddoppiato.Irene Dominioni

Elezioni 2018, come può votare chi è temporaneamente all'estero

Il 4 marzo, giorno delle elezioni politiche con cui si rinnoveranno la Camera e il Senato, si avvicina e iniziano a moltiplicarsi gli appelli al voto. Così non possono mancare anche quelli dedicati agli italiani residenti all’estero che, grazie alla legge 459 del 2001, possono esercitare ormai da sedici anni il proprio diritto di voto senza dover necessariamente tornare nella città di residenza italiana, come era precedentemente previsto. Dall’entrata in vigore della legge 459, sarà la quarta volta che i connazionali residenti all’estero potranno votare fuori dal territorio italiano.Il diritto di voto all’estero non è previsto, però, solo per gli italiani stabilmente residenti fuori dall’Italia. Ma dal 2015 lo è anche per coloro che per motivi di lavoro, studio o cure mediche si trovino temporaneamente all’estero per un periodo di almeno tre mesi nel quale ricada la data delle elezioni per il rinnovo del Parlamento, anche se non iscritti all’Aire  (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero). Stesso diritto che spetta anche ai familiari con loro conviventi.Sarà, quindi, la prima volta per gli italiani temporaneamente all’estero che si potrà esercitare il voto per corrispondenza per un’elezione politica. Possibilità già applicata con le consultazioni referendarie del 2016. La legge 52 del 2015, il cosìdetto Italicum, ha infatti previsto questa opzione. Che è stata poi inserita nell’articolo 6, comma 2, dell’attuale legge elettorale, la 165 del 2017.Per questi elettori il diritto/dovere del voto potrà essere esercitato quindi per corrispondenza, ma bisogna ricordare di registrarsi entro il 31 gennaio. Lo ricorda bene un video realizzato dal gruppo PD con sede a Bruxelles, che in pochi giorni ha ricevuto duemila visualizzazioni su facebook.Nel video, due italiani da poco all’estero e non iscritti all’AIRE spiegano di preciso cosa bisogna fare per votare senza dover tornare in Italia. «È necessario inviare una comunicazione al proprio comune di residenza entro il 31 gennaio». La richiesta di opzione di voto all’estero può essere inviata per posta, per fax, per mail anche non certificata o consegnata a mano al Comune di appartenenza, anche da un amico o parente.Il modulo da consegnare è presente sul sito del Ministero degli esteri e su questo è necessario inserire i propri dati personali, anche quelli di riferimento esteri, e i motivi per cui non si è in Italia. Modulo che va consegnato insieme a una copia di un valido documento di identità. La dichiarazione sulla data di trasferimento e sulla nuova residenza viene rilasciata in autodichiarazione, secondo gli articoli 46 e 47 della legge 445 del 2000, quindi teoricamente senza alcun tipo di controllo, ma consapevoli delle conseguenze penali in caso di dichiarazioni mendaci.La richiesta sarà valida solo per il voto a cui si riferisce, il che vuol dire che in caso di nuove elezioni dovrebbe essere nuovamente effettuata.A quel punto, una volta consegnato tutto, l’ufficio consolare invierà per posta entro il 14 febbraio 2018 un plico contenente il certificato elettorale, la scheda elettorale – o nel caso l’elettore abbia più di 25 anni le schede, quindi sia quella per la Camera dei deputati che quella per il Senato - una busta piccola, una grande preaffrancata con l’indirizzo del competente ufficio consolare e tutte le istruzioni con le liste dei candidati.Ad oggi, nonostante le polemiche che in alcuni casi si sono sprecate sul voto degli italiani all’estero, la percentuale di partecipazione è stata ancora bassa. Alle ultime elezioni politiche del 2013, su quasi 3milioni 500mila elettori all’estero – all’epoca il voto non era possibile per quelli temporaneamente fuori dall’Italia – i votanti sono stati poco più di 1 milione, pari ad appena il 32%. Percentuale pressoché invariata per il referendum del 4 dicembre 2016, quando a votare erano anche i temporaneamente residenti fuori dal Belpaese.Le schede votate dovranno essere chiuse e spedite entro e non oltre le ore 16 del 1 marzo 2018. Se, però, entro il 14 febbraio non sarà arrivato a casa nessun plico, allora bisognerà recarsi personalmente presso il proprio Consolato italiano di riferimento e richiedere un duplicato.È importante ricordare che è possibile anche la revoca della richiesta di opzione del voto all’estero, nel caso si decidesse di tornare in Italia per il weekend elettorale, ma anche questa ha il termine del 31 gennaio. Se, quindi, dopo aver inviato la richiesta per esercitare il voto all’estero si tornasse nel Belpaese proprio il 4 marzo per un qualsiasi motivo, – lavorativo, di salute, familiare - allora non si potrà votare.Questi voti scrutinati, insieme a quelli degli italiani residenti all’estero da più di 12 mesi per i quali è invece obbligatoria l’iscrizione all’Aire per esercitare il diritto di voto andranno poi a occupare dodici seggi dei 630 totali per la Camera dei deputati e sei dei 315 per il Senato della Repubblica. Il video realizzato dal gruppo PD a Bruxelles, rientra tra le attività della nuova segreteria del circolo, alla cui guida dal novembre 2017 c'è Ilaria Maselli, barese classe 1983. A Bruxelles da 11 anni, già ricercatrice al Centre for European Policy Study (Ceps) e oggi senior economist presso The Conference Board.  Maselli ha dichiarato fin dalla sua elezione che tra gli obiettivi della sua segreteria ci sarebbe stato anche quello di «allargare la base del circolo e renderlo più inclusivo e rappresentativo». Proprio tra le sue proposte da candidata alla segreteria aveva sottolineato l’importanza delle elezioni politiche 2018, che «offrono l’occasione per ripensare l’Italia, per presentare la nostra visione del Paese e raccontare la stagione di riforme avviata con i governi del PD». Ma al di là del partito a cui ciascuno deciderà di dare la sua preferenza, lo scopo primario del video è principalmente quello di garantire una sempre migliore rappresentanza dei bisogni dei 5 milioni di italiani che vivono fuori dall’Italia. Marianna Lepore

Young Women Network, fino al 21 gennaio crowdfunding per sostenere le giovani donne

A distanza di un anno, la Repubblica degli Stagisti torna a parlare di Young Women Network, l’associazione dedicata all’empowerment femminile e attiva su tutto il territorio italiano con eventi di coaching, mentoring e networking pensati per far fare gruppo a tante giovani professioniste, rinsaldando la loro consapevolezza e aumentando i loro asset per il successo professionale. Torna a parlarne perché la no profit ha lanciato una campagna di crowdfunding su Eppela, attiva fino al 21 gennaio, per finanziare alcune delle sue tante attività di networking e mentoring tra le due sedi di Roma e Milano. L'obiettivo della campagna è fissato a 500 euro, un target limitato proprio perché, specificano dall'associazione, si tratta di una prima sperimentazione. Con un po' di fortuna, però, l'iniziativa potrebbe essere portata avanti anche in futuro.«Abbiamo deciso di inserire nelle nostre attività di raccolta fondi uno strumento sempre più diffuso come ilcrowdfunding, con cui contiamo di raggiungere sempre più persone» dice alla Repubblica degli Stagisti Francesca D’Amico, responsabile del fundraising dell’associazione. «L’obiettivo della campagna è sia di farci conoscere sia di raccogliere fondi per lanciare il programma ”Inspiring mentor” del 2018, che quest’anno arriva alla sua terza edizione e sarà caratterizzato da alcune importanti novità».“Inspiring Mentor”, la cui edizione quest’anno partirà il 22 marzo, è uno dei percorsi più consolidati di YWN, grazie a cui le giovani donne hanno la possibilità di essere seguite e supportate da alcune senior manager nel loro sviluppo personale e professionale. Tra le novità di quest’anno del programma, l’introduzione di alcuni mentor uomini, personalità che si sono distinte per aver rivoluzionato il loro settore sotto tanti aspetti, tra cui quello della parità di genere. Da YWN comunicano di non poter ancora fare anticipazioni sui nomi, ma l’iniziativa punta ad allargare ancora di più la platea nel discorso sull’empowerment femminile. «Questa idea nasce dalla volontà dell’associazione di non essere autoreferenziale, parlando solo da donne a donne, ma di estendere il tema della parità di genere coinvolgendo anche chi oggi è statisticamente di più “al potere”, ovvero gli uomini» spiega D’Amico.La seconda novità, invece, riguarda il “matching” tra mentor (professioniste senior) e mentee (giovani donne all’inizio della carriera), che da quest’anno verrà effettuato attraverso un algoritmo sviluppato dalla startup italiana Eggup, interamente dedicata all’analisi delle soft skills individuali e di gruppo, al fine di aumentare la produttività aziendale. «Per realizzare i match mentori/mentee in genere associamo i background delle giovani con quello delle senior, con un occhio di riguardo ai desiderata professionali che esprimono le giovani mentee. Da quest'anno, grazie ad Eggup finalizzeremo i match valutando la compatibilità delle coppie in termini "caratteriali" e di soft skills, attraverso il loro algoritmo di matching» spiega Martina Rogato, presidentessa di Young Women Network. «L'idea quindi è quella di integrare la tecnologia alla sensibilità umana per creare un match perfetto. La componente umana per Inspiring Mentor è fondamentale, affinché, oltre alla compatibilità tra profili lavorativi, si crei anche un'affinità relazionale».Un terzo elemento innovativo nel programma di “Inspiring Mentor”, infine, è l’introduzione di un meccanismo volto a misurare l’impatto economico e sociale dell’iniziativa, sviluppato grazie alla collaborazione con The Social Investment Consultancy, una società che si occupa proprio di misurare e valutare l’attività di diverse organizzazioni in termini qualitativi, contribuendo a individuare i punti di forza e di debolezza del progetto. «Si tratta in sostanza di identificare i risultati effettivi raggiunti dal programma, in termini di crescita personale delle partecipanti e di miglioramento del loro percorso professionale» prosegue Rogato. «La creazione di un modello logico input-attività-output-impatto ci consentirà di definire un framework di monitoraggio e valutazione che potrà essere utilizzato per rilevare il cambiamento generato dalle future edizioni di “Inspiring Mentor” attraverso una misurazione pre e post intervento».Entro la fine del mese di gennaio sul sito di YWN partiranno le call for application per candidarsi come mentore o mentee ad “Inspiring Mentor 2018”. I fondi raccolti attraverso il crowdfunding saranno utilizzati per finanziare il lancio del programma, che coinvolgerà 150 giovani donne. Tra i riconoscimenti che YoungWomen Network offrirà ai donatori all'interno della campagna ci sono, in base all’entità della donazione, le magliette “Empowering T-Shirt”, nate dal contest di YWN che nei mesi scorsi ha invitato le socie a condividere su Facebook una frase per raccontare che cosa significa essere una giovane donna oggi. Tra i claim più apprezzati (e conseguentemente riportati sulle magliette), “If not me, who? If not now, when?”, “La mia posizione preferita… CEO” e “Yes, we girls!”. Tra gli altri premi, poi, c’è la possibilità di prendere un caffè con il board dell’associazione, per saperne di più sull’attività di YWN e sul mondo dell’empowerment femminile, ricevendo anche consigli sul proprio percorso professionale; l’opportunità di raccontare la propria “storia di passione” in una delle rubriche del blog dell’associazione e, infine, la possibilità di partecipare ad una cena con le senior manager del programma “Inspiring Mentor”. Per fare la propria donazione, basta collegarsi alla campagna dedicata sul sito di Eppela, selezionando una delle opzioni disponibili. Ad oggi, Young Women Network vanta una community di 5mila persone, 200 senior manager e 10 aziende partner. Nel 2017 ha iniziato ad occuparsi sempre più di advocacy, arrivando ad essere selezionata come unica associazione giovanile italiana partecipante a Women20 (l'engagement group del G20 sulle donne), oltre che dal Kiel Institute per realizzare il Country Profile Italia sulla parità di genere digitale nei paesi del G20. In particolare, il report mette in luce le opportunità che la rivoluzione digitale presenta per incentivare la professionalità femminile e ridurre il gender gap nel mondo del lavoro (tra queste, maggiore flessibilità lavorativa e la possibilità di combinare le soft skills, punto di forza delle donne, con le potenzialità tecniche della digital literacy - una congiuntura vincente nel mondo digitale). «Al momento le donne non sono in grado di cogliere a pieno le opportunità digitali, in quanto, soprattutto a causa degli stereotipi di genere, non ci sono tantissime donne specializzate nelle cosiddette STEM» puntualizza la presidentessa dell'associazione. «Per contribuire ad abbattere la disparità di genere nel digitale, anche nel 2018 YWN continuerà ad investire in training digitali dedicati alle giovani donne per contribuire a colmare questo gap».Dopo un 2017 denso di attività, quali sono gli obiettivi del 2018? «Intendiamo proseguire nell’attività di formazione di partnership strategiche con associazioni e aziende di spicco che guardano ai nostri stessi obiettivi e che vogliono investire nella parità di genere, e inoltre puntiamo a mantenere alto l'engagement delle nostre socie, coinvolgendone un sempre maggior numero nel nostro network» conclude la fundraiser Francesca D’Amico. Inoltre, durante il 2018 YWN organizzerà tre eventi di alta formazione al mese legati alle soft skills, oltre a nuovi percorsi di empowerment dedicati alle competenze digitali. C’è tempo fino al 21 gennaio per fare la propria donazione e iniziare a conoscere l’organizzazione: un passo che va fatto, se l'ambizione è quella di contribuire, nel proprio piccolo, alla riduzione del gender gap in questo nuovo anno.Irene Dominioni

La Repubblica degli Stagisti va in audizione in Regione Lombardia

Stamattina ho partecipato, nella sala dedicata a Oriana Fallaci all'interno della sede del consiglio regionale della Lombardia, all’audizione sulla nuova normativa regionale sui tirocini. La Repubblica degli Stagisti è stata invitata, a fianco di sindacati, università e associazioni di categoria, per rappresentare la voce degli stagisti. Questo qui sotto è il testo che avevo preparato per il mio intervento. Poi, come spesso accade, la realtà contingente ha avuto il sopravvento. Alla fine ho parlato a braccio, anche riconnettendomi agli interventi di chi mi aveva preceduto, e un po' in polemica con tutti coloro che avevano aperto il loro intervento invocando in primis la necessità di non rimettere in discussione gli equilibri faticosamente raggiunti – insomma, di non toccare niente, rendendo l'audizione di fatto una vetrina inutile, anziché un momento costruttivo per apportare qualche miglioria al testo normativo (che verrà approvato nelle prossime settimane). Il risultato del mio intervento è stato dunque un po' diverso rispetto agli appunti che avevo buttato giù. Ma i temi principali mi pare di averli citati tutti. Purtroppo è praticamente certo che il testo non verrà modificato neanche in minima parte... Ma il tentativo è stato quantomeno fatto!La Regione Lombardia è, in termini assoluti, la Regione più importante dal punto di vista dei tirocini: qui ha luogo all'incirca un sesto degli stage di tutta Italia, e qui da tutta Italia i giovani arrivano per studiare e trovare lavoro – ergo, fare stage. Parliamo di un numero intorno ai 90mila stagisti all'anno, contando insieme tirocini curriculari ed extracurriculari.Per la Repubblica degli Stagisti un aspetto fondamentale è la sostenibilità economica degli stage. Abbiamo combattuto la gratuità, sollecitando a ogni livello istituzionale la politica a capire che la piaga degli stage gratuiti porta a un “classismo” delle opportunità formative, condannando chi non proviene da una famiglia abbiente a non poter accedere a esperienze di stage passando tre, o sei, o magari addirittura 12 mesi senza percepire alcun emolumento.Dunque abbiamo battagliato perché venisse introdotto un rimborso spese mensile obbligatorio minimo. Con le prime linee guida, nel 2013, l'obbligo è stato finalmente introdotto, anche se solo per i tirocini extracurriculari. La Regione Lombardia  ha fissato l'indennità mensile obbligatoria però a un livello davvero molto basso, «euro 400 mensili, riducibile a 300 euro mensili qualora si preveda la corresponsione di buoni pasto o l’erogazione del servizio mensa ovvero qualora l’attività di tirocinio non implichi un impegno giornaliero superiori a 4 ore» e ha addirittura introdotto uno “sconto” per gli enti pubblici, prevedendo per loro un minimo di soli 300 euro. Ora la nuova bozza di cui parliamo oggi in questa audizione prevede che il rimborso salga a «euro 500 mensili, al lordo delle eventuali ritenute fiscali, riducibile a euro 400 mensili qualora si preveda la corresponsione di buoni pasto o l’erogazione del servizio mensa; euro 350 euro mensili qualora l’attività di tirocinio non implichi un impegno giornaliero superiori a 4 ore». Per gli enti pubblici è ancora previsto lo sconto a 300 euro mensili, anche se almeno diventa obbligatorio associare il benefit della mensa gratuita o dei buoni pasto «qualora l’attività di tirocinio implichi un impegno giornaliero superiori a 5 ore».Noi riteniamo che, considerando l'alto costo della vita in Lombardia e specialmente a Milano, a cominciare dagli affitti e dai trasporti, questa cifra non sia adeguata. Il Piemonte e l'Abruzzo hanno già da anni fissato l'indennità minima a 600 euro al mese, e il Lazio la scorsa estate – prima Regione a legiferare per recepire le nuove linee guida – l'ha portata addirittura a 800 euro al mese. Noi chiediamo alla giunta e al consiglio regionale di modificare la bozza di normativa, aumentando a 600 euro al mese il compenso minimo per chi fa stage extracurriculari in Lombardia.Chiediamo anche di eliminare la differenziazione tra aziende private ed enti pubblici, per garantire il medesimo diritto a tutti gli stagisti, e non avere in Lombardia stagisti di serie A, in aziende private, con la garanzia di ricevere almeno 500 euro al mese; e stagisti di serie B, in amministrazioni pubbliche, con questa “garanzia” ridotta del 20%. La pubblica amministrazione, l'abbiamo sempre detto, dovrebbe anzi dare il buon esempio: dovrebbe mostrare al mercato del lavoro come ci si comporta con i dipendenti, e anche con gli stagisti, garantendo percorsi di qualità dal punto di vista formativo e sopratutto economicamente sostenibili, in modo da non lasciare nessuno indietro. Prevedere invece il contrario, cioè un rimborso obbligatorio minimo addirittura più basso!, è davvero un controsenso, e peraltro qualcosa che nel panorama delle normative sullo stage in tutta Italia solamente la Lombardia prevede. È davvero un brutto segnale, un passaggio della normativa che andrebbe cancellato. Rispetto alla durata, per noi i 12 mesi dovrebbero rappresentare una rarità, una circostanza eccezionale, in caso di percorsi formativi straordinariamente complessi, con competenze da apprendere di altissimo livello. Per questo l’innovazione  di modulare la durata a seconda degli EQF è molto interessante, ma il fatto di prevedere la possibilità di fare stage di 12 mesi per competenze a partire da un livello di EQF pari a 4 è improprio: si tratta di competenze ancora troppo semplici per giustificare un tempo di formazione tanto lungo.Chiediamo di innalzare questo valore da 4 a 6, e permettere gli stage di 12 mesi solo in presenza di mansioni correlate a competenze di valore da 6 in poi.Si è parlato poi molto, ormai da molti anni, di un effetto collaterale dello stage: cannibalizzare il contratto di apprendistato. Un problema che affligge tutte le amministrazioni regionali che vorrebbero vedere l’apprendistato decollare, e che invece da un ventennio, malgrado i tanti interventi normativi, sopravvive a stento. Noi pensiamo che sarebbe intelligente legare la possibilità di accogliere stagisti alla presenza di apprendisti nell’organico del soggetto ospitante, creando una proporzione. Il concetto: puoi prendere stagisti solo se dimostri attenzione anche verso l’apprendistato, e quindi hai apprendisti. Questo purtroppo non è minimamente presente nella normativa di cui parliamo oggi.C’è, invece, il punto della proporzione numerica tra stagisti e dipendenti. La ratio è chiara: ci vuole un tetto massimo, in modo che il numero di stagisti presenti in una data attività produttiva sia ragionevole rispetto a quante persone lavorano in quella realtà. Con un duplice scopo; prima di tutto, assicurarsi che – almeno sulla carta – vi sia abbastanza personale da garantire allo stagista di essere seguito e formato a dovere. Secondo scopo, scongiurare per quanto possibile l’eventualità che datori di lavoro spregiudicati evitino di assumere personale e si riempiano di stagisti, usandoli impropriamente come se fossero dipendenti – insomma, sfruttandoli.È dunque per questo che la disposizione normativa relativa alla proporzione massima tra stagisti e dipendenti diventa cruciale. E qui c’è un grave vulnus nella normativa lombarda, già presente in quella attuale, e purtroppo anche nella bozza della nuova. È previsto infatti che il tetto del 10% massimo (cioè massimo 5 stagisti contemporaneamente su 50 dipendenti, per capirci) si calcoli proporzionando gli stagisti presenti al numero dei dipendenti, ma... solo gli stagisti extracurricolari! E gli stagisti curricolari? Questi rimangono al di fuori della proporzione. Vuol dire che un’azienda con 50 dipendenti potrebbe tranquillamente avere nello stesso momento 5 stagisti extracurricolari e poi 2,3, magari addirittura 10 stagisti curricolari, magari laureandi, sforando allegramente il tetto del 10%.Per essere sicuri che gli stagisti siano ben seguiti, e che non vengano usati surrettiziamente per sostituire dipendenti, bisogna che il tetto del 10% ricomprenda tutti gli stagisti, non solo quelli extracurriculari: come infatti era previsto dal decreto ministeriale 142/1998, che per quasi un ventennio ha normato il tema stage, senza peraltro distinzione tra curriculari ed extracurriculari.Aggiungo per completezza dell’informazione che il fatto che qualcosa sia previsto dalle linee guida non significa che le regioni siano obbligate a recepirlo pedissequamente. Le linee guida prevedono espressamente che sia possibile introdurre migliorie nelle singole normative regionali, e infatti per esempio il Lazio ha innalzato la indennità minima mensile a 800 euro al mese quando le linee guida prevedono solamente 300. Dunque se si vuole discostarsi dalle linee guida, si può: e nel caso della “non cumulabilità”, ai fini della proporzione numerica, tra curriculari ed extracurriculari, discostarsi si dovrebbe. E sarebbe particolarmente importante che a farlo fosse la Lombardia; basti pensare che solo le 7 università milanesi attivano ogni anno tra i 20 e i 25mila tirocini, tra curriculari per gli studenti ed extracurriculari per i neolaureati: un numero che, se venisse indagato considerando l'intero territorio regionale, sarebbe probabilmente doppio.Un altro aspetto che manca, e che per noi è molto importante, è il sostegno ai soggetti promotori pubblici, specialmente le università, oberate dalle procedure burocratiche per l'attivazione degli stage. Da una mappatura svolta qualche anno fa dalla Repubblica degli Stagisti per il Comune di Milano risultava che nel solo 2010 l'università Cattolica avesse promosso quasi 5.500 tirocini, Politecnico e Bocconi 4.500. Numeri enormi che meriterebbero più attenzione, sopratutto considerando che gli uffici stage e placement di questi atenei spesso sono “sottostaffati”. Il fattore che accomuna quasi tutti i soggetti promotori è infatti la carenza di organico, per cui uffici con pochi dipendenti si trovano a gestire una (sempre più) grossa mole di attivazioni di stage, col risultato che in media la proporzione tirocini attivati / addetti ufficio stage si aggira intorno a 400 a 1 (l'università Cattolica arriva a 600 a 1). Inoltre in circa il 40% dei casi gli addetti di questi uffici sono assunti part-time.Con questa premessa, è improbabile che i soggetti promotori riusciranno a implementare le novità pur condivisibili contenute nella nuova normativa, come il contatto quindicinale con ogni stagista per assicurarsi del buon svolgimento dello stage: la Regione potrebbe intervenire per sostenere con risorse e competenze questi uffici, che svolgono un lavoro tanto prezioso per i giovani che fanno stage in Lombardia.Eleonora Voltolina

Servizio civile nell'agricoltura sociale, oltre 1800 opportunità: candidature aperte fino al 5 febbraio

Sono oltre 1.800 i posti banditi quest’anno dal Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale per tutti quei giovani interessati a fare un’esperienza nel campo dell’agricoltura sociale. 1.834 posti per la precisione, suddivisi in due differenti bandi di selezione: i requisiti d’ammissione e progetti di servizio sono differenti, ma accomunati dalla data di scadenza di presentazione delle domande, fissata alle 14 del 5 febbraio. Il primo bando si rivolge ai Neet, ossia ai giovani non occupati tra i 18 e i 28 anni e non inseriti in percorsi di istruzione e formazione, mentre il secondo, meno restrittivo, è dedicato a tutti i giovani della stessa fascia di età.Per capire meglio i requisiti e la tipologia di progetti offerti è necessario entrare nei dettagli di ciascun bando. Quello che raggruppa il maggior numero dei posti (1.345), ossia quello rivolto ai Neet, mette complessivamente a disposizione degli aspiranti volontari 151 tipologie di progetti, della durata di 12 mesi e con una retribuzione pari a 433,80 euro mensili, che verrà erogata a partire dalla conclusione del terzo mese di servizio. I progetti offerti dagli enti partecipanti sono dei più vari ma tutti ugualmente situati, si legge sul bando, «nell’ambito delle finalità istituzionali individuate dal Ministero delle Politiche agricole»: le attività variano infatti dall’inserimento lavorativo di persone con difficoltà temporanee o permanenti in aziende agricole o cooperative sociali agricole all’offerta di servizi alla popolazione come la partecipazione ad attività ricreative, campi scuola, centri estivi per bambini o attività per il tempo libero, orti sociali e assistenza per anziani. Per gli interessati basta andare sul sito del Dipartimento per trovare la lista completa degli enti partecipanti e, cliccando sul relativo sito internet, accedere alla home page dell’ente dove sono disponibili tutti i dettagli relativi ai progetti offerti. Tra gli enti più “ricchi” di opportunità spiccano Anmil onlus, che offre ben 227 percorsi di servizio civile, la Federazione dei Salesiani, che accoglierà 84 volontari, e Patronato Anmil, che mette a disposizione 81 posti in progetti in tutt’Italia che mirano a combattere lo spreco alimentare, a promuovere l’integrazione dei membri della famiglia del mondo agricolo, a fornire un’adeguata informazione e tutela dei diritti del mondo agricolo, ma anche a educare alla cultura alimentare per valorizzare le tipicità locali.Per coloro che volessero candidarsi per uno dei progetti offerti è necessario però ricordare che serve avere tra i 18 e i 28 anni ed essere cittadini italiani o di altri paesi dell’Unione europea residenti regolarmente in Italia o cittadini non comunitari soggiornanti regolarmente in Italia; condizione indispensabile è poi essere Neet, ossia disoccupati (ai sensi dell’articolo 19 del decreto legislativo 150/2015), non frequentare un regolare corso di studi (secondari superiori, universitari o terziari non universitari), e non essere iscritti ad alcun corso di formazione né inseriti in percorsi di tirocinio curriculare e/o extracurricolare. Se in possesso di tali requisiti è infine necessario, prima di avviare la procedura di candidatura, iscriversi al programma Garanzia giovani (sul sito www.garanziagiovani.gov.it), firmare il Patto di servizio ed esser presi in carico dal relativo Centro per l’impiego.La domanda di partecipazione deve essere inviata dall’aspirante volontario direttamente all’ente del progetto prescelto con raccomandata a/r, posta elettronica certificata o mediante consegna a mano e deve contenere il modello (allegato 2) in cui specificare il progetto per il quale ci si candida e i propri dati personali, quello (allegato 3) in cui dichiarare i titoli posseduti, la fotocopia di un documento d’identità e la copia del Patto di servizio stipulato con il cpi. Ai candidati sarà poi chiesto di presentarsi a un colloquio di selezione, i cui tempi e luoghi saranno specificati sulla home page dell’ente scelto, a seguito del quale l’ente provvederà, entro l’8 maggio, all’invio delle graduatorie al Dipartimento, che informerà a sua volta i candidati selezionati.Attenzione però a candidarsi per un solo progetto poiché, specificano sul bando, «la presentazione di più domande comporta l’esclusione dalla partecipazione». Questa, così come la maggior parte delle altre “regole” di partecipazione, si trovano anche nel secondo bando per attività di agricoltura sociale, sempre con scadenza alle 14 del 5 febbraio, che si rivolge tuttavia a tutti i giovani tra i 18 e i 28 anni, a prescindere dal loro status lavorativo o di studio. I posti disponibili per gli aspiranti volontari sono qui complessivamente quasi 500, suddivisi in 49 progetti sempre della durata di 12 mesi e con un compenso di 433,80 euro mensili, e propongono a loro volta attività legate al funzionamento e allo sviluppo del mondo agricolo ma anche al sostegno di bambini e famiglie. A distinguersi tra i tanti enti partecipanti, per il maggior numero di posti offerti sono questa volta Amesci, che offre 91 posti in progetti localizzati prevalentemente nelle regioni del Sud Italia e concentrati in particolar modo sull’educazione al cibo, sulla valorizzazione della biodiversità e l’implementazione delle produzioni locali; e Inac, che si propone di inserire 47 giovani volontari nella promozione sul territorio di iniziative d’agricoltura sociale che – si legge sul sito dell’ente – «potrebbero avere un impatto positivo sulle fasce più deboli della popolazione nonché sui destinatari di questi progetti».Al minor numero di posti a disposizione corrisponde però anche una minore restrittività nei requisiti: per inviare la propria candidatura è necessario infatti aver compiuto 18 anni e non avere superato il 28esimo anno di età, ed essere cittadini italiani o di altri paesi dell’Unione europea o cittadini non comunitari regolarmente soggiornanti in Italia. Non possono invece presentare domanda, si apprende dal bando, coloro che «abbiano già prestato servizio civile nazionale». La procedura per candidarsi è semplice e segue i passaggi illustrati anche per il primo bando: basta inviare con posta elettronica certificata, con raccomandata a/r o consegnare a mano all’ente che realizza il progetto scelto il modulo (allegato 2) con dati personali e del progetto selezionato, accompagnato dalla fotocopia di un documento d’identità e dal modulo (allegato 3) contenente i dati relativi ai titoli posseduti. Come per il primo bando, anche per questo secondo i candidati saranno chiamati ad un colloquio che determinerà la stesura di una successiva graduatoria, il cui esito sarà comunicato a partire dall’8 maggio.Se il numero dei posti non è però garanzia di vittoria, per i più determinati è bene sapere che, sebbene sia concesso candidarsi per un unico progetto, è possibile presentare domanda anche per progetti inseriti nel primo bando, a patto chiaramente di avere tutti i requisiti stringenti ma necessari alla partecipazione. «In caso di esito positivo delle selezioni sia per un progetto di servizio civile nazionale che in un progetto in attuazione del programma europeo Garanzia giovani» puntualizzano però nel bando «il candidato che sia stato avviato in servizio in uno dei due progetti non può interrompere il servizio intrapreso per essere assegnato all’altro». Occhio alla scelta, dunque.Giada Scotto

Tirocini alla World Bank, aperte le candidature: compenso probabilmente buono ma ignoto

Curriculum alla mano, è tempo di invii per tutti coloro che sognano di poter fare un tirocinio alla World Bank, l’organizzazione internazionale delle Nazioni Unite per il sostegno allo sviluppo e la riduzione della povertà. C’è infatti tempo fino al 31 gennaio per inviare la propria candidatura in vista della sessione estiva di tirocini, che avranno una durata minima di quattro settimane e si svolgeranno nel periodo compreso tra giugno e settembre di quest’anno appena iniziato. Per candidarsi però non è sufficiente, come avviene invece per gli stage nelle istituzioni europee, avere un diploma di laurea triennale: gli aspiranti tirocinanti devono infatti «essere iscritti a tempo pieno a un master post-laurea o a un dottorato», si legge sul sito, «e avere dunque intenzione di riprenderlo a tempo pieno alla fine del tirocinio». Necessario è poi avere una conoscenza fluente dell’inglese, e può avvantaggiare nella fase di selezione «la conoscenza di altre lingue come il francese, lo spagnolo, il russo, l’arabo, il portoghese e il cinese» nonché avere competenze informatiche. Un punto in più, poi, è senz’altro «dimostrare familiarità con le problematiche della Banca per ciò che riguarda il proprio ambito di interesse, ed incrementare la propria visibilità e quella dei propri studi/lavoro attraverso contatti diretti, non finalizzati all’internship ma per ingaggio professionale» spiega alla Repubblica degli Stagisti Roberto Amorosino, responsabile risorse umane alla World Bank. Se le competenze fanno da padrone, dunque, anche la cosiddetta capacità di “far rete” ha il suo buon peso. Nessuna restrizione, quindi, per quanto riguarda l’età dei candidati, né specifiche richieste per ciò che attiene invece alle aree di specializzazione: le più quotate spaziano infatti dall’economia alla finanza, dallo sviluppo umano (educazione, nutrizione, salute pubblica) alle scienze sociali (antropologia, sociologia), ma anche all’agricoltura e all’ambiente. Meno chiare e un po’ meno incoraggianti sono invece le condizioni economiche. Il compenso previsto è infatti orario e «varia a seconda delle responsabilità previste e dell’esperienza posseduta dal candidato selezionato» spiega Amorosino, «cosicché non è possibile, vista appunto la flessibilità della remunerazione, indicare già da prima le rispettive fasce di retribuzione». Se nel 2015 si parlava dunque di un compenso che variava da un minimo di 11 a un massimo di 30 dollari l’ora (quindi dai 9 ai 25 euro), per un importo medio di circa 2mila dollari (circa 1700 euro) al mese, adesso gli aspiranti tirocinanti sono chiamati a candidarsi “al buio”, lasciando all’immaginazione – e alla speranza – l’ammontare del rimborso. L’unica certezza è che, mentre i tirocinanti statunitensi riceveranno una borsa lorda soggetta a tassazione, gli stagisti stranieri percepiranno un compenso già al netto dei tributi. A guardar bene, però, un’altra certezza c’è: le spese di alloggio sono lasciate al tirocinante, così come quelle di trasporto da e verso la meta dove si svolgerà lo stage. Se infatti sul sito si legge che «la Banca provvede, ove possibile, a un’indennità per le spese di viaggio», Amorosino smentisce chiarendo che non è così, «essendo previsto solamente il compenso».Ma dove lavora e soprattutto che tipo di lavoro fa solitamente un tirocinante alla World Bank? Avendo la sua sede principale a Washington, è evidente che la maggior parte delle posizioni per gli stagisti sia concentrata lì, benché non possano escludersi altre mete, contando la Banca ben 120 sedi distaccate, tra cui anche una piccola sede a Roma. I compiti che possono essere svolti dai tirocinanti sono vari: «alcuni svolgono ricerche per particolari progetti» viene specificato nelle faq «mentre altri aiutano nell’elaborazione di progetti e partecipano talvolta alle missioni della Banca».Per coloro che volessero candidarsi, la domanda va fatta online (qui alcuni consigli per facilitare la procedura), creando un account tramite il quale sarà poi possibile inviare il proprio curriculum, una lettera di presentazione/motivazione e un documento che attesti l’iscrizione a un corso di studi post-laurea. Ad essere contattati saranno solamente i candidati vincitori, che però, stando ai dati, saranno un numero decisamente ristretto rispetto alle candidature: «Riceviamo circa 5mila applications all’anno per la sessione estiva e 2-3mila per quella invernale» si legge sempre nelle faq, ma i posti, che variano «a seconda delle necessità della Banca e della disponibilità economica», sono solo «12-15 per la sessione invernale e 70-100 per la sessione estiva» dice alla Repubblica degli Stagisti Amorosino, a cui si aggiungono anche «soluzioni a breve durata non percorribili però attraverso questo programma, bensì tramite contatti diretti».Anche per quanto riguarda le possibilità post-tirocinio le speranze sono poche, essendo un programma pensato per studenti impegnati a terminare il loro percorso di studi a conclusione dello stage ma, assicurano sul sito, «questo offre a persone valide e fortemente motivate un’opportunità per migliorare le proprie capacità tramite il lavoro in un ambiente diversificato», e infatti la maggior parte dei tirocinanti valuta l’esperienza «interessante e gratificante».Giada Scotto  

Stage in Liguria, previsto un aumento dell’indennità nella nuova legge in arrivo

Anche la Liguria, come la maggior parte delle Regioni italiane, è in ritardo sul recepimento delle linee guida per gli stage extracurriculari, ma sembra che la nuova legge entrerà in vigore a partire dal 1 febbraio 2018, e dunque sarà approvata nell'arco delle prossime settimane. La delibera, di cui la Repubblica degli Stagisti ha potuto leggere in anteprima la bozza, sostituirà la dgr n. 1052/2013, che finora ha regolamentato gli stage a livello regionale. I nuovi contenuti adottano le indicazioni delle linee guida praticamente in toto, ma c'è almeno una buona notizia in arrivo. Dovrebbero infatti essere confermati 100 euro in più di rimborso spese: un piccolo, ma importante passo avanti.Come da linee guida, la durata minima degli stage extracurriculari viene confermata a due mesi, ad eccezione dei tirocini stagionali, per i quali questa è ridotta ad un mese. Sulla durata massima, invece, la Liguria prende le distanze dalle linee guida, confermando dalla vecchia normativa un termine di sei mesi per i tirocini formativi e di orientamento e di dodici per quelli di inserimento e reinserimento. Per i soggetti svantaggiati il tirocinio può durare fino a 12 mesi, 24 per i disabili.Come anticipato, la novità principale del testo ligure è l’aumento del rimborso spese a 500 euro, 100 in più rispetto alla precedente normativa (riducibili a 400 euro a fronte dell’erogazione di buoni pasto di un valore di almeno 100 euro). Viene specificato come l’indennità debba essere corrisposta per intero a fronte della presenza del tirocinante ad almeno il 70% del tempo richiesto (full time) su base mensile, mentre viene dimezzata nel caso in cui il tirocinante partecipi per un tempo compreso tra il 50% e il 70%. Infine, nell’eventualità in cui la presenza del tirocinante sia ancora minore ed inferiore al 50% del tempo previsto mensilmente, cade l'obbligo per il soggetto ospitante di erogare l’indennità. Per quanto riguarda la compatibilità dell’indennità di tirocinio con quella di disoccupazione, il testo della Liguria distingue tra le tipologie di percettori di indennità di disoccupazione: nel caso di tirocini in favore di lavoratori sospesi e comunque percettori di sostegno al reddito, l’indennità non è dovuta, mentre per coloro che percepiscono una forma di sostegno al reddito, ma non hanno un rapporto di lavoro, è possibile riconoscere al tirocinante l’indennità di partecipazione, cumulabile con il sostegno al reddito percepito. In più, in entrambi i casi viene specificato come, nel caso in cui il sostegno al reddito sia inferiore al sostegno al reddito previsto, «al tirocinante è corrisposta un’indennità solo fino a concorrenza dell’indennità minima stabilita». Ciò significa che se l’importo della Naspi è inferiore ai 500 euro di indennità mensile che la Liguria prevede, il tirocinante riceve un rimborso che integra la Naspi fino al raggiungimento della quota di 500 euro.I soggetti promotori sono ripresi nel testo ligure dalle linee guida, con la medesima precisazione sui tirocini inmobilità interregionale (cioè attivati presso soggetti ospitanti situati al di fuori del territorio ligure): sono soltanto i servizi per l’impiego, le università e gli istituti di formazione, le istituzioni scolastiche (statali e non statali) e le fondazioni di istruzione tecnica superiore (ITS) ad essere autorizzati ad attivare questo tipo di tirocini, e viene inoltre specificato come questi tirocini debbano essere regolati dalla disciplina regionale in cui ha sede il soggetto ospitante. Tra le condizioni di attivazione del tirocinio viene specificato nel testo della Liguria come il soggetto ospitante non possa attivare tirocini «per lo svolgimento di attività equivalenti a quelle interessate dall’ammortizzatore nell’ambito dell’unità operativa, reparto o settore che ne fruisce, salvo il caso in cui ci siano accordi con le organizzazioni sindacali che prevedano tale possibilità»: le linee guida invece indicano questo limite soltanto per quanto concerne l’unità operativa di interesse. Rimangono gli stessi delle linee guida anche i limiti per quanto riguarda l’attivabilità dei tirocini rispetto alle tipologie di licenziamento effettuate da parte del soggetto ospitante nei 12 mesi precedenti l’attivazione del tirocinio, e anche i divieti di attivare tirocini per sostituire i lavoratori. Inoltre, viene confermato il divieto di attivare il tirocinio se il tirocinante ha avuto un qualsiasi rapporto di lavoro, collaborazione o incarico, per più di trenta giorni nei due anni precedenti l’attivazione, ma con la precisazione di come questo limite si applichi alle «attività equivalenti a quelle del tirocinio».Nel testo della Liguria vengono specificati anche i compiti del tirocinante, il quale, oltre a dover svolgere le attività previste dal progetto formativo (come riportato nelle linee guida), deve rispettare le norme in materia di igiene, salute e sicurezza e osservare gli obblighi di riservatezza previsti dal soggetto ospitante. Per quanto riguarda la figura del tutor, la bozza ligure richiede, a differenza delle linee guida, che quello del soggetto promotore debba possedere un titolo di istruzione secondaria superiore oppure un diploma di laurea. I suoi compiti rimangono gli stessi, ma viene specificato come questo possa accompagnare contemporaneamente «un numero di tirocinanti che sia compatibile con l’organizzazione interna del soggetto promotore e comunque tale da garantire la corretta gestione del tirocinio» (dove le linee guida indicano invece un massimo di 20 tirocinanti). I doveri del tutor del soggetto ospitante, invece, rimangono gli stessi delle linee guida. Sui limiti numerici la Liguria conferma le indicazioni del testo nazionale, consentendo quindi di attivare tirocini anche in assenza di dipendenti a tempo indeterminato o determinato (a patto che, per questi ultimi, la data di inizio del contratto sia precedente e quella di fine successiva alla durata del tirocinio). Viene inoltre specificato come i soci lavoratori siano considerati alla stregua di dipendenti a tempo indeterminato; i dipendenti in forza con contratto part-time vadano computati in maniera proporzionale al servizio prestato; gli apprendisti esclusi dal computo. Anche il criterio di premialità, secondo il quale il soggetto ospitante con più di 20 dipendenti può attivare un numero maggiore di tirocini a fronte degli inserimenti post stage con contratto, è lo stesso delle linee guida.In più, nel testo ligure viene introdotta la premialità anche per i soggetti ospitanti con unità operative tra i 6 e i 20 dipendenti a tempo indeterminato, così come per quelle tra 0 e 5: nel primo caso, è concesso accogliere un tirocinante oltre il limite se sono stati assunti almeno il 50% dei tirocinanti precedenti; due se tutti i tirocinanti precedenti sono stati assunti. Qui, però, sorge un punto critico: un'azienda molto piccola, con meno di 6 dipendenti, infatti, solitamente può accogliere soltanto uno-due stagisti ogni anno, massimo quattro (se proprio fanno stage molto brevi, di tre mesi per esempio). Con numeri così bassi, quindi, parlare di percentuali non sembra aver molto senso, e inoltre ci si potrebbe chiedere cosa succeda, per esempio, nel caso in cui l'azienda proponga l'assunzione e il tirocinante la rifiuti. Nel caso di aziende con 6-20 dipendenti, infine, è possibile accogliere un ulteriore tirocinante a fronte del 75% di tirocinanti assunti. Anche in Liguria, come da linee guida, non viene riconosciuta la cumulabilità tra tirocini curriculari ed extracurriculari. Per quanto riguarda gli orari di lavoro, viene fatto divieto di svolgere il tirocinio in orari serali e/o notturni, a meno che l’organizzazione del soggetto ospitante non ne giustifichi la necessità. In tale evenienza, la Liguria specifica come sia «onere del soggetto promotore verificare più spesso il corretto andamento del tirocinio incaricando il proprio tutor di un monitoraggio più cogente». Mentre la convenzione, stipulata tra soggetto promotore e soggetto ospitante, in Liguria non potrà avere una durata massima superiore a trentasei mesi. Sono riprese dalle linee guida, infine, le misure di incentivazione per la trasformazione del tirocinio in contratto di lavoro da parte della Regione, le indicazioni sulla sospensione e il recesso anticipato, l’attestazione dell’attività svolta e le misure di vigilanza e di sanzione in caso di violazioni, nonostante la bozza del testo manchi di fare distinzioni tra violazioni sanabili e non sanabili. La nuova direttiva regionale impatterà i circa 7mila tirocini extracurriculari che la Liguria attiva ogni anno. La Repubblica degli Stagisti, intanto, proseguirà con l’aggiornamento, Regione per Regione, sulle nuove normative in via di approvazione.Irene Dominioni

Piemonte, in approvazione la nuova legge sugli stage: confermati durata massima sei mesi e 600 euro di rimborso

Oggi la Giunta regionale del Piemonte dovrebbe discutere e approvare la nuova normativa per gli stage, e sui contenuti non risulta che ci saranno grandi variazioni rispetto al testo delle nuove linee guida. A quasi sette mesi dall’emanazione del testo nazionale, anche il Piemonte va così ad aggiungersi alla lista delle (poche) Regioni che hanno già deliberato in materia di stage. Tra gli elementi più innovativi presenti nella legge, l’assessore al lavoro Giovanna Pentenero annovera «il nuovo sistema premiale rivolto alle aziende che, nei mesi successivi al tirocinio, assumono la persona e le indicazioni volte a rendere più stringente il meccanismo di vigilanza e controllo».La Repubblica degli Stagisti ha potuto leggere in anteprima la bozza della legge, che andrà a sostituire la dgr 74/5911 del 2013 ed entrerà in vigore dalla data di pubblicazione sul Bollettino ufficiale. I tirocini ancora in corso nel momento di attivazione della nuova delibera, però, dovranno fare riferimento alla vecchia normativa fino alla loro conclusione. In generale, nel testo del Piemonte i principali criteri di durata e indennità del tirocinio vengono confermati: durata minima di due mesi e massima non superiore a sei (in questo caso a dispetto delle linee guida, che vorrebbero che tutte le Regioni la portassero a 12) per tutti i destinatari dello strumento stage, esclusi i soggetti disabili e quelli svantaggiati. Per questi ultimi la durata massima è individuata a 12 mesi, mentre per i portatori di disabilità il tirocinio è prorogabile fino a 24 mesi. In termini di indennità mensile, il nuovo testo piemontese conferma il rimborso spese di 600 euro lordi per gli stagisti a tempo pieno (40 ore settimanali) e 300 euro per il part time (20 ore). A seguito dell’emissione della circolare Inps del 23 novembre 2017 sulla compatibilità tra indennità di disoccupazione e indennità di tirocinio, poi, il Piemonte specifica come l’indennità di partecipazione debba «essere corrisposta anche ai percettori di ammortizzatori sociali» e sia «cumulabile con il sostegno al reddito percepito». Una buona notizia, quindi, per gli stagisti che percepiscono la Naspi: dato che lo stage non è riconosciuto come un lavoro, non perderanno lo stato di disoccupazione e potranno sommare l’indennità di tirocinio a quella di disoccupazione.Il limite di età minimo per iniziare un tirocinio (le linee guida in effetti non indicano nulla espressamente) è individuato dalla bozza del Piemonte a 16 anni, con il vincolo di aver finito la scuola dell’obbligo. Inoltre, tra i soggetti ospitanti compaiono anche le associazioni e le fondazioni, a patto che abbiano almeno un dipendente.Come da linee guida, nella bozza viene specificato come il soggetto ospitante debba essere in regola con la normativa sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. In più, il Piemonte aggiunge l’obbligo per i soggetti ospitanti di fornire ai propri tirocinanti «sufficiente e adeguata formazione in materia sulla base delle disposizioni vigenti all’avvio del tirocinio».Rimane il divieto per i soggetti ospitanti di attivare tirocini per le stesse mansioni e nella stessa unità operativa in cui, nei 12 mesi precedenti, il soggetto ospitante abbia effettuato licenziamenti (da quelli per giustificato motivo oggettivo alla risoluzione del rapporto di apprendistato per volontà del datore di lavoro). Mentre per quanto riguarda il soggetto ospitante multilocalizzato (ovvero con più sedi territoriali), la bozza del Piemonte conferma, come previsto già dalle vecchie linee guida del 2013 e confermato nelle nuove come questo possa decidere di essere regolato dalla normativa della Regione o provincia autonoma dove si trova la sua sede legale. Esiste quindi la possibilità, per il soggetto ospitante, di optare per una disciplina regionale diversa da quella del Piemonte per i tirocini attivati sul suo territorio, a patto di comunicare alla Regione la scelta operata.Nella sezione riguardante le quote di contingentamento, il testo piemontese indica gli stessi criteri delle linee guida - per le imprese individuali e quelle con un organico fino a 5 dipendenti, il limite di accogliere un solo tirocinante; per quelle che hanno tra i 6 e i 20 dipendenti, 2 tirocinanti; per quelle con più di 21 dipendenti, una quota di tirocinanti pari al 10%. Non viene fatta però esplicita menzione della tipologia di contratti per i dipendenti dell’azienda, dove invece le linee guida specificano che i contratti dei dipendenti devono essere a tempo indeterminato o determinato, a patto che, per questi ultimi, la data di inizio del contratto sia anteriore alla data di avvio del tirocinio e la scadenza posteriore alla data di fine del tirocinio. Già nella vecchia normativa il Piemonte prevedeva la possibilità di accogliere tirocinanti in aziende senza dipendenti a tempo indeterminato: su questo punto si sarebbe potuto migliorare, consentendo solo ai soggetti più solidi dal punto di vista contrattuale di accogliere stagisti; evidentemente gli interessi delle parti datoriali hanno prevalso. Mentre il criterio di premialità, che consente alle aziende di accogliere ulteriori tirocinanti a fronte del numero di assunzioni post tirocinio negli ultimi 24 mesi, rispetto alle linee guida viene confermato, così come la non cumulabilità tra tirocini curriculari ed extracurriculari ai fini del calcolo del numero massimo di stagisti.Per quanto riguarda le condizioni di attivazione, la bozza del Piemonte conferma tutti i limiti del testo nazionale, con una precisazione: non si possono attivare tirocini nell’ipotesi in cui il tirocinante abbia avuto un rapporto di lavoro, una collaborazione, un incarico «o una prestazione lavorativa a qualsiasi titolo con il medesimo soggetto ospitante nei due anni precedenti all’attivazione del tirocinio». Inoltre, non è possibile svolgere più di un tirocinio presso lo stesso soggetto ospitante, sia nel caso in cui il tirocinante abbia svolto prestazioni di lavoro accessorio presso il soggetto ospitante per più di 30 giorni nei sei mesi precedenti l’attivazione, sia nel caso di prestazioni di lavoro occasionale per più di 140 ore, sempre nei sei mesi precedenti.Le modalità di attivazione rimangono le stesse delle linee guida, con la specifica di come il tirocinio debba comportare un impegno orario di un minimo di 20 ore settimanali e un massimo di 40. Viene fatto divieto di svolgere il tirocinio in orari notturni e/o festivi, salvo giustificati motivi dovuti alla natura dell’attività del soggetto ospitante e a patto che questa scelta sia finalizzata alle esigenze formative del profilo professionale per cui viene attivato il tirocinio.Le garanzie assicurative sono le stesse riportate nelle linee guida, così come i compiti dei soggetti promotori/ospitanti e dei tutor. Per quanto riguarda i tutor, quello del soggetto promotore può accompagnare fino a 20 tirocinanti, mentre quello del soggetto ospitante si limiterà a tre. Inoltre, il soggetto promotore potrà individuare un tutor esterno, previa autorizzazione da parte della Regione, purché possieda l’adeguata professionalità ed esperienza, e infine, a tal proposito, il rapporto tutor/tirocinante potrebbe essere «derogato esclusivamente per i tirocini attivati dai CPI [centri per l’impiego, ndr] della Regione Piemonte nell'ambito di iniziative di politica attiva promosse e finanziate dalla Regione Piemonte, da ANPAL e/o da altri soggetti pubblici, fino all'attuazione del Piano Nazionale di Rafforzamento degli organici dei CPI con l'entrata in servizio delle risorse umane aggiuntive previste dallo stesso Piano».Ai fini del rilascio dell’attestazione alla fine del tirocinio, viene specificato come lo stagista debba aver partecipato ad almeno il 75% della durata prevista nel PFI (dove invece le linee guida indicano solo il 70%) e, per quanto riguarda le misure di monitoraggio, viene specificato come il Piemonte si impegni a verificare il percorso degli stagisti e i loro inserimenti lavorativi post tirocinio, aggiornando un elenco appositamente creato all’interno della Regione per dare visibilità ai soggetti adibiti ad attivare i tirocini sul territorio. Infine, la Regione Piemonte si impegna a «divulgare con cadenza annuale tramite i canali istituzionali gli esiti del monitoraggio sull’andamento dei tirocini e a rendere accessibili alle parti sociali, tramite il sistema informativo regionale, i dati relativi all'attivazione dei tirocini». Vengono inoltre confermate dalle linee guida le misure sanzionatorie per le violazioni.Il Piemonte è una delle Regioni dove si svolge il maggior numero di tirocini, con oltre 30mila extracurriculari nel solo 2016: con la sua nuova normativa, che si potrebbe definire senza infamia (poiché non ha peggiorato le condizioni dei tirocini) ma anche senza lode (visto che comunque non ha introdotto particolari nuove tutele) spera di riuscire a dare un’ulteriore spinta positiva ad un uso corretto degli stage come trampolino di lancio per il mondo del lavoro. Irene Dominioni