Eleonora Voltolina tra i quattro nuovi Ashoka Fellow nominati nel 2017: ecco chi sono

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 04 Apr 2018 in Notizie

corporate social responsibility imprenditori sociali

Risolvere i problemi sociali che attanagliano il mondo, non solo discutendone a parole ma passando ai fatti. È il merito dei 'changemaker' di cui dal 1981 va a caccia Ashoka, quinta ong più influente al mondo per innovazione e impatto secondo il sito ngoadvisor.net. La mission di Ashoka è creare network tra gli imprenditori sociali di ogni provenienza e settore. Un'organizzazione che «da oltre 35 anni seleziona, mette in rete e forma più di 3300 imprenditori sociali» si legge sul sito, perché «il modo più efficace per risolvere i problemi globali dei nostri tempi sia quello di identificare chi già ha trovato delle soluzioni e circondarlo di alleati che possano contribuire a rendere questa idea un modello replicabile».

Nei giorni scorsi a Roma Ashoka ha festeggiato i nuovi fellow selezionati nel 2017 con l'evento di premiazione 'Risposte concrete ai problemi sociali – Come gli imprenditori sociali cambiano l’Italia'. Tra loro Eleonora Voltolina [nella foto sotto], direttrice di questa testata, insignita del riconoscimento perché, recita la motivazione ufficiale, «attraverso la testata online Repubblica degli Stagisti, affronta le tematiche della disoccupazione giovanile e delle condizioni di lavoro ingiuste per i giovani, garantendo la corretta informazione sul tema ed esercitando, allo stesso tempo, pressione politica».


Con lei altri tre protagonisti dell'innovazione sociale. Carlo Stasolla dell'associazione 21 Luglio, che lavora per «trasformare il modo in cui le istituzioni italiane affrontano la marginalizzazione e la segregazione abitativa delle comunità rom». Daniel Tarozzi, direttore di Italia che Cambia, giornale online che ha creato una mappatura tra imprenditori sociali in Italia e in Europa attraverso una piattaforma web, «permettendo da un lato una migliore risposta alle problematiche sociali e dall'altro un'informazione più accurata sulle tematiche sociali». E infine Massimo Vallati, fondatore di Calciosociale, un progetto che promuove valori più inclusivi nello sport più popolare d'Italia (e forse del mondo).

Ognuno ha raccontato alla platea il fulcro della propria idea. «Insieme alla salute e alle relazioni sociali» ha spiegato Voltolina, «la cosa più importante nella vita di ciascuno è il lavoro, ciò che ci dà un'identità intesa come realizzazione personale e possibilità di mantenerci». Il lavoro ci identifica, anche se con diverse declinazioni: «C’è chi ha talento personale e lavora grazie a questo, dall'altra estremità chi lo fa solo per portare a casa di che sostenersi, di mezzo un caleidoscopio di posizioni di equilibrio». Ma tra tutti c'è un trait d'union: «Il concetto per cui il lavoro deve avere condizioni dignitose». In tal senso imprescindibile è la retribuzione. E La Repubblica degli Stagisti si batte affinché questa dignità sia riconosciuta anche a chi è in fase di transizione verso il mondo del lavoro con il tirocinio, «un piccolo segmento di popolazione, molto debole ma con grandi potenzialità».

Lo fa da un punto di vista giornalistico, quindi in primo luogo «facendo informazione» ha ribadito Voltolina, e poi chiamando le aziende a politiche di trasparenza sul loro modo di trattare le risorse impiegate. «Diciamo loro 'venite sul nostro sito con i vostri annunci perché fidalizzate i giovani, li stimolerete a lavorare con entusiasmo e avrete ricadute in termini di brand': è un gioco win-win che giova a tutti». 

Per Stasolla l'obiettivo è invece sradicare la convinzione che quella dei rom sia una cultura diversa dalla nostra che li porta a voler vivere senza fissa dimora: «L'Italia ha inventato i campi rom ed è il Paese che ci spende di più». Il tutto ha avuto inizio negli anni Ottanta, «dopo la morte di Tito e la deflagrazione dell'ex Jugoslavia» ricorda. Da lì i pregiudizi sugli zingari e le prossime allo zero possibilità di emancipazione per chi nasce in una di queste comunità: «Impossibile per una neonata laurearsi, difficile arrivare al diploma, al massimo la terza media». Scopo dell'associazione è quindi «creare un movimento di opinione pubblica contro nuovi campi che discriminino invece che includere».

E ancora il giornalista Daniel Tarozzi [nella foto in basso a destra], che ha creato il giornale Italia che cambia dopo un viaggio di sette mesi «alla ricerca di persone che si interrogassero su come risolvere problemi», invece di ridurre tutto al classico e pessimistico 'siamo in Italia, funziona così'». Sono 450 i soggetti individuati che hanno reso concreto il cambiamento mettendosi in contatto tra loro. E dopo sei anni, «nonostante la crisi sono realtà che hanno assunto nuove persone e aumentato il fatturato». 

C'è poi Massimo Vallati che con il suo Calcio sociale vuole modificare le regole di questo gioco rendendolo «strumento di coesione sociale, che ne esalti bellezza, empatia, semplicità e magia». Sono tantissimi i suoi ‘adepti’: «300mila i bambini che si iscrivono ogni anno alle scuole calcio, rendendole la più grande aula magna didattica del mondo» fa sapere. Per questo, sottolinea, «non si può lasciare il tutto all'improvvisazione». Perché molti di loro non saranno calciatori, solo «uno su 5mila diventerà un professionista». Per tutti gli altri deve essere una palestra «di impegno civico e cittadinanza attiva». Ed è quello che avviene oggi nelle scuole calcio con progetti in cui «le squadre sono create in base a una logica di bilanciamento, scelte tramite coefficienti che le rendono pari tra loro». 

E non solo profili senior, ma tra le nuove promesse degli Ashoka fellow sono stati selezionati anche cinque ragazzi «che stanno provando a cambiare la mentalità dei propri pari», ha commentato Alessandro Valera, direttore di Ashoka Italia chiamandoli sul palco. A selezionarli Riparte il futuro, ente no profit per la trasparenza e certezza del diritto. Come partner dell'evento ha promosso un contest online per trovare soluzioni contro la corruzione nella vita quotidiana. Tra i vincitori il 18enne Luca Pimpinella, della provincia di Latina. La sua idea è quella di «creare contenuti virali per destrutturalizzare il pessimismo e sradicarlo e sensibilizzarlo con matrice culturale nuova». Per non percepire più «l'illegalità come la regola», senza credere che «non si possano cambiare le cose».

E invece il cambiamento è in atto, e continuo, come ha sottolineato Valera: «viviamo in un'epoca in cui il cambiamento è la nuova costante». Chi nasce oggi sa che «sarà esposto a diversi cambiamenti nel corso della sua vita: non più come una volta si nasce, si impara a fare un mestiere fino alla vecchiaia e poi si muore». Ashoka cerca chi è in grado di cavalcare queste trasformazioni, individuando nuovi fellow a cui dare «identità e supporto economico». Ma non basta «un fellow ogni dieci milioni di abitanti». Per Valera «serve che tutti tirino fuori il changemaker che è in sé». Solo così si può arrivare a un mondo «in cui le soluzioni sommergeranno i problemi».


Ilaria Mariotti  

 

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