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Generation4Universities, cento posti per imparare a entrare nel mondo del lavoro

Si chiama Generation4Universities ed è un’iniziativa, nata lo scorso anno, destinata a studentesse e studenti universitari di talento, finalizzata all’inserimento in un programma della durata di sei mesi finalizzato a favorire l’ingresso nel mondo del lavoro. È promossa da Fondazione Generation Italy e McKinsey & Company, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, la partnership tecnica di Mentors4U, organizzazione no-profit di mentoring gratuito, e SHL, società specializzata nella misurazione del talento, e il patrocinio della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.Il programma, che si svolge totalmente online – purtroppo la Fondazione Generation Italy non ha potuto condividere, per motivi di policy interna, con la Repubblica degli Stagisti informazioni rispetto al budget stanziato per il progetto e alla lista di aziende con cui è prevista la collaborazione, in quanto gli accordi sono in fase di finalizzazione – è rivolto in particolare a studenti delle università italiane iscritti all’ultimo anno di corso della laurea magistrale in Ingegneria, Economia, Lettere, Filosofia e Lingue, che siano in corso di studio e abbiano una media ponderata non inferiore a 28/30. 100 i posti disponibili, la scadenza per la presentazione delle candidature attraverso il sito dedicato al progetto è il prossimo 1 maggio.Obiettivo è fornire agli studenti competenze tecniche e “soft” utili ad affrontare l’inizio di un percorso professionale. Al termine del programma, tutti i partecipanti sosterranno almeno un colloquio per posizioni di stage con una delle aziende aderenti al progetto.Nel corso dei sei mesi i partecipanti effettueranno dieci giorni di formazione online su competenze trasversali, comportamentali e attitudinali e di approfondimento su conoscenze acquisite durante il percorso universitario. A seguire sono previsti, fino a luglio, un percorso di mentorship individuale e seminari professionalizzanti con i senior manager delle aziende partner. Le lezioni si terranno online. e saranno dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 18 a partire dal 9 maggio per due settimane consecutive. I quindici docenti hanno competenze diverse, tra soft e tecniche. A queste ottanta ore di lezione online si aggiungeranno complessivamete duecento ore di mentorship, divise tra ciascun partecipante – quindi circa due ore ognuno.I candidati dovranno compilare un test online composto da quattro sezioni: logica induttiva, logica deduttiva, matematica e aspetti attitudinali. La domanda di partecipazione deve essere corredata di una lettera motivazionale (lunga al massimo cinquecento parole). Chi supera questa prima selezione effettua poi un colloquio individuale.«L’iniziativa è dedicata a tutti quei giovani universitari che, nonostante il talento e l’impegno, non vedono riconosciuto il proprio potenziale sviluppo professionale a causa di ostacoli esterni, quali un contesto socio-economico sfavorevole, la mancanza di sostegno nell’orientamento professionale e l’assenza di un’adeguata mentorship» spiega alla Repubblica degli Stagisti Claudia Luongo, marketing&mobilization manager di Generation4Universities: «L’obiettivo è avvicinare i giovani laureandi all’universo lavorativo offrendo loro quelle competenze soft e tecniche fondamentali per intraprendere la loro carriera. Inoltre, tramite i seminari professionalizzanti, i partecipanti hanno l’opportunità di entrare in contatto con ceo e senior manager di alcune importanti aziende italiane e di chiedere loro dettagli sul percorso professionale e sulla posizione ricoperta in azienda e comprendere, al contempo, se quella può essere una strada da intraprendere».Il fatto che l’iniziativa si sia svolta – e continuerà a esserlo – completamente a distanza non ha rappresentato un ostacolo, anzi: «Il fatto che il corso sia online ha facilitato gli studenti provenienti da tutti gli atenei d’Italia a gestire meglio gli impegni personali o universitari».Alla prima edizione «hanno partecipato settanta giovani, equamente distribuiti in termini di genere, 35 e 35, e provenienti da una trentina di università italiane. Ventidue aziende, nazionali e internazionali, hanno preso parte al progetto in qualità di partner e sono state erogate oltre centocinquanta ore di mentorship individuale. A oggi 58 giovani hanno avviato il loro percorso lavorativo, sette hanno deciso di intraprendere altre carriere, tra cui quella accademica con il dottorato di ricerca, e cinque stanno ancora sostenendo i colloqui con le aziende in quanto prossimi al completamento del ciclo di studi».La Repubblica degli stagisti ha raccolto l’esperienza di un partecipante della prima edizione. Giacomo Galloni ha 24 anni ed è della provincia di Bologna. Ha frequentato un corso di laurea triennale in economia aziendale a Bologna e si è specializzato in marketing a Parma, conseguendo lo scorso novembre la magistrale. «A marzo dell’anno scorso frequentavo l’università a Parma e uno dei professori mi ha parlato di questo progetto, per cui ho deciso di provarci. La prima parte prevedeva un colloquio e l’invio di una lettera motivazionale. Nel corso di questa esperienza ho approfondito varie tematiche, la parte più interessante per me è stata quella delle soft skills, in particolare quando abbiamo parlato di come superare al meglio un colloquio, oppure quado abbiamo seguito una lezione dedicata al public speaking e tutto il tempo dedicato ad un project work che dovevamo fare divisi in gruppi. I docenti sono stati moltissimi, la maggior parte erano professionisti che lavorano in McKinsey, nelle aziende partner del progetto e professionisti del network Mentors4U. In aggiunta poi ci sono state anche testimonianze di personaggi come l'ex ministro per l'Innovazione tecnologica Paola Pisano e ceo importanti. Sono stati molto bravi gli organizzatori perché hanno reso il tutto moto interattivo anche se eravamo tutti a distanza. Ho conosciuto persone provenienti da tutta Italia e questo è stato sicuramente un valore aggiunto di tutta l'esperienza. A conclusione ho effettuato un tirocinio con Barilla e a novembre mi sono laureato alla magistrale». Giacomo ha battuto una grande concorrenza: sono stati come detto settanta i ragazzi che hanno partecipato all’edizione 2021 su circa 700 candidati. «La selezione è stata impegnativa, è un progetto super meritocratico per il quale bisogna studiare su libri dedicati, soprattutto per la preparazione del colloquio». Grazie ai colloqui sostenuti con le aziende partner alla fine del progetto, lo scorso settembre Giacomo ha effettuato un tirocinio retribuito di mesi in Barilla, e «ora lavoro come rappresentante ad Ancona sempre per la stessa azienda, con un contratto a tempo determinato di un anno». «È stato fondamentale anche il ruolo del mentor, che mi ha dato una grande mano a preparare i colloqui con le aziende!». Chiara Del Priore  

2mila posti a concorso per tirocinanti della giustizia, cultura e istruzione

Una mega-operazione di regolarizzazione, anche se solo a tempo determinato, sta per mettere fine ai “super stage” che da anni sono una vergogna in molti ministeri ed enti pubblici, specialmente al sud Italia. È stato pubblicato a inizio mese il bando per il reclutamento di quasi 2mila impiegati – per la precisione, 1.956 unità di personale non dirigenziale – che andranno per 18 mesi alle dipendenze dei ministeri di Cultura, Giustizia e Istruzione. L'opportunità è destinata esclusivamente ai tirocinanti presenti o passati che nell’ultimo decennio hanno affollato gli uffici pubblici (spesso per consentire il normale svolgimento dei compiti essenziali).Sulla Gazzetta ufficiale dell’8 aprile è uscito il bando del concorso – così definito sia in Gazzetta ufficiale sia sul sito Formez, sebbene contestualmente sia adoperato anche il termine "selezione pubblica" –  per 393 unità di personale a tempo determinato come collaboratore scolastico Ata presso il ministero dell’istruzione, 563 posti presso il ministero della Cultura e ben mille unità di personale presso il ministero della Giustizia. Data di scadenza ultima per l’inoltro delle domande: le ore 14 del 9 maggio 2022.Il concorso non è per tutti: alla procedura selettiva, infatti, «sono prioritariamente ammessi i soggetti già inquadrati come tirocinanti nell’ambito dei percorsi di formazione e lavoro presso le sedi del Ministero della cultura, del Ministero della giustizia e del Ministero dell’istruzione» nelle Regioni previste dall’articolo 50 ter del decreto Sostegni bis. Si usa il termine "prioritariamente" in modo improprio, perché lungi dal significare che possono accedervi alcuni soggetti prima di altri, vuole indicare che possono partecipare esclusivamente "alcuni". L’articolo 50 ter del Sostegni bis, infatti, circoscrive l'intervento alle «Regioni dell’obiettivo europeo “Convergenza”» – ovvero Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – per promuovere la rinascita occupazionale e migliorare la qualità degli investimenti in capitale umano. Per realizzare questi interventi è stata autorizzata una spesa complessiva di sessanta milioni di euro, di cui venti per il 2021 e quaranta per il 2022. Si tratta, però, solo di una boccata d’ossigeno per questi tirocinanti, magari al momento fermi senza tirocinio in corso, visto che appunto il contratto sarà per un anno e mezzo a tempo parziale (18 ore settimanali).Nessuna prospettiva futura prevista né dal Sostegni bis né dal decreto in Gazzetta relativo all’attuale concorso. Non stupisce: i soggetti in questione, in particolare per quanto riguarda i tirocinanti degli uffici giudiziari, vanno avanti di rinnovo in rinnovo da oltre dieci anni, svolgendo degli stage anomali contra legem. Non è la prima volta, però, che questi stagisti hanno “l’opportunità” di avere per qualche tempo un vero contratto di lavoro anche se solo a tempo determinato. Era già capitato con i concorsi del ministero della Giustizia per l’Ufficio per il processo. In quel caso il contratto era per 30 mesi – anche se in questo caso la selezione non era aperta solo agli stagisti, ma considerava quel percorso assegnandogli dei punti aggiuntivi. Stavolta, però, si pensa anche ad altri tirocinanti, ovvero quelli che negli stessi periodi hanno avuto contratti alle dipendenze del ministero della Cultura o dell’Istruzione senza mai vedere una reale contrattualizzazione. Partecipare diventa, quindi, estremamente utile, non solo per la prospettiva di un vero contratto, quantomeno per un anno e mezzo, ma anche perché – come prescritto sempre nel decreto Sostegni bis – «le graduatorie approvate all’esito delle procedure sono utilizzabili, secondo l’ordine di merito, per le assunzioni a tempo determinato anche da altre amministrazioni pubbliche». Il che significa che qualora dovesse uscire disponibilità di posti in un altro ente pubblico in cui non sono presenti altre graduatorie da cui attingere, si potrebbe chiamare da quella uscita da questo concorso.Oltre ad essere un ex o attuale tirocinante, gli altri requisiti sono: la maggiore età, la cittadinanza italiana, l’idoneità fisica all’impiego, il godimento dei diritti civili e politici, l’inclusione nell’elettorato politico attivo, non aver riportato condanne penali per reati che comportano l’interdizione dai pubblici uffici, e per i posti da assegnare al ministero della giustizia il possesso della condotta incensurabile. Ovvero l’assenza di condanne penali passate in giudicato o segnalazioni per esercizio della prostituzione, ubriachezza in suolo pubblico, uso abituale di stupefacenti o guida in stato di ebbrezza. A seconda, poi, del profilo per il quale si intende concorrere è necessario avere alcuni specifici titoli di studio: per i 271 posti nell’area III – F1 nel Ministero della cultura è richiesta la laurea, il diploma di laurea o la laurea specialistica o magistrale; per le 84 unità nell’area II – F2 sempre al Mic è richiesto il diploma di istruzione secondaria di II grado; per le 288 unità di area II – F1 sempre presso il ministero della Cultura e per le 1.000 nel ministero della Giustizia si richiede l’assolvimento dell’obbligo scolastico o il diploma di istruzione secondaria di I grado; per i 393 posti di collaboratore scolastico ATA di categoria A1 un titolo tra il diploma di qualifica triennale rilasciato da un istituto professionale, diploma di maestro d’arte, di scuola magistrale per l’infanzia, qualsiasi diploma di maturità, attestati e/o diplomi di qualifica professionale di durata triennale.Se per la selezione pubblica come collaboratore scolastico e operatore giudiziario c’è un unico profilo, diversa è la situazione per quella al ministero della Cultura. In questo caso per l’area funzionale III F1 si cercano funzionari di diversi profili, soprattutto: architetti (96), archeologi (73), tecnologi (53 ), ingegneri (24), bibliotecari (16),  ma anche 6 geologi. Per l’area funzionale II F2, invece, nella figura di assistente si cercano le seguenti specializzazioni: amministrativi gestionali (46), assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza (20), tecnici (18). Infine per l’area funzionale II fascia retributiva F1, per la figura di operatore si cercano: operatori alla fruizione, accoglienza e vigilanza (153), tecnici (38), amministrativi gestionali (17 tecnici).Ad ogni figura, e quindi precedente tirocinio, corrisponde un codice: la domanda di ammissione può essere presentata solo per il ruolo che si è già svolto. E va inviata solo in modalità telematica, compilando il modulo elettronico sul sistema StepOne 2019 dopo essersi registrati sul portale. Per farlo è necessario essere in possesso di una casella di posta elettronica certificata e dello Spid. Insieme alla domanda per partecipare alla selezione deve essere effettuato anche il versamento della quota di partecipazione di dieci euro, seguendo le indicazioni presenti sul sistema «Step-One  2019», che va effettuato entro il termine di presentazione della domanda.La selezione è gestita dalla Commissione Ripam, la Commissione Interministeriale per l'attuazione del Progetto di Riqualificazione delle Pubbliche Amministrazioni, istituita con il compito di monitorare l’iter selettivo dall’inizio alla fine e si avvale di personale messo a disposizione dal Formez PA – un'associazione riconosciuta con personalità giuridica di diritto privato, in house alla Presidenza del Consiglio ed alle amministrazioni associate, che attua le politiche di riforma e modernizzazione della pubblica amministrazione e tra i suoi compiti si occupa anche della selezione per il comparto pubblico – e prevede una procedura differenziata a seconda del profilo per cui si concorre. Per i posti di area funzionale III, fascia retributiva F1, e di area funzionale II, fascia retributiva F2, è prevista una prova selettiva scritta distinta per i relativi codici che si svolgerà esclusivamente attraverso l’utilizzo di strumenti informatici e piattaforme digitali, anche in sedi decentrate. Le prove scritte consisteranno in un test di venti quesiti a risposta multipla, di cui dieci di cultura generale e altrettanti su specifiche materie diverse a seconda del profilo come indicato nel bando, da risolvere in quaranta minuti. Per i posti, invece, di area funzionale II, fascia retributiva F1, e di categoria A1, è previsto solo un colloquio di idoneità. Le commissioni esaminatrici, poi, redigeranno le graduatorie finali di merito sulla base dei punteggi conseguiti nella prova selettiva e dei titoli di preferenza e precedenza, per il primo tipo di selezione, e solo sulla base dei titoli di preferenza e precedenza nel secondo caso. Tutte le comunicazioni inerenti la prova, i punteggi, e quelle su data e orario delle selezioni saranno comunicate sul portale «Step-One  2019» almeno 10 giorni prima dello svolgimento del concorso. Non è prevista la pubblicazione della banca dati dei quesiti.Finito il concorso, le commissioni esaminatrici stilano le graduatorie finali sulla base del punteggio ottenuto nella prova selettiva tenendo conto dei titoli di merito e preferenza. E in questo caso per i tirocinanti degli uffici giudiziari a parità di merito avrà valore l’aver completato l’ulteriore periodo di perfezionamento presso gli uffici per il processo, l’aver terminato il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari pur non facendo parte dell’ufficio per il processo, l’aver svolto il tirocinio presso gli uffici giudiziari. A parità di titoli, tra due candidati sarà preferito il più giovane di età.A questo punto pubblicata la graduatoria per tutti i profili saranno dichiarati i vincitori che saranno assunti e assegnati presso le sedi in cui hanno svolto o stanno svolgendo il percorso di formazione e lavoro. In pratica una volta superata la selezione non bisognerà aspettare in quale sede o città trasferirsi, ma si ritornerà nello stesso ufficio occupato fino a poco tempo prima non più con la qualifica di stagista ma con quella di dipendente a tempo determinato. Questo significa possibilità di ferie, malattia e contributi previdenziali. L’agognato traguardo rincorso per un decennio – anche se solo per 18 mesi.Marianna Lepore

Nestlè lancia il Baby Leave: ai neopapà tre mesi di congedo retribuito

Da poche settimane a tre mesi interi di congedo di paternità: si chiama Baby Leave ed è la svolta nelle politiche per la famiglia messa in atto da Nestlé, multinazionale dell'alimentare e da oltre un decennio tra le aziende virtuose dell'Rds network. Il gruppo ha deciso così di «favorire la genitorialità condivisa e il gender balance» si legge nel comunicato dell'azienda. Che non è nuova all'introduzione di policies finalizzate a migliorare la conciliazione vita lavoro dei dipendenti e, è scritto ancora, «a agevolare la carriera femminile attraverso il bilanciamento dei carichi familiari». Già nel 2012 infatti, quando in Italia con un provvedimento del ministro del Lavoro Elsa Fornero fu introdotto un giorno di congedo obbligatorio più due facoltativi per i neopadri, Nestlé aveva previsto – tra le poche aziende in Italia – due settimane di congedo aggiuntive. Quattordici giorni che ora passano a dodici settimane consecutive. «Le iniziative a supporto della genitorialità e dell’abbattimento delle barriere di genere sono da sempre una priorità per Nestlé» è il commento di Giacomo Piantoni, direttore Risorse umane del gruppo in Italia [nella foto a destra]. «La maternità impatta sull’avanzamento di carriera delle donne, rendendo necessario riequilibrare i compiti nel contesto familiare». Il riconoscimento di un congedo anche ai padri va in questa direzione, ma il loro coinvolgimento nell'accudimento di un neonato ha effetti anche oltre la parità di genere o la possibilità per le neomadri di continuare a lavorare. «I bambini crescono meglio dal punto di vista dello sviluppo psicofisico» è il parere dello psicoterapeuta Alberto Pellai [nella foto sotto], che alla Repubblica degli Stagisti specifica: «Il padre sperimenta nuove dimensioni emotive grazie all'accudimento, e stabilisce una relazione precoce con il bambino». Una condizione che si ripercuote poi sull'adolescenza, quando i rapporti genitori figli sono soliti complicarsi, e un padre presente già dalle prime settimane di vita del bebè «trova maggiore riconoscimento». C'è poi l'aiuto concreto nei confronti delle donne: «La presenza paterna è uno stabilizzatore emotivo per la compagna, che in questa fase può arrivare perfino a sperimentare una condizione di depressione post partum». «Tre mesi di congedo come la Svezia sono il modello a cui aspirare» perché i benefici sono per tutta la famiglia. Peccato che a metterci lo zampino è spesso una certa arretratezza culturale, la visione distorta del papà che svolge il suo compito genitoriale «come mammo e non appunto come padre» prosegue Pellai. Si scopre così dai dati Istat che i congedi parentali per Covid sono stati usufruiti solo dal 29% degli uomini, contro il 71 delle donne. Il discorso che c'è dietro, ragiona lo psicoterapeuta, è quello della «rottura del patto di alleanza con i colleghi, con i quali si fa gruppo», con il risultato che il papà finisce per essere additato «come il furbo che se ne sta a casa». Qualche miglioramento in questo senso potrebbe arrivare dai numeri che usciranno sugli studi fatti sui due anni di pandemia, «ma ancora non li abbiamo». Lo smartworking si è diffuso su larga scala, e chissà che alcune reticenze in questo senso non si siano sciolte. Il nuovo Baby Leave assicura l’erogazione di tutti gli elementi retributivi e sarà fruibile sia dal padre che dal secondo caregiver in maniera consecutiva entro i sei mesi di vita del bambino, sia nato che adottato dalla famiglia. «Siamo stati i primi, nel 2012, a prevedere due settimane di congedo di paternità» sottolinea Piantoni e «oggi, dieci anni dopo, continuiamo a essere apripista su queste tematiche». Non potrebbe essere altrimenti per un'azienda per cui «l'attenzione ai bisogni di bambini e genitori è incisa nel dna». Ma il Baby Leave va proiettato anche sul piano sociale: «L’intesa raggiunta delinea una strategia lungimirante» dichiarano Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, organizzazioni sindacali degli alimentaristi intervenute nell'accordo. La convinzione è «che la tutela della genitorialità sia al contempo una opportunità in favore delle attuali generazioni e un investimento per quelle future». E l'auspicio è che «questo accordo possa fare da apripista sia nella contrattazione collettiva che nel Paese», dove il congedo parentale è ancora fermo a dieci giorni, pur essendoci alcune novità in arrivo riguardo una sua estensione. I dati aziendali di Nestlè sembrano confermare l'efficacia della misura del congedo. Secondo l'Istat nel 2020 l'Italia ha raggiunto il picco negativo di nascite, con un tasso di sette neonati ogni mille abitanti. Il tasso di natalità interno all’azienda è arrivato invece al valore di 1,6 figli per donna nel 2021, dato ben più alto della media italiana, che si attesta a 1,24. Il lavoro di Nestlé è stato riconosciuto anche dal Bloomberg Gender Equality Index che nel 2022, per il quarto anno consecutivo, ha premiato l’azienda per i progressi compiuti nel perseguimento di una cultura aziendale inclusiva, che comprenda parità di genere e salariale.Ilaria Mariotti L'immagine è di Andress Kloss, tratta da Flickr in modalità Creative Commons

Tirocini solo per persone in difficoltà? Le prime Regioni dicono no

La disciplina dei tirocini extracurriculari è in fase di revisione. Il Governo è determinato nel fare applicare il comma 721 dell’ultima legge di Bilancio che stabilisce vengano «definiti nuovi criteri di redazione per le linee guida» e in particolare che «l’attivazione dei tirocini extracurriculari andrà circoscritto alle persone con difficoltà di inclusione sociale». Secondo il ministro Orlando vanno intese con questa dicitura le persone «con maggior necessità di formazione professionale». Le Regioni, rimaste finora fuori dal dibattito, hanno però l’ultima scelta: sono loro a detenere in via esclusiva la competenza normativa in materia di tirocini extracurriculari e decidere come e se applicare questa modifica. La sensazione è che si sia in una fase di stallo sul testo. La Repubblica degli Stagisti ha contattato tutte le regioni per capire quale fosse la situazione. E la prima conclusione è che l’interpretazione di Orlando sulla difficoltà di inclusione non è in realtà quella dei soggetti interpellati. Situazione confermata dall'assessore al lavoro della regione Umbria, Michele Fioroni: «Il confronto tra il Governo e le Regioni per la definizione di nuove linee guida non è ancora iniziato e verterà, verosimilmente, intorno alla definizione del target dei “soggetti con difficoltà di inclusione sociale”»Il primo a rispondere alle richieste di informazioni della Repubblica degli Stagisti è stato l’assessore alle attività produttive della Regione Campania, Antonio Marchiello, che ha spiegato come «già la normativa regionale in materia di tirocini offre un quadro di particolare favore riguardo ai soggetti a rischio di inclusione sociale, il cui grado di protezione sarà ulteriormente potenziato nell'ambito della definizione del nuovo disegno di legge in materia di mercato del lavoro che l'assessorato al Lavoro sta approntando proprio per rafforzare tali esigenze». L'assessore campano conferma come «allo stato attuale le linee guida previste dall’articolo 1 comma 721 della Legge di Bilancio 2022 non risulta siano state portate all’attenzione della Conferenza permanente Stato-Regioni», e che «la volontà della Regione Campania in ordine all’attuazione dei tirocini extracurriculari in favore dei soggetti a rischio di emarginazione sociale, sarà ulteriormente argomentata nell’ambito della Conferenza delle regioni con l'auspicio che si pervenga ad ulteriori forme di tutela e di integrazione sociale, professionale e lavorativa per le categorie più deboli».Anche Pietro Quaresimale, assessore al lavoro della Regione Abruzzo, ribadisce che «non esiste al momento alcuna bozza del nuovo testo» e finora su questo argomento «è emerso nel corso dei lavori della competente Commissione una presa di posizione piuttosto assertiva da parte delle Regioni che hanno evidenziato il mancato preventivo coinvolgimento decisionale delle stesse e la volontà di rivedere la citata previsione normativa» per facilitare l’inserimento lavorativo dei giovani tenendo conto «di ogni possibile azione di controllo per evitare distorsioni e abusi della misura». Quaresimale spiega alla Repubblica degli Stagisti di condividere il principio ispiratore delle disposizioni contenute nella Legge di Bilancio, evitare un uso distorto degli stage extracurriculari, ma «se per espressa e letterale previsione legislativa si circoscrivesse l’applicazione e utilizzo dei tirocini extracurriculari solo in favore dei soggetti con difficoltà di inclusione sociale, di fatto si realizzerebbe una quasi totale abolizione di questo istituto. Ricordo, invece, che il tirocinio extracurriculare è uno degli strumenti più diffusi di politica attiva del lavoro e, se correttamente utilizzato, rappresenta ancora una efficace modalità di inserimento del mondo del lavoro».Il legislatore nazionale, però, spiega Quaresimale, «è intervenuto in maniera unilaterale e senza consultare preventivamente le Regioni, su una materia di loro competenza legislativa». A inizio marzo, racconta l’assessore abruzzese, «c’è stato un primo incontro a livello politico tra il ministro del lavoro e gli assessori regionali: si è deciso di proseguire il confronto a livello tecnico per ampliare la possibilità di attivare tirocini extracurriculari non solo in favore di soggetti fragili».Già prima della legge di bilancio, comunque, il ministero del Lavoro aveva manifestato alle Regioni delle perplessità sulla difficoltà di inserimento dei giovani neet nel mondo del lavoro «dichiarando di voler delimitare in modo specifico l’ambito di applicazione del tirocinio extracurriculare e dell’apprendistato professionalizzante onde evitare sovrapposizioni e abusi reciproci», spiega Alessio Piana, presidente della III Commissione consiliare permanente Attività produttive, cultura, formazione e lavoro della Regione Liguria. Poi è entrata in vigore la legge 234 dando indicazione alle Regioni di restringere l’applicazione ai soggetti con difficoltà di inclusione sociale a fronte di «un trend di attivazioni e conseguenti trasformazioni in rapporti di lavoro che in Liguria si è confermato in costante crescita nonostante l’emergenza Covid». E pur condividendo la preoccupazione di un uso distorto, il presidente Piana ritiene che «la soluzione per evitare gli abusi potesse essere ricercata nel rafforzamento concreto degli strumenti di monitoraggio e delle sanzioni connesse ad utilizzi distorti, piuttosto che nella circoscrizione di tale strumento a determinate categorie di utenti, come quella dei soggetti con difficoltà di inclusione sociale». La Liguria – che aveva già elaborato una proposta di revisione di questa disciplina, poi posticipata viste le novità introdotte dalla legge di bilancio – «è sostanzialmente allineata con le altre Regioni, che sul punto hanno già espresso al ministero la necessità di un preliminare incontro politico in merito».Salendo più a nord la scelta del Governo continua a non riscuotere molto successo. «La decisione del livello centrale di circoscrivere l’utilizzo dello strumento ai soli destinatari caratterizzati da fragilità, pur condivisibile nella ratio, presenta alcune criticità nell’applicazione pratica», spiega Carla Riccardi, coordinatore dell’assessorato allo sviluppo economico, formazione e lavoro della regione Valle d’Aosta. Qui il tirocinio è stato fortemente promosso e diffuso «sia nella sua accezione più tradizionale, sia per quanto riguarda l’area dell’inclusione». Non si condivide l’impostazione visto che la Regione ritiene «che lo strumento del tirocinio extracurriculare debba poter continuare a esistere anche per i soggetti non caratterizzati da particolari situazioni di fragilità, che necessitano comunque di un periodo di durata variabile di formazione e orientamento all’interno dell’azienda ai fini del loro inserimento lavorativo». In aggiunta, secondo Riccardi, diventa fondamentale «potenziare il ruolo di monitoraggio anche mediante la creazione di appositi sportelli presso i centri per l’impiego, che controllino da vicino l’uso corretto dello strumento da parte delle aziende, per scongiurarne l’abuso».Stessa posizione in Friuli Venezia Giulia. «A prescindere dal tema della legittimità costituzionale è importante venire al merito della questione», spiega l’assessora al lavoro Alessia Rosolen, aggiungendo che «la preoccupazione circa il verificarsi di abusi nell’utilizzo dello strumento del tirocinio è lodevole e meritoria di attenzione, tuttavia la sensazione è quella di trovarsi dinnanzi alla solita posizione di bandiera che rischia di compromettere il sano utilizzo di uno strumento di inserimento lavorativo molto potente». L’applicazione della disposizione è subordinata a un accordo da definirsi in Conferenza Stato Regioni e «quella sede può costituire l’occasione per rettificare l’orientamento di questa disposizione normativa. Si cercherà di mitigare la portata di una disposizione che giudichiamo quantomeno avventata: il tema è evitare abusi nell’utilizzo, non cancellare uno strumento utile. Verrebbe da pensare che questa disposizione sia frutto di un approccio ideologico preconcetto e assolutista». Anche perché per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia «non si ha la sensazione di un generalizzato utilizzo distorto, forse grazie alle scelte fatte dalla Regione», visto che in Friuli i tirocini sono promossi da servizi pubblici, «in via principale i Centri per l’Impiego e poi gli Enti di formazione, le Università e le scuole. Le scuole intervengono principalmente sui tirocini estivi ma anche in questo caso, poiché le scuole spesso hanno difficoltà a svolgere queste attività durante il periodo estivo, la Regione svolge un ruolo di supplenza tanto che la maggioranza dei tirocini estivi sono promossi dai Centri di Orientamento Regionali. Probabilmente il ruolo di soggetto promotore in capo a Servizi Pubblici o comunque vicini al settore pubblico, consente una valutazione severa della sussistenza dei requisiti. Non è infrequente infatti che i Centri per l’Impiego neghino o rimodulino le proposte di tirocinio che pervengono dalle aziende». Il ruolo centrale dei servizi pubblici nella promozione del tirocinio «è stato da più parti criticato, però può rivelarsi un’efficace contromisura al verificarsi di abusi». E sempre dal Friuli, dalla segreteria di Alberto Budai, presidente della II Commissione permanente, arriva conferma che il tema di riforma delle linee guida «non è stato oggetto di discussione né risulta che siano pendenti dei progetti di legge con il medesimo tema».Dall’Umbria l’assessore al lavoro Michele Fioroni precisa che «La normativa regionale, già prevede,  forme di controllo per prevenire eventuali abusi e il contingentamento dei tirocini extracurriculari attivabili». Lo fa con «la creazione di una black list per i soggetti ospitanti che attivano lo strumento senza poi mai procedere con l’assunzione almeno di una quota dei tirocinanti ospitati» e aggiunge che «Il confronto tra il Governo e le Regioni per la definizione di nuove linee guida non è ancora iniziato e verterà, verosimilmente, intorno alla definizione del target dei “soggetti con difficoltà di inclusione sociale”». Su questo punto Fioroni auspica che si trovi un accordo per includere i giovani inoccupati e i disoccupati di lunga durata. «Occore evitare che il tirocinio extracurriculare venga utilizzato per soggetti già in possesso di competenze spendibili sul mercato del lavoro» conclude «ma anche prestare attenzione nel non limitarlo ai target fortemente svantaggiati difficilmente occupabili che lo trasformerebbe in una politica sociale funzionale solo all’erogazione di indennità. Trovare il giusto mix che ne limiti quanto più possibile l’uso distorto e ne valorizzi la finalità formativa e di inserimento».Insomma sulla revisione della disciplina sembra di essere in alto mare. Il tic tac delle ore passa, per essere nei tempi mancano poco più di due mesi. Ma per ora delle nuove linee guida per i tirocini extracurriculari non si vede nemmeno l’ombra. Marianna Lepore

Nuove regole sugli stage, ecco cosa sta veramente succedendo tra ministero e Regioni

Che cosa cambierà nella disciplina dei tirocini extracurriculari? A che punto è il percorso di revisione? Sono domande legittime perché la legge di bilancio 2022 ha scritto nero su bianco che le regioni hanno 180 giorni per formulare nuove linee guida. Il countdown è cominciato il primo gennaio. La Repubblica degli Stagisti ha contattato la Conferenza Stato Regioni per capire a che punto è il confronto. Alessandra Nardini, l’assessore all’istruzione della regione Toscana che ha il coordinamento della commissione Lavoro e formazione professionale della Conferenza, ha preferito non concedere l’intervista con la motivazione che proprio in queste settimane è in atto l’interlocuzione tra Governo e Regioni. Eppure, a 100 giorni dall’inizio della discussione, sarebbe fondamentale capire quali sono le posizioni e i dubbi delle Regioni su come recepire i contenuti del comma 721 della legge di Bilancio. Che stabilisce vengano «definiti nuovi criteri di redazione per le linee guida» e in particolare che «l’attivazione dei tirocini extracurriculari andrà circoscritto alle persone con difficoltà di inclusione sociale».Quel che è certo è che c'è stato un primo incontro il 9 marzo tra gli assessori delle commissioni X e XI della Conferenza Stato-Regioni e il ministro Orlando per concordare «l’avvio di un confronto tecnico volto a meglio definire sia gli ambiti di applicazione delle previsioni contenute nella Legge di Bilancio 2022 sui tirocini extracurriculari sia per avviare una riflessione in merito ai possibili miglioramenti della normativa in materia di apprendistato professionalizzante». E poi un incontro della Commissione in Conferenza Stato Regioni il 16 marzo. Nardini afferma, durante quest’ultimo incontro, che «Le regioni sono concordi nel voler spingere su un maggior utilizzo dell’apprendistato tant’è che abbiamo chiesto e condiviso con il ministero di lavorare a una sua revisione, facilitandolo»,  ma «ci sono posizioni diverse sulla valutazione dello stage extracurriculare, pur riconoscendo tutti che non può essere cancellato ma normato affinché ci sia corretto utilizzo e maggior attenzione nei controlli».Pochi giorni fa, il 6 aprile, è stata invece la volta del ministro del lavoro, Andrea Orlando, intervenuto nell’ambito dell’indagine conoscitiva promossa dalla XI Commissione Lavoro al Senato sul tema "Strumenti di ingresso nel mercato del lavoro: stage, tirocinio, apprendistato". Il ministro ha ribadito che lo scopo è «comprendere come spostare l’occupazione giovanile da strumenti più precari come il tirocinio a strumenti più stabili e veri contratti di lavoro, come l’apprendistato».  Per questo si «richiede un intervento normativo ampio che armonizzi i vari strumenti in questione: tirocinio curriculare, extracurriculare e apprendistato». Anche perché è la cronaca a ricordare come l’incertezza occupazionale, propria anche degli stage, porti a scaricare ulteriormente sui giovani le difficoltà economiche. «Lo abbiamo visto durante i lockdown: i primi a essere lasciati a casa nonostante il blocco dei licenziamenti sono stati i precari con contratti a termine, che semplicemente non sono stati rinnovati, e i giovani in stage, perché ad essi non si applicano le tutele del lavoro dipendente», continua a spiegare il ministro Orlando nel suo intervento in Commissione di una decina di giorni fa.  In questo contesto si cala l’approvazione di nuove linee guida per i tirocini extracurriculari entro giugno. Nelle dichiarazioni di Orlando, però, c’è una novità importante: «l’elemento più innovativo e al tempo stesso divisivo della norma riguarda l’azione sulla platea, in quanto i tirocini extracurriculari dovranno essere circoscritti ai soggetti con maggiore distanza dal mercato del lavoro, in questo senso va intesa la dicitura “difficoltà di inclusione sociale”, e cioè con maggior necessità di formazione professionale».Un’interpretazione sui destinatari del provvedimento che giunge nuova, che cambierebbe il concetto finora applicato per “inclusione sociale” e che non è nota a nessuna delle Regioni contattate dalla Repubblica degli Stagisti. Durante il suo intervento inoltre il ministro ha risposto anche a quanti contestano l'idea di abolire uno strumento di politica attiva efficace per l’inserimento spiegando che «i dati mostrano che i tirocini oggi vengono svolti prevalentemente nei confronti dei soggetti più qualificati, che potrebbero essere assunti con veri contratti, e che le assunzioni al termine del tirocinio sono concentrate sempre tra i più qualificati». Mentre il contratto principe per entrare in azienda «deve diventare l’apprendistato», consentendo un’occupazione sempre di qualità.Ma le Regioni hanno il boccino in mano: sono loro, che una sentenza della Corte Costituzionale ha sancito detenere in via esclusiva la competenza normativa in materia di tirocini extracurricolari, a dover decidere se e come tradurre il comma 721 e renderlo praticabile. E non sembrano condividere la posizione del ministro Orlando.Marianna Lepore

Che ne è stato dello stage a distanza adesso che l'emergenza Covid è finita? Le risposte Regione per Regione

È passata ormai una decina di giorni dalla fine dello stato di emergenza e cosa sta succedendo agli stage da remoto? Possono continuare o no? Lombardia e Veneto sono state le prime Regioni a pronunciarsi, e hanno deciso di comportarsi in maniera opposta: la Lombardia continua ad attivare e svolgere tirocini in “smart internshipping”, il Veneto no.La Repubblica degli Stagisti ha contattato nel frattempo tutte le regioni per chiedere qual era il comportamento adottato e rispondere a tre domande: con la fine dello stato di emergenza la possibilità di realizzare tirocini da remoto autorizzata nel 2020 viene meno o questa autorizzazione permane anche dopo il primo aprile 2022? Si possono attivare nuovi tirocini totalmente da remoto o in modalità mista presenza/remoto? E quelli già in corso in una di queste due modalità possono proseguire senza modifiche, o è obbligatorio tornare tutti in presenza?Gli aggiornamenti pian piano stanno arrivando: ultima in ordine di tempo è stato il Lazio con una nota arrivata l'11 aprile. Al momento non tutte le regioni si sono espresse. Ecco i risultati della prima ricognizione. Come la Lombardia consentono la prosecuzione della modalità smart internshipping (per sempre o per un tempo limitato, solitamente i prossimi sei mesi)  Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo, Calabria. Negano invece la possibilità di prosecuzione o attivazione a distanza di tirocini extracurriculari, o non si esprimono in materia lasciando decadere i provvedimenti (che erano validi solo fino al termine dello stato di emergenza) Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Marche, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Sardegna e Sicilia.Innanzitutto bisogna premettere che vi sono quattro Regioni che non hanno mai consentito lo smart internshipping, o l’hanno attivato per brevissimi periodi, e ora continuano a non consentirlo. Si tratta di quattro territori posti agli estremi opposti dei confini italiani: Trentino Alto Adige, Valle D'Aosta, Puglia e Sicilia. In Trentino Alto Adige «fin dall’inizio della pandemia non è stato autorizzato lo svolgimento di tirocini in modalità da remoto, in quanto si è considerato che tale opzione fosse poco affine a salvaguardare la natura formativa del tirocinio» spiega alla Repubblica degli Stagisti Luca Aldrighetti, dirigente di Agenzia del Lavoro, servizio attività per il lavoro, i cittadini e le imprese della Provincia autonoma di Trento. Questo, spiega, «anche in relazione alla necessaria presenza del tutor aziendale che nella modalità smart working viene meno. Questa linea è stata mantenuta sia nel periodo del lockdown che successivamente».Anche la Valle d’Aosta non ha mai consentito lo stage a distanza ma è stata nel 2020 tra le prime regioni a ripartire con i tirocini extracurriculari in presenza. Nulla è previsto rispetto alla possibilità oggi di attivare o svolgere tirocini da remoto, nemmeno nell’ultima revisione della disciplina regionale dei tirocini extracurriculari approvata nel giugno dello scorso anno.In Puglia lo stage a distanza non è stato mai consentito se non per una piccola parte riferita agli aspetti teorici. Nel marzo 2020, infatti, l’assessore al lavoro Sebastiano Leo aveva deciso con una delibera di giunta regionale di sospendere tutti i tirocini extracurriculari senza autorizzare la possibilità di smart internshipping. La ripresa in presenza era stata possibile solo tre mesi dopo.  Nel novembre 2020 la nuova ordinanza 407 della Regione aveva consentito lo svolgimento in fad per la parte teorica degli stage.In Sicilia lo scoppio della pandemia ha fatto inizialmente sospendere i tirocini all’epoca attivi, salvo poi consentire con l’ordinanza numero 21 del 17 maggio 2020 lo svolgimento dei tirocini rispettando le linee guida e sempre con l’adozione di adeguati mezzi di protezione individuale. Senza mai consentire lo smart internshipping. Che quindi ora con la caduta dello stato di emergenza continuerà a non essere contemplato come possibilità.A queste quattro regioni se ne aggiungono cinque (oltre al Veneto, qui articolo a parte) che hanno deciso di non consentire più lo stage da remoto.In Campania dopo la prima fase emergenziale è stata un'ordinanza del maggio 2020 a stabilire come proseguire i tirocini extracurriculari durante la pandemia, e a prediligere la modalità a distanza. Ma se questa applicazione è incompatibile «è svolta in presenza, purchè nell’ambito dei servizi e delle attività commerciali e produttive consentiti sul territorio regionale». Non essendo intervenuti altri provvedimenti, i tirocini sono da considerarsi possibili solamente in presenza, ma la Regione non ha ancora fornito una risposta univoca alla Repubblica degli Stagisti. In Sardegna durante tutta la prima fase della pandemia, nel 2020, «la maggior parte dei tirocini extracurriculari ha potuto proseguire l’attività in modalità smart working», come ha dischiarato l'assessore al lavoro Alessandra Zedda. A giugno 2020 erano stati riattivati i tirocini extracurriculari in presenza in azienda autorizzando sia nuove attivazioni sia la prosecuzione di quelli cominciati in smart internshipping. Essendo provvedimenti emergenziali, tornata la normalità resta consentito solo lo stage in presenza: anche in questo caso si attende la conferma ufficiale.Nella regione Marche durante la fase emergenziale è stato resa disponibile la modalità del tirocinio a distanza, sia l’attivazione sia la prosecuzione di stage già avviati. I provvedimenti del 2020 e del 2021, fanno però riferimento solo al periodo Covid. Non essendo intervenuti altri provvedimenti è presumibile che tale modalità non sia al momento possibile.In Basilicata con lo scoppio della pandemia nel 2020 i tirocini extracurriculari erano stati tutti sospesi, salvo poi consentirne la prosecuzione a distanza. Non essendo intervenuti altri provvedimenti, ad oggi con la caduta dello stato di emergenza resta consentito solo lo stage in presenza. Maria Leone dalla Direzione generale per lo sviluppo economico, il lavoro e i servizi alla comunità dice solo alla Repubblica degli Stagisti che la Basilicata «si atterrà  a tutte le disposizioni intervenute e che interverranno a livello nazionale  in materia di tirocini extracurriculari». In Molise una determinazione del direttore del III dipartimento del maggio 2020 aveva permesso lo svolgimento anche da casa dei tirocini in modalità assimilabile alla formazione a distanza. Lo stage a distanza era stato autorizzato anche per le nuove attivazioni. A dicembre del 2021 sono state, invece, pubblicate le nuove disposizioni operative in materia di tirocini extracurriculari estendendo l’ambito applicativo della certificazione verde anche agli stagisti per il loro rientro in azienda. Non essendo intervenuti altri provvedimenti è presumibile che al momento sia possibile solo lo stage in azienda. Otto Regioni hanno scelto invece di consentire, come la Lombardia, la prosecuzione dello smart internshipping.Nel Lazio la Regione si è pronunciata proprio l'altroieri, l’11 aprile, aggiornando le disposizioni in vigore con la circolare 0359517. «La modalità ordinaria di svolgimento delle attività di tirocinio rimane quella in presenza in quanto si tratta di attività di formazione sul campo», spiega Claudio Di Berardino, assessore al lavoro, scuola e formazione. Ma «si potrà prevedere lo svolgimento parziale delle attività formative da remoto» sempre che i contenuti del progetto formativo individuale si prestino alla loro attuazione in termini di apprendimento, orari e tutorship, mediante tecnologie digitali assicurando il raggiungimento degli obiettivi formativi. In Emilia Romagna già a inizio marzo sono state predisposte delle faq sul sito dedicato alla formazione con informazioni a riguardo. «Anche dopo la scadenza del termine dell’emergenza sanitaria sarà possibile avviare o proseguire il percorso formativo con modalità a distanza a condizione che sussistano le condizioni logistiche, organizzative e che tali modalità consentano lo svolgimento delle attività previste nel progetto formativo» spiega Katia Pedretti dell’Agenzia regionale per il lavoro dell’Emilia Romagna. In Piemonte era già previsto «che l’adozione della modalità agile nei percorsi di tirocinio debba essere ammessa esclusivamente dall’impossibilità di garantire le misure di prevenzione e sicurezza richieste dalle attuali disposizioni nazionali e non come modalità ordinaria di svolgimento del tirocinio» spiega oggi alla Repubblica degli Stagisti l’Ufficio comunicazione della Direzione istruzione, formazione e lavoro. Per questo motivo «si conferma quanto previsto dalla determinazione dirigenziale numero 820 del 31 dicembre 2020 che prevede la decadenza delle misure straordinarie finora adottate, come la modalità agile per i tirocini, dopo 90 giorni dal termine dello stato di emergenza, pertanto al 30 giugno 2022». Questo significa che al momento è possibile svolgere o attivare tirocini extracurriculari sia in presenza, sia in smart internshipping, sia in modalità mista. Dopo fine giugno dovranno tornare irrimediabilmente in sede.In Toscana è stata la delibera 362 del 28 marzo della Giunta regionale a stabilire il futuro per lo stage a distanza.  Nel testo si prevede un «ripristino graduale del regime ordinario per le attività formative finanziate e riconosciute dalla Regione». Nello specifico si consente «per un periodo ulteriore, pari a sei mesi decorrenti dal 1 aprile 2022»  lo smart internshipping, che terminerà il primo ottobre 2022.In Calabria si è deciso di prorogare la formazione a distanza «al cento per cento per i prossimi sei mesi, al fine di completare i corsi già autorizzati o attivati in fase emergenziale con le stesse modalità d’avvio» dice alla Repubblica degli Stagisti Giusi Princi, vicepresidente della Regione con delega alla formazione. «Dal primo aprile, grazie alla delibera di giunta 133 del 28 marzo, la formazione professionale potrà svolgersi in due modalità: ordinaria o transitoria. Nel primo caso il monte ore d’aula sarà suddiviso, metà in presenza e metà a distanza, mentre in modalità transitoria sarà accettata la formazione completamente a distanza». Anche in questo caso si è optato per un periodo di transizione, fino al 30 agosto 2022. Dopo quella data sarà possibile solo la formazione in presenza.In Liguria si è scelto di «dare continuità all’esperienza dei tirocini extracurriculari in modalità agile», come spiega Andrea Cacciavillani dal dipartimento agricoltura, turismo formazione e lavoro della Regione, «con la deliberazione di giunta regionale 238 del 2022 ad oggetto “Disposizioni relative allo svolgimento dei tirocini extracurriculare in modalita agile, “totale” o “mista”». Lo smart internshipping si è «rivelato una valida risorsa nel periodo emergenziale e si ritiene possa continuare ad esserlo in regime ordinario». Oggi, quindi, è consentita l’attivazione di tirocini in modalità smart internshipping, totale o mista, «a tutte le imprese la cui attività sia compatibile con tale forma di svolgimento del tirocinio e che siano in grado di assicurare efficacemente il raggiungimento degli obiettivi previsti nel progetto formativo. È consentita anche la trasformazione dei tirocini da modalità in presenza a smart working e quelli avviati in regime emergenziale in questa modalità possono ovviamente proseguire senza subire modifiche». Non ci sono, quindi, scadenze nell’adottare lo stage a distanza.   In Abruzzo a inizio mese è stata approvata una delibera in cui si stabilisce che «in via transitoria fino all’approvazione delle nuove linee guida sui tirocini, a fronte delle modifiche apportate dalla legge di stabilità, rimane in vigore l’attuale disciplina derogatoria per la pandemia. Quindi ammissione dei tirocini in smart training», spiega alla Repubblica degli Stagisti Sante Iavarone dell’ufficio comunicazione del dipartimento lavoro e sviluppo economico. Questo significa che fino al 30 giugno i nuovi tirocini si possono attivare in qualsiasi modalità: mista, solo in smart internshipping, solo in presenza. Anche i tirocini già in corso possono proseguire senza alcuna modifica.Situazione simile in Umbria, che il 31 marzo con la determinazione direttoriale numero 368  ha approvato le nuove linee guida per l’erogazione dei corsi di formazione a distanza  applicabili dal primo aprile a tutte le attività formative già avviate o che si avvieranno entro sei mesi dalla data di cessazione dello stato di emergenza. La deroga è applicabile a «tutte le attività avviate entro il 30 settembre 2022, per l’intera durata dei corsi laddove lo stesso sia inferiore a 12 mesi, ovvero fino al dodicesimo mese per i corsi di durata pari o superiore a 12 mesi».Marianna Lepore[Foto a destra di ThisisEngineering RAEng, tratta da Unsplash][Foro di apertura di nodstrum  credit to lyncconf.com]

Stage da 1.300 euro al mese a Helsinki, l'Agenzia europea per le sostanze chimiche apre venti opportunità

Sono aperte fino al giorno della Festa della Liberazione, lunedì 25 aprile, le candidature per partecipare ai tirocini offerti dall'European Chemicals Agency (Echa), l'agenzia di Helnsinki, in Finlandia, che si occupa di controllo sull'uso delle sostanze chimiche. «Implementiamo la legislazione Ue sull'uso delle sostanze chimiche» si legge alla sezione 'mission' sul sito, «allo scopo di proteggere la salute e l'ambiente». Un lavoro che contribuisce «al buon funzionamento del mercato interno, all'innovazione e alla concorrenza dell'industria europea della chimica». Le tornate di tirocinio in questa agenzia sono due all'anno, con un rimborso spese di 1300 euro mensili più la copertura parziale delle spese per il viaggio. E si aprono rispettivamente «il primo marzo e il primo settembre» spiega alla Repubblica degli Stagisti Nedyu Yasenov dell'ufficio stampa Echa. Durano dai tre ai sei mesi, massima estensione non prorogabile. Il totale degli stagisti per ogni sessione «è di circa una ventina di selezionati», per cui in un anno l'agenzia ne accoglie circa quaranta. «La media di candidature per ogni tornata è di 500 richieste» prosegue Yasenov. Un numero molto cresciuto negli anni della pandemia se si pensa che solo due anni fa, a ottobre 2020, l'Echa raccontava alla RdS di riceverne circa 130 in tutto. E gli italiani, anno dopo anno, si confermano tra gli aspiranti stagisti più solleciti: «Pur non avendo contato quante di queste candidature fossero provenienti dall'Italia» chiarisce l'addetta stampa, «gli stagisti vostri connazionali selezionati sono stati a marzo 2021 sette su venti, e a settembre dello stesso anno quattro su diciotto».  Il boom di presenze si era già verificato nel 2020, con undici stagisti italiani in totale, contro i sei del 2019, e i tre del 2018. Segno che nel tempo l'agenzia si è fatta conoscere, ma anche sintomo del malessere che attraversa il mercato del lavoro italiano, circostanza che spinge spesso a guardare oltre i confini nazionali. Nonostante il Covid che, seppure superata la fase di emergenza, ha lasciato il segno nella modalità di svolgimento dei tirocini: «Possono realizzarsi anche da casa» puntualizza Yaserov, ma come per tutti gli altri dipendenti dell'agenzia, «vale la regola del minimo di due giorni in ufficio». Da casa sì dunque, ma questa dovrà essere nella stessa città dell'agenzia. Chi si candida ora avrà dunque l'opportunità di partire alla volta di Helsinki per iniziare lo stage il primo settembre. Si può fare domanda entro il 25 aprile a mezzogiorno (11 ora di Helsinki), candidandosi a una delle 23 posizioni aperte – ma è possibile anche inviare una candidatura aperta, non collegata a una specifica posizione, come è chiarito sul sito. Si va dall'Hazard Assessment, «per familiarizzare con i test non su animali» è scritto, «e sviluppare competenze nell'uso dei modelli QSAR», al Risk Management «per l'analisi delle alternative in sostituzione dei prodotti chimici», al dipartimento Affari legali per il supporto «nelle controversie davanti al Tribunale europeo o nelle ricerche sui casi giurisprudenziali». I dipartimenti a caccia di stagisti sono anche altri, e per ognuni posizione i requisiti sono diversi a seconda del campo di attività. Per il legale è necessaria la laurea in legge e la conoscenza dell'ordinamento europeo, per l'unità Hazard la laurea in Chimica, Biologia o Farmacia, per il Risk Management la laurea in Economia. Per tutti, per candidarsi è sufficiente aver completato solo il triennio, ma più in generale per partecipare è richiesta la conoscenza dell'inglese, oltre alla cittadinanza europea e l'assenza di precedenti esperienze presso le istituzioni dell'Ue di oltre otto settimane. Vengono contattati unicamente i candidati che hanno passato la prima selezione e che dovranno sottoporsi a una intervista telefonica o in presenza. Prima di partire occorre anche stipulare una polizza assicurativa che sia valida in Finlandia, obbligatoria per lo svolgimento del tirocinio. «Davvero interessante poter applicare nella pratica le mie conoscenze sulle scienze ambientali» afferma Nicola Tecce, ex stagista presso la Evaluation Unit nel corso del dottorato di ricerca. Il suo racconto è pubblicato sul sito dove si raccolgono le testimonianze degli ex. «È stata anche una grande opportunità per capire una realtà differente rispetto a quella sperimentata durante gli studi, e per collaborare con una squadra di scienziati». Elisa Grabbe, tedesca, ha fatto pratica invece presso il Board of Appeal dell'Echa e dice di «essersi potuta addentrare nel sistema amministrativo dell'Ue e in come lavora un'agenzia europea». Si è appassionata al punto che le piacerebbe in futuro «lavorare di nuovo in un'agenzia». E infine Ana Rodés, dalla Spagna, stagista presso l'unità di Comunicazione: «Mi sono occupata di predisporre pubblicazioni e produrre contenuti per l'intranet. Così come di dare supporto per l'organizzazione degli eventi». Per lei c'è stato anche il lieto fine, perché, una volta concluso il tirocinio, dall'Echa è arrivata un'offerta per un impiego a tempo determinato presso l'agenzia. Un'opportunità che può presentarsi al termine di uno stage presso un'istituzione europea, ma che non può tradursi in un lavoro a tempo indeterminato che richiede invece – trattandosi di un ente pubblico – il superamento di un concorso.laria Mariotti 

Fine dello stato di emergenza, si può continuare a fare stage a distanza?

Il primo aprile è terminato lo stato di emergenza e ora che cosa succede agli stage da remoto? Scompaiono? Le primissime risposte – antitetiche – arrivano da Lombardia e Veneto: in Lombardia sì, in Veneto non più. Non due regioni a caso, ma quelle in cui ci sono più stagisti. Secondo dati del Rapporto annuale del Ministero del lavoro, in Italia nel 2020 nella sola Lombardia sono stati attivati oltre 47.500 tirocini; in Veneto poco più di 25mila (i dati relativi al 2021 dovrebbero essere resi pubblici tra due-tre mesi).  Gli stage da remoto erano stati introdotti in via emergenziale tra febbraio e aprile del 2020, con l'inizio della pandemia: in questi ultimi due anni il tirocinio da casa è divenuto, tra luci e ombre, una nuova normalità ribattezzata dalla Repubblica degli Stagisti “smart internshipping”.Ora sono due le questioni importantissime: con la fine dello stato di emergenza la possibilità di realizzare tirocini da remoto autorizzata nel 2020 viene meno o questa autorizzazione permane anche dopo il primo aprile 2022? Quindi si possono attivare nuovi tirocini totalmente da remoto o in modalità mista presenza remoto? E quelli già in corso in una di queste due modalità possono proseguire senza modifiche o è obbligatorio tornare tutti in presenza?La Repubblica degli Stagisti ha nei giorni scorsi contattato tutte le Regioni per chiedere informazioni al riguardo. Al momento due, Lombardia e Veneto, si sono espresse ufficialmente; la RdS continuerà a fare pressing su tutte le altre per ottenere quanto prima notizie chiare sulla situazione in ogni territorio regionale. Il rischio è che ciascuna faccia di testa sua: un rischio ben rappresentato dalle prime due che si sono pronunciate, e che hanno deciso cose completamente opposte.La Regione Lombardia ha dato indicazioni con il decreto 4409 del 31 marzo, confermando la possibilità di svolgere tirocini extracurriculari da remoto almeno fino al 31 agosto 2022. Il testo, firmato dal dirigente Paolo Mora, prende atto che «la formazione a distanza è ormai adottata dagli enti accreditati caratterizzandosi per estrema accuratezza di tracciabilità e monitoraggio», e ricorda che è «necessario aggiornare le disposizioni attualmente in vigore e fornire indicazioni operative che dovranno accompagnare le attività di tutta l’offerta formativa di Regione Lombardia nel corso dei prossimi mesi e in via ordinaria». Viene sancita dunque una sorta di fase transitoria per permettere un graduale passaggio dal regime emergenziale a quello ordinario e garantire un periodo di adattamento alle nuove modalità anche per i soggetti accreditati al lavoro e per gli enti di formazione. Nel testo si legge che «considerata la necessità di mantenere la possibilità di svolgere i tirocini extracurriculari in modalità smart working nei casi in cui tale modalità di lavoro sia prevista dall’organizzazione del lavoro del soggetto ospitante», e che per la fase ordinaria, quindi a partire dal primo settembre, saranno emanate nuove disposizioni.La scelta finale della Lombardia è dunque quella «di mantenere la possibilità di svolgere i tirocini extracurriculari in modalità smart working nei casi in cui tale modalità di lavoro sia prevista dall’organizzazione del lavoro del soggetto ospitante». Il che significa che fino al 31 agosto i tirocini in smart internshipping potranno continuare in questa modalità, così come potranno esserne attivati di nuovi sempre con la possibilità dello stage da casa. Inoltre, a partire dal primo settembre 2022, quindi per la fase ordinaria, «verranno emanate specifiche disposizioni successive per l’erogazione dell’offerta formativa». L’adozione e l’approvazione di eventuali modifiche necessarie rispetto all’attivazione delle doti, anche in relazione alle indicazioni che arriveranno da fonti europee, è, invece, rinviata a successivi provvedimenti. Infine sono state approvate anche delle disposizioni specifiche per lo svolgimento delle attività formative a seguito del termine dello stato di emergenza per la filiera professionalizzante. In questo allegato si danno indicazioni per i seguenti percorsi: triennali di qualifica professionale (IeFP); quadriennali e di IV anno per il diploma professionale (IeFP); personalizzati per disabili (PPD); annuali di IeFP per l’accesso all’esame di stato; IFTS; ITS; erogati nell’ambito dell’avviso Lombardia Plus; erogati nell’ambito dell’avviso Garanzia Giovani misura Antidispersione; apprendistato di primo e terzo livello per quanto riguarda i percorsi in apprendistato per l’ottenimento del diploma tecnico superiore (ITS). Per tutti si privilegia la formazione d’aula e il laboratorio in presenza: «Il numero di ore complessivamente realizzate in formazione a distanza non deve superare il 30 per cento del monte orario annuale della formazione frontale». Tutt’altra storia, invece, in Veneto. Qui, come segnala alla Repubblica degli Stagisti Tiziano Barone, direttore di Veneto Lavoro, con il termine dello stato di emergenza avvenuto pochi giorni fa «verrà meno la possibilità di svolgere le esperienze di tirocinio da luoghi diversi dai locali aziendali». Nel documento predisposto dalla Regione e disponibile a questo link si specifica che questa possibilità è stata ammessa da marzo 2020 a seguito delle limitazioni imposte allo spostamento delle persone fisiche, ma «trascorsi oltre due anni di attuazione, anche se sembra diventata una modalità consueta di svolgimento e appare anacronistico rinunciare a tale possibilità, si deve ammettere che la modalità di svolgimento del tirocinio a distanza non trova alcun fondamento giuridico nella disciplina vigente». Anzi, per qualificarsi come tirocinio, l’esperienza in Veneto deve necessariamente svolgersi all’interno della organizzazione aziendale con i lavoratori presenti nel luogo di lavoro. Per questo motivo, vista la cessazione dello stato di emergenza, dal primo aprile «non potranno essere attivati nuovi tirocini che prevedono, anche parzialmenteo, lo svolgimento della esperienza formativa in modalità smart». Quindi in Veneto non viene presa in considerazione nemmeno la possibilità per il tirocinante di essere presente in ufficio a giorni alterni, visto che l’esperienza deve realizzarsi nei locali aziendali. Per quanto riguarda invece gli stage cominciati prima del primo aprile 2022, si distingue tra i tirocini totalmente in smart internshipping e quelli che prevedono una alternanza tra giorni in presenza in azienda e giorni di lavoro a distanza. «I tirocini completamente in smart non potranno continuare per incompatibilità con la disciplina e per contrarietà con le finalità dello strumento e dovranno essere interrotti». Per essere portati a termine, dunque, dovranno prevedere lo svolgimento solo in presenza in ufficio oppure – e qui c’è tutta l’incongruenza sul tema dovuta, è bene precisare, anche all’assenza di una specifica normativa in materia – «prevedere l’alternanza di giorni in presenza e giorni in smart». Diversa, invece, la situazione per gli stage parzialmente in smart internshipping, che «potranno continuare e condotti alla naturale scadenza secondo le modalità programmate in fase di attivazione o successivamente definite».  Decisione presa, si specifica, per tutelare il prevalente interesse del tirocinante e per il «principio dell’affidamento».Questa la situazione per ora in queste due regioni del nord Italia: modalità opposte. Non essendoci, al momento, alcuna normativa di riferimento rispetto alla possibilità dello smart internshipping in tempi normali, ognuna ha veramente campo libero rispetto alla decisione.Marianna Lepore

Verso una nuova riforma del servizio civile, gli operatori denunciano: «Noi esclusi dal dibattito»

Doveva essere discusso lo scorso 24 febbraio in Consiglio dei ministri, ma la cronaca degli avvenimenti in Ucraina hanno fatto slittare il dibattito per ora a data sconosciuta. Ma le polemiche c'erano e restano: la ministra per la gioventù Fabiana Dadone ha presentato un disegno di legge delega al governo che tra gli obiettivi ha anche «la revisione della disciplina del servizio civile universale»: dimenticando però di coinvolgere gli operatori del settore, avvisati solo tramite comunicato stampa a cose fatte.«Abbiamo già avuto una riforma abbastanza complessa e ambiziosa del Servizio civile nel 2017, che continua a modificare in maniera significativa la rotta del servizio civile e di cui attendiamo gli elementi di valutazione di impatto delle novità introdotte» spiega alla Repubblica degli Stagisti Enrico Maria Borrelli, presidente del Forum Nazionale Servizio Civile: «Dal testo alla prima pratica reale siamo partiti tra il 2018 e il 2019, quindi è ancora uno scorcio temporale troppo breve. E mentre eravamo tutti quanti concentrati sull’attuazione della riforma in corso abbiamo appreso dalla stampa l’intenzione della ministra di chiedere una delega al governo per cambiare le politiche giovanili, l’agenzia nazionale giovani e il servizio civile universale».La prima reazione degli operatori del settore è stata di sorpresa: «La nostra forza è sempre stata quella di lavorare in maniera sinergica: politica, dipartimento, consulta. Non capiamo l’urgenza di prevedere un disegno di legge per perfezionare una riforma in atto senza poi intervenire, nella sostanza, con delle vere novità». Borrelli chiarisce che quanto previsto dal testo del ddl è già disciplinato dal servizio civile e andrebbe solo in qualche modo perfezionato senza agire tramite una legge: basterebbe organizzare la procedura e la regolamentazione secondaria. «L’ultima riforma è nata da un processo lungo di concertazione, audizioni, verifiche. Un lavoro straordinario di partecipazione e democrazia del precedente Governo che ha coinvolto tutto il sistema Paese: giovani, enti, categorie, rappresentanze. Questa riforma, invece, non nasce da alcuna esigenza particolare».Lo schema del disegno di legge che la Repubblica degli Stagisti ha potuto visionare è composto da sei articoli; nel primo, in cui si definiscono l’oggetto e le finalità della deroga, si assicura «il coinvolgimento e la più ampia partecipazione dei giovani e delle organizzazioni che li rappresentano nei processi decisionali, anche mediante consultazioni pubbliche volte a conoscere le loro istanze e acquisire i loro contributi». Non è un particolare di poco conto. Il testo del ddl infatti è nato anche dai contributi raccolti attraverso un questionario online distribuito in occasione della giornata del servizio civile, il 15 dicembre 2021. Una iniziativa per la quale la stessa ministra aveva chiesto aiuto alle organizzazioni: «Noi enti del servizio civile abbiamo dovuto veicolare e diffondere il questionario, quindi le 14mila risposte ottenute sono di giovani del servizio civile» dice Borrelli: «Se da un questionario del genere aspetti di ricevere l’umore e il desiderio, va bene; ma non mi sembra sia un modo di procedere partecipato se invece lo usi come base per una riforma normativa escludendo il confronto con la Consulta nazionale del servizio civile, composta da enti, giovani, enti locali, regioni; se escludi la rappresentanza nazionale dei volontari, dimostrando poco interesse per i giovani che non ascolti; se parli al cittadino con domande per così dire “tendenziose”, cioè che in alcuni casi, nel questionario, sembravano formulate per ottenere determinate risposte, e dalle risposte ottenute agisci una riforma... all’insaputa del mondo coinvolto!», si sfoga Borrelli. La Consulta del servizio civile peraltro viene nominata ogni tre anni dal ministero della Gioventù e riassume oltre il sessanta per cento delle maggiori rappresentanze del servizio civile in Italia: «Non si capisce perché non si dialoghi con loro prima di aprirsi a ulteriori consultazioni arricchenti» dice ancora Borrelli.Il questionario era composto da una ventina di domande, di cui quindici inerenti il servizio civile e alcune sul rapporto con il mondo del lavoro. Dai dati raccolti, quasi otto giovani su dieci risultano essere convinti che sia un modo per avvicinarsi al mondo del lavoro e altrettanti ritengono fondamentale il rilascio di una certificazione delle competenze a fine servizio. E infatti all’articolo 3 comma 1g della bozza di disegno di legge si parla di valorizzare la formazione dei giovani operatori volontari al fine di migliorare il «loro livello di occupabilità, anche attraverso sistemi efficaci di riconoscimento, convalida e certificazione delle abilità e competenze professionali formali e non formali acquisite, utile a promuovere l’accesso all’attività lavorativa» e si aggiunge di «valutare l’impatto dei programmi di servizio civile in territori caratterizzati da alto livello di vulnerabilità sociale».In pratica quindi si vorrebbe valorizzare la formazione dei giovani e le competenze in un’ottica di occupabilità nel mondo del lavoro. «Tutto questo ci sta a cuore, ma recentemente la ministra ha introdotto la certificazione delle competenze come uno degli asset di cui dobbiamo occuparci noi enti della progettazione del servizio civile, confondendo le competenze di chi spinge carrozzine, porta pasti ai senza tetto, con quelle degli enti che fanno politiche attive del lavoro. Anche le Regioni si sono espresse in disappunto rispetto a questa proposta e il ministero del Lavoro non condivide che il servizio civile assurga a politica attiva del lavoro. La ministra, però, avanza una proposta perché ritiene che i giovani vogliano la certificazione delle competenze». Il riferimento è, appunto, al questionario dello scorso anno in cui, secondo Borrelli, manca una spiegazione reale su cosa significhi mettere in pratica un processo di certificazione: diversanente da un semplice “attestato”, una certificazione implicherebbe un esame pubblico «che potresti non superare, dopo il quale eventualmente potresti avere la certificazione della competenza, cosa ben diversa dal dire ti certifico le competenze che hai acquisito». C’è poi la questione relativa alle spese: «se la valutazione di impatto dovesse essere un’attività da far ricadere in mano agli enti, essi dovrebbero farsi carico anche di questo compito oneroso» riflette Borrelli «E questo ci preoccuperebbe per i costi che ne conseguono. Siamo favorevolissimi a una valutazione ma che sia lo Stato a farsi carico di valutare».Ci sono poi degli approcci che presentano criticità oggettive: l’articolo 2 comma 1f punta per esempio a ridefinire la disciplina dell’Agenzia nazionale per i giovani, ma «sembra che il governo voglia rivedere l’organizzazione dell’Ang» fa notare Borrelli «che tuttavia è struttura di carattere europeo: quindi non potrebbe farlo!».L’articolo dedicato specificamente al servizio civile universale è il terzo, in cui si parla di riordino degli strumenti di attuazione del servizio, «anche se basterebbe farlo a livello regolatorio modificando una circolare, senza agire con una norma» ripete Borrelli. Vi sono riferimenti alla necessità di armonizzare le funzioni in materia di servizio civile universale tra il livello nazionale e le Regioni; individuare forme di partecipazione degli enti – «proprio nel momento in cui con questo decreto si attua la totale esclusione dalla partecipazione» constata amaro Borrelli – e prevedere una maggiore partecipazione della Consulta nazionale, con un evidente confitto quindi tra ciò che è scritto e quello che si fa: «Non è stata ascoltata ad oggi... però vogliono ampliarla? La Consulta sta esprimendo pareri contrari fino ad ora inascoltati alle proposte della ministra... che però vuole potenziare l’istituto?».E poi c’è la questione mobilità che il decreto intende promuovere nei Paesi esteri, in particolare europei. In linea teorica una gran bella novità, ma nella pratica difficile da realizzare. «I progetti sono fatti per rispondere a un bisogno, a esigenze di territori, persone. I ragazzi sono la leva attraverso cui gli enti pubblici lo realizzano. Se la missione del servizio civile, come dice la legge, è la difesa della Patria che si esplicita attraverso questa progettualità sociale, allora i ragazzi danno il loro contributo al raggiungimento di questa progettualità. Se invece come intende la ministra i beneficiari del servizio civile sono i giovani, allora è comprensibile che possano richiedere anche l’esperienza all’estero», nell'ottica di arricchire ancor di più il proprio periodo di servizio civile, accumulare più esperienze e competenze, magari perfezionare una lingua. Borrelli offre un esempio pratico: «Il Comune che fa il bando per avere dei ragazzi per mantenere la biblioteca aperta o per aiutare i disabili, che esigenza ha di mandare i volontari tre mesi a Parigi? Nessuna, perché ha l’esigenza cogente del progetto che ha presentato. In questo modo si stravolge il servizio civile che non è più il contributo che i ragazzi offrono ad attività di interesse generale, ma ciò che noi facciamo per i ragazzi. Non siamo contrari», puntualizza, «ma questo non è il servizio civile».Il decreto parla di promuovere la mobilità dei giovani operatori volontari ma non dà indicazioni sulla gestione di tutto il percorso per gli enti. Questi enti si troverebbero a dover costruire partnership con realtà simili all'estero, vagliare le opportunità, verificare la serietà dei percorsi e delle organizzazioni, senza alcun ulteriore supporto in termini di risorse umane e monetarie da parte del Governo?Dopo mesi di silenzio, finalmente l'altroieri c'è stato un primo incontro, una call martedì sera tra la ministra Dadone e gli enti del servizio civile, con la proposta da parte del Forum di «uno stralcio della parte sul servizio civile dal disegno di legge». Certo però si parte da posizioni pressoché opposte: il ministero che vuole una nuova legge, il Forum che non ravvisa la necessità di alcuna nuova riforma, dato che già ve ne è stata una pochissimi anni fa, di cui ancora non si è avuto il tempo di valutare l'efficacia. Intanto di servizio civile continua ad occuparsi anche la politica con la discussione sempre nella giornata di martedì 22 della mozione di Maria Chiara Gadda, parlamentare di Italia Viva, che vorrebbe aumentare il numero di ragazzi coinvolti e innalzare la qualità dei progetti proposti. Insomma di questo argomento sembra vogliano occuparsi in tanti, non tutti però forse si rendono conto che il punto centrale dovrebbe essere aumentare le risorse e semplificare la gestione dei progetti.     Marianna Lepore

Stage, per chi trasgredisce la normativa ora sanzioni e ammende immediate

Gli ispettori del lavoro sono avvisati: se d’ora in poi, durante le loro ispezioni, si dovessero imbattere in situazioni di violazione delle normative regionali sui tirocini extracurricolari, potranno e anzi dovranno comminare multe. É l’effetto – l’unico immediato – dei contenuti dell’ultima legge di bilancio in materia di tirocini. La Direzione centrale coordinamento giuridico dell’INL, l’ispettorato nazionale del lavoro, ha emanato proprio ieri – 21 marzo – una nota dal titolo “art. 1, commi da 721 a 726, L. n. 234/2021 – nuove disposizioni in materia di tirocini – prime indicazioni”, firmata dal direttore centrale Danilo Papa [nella foto].Nella nota viene spiegato che la legge di bilancio 2022 ha appunto «introdotto alcune disposizioni in materia di tirocini» e che esse sono «in parte da considerarsi immediatamente operative». Dunque, dopo essersi coordinati con l’ufficio legislativo del ministero del Lavoro – che a sua volta la settimana scorsa, con una nota protocollare, la n° 2529 del 16 marzo, ha sollecitato l'INL a esprimersi – l’INL ha stilato un documento per chiarire le novità. Posto che le nuove linee guida concretamente ancora non esistono – è previsto debbano essere stilate entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio, il che vuol dire che la deadline va calcolata dal 1° gennaio: dunque entro fine giugno la Conferenza Stato-Regioni dovrà partorire le nuove linee guida, se rispetterà le consegne – ne deriva «che ad oggi e sino al recepimento, da parte delle Regioni, delle linee guida da adottarsi ai sensi del citato comma 721», e qui l’INL intende le linee guida prossime venture, «restano in vigore le attuali regolamentazioni regionali». Ma l’INL focalizza anche quello che già è possibile applicare: «accanto a disposizioni di futura applicazione, la legge di bilancio ha introdotto ulteriori precetti che risultano essere già vigenti a partire dalla sua entrata in vigore». I precetti da considerarsi “già vigenti” riguardano l’indennità di partecipazione e il ricorso fraudolento al tirocinio. Per quanto riguarda l’indennità, «la sanzione prevista dal […] comma 722 – secondo il quale “la mancata corresponsione dell'indennità di cui alla lettera b) del comma 721 comporta a carico del trasgressore l’irrogazione di una sanzione amministrativa il cui ammontare è proporzionato alla gravità dell'illecito commesso, in misura variabile da un minimo di 1.000 euro a un massimo di 6.000 euro […] – troverà applicazione in relazione alla mancata corresponsione della indennità già prevista dalle vigenti leggi».Prendendo invece in considerazione la fattispecie del «ricorso fraudolento al tirocinio», la nota dell’Ispettorato specifica che «se il tirocinio è svolto in modo fraudolento, eludendo le prescrizioni […], il soggetto ospitante è punito con la pena dell'ammenda di 50 euro per ciascun tirocinante coinvolto e per ciascun giorno di tirocinio». Questo è preso paro paro dal comma 723 della legge di bilancio. L’INL specifica che «tali disposizioni introducono precetti da ritenersi immediatamente operativi» e prosegue sottolineando che «al fine di valutare l’uso scorretto del tirocinio e, quindi, la condotta fraudolenta del datore di lavoro che ha impiegato il tirocinante alla stregua di un effettivo rapporto di lavoro o in sostituzione di lavoratore dipendente, il personale ispettivo dovrà ad oggi fare riferimento alle normative regionali attualmente in vigore, nonché alle istruzioni operative già fornite da questo Ispettorato con circ. 8/2018».La Repubblica degli Stagisti non può che salutare con favore questo riferimento: la circolare 8/2018, dal titolo «Tirocini formativi e di orientamento – indicazioni operative per il personale ispettivo», infatti era quella emessa appunto quattro anni fa per spiegare agli ispettori del lavoro cosa controllare per accertarsi che lo stage sia in regola, e cosa fare in caso non lo sia. Firmata da Paolo Pennesi,la circolare era stata pubblicata proprio in concomitanza con l’inserimento per la prima volta dei tirocini «tra gli ambiti principali di intervento per l’attività di vigilanza dell’Ispettorato nazionale del lavoro per l’anno 2018». Un inserimento confermato nel 2019 e poi purtroppo decaduto.Dunque, conferma l’INL nella nota di ieri, «la violazione delle disposizioni contenute nel comma 723 comporta l’applicazione a carico del soggetto ospitante della pena dell’ammenda di 50 euro per ciascun tirocinante coinvolto e per ciascun giorno di tirocinio. Trattandosi di sanzione penale, punita con pena pecuniaria, la stessa è soggetta alla prescrizione obbligatoria […] volta a far cessare il rapporto in essere in violazione dei principi che ne disciplinano la regolare gestione».Oltre alla multa, c’è poi anche il rischio di dover assumere il finto tirocinante: «l’ultimo periodo del comma 723 […] fa salva la possibilità, su domanda del tirocinante, di riconoscere la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato a partire dalla pronuncia giudiziale» specificando che «sarà dunque il solo tirocinante a valutare una richiesta in tal senso».Infine, rispetto alle comunicazioni obbligatorie – fulcro di una importante discussione che riguarda il monitoraggio e controllo dello strumento dello stage! – purtroppo l’INL non si fa “bastare” la legge di bilancio: «si ritiene, in coerenza con i precedenti orientamenti, che lo stesso [l’obbligo di CO, ndr] riguardi unicamente i tirocini extracurriculari». Fino a nuovo ordine, si può aggiungere: perché il ministero del Lavoro ha promesso a più riprese di voler mutare l’orientamento e di voler (re)introdurre l’obbligo di CO anche per i tirocini curricolari. Attendiamo dunque con ansia che lo faccia, attraverso una sua circolare o altra modalità ufficiale.L’ultimo aspetto focalizzato dalla nota riguarda l’obbligo del soggetto ospitante a provvedere «a propria cura e spese al rispetto integrale delle disposizioni in materia di salute e sicurezza»: qui l’INL sottolinea che «l’inciso “integrale” è da ritenersi un rafforzativo […] con ciò determinando l’applicazione delle medesime tutele previste in favore del personale dipendente».Una circolare significativa, che tuttavia non può giustamente sostituirsi a chi ha il potere legislativo in tema di tirocini: dunque, per le CO obbligatorie anche per i tirocini curricolari dovremo aspettare una azione del ministero del Lavoro; per una nuova configurazione della normativa sui tirocini curricolari dovremo aspettare il Parlamento (è proprio in questo periodo in discussione la proposta di legge Ungaro in materia); e per le nuove linee guida sui tirocini extracurricolari, che potranno (ma lo faranno davvero?) diminuire drasticamente il raggio d’azione dei tirocini extracurricolare, dovremo aspettare la decisione della Conferenza Stato-Regioni.