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Stage da 1200 euro al mese al Parlamento europeo, aperti i bandi Schuman e per traduttori

Mezzanotte del 15 maggio. È questa la deadline da tenere in mente per chi vuole tentare la candidatura alla prossima tornata di tirocini al Parlamento europeo. In palio ci sono da tre a cinque mesi tra i corridoi dell’assemblea comunitaria, e  una indennità mensile di circa 1.220 euro, a cui si aggiungono il rimborso del viaggio e  altre agevolazioni. Agli italiani, a dirla tutta, questo trattamento economico sembra più uno stipendio vero e proprio che un rimborso di stage: non a caso, con 8.142 candidature presentate nel 2014, l’Italia si piazza di gran lunga al primo posto nelle domande, come confermano alla Repubblica degli Stagisti dall’ufficio tirocini basato in Lussemburgo. La scadenza di maggio vale per tutte e tre le opportunità di stage, ovvero i tirocini Robert Schuman (suddivisi a loro volta in opzione generale e opzione giornalismo), i tirocini per persone con disabilità e i quelli per traduttori. Variabile la durata: nei primi due casi è di cinque mesi, non estendibili, con inizio fissato al primo ottobre; nell’ultimo si può rimanere in stage per tre mesi, prorogabili però di altri tre. Rimborso e prestigio dell’esperienza rendono la selezione per i tirocini al Parlamento sempre più serrata. A firmare il "contratto" di stage arriva in media il 2% dei candidati. Nel 2014, ad esempio sono arrivate quasi 21mila domande per i tirocini Schuman.  Un vero e proprio boom rispetto alle 8.500 domande arrivate nel 2012. Il numero di stagisti non è fissato a priori. Dipende dal budget e dalle richieste delle varie Direzioni generali. L’esperienza insegna però che a varcare le porte dell’emiciclo europeo sono circa 500 giovani ogni anno. Nel 2014  sono stati per esempio 484 (poco più di 240 per tornata), di cui 77 italiani. Stessa sorte per i traduttori: delle quasi 6300 application registrate nel 2012, in 177 hanno strappato un biglietto per il Lussemburgo, sede della Direzione generale per la Traduzione, divisa nelle 24 lingue ufficiali. I criteri per l’ammissione sono tutti rintracciabili online, nelle “Norme interne relative ai tirocini” e nelle “Frequently asked questions” sul sito ufficiale del Parlamento. Per l’opzione generale dei tirocini Schuman bisogna aver completato un percorso di laurea almeno triennale. Agli aspiranti stagiaire per l’opzione giornalismo, invece, è richiesta l’iscrizione ad un albo nazionale; ma c’è anche la possibilità, in alternativa, di certificare la propria esperienza professionale presentando articoli già pubblicati o di dimostrare un percorso di formazione giornalistica svolto in uno degli Stati membri. È possibile, in ogni caso, candidarsi per entrambe le opzioni. Nel 2014 sono stati 399 gli stagisti presi per l’opzione generale e 85 quelli che hanno svolto uno stage giornalistico. Requisito obbligatorio poi, ça va sans dire, è la buona conoscenza di una delle lingue ufficiali dell’Ue (meglio se inglese, francese o tedesco), oltre a non aver mai avuto altre opportunità di stage o occupazione retribuita per più di quattro settimane in nessun altra istituzione europea. I primi passi per la candidatura si compiono online. In questa fase non è necessario allegare nessun documento. Per l’opzione generale è richiesto di indicare il titolo della tesi, mentre i giornalisti devono indicare l’appartenenza o meno a un ordine professionale. A tutti è richiesto di descrivere le proprie esperienze di studio e le motivazioni che spingono a candidarsi, oltre ad indicare due direzioni generali di preferenza e, in ultimo, due città dove si vorrebbe svolgere il tirocinio. Oltre alle sedi ufficiali di Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo, gli stage possono svolgersi infatti anche negli uffici “nazionali” del Parlamento, nei vari Stati membri. Per compilare la domanda si hanno 30 minuti di tempo, oltre i quali i dati non vengono salvati e bisogna ricominciare daccapo. È bene dunque informarsi prima su quali siano i dipartimenti più affini alle proprie esperienze ed obiettivi, nonché preparare in anticipo le risposte motivazionali da inserire nel form: una volta conclusa, infatti, la domanda non può essere modificata. Nella propria casella mail arriverà una mail automatica di conferma con il riepilogo della domanda, da stampare e firmare in caso di selezione. Il feedback, in  caso positivo, arriva via mail tra i due e i tre mesi prima dell’inizio dello stage. Solo allora sarà necessario spedire copia cartacea dei diplomi indicati online, insieme al riassunto stampato e firmato della domanda presentata. Il rimborso previsto dal contratto di stage è aggiornato ogni anno. Per il 2015 ammonta a 1.223,26 euro netti, in quanto non soggetti a tassazione europea. Sta al tirocinante dare conto della borsa ricevuta nella propria denuncia dei redditi a livello nazionale. Alla copertura standard, il Parlamento aggiunge inoltre un rimborso per il viaggio andata/ritorno, in base al chilometraggio (130 euro circa per mille chilometri), oltre al rimborso per le missioni in altre sedi del Parlamento, con una base di 65 euro (nel caso non si pernotti fuori) e di 180 euro nel caso di una missione di almeno 24 ore. Agli stagisti sposati o con figli è concesso inoltre un ulteriore contributo di circa 240 euro al mese. Regole quasi del tutto simili anche per le persone con disabilità, cui il Parlamento destina un numero riservato di posti (circa una decina per tornata) «come misura di azione positiva volta a favorire l’integrazione delle persone disabili sul luogo di lavoro». Più elastici i requisiti: è sufficiente anche un diploma non universitario. Il tempo per compilare online la candidatura sale a 90 minuti, ma c’è anche la possibilità di richiedere il modulo in altri formati. Il rimborso standard, inoltre, può essere incrementato fino alla metà - dunque fino a 600 euro - per coprire spese imputabili alla disabilità, a fronte di una certificazione opportuna delle esigenze. Sede unica, invece, nel Granducato di Lussemburgo, per i tirocini riservati ai traduttori, con una media di circa 40 posti in ognuno dei quattro trimestri di stage. Tra i requisiti, la conoscenza di altre due lingue ufficiali europee, anche se la laurea in lingue non è un titolo discriminante. Simile l’ammontare della borsa prevista per i traduttori (nel 2014 ammontava a 1.223,26 euro), così come il rimborso extra per le spese di viaggio e per il sostegno familiare, in caso di coniuge o figli a carico. Anche la candidatura segue le stesse modalità di presentazione online, con il limite dei 30 minuti da rispettare. Meglio dunque farsi trovare preparati, scrivendo in anticipo motivazioni ed esperienze professionali. Per tutti, in ogni caso, vale la regola indicata nei documenti ufficiali: il tirocinio non dà diritto né modo di accedere ad un posto di lavoro al Parlamento.  Lì si apre il mondo dei test Epso. Ma questa è tutta un’altra storia.Maura Bertanzon 

Premi di laurea, i bandi in scadenza: 25mila euro complessivi in palio

Mentre si svolgono le ultime sedute di laurea dello scorso anno accademico, chi ha vissuto l'emozione dell'ultima prova universitaria o si accinge a farlo può dare un'occhiata ai diversi bandi ad hoc in scadenza nelle prossime settimane, che premiano i più diversi ambiti di studio - anche inusuali. Intanto, un bando last minute, che scade domani. Lo Smi, organo di rappresentanza delle industrie italiane del settore tessile e moda propone la quinta edizione del bando "Alfredo Canessa", vicepresidente della federazione prematuramente scomparso. Con 1500 euro verrà premiato il migliore lavoro di tesi specialistica o magistrale, oppure di dottorato, che tra il primo aprile 2014 e il 30 marzo 2015 abbia discusso di proprietà intellettuale, lotta alla contraffazione e made in Italy. Modulo di domanda e allegati (copia cartacea e digitale della tesi, più certificato storico vidimato dall'ateneo) devono pervenire, anche a mano, entro domani, 15 aprile, presso la sede dello Smi, a Milano.Scade invece giovedì 30 aprile il premio "Scudo d'oro", promosso dal centro studi araldici di Arcisate (Varese), che offre mille euro netti per la migliore tesi sulla disciplina che studia gli stemmi, purché discussa negli anni solari 2013 e 2014. La candidatura è composta da: cv, copia del certificato di laurea, copia cartacea e digitale dell'elaborato, abstract, lettera di presentazione del relatore in busta chiusa, copia documento e copia del bando (una pagina) firmata per accettazione. Il tutto deve pervenire entro fine mese al centro, a mano o per posta. A fine gennaio 2016 la commissione annuncerà il vincitore, che sarà premiato in una cerimonia pubblica entro il giugno seguente.Sempre in tema di discipline di nicchia, l'Accademia italiana di studi numismatici di Bari indice poi la seconda edizione del premio intitolato alla memoria del presidente onorario Mario Traina, riservato ai laureati italiani che negli anni accademici 2011/2012 a quello in corso abbiano approfondito in maniera scientifica e innovativa un tema legato allo studio delle monete di qualunque epoca, dal mondo classico a quello contemporaneo, ottenendo un voto di almeno 90/110. Per candidarsi bisogna comporre una domanda in carta libera indicando generalità e contatti, allegando una lettera di accompagnamento del relatore (che indichi anche il voto di laurea) e una copia cartacea della tesi. Il tutto va spedito per raccomandata A/R all'accademia. In palio ci sono cinque premi: mille euro al primo classificato, 750 e 500 euro rispettivamente al secondo e terzo, e due menzioni speciali da 500 euro l'una, che saranno assegnati ufficialmente a fine settembre a Taormina, in occasione del XV congresso internazionale di numismatica.C'è tempo invece fino a giovedì 7 maggio per partecipare al premio che la fondazione modenese "Filippo Marazzi" indice insieme all'università di Modena e Reggio Emilia in memoria del noto imprenditore della ceramica: una somma di 5mila euro lordi e due di 2mila euro lordi ciascuna (cumulabili con altre borse) per autori e autrici di tesi magistrali, o a ciclo unico, sul tema "Internazionalizzazione e made In Italy". Ammesse quelle discusse nell’anno accademico 2013/2014 (entro il prossimo 30 aprile) con una votazione di almeno 105/110. La domanda, da presentare presso la direzione servizi studenti dell’università - a mano previo appuntamento, o per raccomandata A/R o posta celere indirizzata al Magnifico rettore - deve pervenire entro le ore 13 del 7 maggio (non fa fede il timbro postale), insieme a certificato di laurea (o, se ancora non disponibile, certificato storico), tesi di laurea su cd e abstract. Scade poi il 15 maggio un premio riservato ai laureati con disabilità dell'università di Siena, intitolato alla memoria dell'ex studentessa e dipendente del Laboratorio per l'accessibilità universale Erica Angelini. Due gli importi a bando, di 1500 euro ciascuno, uno per il migliore elaborato di area scientifica e uno per il suo corrispettivo di area umanistica, triennali o  biennali e con tema libero. I candidati devono aver concluso gli studi tra la prima sessione utile dell'anno accademico 2011/2012 e fine aprile prossimo. La candidatura si compone di modulo, copia della tesi (preferibilmente cartacea) e copia di un certificato che attesti una disabilità pari almeno al 66%. Il tutto deve essere spedito per raccomandata A/R entro il 15 maggio (fa fede il timbro) alla sede legale dell'ateneo o consegnata a mano all'ufficio Diritto allo studio (in via Bandini 25 a Siena). Il premio verrà consegnato a luglio, in coincidenza con il compleanno di Erica Angelini, in una cerimonia organizzata dall'ufficio accoglienza disabili.Infine, l'Acat - Associazione cristiana per l'abolizione della tortura assegna due premi da 3500 lordi ciascuno alle due migliori tesi dell'anno accademico 2013-2014, di qualsiasi facoltà, dedicate rispettivamente al tema della pena di morte e a quello della tortura, e alle strategie per combatterle. Per partecipare è necessario inviare all'associazione romana entro il 31 maggio (fa fede il timbro): modulo di domanda, una copia cartacea e una digitale della tesi, un abstract, una copia vidimata dall'ateneo del certificato di laurea e una lettera di accompagnamento a firma dal relatore della tesi. La premiazione è prevista nel corso di una cerimonia pubblica che si terrà a Roma a metà dicembre, in concomitanza con la Giornata mondiale dei diritti umani. Annalisa Di Palo

Da bruco a farfalla, da una startup il kit per salvare la biodiversità

Un battito colorato, moltiplicato per duecento. Una nuvola di ali di farfalla ad avvolgere invitati e sposi nel loro giorno più bello. Effetti speciali, ma non artificiali: negli Stati Uniti i rilasci di farfalle per matrimoni ed eventi sono una moda. In Italia lo stanno diventando. C’è chi è riuscito a farne un business. Basta essere biologi, avere la passione per gli insetti. E la percezione di qualcosa che ancora mancava sul mercato: così Emanuele Rigato e Pier Paolo Poli si sono inventati Smart Bugs. Ufficialmente, una società semplice agricola a Ponzano Veneto, poco fuori Treviso; di fatto una start up per l’allevamento di insetti. Farfalle, certo, ma anche bachi da seta e larve di mosche, ottime esche per l’alimentazione di rettili e altri animali. La passione per gli insetti nasce da Emanuele, 26 anni, biologo evoluzionista e neolaureato. È stato lui a convincere Pier Paolo, amico d’infanzia e biologo marino, a lasciare un impiego a tempo indeterminato - ottenuto a nemmeno trent'anni! - nel controllo qualità della filiera ittica, per un’avventura da pionieri: oltre alle farfalle, allevano bachi da seta, non con il classico gelso ma con un mangime innovativo e autoprodotto. «Non c’è mai la certezza che quanto in commercio sia sicuro per gli insetti: viviamo in una società che non li ama. Gli insetticidi sono dappertutto, per la nostra salute, a scapito della loro. Per questo coltiviamo da noi le piante che diventano mangime. Ci vuole più tempo. È un processo più artigianale. Ma siamo sicuri del risultato», spiega Poli. Un anno fa, a marzo 2014, la nascita della società: «Prima di arrivarci, c’è stato un anno e mezzo di studi e tentativi, spesso andati male». Che fosse un salto nel buio, Poli e Rigato lo avevano capito vedendo l'estrema difficoltà nel trovare altri soci disponibili a crederci. Tutti volevano già prospettive concrete, proiezioni sui risultati. Difficile però tracciare un quadro a priori. Con i propri risparmi e i prestiti di qualche conoscente, i due biologi sono arrivati al capitale iniziale: 50mila euro, per una società semplice agricola, «anche se l’Inps, dopo un anno, non sa ancora come inquadrarci». Dalla Regione del Veneto, un contributo di 30mila euro come primo insediamento agricolo, tramite l’Agenzia per i pagamenti in agricoltura Avepa, usati per ristrutturare un laboratorio di 300 metri quadri e approntare gli impianti di riscaldamento e ricircolo d’aria necessari per allevare gli insetti. Molto se ne va nell’affitto del laboratorio stesso, 850 euro al mese, nonché in bollette, variabili tra i 500 e i mille euro a bimestre, a seconda della stagione, e in spese fisse (cancelleria, internet, commercialista) intorno ai duemila euro mensili. «Nel prevedere le spese per affitto e corrente siamo stati precisi. Ci hanno sorpreso gli alti costi fissi:  soprattutto per il commercialista ci siamo accorti di avere esigenze maggiori. Come costi totali, siamo intorno ai tremila euro al mese. Il primo bilancio non ce l’abbiamo ancora. Però siamo in pari con le spese. Ma ancora niente stipendio per noi due: il poco che ricaviamo lo reinvestiamo nell’attività», spiega Poli. «È già un buon risultato, considerato il budget limitato di partenza». Il marketing è una terra ancora da esplorare. Un primo esperimento, però, lo hanno già fatto. Da poco è in vendita il Macakit, un kit per allevare a casa, da soli, la farfalla Macaone. Tre bruchi, una gabbietta e l’attrezzatura minima necessaria. Quanto basta per vederne almeno uno trasformarsi giorno dopo giorno in una delle farfalle europee più belle. Tra le più comuni. Ma anche tra le più fragili. Non a rischio estinzione, ma comunque una specie minacciata. Il segreto sta nel mangime. Quello che Poli e Rigato hanno messo a punto dentro Smart Bugs. «L’idea di allevarla in casa ci è venuta per sensibilizzare le persone sulla fragilità di questa specie. È molto bella e vederla crescere in tutte le sue fasi dà molta soddisfazione. Speriamo porti la gente a essere più consapevole sulla conservazione della biodiversità. A pensare, una volta in più, a quanti insetticidi usiamo nella vita di ogni giorno», spiega Pier Paolo Poli. Il kit è in vendita a 23 euro. «Niente male, per un’idea che non abbiamo pubblicizzato se non attraverso il crowdfunding». Un’operazione pubblicitaria sul sito produzionidalbasso.com, più che un vero e proprio finanziamento. Il ricavato non ha sfiorato neanche i mille euro sui 15mila investiti per sviluppare il progetto. Ma la voce si è sparsa. I due soci hanno potuto testare l’interesse della gente prima di iniziare le vendite. In pochi giorni hanno ricevuto già 50 ordini sul loro sito. Ora sperano di arrivare anche sugli scaffali dei negozi. I bachi, poi, non servono però per ricavarne filato prezioso, ma come cibo vivo per rettili. Stesso destino per le larve di mosche soldato, insetti molto proteici e con ottimi valori nutrizionali: «Possono benissimo sostituire le farine di pesce prodotte magari con sardine pescate in modo intensivo in Cile, oggi alla base di molti mangimi», spiega Poli. Una filiera più corta e forse anche più sostenibile. La visione dei due biologi sarà pure all’insegna del rispetto per l’ambiente, ma non senza dimenticare un certo disincanto: «Nessuno o quasi in Italia aveva mai pensato a come valorizzare gli insetti in modo multi sfaccettato, a livello industriale», riflette Poli. L’idea sembra funzionare. Tanto che è partita anche una collaborazione con il Cra-api e con le università di Padova e di Milano per studiare l’utilizzo delle larve per lo smaltimento dei rifiuti organici. Il Comune di Treviso li ha chiamati nelle scuole, per un progetto di educazione ambientale: costruire insieme agli allievi aiuole dove far crescere le farfalle. I clienti sono in tutta Italia (fotografi, ristoranti, negozi di animali), qualcuno pure in Svizzera e Germania, oltre ai contatti di wedding planner stranieri, ben più consapevoli delle tendenze internazionali.  «Negli Stati Uniti il rilascio di farfalle è un’usanza diffusa per eventi molto diversi, dai matrimoni fino ai funerali. Ecco, forse l’Italia non è ancora pronta per quest’ultima proposta. Ma il nostro obiettivo è arrivare a fornire farfalle per dieci eventi a settimana, nei sei mesi di stagionalità di questi animali, dalla primavera all’autunno. Al momento abbiamo molte richieste soprattutto per il mese di settembre». L’allevamento conta oggi milioni di larve, mezzo milione di bachi da seta e una produzione di circa tremila farfalle al mese, a seconda delle richieste di mercato: «Veder crescere le cose mi è sempre piaciuto un sacco», conclude Pier Paolo Poli. «Ma per allevare pesci ci vorrebbe un capitale stratosferico. Gli insetti, in fondo, sono molto più abbordabili». Maura Bertanzon

Garanzia Giovani, ritardi con i rimborsi agli stagisti anche in Sardegna, Marche e Basilicata: ma l'Inps non risponde

Garanzia Giovani, gli stagisti che pur avendo iniziato da mesi il percorso formativo non hanno ancora percepito alcun compenso sono più del previsto. Dopo il caso del Lazio, la Repubblica degli Stagisti  ha fatto un focus approfondendo la questione del rimborso regione per regione. Bisogna premettere che nella maggior parte dei territori i tirocini ancora non sono partiti, e dunque comprensibilmente non sussistono ancora problemi di rimborso. Là dove invece sono già in atto stage in Garanzia Giovani, la situazione è a macchia di leopardo.Nelle Marche, in Basilicata e in Sardegna la situazione è purtroppo simile a quella del Lazio, con numerosi ritardi nei rimborsi. La Repubblica degli Stagisti si è dunque rivolta all'Inps per chiedere conto delle ragioni che stanno lasciando centinaia di ragazzi senza compensi, ma due settimane di contatti email e telefonici con la Direzione centrale Entrate e con il personale dell'ufficio stampa dell'Inps, tra cui il responsabile Marco Barbieri, sembrano non essere bastati: le spiegazioni purtroppo non sono ancora arrivate. La speranza è che arrivino presto, sopratutto per rispetto ai giovani che stanno svolgendo gli stage e che per adesso addirittura ci stanno rimettendo: anticipando denaro per gli spostamenti, per il pranzo, senza ricevere l'indennità prevista. Nelle Marche i primi tirocinanti di Garanzia Giovani hanno iniziato a settembre: l'iniziativa lì prevede che ricevano 500 euro al mese, rimborsati dall’Inps ogni 2 mensilità. Ma già a gennaio centinaia di ragazzi segnalavano sui gruppi Facebook di non essere stati ancora rimborsati. All'inizio di febbraio Il consigliere regionale di Sel Massimo Binci ha depositato un’interrogazione in Consiglio regionale. Dopo due mesi è Jacopo Cesari, responsabile del Servizio orientamento lavorativo della Cgil Pesaro che ha seguito la faccenda dall’inizio, a fare il punto insieme alla Repubblica degli Stagisti: «A gennaio sono finalmente iniziati i pagamenti dei primo mese di stage, ma esclusivamente per i primi 300 tirocinanti, che hanno iniziato a ottobre 2014. Ora si dovrebbe procedere al pagamento col resto dei ragazzi, circa 2700, ma sulle tempistiche di pagamento non c'è nessuna certezza». Intanto sul gruppo Facebook Garanzia Giovani Pesaro Urbino all'inizio di aprile i ragazzi lasciano post chiedendosi quando verranno accreditati i soldi di gennaio.Anche in Sardegna i primi dei 2mila tirocini extracurriculari previsti sono stati avviati da diversi mesi, ma i tirocinanti aspettano ancora i rimborsi spese. Il regolamento sardo li chiama voucher: 470 euro lordi al mese per un periodo di 6 mesi. I voucher sono stati ripartiti su base provinciale e assegnati in base all'ordine cronologico di adesione dei giovani al programma Garanzia Giovani. Per ora sono partiti i tirocini dei partecipanti iscritti al programma fino  al 25 novembre. Anche la Sardegna ha affidato all’Inps l’erogazione del rimborso e, come nel Lazio, qualcosa non ha funzionato. Lo denunciano anche qui gli iscritti al gruppo Facebook Garanzia giovani Sardegna. La protesta è stata raccolta anche da un'interrogazione del capogruppo regionale Gianluigi Rubiu (Area Popolare). La Repubblica degli Stagisti si è messa in contatto con  lo sportello “Sardegna tirocini” che si occupa di gestire il programma a  livello regionale: «Ci scusiamo con I ragazzi che aspettano I loro voucher, immaginavamo che nei passaggi burocratici tra noi e l’Inps si sarebbero potuti verificare dei ritardi ma ci stiamo attivando per risolvere al più presto questa incresciosa situazione che riguarda centinaia di ragazzi».Anche in Basilicata i primi tirocini sono stati attivati alla fine dell’anno scorso. Ai ragazzi che usufruiscono di Garanzia Giovani spettano 450 euro mensili lordi a cui l’azienda ospitante può aggiungere ulteriori benefit. La procedura di registrazione può avvenire anche online, così come le pratiche per ottenere il rimborso, di cui si occupa l’Inps. L’erogazione dovrebbe avvenire ogni due mesi. Ma anche in questa regione si sono verificati ritardi. Alcuni sono più fortunati: per esempio un tirocinante lucano, Federico d' Innocenzo, a fine marzo sul gruppo Facebook regionale scriveva rassicurante: «Ho iniziato a metà dicembre e mi è arrivato il primo rimborso». Ma molti altri sono ancora in attesa. Purtroppo la Repubblica degli Stagisti non è riuscita a raggiungere al telefono nessuno della Direzione regionale del lavoro, ma alcuni ragazzi hanno pubblicato sul gruppo Facebook il testo di una email che la Regione ha inviato ai partecipanti a Garanzia Giovani in tirocinio il 24 marzo: «I termini potrebbero slittare dato che la Regione inoltra i dati all’Inps che direttamente eroga il contributo» si legge «Una volta inoltrate le informazioni, la Regione delega le procedure di pagamento al suddetto ente che svolge in autonomia i processi. Una volta ricevuto il primo pagamento la procedura è automatizzata e costante senza ulteriori slittamenti».Per quanto riguarda l'Umbria, il dirigente del centro dell’Impiego di Perugia Riccardo Pompili spiega alla Repubblica degli Stagisti: «Ai 1527 ragazzi a cui abbiamo finora assegnato un tirocinio spettano 500 euro lordi mensili. Anche il regolamento umbro prevede che sia l’Inps a erogare il rimborso. Stiamo comunicando ora i dati dei primi tirocinanti e probabilmente per ricevere l’indennità del primo mese si dovrà attendere, ma speriamo che una volta messa a punto la procedura digitale non si verifichino ritardi». Su Facebook una iscritta al programma, Silvia, appena dopo Pasqua ricorda che i tirocinanti vanno incontro anche a spese vive di trasporto per raggiungere il luogo dove effettueranno lo stage:«Finalmente il 7 inizio, anche se io avevo aderito perché il lavoro era a Bastia Umbra, a 15 minuti da dove abito, invece scopro ora che dovrò arrivare anche fino a Corciano: 45 minuti! Vabè, vedremo come andrà!».E al Nord? Come già riscontrato da questa testata, in Lombardia Garanzia Giovani funziona a pieno ritmo. Confermano dal Centro dell'Impiego di Milano: «Finora, in questa regione, abbiamo assegnato il tirocinio a 6.271 giovani . Dopo le prime difficoltà di coordinamento nella trasmissione dei dati all'Inps, al momento non ci risultano ritardi nei rimborsi». E' bene ricordare che in Lombardia spetta all'azienda erogare il compenso allo stagista, fissato a un minimo 400 euro lorde mensili (o 300 se vengono forniti i buoni pasto). Completata l'esperienza formativa, l'ente ospitante può richiedere il rimborso all'Inps. A riferire sulla situazione degli stage Garanzia Giovani in Piemonte è Roberta Cattoretti, funzionario della direzione lavoro della Regione: «I tirocinanti saranno rimborsati dall’Inps. A loro spetta un compenso che va da 300 a 600 euro lordi. A gennaio abbiamo assegnato i primi tirocini e a metà aprile avremo le rendicontazioni, speriamo che finora non si siano verificate situazioni di ritardo».«In Toscana Garanzia Giovani propone alcune misure già presenti dal 2013, che il programma europeo contro la disoccupazione ha potenziato» le fa eco un’impiegata del call center di  Giovanisì, sportello che in Toscana si occupa di politiche del lavoro: «Ai tirocinanti spettano almeno 500 euro mensili a cui deve provvedere l’azienda. Una volta terminata l’esperienza formativa, l’ente ospitante può chiedere all’Inps fino a 300 euro di rimborso mensile per ogni ragazzo ospitato». Regole ancora diverse disciplinano Garanzia Giovani in Emilia Romagna. Il datore di lavoro che ospita un tirocinante è tenuto a corrispondergli un'indennità di partecipazione, che deve essere di almeno 450 euro al mese. Si legge nel portale web dedicato: «Per i tirocini avviati nell'ambito di Garanzia Giovani, una parte di questa indennità (al massimo 300 euro mensili) è finanziata dalla Regione ed erogata direttamente al giovane dall'Inps. Il datore di lavoro deve corrispondere al tirocinante solo la restante quota».Per quanto riguarda il Veneto, la direzione lavoro regionale spiega alla Repubblica degli Stagisti: «Il rimborso spese dei tirocini extracurriculari, disciplinati dalla legge 1324/2013, prevede 500 euro mensili lordi per ogni tirocinante. Per quanto riguarda i tirocinanti inseriti nel programma Garanzia Giovani, spetta all’Inps l’erogazione: una prima parte arriva a metà del percorso formativo, la seconda a esperienza conclusa. Per ora non ci risultano ritardi nei rimborsi». Stessa puntualità in Valle d’Aosta; dal Dipartimento politiche del Lavoro regionale aggiungono: «Prevediamo di destinare complessivamente 1 milione e 200mila euro ai tirocini extracurriculari, misura di cui beneficeranno circa 300 giovani per il 2015. Per gli enti ospitanti prevediamo un rimborso a risultato: da 200 a 500 euro mensili, che le aziende potranno richiedere una volta superato il 50% delle presenze. Ai tirocinanti spetta invece un rimborso mensile lordo di massimo di 500 euro mensili, che aumenterà nel caso di mobilità extraregionale. Per quanto riguarda l’erogazione dei rimborsi anche noi abbiamo delegato l’Inps».Non risultano casi di ritardo nei rimborsi nemmeno in Friuli Venezia Giulia, che ha esteso le misure di Garanzia Giovani a disoccupati e persone sopra i trent'anni, e in Trentino Alto Adige. Dal Centro dell'impiego di Trento specificano: «In questa provincia hanno disciplinato i tirocini extracurriculari disponendo una retribuzione minima per il tirocinante di 70 euro a settimana erogata dall’Inps. Alle risorse di Garanzia Giovani, l’azienda può aggiungere ulteriori rimborsi e per ogni tirocinante che abbia superato il 70 % delle presenze, l’ente ospitante può richiedere un rimborso che va da 200 a 500 euro mensili, a seconda della distanza del giovane dal mondo  del lavoro.Ma nella maggior parte delle Regioni i tirocini di Garanzia Giovani non sono ancora partiti. Sicilia, Calabria, Puglia, Campania, Abruzzo: in tutte queste Regioni i ragazzi ancora sono in attesa di cominciare.In Sicilia, nel dettaglio, il il regolamento regionale prevede che a ogni tirocinante spettino 500 euro e che sia l’Inps a rimborsarli, ma dal centro dell’impiego di Palermo ammettono che le esperienze formative non sono ancora iniziate. Sui gruppi Facebook regionali alcuni ragazzi denunciano la diffusa disinformazione, ancor prima che i tirocini abbiano inizio: «Le aziende in cui sono stato non credono che per i primi sei mesi non dovranno rimborsarmi» scrive per esempio Eugenio. La situazione procede a rilento anche in Molise: dall’Agenzia Regionale Molise Lavoro informano che la normativa sui tirocini di Garanzia Giovani sta per uscire, per questo preferiscono non dire a quanto ammonta il rimborso per ogni tirocinante, ma confermano che sarà l‘Inps a erogarlo. In Calabria la Repubblica degli Stagisti non è riuscita a raggiungere nessuno dell’ufficio regionale preposto, ma un comunicato informa che dall'inizio di aprile è attivo un numero verde (800 10 11 40) proprio per dare informazioni su Garanzia Giovani. La normativa territoriale dispone che i tirocinanti verranno rimborsati con 400 euro lordi mensili e che sarà l’Inps a occuparsi dell’erogazione. Sul sito regionale appena dopo Pasqua è comparso un avviso per ricordare alle migliaia di ragazzi in cerca di lavoro che «Non vince la velocità, ma la qualità» e che la partenza del programma è prevista dal 7 aprile.Idem in Campania: gli operatori del numero verde creato ad hoc per Garanzia Giovani (800 463303) rispondono che tirocini non sono stati ancora attivati. Ma assicurano che ogni tirocinante sarà rimborsato un massimo di 500 euro lordi al mese e che sarà cura del soggetto ospitante, e non del tirocinante come in altre regioni, preoccuparsi di inoltrare all’Inps i documenti necessari per ottenere il rimborso. Anche in Puglia, come conferma il centro dell’Impiego di Bari, non è ancora possibile registrare casi di eventuali ritardi perché i tirocini non sono ancora partiti. Ai ragazzi spetteranno 450 euro lordi, che dovrebbero essere erogati dall’Inps ogni 2 mesi.  Tirocini non ancora partiti anche in alcune regioni del Nord: per quanto riguarda la Liguria, Piero Arganini del portale IolavoroLiguria precisa che «anche da noi sarà l’Inps ad occuparsi di erogare i rimborsi dei tirocini extracurriculari che fanno parte di Garanzia Giovani. A ogni tirocinante spetteranno 500 euro mensili che verranno rimborsati ogni 2 mesi. Ma dobbiamo ancora partire con l’assegnazione delle misure». Gli oltre 2700 tirocinanti abruzzesi di Garanzia Giovani  saranno infine più pagati d’Italia, con 600 euro netti mensili, che verranno rimborsati mensilmente dall’Inps. Per il momento le esperienze formative non sono ancora partite, ma la normativa regionale è già predisposta e dettagliata. A esperienza conclusa, le stesse aziende ospitanti potranno ricevere un rimborso in base a quale tirocinante avranno ospitato nell’azienda - se classificato come “molto distante” dal mondo del lavoro 500 euro mensili, se “mediamente distante” 300 o 400 euro, se “poco distante” 200 euro.Resta comunque da capire la ragione per la quale in Lazio, Basilicata, Sardegna e nelle Marche si stiano verificando questi ritardi, che mettono in grande difficoltà i giovani stagisti e che ovviamente contribuiscono ad aumentare la diffidenza e la delusione nei confronti dell'intera iniziativa Garanzia Giovani. La Repubblica degli Stagisti auspica che in breve arrivino risposte chiare dall'Inps, anche in nome del "nuovo corso" di trasparenza e contatto con i giovani promesso dal neopresidente Tito Boeri.

Il ministero vieta gli stage negli enti pubblici in Garanzia Giovani: «Impossibile l'inserimento lavorativo»

Niente stage negli enti pubblici all'interno del progetto Garanzia Giovani. Lo chiarisce il ministero del Lavoro in risposta alle richieste di delucidazione arrivate da alcune Regioni negli ultimi mesi. «Attraverso l'attivazione dei percorsi di tirocinio», si legge in una nota ministeriale datata 3 aprile 2015, si intende favorire «l'inserimento / reinserimento nel mondo del lavoro di giovani disoccupati e/o inoccupati» e questi tirocini devono avere uno sbocco lavorativo almeno in potenza: si deve cioè mirare, «entro sessanta giorni dalla fine del tirocinio», primariamente all'«inserimento occupazionale dei giovani che concludono con successo il percorso».Il ministero sottolinea che questa non è una posizione negoziabile, bensì una prescrizione contenuta nella «scheda descrittiva della Misura 5 del PON IOG». Cioè un principio che va rispettato, perché sta alla base dell'utilizzo dei tirocini all'interno del progetto Garanzia Giovani.La direzione per le politiche attive, i servizi per il lavoro e la formazione del Ministero del Lavoro esplicita dunque senza più dubbi che, se gli stage di Garanzia Giovani devono mirare all'inserimento lavorativo, non ha alcun senso che vengano attivati all'interno di uffici pubblici, che ovviamente al termine del percorso formativo non hanno alcun modo di assumere i giovani. Bisogna infatti partire dalla Costituzione, e in particolare dal «principio secondo cui l'accesso agli impieghi presso la P.A. debba avvenire mediante concorso» scrive il direttore generale Salvatore Pirrone [nella foto], richiamando a questo proposito l'articolo 97 che appunto prescrive, al terzo comma, che «agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso». Da questo si deduce che «gli enti pubblici locali, nazionali e transnazionali vadano esclusi dal novero dei soggetti ammessi ad ospitare i tirocini nell'ambito del Programma» Garanzia Giovani. Esclusi perché non vi è alcuna ragionevole prospettiva di assunzione post stage: «vista l'impossibilità che i periodi di tirocinio presso tali soggetti» conclude infatti Pirrone nella sua nota «consentano un successivo inserimento lavorativo».Questo pronunciamento del ministero del Lavoro blocca dunque sul nascere qualsiasi tentativo di utilizzare i fondi di Garanzia Giovani per inserire giovani senza lavoro in stage nelle pubbliche amministrazioni. Una pratica molto comune, che spesso purtroppo è stata messa in atto per coprire attraverso i tirocinanti - a costo zero o quasi - i buchi di organico. Un caso per tutti, quello degli stagisti all'interno dei Tribunali: dai neolaureati in Giurisprudenza ai cassaintegrati 50enni, negli ultimi anni migliaia di persone sono state sistematicamente usate negli uffici giudiziari per sopperire alla cronica mancanza di personale, pensando dunque non tanto ai benefici di formazione da offrire ai singoli stagisti, quanto al vantaggio per gli uffici di avere manodopera e cervellodopera in più.A questo punto però, sulla scorta di questo improtante pronunciamento del ministero del Lavoro, la questione deve essere affrontata a livello complessivo. Se per Garanzia Giovani, che vincola l'attivazione degli stage a una prospettiva almeno probabile di inserimento occupazionale, gli stage negli enti pubblici non hanno senso, come la mettiamo con gli stage di "inserimento / reinserimento lavorativo"?Già un anno fa, nel giugno del 2014, la Repubblica degli Stagisti aveva posto con forza il problema, ricordando la distinzione tra gli stage curriculari - quelli svolti durante un percorso di studi, di competenza statale perché inseriti in percorsi formali di istruzione - e gli stage extracurriculari, svolti da persone che non stanno facendo un percorso di studi, di competenza regionale. In particolare, i tirocini extracurriculari possono essere essenzialmente di due tipologie: "di formazione e orientamento" oppure di "inserimento - reinserimento lavorativo". I primi sono riservati a persone che abbiano terminato l'ultimo ciclo di studi da meno di 12 mesi; i secondi sono rivolti a tutti gli altri, purché si dichiarino inoccupati o disoccupati in cerca di impiego.L'accordo raggiunto a gennaio 2013 in sede di conferenza Stato - Regioni rispetto ai tirocini extracurriculari, poi ripreso più o meno fedelmente nelle varie normative regionali, prevede che i tirocini di formazione e orientamento possano durare al massimo 6 mesi (proroghe comprese), mentre i tirocini di inserimento - reinserimento possano avere una durata doppia, fino addirittura a un massimo di 12 mesi. Le cosiddette Linee Guida non hanno specificato se quest'ultima tipologia di stage possa o non possa essere utilizzata all'interno di enti pubblici, né lo hanno fatto le Regioni.A questo punto, vista la posizione presa pochi giorni fa dal Ministero del Lavoro, manca il passo conclusivo: e cioè mettere nero su bianco che tutti i tirocini extracurriculari di "inserimento - reinserimento lavorativo", che siano o non siano attivati all'interno del programma Garanzia Giovani, non possono essere svolti all'interno di pubbliche amministrazioni. Lasciando che siano possibili negli enti pubblici solamente i tirocini extracurriculari "di formazione e orientamento", quelli riservati a chi ha smesso di studiare da meno di un anno.Un passo certamente difficile, che impedirebbe d'ora in poi il verificarsi casi come quello dei "Precari della Giustizia" (cioè i 3mila ex cassaintegrati - disoccupati inseriti in stage per ben 5 anni all'interno dei Tribunali), o dei superstage calabresi (i 500 laureati under 35 messi per due anni in tirocinio nelle pubbliche amministrazioni della Regione, che hanno poi innescato un'aspra battaglia per essere assunti) o del progetto Work Training di nuovo della Regione Calabria, o ancora della Leva civica volontaria regionale della Lombardia. Un passo difficile, ma l'unico ragionevole.

Stage alla Nato, ottanta posizioni aperte e 800 euro di rimborso

Ancora pochi giorni, fino a martedì 14 aprile a mezzanotte, e poi scadranno i termini per candidarsi ai tirocini che la Nato offre annualmente. L'organizzazione atlantica chiama a raccolta fin dal 2004 un numero ristretto di giovani, circa 80, suddivisi in due tornate a edizione: il reclutamento avviene in primavera ma le partenze sono fissate o a marzo o a settembre dell'anno successivo, per un'esperienza di almeno sei mesi. Vale la pena tentare: il rimborso spese è di 800 euro mensili, tassati a seconda della legislazione del paese di origine (per l'Italia non sussiste obbligo di versamento sotto una certa soglia di reddito). In aggiunta è prevista la copertura delle spese di viaggio fino a Bruxelles, la sede della Nato e dunque del tirocinio, comprese quelle del rientro, fino a un massimo di 1200 euro.I requisiti per fare domanda non sono dei più stringenti: un'età superiore ai 21 anni, essere cittadino di uno Stato membro della Nato (qui lo schema dei paesi membri e quelli partner), essere uno studente universitario o laureato da meno di un anno (nel primo caso è necessario essere al terzo anno di studi o aver almeno completato il biennio), nei più vasti campi del sapere: «dal giornalismo all'economia, dalle scienze politiche, alla letteratura e all'ingegneria», si legge sul sito. Obbligatorio anche avere una conoscenza fluente di almeno una delle due lingue ufficiali della Nato, ovvero inglese e francese. Gli stagisti selezionati devono anche rispondere della propria assicurazione contro gli infortuni (l'organizzazione atlantica non ne risponde) e fornire una security clearance, documento che emana il Paese di provenienza e che la Nato deve poi approvare. Per inviare la domanda, il link è questo: sono richiesti application form, curriculum e lettera motivazionale. A tutti i candidati, che entrino o meno nella shortlist - quindi nella preselezione - viene data notizia dell'esito della candidatura. Lo stesso vale per la fase finale della selezione. Sul sito è specificato che se il security clearance arriva prima della metà di gennaio 2016, la partenza potrà essere a marzo o settembre 2016, a seconda della propria preferenza o delle esigenze della divisione di riferimento. In caso contrario, l'inizio del tirocinio slitta a settembre.  Aggiudicarsi un tirocinio alla Nato è impresa non facile ma molto ambita - specie per gli italiani, tra i più attivi nelle domande (visto che tra i criteri della selezione c'è quello del rispetto dell'equilibrio tra i Paesi di provenienza). Tra il 2012 e il 2014 il numero delle domande di partecipazione è rimasto stabile, un po' sopra le 5mila all'anno (5600 nel solo 2013), ma le candidature dei giovani italiani «dalle 1300 del 2012 e 2013, sono passate nel 2014 a 1896» fa sapere alla Repubblica degli Stagisti Yesim Yenersoy dell'ufficio del personale Nato. Un aumento del 45% dei candidati italiani nell'arco di un solo anno: segno che, con numeri sulla disoccupazione giovanile così elevati, la scelta di molti resta quella di guardare altrove. Non a caso gli italiani sono spesso in testa nelle classifiche dei tirocini internazionali. Interessante poi anche un altro aspetto: «L'età media dei tirocinanti è in salita, quest'anno i selezionati hanno in media 25-26 anni» aggiunge Yenersoy. Una riprova anche questa che la mancanza di lavoro spinge a cercare opportunità alternative, come quelle di uno stage internazionale. Per chi decide di tentare, le possibilità sono diverse: ci si può candidare per il dipartimento della Difesa, che «si concentra sullo sviluppo delle capacità militari, ad esempio nella programmazione delle armi» si legge sul sito. Oppure per il dipartimento della Sicurezza, che «risponde alle esigenze della evoluzione dell'ambiente internazionale». Questo può significare, per un intern, occuparsi di «difesa cibernetica, sicurezza energetica, terrorismo» spiega un ex sul sito della Nato.Se invece l'interesse è più marcato verso temi non militari le opzioni sono svariate: dal dipartimento della Diplomazia, dove tra i principali compiti «c'è quello di pianificare ad esempio workshop di esperti sulle conseguenze della crisi finanziaria» fa sapere un ex stagista, o ancora il dipartimento della Comunicazione, «la più grande organizzazione della Nato» assicurano sul web, «creata per dare vita a un sistema informativo tra l'organizzazione atlantica e i suoi stati membri». In generale le tipiche mansioni del tirocinante sono quelle di «assistenza nella preparazione di documenti, relazione di meeting e conferenze, ricerca, rassegna stampa, supporto alle attività amministrative», sintetizzano le faq. Chiaro è che trattandosi di un ente di massima sicurezza, da parte di chi entra nei suoi palazzi si esige «la massima discrezione riguardo a fatti e documenti di cui si venga a conoscenza durante lo stage». Il rischio è altrimenti quello «della sospensione del tirocinio», avvertono sul sito. Stagista avvisato, mezzo salvato.Ilaria Mariotti  

«Ogni giovane è un investimento»: l’Amesci international meeting dà fiducia alle nuove generazioni

Tre giorni di confronto internazionale sulle politiche giovanili: è successo a Napoli dal 24 al 26 marzo grazie all’Amesci International Meeting, in cui giovani, politici, stakeholders, giornalisti si sono incontrati per discutere attraverso le più moderne tecnologie di tematiche attualissime come università, formazione, lavoro, servizio civile universale. Un’occasione per presentare anche il progetto Mille giovani per l’Italia, annunciato dal presidente Amesci, Enrico Maria Borrelli, e il Rapporto annuale dell’associazione, alla presenza del sottosegretario al ministero del lavoro con delega alle politiche giovanili e al servizio civile, Luigi Bobba (nella foto), del deputato del Partito democratico Francesca Bonomo, degli assessori al lavoro e alle politiche sociali della regione Campania, Severino Nappi e Bianca D’Angelo, e dell’assessore alle politiche giovanili del comune di Napoli, Alessandra Clemente.Una tre giorni all’avanguardia, senza gerarchie tra i partecipanti, tutti invitati a darsi del tu per abbattere le distanze e cercare di arrivare subito ai problemi. Che sono comuni non solo tra i giovani italiani, ma anche all’estero. Tanto che all’evento erano presenti anche rappresentanti delle organizzazioni di sedici paesi stranieri che hanno preso parte all’assemblea costituente di Aim – Amesci international movement: «Un nuovo progetto associativo di politiche per i giovani in cui parleremo una lingua comune per cercare di costruire una rinnovata cittadinanza europea», ha spiegato il presidente Enrico Maria Borrelli. Il meeting, prima ancora che incontro tra giovani e istituzioni è stato anche opportunità di accedere a borse formative, visto che i partner dell’evento hanno messo a disposizione 213mila euro per 113 borse formative nei settori dell’inclusione sociale, della progettazione sociale ed europea o del business planning. Non solo opportunità, ma anche e soprattutto confronto tra giovani e adulti che è stato decisamente proficuo, con decine di proposte arrivate dai focus group – che si occupavano di cultura, università, formazione e lavoro, servizio civile universale europeo e strumenti di partecipazione – e illustrate nella giornata di chiusura mentre i politici, mischiati al pubblico, prendevano appunti per dare poi delle risposte.  Tra le proposte più interessanti arrivate dai giovani c’è innanzi tutto quella del gruppo “università” che chiede che le strutture siano accessibili ben oltre le 6 del pomeriggio - tradizionale orario di chiusura - e che nella scelta universitaria si orientino i giovani fin dalle scuole superiori. Concetto, quello dell’orientamento, condiviso dal gruppo “formazione e lavoro” che suggerisce anche una maggiore trasparenza e reperibilità delle informazioni che riguardano le opportunità di occupazione, magari istituzionalizzando degli sportelli ad hoc all’interno delle università. La circolazione delle notizie sembra essere il vero punto cruciale per i giovani che, infatti, dal focus group sugli strumenti di partecipazione chiedono una diffusione maggiore delle informazioni sui nuovi bandi di servizio civile, magari istituendo degli sportelli specializzati e più centri informa giovani sul territorio. Oltre all’istituzione dei forum dei giovani in tutte le città, così come prescrive la legge. E dopo le proposte dei giovani, la parola è passata alla politica. Il primo a intervenire è stato il sottosegretario Luigi Bobba, che ha voluto sottolineare i traguardi raggiunti da quando ha ricevuto la delega per il servizio civile: «Abbiamo cercato di dare un po’ di vita a quello che qualcuno aveva definito un malato terminale. Il servizio civile rischiava di chiudere, ma poiché crediamo in questa esperienza, io per primo che l’ho anche fatta all’epoca, abbiamo cercato più risorse». Che sono state trovate, visto che l’anno scorso hanno partecipato 15.700 giovani, contro 90mila domande di adesione, mentre «quest’anno faremo partire circa 50mila giovani, sia perché sono state implementate le risorse del servizio civile, sia perché lo si può realizzare anche grazie a Garanzia Giovani. Anche la regione Campania ha, infatti, destinato delle risorse a questa opportunità».Se quindi nelle scorse settimane grazie a questa nuova collaborazione hanno iniziato il servizio civile mille giovani, la vera notizia è che a breve, nel mese di maggio, «partirà, con il ministero dei beni culturali, un bando per 2mila giovani proprio nel settore della tutela e valorizzazione dei beni artistici, per mettere a valore il talento di quanti hanno, per esempio, studiato archeologia». E poi c’è la dimensione europea del servizio civile che il sottosegretario ricorda alla platea di giovani: «Sotto la forte spinta del presidente del consiglio abbiamo vinto un progetto con Germania, Francia e Inghilterra per realizzare un prototipo di servizio civile e creare qualcosa come l’Erasmus. Che è stata la via principale attraverso cui i giovani diventano europei ed è la traiettoria che vogliamo seguire anche per il servizio civile. Per questo cominceremo con un protocollo d’intesa con i francesi».Alla platea che applaude, Bobba inizia a questo punto a snocciolare le ambiziose prossime sfide, prima fra tutti trovare le risorse economiche per confermare il traguardo dei 100mila giovani in servizio civile nel 2017. E poi provare ad allargare la platea dei destinatari: «Ora il servizio civile seleziona verso l’alto mentre vorremmo che potesse incontrare anche i giovani più sfavoriti, che non hanno avuto occasione di studiare e hanno meno opportunità». Prima di chiudere il sottosegretario sceglie di ricordare ai giovani una frase di sant’Agostino: «La speranza ha due bei figli: la rabbia e il coraggio». Gli stessi figli che Bobba spera nascano anche dal servizio civile: «La rabbia per dare impulso a cambiare le cose e non lasciarle così come sono, e il coraggio per cominciare a cambiarle».Di fronte a un pubblico ormai "scaldato" dalle parole del sottosegretario tocca poi a Severino Nappi, assessore al lavoro e alla formazione in Campania, ritornare all’attuale tema dello scollamento tra scuola e lavoro. Problema a cui la Regione spera di metter fine attraverso la scommessa sulla Garanzia Giovani. Su cui senza mezzi termini cerca di smorzare le aspettative: «Ci hanno venduto l’idea che fosse un postificio e che solo perché partiva un programma in questo paese si sarebbero creati un milione e mezzo di posti di lavoro. Non è così. La Garanzia incrocia la domanda e l’offerta di lavoro e lo fa con strumenti particolari: dal tirocinio al servizio civile. In Campania» spiega l’assessore «abbiamo scelto di puntare anche su questo. Perciò la Regione ha stanziato 30milioni di euro, nessun altra regione ci ha creduto così tanto». L'assessore ricorda che 2700 ragazzi hanno già cominciato e c’è già un bando per altri 2700, con l’obiettivo di «far fare al servizio civile un salto ulteriore di qualità e farlo diventare luogo di anteprima per la certificazione delle competenze, dando valore economico, giuridico e sociale all’impegno dei giovani».Tra gli altri intervenuti all’evento anche Francesca Bonomo, deputata del Partito democratico, che ha raccontato ai giovani come fare rete, mettersi in relazione, sia un punto decisivo al giorno d’oggi. Ma alla richiesta, arrivata a inizio giornata, di allargare l’età di partecipazione del servizio civile fino ai 30 anni, lei 28enne prende il microfono e chiede «ma perché? Penso ai colleghi degli altri Paesi e al fatto che noi qui siamo valutati sempre come troppo giovani. Lo dicono a me che ho 28 anni, mentre in un altro Stato a questa età sono già laureati, lavorano e hanno famiglia. Non sono d’accordo sull’ampliare la platea di quelli che nel nostro Paese vengono definiti giovani. Non lo siamo. Siamo persone che hanno acquisito delle competenze e con questa capacità possiamo far parte delle istituzioni».L’Amesci international meeting si chiude con l'appoggio sempre più forte delle nuove generazioni e l'entusiasmo per i traguardi raggiunti fino ad oggi. Ma soprattutto focalizzandosi sullo scambio continuo di informazioni ed esperienze, quelle che fanno dire “io sono stato qui” come parte di una collettività ma anche con il proprio vissuto e la propria individualità. L’incrocio di tutte queste conoscenze e competenze lascia, quando le luci si spengono, le migliori sensazioni ed emozioni ai partecipanti, buttando un occhio già al prossimo appuntamento.

Tirocini, il Veneto sta per offrire 420 Digital Angels alle imprese

Web marketing, e-commerce, promozione online: gli strumenti digitali oggi sono frecce irrinunciabili nell’arco di un’impresa che vuole competere su ogni mercato, locale e globale. Peccato che la tecnologia spesso non vada al passo con le competenze professionali interne delle Piccole e medie imprese. Se n’è resa conto la Regione del Veneto, che alle Pmi locali vuole affiancare nei prossimi mesi 420  “Digital Angels”. Loro sono studenti laureandi dei tre atenei veneti (Padova, Venezia e Verona), specializzati in materie relative al mondo digitale (informatica, ingegneria, statistica, fisica, matematica, scienze della comunicazione, ma anche laureandi di altre aree, sempre con competenze informatiche in linea con i progetti proposti). Nelle aziende dovrebbero portare una ventata di aria fresca, aiutandole a sfruttare a fondo nuovi strumenti e tecnologie legate alla rete per far decollare l'economia di internet. La formula proposta prevede uno stage di tre mesi complessivi e continuativi, con un minimo di 100 ore, rivolta a studenti tra i 18 e i 30 anni dell’ultimo anno di un corso triennale o magistrale. Nel budget del progetto “Digital Angels” ci sono 840mila euro a fondo perduto, riferiti al programma POR-FESR 2007-2013. Consentiranno alle imprese di dare ad ogni Digital Angel ospitato in stage un rimborso complessivo di 1500 euro e copriranno i costi di gestione del progetto sostenuti dalle università. «È un’opportunità che viene offerta alle PMI venete, spesso refrattarie alle innovazioni, per aprirsi all’utilizzo degli strumenti informatici e a nuove prospettive di crescita», ha spiegato Marino Zorzato, vicepresidente della Regione e assessore all’informatizzazione, presentando l’iniziativa. «Ogni studente potrà contaminare le imprese con le proprie competenze digitali e fare contemporaneamente esperienza nel mondo del lavoro». «Il progetto», si legge infatti nel bando, «mira a favorire l’inclusione digitale dei cittadini, e in particolare dei piccoli e medi imprenditori, al fine di porli nella condizione di accedere, a condizioni di eguaglianza, alle opportunità offerte dall’utilizzo della rete, realizzando così una piena cittadinanza digitale» ed è rivolto alle imprese con almeno una sede operativa in Veneto. La palla è in mano alle Pmi: sta a loro chiedere di avere un Digital Angel, contattando le università aderenti per mettere a punto un progetto formativo che sia la base per presentare la domanda formale alla Regione. I documenti per le imprese (domanda, dichiarazione di aiuti “de minimis”, documento di identità del legale rappresentante, progetto formativo redatto con l’università e lo studente) vanno inviati tramite posta elettronica certificata al protocollo generale della Regione (protocollo.generale@pec.regione.veneto.it). Il termine scadrà 30 giorni dopo l’ufficializzazione sul Bur regionale, avvenuta il 6 marzo, dell’adesione al progetto da parte degli atenei veneti. Gli stage, in ogni caso, dovranno concludersi al massimo entro il 30 settembre prossimo. L’idea di fondo vede le università come punti di snodo, capaci di garantire l’incontro tra le imprese e gli studenti, e di monitorare l’andamento dell’iniziativa affiancando dei tutor di riferimento agli stagisti (qui i link ai portali stage delle università di Padova, Verona, Venezia). Per questo, nonostante l’attesa della pubblicazione sul Bur, alcuni atenei e imprese hanno già iniziato a muoversi: sul portale stage dell’università di Padova, ad esempio, sono già visibili le offerte di almeno una decina di Pmi che vorrebbero avere un Digital Angel in tirocinio. «Le imprese hanno già iniziato a contattarci e abbiamo già iniziato a promuovere l’iniziativa tra gli studenti all’ultimo anno di corso. Speriamo di coinvolgere anche gli studenti di scienze della comunicazione, non solo quelli di materie scientifiche e informatiche», spiegano dall’ufficio stage dell’università di Padova. A scorrere le offerte del portale, ad esempio, si legge la richiesta di uno stagista per lo sviluppo di strumenti per la geolocalizzazione, ma anche di stagisti per la promozione di canali social o lo sviluppo di test cognitivi. Dall’informatica al marketing: i Digital Angels  potranno aiutare a gestire i siti internet aziendali, a promuovere attività online attraverso i social network, e-commerce, web marketing e di comunicazione aziendale, nonché a progettare e sviluppare applicazioni per smartphone, tablet, web e social media. Che la contaminazione abbia inizio.  (foto da Flickr, CC melenita) Maura Bertanzon 

Garanzia Giovani, bufera sull'Inps: in ritardo di due mesi con i rimborsi ai tirocinanti laziali

Garanzia Giovani, qualcosa non sta funzionando come dovrebbe per quanto riguarda l'erogazione del rimborso spese a favore dei tirocinanti. Dal monitoraggio informale che la Repubblica degli Stagisti sta portando avanti insieme all'Adapt, da altri articoli apparsi in questi giorni sulla cronaca locale e nazionale, è emersa infatti una grave criticità, culminata in una manifestazione di protesta lo scorsio venerdì sotto la regione Lazio, in occasione di un evento che vedeva la presenza del Ministro del lavoro  Poletti. Nel Lazio, ma non solo, la maggior parte dei ragazzi coinvolti in una attività di tirocinio extracurriculare non viene ancora pagata.Il primo a segnalarlo è Mattia, romano di 21anni, che ha scritto su Twitter anche al Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Racconta più in dettaglio a Repubblica degli Stagisti: «Sono di Cinecittà, ho un diploma al liceo della Scienze sociali, ho fatto esperienza lavorativa per esempio come pr, ma in nero. Sono iscritto a Garanzia Giovani da giugno 2014. Dopo qualche colloquio che non ha portato da nessuna parte, dal centro dell'impiego mi propongono di passare la mia pratica a un'agenzia interinale, la Manpower. A fine novembre accetto l'unica offerta che mi si presenta: un tirocinio in un supermercato Emmepiù. Mi hanno detto che per avere altre proposte avrei dovuto aspettare altri due o tre mesi».Dal 1 dicembre 2014 Mattia lavora per 140 ore mensili come gastronomo. Fino a oggi, 30 marzo 2015, ancora non ha ricevuto nessuna indennità, che ammonterebbe a 400 euro mensili erogati ogni due mesi. Mattia prosegue il suo racconto: «Chiaramente mi sono mobilitato non appena ho visto il ritardo nei pagamenti, ma le risposte della Regione sono state imprecise e non risolutive. Quando c'è stato un incontro tra i vertici del progetto alla Regione io e altri colleghi abbiamo manifestato. Ci è stato risposto che i ritardi nei pagamenti sono dovuti a inadempienze della regione e dell'Inps che si sono trovati in difficoltà nel far partire la grande macchina che muove tutto il progetto. Ma non può bastarmi come risposta. Non credo peraltro che mi assumeranno: al supermercato, dopo di me, farà più comodo riprendere un altro stagista coi fondi regionali che iniziare a pagare un dipendente».Anche a Susanna, romana di 23 anni, è successa la stessa cosa. Il giorno dopo la manifestazione racconta alla Repubblica degli Stagisti: «Ho una bambina, purtroppo non sono potuta andare a protestare in Regione coi miei colleghi, ma spero di fare qualcosa raccontandovi la mia storia. Lavoro da gennaio, dalle 9 alle 17, in uno studio di avvocati come segretaria. Passati quattro mesi, nonostante abbia inviato subito i documenti necessari, sono ancora in attesa dei miei 400 euro mensili». Susanna si è sentita presa in giro dopo aver ricevuto, il 6 febbraio, una lettera in cui la Regione la sollecitava  ad inviare correttamente la documentazione per ricevere il rimborso che, è scritto nella lettera: «altrimenti non arriverà entro la fine di febbraio».Dal centro dell'impiego di Rieti, che ha preso in carico Marco, 21enne con diploma di perito agrario e anche lui senza rimborso da quattro mesi, sul ritardo nei pagamenti hanno ribadito  che il problema è dell'Inps.Il ritardo nei pagamenti riguarda centinaia di ragazzi: basta dare un’occhiata alle pagine Facebook create sul tema: Fregatura giovani, Garanzia giovani,  Garanzia giovani ma de che Lazio. Qualcuno, per rassicurare i colleghi, posta la foto che testimonia l’avvenuto pagamento, ma la maggior dei ragazzi scrive per lamentarsi o per chiedere informazioni pratiche.Ma  come funziona il rimborso per chi sceglie il tirocinio extracurriculare fra le misure offerte da Garanzia Giovani? Il Lazio, come la maggior parte delle regioni, ha affidato direttamente all’Inps il compito di erogare il rimborso spese ai ragazzi che prendono parte al programma. Nello schema di accordo emanato il 7 agosto 2014 c’è scritto che «l’Inps non si assume alcuna responsabilità in ordine a eventuali ritardi nell’accreditamento» (articolo 3, comma 3) e che  l'ente «effettua i pagamenti nei limiti delle risorse finanziarie anticipate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali» (articolo 2, comma 3). Ma mancano le indicazioni su quando e ogni quanto l’erogazione del rimborso vada effettuata.La Lombardia, convenzionata comunque con l'Inps, ha regolato in maniera diversa le modalità di erogazione del rimborso. Si legge nella pagina di Garanzia Giovani che spiega il funzionamento del tirocinio extracurriculare: «L’indennità minima è di 400 euro lordi mensili, riducibili a 300 euro se l’impresa corrisponde buoni pasto oppure se il tirocinio prevede un impegno giornaliero fino a 4 ore. Se il tirocinio ha una durata di almeno 120 giorni, la quota anticipata che è a carico di Garanzia Giovani, sarà rimborsata all’azienda alla sua conclusione». Dunque il soggetto ospitante eroga il compenso al proprio stagista e poi, conclusa l'esperienza formativa, richiede il rimborso alla Regione, che sarà erogato dall'Inps. Ma si tratta, purtroppo, di un'eccezione. Nell’accordo tra il Lazio e l’Inps viene specificato: «L’indennità è erogata secondo le seguenti modalità: pagamenti intermedi, a conclusione di ogni bimestre di tirocinio, per un importo corrispondente a ciascun bimestre parti a 800 euro oppure saldo, a conclusione del percorso di tirocinio per un importo corrispondente  ai bimestri residui, nei limiti dell’importo complessivo massimo pari a 2400 euro». Secondo la stessa normativa regionale è compito del tirocinante «responsabile della consuntivazione dell’attività svolta e della trasmissione della documentazione alla Regione, tramite l’Inps» inviare la documentazione necessaria, dopo ogni bimestre, per ottenere il rimborso.Per i tirocinanti laziali anche la fase dell'invio dei documenti, come ha raccontato la Repubblica degli Stagisti in un precedente articolo, è tutt'altro che facile e scontata. Alla faccia di internet e dell'era 2.0 lo stagista deve inviare, tramite raccomandata o consegnandoli a mano: la dichiarazione di accettazione delle condizioni di svolgimento del tirocinio firmata una sola volta, con la prima richiesta di erogazione dell’indennità di tirocinio in originale; una copia della convenzione e del progetto formativo firmati  una sola volta, con la prima richiesta di erogazione dell’indennità di tirocinio; la richiesta di erogazione dell’indennità di tirocinio firmata in originale; la copia del documento di identità in corso di validità; la trascrizione del riepilogo mensile delle ore (da precisare per ciascun giorno) di effettiva frequenza firmato anche dal soggetto ospitante e dal soggetto promotore in originale. E sembra quasi uno scherzo che per velocizzare le operazioni di protocollo la Regione Lazio chieda di riportare sulla busta contenente la documentazione elencata la dicitura “Garanzia Giovani”.In una mail inviata ai tirocinanti i primi giorni di febbraio, la direzione regionale Lavoro della Regione Lazio precisa: «Qualora questa documentazione non pervenga in tempi utili non assicuriamo che l’Inps possa erogarti l’indennità di tirocinio, pari a 800 euro (lordi), entro il mese di febbraio. Infatti, in caso di ritardo nella presentazione della tua richiesta, riceverai il pagamento dell’indennità di tirocinio nel mese successivo».Nonostante sia scritto su norme, mail e circolari Susanna, Mattia e tanti altri non hanno ancora ricevuto un euro. La Repubblica degli Stagisti ha contattato l’ufficio stampa dell’Inps, oggi diretto da Tito Boeri. Per ora l'ente si  è limitato ad inviare un documento che non c'entra nulla col problema dei rimborsi: si  tratta di una circolare sugli incentivi per le aziende in caso di assunzioni. Rimanendo in attesa di ulteriori chiarimenti, la Repubblica degli Stagisti invita i tirocinanti di altre Regioni a segnalare qualsiasi problema o anche casi di rimborsi arrivati con regolarità, nella speranza che non rimangano solo felici eccezioni.

Già 3mila voci raccolte dal monitoraggio della Garanzia Giovani: questa è l'ultima settimana per partecipare

C'è ancora una settimana di tempo per partecipare al grande monitoraggio informale della Garanzia Giovani, che dallo scorso ottobre la Repubblica degli Stagisti porta avanti insieme all'associazione Adapt. Già oltre 3mila giovani hanno raccontato attraverso il nostro questionario online la loro esperienza, le loro aspettative, i risultati concreti, le attese, e hanno dato un voto al servizio ricevuto. Informazioni preziose per dare voce ai diretti interessati di questo grande programma di contrasto alla disoccupazione giovanile, e che presenteremo al Ministero e alle Regioni per fare in modo che la rotta venga corretta e che la Garanzia Giovani funzioni davvero.Il monitoraggio viene sostenuto da molti partner che ci hanno aiutato e ci aiutano a passare parola, mandano newsletter ai propri iscritti, ci danno una mano a contattare i giovani under 30 potenzialmente interessati a dare la propria opinione sul programma Garanzia Giovani. Tra gli ultimi, solo in ordine di tempo, figurano Almalaurea, Jobmeeting e Tesionline. Il monitoraggio non ha a priori una connotazione positiva o negativa: i contenuti li mettono i partecipanti, ciascuno con il proprio racconto e il proprio giudizio. Noi registriamo le loro storie, diamo visibilità alle criticità evidenziate ma anche ai casi di successo e di soddisfazione. L'azione di monitoraggio è essenziale per verificare l'efficacia delle politiche del lavoro: in questo caso il nostro progetto è "informale", basato su chi volontariamente sceglie di affidarci la sua testimonianza, ma non è detto che anche il Ministero e le Regioni non decidano nei prossimi mesi di effettuarne uno più formale. Noi lo speriamo: e intanto portiamo avanti il nostro.Tra gli ultimi a raccontare attraverso il nostro form online la sua esperienza con Garanzia Giovani c'è per esempio un giovane neolaureato campano, classe 1988, che è venuto a conoscenza di questa opportunità attraverso i media e si è iscritto a gennaio; ma lamenta, a due mesi di distanza, di non essere ancora stato contattato. Stessa critica avanzata da un altro neolaureato, stavolta un 25enne veneto, che si è iscritto addirittura a novembre 2014 e ancora non è stato convocato nemmeno per il primo colloquio conoscitivo; e da un 28enne marchigiano, che ha saputo della Garanzia Giovani grazie ai suoi genitori e ha aderito lo scorso agosto attraverso il portale regionale: ha dovuto aspettare due mesi prima di ricevere una telefonata con la conferma di iscrizione, e ancora un altro mese per essere convocato a colloquio. Che definisce «burocratico», e deludente: «Alla fine mi hanno detto che dovevo cercarmi da solo una azienda che mi ospitasse».La palma per la pazienza va a una 25enne siciliana con laurea specialistica e già all'attivo esperienze di stage e di lavoro: «Mi sono registrata a luglio 2014 e ho fatto il colloquio il 23 e 24 febbraio 2015, dunque 7 mesi dopo la registrazione. Il primo incontro è avvenuto al centro per l'impiego, dove un impiegato ha registrato il mio cv in maniera molto superficiale, perché non si poteva personalizzare il modulo standard, che permetteva di inserire solo poche esperienze e tra l'altro senza alcuna descrizione delle mie mansioni». E già subito in quel primo colloquio racconta il sorgere di molte criticità: «L'impiegato mi ha detto che per me era tempo perso, perchè essendo laureata alla magistrale ed essendo stata impiegata al 23 febbraio 2014 mi sarebbe stata attribuita una bassa priorità». Comunque il percorso continua e la ragazza viene riconvocata per il giorno dopo: «presso un ex sportello multifunzionale. Qui ho svolto una serie di test con un'orientatrice al fine di delineare la mia personalità e la mia attitudine verso il lavoro. Immediatamente mi sono state prospettate scarse possibilità, a meno che io non fossi stata interessata ai corsi di formazione di 200 ore o di formazione all'autoimprenditorialità. L'orientatrice mi ha definito come "una persona certamente non sprovveduta" e mi ha quindi suggerito di cercare autonomamente lavoro all'estero, vista la mia esperienza e le mie competenze». Un epilogo che, dopo 7 mesi di attesa, non era certo quello sperato: «Sono stati due giorni molto tristi, vedersi riconosciuto un valore ma al tempo stesso essere invitata ad andarmene». Con un giudizio non positivo anche sulla qualità del servizio ricevuto e la professionalità degli addetti al desk: «Un ragazzo accanto a me ha fatto un colloquio con un operatore che parlava solo in siciliano. Poco professionale. Essere disoccupata e guardare gente simile che ricopre un ruolo in questo modo ti fa veramente deprimere».Diverso, per fortuna, il racconto di una ragazza veneta: «Il signore del centro per l'impiego è stato molto gentile, ma non aveva idea di come aiutarmi concretamente e in pratica mi ha detto che sarò io a dover monitorare i loro siti e sperare in uno stage (niente lavoro) nei prossimi mesi». Ma anche qui la nota negativa sul funzionamento del meccanismo Garanzia Giovani non manca: «Tornata a casa ho contattato telefonicamente e via mail una agenzia per il lavoro abilitata a Youth corner, sempre nella mia città, per chiedere un colloquio su cui magari aiutarmi a capire se mi stavo orientando verso occupazioni poco affini al mio percorso di studio e di stage» racconta la 28enne, anche lei con laurea specialistica e già all'attivo esperienze di stage e di lavoro: «La risposta è stata: "confermiamo che la sua documentazione per l'iscrizione a Garanzia Giovani è completa. Se lei si è già rivolta al Centro per l'Impiego non c'è altro che possiamo dire o fare"»Anche chi riesce a venir convocato in breve tempo però talvolta resta perplesso dalla (scarsa) efficienza della "macchina". Come racconta una ventinovenne lombarda, che non si sente una neet perché è attiva nella ricerca di un lavoro, e che ha aderito a Garanzia Giovani lo scorso ottobre. I primi step sono andati benissimo, tanto che è stata chiamata dopo meno di un mese a fare il colloquio e la sottoscrizione del patto di servizio. Ma poi, da novembre a oggi, tutto fermo: «Ho avuto uno bella panoramica delle possibilità offerte dal servizio» ma si rammarica: «A distanza di mesi si sono rivelate solo tante belle parole».Una 22enne laziale, diplomata, iscritta alla Garanzia Giovani dallo scorso ottobre, racconta poi una sorta di via crucis per avviare le pratiche per poter ricevere dall'Inps il compenso previsto per gli stage: «Appena venuta a conoscenza del progetto ne ero entusiasta. Mi sono iscritta ed ho trovato un soggetto ospitante molto rapidamente. Firmo tutto, mi spiegano come funziona. Seppur poco retribuito decido di cominciare, a dicembre. A inizio febbraio, concluso il primo bimestre, invio con rapidità la documentazione richiestami dal mio centro per l impiego». E qui comincia un iter lungo e complesso, di cui la ragazza sintetizza le tappe attraverso il questionario del nostro monitoraggio: «Il 5 febbraio una mail della Regione mi spiega come inviare i documenti. Li avevo inviati il 2. Bene, ero stata informata male: un modello era da consegnare in originale». Siamo nel 2015, eppure sembra che non sia possibile espletare tutta la pratica per via telematica: «Mi reco alla sede della Regione Lazio di persona per consegnarlo; mi informano che sarà consegnato la mattina seguente (nello stesso palazzo). Aspetto, controllo sempre la buca delle lettere ma niente all'orizzonte». Passano altre due settimane: «Il 23/02 mi chiama la Regione, non ha il maledetto documento 4bis in originale, spiego di averlo portato personalmente il 9/02, con tranquillità mi dice " AH allora arriverà!". Alquanto alterata dico: come diamine fa un foglio a non riuscire a salire di pochi piani in quasi due settimane? Le salivo io quelle maledette scale per portarlo. Dal lato opposto della cornetta mi dice abbia pazienza. I giorni a seguire tempesto di chiamate la Regione per sapere se il magico foglio era sparito o no». Finché finalmente non arriva una risposta: «L'hanno trovato e hanno spedito il 26 la richiesta all'Inps di rimborso». Epilogo (per ora): «Stamani chiamo l'Inps per sapere la tempistica di attesa. Signorina guardi almeno 25 giorni! Ma chiami trascorso il periodo così verifichiamo. Ah pure! Io sono allibita dovrò aspettare ancora fine marzo per avere i primi due mesi».Un tema ricorrente, all'interno delle risposte al monitoraggio, tra coloro a cui è stato prospettato in questi mesi un corso di formazione è poi l'insofferenza: molti infatti scrivono che si aspettavano qualcosa in più dalla Garanzia Giovani. Un'altra critica è che molto spesso il consiglio dei centri per l'impiego è di cercare da soli qualche opportunità di stage o di lavoro, e poi presentarsi allo sportello per poter avviare quello stage o quel lavoro ricevendone i benefici. Senza insomma un vero supporto attivo dei centri per l'impiego in questa attività di matching tra domanda e offerta di lavoro.Ma ci sono anche casi positivi, come quello di una 26enne marchigiana che grazie alla Garanzia Giovani ha iniziato uno stage. Laureata e con master, iscritta a novembre, nel giro di un mese è stata ricontattata e invitata a colloquio. Stesso risultato e stesse tempistiche raccontate anche da una 28enne lombarda.Il programma insomma procede, tra luci e ombre: progressivamente chi ha compilato il nostro monitoraggio viene ricontattato per sapere se ci sono state evoluzioni e novità, e questo ci permetterà alla fine di poter tracciare un quadro dettagliato di come i giovani stanno vivendo questa iniziativa e come la giudicano. C'è ancora una settimana per entrare a far parte del monitoraggio, venite a dirci la vostra opinione e… passate parola!