Fellowship Programme UN/Desa, un anno di lavoro all'estero con stipendi fino a 6mila dollari al mese

Chiara Del Priore

Chiara Del Priore

Scritto il 21 Ott 2020 in Notizie

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Riparte il Fellowship Programme, il programma finanziato dal Governo italiano attraverso la Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Affari esteri e curato dal dipartimento degli Affari economici e sociali delle Nazioni Unite (UN/Desa), arrivato alla 21esima edizione.

Obiettivo: offrire a giovani italiani l’opportunità di svolgere un’esperienza formativa e professionale nelle organizzazioni internazionali di circa dodici mesi, preceduta da un corso di formazione della durata di due settimane, in programma per maggio del prossimo anno. La scadenza per la presentazione delle candidature è il 30 ottobre 2020, esclusivamente online attraverso il sito UN/Desa.

Anche per l’edizione 2020/2021 sono una quarantina i posti disponibili, con importi mensili variabili tra i 1.200 e i circa 6mila dollari a seconda del costo della vita della località di destinazione: si va ad esempio dai 1.200 della Guinea agli oltre 6mila dello Zambia. «Gli stipendi  vengono calcolati dall’International Civil Service Commission (ICSC) in base ad un insieme di costi locali variabili
» spiega un addetto dell'ufficio UN/Desa alla Repubblica degli Stagisti: «In alcune città capitali alcune voci di spesa, come gli affitti di alloggi ufficialmente approvati, possono essere particolarmente alte. Grosse variazioni di mese in mese possono anche capitare dovuto a fattori del tipo svalutazione della valuta locale, inflazione galoppante, incertezze economiche dovute ad instabilità politica, e così via».

Requisiti necessari per l’invio della candidatura sono: età inferiore ai
28 anni (con data di nascita il 1° gennaio 1992 o successiva, quindi); nazionalità italiana; ottima conoscenza della lingua inglese e italiana; possesso di uno dei seguenti titoli accademici: laurea specialistica/magistrale; laurea magistrale a ciclo unico; laurea triennale accompagnata da un titolo di master universitario; Bachelor’s Degree accompagnato da un titolo di master universitario.

Per fornire ai candidati tutte le informazioni utili alla presentazione della domanda sono in corso dei webinar: il prossimo è previsto proprio oggi, mercoledì 21 ottobre, alle ore 17, e poi un altro lunedì 26 ottobre alle 10:30 di mattina.

Dal 1999, anno della prima edizione, a oggi sono state inoltrate ogni anno in media poco più di 1.200 candidature, per una media di 33 partecipanti a ciascuna edizione. Relativamente all'edizione 2019/2020, le donne partecipanti sono state 27 (il 69% del totale) e 12 gli uomini, per una media di età di 26 anni e mezzo. 

La preselezione dei candidati è effettuata dall'ufficio UN/Desa di Roma. A seguito di un esame dei profili di tutti i candidati idonei, l'Ufficio redige una rosa di massimo cinque candidati per ciascuna borsa di studio, che soddisfano tutti i requisiti richiesti dall'organizzazione beneficiaria. Vengono prese in considerazione nell’ambito del processo di selezione anche caratteristiche e competenze come motivazione, conoscenze linguistiche e tecniche, qualifiche e specializzazioni universitarie, nonché esperienze volontarie e professionali. Solo i candidati selezionati vengono informati dell'esito del processo di preselezione, con l'invito a partecipare alle fasi successive del processo di selezione.

La fase finale si compone di due parti: una prova scritta e un colloquio basato sulle competenze. La prova scritta è gestita sempre dall'ufficio UN/Desa di Roma tramite un'applicazione appositamente progettata. Le interviste sono condotte a distanza tramite videoconferenza da gruppi convocati dagli uffici destinatari, nel caso di borse di studio in agenzie/organizzazioni del Sistema delle Nazioni Unite, e convocati da UN/Desa, nel caso di borse di studio in uffici sul campo dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.

L'integrità dell'intero processo di selezione viene successivamente esaminata dal Comitato Fellowship dell'UN/Desa nella sede centrale di New York, che è responsabile della finalizzazione dell'elenco dei candidati selezionati sulla base delle raccomandazioni di ciascuna giuria.

Tutti i candidati selezionati vengono informati tramite e-mail dell'esito della selezione finale. Nei casi in cui il candidato di prima scelta rifiuta il premio, l'Ufficio UN/Desa di Roma contatta gli altri candidati consigliati in ordine di graduatoria per verificare la loro disponibilità.

«Ho partecipato al Fellowship Programme nell'anno 2019-2020 e sto attualmente trascorrendo i miei ultimi mesi di fellowship in Niger»
racconta il ventottenne Luigi Limone: «Lavoro per l'UNODC, che sta per United Nations Office on Drugs and Crime, e sono stato assegnato al Country Office a Niamey, la capitale del Paese, per occuparmi di assistenza tecnica e rafforzamento delle capacità delle autorità nazionali coinvolte nel contrasto alla tratta di esseri umani e al traffico illecito di migranti, con riferimento soprattutto agli aspetti di law enforcement & legal cooperation».

Luigi ha una laurea magistrale in Relazioni e Istituzioni dell'Asia e dell'Africa con un focus sulle regioni Medio-Oriente/Nord Africa e Africa sub-sahariana, oltre a una triennale in Scienze della Mediazione linguistica e culturale che gli ha permesso di scoprire e approfondire i principali aspetti giuridici, economici, socio-culturali e linguistici del mondo arabo-islamico: «Il mio lavoro quotidiano prevede mansioni che vanno dall'organizzazione, implementazione e monitoraggio delle attività progettuali, in particolare formazioni, sessioni informative e tavole rotonde con il coinvolgimento dei diversi attori nazionali, regionali e internazionali coinvolti nella lotta contro la tratta di esseri umani e il traffico illeciti di migranti in Niger e nella regione dell'Africa occidentale, alla gestione e rafforzamento delle relazioni con le istituzioni nazionali, i principali, gli enti e le agenzie ONU e le organizzazioni internazionali e non-governative, alla ricerca di opportunità di finanziamento e alla stesura di nuovi progetti».

Non si tratta della sua prima esperienza all'estero: «Avevo già fatto un Erasmus Mundus di un anno in Marocco, vissuto e lavorato per un po’ di tempo a Bruxelles e fatto esperienze di volontariato internazionale in Giordania. Tuttavia questa è la mia prima vera esperienza di lavoro sulla gestione e implementazione di progetti di assistenza tecnica e cooperazione allo sviluppo sul campo. La caratteristica del bando Fellowship è proprio quella di permettere a chi viene selezionato di svolgere un programma di learning on the job in un Paese in via di sviluppo; e io grazie alla Fellowship ho avuto l’occasione di farlo per la prima volta».

La Fellowship di Luigi Limone prevede una borsa di studio di  2.999 dollari mensili
, importo che «per
mette di coprire le principali spese che bisogna affrontare in un contesto particolarmente complicato come il Niger, in cui – a differenza di altre duty station previste nel Fellowship Programme – è richiesto il rispetto di una serie di misure di sicurezza, in particolare per quanto riguarda i meccanismi di protezione attorno alle abitazioni per lo staff delle Nazioni e la comunità expat in generale
a Niamey. L’alloggio non viene fornito dal Programme, che si occupa di assegnare una somma di denaro per coprire le spese – ma la ricerca dell’alloggio spetta ai singoli Fellow. In Niger lo staff Onu non vive in compounds, ma esiste comunque un quartiere specifico di Niamey dove è consigliato cercare l’alloggio e dove effettivamente tutto lo staff Onu vive. Attraverso un accordo con un’impresa locale, sono forniti guardiani che sorvegliano la casa 24 ore su 24, è richiesta la presenza del filo spinato attorno alle mura e le inferriate alle finestre, oltre che meccanismi di protezione e sicurezza interna».


Ma com'è vivere all'estero in un periodo di pandemia mondiale? «In Niger gli effetti della pandemia si sono sentiti relativamente poco. Nel periodo “caldo”, quello compreso tra marzo e maggio, sono state introdotte misure come la chiusura delle frontiere terrestre e aeree, il coprifuoco durante la notte tra le 19 e le 6 di mattina, la chiusura dei principali luoghi pubblici come ristoranti e bar e l’isolamento della città di Niamey. Per quanto riguarda l’implementazione delle attività, sicuramente le organizzazioni umanitarie ne hanno risentito con possibilità di intervento limitate. Io per scelta ho deciso di rimanere in Niger, nonostante ci sia stata data la possibilità dal Fellowship Programme di continuare la fellowship in telelavoro dall’Italia. Devo dire che sono stato fortunato nella mia scelta, perchè da giugno l’emergenza Covid in Niger è terminata e abbiamo potuto riprendere le nostre attività, almeno a livello nazionale. Restano sospese quelle attività che richiedevano spostamenti nella regione o missioni all’estero. Ora mi ritrovo a Niamey e non sono ancora uscito dal Paese dall’inizio della Fellowship, quindi è inevitabile che si inizi a sentire un po’ di incertezza e pressione soprattutto alla luce di una seconda ondata in Europa e dei rischi di rimanere bloccato qui senza sapere quando potrò rivedere la mia famiglia. Sono comunque contento della decisione di essere rimasto, nonostante io debba ammettere che in un Paese come il Niger il Covid è forse l’ultimo dei problemi».


A chi vuole prepararsi per il colloquio Luigi consiglia di «fare esperienze che possano permettere di acquisire competenze trasversali e allo stesso tempo specializzarsi in un paio di settori specifici. Le capacità di adattamento, la flessibilità e la predisposizione al lavoro in team, oltre alla conoscenza delle lingue e l'interesse verso le tematiche della cooperazione allo sviluppo sono sicuramente aspetti molto importanti e che vengono testati durante la fase di selezione».


Chiara Del Priore

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