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«Ogni giovane è un investimento»: l’Amesci international meeting dà fiducia alle nuove generazioni

Tre giorni di confronto internazionale sulle politiche giovanili: è successo a Napoli dal 24 al 26 marzo grazie all’Amesci International Meeting, in cui giovani, politici, stakeholders, giornalisti si sono incontrati per discutere attraverso le più moderne tecnologie di tematiche attualissime come università, formazione, lavoro, servizio civile universale. Un’occasione per presentare anche il progetto Mille giovani per l’Italia, annunciato dal presidente Amesci, Enrico Maria Borrelli, e il Rapporto annuale dell’associazione, alla presenza del sottosegretario al ministero del lavoro con delega alle politiche giovanili e al servizio civile, Luigi Bobba (nella foto), del deputato del Partito democratico Francesca Bonomo, degli assessori al lavoro e alle politiche sociali della regione Campania, Severino Nappi e Bianca D’Angelo, e dell’assessore alle politiche giovanili del comune di Napoli, Alessandra Clemente.Una tre giorni all’avanguardia, senza gerarchie tra i partecipanti, tutti invitati a darsi del tu per abbattere le distanze e cercare di arrivare subito ai problemi. Che sono comuni non solo tra i giovani italiani, ma anche all’estero. Tanto che all’evento erano presenti anche rappresentanti delle organizzazioni di sedici paesi stranieri che hanno preso parte all’assemblea costituente di Aim – Amesci international movement: «Un nuovo progetto associativo di politiche per i giovani in cui parleremo una lingua comune per cercare di costruire una rinnovata cittadinanza europea», ha spiegato il presidente Enrico Maria Borrelli. Il meeting, prima ancora che incontro tra giovani e istituzioni è stato anche opportunità di accedere a borse formative, visto che i partner dell’evento hanno messo a disposizione 213mila euro per 113 borse formative nei settori dell’inclusione sociale, della progettazione sociale ed europea o del business planning. Non solo opportunità, ma anche e soprattutto confronto tra giovani e adulti che è stato decisamente proficuo, con decine di proposte arrivate dai focus group – che si occupavano di cultura, università, formazione e lavoro, servizio civile universale europeo e strumenti di partecipazione – e illustrate nella giornata di chiusura mentre i politici, mischiati al pubblico, prendevano appunti per dare poi delle risposte.  Tra le proposte più interessanti arrivate dai giovani c’è innanzi tutto quella del gruppo “università” che chiede che le strutture siano accessibili ben oltre le 6 del pomeriggio - tradizionale orario di chiusura - e che nella scelta universitaria si orientino i giovani fin dalle scuole superiori. Concetto, quello dell’orientamento, condiviso dal gruppo “formazione e lavoro” che suggerisce anche una maggiore trasparenza e reperibilità delle informazioni che riguardano le opportunità di occupazione, magari istituzionalizzando degli sportelli ad hoc all’interno delle università. La circolazione delle notizie sembra essere il vero punto cruciale per i giovani che, infatti, dal focus group sugli strumenti di partecipazione chiedono una diffusione maggiore delle informazioni sui nuovi bandi di servizio civile, magari istituendo degli sportelli specializzati e più centri informa giovani sul territorio. Oltre all’istituzione dei forum dei giovani in tutte le città, così come prescrive la legge. E dopo le proposte dei giovani, la parola è passata alla politica. Il primo a intervenire è stato il sottosegretario Luigi Bobba, che ha voluto sottolineare i traguardi raggiunti da quando ha ricevuto la delega per il servizio civile: «Abbiamo cercato di dare un po’ di vita a quello che qualcuno aveva definito un malato terminale. Il servizio civile rischiava di chiudere, ma poiché crediamo in questa esperienza, io per primo che l’ho anche fatta all’epoca, abbiamo cercato più risorse». Che sono state trovate, visto che l’anno scorso hanno partecipato 15.700 giovani, contro 90mila domande di adesione, mentre «quest’anno faremo partire circa 50mila giovani, sia perché sono state implementate le risorse del servizio civile, sia perché lo si può realizzare anche grazie a Garanzia Giovani. Anche la regione Campania ha, infatti, destinato delle risorse a questa opportunità».Se quindi nelle scorse settimane grazie a questa nuova collaborazione hanno iniziato il servizio civile mille giovani, la vera notizia è che a breve, nel mese di maggio, «partirà, con il ministero dei beni culturali, un bando per 2mila giovani proprio nel settore della tutela e valorizzazione dei beni artistici, per mettere a valore il talento di quanti hanno, per esempio, studiato archeologia». E poi c’è la dimensione europea del servizio civile che il sottosegretario ricorda alla platea di giovani: «Sotto la forte spinta del presidente del consiglio abbiamo vinto un progetto con Germania, Francia e Inghilterra per realizzare un prototipo di servizio civile e creare qualcosa come l’Erasmus. Che è stata la via principale attraverso cui i giovani diventano europei ed è la traiettoria che vogliamo seguire anche per il servizio civile. Per questo cominceremo con un protocollo d’intesa con i francesi».Alla platea che applaude, Bobba inizia a questo punto a snocciolare le ambiziose prossime sfide, prima fra tutti trovare le risorse economiche per confermare il traguardo dei 100mila giovani in servizio civile nel 2017. E poi provare ad allargare la platea dei destinatari: «Ora il servizio civile seleziona verso l’alto mentre vorremmo che potesse incontrare anche i giovani più sfavoriti, che non hanno avuto occasione di studiare e hanno meno opportunità». Prima di chiudere il sottosegretario sceglie di ricordare ai giovani una frase di sant’Agostino: «La speranza ha due bei figli: la rabbia e il coraggio». Gli stessi figli che Bobba spera nascano anche dal servizio civile: «La rabbia per dare impulso a cambiare le cose e non lasciarle così come sono, e il coraggio per cominciare a cambiarle».Di fronte a un pubblico ormai "scaldato" dalle parole del sottosegretario tocca poi a Severino Nappi, assessore al lavoro e alla formazione in Campania, ritornare all’attuale tema dello scollamento tra scuola e lavoro. Problema a cui la Regione spera di metter fine attraverso la scommessa sulla Garanzia Giovani. Su cui senza mezzi termini cerca di smorzare le aspettative: «Ci hanno venduto l’idea che fosse un postificio e che solo perché partiva un programma in questo paese si sarebbero creati un milione e mezzo di posti di lavoro. Non è così. La Garanzia incrocia la domanda e l’offerta di lavoro e lo fa con strumenti particolari: dal tirocinio al servizio civile. In Campania» spiega l’assessore «abbiamo scelto di puntare anche su questo. Perciò la Regione ha stanziato 30milioni di euro, nessun altra regione ci ha creduto così tanto». L'assessore ricorda che 2700 ragazzi hanno già cominciato e c’è già un bando per altri 2700, con l’obiettivo di «far fare al servizio civile un salto ulteriore di qualità e farlo diventare luogo di anteprima per la certificazione delle competenze, dando valore economico, giuridico e sociale all’impegno dei giovani».Tra gli altri intervenuti all’evento anche Francesca Bonomo, deputata del Partito democratico, che ha raccontato ai giovani come fare rete, mettersi in relazione, sia un punto decisivo al giorno d’oggi. Ma alla richiesta, arrivata a inizio giornata, di allargare l’età di partecipazione del servizio civile fino ai 30 anni, lei 28enne prende il microfono e chiede «ma perché? Penso ai colleghi degli altri Paesi e al fatto che noi qui siamo valutati sempre come troppo giovani. Lo dicono a me che ho 28 anni, mentre in un altro Stato a questa età sono già laureati, lavorano e hanno famiglia. Non sono d’accordo sull’ampliare la platea di quelli che nel nostro Paese vengono definiti giovani. Non lo siamo. Siamo persone che hanno acquisito delle competenze e con questa capacità possiamo far parte delle istituzioni».L’Amesci international meeting si chiude con l'appoggio sempre più forte delle nuove generazioni e l'entusiasmo per i traguardi raggiunti fino ad oggi. Ma soprattutto focalizzandosi sullo scambio continuo di informazioni ed esperienze, quelle che fanno dire “io sono stato qui” come parte di una collettività ma anche con il proprio vissuto e la propria individualità. L’incrocio di tutte queste conoscenze e competenze lascia, quando le luci si spengono, le migliori sensazioni ed emozioni ai partecipanti, buttando un occhio già al prossimo appuntamento.

Tirocini, il Veneto sta per offrire 420 Digital Angels alle imprese

Web marketing, e-commerce, promozione online: gli strumenti digitali oggi sono frecce irrinunciabili nell’arco di un’impresa che vuole competere su ogni mercato, locale e globale. Peccato che la tecnologia spesso non vada al passo con le competenze professionali interne delle Piccole e medie imprese. Se n’è resa conto la Regione del Veneto, che alle Pmi locali vuole affiancare nei prossimi mesi 420  “Digital Angels”. Loro sono studenti laureandi dei tre atenei veneti (Padova, Venezia e Verona), specializzati in materie relative al mondo digitale (informatica, ingegneria, statistica, fisica, matematica, scienze della comunicazione, ma anche laureandi di altre aree, sempre con competenze informatiche in linea con i progetti proposti). Nelle aziende dovrebbero portare una ventata di aria fresca, aiutandole a sfruttare a fondo nuovi strumenti e tecnologie legate alla rete per far decollare l'economia di internet. La formula proposta prevede uno stage di tre mesi complessivi e continuativi, con un minimo di 100 ore, rivolta a studenti tra i 18 e i 30 anni dell’ultimo anno di un corso triennale o magistrale. Nel budget del progetto “Digital Angels” ci sono 840mila euro a fondo perduto, riferiti al programma POR-FESR 2007-2013. Consentiranno alle imprese di dare ad ogni Digital Angel ospitato in stage un rimborso complessivo di 1500 euro e copriranno i costi di gestione del progetto sostenuti dalle università. «È un’opportunità che viene offerta alle PMI venete, spesso refrattarie alle innovazioni, per aprirsi all’utilizzo degli strumenti informatici e a nuove prospettive di crescita», ha spiegato Marino Zorzato, vicepresidente della Regione e assessore all’informatizzazione, presentando l’iniziativa. «Ogni studente potrà contaminare le imprese con le proprie competenze digitali e fare contemporaneamente esperienza nel mondo del lavoro». «Il progetto», si legge infatti nel bando, «mira a favorire l’inclusione digitale dei cittadini, e in particolare dei piccoli e medi imprenditori, al fine di porli nella condizione di accedere, a condizioni di eguaglianza, alle opportunità offerte dall’utilizzo della rete, realizzando così una piena cittadinanza digitale» ed è rivolto alle imprese con almeno una sede operativa in Veneto. La palla è in mano alle Pmi: sta a loro chiedere di avere un Digital Angel, contattando le università aderenti per mettere a punto un progetto formativo che sia la base per presentare la domanda formale alla Regione. I documenti per le imprese (domanda, dichiarazione di aiuti “de minimis”, documento di identità del legale rappresentante, progetto formativo redatto con l’università e lo studente) vanno inviati tramite posta elettronica certificata al protocollo generale della Regione (protocollo.generale@pec.regione.veneto.it). Il termine scadrà 30 giorni dopo l’ufficializzazione sul Bur regionale, avvenuta il 6 marzo, dell’adesione al progetto da parte degli atenei veneti. Gli stage, in ogni caso, dovranno concludersi al massimo entro il 30 settembre prossimo. L’idea di fondo vede le università come punti di snodo, capaci di garantire l’incontro tra le imprese e gli studenti, e di monitorare l’andamento dell’iniziativa affiancando dei tutor di riferimento agli stagisti (qui i link ai portali stage delle università di Padova, Verona, Venezia). Per questo, nonostante l’attesa della pubblicazione sul Bur, alcuni atenei e imprese hanno già iniziato a muoversi: sul portale stage dell’università di Padova, ad esempio, sono già visibili le offerte di almeno una decina di Pmi che vorrebbero avere un Digital Angel in tirocinio. «Le imprese hanno già iniziato a contattarci e abbiamo già iniziato a promuovere l’iniziativa tra gli studenti all’ultimo anno di corso. Speriamo di coinvolgere anche gli studenti di scienze della comunicazione, non solo quelli di materie scientifiche e informatiche», spiegano dall’ufficio stage dell’università di Padova. A scorrere le offerte del portale, ad esempio, si legge la richiesta di uno stagista per lo sviluppo di strumenti per la geolocalizzazione, ma anche di stagisti per la promozione di canali social o lo sviluppo di test cognitivi. Dall’informatica al marketing: i Digital Angels  potranno aiutare a gestire i siti internet aziendali, a promuovere attività online attraverso i social network, e-commerce, web marketing e di comunicazione aziendale, nonché a progettare e sviluppare applicazioni per smartphone, tablet, web e social media. Che la contaminazione abbia inizio.  (foto da Flickr, CC melenita) Maura Bertanzon 

Garanzia Giovani, bufera sull'Inps: in ritardo di due mesi con i rimborsi ai tirocinanti laziali

Garanzia Giovani, qualcosa non sta funzionando come dovrebbe per quanto riguarda l'erogazione del rimborso spese a favore dei tirocinanti. Dal monitoraggio informale che la Repubblica degli Stagisti sta portando avanti insieme all'Adapt, da altri articoli apparsi in questi giorni sulla cronaca locale e nazionale, è emersa infatti una grave criticità, culminata in una manifestazione di protesta lo scorsio venerdì sotto la regione Lazio, in occasione di un evento che vedeva la presenza del Ministro del lavoro  Poletti. Nel Lazio, ma non solo, la maggior parte dei ragazzi coinvolti in una attività di tirocinio extracurriculare non viene ancora pagata.Il primo a segnalarlo è Mattia, romano di 21anni, che ha scritto su Twitter anche al Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Racconta più in dettaglio a Repubblica degli Stagisti: «Sono di Cinecittà, ho un diploma al liceo della Scienze sociali, ho fatto esperienza lavorativa per esempio come pr, ma in nero. Sono iscritto a Garanzia Giovani da giugno 2014. Dopo qualche colloquio che non ha portato da nessuna parte, dal centro dell'impiego mi propongono di passare la mia pratica a un'agenzia interinale, la Manpower. A fine novembre accetto l'unica offerta che mi si presenta: un tirocinio in un supermercato Emmepiù. Mi hanno detto che per avere altre proposte avrei dovuto aspettare altri due o tre mesi».Dal 1 dicembre 2014 Mattia lavora per 140 ore mensili come gastronomo. Fino a oggi, 30 marzo 2015, ancora non ha ricevuto nessuna indennità, che ammonterebbe a 400 euro mensili erogati ogni due mesi. Mattia prosegue il suo racconto: «Chiaramente mi sono mobilitato non appena ho visto il ritardo nei pagamenti, ma le risposte della Regione sono state imprecise e non risolutive. Quando c'è stato un incontro tra i vertici del progetto alla Regione io e altri colleghi abbiamo manifestato. Ci è stato risposto che i ritardi nei pagamenti sono dovuti a inadempienze della regione e dell'Inps che si sono trovati in difficoltà nel far partire la grande macchina che muove tutto il progetto. Ma non può bastarmi come risposta. Non credo peraltro che mi assumeranno: al supermercato, dopo di me, farà più comodo riprendere un altro stagista coi fondi regionali che iniziare a pagare un dipendente».Anche a Susanna, romana di 23 anni, è successa la stessa cosa. Il giorno dopo la manifestazione racconta alla Repubblica degli Stagisti: «Ho una bambina, purtroppo non sono potuta andare a protestare in Regione coi miei colleghi, ma spero di fare qualcosa raccontandovi la mia storia. Lavoro da gennaio, dalle 9 alle 17, in uno studio di avvocati come segretaria. Passati quattro mesi, nonostante abbia inviato subito i documenti necessari, sono ancora in attesa dei miei 400 euro mensili». Susanna si è sentita presa in giro dopo aver ricevuto, il 6 febbraio, una lettera in cui la Regione la sollecitava  ad inviare correttamente la documentazione per ricevere il rimborso che, è scritto nella lettera: «altrimenti non arriverà entro la fine di febbraio».Dal centro dell'impiego di Rieti, che ha preso in carico Marco, 21enne con diploma di perito agrario e anche lui senza rimborso da quattro mesi, sul ritardo nei pagamenti hanno ribadito  che il problema è dell'Inps.Il ritardo nei pagamenti riguarda centinaia di ragazzi: basta dare un’occhiata alle pagine Facebook create sul tema: Fregatura giovani, Garanzia giovani,  Garanzia giovani ma de che Lazio. Qualcuno, per rassicurare i colleghi, posta la foto che testimonia l’avvenuto pagamento, ma la maggior dei ragazzi scrive per lamentarsi o per chiedere informazioni pratiche.Ma  come funziona il rimborso per chi sceglie il tirocinio extracurriculare fra le misure offerte da Garanzia Giovani? Il Lazio, come la maggior parte delle regioni, ha affidato direttamente all’Inps il compito di erogare il rimborso spese ai ragazzi che prendono parte al programma. Nello schema di accordo emanato il 7 agosto 2014 c’è scritto che «l’Inps non si assume alcuna responsabilità in ordine a eventuali ritardi nell’accreditamento» (articolo 3, comma 3) e che  l'ente «effettua i pagamenti nei limiti delle risorse finanziarie anticipate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali» (articolo 2, comma 3). Ma mancano le indicazioni su quando e ogni quanto l’erogazione del rimborso vada effettuata.La Lombardia, convenzionata comunque con l'Inps, ha regolato in maniera diversa le modalità di erogazione del rimborso. Si legge nella pagina di Garanzia Giovani che spiega il funzionamento del tirocinio extracurriculare: «L’indennità minima è di 400 euro lordi mensili, riducibili a 300 euro se l’impresa corrisponde buoni pasto oppure se il tirocinio prevede un impegno giornaliero fino a 4 ore. Se il tirocinio ha una durata di almeno 120 giorni, la quota anticipata che è a carico di Garanzia Giovani, sarà rimborsata all’azienda alla sua conclusione». Dunque il soggetto ospitante eroga il compenso al proprio stagista e poi, conclusa l'esperienza formativa, richiede il rimborso alla Regione, che sarà erogato dall'Inps. Ma si tratta, purtroppo, di un'eccezione. Nell’accordo tra il Lazio e l’Inps viene specificato: «L’indennità è erogata secondo le seguenti modalità: pagamenti intermedi, a conclusione di ogni bimestre di tirocinio, per un importo corrispondente a ciascun bimestre parti a 800 euro oppure saldo, a conclusione del percorso di tirocinio per un importo corrispondente  ai bimestri residui, nei limiti dell’importo complessivo massimo pari a 2400 euro». Secondo la stessa normativa regionale è compito del tirocinante «responsabile della consuntivazione dell’attività svolta e della trasmissione della documentazione alla Regione, tramite l’Inps» inviare la documentazione necessaria, dopo ogni bimestre, per ottenere il rimborso.Per i tirocinanti laziali anche la fase dell'invio dei documenti, come ha raccontato la Repubblica degli Stagisti in un precedente articolo, è tutt'altro che facile e scontata. Alla faccia di internet e dell'era 2.0 lo stagista deve inviare, tramite raccomandata o consegnandoli a mano: la dichiarazione di accettazione delle condizioni di svolgimento del tirocinio firmata una sola volta, con la prima richiesta di erogazione dell’indennità di tirocinio in originale; una copia della convenzione e del progetto formativo firmati  una sola volta, con la prima richiesta di erogazione dell’indennità di tirocinio; la richiesta di erogazione dell’indennità di tirocinio firmata in originale; la copia del documento di identità in corso di validità; la trascrizione del riepilogo mensile delle ore (da precisare per ciascun giorno) di effettiva frequenza firmato anche dal soggetto ospitante e dal soggetto promotore in originale. E sembra quasi uno scherzo che per velocizzare le operazioni di protocollo la Regione Lazio chieda di riportare sulla busta contenente la documentazione elencata la dicitura “Garanzia Giovani”.In una mail inviata ai tirocinanti i primi giorni di febbraio, la direzione regionale Lavoro della Regione Lazio precisa: «Qualora questa documentazione non pervenga in tempi utili non assicuriamo che l’Inps possa erogarti l’indennità di tirocinio, pari a 800 euro (lordi), entro il mese di febbraio. Infatti, in caso di ritardo nella presentazione della tua richiesta, riceverai il pagamento dell’indennità di tirocinio nel mese successivo».Nonostante sia scritto su norme, mail e circolari Susanna, Mattia e tanti altri non hanno ancora ricevuto un euro. La Repubblica degli Stagisti ha contattato l’ufficio stampa dell’Inps, oggi diretto da Tito Boeri. Per ora l'ente si  è limitato ad inviare un documento che non c'entra nulla col problema dei rimborsi: si  tratta di una circolare sugli incentivi per le aziende in caso di assunzioni. Rimanendo in attesa di ulteriori chiarimenti, la Repubblica degli Stagisti invita i tirocinanti di altre Regioni a segnalare qualsiasi problema o anche casi di rimborsi arrivati con regolarità, nella speranza che non rimangano solo felici eccezioni.

Già 3mila voci raccolte dal monitoraggio della Garanzia Giovani: questa è l'ultima settimana per partecipare

C'è ancora una settimana di tempo per partecipare al grande monitoraggio informale della Garanzia Giovani, che dallo scorso ottobre la Repubblica degli Stagisti porta avanti insieme all'associazione Adapt. Già oltre 3mila giovani hanno raccontato attraverso il nostro questionario online la loro esperienza, le loro aspettative, i risultati concreti, le attese, e hanno dato un voto al servizio ricevuto. Informazioni preziose per dare voce ai diretti interessati di questo grande programma di contrasto alla disoccupazione giovanile, e che presenteremo al Ministero e alle Regioni per fare in modo che la rotta venga corretta e che la Garanzia Giovani funzioni davvero.Il monitoraggio viene sostenuto da molti partner che ci hanno aiutato e ci aiutano a passare parola, mandano newsletter ai propri iscritti, ci danno una mano a contattare i giovani under 30 potenzialmente interessati a dare la propria opinione sul programma Garanzia Giovani. Tra gli ultimi, solo in ordine di tempo, figurano Almalaurea, Jobmeeting e Tesionline. Il monitoraggio non ha a priori una connotazione positiva o negativa: i contenuti li mettono i partecipanti, ciascuno con il proprio racconto e il proprio giudizio. Noi registriamo le loro storie, diamo visibilità alle criticità evidenziate ma anche ai casi di successo e di soddisfazione. L'azione di monitoraggio è essenziale per verificare l'efficacia delle politiche del lavoro: in questo caso il nostro progetto è "informale", basato su chi volontariamente sceglie di affidarci la sua testimonianza, ma non è detto che anche il Ministero e le Regioni non decidano nei prossimi mesi di effettuarne uno più formale. Noi lo speriamo: e intanto portiamo avanti il nostro.Tra gli ultimi a raccontare attraverso il nostro form online la sua esperienza con Garanzia Giovani c'è per esempio un giovane neolaureato campano, classe 1988, che è venuto a conoscenza di questa opportunità attraverso i media e si è iscritto a gennaio; ma lamenta, a due mesi di distanza, di non essere ancora stato contattato. Stessa critica avanzata da un altro neolaureato, stavolta un 25enne veneto, che si è iscritto addirittura a novembre 2014 e ancora non è stato convocato nemmeno per il primo colloquio conoscitivo; e da un 28enne marchigiano, che ha saputo della Garanzia Giovani grazie ai suoi genitori e ha aderito lo scorso agosto attraverso il portale regionale: ha dovuto aspettare due mesi prima di ricevere una telefonata con la conferma di iscrizione, e ancora un altro mese per essere convocato a colloquio. Che definisce «burocratico», e deludente: «Alla fine mi hanno detto che dovevo cercarmi da solo una azienda che mi ospitasse».La palma per la pazienza va a una 25enne siciliana con laurea specialistica e già all'attivo esperienze di stage e di lavoro: «Mi sono registrata a luglio 2014 e ho fatto il colloquio il 23 e 24 febbraio 2015, dunque 7 mesi dopo la registrazione. Il primo incontro è avvenuto al centro per l'impiego, dove un impiegato ha registrato il mio cv in maniera molto superficiale, perché non si poteva personalizzare il modulo standard, che permetteva di inserire solo poche esperienze e tra l'altro senza alcuna descrizione delle mie mansioni». E già subito in quel primo colloquio racconta il sorgere di molte criticità: «L'impiegato mi ha detto che per me era tempo perso, perchè essendo laureata alla magistrale ed essendo stata impiegata al 23 febbraio 2014 mi sarebbe stata attribuita una bassa priorità». Comunque il percorso continua e la ragazza viene riconvocata per il giorno dopo: «presso un ex sportello multifunzionale. Qui ho svolto una serie di test con un'orientatrice al fine di delineare la mia personalità e la mia attitudine verso il lavoro. Immediatamente mi sono state prospettate scarse possibilità, a meno che io non fossi stata interessata ai corsi di formazione di 200 ore o di formazione all'autoimprenditorialità. L'orientatrice mi ha definito come "una persona certamente non sprovveduta" e mi ha quindi suggerito di cercare autonomamente lavoro all'estero, vista la mia esperienza e le mie competenze». Un epilogo che, dopo 7 mesi di attesa, non era certo quello sperato: «Sono stati due giorni molto tristi, vedersi riconosciuto un valore ma al tempo stesso essere invitata ad andarmene». Con un giudizio non positivo anche sulla qualità del servizio ricevuto e la professionalità degli addetti al desk: «Un ragazzo accanto a me ha fatto un colloquio con un operatore che parlava solo in siciliano. Poco professionale. Essere disoccupata e guardare gente simile che ricopre un ruolo in questo modo ti fa veramente deprimere».Diverso, per fortuna, il racconto di una ragazza veneta: «Il signore del centro per l'impiego è stato molto gentile, ma non aveva idea di come aiutarmi concretamente e in pratica mi ha detto che sarò io a dover monitorare i loro siti e sperare in uno stage (niente lavoro) nei prossimi mesi». Ma anche qui la nota negativa sul funzionamento del meccanismo Garanzia Giovani non manca: «Tornata a casa ho contattato telefonicamente e via mail una agenzia per il lavoro abilitata a Youth corner, sempre nella mia città, per chiedere un colloquio su cui magari aiutarmi a capire se mi stavo orientando verso occupazioni poco affini al mio percorso di studio e di stage» racconta la 28enne, anche lei con laurea specialistica e già all'attivo esperienze di stage e di lavoro: «La risposta è stata: "confermiamo che la sua documentazione per l'iscrizione a Garanzia Giovani è completa. Se lei si è già rivolta al Centro per l'Impiego non c'è altro che possiamo dire o fare"»Anche chi riesce a venir convocato in breve tempo però talvolta resta perplesso dalla (scarsa) efficienza della "macchina". Come racconta una ventinovenne lombarda, che non si sente una neet perché è attiva nella ricerca di un lavoro, e che ha aderito a Garanzia Giovani lo scorso ottobre. I primi step sono andati benissimo, tanto che è stata chiamata dopo meno di un mese a fare il colloquio e la sottoscrizione del patto di servizio. Ma poi, da novembre a oggi, tutto fermo: «Ho avuto uno bella panoramica delle possibilità offerte dal servizio» ma si rammarica: «A distanza di mesi si sono rivelate solo tante belle parole».Una 22enne laziale, diplomata, iscritta alla Garanzia Giovani dallo scorso ottobre, racconta poi una sorta di via crucis per avviare le pratiche per poter ricevere dall'Inps il compenso previsto per gli stage: «Appena venuta a conoscenza del progetto ne ero entusiasta. Mi sono iscritta ed ho trovato un soggetto ospitante molto rapidamente. Firmo tutto, mi spiegano come funziona. Seppur poco retribuito decido di cominciare, a dicembre. A inizio febbraio, concluso il primo bimestre, invio con rapidità la documentazione richiestami dal mio centro per l impiego». E qui comincia un iter lungo e complesso, di cui la ragazza sintetizza le tappe attraverso il questionario del nostro monitoraggio: «Il 5 febbraio una mail della Regione mi spiega come inviare i documenti. Li avevo inviati il 2. Bene, ero stata informata male: un modello era da consegnare in originale». Siamo nel 2015, eppure sembra che non sia possibile espletare tutta la pratica per via telematica: «Mi reco alla sede della Regione Lazio di persona per consegnarlo; mi informano che sarà consegnato la mattina seguente (nello stesso palazzo). Aspetto, controllo sempre la buca delle lettere ma niente all'orizzonte». Passano altre due settimane: «Il 23/02 mi chiama la Regione, non ha il maledetto documento 4bis in originale, spiego di averlo portato personalmente il 9/02, con tranquillità mi dice " AH allora arriverà!". Alquanto alterata dico: come diamine fa un foglio a non riuscire a salire di pochi piani in quasi due settimane? Le salivo io quelle maledette scale per portarlo. Dal lato opposto della cornetta mi dice abbia pazienza. I giorni a seguire tempesto di chiamate la Regione per sapere se il magico foglio era sparito o no». Finché finalmente non arriva una risposta: «L'hanno trovato e hanno spedito il 26 la richiesta all'Inps di rimborso». Epilogo (per ora): «Stamani chiamo l'Inps per sapere la tempistica di attesa. Signorina guardi almeno 25 giorni! Ma chiami trascorso il periodo così verifichiamo. Ah pure! Io sono allibita dovrò aspettare ancora fine marzo per avere i primi due mesi».Un tema ricorrente, all'interno delle risposte al monitoraggio, tra coloro a cui è stato prospettato in questi mesi un corso di formazione è poi l'insofferenza: molti infatti scrivono che si aspettavano qualcosa in più dalla Garanzia Giovani. Un'altra critica è che molto spesso il consiglio dei centri per l'impiego è di cercare da soli qualche opportunità di stage o di lavoro, e poi presentarsi allo sportello per poter avviare quello stage o quel lavoro ricevendone i benefici. Senza insomma un vero supporto attivo dei centri per l'impiego in questa attività di matching tra domanda e offerta di lavoro.Ma ci sono anche casi positivi, come quello di una 26enne marchigiana che grazie alla Garanzia Giovani ha iniziato uno stage. Laureata e con master, iscritta a novembre, nel giro di un mese è stata ricontattata e invitata a colloquio. Stesso risultato e stesse tempistiche raccontate anche da una 28enne lombarda.Il programma insomma procede, tra luci e ombre: progressivamente chi ha compilato il nostro monitoraggio viene ricontattato per sapere se ci sono state evoluzioni e novità, e questo ci permetterà alla fine di poter tracciare un quadro dettagliato di come i giovani stanno vivendo questa iniziativa e come la giudicano. C'è ancora una settimana per entrare a far parte del monitoraggio, venite a dirci la vostra opinione e… passate parola!

Al via il bando 2015 del Servizio civile: porte aperte a 30mila giovani, anche stranieri

Che il governo stia puntando sul Servizio civile - la volontà di rilanciarlo è stata ribadita dal premier con l’annuncio del Servizio civile universale da 100mila posti all’anno - è evidente anche per il numero di posti offerti nell'edizione di quest'anno, in scadenza il prossimo 16 aprile: 29.972 (il picco era stato raggiunto e mai eguagliato nel 2006 con 57mila posizioni, poi ridotte anno dopo anno). Un numero quasi da record, considerando che nel 2014 i volontari sono stati 15mila, senza dimenticare che nel 2012, come la Repubblica degli Stagisti aveva denunciato per prima, il bando nazionale ordinario era perfino saltato (erano partiti solo quelli bandi speciali). Soddisfazione arriva anche dal presidente del Forum nazionale servizio civile, Enrico Maria Borrelli: «Dopo anni di difficoltà vediamo finalmente ripartire il servizio civile grazie all’impegno del governo, all’attenzione del parlamento e all’azione propositiva del dipartimento della Gioventù». «Sono numeri» continua Borrelli, «che ci fanno credere nel progetto di riforma annunciato dal premier Renzi e che incoraggiano noi enti a investire maggiori risorse per garantire ai giovani un’esperienza di qualità per la loro crescita e formazione». Tuttavia le previsioni di qualche mese fa, secondo i dati del Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale, si attestavano su cifre ben più alte: le attese erano per circa 46mila partenze. Una soglia che sembra irraggiungibile anche conteggiando insieme i posti offerti con i bandi speciali, ad esempio quelli per i Corpi civili di pace, inedito di quest’anno in dirittura d'arrivo. I fondi attuali, secondo la premessa indicata nei bandi, ammontano a circa 200 milioni di euro. Quelli di partenza erano 132, si chiarisce, via via accresciuti grazie alle risorse recuperate dall’esecutivo. Di qui la possibilità di incrementare i contingenti. C'è però un altro nodo che Borrelli solleva e che riguarda «la percentuale di fondi realmente utilizzati dalle regioni: gli 11.179 volontari attivati con i progetti degli enti regionali corrispondono solo al 69% delle risorse del Fondo Nazionale Servizio Civile destinate alle regioni» denuncia, e «se le regioni cui sono stati assegnati più fondi di quelli di cui hanno avuto bisogno per finanziare i propri progetti non le renderanno disponibili attraverso una rassegnazione al dipartimento della Gioventù e del SCN nel 2015 ci saranno 4.872 giovani italiani che non potranno fare servizio civile». Un problema amministrativo da risolvere al più presto, e di cui «le regioni dovranno rispondere», rilancia Borrelli. Quanto ai dettagli più tecnici del Servizio civile, le condizioni restano le stesse rispetto al passato. La durata del servizio è di dodici mesi, e l’assegno mensile di 433,80 euro. La domanda va presentata agli enti di competenza, e non alle singole regioni, «rivolgendosi al sito web». I progetti del bando ordinario, specificano ancora le faq, «consistono in attività inerenti i settori assistenza, protezione civile, ambiente, patrimonio artistico e culturale, educazione e promozione culturale, servizio civile all'estero». Vale la pena anche citare alcuni dei bandi più corposi: tra loro quello Amesci, che «metterà in campo 59 progetti in 13 regioni italiane: Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria» spiega il sito, rivolti a 656 volontari. Un numero simile a quello dei posti messi a bando dall'Anci (l'associazione dei Comuni italiani) della Lombardia, che hanno predisposto 636 posti suddivisi in 57 progetti.E ancora: l'associazione Mosaico in Lombardia ospiterà 220 volontari e il Cesv (Centro servizi per il volontariato) in Lazio 122. In Veneto 106 percorsi di servizio civile verranno gestiti dall'Associazione comuni della marca trevigiana e altri 86 dal Comune di Venezia, così come i, Toscana 63 dal Comune di Firenze, in Liguria 48 dal Comune di Genova, e in Piemonte ben 204 dal Comune e 133 dalla Provincia di Torino. Tra gli altri enti figurano Adoc, associazione per la difesa dei diritti del consumatore, che realizzerà 11 progetti per un totale di 60 volontari: il Consorzio Parsifal, che in Lazio aprirà 98 opportunità di servizio civile; il Coordinamento associazioni di volontariato della Provincia di L'Aquila, in Abruzzo, con 59 posti. Molto attiva anche la Caritas: solo a Roma i progetti sono sette, per un totale di 31 posti. In Sicilia spiccano i 57 posti dell'Asl di Messina e i 48 dell'Istituto Figlie della misericordia e della Croce; in Friuli Venezia Giulia i 34 della AAS 1 Triestina; in Puglia i 54 della Provincia di Foggia e i  30 dell'Anci Puglia.Una novità rilevante dei nuovi bandi è che i figli di immigrati, non ancora titolari di cittadinanza, potranno fare domanda per i posti offerti, al pari dei restanti giovani italiani. Un traguardo non scontato, per cui sono stati necessari anni di battaglie in tribunale: nel 2013 una sentenza del Tribunale di Milano aveva dichiarato «discriminatoria» la clausola che consentiva ai soli cittadini italiani di partecipare al bando, dando ragione a quattro candidati stranieri che avevano fatto ricorso. Un precedente che ha fatto storia, e che ha definitivamente chiuso l’epoca del servizio civile nazionale destinato solo ai ragazzi italiani.Nei bandi appena usciti si legge infatti che saranno ammessi i candidati tra i 18 e i 28 anni di età «in possesso dei seguenti requisiti: cittadini dell’Unione europea; familiari dei cittadini dell’Unione europea non aventi la cittadinanza di uno Stato  membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente; titolari del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo; titolari di permesso di soggiorno per asilo; titolari di permesso per protezione sussidiaria», oltre alla richiesta di assenza di precedenti giudiziari. Un successo soprattutto per chi da anni si batte per l’integrazione delle seconde generazioni. Khalid Chaouki, deputato Pd coordinatore intergruppo immigrazione, parla alla Repubblica degli Stagisti di «un passo in avanti concreto nell’inclusione delle seconde generazioni», e di «una vittoria soprattutto per i figli degli immigrati, ragazze e ragazzi cresciuti in Italia, italiani di fatto ma, purtroppo, in molti casi ancora stranieri a causa di una legge sulla cittadinanza ormai superata». Una scelta politica che secondo Chaouki permetterà a «migliaia di giovani di testimoniare la propria voglia di partecipare alla vita civile di questo Paese»; lungimirante perché «una cultura della convivenza e dell’inclusione si costruisce e si fortifica anche aprendo a tutti l’opportunità di impegnarsi in progetti di volontariato, la migliore prevenzione a fenomeni di emarginazione». Ilaria Mariotti 

Stage nelle istituzioni europee, i bandi di Osce e Bei con ottimi rimborsi

In primavera scadono molti bandi interessanti per chi sogna una carriera internazionale. Questa volta la Repubblica degli Stagisti si focalizza sulle opportunità offerte dall'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza in Europa, e dalla Bei, la Banca europea degli investimenti. In entrambi i casi naturalmente è previsto un significativo rimborso spese per i giovani, in modo tale da permettere loro di non pesare sulle famiglie d'origine.  Programma di tirocini Osce  Laurea in Scienze politiche, Diritto o Relazioni internazionali, meno di 26 anni e forte interesse per i temi della pace, del dialogo politico, della giustizia e della cooperazione in Europa, ottima conoscenza dell’inglese e buone capacità di ricerca e scrittura. Queste sono le caratteristiche dei 225 stagisti che dal 1995 a oggi hanno partecipato al programma di tirocinio dell’Osce, l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Come organizzazione strutturata, l’Osce nasce venti anni fa, ma la prima conferenza sulla pace e sulla sicurezza in Europa si era tenuta già nel 1973 ad Helsinki, in piena guerra fredda, per favorire il dialogo tra Est e Ovest. Attualmente uno dei compiti dell’organizzazione è l’istituzione di osservatori elettorali indipendenti per il monitoraggio delle elezioni nei paesi che stanno costruendo il loro assetto democratico. Dal 1995, hanno partecipato al programma 19 italiani, insieme a ragazzi provenienti da tutto il mondo. Al primo posto per le presenze gli americani( 34), al secondo i francesi (28); soprattutto negli ultimi anni è aumentata la presenza di russi (20 in tutti) e in generale di giovani provenienti da ex repubbliche sovietiche.Il tirocinio al Segretariato Internazionale dell’Osce, nelle sedi di Vienna o Copenaghen, dura sei mesi. L'alloggio è fornito gratuitamente e tutti gli stagisti, che ricevono inoltre un rimborso di 564 euro al mese, sufficienti a sostenere il costo della vita in quel periodo. Bisogna fare domanda entro il primo maggio per iniziare lo stage in autunno, mentre entro il primo ottobre ci si può candidare per la primavera successiva. Per completare l’application è necessario inviare via mail il format precompilato, che contiene una trentina di punti. In due pagine e utilizzando l'inglese, si tratta specificare il livello delle lingue conosciute, ulteriori specializzazioni o titoli conseguiti dopo la laurea, altre esperienze di stage e soprattutto di rispondere a domande sulle ragioni che spingono a presentare la propria candidatura. Oltre al format precompilato, vanno spedite via mail a dana [chiocciola] oscepa.dk una breve lettera di presentazione, un curriculum vitae, due lettere di raccomandazione e una fotografia recente. Nella pagina web dedicata sono spiegati in dettaglio i compiti e le mansioni affidati agli stagisti. Spiega alla Repubblica degli Stagisti Nat Perry, statunitense, direttore editoriale dello staff permanente dell’Osce a Copenaghen: «Fin dall'inizio del programma rimborsiamo i nostri stagisti per permettergli di affrontare i costi della vita a Vienna e Copenaghen. Loro ci aiutano molto nel nostro lavoro. Il numero varia in base alle sessioni e alle nostre necessità: in generale si candidano molti giovani altamente qualificati provenienti da tutta l'area dell'Osce». In generale comunque sono una decina gli stagisti ospitati ogni anno dall'Osce, il che significa 5 posizioni aperte per ciascuna delle due tornate.Seguendo le attività del Segretariato internazionale, gli stagisti acquisiscono esperienza pratica nel campo degli affari internazionali e l'Assemblea, a sua volta, beneficia di una maggiore capacità di comunicazione e delle loro attività di ricerca. Per quanto riguarda la presenza delle nazionalità non ci sono "quote" da rispettare, ma precisa Perry: «ci sforziamo di assicurarci che le 6 lingue ufficiali dell'Osce e cioè inglese, francese, tedesco, italiano, russo e spagnolo, siano ben rappresentate nel nostro team di ricerca». Programmi di tirocini alla Banca europea degli investimentiLa Banca europea degli Investimenti offre invece due diverse opportunità: si sono aperte il 9 e si chiudono giusto domani, il 20 marzo, le candidature per il tirocinio estivo, generalmente per la sede di Lussemburgo. «Ma ci è capitato di avere anche uno stagista qui a Roma» aggiugono dall'ufficio stampa italiano. La Bei è l'istituzione finanziaria dell'Unione europea e ha il compito di contribuire all'integrazione, allo sviluppo equilibrato e alla coesione economica e sociale degli Stati membri. Per farlo si occupa di favorire lo sviluppo regionale, le reti trans-europee di trasporto, delle telecomunicazioni e del settore dell'energia, di ricerca e l'innovazione, di protezione dell'ambiente, di salute e istruzione.La maggior parte dei tirocini di questo tipo si svolge presso la sede dell'istituzione, che si trova in Lussemburgo. Si tratta di una ventina di posti riservati  agli studenti che vogliono lavorare durante l'estate. Lo stage estivo si svolge tra giugno e settembre e dura da due a quattro settimane al massimo. È previsto un piccolo compenso, ma l'ufficio stampa italiano non vuole precisarne l'entità: «Crediamo che il contributo dei nostri stagisti vada ricompensato, anche se solo per sostenere il costo della vita nella città di destinazione. Possiamo dire che varia in base alla sede e se ci sono accordi con le università». I giovani impegnati durante i mesi estivi forniscono assistenza generale in attività amministrative di base.Per essere ammessi non è necessario frequentare l'università: gli aspiranti stagisti devono avere tra i 18 e 25 anni e dimostrare di essere iscritti a un percorso di formazione, anche di grado secondario. Non sono previste facilitazioni per l'alloggio. La padronanza di almeno una delle due lingue ufficiali dell'istituzione (inglese e francese) è una necessità.Gli studenti interessati devono fare domanda sul sito web della Bei. Nella pagina dedicata agli stage, una volta entrati nell'area job in alto a destra, è necessario selezionare current vacancies e poi scrivere "Summer Jobs" nella scheda  di ricerca. Non vengono prese in considerazione le domande degli studenti che hanno lavorato alla Bei negli ultimi 3 anni.  La particolarità di questo tirocinio è che le selezioni vengono effettuate tramite sorteggio. Una modalità assolutamente inusuale: «La nostra finalità è garantire un trattamento equo a tutti» spiegano dall'ufficio stampa italiano. Tutti i candidati saranno informati via mail i risultati del sorteggio prima della fine di aprile.Invece c'è un po' più di tempo, fino alla fine di marzo, per candidarsi ai tirocini "di carattere generale" della Bei, che durano fino a 5 mesi, senza possibiltà di prolungamento. Anch'essi si svolgono nella maggior parte dei casi in Lussemburgo. Gli stagisti ricevono una somma forfettaria mensile, che anche in questo non viene ben specificata, ma dall'ufficio stampa italiano della Bei assicurano: «È sicuramente più alta di quella che diamo ai ragazzi per i tirocini estivi, anche perchè in questo caso affidiamo compiti  più rilevanti agli stageurs, che acquisiscono competenze specifiche nel loro campo di studi ed hanno un contatto prolungato con l'istituzione. Rimborsiamo anche il viaggio di andata e ritorno tra il paese di origine o di residenza e la meta del tirocinio». La Repubblica degli Stagisti è in grado di precisare che le borse di studio che la Bei eroga ai suoi stagisti ammontano a circa 1600 euro al mese.Anche nel caso  dello stage di carattere generale, si fa  domanda sul sito web della Bei. Una volta entrati nell'area job in alto a destra, è necessario selezionare "current vacancies" e poi scrivere "internship" nella scheda  di ricerca e fare domanda per la posizione desiderata. I tirocinanti, una decina per sessione, vengono scelti tra i cittadini degli Stati membri della Comunità europea e in qualche caso fra cittadini di paesi terzi, cercando anche di  ottenere un'appropriata distribuzione geografica.Per partecipare è necessaria la laurea triennale. I candidati non devono avere un esperienza professionale maggiore di 12 mesi. Viene richiesta un'ottima conoscenza dell'inglese o del francese, e la conoscenza di un'altra lingua costituisce titolo preferenziale. Anche un lavoro pregresso sulle tematiche europee viene tenuto in conto dai selezionatori. Gli ambiti disciplinari sono vari: economico finanziario, pubbliche relazioni, comunicazione, scienze politiche, giurisprudenza. Ma sono ben accetti anche i laureati in matematica, statistica ed ingegneria. «Il 10% dei 2100 dipendenti della Bei è laureato in Ingegneria» precisano dall'uffcio stampa italiano: «Ci occupiamo anche di verificare la razionalità e il funziamento delle opere che finanziamo».Silvia Colangeli

Quasi 2mila tirocini all'estero con Erasmus Plus, bandi in scadenza e istruzioni per candidarsi

Continuano le opportunità per chi intende partire grazie ai progetti Erasmus Plus. La Repubblica degli Stagisti ha scandagliato i bandi attualmente attivi, per tutti i lettori che avrebbero voglia di fare uno stage all'estero potendo contare su un contributo economico.Ancora pochi giorni - l’ultima data utile per fare domanda è il prossimo 30 marzo - per provare ad aggiudicarsi uno dei sei tirocini di otto settimane per un paese a scelta tra Regno Unito, Spagna e Malta, con partenza prevista a giugno 2015. Il bando relativo al progetto «Il mio futuro è l’Europa» è rivolto a giovani residenti nella provincia di Rimini, che abbiano conseguito il diploma di istituto tecnico-professionale tra il 31 luglio 2014 e il 30 giugno 2015. Le borse sono così distribuite: tre per il Regno Unito, due per la Spagna e una per Malta. I settori di impiego spaziano dal commerciale al marketing, dagli eventi all’amministrazione d’ufficio. Le spese relative ad alloggio (prevalentemente in famiglie, con pensione completa), viaggio, assistenza logistica e assicurazione sono a carico degli organizzatori del progetto. I candidati selezionati dovranno versare un deposito cauzionale di 300 euro, che sarà rimborsato tra il 31 dicembre 2015 e il 31 gennaio 2016. La domanda di partecipazione, scaricabile dal sito Retegiovani, deve essere stampata, compilata in duplice copia e consegnata entro le 13 del 30 marzo direttamente a mano in busta chiusa agli uffici del Protocollo della Provincia di Rimini oppure spedita tramite raccomandata con ricevuta di ritorno al seguente indirizzo: Provincia di Rimini, Ufficio Protocollo, via Dario Campana 64, 47922 Rimini.Il 10 aprile è invece fissato il termine ultimo per la presentazione delle domande di partecipazione al progetto Past (acronimo che sta per Providing Active Skils for Tourism), promosso da Iscom Formazione Modena in collaborazione con Send. A 40 neodiplomati residenti in Sicilia sarà offerta la possibilità di partecipare a un tirocinio di 13 settimane nel periodo maggio – settembre.  Per i ragazzi che hanno intenzione di accrescere le loro competenze nei settori del turismo, della ristorazione, dell’organizzazione di eventi e della promozione territoriale si aprono le porte su un’esperienza che potrà portarli in Irlanda, Germania, Portogallo, Repubblica Ceca e Spagna. Le borse di studio sono infatti distribuite tra Cork (9), Berlino (5), Lisbona (6), Praga (6) e Siviglia (12). Requisiti fondamentali per essere ammessi sono: la registrazione e la compilazione del sondaggio online entro il 10 aprile, il conseguimento del diploma da non più di un anno (giugno/luglio 2014), una conoscenza della lingua del Paese ospitante pari al livello B1 e, preferibilmente, alcune esperienze pregresse. Tutte le candidature devono essere inviate in formato cartaceo mediante raccomandata A/R o posta prioritaria all’indirizzo Associazione Send, via Roma 194 – 90133, Palermo. Il plico dovrà contenere: la scheda di presentazione, una foto tessera, la fotocopia del diploma, una lettera motivazionale e due CV, uno in lingua italiana e un altro in quella del Paese scelto. A coloro che saranno selezionati sarà garantito l’alloggio presso appartamenti condivisi, famiglie ospitanti o residenze studentesche; un contributo forfettario complessivo di circa 1000 euro per le spese vitto e trasporti locali; il biglietto aereo di andata e ritorno e l’assistenza di un tutor locale.E per i ragazzi del resto d’Italia? Sempre Iscom Modena e Send propongono sempre fino al prossimo 10 aprile un bando dedicato a  39 neodiplomati residenti in tutto il Paese (Sicilia esclusa, ovviamente). Anche la versione nazionale del progetto Past prevede lo svolgimento di un periodo di 13 settimane in realtà del settore turistico tedesche, francesi, greche o irlandesi. Sono previste cinque borse di studio per Berlino, nove per Bordeaux, otto per Creta e 17 per Dublino, con partenze fissate a giugno di quest’anno e rientro a settembre. L’esperienza formativa prevede lo svolgimento di una serie di mansioni che vanno dall’aiuto chef all’addetto al ricevimento, dalla comunicazione alla gestione degli eventi. Il bando parla di copertura finanziaria per i partecipanti relativamente ad preparazione pre partenza, alloggio, viaggio andata e ritorno da e per il luogo di destinazione, contributo forfettario per vitto e trasporti locali pari a circa 1000 euro (versati in alcuni casi prima della partenza oppure in tre tranche alla partenza, dopo un mese o dopo due mesi)  e assicurazione.  Tra i requisiti fondamentali per la partecipazione: aver conseguito il diploma da non più di un anno, avere la residenza in Italia eccetto la Sicilia, essere inoccupati o disoccupati e avere un livello di conoscenza della lingua del paese di destinazione pari almeno a B1. I candidati devono effettuare la registrazione online (a questo link) e stampare, compilare e firmare il modulo allegato al bando, che dovrà essere inviato entro la data di scadenza mediante raccomandata A/R all’indirizzo dell’Iscom Formazione Modena (via Piave 125, 41121 Modena). Al modulo dovranno essere allegati cv formato euro pass, in italiano e nella lingua del paese di destinazione, fototessera e fotocopia del diploma. Il processo di selezione sarà caratterizzato da un test scritto e un colloquio nella lingua del paese ospitante più un colloquio motivazionale.Venerdì 3 aprile è l’ultima data per l’invio delle candidature per gli avvisi pubblicati dalle università di Parma e Cagliari. Nel caso dell’università di Parma sono ben 1212 le borse di mobilità stanziate per tutto il 2015. I periodi formativi possono variare dai tre ai 12 mesi e si dovranno svolgere tra il primo giugno di quest'anno e il 30 settembre 2016. L’importo delle borse di studio varia dai 230 ai 280 euro mensili a seconda delle destinazioni (l’elenco completo è presente nel bando) mentre nel caso della Svizzera si aggira intorno ai 300-350 euro. A questo contributo di mobilità, finanziato dall’Unione Europea, si aggiungerà un importo erogato dall’università di Parma e dal ministero dell’Istruzione, la cui entità precisa non è stata ancora fissata ufficialmente ma che si aggirerà presumibilmente, dice alla Repubblica degli Stagisti il responsabile dell'ufficio Erasmus di ateneo, sui 100-150 euro. Per candidarsi è necessario, tra i vari requisiti, essere iscritti per l’anno accademico 2014-2015 a un corso di studi dell’ateneo di Parma e possedere adeguate conoscenze linguistiche. La domanda va scaricata dalla sezione Internazionale del sito ufficiale dell'università di Parma e presentata in duplice copia all’Ufficio Protocollo entro la data indicata. Ammonta poi a 500 il numero di borse di mobilità per soggiorni Erasmus +, di durata variabile tra i tre e i sei mesi, finanziate dall’università di Cagliari: le 500 opportunità valgono per l'intero anno accademico 2015/2016. Possono candidarsi studenti iscritti all’ateneo sardo che non abbiano usufruito già di borse Erasmus + e con un adeguato livello di conoscenza della lingua del paese ospitante. La domanda di candidatura va compilata entro il 3 aprile per via telematica a questo link.Scade invece il 13 aprile il bando dell’università di Macerata per esperienze formative con inizio a settembre 2015 fino a tutto il 2016. Possono candidarsi studenti che si iscriveranno per il 2015-2016 a un corso di studi dell’ateneo, studenti già iscritti che però non hanno ancora conseguito la laurea, con svolgimento del tirocinio entro un anno dal conseguimento del titolo e comunque non oltre il 30 settembre 2016 o iscritti che non hanno già beneficiato di borse Erasmus. L'avviso mette a bando 68 borse di studio per stage di durata variabile da 2 a 12 mesi. Destinazioni: i 28 stati membri dell’Unione Europea, Svizzera, a patto che il tirocinio sia coordinato da un’università svizzera, Islanda, Liechtenstein, Norvegia (Paesi dello Spazio Economico Europeo – Efta / See),  ex Repubblica Iugoslava di Macedonia e Turchia. L’importo mensile delle borse varia a seconda del costo della vita dei paesi di destinazione e oscilla tra i 480 euro di paesi come Danimarca, Francia, Finlandia, ai 430 di Grecia e Spagna. La domanda online è scaricabile dal link presente nel bando entro il 13. Entro la fine della settimana successiva il modulo stampato e firmato dovrà essere consegnato presso l’ateneo.Sono infine cinque le borse – di durata minima due mesi – stanziate infine dal Conservatorio di Musica di Stato Vincenzo Bellini per studenti regolarmente iscritti a un corso di Diploma accademico di primo o secondo livello, maggiorenni e con una buona conoscenza della lingua del paese ospitante. Gli importi variano tra i 430 e i 480 euro mensili, a seconda del paese di destinazione (tutte le mete sono indicate nel bando). Il contributo sarà erogato per l’80% prima della partenza mentre la quota restante sarà corrisposta al rientro in Italia. Ultimo giorno utile per presentare domanda è il prossimo 20 aprile. La domanda, scaricabile dalla pagina dedicata all’avviso, può essere consegnata direttamente all’Ufficio di protocollo del Conservatorio o spedita tramite raccomandata all’indirizzo del Conservatorio (via Squarcialupo 45, 90133 Palermo).Chiara Del Priore

Diritto allo studio, sentenza contro l'università di Palermo: restituite le tasse agli studenti idonei

È arrivata qualche settimana fa la sentenza della prima sezione del Tar del capoluogo siciliano che ha accolto il ricorso delle associazioni studentesche, prima fra tutti l’Unione degli universitari, contro l’ateneo di Palermo colpevole di aver fatto pagare la tassa di iscrizione anche a circa 10mila studenti beneficiari o solo idonei alle borse di studio erogate dall’ente regionale per il diritto allo studio universitario (Ersu). La tassa, tra i 198 e i 220 euro, è stata richiesta in modo errato perché secondo i giudici la normativa regionale prevede chiaramente l’esonero in favore degli studenti vincitori (o idonei) della borsa di studio e l’ateneo non avrebbe alcun potere di incidere su questo punto.«È una sentenza fondamentale perché va a fissare una questione centrale del diritto allo studio: gli studenti idonei che non ricevono la borsa di studio hanno comunque diritto all’esonero delle tasse» spiega alla Repubblica degli Stagisti Gianluca Scuccimarra, 26 anni, studente di informatica presso l'università degli studi di Parma, dall’ottobre 2013 coordinatore nazionale dell’Unione degli universitari e già in precedenza membro dell'ufficio di presidenza del Consiglio nazionale degli studenti universitari. «È un elemento già presente all’interno della legge ma mancando il decreto attuativo ancora non c’era una formalizzazione completa della norma. La sentenza fissa un importante principio per il diritto allo studio, ma c’è bisogno anche dell’intervento del legislatore per evitare futuri problemi su questo fronte». Certo non si può subito cantare vittoria, perché bisogna vedere se l’ateneo deciderà di fare appello: in questo caso bisognerà attendere il secondo grado di giudizio. Una volta terminato, se verrà confermata la sentenza di primo grado, l’ateneo sarà costretto a rimborsare tutti gli idonei che non hanno vista assegnata la borsa di studio. E il caso di Palermo potrebbe non essere isolato. Al momento infatti c’è una situazione simile anche all’università di Messina: «Stiamo cercando di raggiungere una soluzione con l’amministrazione» spiega Scuccimarra. «Se anche in questo caso non ci dovesse essere disponibilità, come non c’è stata a Palermo, allora probabilmente troveremo un altro modo per muoverci». Un segnale, quello dei due atenei siciliani, che il coordinatore nazionale definisce «pericoloso» perché replicabile, visto che è stato il primo passo di atenei che hanno subito tagli lineari a causa della quota premiale. Il fenomeno insomma rischia di espandersi: perciò «è fondamentale che ci sia stata da subito un’azione ricorsiva in maniera tale da bloccare anche il principio sul quale vengono chieste queste tasse universitarie ai borsisti». La vittoria ottenuta contro l’università siciliana non è la prima per l’unione degli universitari: già nel 2012 era stata avviata una causa contro la regione Piemonte, poi vinta, sui soldi destinati alle borse di studio ma mai distribuiti dalla Regione agli enti per il diritto allo studio. E l’anno scorso una vicenda simile , raccontata anche dalla Repubblica degli Stagisti, era accaduta in Campania. «In quest’ultimo caso non abbiamo fatto un ricorso amministrativo ma solo una denuncia alla Procura della Repubblica: e la Regione, per paura della minaccia di altre azioni, ha iniziato a restituire i soldi agli studenti» riassume Scuccimarra: «anche se alcuni enti per il diritto allo studio continuano a segnalarci che non tutti i fondi gli sono stati ancora trasferiti».Il coordinatore Udu definisce però questi successi anche delle «sconfitte, perché significa che la rappresentanza studentesca, che è un aspetto fondamentale della vita democratica dell’università, in questo momento o non è rispettata o non viene minimamente considerata all’interno degli atenei». Col risultato che poi si deve ricorrere al tribunale amministrativo. «Non dovrebbe essere così, ma se atenei e ministero non fanno un’operazione di garanzia su queste situazioni assurde noi non ci tiriamo indietro e procediamo con i ricorsi».  L’Udu, che è una confederazione di associazioni studentesche nata nel 1994 da un gruppo di studenti che hanno realizzato un modello associativo di stampo sindacale, si batte da sempre per garantire il diritto allo studio e permettere anche a chi è privo di mezzi di accedere alla formazione universitaria. Negli ultimi tempi è riuscita attraverso le sue segnalazioni a portare a galla il problema dei fondi delle borse di studio e a far passare, in molte università, anche delle modifiche sull’attuale regolamento tasse, riuscendo a imporre una maggiore progressività e a tenere stabili i contributi per gli studenti con reddito basso grazie a un recupero fondi su quelli con redditi più alti. Ma non si è occupata solo di tasse universitarie, perché ha fatto anche delle proposte al mondo politico. Come quelle avanzate durante lo Youniversity.Lab la giornata di ascolto e di confronto con il mondo dell’università e della ricerca organizzata dal Partito Democratico a fine febbraio. «La prima cosa è prevedere degli interventi che vadano a toccare le tre linee d’azione per noi principali: diritto allo studio, tasse universitarie e studenti lavoratori» dice Scuccimarra snocciolando i dettagli: «Lavorare sulle tasse, perché da quando l’ex ministro Profumo ci ha messo le mani non esiste un vero limite all’aumento della tassazione studentesca. Impegnarsi poi sul diritto allo studio, che è in una situazione tremenda, basti pensare che in un anno sono aumentati del 5% gli idonei non beneficiari di borse di studio su scala nazionale. E lavorare, infine, sui diritti dello studente lavoratore, perché è assurdo che questa figura sia riconosciuta in meno della metà degli atenei italiani e non ci sia nessun tipo di regola a livello nazionale sui loro diritti».Su alcune delle proposte al momento presentate da esponenti politici su determinati temi inerenti l’università, invece, Scuccimarra è piuttosto scettico: «Ci sono un paio di disegni di legge sulle tasse universitarie, qualcuno su parte del diritto allo studio, ma una proposta di riforma o di legge sull’università nel suo complesso non c’è. Anzi, in questo momento non c’è nemmeno nelle linee guida del Partito Democratico. Si è parlato di “costituente dell’università”, ma non c’è ancora mezza idea su cosa significa andare a modificarla, non c’è nessun tipo di programmaticità, gli interventi sono solo emergenziali o periodici».Per questi motivi il coordinatore nazionale Udu definisce «completamente inconcludente» il primo anno di governo Renzi sotto il profilo del settore universitario. Tanto da arrivare a dire che non «c’è stato alcun tipo di inversione di tendenza rispetto ai danni fatti nei cinque anni di Gelmini e di governo Berlusconi». E lancia una proposta: «Ripartire dalle condizioni materiali degli studenti. Abbiamo bisogno di crescere come Paese e per farlo dobbiamo consentire a sempre più studenti di andare all’università, prendere una laurea ed essere il motore dello sviluppo del Paese» conclude, «perché siamo convinti che nuovo lavoro non si crea riformando il mercato ma avendo più laureati, innovazione e ricerca».Comunque la si pensi, il monito del coordinatore nazionale dell’unione degli universitari sembra essere in linea con i dati del rapporto dell’Ocse “Education at a Glance” del 2014 che analizza i sistemi di istruzione di 34 Paesi membri e, senza giri di parole, mostra come investire nel sistema universitario non sia per nulla una priorità per l’Italia che destina al settore una spesa inferiore del 28% rispetto alla media Ocse. Tanto da aver costretto gli atenei a raddoppiare in dieci anni il finanziamento con fondi privati e a racimolare moneta direttamente dalle tasche degli studenti. Gli stessi a cui, poi, con fatica, si danno indietro tasse impropriamente riscosse o si distribuiscono borse di studio a distanza di anni. Motivi che, sommati alla difficoltà di trovare un’occupazione causa crisi economica, ci hanno portato ad essere nel 2012 il quartultimo Paese dell’Ocse e del G20 per tasso di laureati tra i 25 e i 34 anni. Numeri che sfatano il solito luogo comune che ci vorrebbe Paese di “gran dottori”, con troppi laureati che farebbero gli schizzinosi di fronte a lavori di medio e basso livello.  

Speed MI Up, nuovo bando per l'incubatore milanese di startup

Datemi punto di appoggio e solleverò il mondo, diceva Archimede. La stessa filosofia anima Speed MI Up, incubatore nato dalla collaborazione tra l'università Bocconi e la  Camera di Commercio di Milano, con il contributo del Comune di Milano. Il nuovo bando per partecipare al programma di incubazione è aperto da oggi - 9 marzo - a giovedì 16 aprile e selezionerà fino a 30 progetti di aspiranti imprenditori, anche non italiani, o startup avviate da meno di 20 mesi. Unico requisito: stabilire la sede della propria attività nel capoluogo lombardo. La leva devono fornirla loro, gli imprenditori: è l'idea originale, potenzialmente vincente. Innovativa, si dice oggi. Ma in questo caso non per forza high-tech. A sollevarla ci pensa Speed Mi Up, con un pacchetto di servizi di formazione e tutoraggio definito nel bando "ad alto valore aggiunto". «Non ci concentriamo su settori merceologici specifici. Siamo aperti a qualsiasi idea innovativa, anche di processo, non per forza solo concentrata sullo sviluppo di una tecnologia», spiega alla Repubblica degli Stagisti Fausto Pasotti, responsabile marketing dell'università Bocconi e direttore generale di Speed MI Up. Nelle esperienze che in passato hanno trovato in Speed MI Up terreno fertile per maturare c’è, ad esempio, D1 Milano. Quattro soci giovanissimi, tutti tra i 20 e i 21 anni, guidati da una passione: realizzare orologi di design e alta qualità alla portata di tutti. L’ultimissimo modello è un orologio capace di cambiare colore con la temperatura del corpo, e di guadagnarsi una pagina sulla rivista Forbes. Loro ce l’hanno fatta: sono usciti dall’incubatore e ora camminano, o piuttosto corrono, con le proprie gambe. Corrono anche le startup ancora dentro Speed MI Up: SpeedyPlan si è inventato un servizi Cloud innovativo per la gestione logistica online del trasporto merci. «La loro applicazione è stata scelta dalla Ferrari», racconta Pasotti. «Ma vanno molto bene anche esperienze come OneTray e cercaofficina.it». L'intuizione giusta è la scintilla fondamentale. Il resto si può imparare. Sul piatto c'è un percorso di due anni di incubazione, di accompagnamento, che iniziano con tre mesi di "mindshaker meeting", ovvero sessioni di formazione a cura di docenti della Bocconi, a metà tra il brainstorming e la lezione frontale, per affinare il business plan e i ferri del mestiere. Poi gli imprenditori iniziano a camminare in modo più autonomo, supportati però da un tutor che veglia sullo sviluppo dell'impresa. «Certo, prima fanno meglio è. Noi siamo qui per accelerare il processo di maturazione e aiutare i neoimprenditori ad evitare errori dovuti all'inesperienza», spiega Pasotti. La candidatura avviene online. Entro 10 giorni dalla presentazione sul sito, la domanda deve essere poi consegnata a mano o spedita al Protocollo generale della Camera di Commercio di Milano, via Pec (protocollo.ccia [chiocciola ]mi.legalmail.camcom.it) o a mezzo raccomandata a/r. Sul sito bisogna caricare il progetto di business plan insieme al curriculum dei partecipanti o soci fondatori della start-up. E, in più, un video di massimo tre minuti per convincere il Comitato di gestione che la propria idea è quella buona. In inglese lo chiamano elevator pitch: il discorso che un imprenditore farebbe ad un investitore per convincerlo a puntare su di lui, nel tempo limite di una corsa in ascensore. Perché spesso non c'è una seconda occasione per fare una buona prima impressione. Per questo, il sito di Speed MI Up offre un videocorso online di 12 ore:  «Consiglio vivamente di seguirlo» dice Pasotti: «Aiuta a formulare il business plan nei tempi stabiliti e per noi è una base importante per giudicare le idee migliori». «Innovative, in termini di prodotto, di processo produttivo, di vendita o di distribuzione. Solide, con elementi fondamentali che ne rendano plausibile un rapido sviluppo. Potenzialmente internazionali»: così il bando riassume i criteri basilari di selezione, pronti a valutare le caratteristiche del team, la fattibilità e competitività del modello di business, la scalabilità (ovvero la capacità di creare valore aggiunto in termini di internazionalizzazione e ricerca di nuovi mercati), nonché le ricadute del progetto nella capacità di creare occupazione, anche indotta. La valutazione promette di essere rapida: un mese di riflessione per il Comitato di gestione, con la possibilità di convocare per un ulteriore colloquio le prime 10 imprese in graduatoria. Esauriti i tempi tecnici, il programma di incubazione inizierà quindi a giugno. Nel pacchetto Speed MI Up vi sono servizi che vanno dalla consulenza legale, contabile e fiscale al supporto nella comunicazione e media planning, oltre a servizi ICT  come il cloud computing, la disponibilità di  connessione a internet ad alta velocità, l'accesso alle banche dati e ai servizi online della Bocconi e gli spaazi di co-working. Non mancano la consulenza sull'accesso a finanziamenti ordinari e agevolati. Un supporto che si limita all'assistenza.  Perché l'unica cosa che Speed MI Up non mette nelle nuove imprese è il denaro. Una scelta precisa, a rimarcare la mission  sociale dell'incubatore milanese: «Certo, favoriamo l'incontro con gli investitori, ma non vogliamo entrare nel capitale delle startup perché non vogliamo influenzarle direttamente. Il nostro scopo è solo aiutarle a crescere. Per questo puntiamo sulla qualità dei servizi che offriamo: è questo il nostro valore aggiunto», aggiunge Pasotti. Una filosofia che porta, anzi, a chiedere alle imprese selezionate un contributo mensile di 590 euro (erano 500 nelle passate edizioni). Più o meno quanto il costo di due postazioni di coworking a Milano. A fronte però di una serie di benefit monetizzabili: il bando dell'edizione precedente, la quarta, stimava infatti in quasi 22.500 euro il valore dei servizi offerti. Quest'ultimo bando, in particolare, aveva registrato più di 200 candidature, di cui poi ne sono state accettate 11. L'età conta fino a un certo punto: tra le venti startup finora incubate, sono solo 12 quelle con soci sotto i 35 anni. Quattro sono infine gli “Oldies but Goodies”, ovvero le imprese che hanno chiuso il loro percorso di incubazione. A contare è sempre la fame di successo: «La selezione è molto severa e, d'altra parte, anche il livello qualitativo è diventato molto più elevato. Nessuno dei partecipanti è arrivato a Speed Mi Up perché disoccupato o senza lavoro» precisa Pasotti: «È tutta gente che ha avuto un'idea e ha cercato a tutti i costi il modo per realizzarla. Quello delle startup è un mondo ribollente». Maura Bertanzon 

Cambio Paese, la web serie per raccontare gli italiani con valigia

Daniele "c'ha fretta". Londra corre. Lui con lei. Da un appuntamento di lavoro a un aperitivo con gli amici. Un saluto e via. Verso un altro cliente o verso un altro drink. Dove parlerà comunque … di lavoro. Frenesia. La underground detta il ritmo di una metropoli dove, per cogliere l'opportunità, non bisogna fermarsi mai. Daniele l’ha trovata. Lavora in radio. E' un expat, un Italian con valigia. Uno dei tanti. Solo nel 2013 sono fuggiti all'estero 94.126  italiani (con un incremento del 19,2% rispetto al 2012 e del 55% rispetto al 2011). Di questi, quasi 13 mila hanno preso un volo per la Gran Bretagna, dicono le statistiche dell'Aire, l'anagrafe italiana dei residenti all'estero, contenute nell’ultimo rapporto sugli italiani nel mondo della Fondazione Migrantes. La storia di Daniele è una delle prime di Cambio Paese, web serie per raccontare in pochi minuti le difficoltà e la voglia di farcela dei molti giovani disoccupati o precari che hanno messo un sogno in valigia e se ne sono andati. L'idea è di Giovanni De Paola, foggiano, 35 anni, giornalista freelance e social media expert a Bruxelles, dove è approdato dopo un master in Diritto dell’Unione europea e studi in diritto internazionale a Bologna. Nella capitale d’Europa ha coinvolto altri giovani esperti di audiovideo. «Vogliamo raccontare le storie dei giovani italiani andati all'estero per lavorare, insieme alle difficoltà di inserimento dei giovani italiani nel mondo del lavoro», spiega alla Repubblica degli Stagisti. Il progetto ha messo insieme le energie di alcuni videomaker professionisti ma pur sempre volontari. E cerca ora i mezzi per camminare con le proprie gambe, attraverso una raccolta fondi (qui la pagina dedicata)   lanciata sulla pagina web ufficiale, su Facebook e Twitter. «Cambio Paese è un progetto no profit e l’obiettivo non è guadagnare, ma raccontare delle storie che chiedono di non essere ignorate», spiega De Paola. «Vivendo a Bruxelles e viaggiando per lavoro nelle principali capitali europee ho intercettato l'esigenza di tanti giovani  - e non - lavoratori italiani che si muovono con disinvoltura in Europa come qualche anno fa si viaggiava per cercare lavoro nella nostra Penisola. Senza arrivare troppo lontano agli italiani che migravano in America, Germania, Belgio, Svizzera. Le loro storie di "cercatori" di lavoro all'estero che provano a realizzarsi all'estero meritano di essere raccontate. E poi Cambio Paese porta già fortuna, infatti Daniele, dopo che l'abbiamo incontrato a Londra, è stato promosso in radio» (nella foto a sinstra, un frame del video). La voglia di cambiare Paese e occupazione è una sensazione a cui le statistiche danno di continuo una dimensione concreta. Il Kelly Workforce Global Index 2014, ricerca che fotografa le opinioni dei lavoratori sul tipo e luogo di lavoro, è solo una delle ultime in ordine di tempo. In 231 mila hanno risposto all'indagine, da 31 Paesi del mondo e, tra questi, 4mila italiani. Risultato: l'81% di loro sarebbe pronto a trasferirsi per un lavoro migliore, che corrisponda a desideri, aspettative e competenze. Un dato più alto della media complessiva, che comunque si attesta al 71%. «Una volta si parlava di cervelli in fuga. Persone di talento o alta specializzazione professionale. Ora a partire sono anche lavoratori che cercano un lavoro a condizioni oneste che gli permetta di realizzarsi professionalmente», riflette De Paola. Secondo il Kelly Index, infatti, tra gli italiani con la valigia pronta o quasi, il 49% preferirebbe lavorare in un Paese europeo, mentre la molla che spinge a partire non fa differenze di bandiera: conta la voglia di sviluppare nuove competenze e di svolgere un lavoro socialmente più consapevole, molto più che quella di avanzare di carriera. Anzi: secondo la ricerca, per il 58% degli italiani intervistati la possibilità di migliorarsi vale anche più di un aumento di stipendio. E le “condizioni oneste” di lavoro sono le grandi assenti nei primi video di Cambio Paese. Si ride, ma di un riso amaro, negli sketch che raccontano cliché ancora duri a scrostarsi: «Abbiamo iniziato a produrre video ironici di colloqui di lavoro in Italia, al limite tra fiction e realtà, utilizzando lo stile del 'castigat ridendo mores», spiega il giornalista. Ci sono il figlio di papà e la candidata a dir poco avvenente che ti passano davanti nel colloquio, pur non essendo all'altezza. E, sì, c'è anche la proposta dell'ennesimo stage non retribuito ma che promette una grande esperienza professionale e tanti contatti.  Ora la web serie vuole fare un passo in più, dando un volto a quei trolley che passano da un check-in all'altro, con l'idea di far scoprire le storie, dietro ai numeri: «Vogliamo trasformare gli intervistati in attori che raccontano, recitando se stessi, quello che vedono e vivono all’estero», dice de Paola. Dopo la storia di Daniele raccolta a Londra, la prossima tappa sarà Monaco di Baviera. Il crowdfunding dovrebbe permettere di toccare altre città, non solo europee: «Londra e Monaco sono state autofinanziate. Ma speriamo di arrivare a Berlino, Madrid, Parigi, Dublino e New York. Finora abbiamo raccolto 545 euro e speriamo di arrivare a 3000», precisa Giovanni. Quel che basta per coprire le spese di voli low cost e alloggi altrettanto low, come Airbnb. Per le scene di interni girate a Bruxelles, e il montaggio, ad aiutare De Paola c’è Francesco Cardarelli, cameraman e producer professionista romano: «Se qualcuno mi chiede soldi per un progetto penso sempre che 'me sta a fregà'", spiega il cameraman. "Ma è una distorsione dovuta al malcostume a cui c'ha abituato il nostro paese, alla mentalità italiana. Questo è un progetto per parlare di noi, di voi: nessuno si arricchisce, ma ci si può divertire: 'Datece na mano', basta poco, e salite a bordo che tanto già stiamo tutti sulla stessa barca». Maura Bertanzon