Un'università a misura di giovani mamme (e papà), Cagliari e Campobasso apripista della conciliazione
«Studentessa universitaria, sfiori la tua pancia dentro c'è una bella novità, che a primavera nascerà per farti compagnia ... e la sera ti ritrovi a pensare al futuro e ti sembra più vicina la tua serenità» cantava, forse con troppo ottimismo, Simone Cristicchi nel 2008. Ma per le studentesse universitarie che lo hanno ispirato non è facile proseguire gli studi e venire incontro alle esigenze familiari. E, nonostante le continue promesse di politiche in funzione delle famiglie, quasi nessun ateneo italiano prevede misure specifiche per chi ha figli a carico o in arrivo. Non è nemmeno facile capire quante siano nel nostro paese le giovani madri alle prese con esami e lezioni: dalll'ultima analisi statistica sulla maternità, pubblicata alla fine del 2014 dall'Istat, Avere figli in Italia negli anni 2000, risulta che l’età media della nascita del primo figlio è arrivata a 30 anni. Nel 2014 sono stati partoriti poco più di 500mila bambini e il totale medio di numero di figli per donna è sceso a 1,29. Rispetto a dieci anni fa le madri under 25 sono passate dal 13% all’11,4%: fra di loro solo l'8,7% ha la cittadinanza italiana. Nel 2013 le partorienti sotto i 19 anni sono state 8.085 - con un calo del 17% rispetto a tre anni prima. Interessante la distribuzione sul territorio: le mamme giovanissime vivono soprattutto nel sud e nelle isole (60,4%), mentre nel nord-ovest sono il 16,6%, nel nord-est il 10,3% e nel centro il 12,7%. Un altro dato incontrovertibile che emerge anche dall'analisi Istat è che più il livello d'istruzione è alto, più il numero di figli è basso. Non solo: se la mamma è altamente istruita, partorirà più tardi il figlio.Eppure ci sono ancora giovani donne che vivono una maternità precoce senza rinunciare a portare avanti studi universitari. Larisa Petean, 29 anni, iscritta al corso di laurea specialistica di Economia e commercio all'università di Perugia, racconta la sua esperienza a Repubblica degli Stagisti: pochi mesi fa, il primo aprile 2015, ha messo al mondo una bambina e per il momento ha messo da parte lezioni e prove. «Mi mancano solo quattro esami alla fine e non ho intenzione di lasciar pedere, ma sono sola e in questo primo periodo la mia bambina ha un sacco di necessità. L'ultimo esame sostenuto? A febbraio, con le nausee, ma non sono stata affatto facilitata». Non appena ha scoperto di essere incinta Larisa si è rivolta alle segreterie di ateneo e di facoltà, ma le è stato detto che non erano previste facilitazioni. Anche quest'anno dunque Larisa ha pagato circa 400 euro di tasse, divise in tre scadenze. Poi ha parlato anche coi professori: «Sapendo che non sarei riuscita a frequentare regolarmente le lezioni come negli altri anni, ho chiesto di poter comunque sostenere gli esoneri. Ma tranne in un caso, non mi è stato permesso». Larisa conclude parlando dei parcheggi: «Non ci sono posti riservati alle donne in gravidanza e non sono mai arrivata tanto in anticipo da trovarlo a meno di un chilometro dalla facoltà. Perugia è una città in salita e all'ottavo mese di gravidanza mi sarei risparmiata volentieri tutte quelle scale». «Il baby parking mentre sostengo gli esami? Se ci fosse lo sfrutterei volentieri, ma la vedo un'ipotesi irrealistica qui».Invece a Cagliari sarà realtà già dal prossimo anno accademico: se ne è parlato pochi giorni fa durante la presentazione dell'offerta formativa dell'ateneo più frequentato della Sardegna. Una delle novità sarà infatti la tessera baby istituita, come ha spiegato lo stesso rettore Maria del Zompo, insieme ad altre misure «per evitare che gli studenti abbandonino gli studi». La speciale card darà diritto a parcheggi riservati negli spazi dell'ateneo, priorità presso gli uffici, agevolazioni nella scelta dell'orario per sostenere esami di profitto. Ma anche l'accesso gratuito al materiale dei corsi on line e alla "stanza baby", uno spazio per stare con il proprio figlio in un momento di pausa tra una lezione e l'altra. L'obiettivo è anche quello di creare due baby parking, uno a Cagliari e l'altro a Monserrato (sede del campus universitario dell'ateneo) dove poter lasciare i bambini durante l'attività accademica. «L’iniziativa è nata da una mail: una studentessa "in dolce attesa", intenzionata a non abbandonare gli studi, esponendo le sue difficoltà ha chiesto se fossero già previste agevolazioni per la sua particolare condizione» racconta alla Repubblica degli stagisti il responsabile dell'ufficio stampa dell'ateneo: «Il prorettore Mola ha voluto incontrarla e, grazie all’attività del Comitato unico di garanzia presieduto dalla dottoressa Orrù, abbiamo predisposto queste iniziativa. A breve, e in base alle risposte che riscontreremo, arriveranno anche altre attività». Cagliari sembra seguire il buon esempio dell'ateneo di Campobasso, che a marzo ha aperto la prima nursery universitaria italiana, riservata a mamme studentesse, ricercatrici e docenti dell'università del Molise. "Universomamma" è uno spazio sperimentale allestito all'interno del Dipartimento di Scienze umanistiche, sociali e della formazione primaria dell’ateneo molisano, unica nel suo genere. Si tratta di un'area comfort dotata di fasciatoio, giochi, riviste di settore. Ma come è nato il progetto? «L'idea, come spesso accade, è venuta fuori da una situazione reale, davanti ai nostri occhi. Alcune ragazze del dipartimento di Scienze della formazione frequentavano i nostri corsi con bambini al seguito, così abbiamo pensato di dare loro un aiuto tangibile nel conciliare tempi di studio, di lavoro e di maternità. Speriamo di contribuire in questo modo alla loro realizzazione» racconta alla Repubblica degli Stagisti Elisa Novi Chavarria, consigliera del rettore per le Pari opportunità, soddisfatta dei primi risultati di questo piccolo grande esperimento: «Facciamo parte di un ateneo e un territorio di modeste dimensioni, quindi mentirei se le parlassi di centinaia di adesioni, ma sicuramente c'è stata una grande risposta da parte degli studenti e di chi lavora all'università. E proprio l'entusiasmo di chi ha partecipato ci ha spinto a proseguire l'esperimento puntando a una vera e propria calendarizzazione per tutto l'anno accademico». Infatti per il 2015 sarà inaugurato un servizio aggiuntivo con personale specializzato che si prenderà cura dei piccoli quando le mamme o i papà saranno a lezione. Inoltre, grazie a una convenzione con il Centro sportivo universitario sarà possibile inserire alcune lavoratrici con contratti part-time, in base al numero delle richieste ricevute. A parte queste due eccezioni, e pochi altri casi - per esempio il Politecnico di Torino che previa compilazione di una domanda specifica, offre un servizio di babyparking cui hanno accesso i figli di studenti e dipendenti dell'ateneo - gli atenei italiani non riservano grandi attenzioni alle studentesse mamme o in dolce attesa, che possono al massimo usufruire dell'estensione di servizi previsti per altre categorie. «Abbiamo molti tipi di agevolazioni, come il "bonus Fratelli e Sorelle"» dice per esempio alla Repubblica degli Stagisti Valentina Alvaro dell'ufficio stampa della Sapienza di Roma, il più grande ateneo d'Europa: «Ma per il momento per le mamme e neo mamme non sono previste agevolazioni». Idem l'università Cattolica di Milano: l'ateneo non prevede alcuna agevolazione, ma «i singoli casi possono essere esposti alla Commissione contributi» specificano dall'ufficio stampa «che verifica di volta in volta se e in quali termini offrire un supporto agli studenti/ studentesse che ne fanno richiesta». . Da qualche anno poi all'università Statale di Milano è stato introdotto il «tempo parziale», una formula che prevede l’adattamento del percorso di studio, dal punto di vista organizzativo ed economico, ai singoli casi degli studenti. nche in questo caso non si tratta di un servizio pensato apposta per gli studenti-genitori, dato che può essere fruito da chi assiste un nonno o un familiare non autosufficiente e da chi lavora almeno sei mesi all’anno, nonché da sportivi e artisti con impegni professionali comprovati; ma è aperto anche a chi sta per diventare mamma (o papà) o ha figli piccoli sotto i cinque anni. Anche l'università di Padova si è dotata del tempo parziale, e anche in questo caso tra i potenziali beneficiari figurano gli studenti genitori.Un'altra possibilità è quella di sospendere momentaneamente l'attività accademica in concomitanza con la nascita del figlio, e qui il vantaggio è sopratutto economico: evitare di pagare le tasse universitarie per i periodi in cui si sa già che non si potranno frequentare le lezioni né sostenere esami. A questo proposito, all'università di Bologna - l'ateneo più antico d'Europa - è possibile avviare la procedura d'interruzione anche per le studentesse in stato di gravidanza o che abbiano appena partorito un figlio. L'interruzione dà diritto alla sospensione del pagamento delle tasse per un anno. Dall'anno prossimo tasse dimezzate per le mamme con un figlio piccolo o in dolce attesa all'università di Torino. Agevolazioni previste anche per le mamme iscritte all'università di Catania: «Già da molti anni, le studentesse ragazze madri con figli di età inferiore ai cinque anni, sono esonerate dal pagamento della tassa regionale per il diritto allo studio, fissata dalla Regione Siciliana in 140 euro» spiega alla Repubblica degli Stagisti il capoufficio stampa dell'ateneo siciliano Mariano Campo: «Il Senato accademico dell’università di Catania ha inoltre appena approvato delle proposte per agevolare la carriera universitaria di studentesse con figli fino a cinque anni di età, studentesse in gravidanza, dall’ottavo mese o con diagnosi di gravidanza a rischio. Le mamme dunque dal prossimo anno accademico potranno usufruire della riduzione dell’obbligo di frequenza, sostenere gli esami negli appelli straordinari e partecipare a specifiche attività di supporto didattico».Dunque agevolazioni a discrezione dell’ateneo e nessun dato ufficiale. Ma il problema esiste e c’è chi ha aperto un blog sul tema: mammastudia ha attualmente 30 anni, è ingegnere e ha avuto suo figlio Dede a 4 esami dalla laurea. Le sua pagina Facebook ha più 700 mi piace e il forum è pieno di lettere di ragazze di diverse facoltà, ma nella medesima situazione. Nella sua presentazione l'autrice (che mantiene l'anonimato) spiega perché ha aperto un blog: «Ho iniziato a scoprire il mondo delle mamme blogger e alla fine mi sono decisa e ho pensato: "perchè no? Lo apro anche io così intanto scrivo e mi sfogo, in più dò qualche notizia utile o faccio ridere qualche mamma, e magari chissà mi viene un lampo di genio e poi torno a studiare" . Ho ritrovato la motivazione e la forza, ho finito i miei progetti per l'esame e mi sono messa sotto a studiare... ho passato l'esame finale, preparato la tesi e finalmente mi sono laureata!». E con tutta probabilità in prima fila ad applaudire il neoingegnere c'era anche il piccolo Dede.Silvia Colangeli