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Tirocini, il Veneto fa ricorso: «Irragionevoli» i criteri proposti dal governo

Poco meno di quaranta giorni: tanto manca alla deadline per il varo delle linee guida che dovrebbero limitare i tirocini extracurriculari. E arriva la mossa della Regione Veneto che, contestando le indicazioni che il Governo ha inserito nell’ultima legge di bilancio, presenta ricorso alla Corte Costituzionale. Il processo di scrittura delle nuove regole da parte delle Regioni ora si ferma, in attesa della pronuncia della Corte.La legge di bilancio 2022 ha dato alle Regioni 180 giorni per formulare nuove linee guida per l’attivazione dei tirocini extracurriculari, chiedendo di circoscriverli alle persone con difficoltà di inclusione sociale. In realtà il dibattito in Conferenza Stato Regioni è fermo al palo. Solo otto – Campania, Abruzzo, Liguria, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Sicilia e Puglia –  hanno ad oggi risposto alle domande della Repubblica degli Stagisti, e si sono tutte dichiarate concordi nel non voler creare una disciplina troppo rigida. In questo contesto di “protesta” delle Regioni si cala il ricorso del Veneto. La giunta regionale, infatti, con la deliberazione numero 148 del 2022 ha autorizzato il Presidente –  il leghista Luca Zaia – a promuovere ricorso per illegittimità costituzionale. È bene precisare che i punti sollevati non riguardano esclusivamente la questione dei destinatari degli stage extracurricolari, ma in generale la decisione del governo Draghi di legiferare su un tema di competenza “residuale” (così si dice in gergo tecnico) delle Regioni. Nel testo della delibera di giunta si legge infatti che «i criteri previsti per la determinazione di tali linee guida sono idonei a limitare in modo cogente e irragionevole la competenza regionale esclusiva in materia di formazione professionale, con conseguente violazione dell’articolo 117, comma 4, della Costituzione della Repubblica Italiana».  L’articolo in questione prevede che la formazione professionale rientri tra le materie di legislazione concorrente per le quali «spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo per la determinazione dei princìpi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato».Il comma 721 della legge di Bilancio – da cui nasce lo scontro tra governo centrale e Regioni – prevede, invece, che si trovi un accordo per definire nuove linee guida sui tirocini extracurriculari «secondo criteri che ne circoscrivano l’applicazione in favore di soggetti con difficoltà di inclusione sociale». Ed è proprio questo il pomo della discordia. La Regione Veneto osserva come l’applicazione dei tirocini extracurriculari circoscritta in favore di soggetti con difficoltà di inclusione sociale «esclude alla radice la possibilità di introdurre in sede di accordo o di attuazione dello stesso ogni diversa scelta formativa che le regioni intendessero intraprendere»  venendo meno al «principio di leale collaborazione di cui all’articolo 120 della Costituzione, solo all’apparenza rispettato, ma nella sostanza eliso dalla legge statale».In pratica, osserva la Regione Veneto (che proprio pochi mesi fa aveva bocciato una mozione presentata dalla minoranza – a prima firma Vanessa Camani del Partito Democratico – che chiedeva un impegno della Regione per limitare l'abuso dei tirocini), il provvedimento governativo non lascia libero arbitrio nella riscrittura delle linee guida perché, chiedendo esplicitamente di restringere l’applicazione dei tirocini ai soli “soggetti con difficoltà di inclusione sociale”, obbliga di fatto a limitarne l’uso a una platea molto limitata, senza lasciare alle Regioni la libertà di decidere sfumature diverse nell’applicazione. L’unica soluzione alternativa sarebbe forzare il concetto di soggetti con difficoltà di inclusione sociale, allargandolo, come già l’assessore al lavoro della Regione Siciliana Antonio Schiavone aveva ipotizzato nella sua risposta alla Repubblica degli Stagisti – «ampliandone l’accezione a donne, disoccupati di lunga durata, soggetti con disabilità, giovani con meno di trent'anni e lavoratori ultracinquantenni». In entrambe le situazioni, però, si rischia di esagerare: nel primo caso si avrebbe un numero limitatissimo di tirocini extracurriculari, nel secondo si finirebbe per includere in un’unica categoria di “vulnerabili” un’eterogeneità di soggetti – alcuni dei quali tutt'altro che vulnerabili, e a nessun rischio di esclusione sociale.Secondo l’ultimo studio condotto nel novembre 2021 dall’Osservatorio di Veneto Lavoro, ente regionale a cui sono attribuite le funzioni di direzione e monitoraggio della rete pubblica dei servizi per il lavoro, ogni anno nella Regione sono attivati oltre 40mila tirocini. Questo tipo di esperienza si rivela un efficace strumento di inserimento lavorativo visto che a «un anno dalla sua conclusione il 76 per cento dei tirocinanti trova lavoro o attiva un nuovo stage».Nel report che analizza il quadriennio 2016-2020 si legge che dei circa 165mila tirocini conclusi nel quadriennio in esame, in 126mila hanno avuto un nuovo contratto di lavoro o un nuovo stage nei 12 mesi seguenti. Nel 2019, per esempio, il numero totale di tirocinanti è stato di 30mila, di questi hanno avuto uno sbocco occupazionale entro un mese dalla fine dello stage in 19mila, in quasi tre quarti dei casi nella stessa azienda in cui hanno svolto il tirocinio.Non è la prima volta che lo Stato si occupa di tirocini e che le Regioni si “ribellano” interpellando la Corte Costituzionale perché sanzioni l'invasione di campo. C'è il  precedente del ricorso che nel 2012 Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Umbria e Sardegna fecero all'articolo 11 del decreto legge 138/2011 sugli stage, che aveva escluso i diplomati e laureati da oltre dodici mesi dalla possibilità di fare questo tipo di percorsi, e che aveva ridotto a un massimo di sei mesi la durata di tutti gli stage extracurriculari. In quella occasione la Corte aveva accolto il ricorso stabilendo che la normativa in esame costituiva «un’indebita invasione dello Stato in una materia di competenza residuale delle Regioni». Ma la situazione adesso è diversa? La valutazione è in mano ai giudici della Corte, che dovranno decidere se accogliere o meno il ricorso. Se dovessero accoglierlo, di fatto le attuali linee guida resterebbero in vigore e quanto prescritto in legge di Bilancio non avrebbe più valore.Se invece decidessero di mantenere quanto previsto dal Governo, allora il dibattito in Conferenza Stato Regioni riprenderà lì dove al momento si è arenato: chi sono i soggetti con difficoltà di inclusione sociale? E dalla risposta a questa domanda, quindi dall’interpretazione restrittiva o meno del concetto di “difficoltà”, dipenderà il futuro di questo strumento di inserimento lavorativo.  Marianna Lepore

Puglia, verso un compenso minimo più alto per gli stagisti: la promessa dell'assessore

«La richiesta è assolutamente legittima e di buon senso». Così Sebastiano Leo, assessore al lavoro della Regione Puglia risponde alla polemica lanciata sui social, e poi ripresa poi da i media locali, dai giovani pugliesi dell’Associazione Radici 021, che chiedevano alla Regione «di aumentare l’indennità minima regionale per questione di dignità e rispetto» e così facendo «assumersi la responsabilità ed evitare di condannare intere generazioni alla precarietà». Non è solo una richiesta monetaria, ma una vera e propria campagna social per ricordare che «i tirocini extracurriculari, nati come strumenti di politiche attive per l’inserimento ed il reinserimento di soggetti svantaggiati disoccupati e inoccupati, senza alcuna limitazione anagrafica, nel corso del tempo sono divenuti una vera e propria gabbia di sfruttamento e precariato». Da qui la richiesta avanzata da Radici 021 ai rappresentanti della Regione «di battersi affinché siano escluse dalle materie oggetto di tirocinio le attività basilari e ripetitive», per superare «il meccanismo del tirocinio a vita» e impegnarsi per potenziare «il contratto di apprendistato in quanto via d’accesso al mondo del lavoro più tutelante e formativa del tirocinio».Ad ognuna di queste richieste risponde alla Repubblica degli Stagisti l’assessore Sebastiano Leo. «L’indennità di tirocinio è fissata da una legge regionale del 2013 ormai superata», precisa, aggiungendo che «è opportuno riflettere su un suo adeguamento su cui il mio assessorato sta per formulare una nuova proposta ma che poi dovrà passare dal Consiglio regionale che ne ha competenza essendo una legge regionale. Non corrisponde al vero però, l’affermazione secondo cui la media tra le regioni italiane delle indennità di tirocinio sia pari a 800 euro, che rappresenta invece il picco raggiunto solo dalla Regione Lazio che ha adeguato la sua normativa nel 2019». La media, aggiunge l’assessore, «è un range variabile tra i 500 e i 550 euro». Al momento, secondo le informazioni reperibili anche nell’ultima guida Best Stage della Repubblica degli Stagisti, infatti, la Puglia ha un rimborso spese mensile di 450 euro al pari di Veneto, Emilia Romagna, Umbria e Basilicata, meglio di Calabria e Sardegna che garantiscono 400 euro e di Trentino e Sicilia, ferme a 300. Ma in ogni caso il rimborso spese è più basso di Lombardia, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Marche e Campania ferme a 500 euro, Abruzzo, Molise, Valle d’Aosta e Piemonte a 600 euro e del Lazio, unica eccezione virtuosa a 800 euro. La Regione Puglia si pone quindi in un range medio basso, anche se condiviso con molti e non tra i peggiori. Ma più che puntare su un aumento dell’indennità, l’assessore ribatte che la cosa importante, ora, «È capire insieme se e come il tirocinio rappresenti ancora lo strumento formativo idoneo all’ingresso nel mercato del lavoro».La seconda richiesta dei giovani pugliesi è quella di escludere le attività basilari e ripetitive tra le materie oggetto di tirocinio e potenziare il contratto di apprendistato per l’ingresso nel mondo del lavoro. «Sono assolutamente d’accordo» conviene l’assessore: «Nonostante lo strumento del tirocinio nel periodo prepandemico abbia consentito a migliaia di giovani pugliesi, soprattutto tramite il programma Garanzia Giovani, esperienze formative trasformatesi in contratti di lavoro, penso che l’apprendistato oggi rappresenti la formula migliore dal punto di vista delle tutele per l’ingresso nel mercato del lavoro, sul piano remunerativo e soprattutto in termini di sicurezza sul lavoro. Ed in questo senso la Regione Puglia si sta muovendo». L’intenzione, infatti, è quella di proseguire con quanto cominciato dal 2019, ovvero avvisi pubblici per sostenere la formazione nell’ambito del contratto di apprendistato professionalizzante e di terzo livello. Per garantire, quindi, un accesso al mondo del lavoro con un vero contratto, dei contributi, un percorso di crescita all’interno delle aziende.«Quello che trovo davvero insopportabile e ingiusto è il lavoro mascherato da tirocinio» rilancia Leo: «L’abuso di uno strumento formativo che, in alcuni casi, nasconde un vero e proprio sfruttamento di manodopera senza il giusto corrispettivo, confondendo l’indennità con lo stipendio, senza le tutele che un contratto di lavoro può garantire. È questa la grande differenza con l’apprendistato», aggiunge l’assessore «che invece rappresenta un contratto di lavoro a tutti gli effetti». Sotto questo punto di vista, quindi, Regione e associazione Radici 021 sembrano essere sulla stessa lunghezza d’onda: quella del favorire l’apprendistato a discapito del tirocinio che - per quanto i numeri definiti dall’assessore “positivi” con più di 18mila neet pugliesi che hanno trovato occupazione nell’ambito del programma Garanzia Giovani, di cui quasi il quaranta per cento a tempo indeterminato - può spesso camuffare uno sfruttamento senza alcuna prospettiva lavorativa.Qualsiasi nuova decisione da parte della regione Puglia dovrà però prima aspettare la stesura delle nuove linee guida per tirocini extracurriculari, al momento sul tavolo nel dibattito in Conferenza Stato Regioni. È dunque troppo presto per prevedere e decidere come eventualmente restringere il campo di attivazione del tirocinio a favore dell’apprendistato, visto che le ultime informazioni riguardo le nuove linee guida provengono dal testo della legge di Bilancio che limita “l’attivazione dei tirocini extracurriculari alle persone con difficoltà di inclusione sociale”. «Una definizione tanto condivisibile quanto generica», osserva Leo. «Mi pare evidente la necessità di approfondire e definire meglio ai diversi livelli istituzionali quanto previsto dalla legge, specie in tema di destinatari della misura. Se l’obiettivo della norma è quello di disciplinare meglio i confini dello strumento al fine di evitare abusi, di garantire una corretta esperienza formativa in luoghi di lavoro salubri e sicuri, noi siamo certamente d’accordo». Resta da capire come mai la Puglia non abbia mai adeguato la normativa in materia di tirocini extracurriculari alle Linee guida approvate nel 2017, lasciando in vigore una legge datata 2013, e ritrovandosi oggi con regole che hanno quasi dieci anni. L’intenzione dell'assessore Leo, oggi, è quella di evitare i tirocini-sfruttamento, come richiesto anche da Radici 021, e di spingere di più verso l’apprendistato. La differenza tra i due percorsi non è di poco conto: «Se svolgo un’attività di formazione in un ambiente produttivo, in linea con il mio percorso di crescita professionale e per un periodo limitato, sto arricchendo innanzitutto il mio bagaglio di conoscenze nel mondo del lavoro e risulta utile a un mio orientamento professionale» chiude l'assessore: «Questo è il caso del tirocinio extracurriculare. Se invece presto lavoro, produco valore aggiunto all’impresa, sebbene in un contesto di apprendistato, questo va remunerato secondo la legge». Con un vero contratto di lavoro, una vera retribuzione e i contributi previdenziali, e non con uno stage.Marianna Lepore   Foto di apertura: da Lyncconf.com modalità creative commons

Bene Assicurazioni entra nel circuito di aziende virtuose RdS: “Alla ricerca di giovani per il nostro team digital native”

La Repubblica degli Stagisti dà il benvenuto nel suo network a una nuova azienda. Bene Assicurazioni è «una giovane compagnia assicurativa in forte crescita e con una marcata impronta tecnologica»: così la presenta ai lettori il fondatore e presidente Andrea Sabìa: «Vogliamo allargare il nostro team, offrendo un percorso lavorativo e formativo allettante per i giovani».Sabìa si potrebbe definire un “imprenditore seriale”: a 57 anni ha già fondato tre società. Nel 1994, a soli trent’anni, aveva creato il Gruppo Mit - 4G Holding, la prima rete italiana di distribuzione al dettaglio di Telecom, guidandola poi per quasi un decennio, fino al “way out” con la cessione ad un fondo di Private equity. Nel 2003 era stata la volta di Tua Assicurazioni, compagnia danni controllata dal Gruppo Cattolica, per il quale aveva già lavorato nel ruolo di amministratore delegato nelle società Duomo Previdenza, Cattolica Investimenti SIM, Unione Vita e Persona Life. A fine 2016 è arrivata l’ultima creatura, Bene Assicurazioni appunto. Il Gruppo ha due gambe: la compagnia assicurativa Bene, con sede a Milano in via Valtorta, che opera in tutti i principali rami danni, compresa la RCA, in maniera “nativa digitale”; e poi Fit, «il nostro incubatore di idee e hub tecnologico», a Seregno, in provincia di Monza e Brianza. Formalmente il Gruppo è costituito da tre ragioni sociali – Bene Assicurazioni spa, Fit srl e bService scarl – e occupa ad oggi 72 dipendenti, di cui 45 a tempo indeterminato, cui si aggiungono 25 collaboratori.In Bene i giovani possono cominciare attraverso un’esperienza di stage curricolare, che prevede una indennità mensile di 500 euro, oppure extracurricolare, e in questo caso il rimborso sale a 700 euro al mese. Tutti gli stagisti ricevono anche un notebook aziendale, e gli extracurricolari anche i buoni pasto. Se scatta la giusta alchimia, alla fine del percorso formativo si passa a un contratto di apprendistato professionalizzante: «In entrambi i casi i giovani sono seguiti da figure professionali di comprovata esperienza» dice Sabìa: «Organizziamo in aggiunta eventi e percorsi formativi per l’aggiornamento professionale e la formazione on the job», non solo per i dipendenti ma anche per gli stagisti: «Siamo convinti che l’esperienza nasce sul campo, giorno dopo giorno, prendendo consapevolezza delle proprie competenze e incontrando sfide stimolanti che arricchiscano il proprio bagaglio personale e professionale».Bene Assicurazioni cerca sopratutto persone appassionate di innovazione: «Giovani che abbiano il desiderio di affrontare il cambiamento accelerato della trasformazione digitale e le sfide di un “team digital native”»; il requisito base è «aver voglia di crescere a livello professionale e umano all’interno della comunità dei “Benefitters”». “Benefitters” è il modo in cui l’azienda chiama i suoi collaboratori e racconta i suoi valori sui social network con l’hashtag #beabenefitter: «I Benefitters si dividono in senior manager e giovani talenti» spiega Sabìa: «Un gruppo di persone che coprono diversi ruoli aziendali, da figure tecniche a specialisti delle cauzioni e a professionisti delle nuove tecnologie e dell’amministrazione».Oggi Bene ha numerose nuove posizioni per le quali è alla ricerca di candidati: «Stiamo assumendo in molti nostri dipartimenti e aree aziendali, dal growth hacker all’artificial intelligence e il machine learning, fino ai claims expert e agli underwriter, preposti a valutare gestire rischi con tecniche di risk management e risk engineering» conferma il fondatore: «In futuro, considerata la vertiginosa crescita della compagnia, cercheremo persone interessate anche ad altri ruoli professionali, più assimilabili alle figure dei business developer».L’adesione al network della Repubblica degli Stagisti è avvenuta sulla base di una convergenza valoriale: «Al nostro interno ogni attività si fonda su tre valori principali: fiducia, approccio “full stack” e sviluppo professionale» riassume Sabìa: «Incoraggiamo i giovani a sperimentare nuove soluzioni, a collaborare con i professionisti di tutti i servizi aziendali e ad acquisire così nuove competenze trasversali». Questo approccio di valorizzazione dei giovani e investimento sulle loro capacità è quello che ha fatto guardare Bene Assicurazioni verso l’RdS network, scegliendo «di sostenere la Repubblica degli Stagisti e di poter conoscere e interagire, attraverso questo portale, giovani che abbiano il desiderio di affrontare la sfida di diventare i nuovi membri del nostro equipaggio di Benefitters».

Generation4Universities, cento posti per imparare a entrare nel mondo del lavoro

Si chiama Generation4Universities ed è un’iniziativa, nata lo scorso anno, destinata a studentesse e studenti universitari di talento, finalizzata all’inserimento in un programma della durata di sei mesi finalizzato a favorire l’ingresso nel mondo del lavoro. È promossa da Fondazione Generation Italy e McKinsey & Company, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, la partnership tecnica di Mentors4U, organizzazione no-profit di mentoring gratuito, e SHL, società specializzata nella misurazione del talento, e il patrocinio della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.Il programma, che si svolge totalmente online – purtroppo la Fondazione Generation Italy non ha potuto condividere, per motivi di policy interna, con la Repubblica degli Stagisti informazioni rispetto al budget stanziato per il progetto e alla lista di aziende con cui è prevista la collaborazione, in quanto gli accordi sono in fase di finalizzazione – è rivolto in particolare a studenti delle università italiane iscritti all’ultimo anno di corso della laurea magistrale in Ingegneria, Economia, Lettere, Filosofia e Lingue, che siano in corso di studio e abbiano una media ponderata non inferiore a 28/30. 100 i posti disponibili, la scadenza per la presentazione delle candidature attraverso il sito dedicato al progetto è il prossimo 1 maggio.Obiettivo è fornire agli studenti competenze tecniche e “soft” utili ad affrontare l’inizio di un percorso professionale. Al termine del programma, tutti i partecipanti sosterranno almeno un colloquio per posizioni di stage con una delle aziende aderenti al progetto.Nel corso dei sei mesi i partecipanti effettueranno dieci giorni di formazione online su competenze trasversali, comportamentali e attitudinali e di approfondimento su conoscenze acquisite durante il percorso universitario. A seguire sono previsti, fino a luglio, un percorso di mentorship individuale e seminari professionalizzanti con i senior manager delle aziende partner. Le lezioni si terranno online. e saranno dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 18 a partire dal 9 maggio per due settimane consecutive. I quindici docenti hanno competenze diverse, tra soft e tecniche. A queste ottanta ore di lezione online si aggiungeranno complessivamete duecento ore di mentorship, divise tra ciascun partecipante – quindi circa due ore ognuno.I candidati dovranno compilare un test online composto da quattro sezioni: logica induttiva, logica deduttiva, matematica e aspetti attitudinali. La domanda di partecipazione deve essere corredata di una lettera motivazionale (lunga al massimo cinquecento parole). Chi supera questa prima selezione effettua poi un colloquio individuale.«L’iniziativa è dedicata a tutti quei giovani universitari che, nonostante il talento e l’impegno, non vedono riconosciuto il proprio potenziale sviluppo professionale a causa di ostacoli esterni, quali un contesto socio-economico sfavorevole, la mancanza di sostegno nell’orientamento professionale e l’assenza di un’adeguata mentorship» spiega alla Repubblica degli Stagisti Claudia Luongo, marketing&mobilization manager di Generation4Universities: «L’obiettivo è avvicinare i giovani laureandi all’universo lavorativo offrendo loro quelle competenze soft e tecniche fondamentali per intraprendere la loro carriera. Inoltre, tramite i seminari professionalizzanti, i partecipanti hanno l’opportunità di entrare in contatto con ceo e senior manager di alcune importanti aziende italiane e di chiedere loro dettagli sul percorso professionale e sulla posizione ricoperta in azienda e comprendere, al contempo, se quella può essere una strada da intraprendere».Il fatto che l’iniziativa si sia svolta – e continuerà a esserlo – completamente a distanza non ha rappresentato un ostacolo, anzi: «Il fatto che il corso sia online ha facilitato gli studenti provenienti da tutti gli atenei d’Italia a gestire meglio gli impegni personali o universitari».Alla prima edizione «hanno partecipato settanta giovani, equamente distribuiti in termini di genere, 35 e 35, e provenienti da una trentina di università italiane. Ventidue aziende, nazionali e internazionali, hanno preso parte al progetto in qualità di partner e sono state erogate oltre centocinquanta ore di mentorship individuale. A oggi 58 giovani hanno avviato il loro percorso lavorativo, sette hanno deciso di intraprendere altre carriere, tra cui quella accademica con il dottorato di ricerca, e cinque stanno ancora sostenendo i colloqui con le aziende in quanto prossimi al completamento del ciclo di studi».La Repubblica degli stagisti ha raccolto l’esperienza di un partecipante della prima edizione. Giacomo Galloni ha 24 anni ed è della provincia di Bologna. Ha frequentato un corso di laurea triennale in economia aziendale a Bologna e si è specializzato in marketing a Parma, conseguendo lo scorso novembre la magistrale. «A marzo dell’anno scorso frequentavo l’università a Parma e uno dei professori mi ha parlato di questo progetto, per cui ho deciso di provarci. La prima parte prevedeva un colloquio e l’invio di una lettera motivazionale. Nel corso di questa esperienza ho approfondito varie tematiche, la parte più interessante per me è stata quella delle soft skills, in particolare quando abbiamo parlato di come superare al meglio un colloquio, oppure quado abbiamo seguito una lezione dedicata al public speaking e tutto il tempo dedicato ad un project work che dovevamo fare divisi in gruppi. I docenti sono stati moltissimi, la maggior parte erano professionisti che lavorano in McKinsey, nelle aziende partner del progetto e professionisti del network Mentors4U. In aggiunta poi ci sono state anche testimonianze di personaggi come l'ex ministro per l'Innovazione tecnologica Paola Pisano e ceo importanti. Sono stati molto bravi gli organizzatori perché hanno reso il tutto moto interattivo anche se eravamo tutti a distanza. Ho conosciuto persone provenienti da tutta Italia e questo è stato sicuramente un valore aggiunto di tutta l'esperienza. A conclusione ho effettuato un tirocinio con Barilla e a novembre mi sono laureato alla magistrale». Giacomo ha battuto una grande concorrenza: sono stati come detto settanta i ragazzi che hanno partecipato all’edizione 2021 su circa 700 candidati. «La selezione è stata impegnativa, è un progetto super meritocratico per il quale bisogna studiare su libri dedicati, soprattutto per la preparazione del colloquio». Grazie ai colloqui sostenuti con le aziende partner alla fine del progetto, lo scorso settembre Giacomo ha effettuato un tirocinio retribuito di mesi in Barilla, e «ora lavoro come rappresentante ad Ancona sempre per la stessa azienda, con un contratto a tempo determinato di un anno». «È stato fondamentale anche il ruolo del mentor, che mi ha dato una grande mano a preparare i colloqui con le aziende!». Chiara Del Priore  

2mila posti a concorso per tirocinanti della giustizia, cultura e istruzione

Una mega-operazione di regolarizzazione, anche se solo a tempo determinato, sta per mettere fine ai “super stage” che da anni sono una vergogna in molti ministeri ed enti pubblici, specialmente al sud Italia. È stato pubblicato a inizio mese il bando per il reclutamento di quasi 2mila impiegati – per la precisione, 1.956 unità di personale non dirigenziale – che andranno per 18 mesi alle dipendenze dei ministeri di Cultura, Giustizia e Istruzione. L'opportunità è destinata esclusivamente ai tirocinanti presenti o passati che nell’ultimo decennio hanno affollato gli uffici pubblici (spesso per consentire il normale svolgimento dei compiti essenziali).Sulla Gazzetta ufficiale dell’8 aprile è uscito il bando del concorso – così definito sia in Gazzetta ufficiale sia sul sito Formez, sebbene contestualmente sia adoperato anche il termine "selezione pubblica" –  per 393 unità di personale a tempo determinato come collaboratore scolastico Ata presso il ministero dell’istruzione, 563 posti presso il ministero della Cultura e ben mille unità di personale presso il ministero della Giustizia. Data di scadenza ultima per l’inoltro delle domande: le ore 14 del 9 maggio 2022.Il concorso non è per tutti: alla procedura selettiva, infatti, «sono prioritariamente ammessi i soggetti già inquadrati come tirocinanti nell’ambito dei percorsi di formazione e lavoro presso le sedi del Ministero della cultura, del Ministero della giustizia e del Ministero dell’istruzione» nelle Regioni previste dall’articolo 50 ter del decreto Sostegni bis. Si usa il termine "prioritariamente" in modo improprio, perché lungi dal significare che possono accedervi alcuni soggetti prima di altri, vuole indicare che possono partecipare esclusivamente "alcuni". L’articolo 50 ter del Sostegni bis, infatti, circoscrive l'intervento alle «Regioni dell’obiettivo europeo “Convergenza”» – ovvero Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – per promuovere la rinascita occupazionale e migliorare la qualità degli investimenti in capitale umano. Per realizzare questi interventi è stata autorizzata una spesa complessiva di sessanta milioni di euro, di cui venti per il 2021 e quaranta per il 2022. Si tratta, però, solo di una boccata d’ossigeno per questi tirocinanti, magari al momento fermi senza tirocinio in corso, visto che appunto il contratto sarà per un anno e mezzo a tempo parziale (18 ore settimanali).Nessuna prospettiva futura prevista né dal Sostegni bis né dal decreto in Gazzetta relativo all’attuale concorso. Non stupisce: i soggetti in questione, in particolare per quanto riguarda i tirocinanti degli uffici giudiziari, vanno avanti di rinnovo in rinnovo da oltre dieci anni, svolgendo degli stage anomali contra legem. Non è la prima volta, però, che questi stagisti hanno “l’opportunità” di avere per qualche tempo un vero contratto di lavoro anche se solo a tempo determinato. Era già capitato con i concorsi del ministero della Giustizia per l’Ufficio per il processo. In quel caso il contratto era per 30 mesi – anche se in questo caso la selezione non era aperta solo agli stagisti, ma considerava quel percorso assegnandogli dei punti aggiuntivi. Stavolta, però, si pensa anche ad altri tirocinanti, ovvero quelli che negli stessi periodi hanno avuto contratti alle dipendenze del ministero della Cultura o dell’Istruzione senza mai vedere una reale contrattualizzazione. Partecipare diventa, quindi, estremamente utile, non solo per la prospettiva di un vero contratto, quantomeno per un anno e mezzo, ma anche perché – come prescritto sempre nel decreto Sostegni bis – «le graduatorie approvate all’esito delle procedure sono utilizzabili, secondo l’ordine di merito, per le assunzioni a tempo determinato anche da altre amministrazioni pubbliche». Il che significa che qualora dovesse uscire disponibilità di posti in un altro ente pubblico in cui non sono presenti altre graduatorie da cui attingere, si potrebbe chiamare da quella uscita da questo concorso.Oltre ad essere un ex o attuale tirocinante, gli altri requisiti sono: la maggiore età, la cittadinanza italiana, l’idoneità fisica all’impiego, il godimento dei diritti civili e politici, l’inclusione nell’elettorato politico attivo, non aver riportato condanne penali per reati che comportano l’interdizione dai pubblici uffici, e per i posti da assegnare al ministero della giustizia il possesso della condotta incensurabile. Ovvero l’assenza di condanne penali passate in giudicato o segnalazioni per esercizio della prostituzione, ubriachezza in suolo pubblico, uso abituale di stupefacenti o guida in stato di ebbrezza. A seconda, poi, del profilo per il quale si intende concorrere è necessario avere alcuni specifici titoli di studio: per i 271 posti nell’area III – F1 nel Ministero della cultura è richiesta la laurea, il diploma di laurea o la laurea specialistica o magistrale; per le 84 unità nell’area II – F2 sempre al Mic è richiesto il diploma di istruzione secondaria di II grado; per le 288 unità di area II – F1 sempre presso il ministero della Cultura e per le 1.000 nel ministero della Giustizia si richiede l’assolvimento dell’obbligo scolastico o il diploma di istruzione secondaria di I grado; per i 393 posti di collaboratore scolastico ATA di categoria A1 un titolo tra il diploma di qualifica triennale rilasciato da un istituto professionale, diploma di maestro d’arte, di scuola magistrale per l’infanzia, qualsiasi diploma di maturità, attestati e/o diplomi di qualifica professionale di durata triennale.Se per la selezione pubblica come collaboratore scolastico e operatore giudiziario c’è un unico profilo, diversa è la situazione per quella al ministero della Cultura. In questo caso per l’area funzionale III F1 si cercano funzionari di diversi profili, soprattutto: architetti (96), archeologi (73), tecnologi (53 ), ingegneri (24), bibliotecari (16),  ma anche 6 geologi. Per l’area funzionale II F2, invece, nella figura di assistente si cercano le seguenti specializzazioni: amministrativi gestionali (46), assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza (20), tecnici (18). Infine per l’area funzionale II fascia retributiva F1, per la figura di operatore si cercano: operatori alla fruizione, accoglienza e vigilanza (153), tecnici (38), amministrativi gestionali (17 tecnici).Ad ogni figura, e quindi precedente tirocinio, corrisponde un codice: la domanda di ammissione può essere presentata solo per il ruolo che si è già svolto. E va inviata solo in modalità telematica, compilando il modulo elettronico sul sistema StepOne 2019 dopo essersi registrati sul portale. Per farlo è necessario essere in possesso di una casella di posta elettronica certificata e dello Spid. Insieme alla domanda per partecipare alla selezione deve essere effettuato anche il versamento della quota di partecipazione di dieci euro, seguendo le indicazioni presenti sul sistema «Step-One  2019», che va effettuato entro il termine di presentazione della domanda.La selezione è gestita dalla Commissione Ripam, la Commissione Interministeriale per l'attuazione del Progetto di Riqualificazione delle Pubbliche Amministrazioni, istituita con il compito di monitorare l’iter selettivo dall’inizio alla fine e si avvale di personale messo a disposizione dal Formez PA – un'associazione riconosciuta con personalità giuridica di diritto privato, in house alla Presidenza del Consiglio ed alle amministrazioni associate, che attua le politiche di riforma e modernizzazione della pubblica amministrazione e tra i suoi compiti si occupa anche della selezione per il comparto pubblico – e prevede una procedura differenziata a seconda del profilo per cui si concorre. Per i posti di area funzionale III, fascia retributiva F1, e di area funzionale II, fascia retributiva F2, è prevista una prova selettiva scritta distinta per i relativi codici che si svolgerà esclusivamente attraverso l’utilizzo di strumenti informatici e piattaforme digitali, anche in sedi decentrate. Le prove scritte consisteranno in un test di venti quesiti a risposta multipla, di cui dieci di cultura generale e altrettanti su specifiche materie diverse a seconda del profilo come indicato nel bando, da risolvere in quaranta minuti. Per i posti, invece, di area funzionale II, fascia retributiva F1, e di categoria A1, è previsto solo un colloquio di idoneità. Le commissioni esaminatrici, poi, redigeranno le graduatorie finali di merito sulla base dei punteggi conseguiti nella prova selettiva e dei titoli di preferenza e precedenza, per il primo tipo di selezione, e solo sulla base dei titoli di preferenza e precedenza nel secondo caso. Tutte le comunicazioni inerenti la prova, i punteggi, e quelle su data e orario delle selezioni saranno comunicate sul portale «Step-One  2019» almeno 10 giorni prima dello svolgimento del concorso. Non è prevista la pubblicazione della banca dati dei quesiti.Finito il concorso, le commissioni esaminatrici stilano le graduatorie finali sulla base del punteggio ottenuto nella prova selettiva tenendo conto dei titoli di merito e preferenza. E in questo caso per i tirocinanti degli uffici giudiziari a parità di merito avrà valore l’aver completato l’ulteriore periodo di perfezionamento presso gli uffici per il processo, l’aver terminato il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari pur non facendo parte dell’ufficio per il processo, l’aver svolto il tirocinio presso gli uffici giudiziari. A parità di titoli, tra due candidati sarà preferito il più giovane di età.A questo punto pubblicata la graduatoria per tutti i profili saranno dichiarati i vincitori che saranno assunti e assegnati presso le sedi in cui hanno svolto o stanno svolgendo il percorso di formazione e lavoro. In pratica una volta superata la selezione non bisognerà aspettare in quale sede o città trasferirsi, ma si ritornerà nello stesso ufficio occupato fino a poco tempo prima non più con la qualifica di stagista ma con quella di dipendente a tempo determinato. Questo significa possibilità di ferie, malattia e contributi previdenziali. L’agognato traguardo rincorso per un decennio – anche se solo per 18 mesi.Marianna Lepore

Nestlè lancia il Baby Leave: ai neopapà tre mesi di congedo retribuito

Da poche settimane a tre mesi interi di congedo di paternità: si chiama Baby Leave ed è la svolta nelle politiche per la famiglia messa in atto da Nestlé, multinazionale dell'alimentare e da oltre un decennio tra le aziende virtuose dell'Rds network. Il gruppo ha deciso così di «favorire la genitorialità condivisa e il gender balance» si legge nel comunicato dell'azienda. Che non è nuova all'introduzione di policies finalizzate a migliorare la conciliazione vita lavoro dei dipendenti e, è scritto ancora, «a agevolare la carriera femminile attraverso il bilanciamento dei carichi familiari». Già nel 2012 infatti, quando in Italia con un provvedimento del ministro del Lavoro Elsa Fornero fu introdotto un giorno di congedo obbligatorio più due facoltativi per i neopadri, Nestlé aveva previsto – tra le poche aziende in Italia – due settimane di congedo aggiuntive. Quattordici giorni che ora passano a dodici settimane consecutive. «Le iniziative a supporto della genitorialità e dell’abbattimento delle barriere di genere sono da sempre una priorità per Nestlé» è il commento di Giacomo Piantoni, direttore Risorse umane del gruppo in Italia [nella foto a destra]. «La maternità impatta sull’avanzamento di carriera delle donne, rendendo necessario riequilibrare i compiti nel contesto familiare». Il riconoscimento di un congedo anche ai padri va in questa direzione, ma il loro coinvolgimento nell'accudimento di un neonato ha effetti anche oltre la parità di genere o la possibilità per le neomadri di continuare a lavorare. «I bambini crescono meglio dal punto di vista dello sviluppo psicofisico» è il parere dello psicoterapeuta Alberto Pellai [nella foto sotto], che alla Repubblica degli Stagisti specifica: «Il padre sperimenta nuove dimensioni emotive grazie all'accudimento, e stabilisce una relazione precoce con il bambino». Una condizione che si ripercuote poi sull'adolescenza, quando i rapporti genitori figli sono soliti complicarsi, e un padre presente già dalle prime settimane di vita del bebè «trova maggiore riconoscimento». C'è poi l'aiuto concreto nei confronti delle donne: «La presenza paterna è uno stabilizzatore emotivo per la compagna, che in questa fase può arrivare perfino a sperimentare una condizione di depressione post partum». «Tre mesi di congedo come la Svezia sono il modello a cui aspirare» perché i benefici sono per tutta la famiglia. Peccato che a metterci lo zampino è spesso una certa arretratezza culturale, la visione distorta del papà che svolge il suo compito genitoriale «come mammo e non appunto come padre» prosegue Pellai. Si scopre così dai dati Istat che i congedi parentali per Covid sono stati usufruiti solo dal 29% degli uomini, contro il 71 delle donne. Il discorso che c'è dietro, ragiona lo psicoterapeuta, è quello della «rottura del patto di alleanza con i colleghi, con i quali si fa gruppo», con il risultato che il papà finisce per essere additato «come il furbo che se ne sta a casa». Qualche miglioramento in questo senso potrebbe arrivare dai numeri che usciranno sugli studi fatti sui due anni di pandemia, «ma ancora non li abbiamo». Lo smartworking si è diffuso su larga scala, e chissà che alcune reticenze in questo senso non si siano sciolte. Il nuovo Baby Leave assicura l’erogazione di tutti gli elementi retributivi e sarà fruibile sia dal padre che dal secondo caregiver in maniera consecutiva entro i sei mesi di vita del bambino, sia nato che adottato dalla famiglia. «Siamo stati i primi, nel 2012, a prevedere due settimane di congedo di paternità» sottolinea Piantoni e «oggi, dieci anni dopo, continuiamo a essere apripista su queste tematiche». Non potrebbe essere altrimenti per un'azienda per cui «l'attenzione ai bisogni di bambini e genitori è incisa nel dna». Ma il Baby Leave va proiettato anche sul piano sociale: «L’intesa raggiunta delinea una strategia lungimirante» dichiarano Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, organizzazioni sindacali degli alimentaristi intervenute nell'accordo. La convinzione è «che la tutela della genitorialità sia al contempo una opportunità in favore delle attuali generazioni e un investimento per quelle future». E l'auspicio è che «questo accordo possa fare da apripista sia nella contrattazione collettiva che nel Paese», dove il congedo parentale è ancora fermo a dieci giorni, pur essendoci alcune novità in arrivo riguardo una sua estensione. I dati aziendali di Nestlè sembrano confermare l'efficacia della misura del congedo. Secondo l'Istat nel 2020 l'Italia ha raggiunto il picco negativo di nascite, con un tasso di sette neonati ogni mille abitanti. Il tasso di natalità interno all’azienda è arrivato invece al valore di 1,6 figli per donna nel 2021, dato ben più alto della media italiana, che si attesta a 1,24. Il lavoro di Nestlé è stato riconosciuto anche dal Bloomberg Gender Equality Index che nel 2022, per il quarto anno consecutivo, ha premiato l’azienda per i progressi compiuti nel perseguimento di una cultura aziendale inclusiva, che comprenda parità di genere e salariale.Ilaria Mariotti L'immagine è di Andress Kloss, tratta da Flickr in modalità Creative Commons

Tirocini solo per persone in difficoltà? Le prime Regioni dicono no

La disciplina dei tirocini extracurriculari è in fase di revisione. Il Governo è determinato nel fare applicare il comma 721 dell’ultima legge di Bilancio che stabilisce vengano «definiti nuovi criteri di redazione per le linee guida» e in particolare che «l’attivazione dei tirocini extracurriculari andrà circoscritto alle persone con difficoltà di inclusione sociale». Secondo il ministro Orlando vanno intese con questa dicitura le persone «con maggior necessità di formazione professionale». Le Regioni, rimaste finora fuori dal dibattito, hanno però l’ultima scelta: sono loro a detenere in via esclusiva la competenza normativa in materia di tirocini extracurriculari e decidere come e se applicare questa modifica. La sensazione è che si sia in una fase di stallo sul testo. La Repubblica degli Stagisti ha contattato tutte le regioni per capire quale fosse la situazione. E la prima conclusione è che l’interpretazione di Orlando sulla difficoltà di inclusione non è in realtà quella dei soggetti interpellati. Situazione confermata dall'assessore al lavoro della regione Umbria, Michele Fioroni: «Il confronto tra il Governo e le Regioni per la definizione di nuove linee guida non è ancora iniziato e verterà, verosimilmente, intorno alla definizione del target dei “soggetti con difficoltà di inclusione sociale”»Il primo a rispondere alle richieste di informazioni della Repubblica degli Stagisti è stato l’assessore alle attività produttive della Regione Campania, Antonio Marchiello, che ha spiegato come «già la normativa regionale in materia di tirocini offre un quadro di particolare favore riguardo ai soggetti a rischio di inclusione sociale, il cui grado di protezione sarà ulteriormente potenziato nell'ambito della definizione del nuovo disegno di legge in materia di mercato del lavoro che l'assessorato al Lavoro sta approntando proprio per rafforzare tali esigenze». L'assessore campano conferma come «allo stato attuale le linee guida previste dall’articolo 1 comma 721 della Legge di Bilancio 2022 non risulta siano state portate all’attenzione della Conferenza permanente Stato-Regioni», e che «la volontà della Regione Campania in ordine all’attuazione dei tirocini extracurriculari in favore dei soggetti a rischio di emarginazione sociale, sarà ulteriormente argomentata nell’ambito della Conferenza delle regioni con l'auspicio che si pervenga ad ulteriori forme di tutela e di integrazione sociale, professionale e lavorativa per le categorie più deboli».Anche Pietro Quaresimale, assessore al lavoro della Regione Abruzzo, ribadisce che «non esiste al momento alcuna bozza del nuovo testo» e finora su questo argomento «è emerso nel corso dei lavori della competente Commissione una presa di posizione piuttosto assertiva da parte delle Regioni che hanno evidenziato il mancato preventivo coinvolgimento decisionale delle stesse e la volontà di rivedere la citata previsione normativa» per facilitare l’inserimento lavorativo dei giovani tenendo conto «di ogni possibile azione di controllo per evitare distorsioni e abusi della misura». Quaresimale spiega alla Repubblica degli Stagisti di condividere il principio ispiratore delle disposizioni contenute nella Legge di Bilancio, evitare un uso distorto degli stage extracurriculari, ma «se per espressa e letterale previsione legislativa si circoscrivesse l’applicazione e utilizzo dei tirocini extracurriculari solo in favore dei soggetti con difficoltà di inclusione sociale, di fatto si realizzerebbe una quasi totale abolizione di questo istituto. Ricordo, invece, che il tirocinio extracurriculare è uno degli strumenti più diffusi di politica attiva del lavoro e, se correttamente utilizzato, rappresenta ancora una efficace modalità di inserimento del mondo del lavoro».Il legislatore nazionale, però, spiega Quaresimale, «è intervenuto in maniera unilaterale e senza consultare preventivamente le Regioni, su una materia di loro competenza legislativa». A inizio marzo, racconta l’assessore abruzzese, «c’è stato un primo incontro a livello politico tra il ministro del lavoro e gli assessori regionali: si è deciso di proseguire il confronto a livello tecnico per ampliare la possibilità di attivare tirocini extracurriculari non solo in favore di soggetti fragili».Già prima della legge di bilancio, comunque, il ministero del Lavoro aveva manifestato alle Regioni delle perplessità sulla difficoltà di inserimento dei giovani neet nel mondo del lavoro «dichiarando di voler delimitare in modo specifico l’ambito di applicazione del tirocinio extracurriculare e dell’apprendistato professionalizzante onde evitare sovrapposizioni e abusi reciproci», spiega Alessio Piana, presidente della III Commissione consiliare permanente Attività produttive, cultura, formazione e lavoro della Regione Liguria. Poi è entrata in vigore la legge 234 dando indicazione alle Regioni di restringere l’applicazione ai soggetti con difficoltà di inclusione sociale a fronte di «un trend di attivazioni e conseguenti trasformazioni in rapporti di lavoro che in Liguria si è confermato in costante crescita nonostante l’emergenza Covid». E pur condividendo la preoccupazione di un uso distorto, il presidente Piana ritiene che «la soluzione per evitare gli abusi potesse essere ricercata nel rafforzamento concreto degli strumenti di monitoraggio e delle sanzioni connesse ad utilizzi distorti, piuttosto che nella circoscrizione di tale strumento a determinate categorie di utenti, come quella dei soggetti con difficoltà di inclusione sociale». La Liguria – che aveva già elaborato una proposta di revisione di questa disciplina, poi posticipata viste le novità introdotte dalla legge di bilancio – «è sostanzialmente allineata con le altre Regioni, che sul punto hanno già espresso al ministero la necessità di un preliminare incontro politico in merito».Salendo più a nord la scelta del Governo continua a non riscuotere molto successo. «La decisione del livello centrale di circoscrivere l’utilizzo dello strumento ai soli destinatari caratterizzati da fragilità, pur condivisibile nella ratio, presenta alcune criticità nell’applicazione pratica», spiega Carla Riccardi, coordinatore dell’assessorato allo sviluppo economico, formazione e lavoro della regione Valle d’Aosta. Qui il tirocinio è stato fortemente promosso e diffuso «sia nella sua accezione più tradizionale, sia per quanto riguarda l’area dell’inclusione». Non si condivide l’impostazione visto che la Regione ritiene «che lo strumento del tirocinio extracurriculare debba poter continuare a esistere anche per i soggetti non caratterizzati da particolari situazioni di fragilità, che necessitano comunque di un periodo di durata variabile di formazione e orientamento all’interno dell’azienda ai fini del loro inserimento lavorativo». In aggiunta, secondo Riccardi, diventa fondamentale «potenziare il ruolo di monitoraggio anche mediante la creazione di appositi sportelli presso i centri per l’impiego, che controllino da vicino l’uso corretto dello strumento da parte delle aziende, per scongiurarne l’abuso».Stessa posizione in Friuli Venezia Giulia. «A prescindere dal tema della legittimità costituzionale è importante venire al merito della questione», spiega l’assessora al lavoro Alessia Rosolen, aggiungendo che «la preoccupazione circa il verificarsi di abusi nell’utilizzo dello strumento del tirocinio è lodevole e meritoria di attenzione, tuttavia la sensazione è quella di trovarsi dinnanzi alla solita posizione di bandiera che rischia di compromettere il sano utilizzo di uno strumento di inserimento lavorativo molto potente». L’applicazione della disposizione è subordinata a un accordo da definirsi in Conferenza Stato Regioni e «quella sede può costituire l’occasione per rettificare l’orientamento di questa disposizione normativa. Si cercherà di mitigare la portata di una disposizione che giudichiamo quantomeno avventata: il tema è evitare abusi nell’utilizzo, non cancellare uno strumento utile. Verrebbe da pensare che questa disposizione sia frutto di un approccio ideologico preconcetto e assolutista». Anche perché per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia «non si ha la sensazione di un generalizzato utilizzo distorto, forse grazie alle scelte fatte dalla Regione», visto che in Friuli i tirocini sono promossi da servizi pubblici, «in via principale i Centri per l’Impiego e poi gli Enti di formazione, le Università e le scuole. Le scuole intervengono principalmente sui tirocini estivi ma anche in questo caso, poiché le scuole spesso hanno difficoltà a svolgere queste attività durante il periodo estivo, la Regione svolge un ruolo di supplenza tanto che la maggioranza dei tirocini estivi sono promossi dai Centri di Orientamento Regionali. Probabilmente il ruolo di soggetto promotore in capo a Servizi Pubblici o comunque vicini al settore pubblico, consente una valutazione severa della sussistenza dei requisiti. Non è infrequente infatti che i Centri per l’Impiego neghino o rimodulino le proposte di tirocinio che pervengono dalle aziende». Il ruolo centrale dei servizi pubblici nella promozione del tirocinio «è stato da più parti criticato, però può rivelarsi un’efficace contromisura al verificarsi di abusi». E sempre dal Friuli, dalla segreteria di Alberto Budai, presidente della II Commissione permanente, arriva conferma che il tema di riforma delle linee guida «non è stato oggetto di discussione né risulta che siano pendenti dei progetti di legge con il medesimo tema».Dall’Umbria l’assessore al lavoro Michele Fioroni precisa che «La normativa regionale, già prevede,  forme di controllo per prevenire eventuali abusi e il contingentamento dei tirocini extracurriculari attivabili». Lo fa con «la creazione di una black list per i soggetti ospitanti che attivano lo strumento senza poi mai procedere con l’assunzione almeno di una quota dei tirocinanti ospitati» e aggiunge che «Il confronto tra il Governo e le Regioni per la definizione di nuove linee guida non è ancora iniziato e verterà, verosimilmente, intorno alla definizione del target dei “soggetti con difficoltà di inclusione sociale”». Su questo punto Fioroni auspica che si trovi un accordo per includere i giovani inoccupati e i disoccupati di lunga durata. «Occore evitare che il tirocinio extracurriculare venga utilizzato per soggetti già in possesso di competenze spendibili sul mercato del lavoro» conclude «ma anche prestare attenzione nel non limitarlo ai target fortemente svantaggiati difficilmente occupabili che lo trasformerebbe in una politica sociale funzionale solo all’erogazione di indennità. Trovare il giusto mix che ne limiti quanto più possibile l’uso distorto e ne valorizzi la finalità formativa e di inserimento».Insomma sulla revisione della disciplina sembra di essere in alto mare. Il tic tac delle ore passa, per essere nei tempi mancano poco più di due mesi. Ma per ora delle nuove linee guida per i tirocini extracurriculari non si vede nemmeno l’ombra. Marianna Lepore

Nuove regole sugli stage, ecco cosa sta veramente succedendo tra ministero e Regioni

Che cosa cambierà nella disciplina dei tirocini extracurriculari? A che punto è il percorso di revisione? Sono domande legittime perché la legge di bilancio 2022 ha scritto nero su bianco che le regioni hanno 180 giorni per formulare nuove linee guida. Il countdown è cominciato il primo gennaio. La Repubblica degli Stagisti ha contattato la Conferenza Stato Regioni per capire a che punto è il confronto. Alessandra Nardini, l’assessore all’istruzione della regione Toscana che ha il coordinamento della commissione Lavoro e formazione professionale della Conferenza, ha preferito non concedere l’intervista con la motivazione che proprio in queste settimane è in atto l’interlocuzione tra Governo e Regioni. Eppure, a 100 giorni dall’inizio della discussione, sarebbe fondamentale capire quali sono le posizioni e i dubbi delle Regioni su come recepire i contenuti del comma 721 della legge di Bilancio. Che stabilisce vengano «definiti nuovi criteri di redazione per le linee guida» e in particolare che «l’attivazione dei tirocini extracurriculari andrà circoscritto alle persone con difficoltà di inclusione sociale».Quel che è certo è che c'è stato un primo incontro il 9 marzo tra gli assessori delle commissioni X e XI della Conferenza Stato-Regioni e il ministro Orlando per concordare «l’avvio di un confronto tecnico volto a meglio definire sia gli ambiti di applicazione delle previsioni contenute nella Legge di Bilancio 2022 sui tirocini extracurriculari sia per avviare una riflessione in merito ai possibili miglioramenti della normativa in materia di apprendistato professionalizzante». E poi un incontro della Commissione in Conferenza Stato Regioni il 16 marzo. Nardini afferma, durante quest’ultimo incontro, che «Le regioni sono concordi nel voler spingere su un maggior utilizzo dell’apprendistato tant’è che abbiamo chiesto e condiviso con il ministero di lavorare a una sua revisione, facilitandolo»,  ma «ci sono posizioni diverse sulla valutazione dello stage extracurriculare, pur riconoscendo tutti che non può essere cancellato ma normato affinché ci sia corretto utilizzo e maggior attenzione nei controlli».Pochi giorni fa, il 6 aprile, è stata invece la volta del ministro del lavoro, Andrea Orlando, intervenuto nell’ambito dell’indagine conoscitiva promossa dalla XI Commissione Lavoro al Senato sul tema "Strumenti di ingresso nel mercato del lavoro: stage, tirocinio, apprendistato". Il ministro ha ribadito che lo scopo è «comprendere come spostare l’occupazione giovanile da strumenti più precari come il tirocinio a strumenti più stabili e veri contratti di lavoro, come l’apprendistato».  Per questo si «richiede un intervento normativo ampio che armonizzi i vari strumenti in questione: tirocinio curriculare, extracurriculare e apprendistato». Anche perché è la cronaca a ricordare come l’incertezza occupazionale, propria anche degli stage, porti a scaricare ulteriormente sui giovani le difficoltà economiche. «Lo abbiamo visto durante i lockdown: i primi a essere lasciati a casa nonostante il blocco dei licenziamenti sono stati i precari con contratti a termine, che semplicemente non sono stati rinnovati, e i giovani in stage, perché ad essi non si applicano le tutele del lavoro dipendente», continua a spiegare il ministro Orlando nel suo intervento in Commissione di una decina di giorni fa.  In questo contesto si cala l’approvazione di nuove linee guida per i tirocini extracurriculari entro giugno. Nelle dichiarazioni di Orlando, però, c’è una novità importante: «l’elemento più innovativo e al tempo stesso divisivo della norma riguarda l’azione sulla platea, in quanto i tirocini extracurriculari dovranno essere circoscritti ai soggetti con maggiore distanza dal mercato del lavoro, in questo senso va intesa la dicitura “difficoltà di inclusione sociale”, e cioè con maggior necessità di formazione professionale».Un’interpretazione sui destinatari del provvedimento che giunge nuova, che cambierebbe il concetto finora applicato per “inclusione sociale” e che non è nota a nessuna delle Regioni contattate dalla Repubblica degli Stagisti. Durante il suo intervento inoltre il ministro ha risposto anche a quanti contestano l'idea di abolire uno strumento di politica attiva efficace per l’inserimento spiegando che «i dati mostrano che i tirocini oggi vengono svolti prevalentemente nei confronti dei soggetti più qualificati, che potrebbero essere assunti con veri contratti, e che le assunzioni al termine del tirocinio sono concentrate sempre tra i più qualificati». Mentre il contratto principe per entrare in azienda «deve diventare l’apprendistato», consentendo un’occupazione sempre di qualità.Ma le Regioni hanno il boccino in mano: sono loro, che una sentenza della Corte Costituzionale ha sancito detenere in via esclusiva la competenza normativa in materia di tirocini extracurricolari, a dover decidere se e come tradurre il comma 721 e renderlo praticabile. E non sembrano condividere la posizione del ministro Orlando.Marianna Lepore

Che ne è stato dello stage a distanza adesso che l'emergenza Covid è finita? Le risposte Regione per Regione

È passata ormai una decina di giorni dalla fine dello stato di emergenza e cosa sta succedendo agli stage da remoto? Possono continuare o no? Lombardia e Veneto sono state le prime Regioni a pronunciarsi, e hanno deciso di comportarsi in maniera opposta: la Lombardia continua ad attivare e svolgere tirocini in “smart internshipping”, il Veneto no.La Repubblica degli Stagisti ha contattato nel frattempo tutte le regioni per chiedere qual era il comportamento adottato e rispondere a tre domande: con la fine dello stato di emergenza la possibilità di realizzare tirocini da remoto autorizzata nel 2020 viene meno o questa autorizzazione permane anche dopo il primo aprile 2022? Si possono attivare nuovi tirocini totalmente da remoto o in modalità mista presenza/remoto? E quelli già in corso in una di queste due modalità possono proseguire senza modifiche, o è obbligatorio tornare tutti in presenza?Gli aggiornamenti pian piano stanno arrivando: ultima in ordine di tempo è stato il Lazio con una nota arrivata l'11 aprile. Al momento non tutte le regioni si sono espresse. Ecco i risultati della prima ricognizione. Come la Lombardia consentono la prosecuzione della modalità smart internshipping (per sempre o per un tempo limitato, solitamente i prossimi sei mesi)  Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo, Calabria. Negano invece la possibilità di prosecuzione o attivazione a distanza di tirocini extracurriculari, o non si esprimono in materia lasciando decadere i provvedimenti (che erano validi solo fino al termine dello stato di emergenza) Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Marche, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Sardegna e Sicilia.Innanzitutto bisogna premettere che vi sono quattro Regioni che non hanno mai consentito lo smart internshipping, o l’hanno attivato per brevissimi periodi, e ora continuano a non consentirlo. Si tratta di quattro territori posti agli estremi opposti dei confini italiani: Trentino Alto Adige, Valle D'Aosta, Puglia e Sicilia. In Trentino Alto Adige «fin dall’inizio della pandemia non è stato autorizzato lo svolgimento di tirocini in modalità da remoto, in quanto si è considerato che tale opzione fosse poco affine a salvaguardare la natura formativa del tirocinio» spiega alla Repubblica degli Stagisti Luca Aldrighetti, dirigente di Agenzia del Lavoro, servizio attività per il lavoro, i cittadini e le imprese della Provincia autonoma di Trento. Questo, spiega, «anche in relazione alla necessaria presenza del tutor aziendale che nella modalità smart working viene meno. Questa linea è stata mantenuta sia nel periodo del lockdown che successivamente».Anche la Valle d’Aosta non ha mai consentito lo stage a distanza ma è stata nel 2020 tra le prime regioni a ripartire con i tirocini extracurriculari in presenza. Nulla è previsto rispetto alla possibilità oggi di attivare o svolgere tirocini da remoto, nemmeno nell’ultima revisione della disciplina regionale dei tirocini extracurriculari approvata nel giugno dello scorso anno.In Puglia lo stage a distanza non è stato mai consentito se non per una piccola parte riferita agli aspetti teorici. Nel marzo 2020, infatti, l’assessore al lavoro Sebastiano Leo aveva deciso con una delibera di giunta regionale di sospendere tutti i tirocini extracurriculari senza autorizzare la possibilità di smart internshipping. La ripresa in presenza era stata possibile solo tre mesi dopo.  Nel novembre 2020 la nuova ordinanza 407 della Regione aveva consentito lo svolgimento in fad per la parte teorica degli stage.In Sicilia lo scoppio della pandemia ha fatto inizialmente sospendere i tirocini all’epoca attivi, salvo poi consentire con l’ordinanza numero 21 del 17 maggio 2020 lo svolgimento dei tirocini rispettando le linee guida e sempre con l’adozione di adeguati mezzi di protezione individuale. Senza mai consentire lo smart internshipping. Che quindi ora con la caduta dello stato di emergenza continuerà a non essere contemplato come possibilità.A queste quattro regioni se ne aggiungono cinque (oltre al Veneto, qui articolo a parte) che hanno deciso di non consentire più lo stage da remoto.In Campania dopo la prima fase emergenziale è stata un'ordinanza del maggio 2020 a stabilire come proseguire i tirocini extracurriculari durante la pandemia, e a prediligere la modalità a distanza. Ma se questa applicazione è incompatibile «è svolta in presenza, purchè nell’ambito dei servizi e delle attività commerciali e produttive consentiti sul territorio regionale». Non essendo intervenuti altri provvedimenti, i tirocini sono da considerarsi possibili solamente in presenza, ma la Regione non ha ancora fornito una risposta univoca alla Repubblica degli Stagisti. In Sardegna durante tutta la prima fase della pandemia, nel 2020, «la maggior parte dei tirocini extracurriculari ha potuto proseguire l’attività in modalità smart working», come ha dischiarato l'assessore al lavoro Alessandra Zedda. A giugno 2020 erano stati riattivati i tirocini extracurriculari in presenza in azienda autorizzando sia nuove attivazioni sia la prosecuzione di quelli cominciati in smart internshipping. Essendo provvedimenti emergenziali, tornata la normalità resta consentito solo lo stage in presenza: anche in questo caso si attende la conferma ufficiale.Nella regione Marche durante la fase emergenziale è stato resa disponibile la modalità del tirocinio a distanza, sia l’attivazione sia la prosecuzione di stage già avviati. I provvedimenti del 2020 e del 2021, fanno però riferimento solo al periodo Covid. Non essendo intervenuti altri provvedimenti è presumibile che tale modalità non sia al momento possibile.In Basilicata con lo scoppio della pandemia nel 2020 i tirocini extracurriculari erano stati tutti sospesi, salvo poi consentirne la prosecuzione a distanza. Non essendo intervenuti altri provvedimenti, ad oggi con la caduta dello stato di emergenza resta consentito solo lo stage in presenza. Maria Leone dalla Direzione generale per lo sviluppo economico, il lavoro e i servizi alla comunità dice solo alla Repubblica degli Stagisti che la Basilicata «si atterrà  a tutte le disposizioni intervenute e che interverranno a livello nazionale  in materia di tirocini extracurriculari». In Molise una determinazione del direttore del III dipartimento del maggio 2020 aveva permesso lo svolgimento anche da casa dei tirocini in modalità assimilabile alla formazione a distanza. Lo stage a distanza era stato autorizzato anche per le nuove attivazioni. A dicembre del 2021 sono state, invece, pubblicate le nuove disposizioni operative in materia di tirocini extracurriculari estendendo l’ambito applicativo della certificazione verde anche agli stagisti per il loro rientro in azienda. Non essendo intervenuti altri provvedimenti è presumibile che al momento sia possibile solo lo stage in azienda. Otto Regioni hanno scelto invece di consentire, come la Lombardia, la prosecuzione dello smart internshipping.Nel Lazio la Regione si è pronunciata proprio l'altroieri, l’11 aprile, aggiornando le disposizioni in vigore con la circolare 0359517. «La modalità ordinaria di svolgimento delle attività di tirocinio rimane quella in presenza in quanto si tratta di attività di formazione sul campo», spiega Claudio Di Berardino, assessore al lavoro, scuola e formazione. Ma «si potrà prevedere lo svolgimento parziale delle attività formative da remoto» sempre che i contenuti del progetto formativo individuale si prestino alla loro attuazione in termini di apprendimento, orari e tutorship, mediante tecnologie digitali assicurando il raggiungimento degli obiettivi formativi. In Emilia Romagna già a inizio marzo sono state predisposte delle faq sul sito dedicato alla formazione con informazioni a riguardo. «Anche dopo la scadenza del termine dell’emergenza sanitaria sarà possibile avviare o proseguire il percorso formativo con modalità a distanza a condizione che sussistano le condizioni logistiche, organizzative e che tali modalità consentano lo svolgimento delle attività previste nel progetto formativo» spiega Katia Pedretti dell’Agenzia regionale per il lavoro dell’Emilia Romagna. In Piemonte era già previsto «che l’adozione della modalità agile nei percorsi di tirocinio debba essere ammessa esclusivamente dall’impossibilità di garantire le misure di prevenzione e sicurezza richieste dalle attuali disposizioni nazionali e non come modalità ordinaria di svolgimento del tirocinio» spiega oggi alla Repubblica degli Stagisti l’Ufficio comunicazione della Direzione istruzione, formazione e lavoro. Per questo motivo «si conferma quanto previsto dalla determinazione dirigenziale numero 820 del 31 dicembre 2020 che prevede la decadenza delle misure straordinarie finora adottate, come la modalità agile per i tirocini, dopo 90 giorni dal termine dello stato di emergenza, pertanto al 30 giugno 2022». Questo significa che al momento è possibile svolgere o attivare tirocini extracurriculari sia in presenza, sia in smart internshipping, sia in modalità mista. Dopo fine giugno dovranno tornare irrimediabilmente in sede.In Toscana è stata la delibera 362 del 28 marzo della Giunta regionale a stabilire il futuro per lo stage a distanza.  Nel testo si prevede un «ripristino graduale del regime ordinario per le attività formative finanziate e riconosciute dalla Regione». Nello specifico si consente «per un periodo ulteriore, pari a sei mesi decorrenti dal 1 aprile 2022»  lo smart internshipping, che terminerà il primo ottobre 2022.In Calabria si è deciso di prorogare la formazione a distanza «al cento per cento per i prossimi sei mesi, al fine di completare i corsi già autorizzati o attivati in fase emergenziale con le stesse modalità d’avvio» dice alla Repubblica degli Stagisti Giusi Princi, vicepresidente della Regione con delega alla formazione. «Dal primo aprile, grazie alla delibera di giunta 133 del 28 marzo, la formazione professionale potrà svolgersi in due modalità: ordinaria o transitoria. Nel primo caso il monte ore d’aula sarà suddiviso, metà in presenza e metà a distanza, mentre in modalità transitoria sarà accettata la formazione completamente a distanza». Anche in questo caso si è optato per un periodo di transizione, fino al 30 agosto 2022. Dopo quella data sarà possibile solo la formazione in presenza.In Liguria si è scelto di «dare continuità all’esperienza dei tirocini extracurriculari in modalità agile», come spiega Andrea Cacciavillani dal dipartimento agricoltura, turismo formazione e lavoro della Regione, «con la deliberazione di giunta regionale 238 del 2022 ad oggetto “Disposizioni relative allo svolgimento dei tirocini extracurriculare in modalita agile, “totale” o “mista”». Lo smart internshipping si è «rivelato una valida risorsa nel periodo emergenziale e si ritiene possa continuare ad esserlo in regime ordinario». Oggi, quindi, è consentita l’attivazione di tirocini in modalità smart internshipping, totale o mista, «a tutte le imprese la cui attività sia compatibile con tale forma di svolgimento del tirocinio e che siano in grado di assicurare efficacemente il raggiungimento degli obiettivi previsti nel progetto formativo. È consentita anche la trasformazione dei tirocini da modalità in presenza a smart working e quelli avviati in regime emergenziale in questa modalità possono ovviamente proseguire senza subire modifiche». Non ci sono, quindi, scadenze nell’adottare lo stage a distanza.   In Abruzzo a inizio mese è stata approvata una delibera in cui si stabilisce che «in via transitoria fino all’approvazione delle nuove linee guida sui tirocini, a fronte delle modifiche apportate dalla legge di stabilità, rimane in vigore l’attuale disciplina derogatoria per la pandemia. Quindi ammissione dei tirocini in smart training», spiega alla Repubblica degli Stagisti Sante Iavarone dell’ufficio comunicazione del dipartimento lavoro e sviluppo economico. Questo significa che fino al 30 giugno i nuovi tirocini si possono attivare in qualsiasi modalità: mista, solo in smart internshipping, solo in presenza. Anche i tirocini già in corso possono proseguire senza alcuna modifica.Situazione simile in Umbria, che il 31 marzo con la determinazione direttoriale numero 368  ha approvato le nuove linee guida per l’erogazione dei corsi di formazione a distanza  applicabili dal primo aprile a tutte le attività formative già avviate o che si avvieranno entro sei mesi dalla data di cessazione dello stato di emergenza. La deroga è applicabile a «tutte le attività avviate entro il 30 settembre 2022, per l’intera durata dei corsi laddove lo stesso sia inferiore a 12 mesi, ovvero fino al dodicesimo mese per i corsi di durata pari o superiore a 12 mesi».Marianna Lepore[Foto a destra di ThisisEngineering RAEng, tratta da Unsplash][Foro di apertura di nodstrum  credit to lyncconf.com]

Stage da 1.300 euro al mese a Helsinki, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche apre venti opportunità

Sono aperte fino al giorno della Festa della Liberazione, lunedì 25 aprile, le candidature per partecipare ai tirocini offerti dall'European Chemicals Agency (Echa), l'agenzia di Helnsinki, in Finlandia, che si occupa di controllo sull'uso delle sostanze chimiche. «Implementiamo la legislazione Ue sull'uso delle sostanze chimiche» si legge alla sezione 'mission' sul sito, «allo scopo di proteggere la salute e l'ambiente». Un lavoro che contribuisce «al buon funzionamento del mercato interno, all'innovazione e alla concorrenza dell'industria europea della chimica». Le tornate di tirocinio in questa agenzia sono due all'anno, con un rimborso spese di 1300 euro mensili più la copertura parziale delle spese per il viaggio. E si aprono rispettivamente «il primo marzo e il primo settembre» spiega alla Repubblica degli Stagisti Nedyu Yasenov dell'ufficio stampa Echa. Durano dai tre ai sei mesi, massima estensione non prorogabile. Il totale degli stagisti per ogni sessione «è di circa una ventina di selezionati», per cui in un anno l'agenzia ne accoglie circa quaranta. «La media di candidature per ogni tornata è di 500 richieste» prosegue Yasenov. Un numero molto cresciuto negli anni della pandemia se si pensa che solo due anni fa, a ottobre 2020, l'Echa raccontava alla RdS di riceverne circa 130 in tutto. E gli italiani, anno dopo anno, si confermano tra gli aspiranti stagisti più solleciti: «Pur non avendo contato quante di queste candidature fossero provenienti dall'Italia» chiarisce l'addetta stampa, «gli stagisti vostri connazionali selezionati sono stati a marzo 2021 sette su venti, e a settembre dello stesso anno quattro su diciotto».  Il boom di presenze si era già verificato nel 2020, con undici stagisti italiani in totale, contro i sei del 2019, e i tre del 2018. Segno che nel tempo l'agenzia si è fatta conoscere, ma anche sintomo del malessere che attraversa il mercato del lavoro italiano, circostanza che spinge spesso a guardare oltre i confini nazionali. Nonostante il Covid che, seppure superata la fase di emergenza, ha lasciato il segno nella modalità di svolgimento dei tirocini: «Possono realizzarsi anche da casa» puntualizza Yaserov, ma come per tutti gli altri dipendenti dell'agenzia, «vale la regola del minimo di due giorni in ufficio». Da casa sì dunque, ma questa dovrà essere nella stessa città dell'agenzia. Chi si candida ora avrà dunque l'opportunità di partire alla volta di Helsinki per iniziare lo stage il primo settembre. Si può fare domanda entro il 25 aprile a mezzogiorno (11 ora di Helsinki), candidandosi a una delle 23 posizioni aperte – ma è possibile anche inviare una candidatura aperta, non collegata a una specifica posizione, come è chiarito sul sito. Si va dall'Hazard Assessment, «per familiarizzare con i test non su animali» è scritto, «e sviluppare competenze nell'uso dei modelli QSAR», al Risk Management «per l'analisi delle alternative in sostituzione dei prodotti chimici», al dipartimento Affari legali per il supporto «nelle controversie davanti al Tribunale europeo o nelle ricerche sui casi giurisprudenziali». I dipartimenti a caccia di stagisti sono anche altri, e per ognuni posizione i requisiti sono diversi a seconda del campo di attività. Per il legale è necessaria la laurea in legge e la conoscenza dell'ordinamento europeo, per l'unità Hazard la laurea in Chimica, Biologia o Farmacia, per il Risk Management la laurea in Economia. Per tutti, per candidarsi è sufficiente aver completato solo il triennio, ma più in generale per partecipare è richiesta la conoscenza dell'inglese, oltre alla cittadinanza europea e l'assenza di precedenti esperienze presso le istituzioni dell'Ue di oltre otto settimane. Vengono contattati unicamente i candidati che hanno passato la prima selezione e che dovranno sottoporsi a una intervista telefonica o in presenza. Prima di partire occorre anche stipulare una polizza assicurativa che sia valida in Finlandia, obbligatoria per lo svolgimento del tirocinio. «Davvero interessante poter applicare nella pratica le mie conoscenze sulle scienze ambientali» afferma Nicola Tecce, ex stagista presso la Evaluation Unit nel corso del dottorato di ricerca. Il suo racconto è pubblicato sul sito dove si raccolgono le testimonianze degli ex. «È stata anche una grande opportunità per capire una realtà differente rispetto a quella sperimentata durante gli studi, e per collaborare con una squadra di scienziati». Elisa Grabbe, tedesca, ha fatto pratica invece presso il Board of Appeal dell'Echa e dice di «essersi potuta addentrare nel sistema amministrativo dell'Ue e in come lavora un'agenzia europea». Si è appassionata al punto che le piacerebbe in futuro «lavorare di nuovo in un'agenzia». E infine Ana Rodés, dalla Spagna, stagista presso l'unità di Comunicazione: «Mi sono occupata di predisporre pubblicazioni e produrre contenuti per l'intranet. Così come di dare supporto per l'organizzazione degli eventi». Per lei c'è stato anche il lieto fine, perché, una volta concluso il tirocinio, dall'Echa è arrivata un'offerta per un impiego a tempo determinato presso l'agenzia. Un'opportunità che può presentarsi al termine di uno stage presso un'istituzione europea, ma che non può tradursi in un lavoro a tempo indeterminato che richiede invece – trattandosi di un ente pubblico – il superamento di un concorso.laria Mariotti