Il tuo lavoro ti rende felice? Nel libro “Da grande” scintille di riflessione e strategie d'azione

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 07 Mar 2023 in Notizie

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Ce lo siamo chiesto tutti, prima o poi: quello che faccio mi rende felice? Ho fatto bene a scegliere questa scuola, quest’università, questo lavoro? Un grande classico nella categoria delle domande esistenziali – specie nei momenti di inquietudine, di crisi, in cui qualche elemento magari deflagra e ci porta a riflettere su tutti gli altri.

stage lavoroAnche Giulio
Xhaët ci ha riflettuto parecchio. Consulente, docente, musicista, Xhaët – 42 anni, biellese trapiantato a Milano – è partner di Newton spa, digital strategist e senior trainer, esperto di competenze digitali, e adesso anche autore di un libro uscito poche settimane fa per la casa editrice Sonzogno dal titolo “Da grande”, lo stesso titolo della canzone che Xhaët aveva inciso l’anno scorso con la sua rockband (di cui la Repubblica degli Stagisti aveva parlato qui).

“Da grande”: una formulina che riecheggia non tanto la domanda che tutti i nonni e vecchi zii ci hanno fatto alle cene di Natale quando eravamo alle elementari – “Cosa vuoi fare da grande?” – ma soprattutto invece le nostre dichiarazioni spontanee. Spavalde, ingenue, coraggiose: “Da grande voglio fare…”. O ancor meglio “Da grande, sarò...”. Ciascuno di noi ha completato la frase mettendoci il suo sogno, il mestiere che in quel momento lo affascinava di più. Spesso negli anni il desiderio è cambiato, e così ne possiamo ricordare non uno solo ma due o tre che si sono avvicendati nel nostro cuore, passandosi il testimone mentre noi compivamo i tanti passaggi dall’infanzia all’adolescenza, fino poi all’età adulta.

Poi a un certo punto si diventa adulti, appunto, e si sceglie davvero cosa fare nella vita. E qui entra in gioco il sottotitolo del libro: “Non è mai troppo tardi per capire chi potresti diventare”. Una riflessione che fin dalla copertina mira ad aiutare il lettore a focalizzare le proprie vocazioni, gli obiettivi, i modi per essere davvero soddisfatto di quel che fa nella (e della) sua vita.

Per scrivere questo libro l’autore si è immerso in una notevole quantità di letture variegate, dalle biografie dei grandi personaggi a testi di psicologia e sociologia, fino a ricerche sul campo mirate ad indagare le interazioni umane. Con una prosa intelligente, chiara ma non semplicistica, ironica senza mai abbandonare l’empatia con il lettore, Xhaët riassume e mette a confronto questi tanti studi ed esperimenti intrecciandoli a interviste fatte a amici, conoscenti, colleghi che rappresentano esempi concreti delle teorie e dei temi al centro della narrazione, pescando anche dal proprio bagaglio di esperienze personali. Per chi si fosse mai trovato a disperarsi e a dire “ho sbagliato tutto! Sono un fallito!”, fortemente consigliata è la lettura del capitolo “Sì, fallire”, che l’autore chiude con un impietoso, autoironico e generativo elenco dei suoi personali
fallimenti – forse perfino più numerosi del previsto, a cominciare dalla bocciatura alle superiori e dalla laurea conseguita alla veneranda età di 29 anni.

stage lavoro giulio xhaet“Da grande” è un libro che può servire a chiunque si trovi nel momento fatidico dell’ “E adesso?”, per mettere a fuoco le proprie aspirazioni, aspettative e la coerenza tra quello che vorremmo essere e quello che siamo nella vita di tutti i giorni, nel lavoro che ci siamo scelti – o che ci è capitato e abbiamo deciso di stretto, con più o meno convinzione e soddisfazione.

Senza stupide formule magiche, assolutismi, dogmatismi, senza avere la pretesa di erogare ricette valide per tutti, Xhaët propone una ricca rosa di spunti di riflessione per ponderare in maniera approfondita le proprie scelte, le motivazioni che stanno alla radice di queste scelte, e sopratutto la coerenza di queste scelte con il nostro io più profondo. Invitando a abbassare la maschera che portiamo per proteggerci e a guardarci dentro con schiettezza e benevolenza; e anche a imparare a considerare gli ostacoli che la vita ci mette di fronte, o i veri e propri fallimenti, come “pali in faccia generativi” da cui provare a trarre qualche lezione utile per andare avanti.

Di nuovo, però, vale la pena sottolineare che Xhaët non è uno di quegli imbonitori da social network che fanno l’elogio incondizionato del fallimento; anzi «questa storia del fallimento», osserva a un certo punto, ci è «sfuggita di mano»; e commentando una delle frasi motivazionali più in voga negli ultimi anni, «La cosa più bella e importante che può capitarti nella vita è fallire», riflette: «Non so per quale assurdo motivo, ma solitamente trovo più bello ottenere ciò che vorrei. Preferisco un matrimonio a un divorzio, la nascita di un amore alla sua fine, la crescita di un’azienda al suo crollo, trovare un lavoro che mi piace rispetto a un licenziamento in tronco. Sarò strambo io».

Per i lettori più giovani “Da grande” può essere uno strumento prezioso per orientarsi nel caleidoscopio di possibilità rispetto alla propria formazione, l’università, e i primi passi nel mondo del lavoro. Alcune delle interviste sono dedicate a persone giovanissime, come le due creatrici di Factanza o i tre ideatori di Legolize, che dalla scintilla di un’idea hanno costruito progetti concreti: Legolize ha oltre un milione di followers su Instagram, Factanza 600mila
numeri che i manager più vecchio stampo stenterebbero ad associare a un manipolo di ventenni.

Ma il libro in realtà può essere letto ad ogni età, perché la teoria dell’autore è proprio che tutti noi siamo in continuo cambiamento, continuamente portati a cambiare dalla vita stessa, e che dunque piuttosto che contrastarlo perseguendo, talvolta inconsciamente, l’obiettivo impossibile di diventare dei monoliti, alla fine è meglio abbracciare questo cambiamento e avvicinarci, un passettino alla volta, a quello che veramente vorremmo diventare, alla persona che ambiamo ad essere.

A qualsiasi età si possono attraversare quelle che l’autore chiama le “zone aride”: «A quindici, venti o venticinque anni, quando vi accorgete con terrore che non c’è nulla in cui eccellete e neppure qualcosa che vi piaccia davvero. Dopo i trenta o vicino ai quaranta, quando vi rendete conto che ciò che fate ha perso di senso e non vi suscita più le emozioni dell’inizio. Di punto in bianco credete di aver buttato via gli anni migliori. Intorno ai cinquanta o sessanta, quando magari intravedete gli ultimi sgoccioli dell’attività lavorativa e iniziate a fare bilanci. Verso i settanta, gli ottanta o anche dopo, quando diventa difficile trovare nuovi stimoli e rimpiangete la frenesia e l’intensità dei decenni precedenti, perché fate fatica a capire come trascorrere».

Ma allo stesso modo a tutte le età si può decidere di reinventarsi, dare una sterzata alla propria vita, agire per fare in modo che diventi più nostra, più in linea con i nostri valori, più capace di renderci felici, giorno dopo giorno, di alzarci dal letto e andare al lavoro.

Giulio Xhaët è stato l’ospite di uno degli episodi del neonato podcast della Repubblica degli Stagisti proprio per parlare di “Da grande”.

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