Irene Dominioni
Scritto il 19 Mar 2018 in Notizie
abuso dello stage diritti degli stagisti diritto al rimborso spese normativa stage extracurriculari Regione Sardegna
La Sardegna è in dirittura d’arrivo per quanto riguarda il recepimento delle linee guida emesse dalla conferenza Stato-Regioni a maggio 2017. È già stato diffuso un testo preliminare della normativa, che secondo la legge regionale 9/2016 è passato al vaglio della Commissione lavoro e a breve sarà approvato dalla giunta regionale. «Il motivo per cui non abbiamo avuto fretta è che i cambiamenti disciplinari impongono una modifica del sistema informatico, a cui stiamo provvedendo. Contiamo di avere la nuova disciplina in vigore per i prossimi tirocini» specifica Virginia Mura, assessore regionale al Lavoro, intervistata dalla Repubblica degli Stagisti.
Nel complesso, i contenuti della normativa sarda non si discostano granché dalle linee guida nazionali. Si evidenzia qualche nota negativa: se il rimborso spese minimo viene confermato a 400 euro mensili, come prevedeva la vecchia normativa, d’altra parte viene aumentato il limite massimo di durata a 12 mesi sia per i tirocini di formazione e di orientamento sia per quelli di inserimento e reinserimento (mentre nella disciplina precedente il limite per gli stage di formazione era di 6 mesi). Inoltre, d'ora in poi la Regione Sardegna consentirà alle aziende di inserire tirocinanti anche in assenza di dipendenti a tempo indeterminato: «su questo fronte abbiamo formalizzato la richiesta del tessuto produttivo», dichiara Mura. Per il resto, le disposizioni contenute nella nuova normativa sarda ricalcano le linee guida emesse a maggio 2017, dalle modalità di attuazione agli obblighi dei soggetti coinvolti, il tutoraggio, l’attestazione dell’attività svolta e la disciplina sanzionatoria.
Qualcuno, però, non è soddisfatto del lavoro della giunta. In particolare i ragazzi della rete “Cambiamo le regole sui tirocini - Sardegna”, un gruppo nato dall’idea di una decina di giovani, tra stagisti e non, proprio in previsione dell’approvazione della nuova normativa. «Il tirocinio oggi si palesa come un ricatto vero e proprio in cui siamo chiamati a scegliere tra disoccupazione e lavoro sottopagato: è una situazione che non siamo più disposti ad accettare e per la quale chiediamo degli interventi immediati» si legge sulla pagina Facebook che hanno creato e che a partire da dicembre ha collezionato diverse centinaia di like. Hanno iniziato scrivendo una lettera aperta all’amministrazione regionale, in cui chiedevano una distinzione netta tra le tre tipologie di tirocinio, una durata massima di tirocinio di 6 mesi, 800 euro mensili di rimborso spese, controlli-filtro sulle offerte e in generale un monitoraggio più efficiente.
I loro appelli non sono però stati ascoltati. «Tutti hanno fatto muro di gomma, non siamo minimamente stati presi in considerazione» racconta alla Repubblica degli Stagisti Marco Contu, 24enne tra i fondatori della rete, studente universitario ed ex stagista. Soltanto il consigliere Angelo Carta del Partito sardo d'azione, formazione di centrodestra, ha accolto le istanze del gruppo promettendo di portarle in Commissione regionale. «In Sardegna c’è una tirocinio-mania, dove lo stage viene usato per tutto» puntualizza il giovane. «Quello che ci preme di più è sicuramente il divieto di attivare tirocini per lavori a bassa specializzazione».
La Sardegna, infatti, negli ultimi anni è salita agli onori della cronaca soprattutto per l’utilizzo di tirocini anche per mansioni considerate troppo semplici rispetto agli scopi dello strumento, di fatto legittimando situazioni di sfruttamento (la Repubblica degli Stagisti ne ha parlato più volte negli anni). Sul portale Sardegna Lavoro, infatti, sono frequenti i casi di offerte di questo tipo, dagli stage come baristi, camerieri, commessi, e persino braccianti agricoli e addetti alle pulizie. Mestieri, insomma, dove sarebbe sufficiente un periodo di prova prima di essere assunti, invece che un tirocinio da 6 o anche 12 mesi. La nuova normativa in arrivo, però, non interviene per aggiustare la situazione, peraltro ignorando la richiesta dei giovani della rete sarda di introdurre una lista di attività lavorative e di mansioni incompatibili a priori con lo strumento del tirocinio, così da risolvere a monte la questione e limitare gli abusi.
A queste istanze, l’assessora risponde: «I nostri centri per l’impiego sono molto efficaci nel fare il matching tra azienda e tirocinante; il controllo a monte viene fatto nel senso che ci si assicura che l’ingegnere non vada a fare il tirocinio da bagnino». Eppure le posizioni di tirocinio per mansioni di basso profilo, come aiuto cuoco e cameriere, abbondano sul portale sardo per gli stage. «Il ragazzo che vuole fare lo stage di cameriere o di cuoco, che è vittima della dispersione scolastica e magari ha solo la terza media, va orientato» replica l'assessora: «Se un ragazzo non ha competenze e per lui non esiste nessuna opportunità, se ha l’occasione di fare un tirocinio noi la consideriamo comunque una porta di ingresso nel mondo del lavoro. Se uno ha una qualifica per quella specifica mansione, come per il cuoco, allora non ha senso che faccia un tirocinio, ma se uno non ha competenze è un’opportunità per lui». E aggiunge: «In un mondo ideale è meglio che venga assunto direttamente a tempo indeterminato, ma nel mondo del lavoro sardo, dove conosciamo le difficoltà e l’alto tasso di disoccupazione, nessuno viene assunto direttamente». Il tasso di disoccupazione in Sardegna è pari al 14,6%, contro un 11,2% nazionale; in particolare la disoccupazione giovanile arriva al 56,3% tra i 15 e i 24 anni, 21 punti sopra la media nazionale (35,2%). Ma questo basta a giustificare gli stage per mansioni molto semplici? «Noi non possiamo dire di escludere il cameriere dal tirocinio perché è una mansione bassa, escludiamo il laureato dalla possibilità di fare tirocinio come cameriere» risponde Mura. Peccato però che nella normativa regionale non sia presente un esplicito divieto che il laureato vada a fare un tirocinio per mansioni basse, ma viene solo riportato che «Il tirocinio non può essere utilizzato per tipologie di attività lavorative per le quali non sia necessario un periodo formativo». Prosegue comunque Mura: «Non solo io, ma tutta la giunta e tutti quanti, compresa la CGIL, abbiamo condiviso l’esigenza di non eliminare dalla nostra realtà anche dei tirocini che escludessero i ragazzi che non hanno altre alternative. Il grosso delle trasformazioni da tirocinio a contratto avviene proprio nel settore della ristorazione, perché è trainante». Secondo i dati di Unioncamere-Excelsior, a gennaio 2018 il 26% dei lavori in entrata in Sardegna (cioè quelli che le imprese cercano di più) è nelle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi, e in particolare il 51,9% dei lavori in entrata previsti nel settore della ristorazione (cuochi e camerieri) occuperà persone fino ai 29 anni. Il 33,6% dei tirocinanti sardi nel 2016 sono stati assunti dopo lo stage, ma non è dato di sapere quale sia la percentuale di conversione dei tirocini per queste professioni.
Insomma, se si è disperati, pur di mettere un piede nel mondo del lavoro va bene qualsiasi inquadramento: anche un semplice stage. Non sarebbe meglio intervenire in modo diverso per dare a questi ragazzi un’opportunità seria dal punto di vista contrattuale, piuttosto che lasciarli in balia di datori di lavoro che magari hanno tutto l’interesse a pagarli poco? In più, sul totale dei tirocini in Sardegna, quasi 5300 secondo il Rapporto sulle comunicazioni obbligatorie, l’assessora ne riporta più di 4mila finanziati direttamente dalla Regione - a fronte di un contributo regionale di 300 euro per il rimborso spese, l’azienda deve sborsare solo 150 euro: una misura che rischia di favorire ancora di più le situazioni di sfruttamento.
Nonostante questo, l’assessora difende la normativa appena scritta, riportando come la giunta abbia introdotto un limite orario per i tirocinanti dell’80% dell’orario previsto dal contratto collettivo, il divieto di usare i tirocinanti per sostituire il personale in occasione di scioperi e redatto un protocollo di intesa con l’ispettorato del lavoro interregionale per effettuare delle verifiche sui tirocini.
Le istanze dei giovani della rete non rappresentano un problema per l’amministrazione regionale: «La risposta alla rete di tirocinanti è stata data dal fatto che abbiamo dato ampia pubblicità alle misure dicendo quali erano i criteri e perché; è inutile che si lamentino di cose che non sono riconoscibili dalla Regione» dice l’assessora, riferendosi in particolare all’appello dei tirocinanti di riconoscere il periodo di tirocinio ai fini dei contributi previdenziali figurativi (un’istanza che potrebbe essere risolta solo a livello nazionale). Specifica ancora Mura: «Le richieste accoglibili sono state accolte, mentre quelle non accoglibili, per forza di cose, sono state lasciate da parte. Questi giovani chiedevano ad esempio 800 euro di rimborso minimo, come in Lazio. Loro hanno messo questo rimborso spese totalmente a carico dell’impresa, ma la situazione del Lazio è molto diversa dalla nostra, loro sono una regione più ricca, per noi invece sarebbe impossibile farlo».
L’assessora apre soltanto sulla questione dei pagamenti in ritardo: «su quello i ragazzi hanno ragione, i tirocini attivati con Garanzia Giovani li doveva pagare l’Inps, ma hanno accumulato ritardi. Io sono intervenuta presso l’Anpal nazionale, e adesso la situazione si è calmata. I rimborsi spese che paga la Regione invece vengono corrisposti puntualmente».
Mura ricorda che la Sardegna ha appena lanciato un piano per il lavoro da 128 milioni chiamato LavoRas, il quale «prevede incentivi per i datori di lavoro che hanno tirocinanti, per stimolarli a dare lavoro, e anche per il tempo determinato». Nello specifico, LavoRas comprende, tra le altre misure, degli incentivi all'occupazione che consentono alle imprese sarde di ricevere un finanziamento fino a 4mila euro all'anno per ogni assunto a tempo indeterminato, 3mila nel caso di contratti a tempo determinato della durata minima di 12 mesi. Dei 34 milioni specificamente destinati a questo intervento, 22 sono riservati all'assunzione di disoccupati di massimo 35 anni, con un 25% di fondi destinato alle aziende che assumono a seguito di un tirocinio. Insieme agli incentivi occupazionali, poi, è previsto un assegno formativo che punta a colmare i vuoti di competenze nei settori dell'innovazione e digitale per gli under 35.
Ma qui si rischia di andare fuori tema. Tornando alla normativa regionale in fieri sugli stage, Contu non nutre grandi speranze su possibili modifiche prima dell’approvazione finale: «Se non c’è mai stato nessun interesse nemmeno a confrontarsi, io dubito che possano esserci dei miglioramenti in itinere. Mi aspetto però che possa crescere un senso critico e un’opposizione diretta da parte dei tirocinanti. Qui in Sardegna è difficile creare aggregazione tra i giovani e quindi una certa “solidarietà di classe”, perché i centri abitati sono distanti gli uni dagli altri e le esperienze di tirocinio diversissime; spero però che la rete possa rendere tutti più consapevoli e coesi sul tema dello stage». I giovani si erano ripromessi, se le loro richieste non fossero state accolte, di creare una piattaforma sviluppata ad hoc per tutelarsi, una sorta di Tripadvisor dei tirocini, dove poter recensire le aziende e denunciare i casi di abuso, sulla falsariga di piattaforme già presenti all’estero e anche in Italia, come BeProved. Chissà che un esperimento del genere non riesca a vedere presto la luce in Sardegna, consentendo ai tirocinanti di darsi una mano l’un l’altro.
Irene Dominioni
Community