Il Covid non ha fermato i tirocini, i dati del triennio 2019-2021

Luisa Urbani

Luisa Urbani

Scritto il 11 Mar 2023 in Notizie

anpal assunzione post stage dati su stage monitoraggio probabilità di essere assunti rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie

Anche la pandemia non è riuscita a frenare la marea dei tirocini: tra il 2019 e il 2021 ne sono stati attivati oltre 900 mila. A dirlo è Anpal, l'Agenzia nazionale per le politiche del lavoro, nel terzo Rapporto di monitoraggio nazionale in materia di tirocini extracurriculari. Un testo realizzato insieme all’ Inapp  e prezioso per tutti quelli che si occupano di stage e mondo del lavoro.

stage lavoroIl monitoraggio, pubblicato a fine 2022, è basato sull’analisi delle informazioni provenienti dal Sistema unitario delle Comunicazioni Obbligatorie sui rapporti di lavoro dipendente, parasubordinato e in somministrazione e sui tirocini extracurricolari. Aggiornato a settembre 2022, il testo analizza le caratteristiche delle esperienze e gli esiti dei tirocini (solo quelli extracurriculari) realizzati tra il 2019 e il 2021, anni in cui l’intero Paese, incluso il mondo del lavoro, è stato rivoluzionato dalla pandemia. L’impossibilità di continuare a svolgere il tirocinio a causa delle restrizioni imposte dal Covid-19 non si è fortunatamente tradotta per forza nell’interruzione delle attività: ai tirocinanti è stata data, nella maggior parte dei casi, l’opportunità di riavviare l’esperienza formativa al termine del periodo di lockdown oppure di svolgerlo in una modalità differente grazie ad inteventi normativi ad hoc.

A partire dal 2020, infatti, numerose disposizioni sia nazionali che regionali, sono stati adottati per cercare di contenere e gestire l’emergenza sanitaria. Dal momento che il tirocinio non costituisce rapporto di lavoro, nel periodo di lockdown diveniva implicitamente impossibile per i tirocinanti recarsi presso la sede del soggetto ospitante.Tuttavia, mentre alcune Regioni (Calabria, Puglia, Sicilia, Valle d’Aosta, Provincia di Trento) hanno optato per il blocco dei tirocini, la maggior parte ha concesso la possibilità di proseguire le esperienze a distanza, introducendo quella peculiare modalità di svolgimento del tirocinio che alcune Regioni hanno denominato “smart training”. Una forma assimilabile allo smart working nella forma, ma differente nella sostanza e nei fini. La possibilità di svolgimento a distanza, che ovviamente riguardava soltanto quei tirocini le cui attività formative potevano essere svolte da remoto, era vincolata al rispetto di determinate condizioni che consentissero di salvaguardare la natura e il valore formativo del tirocinio. La fine del lockdown però non si è tradotta in un ritorno alla situazione pre-pandemia, tanto è vero che diverse Regioni, pur riammettendo i tirocini in presenza, hanno mantenuto il “tirocinio agile” come una possibile modalità di svolgimento.

Nel rapporto vengono esaminati i contenuti delle Linee guida sulla qualità dei tirocini a partire dalle prime emanate nel 2013 e poi aggiornate nel 2017 e il loro recepimento da parte delle singole regioni alla luce dell’intervento normativo in tema di tirocini (Legge di Bilancio 2022), che introduceva alcune novità che non implicavano semplicemente un aggiornamento o un’integrazione dell’impianto normativo esistente, ma ne prospettavano una radicale revisione.

La disposizione più significativa e rilevante, per le profonde conseguenze che avrebbe potuto produrre in ordine all’attuazione dei tirocini extracurriculari, consisteva nella limitazione della platea dei destinatari ai soli “soggetti con difficoltà di inclusione sociale”. L’effetto più evidente dell’applicazione di questo principio sarebbe consistito in una drastica riduzione dei potenziali destinatari della misura e, conseguentemente, in un netto calo delle attivazioni.

Negli anni analizzati (2019-2021) sono stati attivati poco più di 910 mila i tirocini. Di questi, 329 mila nel 2021, un valore a livelli pre-pandemici, dopo il calo rilevante registrato nel 2020 che ha segnato un  -36,5%.  782mila, invece, sono gli individui coinvolti in un’esperienza di tirocinio extracurriculare dal 2019 al 2021 (il numero è più piccolo del precedente perchè una stessa persona può aver fatto più di uno stage) e poco più di 297mila le imprese che hanno ospitato almeno un tirocinante.

I dati analizzati rilevano una mobilità geografica minima nello svolgimento dei tirocini. Nel 2021 si rileva un tasso di mobilità interregionale del 9,3% e un tasso di mobilità inter-area del 7,2%; non si deve però dimenticare che la riduzione della mobilità è anche legata, in due dei tre anni di questo specifico triennio, all’emergenza sanitaria. Lo spostamento di tirocinanti che effettuano la propria esperienza in una regione diversa da quella di domicilio interessa soprattutto il Mezzogiorno e in misura minore anche il Centro Italia. Le regioni del Nord sono dunque caratterizzate dalla maggiore capacità di attrazione e sono ancora i territori di maggiore destinazione delle esperienze di tirocinio. A spostarsi sono prevalentemente i giovani adulti, di età compresa tra i 25 e i 29 anni, e le persone della fascia di età successiva (30-34 anni). La maggior parte di loro ha una laurea.

Il Covid però ha influenzato anche i tempi di conclusione dei tirocini
. Nell’anno di inizio della crisi pandemica, infatti, diminuiscono i tirocini conclusi nei tempi previsti: sono il 43,2%. E osservando la durata dei tirocini nel triennio si evidenzia un picco dei tirocini conclusi al termine di un periodo di proroga nel 2020 (28,8%), mentre restano sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente le interruzioni (28%).

Il contesto emergenziale che ha caratterizzato il periodo analizzato secondo il Rapporto «non sembra aver condizionato negativamente gli esiti occupazionali dei soggetti il cui rapporto di tirocinio si è interrotto precocemente». Nel documento infatti si evidenzia come
«il significativo aumento delle interruzioni registrato si presta ad una doppia lettura: nonostante gli effetti negativi del covid sul corso di alcuni percorsi di tirocinio – rendendone di fatto impossibile o difficile il proseguimento – permane una quota significativa di interruzioni la cui probabile causa va ricercata nel concretizzarsi di una migliore opportunità di impiego. La durata media dei tirocini è compresa tra i quattro ed i cinque mesi (4,6), e lo scostamento tra durata prevista ed effettiva è del tutto marginale (0,1)».

Nell’area nord-orientale si osserva inoltre una più alta frequenza di interruzioni anticipate (33,9%) mentre nelle regioni del Sud i tirocini si sono più di frequente conclusi al termine di un periodo di proroga (26,8%). Le motivazioni dell’interruzione dei tirocini riguardano, il più delle volte, una scelta del tirocinante (44,5%). Solo di rado (2,5%) la decisione è del soggetto ospitante. Nel 12,3% dei casi tirocinante e azienda hanno concordato una risoluzione consensuale del rapporto di tirocinio, anticipando il termine fissato per la conclusione.

Analizzando, invece, i risultati dei tirocini extracurriculari nel periodo intercorso tra il 2019 e il 2022, Per quanto riguarda le regioni con più inserimenti non ci sono grosse novità: le percentuali più alte sono al Nord-Ovest. I dati, infatti, mostrano che il tasso di inserimento a 1 mese è al 43,2% nelle regioni del Nord-Ovest; al 32,1% al Sud e al 28,7% nelle Isole. Il Rapporto però continua ad essere vago rispetto alle tipologie di contratto utilizzate per questi “inserimenti”, e alla durata di questi contratti.

Osservando i tassi a 6 mesi, si nota che le regioni del Nord e del Centro registrano inserimenti intorno al 50%. I tirocini realizzati nelle regioni del Sud e delle Isole, invece, contano un inserimento occupazionale meno consistente: rispettivamente il 41,6% e 39,3%.
A 6 mesi dalla conclusione, la quota dei tirocini ai quali segue l’avvio di un rapporto di lavoro arriva complessivamente al 48,9%, valore comunque in diminuzione rispetto a quanto rilevato al termine del quadriennio 2014-2019 quando era pari al 54%: questo dato unisce le assunzioni presso stesso datore e quelle presso datore differente.

Peraltro, Anpal dichiara nel capitolo sugli esiti di aver scelto di non conteggiare le assunzioni dopo i 6 mesi come correlate al tirocinio: «Non sono stati considerati gli inserimenti avvenuti dopo 182 giorni (6 mesi) in quanto ritenuti più difficilmente associabili all’esperienza di tirocinio» si legge in una nota «e al contrario più frequentemente riconducibili alla molteplicità degli eventi che concorrono alla costruzione delle traiettorie di vita e di lavoro del singolo». Il punto di vista della Repubblica degli Stagisti è che tale ragionamento si possa e si dovrebbe fare già dopo 2-3 mesi; ma è già un buon punto di partenza che Anpal fermi la correlazione a 6 mesi (come abbiamo denunciato in passato, nel suo Rapporto sulle comunicazioni obbligatorie il ministero del Lavoro spinge questa correlazione fino all'assurda finestra temporale di 3 anni).

L'auspicio è che questo Rapporto possa essere utile ai decisori politici per migliorare, nei prossimi anni, l'inquadramento normativo e l'utilizzo dello strumento dello stage.

Community