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Garanzia Giovani incontra Google e Unioncamere: 3mila opportunità di "Crescere in digitale" con uno stage

I tirocini di Garanzia Giovani avranno anche una veste "digital". La versione italiana del programma europeo contro la disoccupazione giovanile ha messo in cantiere una nuova iniziativa, in collaborazione con Google e Unioncamere, per scommettere sulle competenze legate alla gestione delle nuove tecnologie. Sul sito creato ad hoc si possono leggere le informazioni preliminari che riguardano il progetto, che si chiama appunto "Crescere in digitale".  C’è uno spazio per le aziende, che possono già aderire, e un altro riservato ai ragazzi, che vengono invitati a iscriversi a Garanzia Giovani. Per tutti quelli che partecipano al programma europeo contro la disoccupazione e desiderano avvicinarsi al mondo imprenditoriale ci sarà un’opportunità di formazione in più. Si tratta di 50 ore di corso online che permetteranno  di acquisire competenze di base in web marketing e nuove tecnologie. «A curare i contenuti del corso sarà un comitato scientifico composto da manager di Unioncamere e Google Italia, giornalisti e docenti universitari» spiega alla Repubblica degli Stagisti Claudio Monteverde dell’ufficio stampa di Google Italia: «Noi metteremo a disposizione la piattaforma digitale, che sarà accessibile a tutti gli iscritti di Garanzia Giovani entro luglio». Ma la formazione online costituirà solo la prima fase del progetto. Terminate le 50 ore, i ragazzi  potranno partecipare a un test selettivo, attraverso il quale verranno scelti i partecipanti ai 120 laboratori nazionali, organizzati su base tematico-settoriale o territoriale. Ogni laboratorio sarà costituito da massimo  50 persone  e lo scopo è avviare i giovani formati e selezionati verso un tirocinio o un’attività imprenditoriale. Ai laboratori parteciperanno anche le associazioni d’imprese e i rappresentanti delle Camere di commercio.Per quanto riguarda l’argomento croce e delizia di Garanzia Giovani - i tirocini - Crescere in digitale ne promette 3mila in tutta Italia, mentre sull’autoimprenditorialità non si ipotizzano cifre. Sui finanziamenti di queste esperienze digitali Monteverde precisa: «Google e Unioncamere si occuperanno della formazione e della piattaforma digitale,  nonché di assistere e supportare i tirocinanti nelle loro attività, ma i fondi per questi tirocini sono quelli già previsti per Garanzia Giovani». Infatti anche le esperienze formative  nelle aziende con Crescere in digitale dureranno un semestre e saranno ricompensate con 500 euro al mese. Nessun costo ricadrà sulle imprese ospitanti, che anzi riceveranno un bonus fino a 6mila euro in caso assumano il giovane dopo il tirocinio.A fine aprile alla presentazione di Crescere in Digitale c'era Giorgia Abeltino, responsabile delle Relazioni istituzionali e degli affari regolamentari di Google in Italia.  «Da tempo siamo impegnati in progetti che favoriscano la digitalizzazione delle imprese tradizionali del Made in Italy e siamo convinti che i giovani siano gli abilitatori naturali di questa transizione» aveva affermato la manager in quell'occasione: «Di recente, a Bruxelles, abbiamo confermato il nostro impegno a formare 1 milione di cittadini europei sulle competenze digitali entro il 2016». Era presente anche il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti che aveva  descritto Crescere in Digitale come «un esempio positivo di collaborazione tra istituzioni e soggetti privati, fondamentale per rendere più agevole l’accesso dei giovani al mercato del lavoro. Rappresenta un esempio significativo delle azioni che stiamo portando avanti per rafforzare e qualificare il programma Garanzia Giovani, nel segno dell’innovazione e di un ampliamento delle opportunità che vogliamo offrire ai ragazzi che si registrano».Sempre nel corso della presentazione del progetto, il ministro aveva sottolineato: «Siamo convinti che un intervento formativo di qualità, che punti a far acquisire ai giovani competenze digitali anche attraverso tirocini nelle imprese, costituisca una leva essenziale per migliorare la loro occupabilità, obiettivo della Garanzia Giovani». E a un mese dall'avvio, qualcuno si è già attivato. Le aziende. Conferma Claudio Monteverde: «Nella piattaforma abbiamo predisposto anche uno spazio a loro riservato, alla voce Hai un'impresa? E ci sono centinaia di adesioni da tutta Italia. L'obiettivo è essere in grado di offrire almeno 3mila tirocini».Silvia Colangeli

Regionali 2015, quanti e chi sono i candidati under 35 in Puglia e in Campania

Continua il viaggio della Repubblica degli Stagisti nelle sette regioni in cui il 31 maggio si voterà per eleggere il governatore e i consigli regionali, per capire quanti siano i candidati under 35 e dar loro visibilità. Dopo le prime puntate su Veneto e Liguria e su Toscana, Umbria e Marche, RdS è andata a “spulciare” le liste principali presentate anche in Puglia e in Campania.PUGLIA – Sono 19 le liste in Puglia, per sette candidati alla presidenza della Regione. Otto sono quelle che appoggiano Michele Emiliano, ex sindaco di Bari e candidato del centrosinistra (Pd, “La Puglia con Emiliano”, “Emiliano sindaco di Puglia”, “Noi a sinistra per la Puglia”, Partito comunista d’Italia, “Popolari”, “Popolari per l’Italia” e “Pensionati, invalidi e giovani insieme”). A sfidarlo, un centrodestra spaccato fra Francesco Schittulli - appoggiato dall’ex governatore Raffaele Fitto e sostenuto da tre liste: Fratelli d’Italia, “Oltre con Fitto” e “Movimento politico Schittulli-Area Popolare” – e Adriana Poli Bortone, che correrà contro il suo stesso (ex) partito (FdI, che pochi giorni fa l’ha sospesa), appoggiata da Forza Italia, Noi con Salvini, “Puglia nazionale” e Partito liberale italiano. Una sola lista sostiene gli altri quattro candidati: Riccardo Rossi (“L’Altra Puglia”), Gregorio Mariggiò (Verdi), Michele Rizzi (Alternativa comunista) e Antonella Laricchia (Movimento 5 Stelle). Come in Veneto e Liguria, anche in Puglia la candidata grillina è l’unica under 35 in corsa per la poltrona di governatore. Studentessa di Architettura a un esame dalla laurea, classe 1986, Antonella Laricchia [nella foto a sinistra] ha vinto le “Regionalie” del M5S - con 596 preferenze su 3.034 - dopo essere stata candidata l’anno scorso alle elezioni europee 2014: in quell'occasione aveva ottenuto quasi 35mila preferenze. «Il mio impegno nel Movimento 5 Stelle» racconta «è nato due anni e mezzo fa e mi ha visto attiva nelle proteste alle amministrazioni in tema di gestione dei rifiuti e tutela ambientale: un lavoro del tutto in continuità con il mio servizio di volontariato in tema di promozione turistica». Fra le priorità, se venisse eletta, indica «un reddito di cittadinanza per la formazione nei nuovi settori in grado di sbloccare opportunità di lavoro per piccoli investimenti della pubblica amministrazione (bonifiche, turismo, cultura, efficientamento energetico degli edifici, agricoltura biologica)». Ma anche «una sanità che punti sui servizi di prossimità, come le case della salute, anche per evitare di intasare gli ospedali, e sull’assistenza domiciliare». Promette poi Laricchia «un'attenzione concreta al mondo delle piccole e medie imprese, con meno tasse e burocrazia, ma anche con l’istituzione del microcredito regionale da un fondo di garanzia finanziato con i nostri stessi stipendi, esattamente come facciamo in Sicilia da più di due anni, dove abbiamo raccolto 550 mila euro e abbiamo permesso l'apertura di 23 nuove aziende». Laricchia intende puntare inoltre sul «connubio tra ricerca e agricoltura per realizzare, ad esempio, un piano olivicolo regionale al fine di aumentare la produzione agricola in quantità e qualità, fino al 25%». In tema di diritto allo studio, propone di «ridurre fino all'azzeramento la tassa universitaria regionale e favorire con gli e-book le famiglie meno abbienti, come abbiamo proposto in Parlamento». Mentre per quanto riguarda la lotta alla disoccupazione, spiega: «La politica può creare più o meno posti di lavoro a seconda dei settori in cui sceglie di investire risorse: se la pubblica amministrazione investe un miliardo di euro in grandi opere sblocca appena 600 posti di lavoro, se invece sceglie di investire lo stesso miliardo di euro in agricoltura biologica, ne sblocca 4 mila. Se punta sulle bonifiche, 13 mila, mentre sull’efficientamento energetico, ne crea 18mila. Noi investiremo nei settori a più alta potenzialità occupazionale ignorando le lusinghe della corruzione che si annida spesso nelle grandi opere».PUGLIESI UNDER 35 – Sui circa 900 candidati ai 50 scranni in consiglio regionale, il 15% circa è under 35. La lista in cui si trovano più nati dal 1980 in poi è quella del M5S (18 su 50). Fra le liste che sostengono Michele Emiliano, quelle che in proporzione hanno candidato più under 35 sono “La Puglia con Emiliano” e quella dei “Popolari per l’Italia”. Subito dopo il Pd, con 8 candidati su 50.Fra di loro c’è Paolo Foresio [nella foto a destra], classe 1980, speaker radiofonico e capogruppo Pd al Comune di Lecce. Parlando del suo impegno politico, cominciato nel 2007 quando si candidò (e fu eletto) per la prima volta in consiglio comunale, spiega: «La politica è una scelta, non una professione, legata alla necessità urgente di provare a cambiare le cose». Per questo racconta di aver scelto di candidarsi al Consiglio regionale: «Credo sia arrivato il momento di cercare di cambiare la Regione invece di cambiare regione, come fanno tanti miei coetanei. Siamo davanti a un bivio: da una parte chi fa politica per professione, dall’altra noi, la nostra schiena dritta e il nostro entusiasmo». «Credo che la nostra generazione» prosegue «sia stata maltrattata da una classe politica che ha agito nella maggior parte dei casi per salvaguardare i propri interessi. La classe politica dei privilegi, dei vitalizi e degli assegni di fine mandato». Se verrà eletto, spiega, proporrà «una modifica della legge elettorale perché impedisca a condannati e indagati di essere candidati. Sono convinto che passi da qui la strada per restituire credibilità alla politica fatta dalle persone perbene e disarmare l’antipolitica, che su queste incongruenze ha costruito le sue fortune». Ma si batterà anche «perché il vitalizio acquisito dai consiglieri uscenti venga ridotto al livello di una pensione minima, 450 euro bastano e avanzano invece di cifre a tre zeri, visto già quanto si guadagna mentre si è in carica». Fra gli altri temi per cui si spenderà, se verrà eletto, indica «la sanità, fuori la politica e dentro l’innovazione tecnologica, ma anche il turismo, migliorando e potenziando i collegamenti interni alla Puglia e, soprattutto, al Salento. E ancora la cultura, andando oltre la pizzica e provando a dar vita ad un festival internazionale di teatro nella terra che ha dato i natali a Carmelo Bene e a Eugenio Barba. E infine, l’ambiente. Una delle grandi operazioni incompiute della giunta uscente è stata quella di non aver chiuso e completato il ciclo dei rifiuti. Bisogna farlo con urgenza, come pure bonificare le discariche dove sono stati interrati rifiuti tossici nel sud del Salento». Per quanto riguarda, invece, l’occupazione giovanile, spiega: «Sarebbe opportuno creare un maggiore collegamento con le imprese del territorio, in modo da poter costruire corsi utili a creare le figure professionali richieste. Inoltre, gli attuali bandi rivolti alle Start up/Newco giovanili hanno ormai ridotto la Regione ad agire solo come un sostituto della banca, salvo che per il tasso più agevolato. Questi bandi, invece, dovrebbero prevedere una quota più consistente a fondo perduto che consenta, quindi, l’accesso agli incentivi anche a chi ha una buona idea imprenditoriale, ma non ha già un capitale iniziale da investire».Fra le liste che sostengono Poli Bortone, quella in cui in proporzione il numero di giovani è maggiore è “Puglia Nazionale” (7 su 37). Mentre fra quelle che sostengono Schittulli è la lista di Fratelli d’Italia (8 su 49).CAMPANIA – Cinque candidati presidenti, di cui nessuno under 35, e 20 liste. Sono i numeri delle prossime elezioni regionali in Campania. I due principali sfidanti sono il governatore di centrodestra uscente, Stefano Caldoro, e l’ex sindaco di Salerno Vincenzo de Luca, candidato del centrosinistra. Il primo è appoggiato da otto liste: quelle di Forza Italia, Ncd, Fratelli d’Italia, Noi Sud e Popolari per l’Italia, a cui si aggiungono “Caldoro Presidente”, “Mai più la Terra dei fuochi con Ferrillo” e “Vittime della giustizia e del fisco”. Il secondo da nove: quelle di Pd, Italia dei Valori, Verdi, Unione di Centro, Centro democratico e Partito socialista italiano, a cui si sommano “Campania in #rete”, “Campania libera” e “De Luca Presidente”. Non sono mancate, per entrambi, le polemiche sui molti candidati definiti “impresentabili” in lista. E lo scontro è acceso. Ma per la poltrona di governatore della Campania corrono anche l'ex parlamentare Salvatore Vozza (“Sinistra al lavoro”), Valeria Ciarambino (Movimento 5 Stelle) e il giornalista Marco Esposito con la lista civica meridionalista “Mo!”.CAMPANI UNDER 35 – Dei circa 900 candidati delle liste provinciali ai 50 seggi in consiglio regionale, il 19% circa è under 35. La lista che vede più nati dal 1980 in poi è quella del Movimento 5 Stelle (18 su 49). Fra le liste che appoggiano Caldoro, quelle con il numero più alto di giovani, in proporzione, sono “Mai più la terra dei Fuochi con Ferrillo” e Fratelli d’Italia. Mentre nella lista di Forza Italia i candidati under 35 sono 7 su 50. Tra loro c’è Veronica Riefolo [nella foto a sinistra], 28 anni, giornalista e già mamma di due bimbi. Volto nuovo della politica, racconta di essere scesa in campo «per potermi impegnare direttamente per la mia comunità e la mia regione. Per anni da cronista ho seguito la politica e ne ho giudicato l’operato. Questa volta ho deciso di mettermi in gioco e di provare a vedere le cose stando dall'altra parte della barricata». A chi nota come il Gruppo Julie, dove lei lavora (è nuora dell’editore), fino a poco tempo fa non abbia risparmiato critiche a Caldoro, risponde: «Io sono da sempre culturalmente di centrodestra, mi riconosco nei valori di questo schieramento e credo che negli ultimi 5 anni in Campania sia stato fatto un lavoro importante. Ma ciò non toglie che uno possa riconoscersi in un'idea politica e criticare coloro che la rappresentano e pretendere che si faccia di meglio e di più. Io penso di portare, allora, un valore aggiunto a Forza Italia e al presidente Caldoro, un punto di vista leale, ma critico quando serve». Per quanto riguarda le sue priorità, indica «il lavoro per i giovani. La Campania è la regione più “giovane" d'Italia e purtroppo ha ancora un tasso di disoccupazione giovanile altissimo. Il problema però non è creare occupazione assistenziale, ma garantire a chi ne ha la voglia e le qualità, condizioni favorevoli per fare impresa. Inoltre desidero occuparmi di politiche per il turismo. Credo che per la Campania sia uno dei settori strategici, in cui, più che di costruire alberghi o case-vacanza, ci sia bisogno di intelligenti politiche di marketing e di promozione del territorio. Dobbiamo puntare su di un turismo di qualità, internazionale, fortemente concentrato anche sull'offerta culturale e di servizi da affiancare alle nostre meraviglie storico-artistiche e paesaggistiche. Uno sforzo in questa direzione, con incentivi e sgravi fiscali, può essere un'occasione innanzitutto per giovani». Per incentivare l’occupazione, nota però Riefolo, «ci deve essere un contesto favorevole. Per questo dobbiamo lavorare affinché Napoli e la Campania tornino al centro dell'agenda politica nazionale. È in atto, da circa vent'anni, un processo di desertificazione industriale nel territorio della provincia di Napoli. Se le principali industrie pesanti, Whirlpool o Finmeccanica, delocalizzano al nord, che occupazione possiamo sperare di offrire ai nostri ragazzi? Se i grandi investimenti strategici – come Expo o il Mose -  interessano soprattutto le regioni settentrionali, che sviluppo può avere il nostro territorio?». Certo, ammette Riefolo, «abbiamo bisogno di modernizzare il nostro sistema di politiche del lavoro. In questi anni si è puntato sulle politiche attive, cercando di favorire l'incontro tra domanda e offerta, anche con programmi europei come Garanzia Giovani, che deve continuare. Ma è evidente che le politiche attive funzionano se c'è un tessuto economico e imprenditoriale vivace».Fra le liste che sostengono De Luca, invece, la presenza di under 35 è più alta in quelle dell’Italia dei Valori (15 su 50) e dei Verdi (13 su 50). Solo 4 su 49 sono, invece, i candidati del Pd nati dopo il 1980. La più giovane di loro è Regina Milo [nella foto a destra], 30 anni appena compiuti. «Dopo l'università» racconta «sono entrata nei Giovani Democratici, con cui, negli anni, ho portato avanti tante battaglie, per sostenere e rappresentare la mia generazione, che ormai non crede più nella politica. Sono stata, poi, eletta al consiglio comunale di Agerola, il paese dove abito, e ora sono assessore alle Politiche giovanili, alla Cultura e al Commercio». Anche la Milo crede sia giusto dare alla sua generazione l'opportunità di essere rappresentata «e credo sia giusto mostrare che nelle nostre liste, delle quali si è parlato tanto per gli impresentabili, ci sono anche persone come me, che hanno una storia di impegno politico alle spalle. Sono espressione di un gruppo di giovani che in questi anni ha scelto di dedicarsi con passione alla propria comunità e sono orgogliosa di questo». Fra le priorità, se venisse eletta, indica «innanzitutto il lavoro, dato che siamo una delle regioni con i tassi di disoccupazione più alti in Italia. Intendo impegnarmi, in particolare, per aumentare i finanziamenti e il microcredito per i giovani che vogliono “crearsi” il lavoro e fondare una start-up. E per i voucher pagati dalla Regione per stage presso le realtà produttive del territorio. È necessario coltivare il rapporto scuola-lavoro e dare ai nostri giovani una formazione completa». Per quanto riguarda il diritto allo studio, invece, «innanzitutto basta con i tagli e basta con gli “idonei non assegnatari”: è ora di iniziare a pagare (e di aumentare) le borse di studio per gli studenti meritevoli in difficoltà». «Non bisogna poi» aggiunge «dimenticare la sanità e i trasporti. Per esempio, credo sia giusto rendere gratuito il trasporto pubblico per i giovani sui percorsi casa-scuola e casa-università». Necessarie, secondo Milo, anche politiche a sostegno delle donne e delle madri lavoratrici: «Ancora oggi» spiega «c’è una disparità dettata dalle condizioni sociali ed economiche e va superata. C’è bisogno di più asili nido, di più tempo pieno a scuola, di un piano di incentivi alle imprese per l’occupazione femminile».Sara Grattoggi

Regionali 2015, quanti e chi sono i candidati under 35 in Toscana, Umbria e Marche

Continua il viaggio della Repubblica degli Stagisti nelle sette regioni in cui a fine maggio si voterà per eleggere il governatore e i consigli regionali, per capire quanti siano i candidati under 35 e dar loro quella visibilità che molto spesso il sistema mediatico nega, perché tutto a favore dei "senior". Dopo la prima puntata su Veneto e Liguria, RdS è andata a “spulciare” le liste principali presentate anche in Toscana, Umbria e Marche.TOSCANA - Sono 7 i candidati alla presidenza della Regione Toscana e 10 le liste che li sostengono. In corsa per la riconferma, Enrico Rossi, governatore uscente, sostenuto da Pd e dalla lista “Popolo Toscano”. Forza Italia e “Lega Toscana-Più Toscana” appoggiano il consigliere azzurro uscente Stafano Mugnai, mentre Lega Nord e Fratelli d’Italia Claudio Borghi, l’economista anti-euro del Carroccio. Area Popolare con la lista “Passione per la Toscana” sostiene Giovanni Lamioni, presidente della Camera di Commercio di Grosseto e vicepresidente nazionale di Unioncamere. Per “Sì – Toscana a sinistra” corre, invece, Tommaso Fattori, ex leader del Social Forum, mentre per “Democrazia diretta” (esclusa però dalla circoscrizione di Pisa) c’è Gabriele Chiurli, consigliere regionale uscente subentrato con la Lega Nord, poi fuoriuscito e passato al gruppo misto.Il più giovane candidato alla presidenza della Regione è il 36enne Giacomo Giannarelli [nella foto a sinistra] del Movimento 5 Stelle, vincitore delle “Regionalie” con 258 preferenze su 2.505. Laureato in Scienze politiche con una tesi sulla “Decrescita felice e le buone pratiche per il territorio Apuano”, libero professionista, ha lavorato come Energy manager e consulente per l’innovazione aziendale. Esperto di energie rinnovabili e risparmio energetico, è anche un formatore certificato del Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori. Attivista del M5S dal 2005, nel 2006 ha attivato il Meetup Carrara. «Dobbiamo per prima cosa aumentare l’incidenza del turismo sul bilancio regionale, che oggi è solo del 6%» spiega «siamo la terza regione per afflusso di turisti stranieri, ma possiamo diventare la prima. In particolare, si potrebbero usare i fondi europei per formare personale turistico in grado di affrontare questa sfida, con competenze professionali nelle lingue straniere e la capacità di promuovere il territorio e di autopromuoversi sul web». Giannarelli pensa sia necessario poi «puntare su ricerca e sviluppo, settori che si sono dimostrati chiave nei distretti industriali che hanno retto alla crisi, anche e soprattutto per quanto riguarda la gestione dei rifiuti». «Bisogna arrivare alla “Terza rivoluzione industriale” di cui parla Jeremy Rifkin, puntando sulla massima diffusione delle energie rinnovabili, sulla riduzione, il riuso e il riciclo dei materiali, adottando la strategia Rifiuti Zero. Che, fra l’altro, crea occupazione dieci volte in più rispetto a un inceneritore». «Dobbiamo guardare alle smart city, a cominciare da San Francisco, e seguirne l’esempio» prosegue Giannarelli «anche per quanto riguarda la mobilità sostenibile. Non siamo contrari alle grandi opere, ma a quelle che non servono, come la Tav. Bisogna puntare, invece, sull’elettrificazione della mobilità e sul raddoppio delle linee ferroviarie». La salvaguardia dell’ambiente (e l’incremento del turismo), passa anche per «un necessario intervento sui depuratori, in particolare a Livorno, Piombino e Massa Carrara. Sia per migliorare la qualità delle acque balneabili, che di quella potabile».TOSCANI UNDER 35 – Per quanto riguarda invece i 700 aspiranti consiglieri regionali, il 15% circa è under 35. Solo due liste su 10 (quelle di Lega Nord e Lega Toscana – Più Toscana) hanno deciso di avvalersi del listino bloccato (massimo tre nomi a livello regionale), per il resto a decidere chi conquisterà i 40 seggi in consiglio regionale saranno le preferenze. Fra le liste in cui si trovano, in proporzione, più nati dal 1980 in poi ci sono quella della Lega Nord e quella di “Democrazia diretta”. Seguono quelle di “Sì – Toscana a sinistra” (15 under 35 su 80), del Pd (14 su 80) e dei 5 stelle (11 su 66).Tra gli aspiranti consiglieri dem c’è Andrea Giorgio, 29 anni, segretario regionale dei Giovani Democratici. Fresco di laurea specialistica in “Analisi e politiche dello sviluppo locale e regionale”, è il più giovane candidato del Pd - nella circoscrizione di Firenze - al consiglio regionale. «I giovani e il lavoro sono un’emergenza» spiega «per questo è necessaria una rappresentanza della nostra generazione in Regione, visto che lì si programmano moltissime politiche su lavoro e formazione, che non possono essere decise solo da chi ha sessant'anni». «I Giovani Democratici toscani, in questi anni, hanno fatto molto» ricorda «dalla campagna che ha portato al progetto “Giovani sì” della Regione Toscana alla proposta, poi diventata legge, sul rimborso spese per gli stage, che la Toscana è stata la prima regione in Italia ad adottare». Tra i punti fondamentali del suo impegno politico, quello sulla qualità delle politiche sul diritto allo studio: «Siamo una delle poche regioni che garantisce il 100% delle borse di studio agli aventi diritto» dice Andrea Giorgio: «Ed è prevista anche una borsa servizi per studenti con Isee nella fascia 18-21mila euro». La sua priorità, se venisse eletto, è «fare in modo che il miliardo e mezzo di fondi europei che avremo a disposizione nei prossimi anni venga speso interamente per formazione e lavoro». «Prima di tutto, chiediamo che i giovani che vogliano aprire un’attività in Toscana possano avere prestiti agevolati fino a 25mila euro attraverso Fidi Toscana, la finanziaria regionale». «Vorremmo poi che anche in Toscana si sperimentasse, come in Piemonte, la “staffetta generazionale”». E cioè, la possibilità per i lavoratori over 50, che entro tre anni maturino i requisiti per la pensione, di trasformare il proprio contratto di lavoro in un part-time (garantendo loro però il versamento integrale dei contributi previdenziali) a patto che l’azienda provveda all’assunzione contestuale di un giovane. «Bisogna infine cambiare i criteri con cui la Regione aiuta le imprese per progetti di sviluppo» conclude Giorgio: «Ora c’è il criterio dell’impresa dinamica, che cioè non deve avere avuto negli ultimi anni cali di fatturato. Ma bisogna anche aiutare le aziende in difficoltà, che hanno buoni progetti di rilancio, ma non possono accedere ai finanziamenti delle banche. A patto, naturalmente, che non ci siano licenziamenti».UMBRIA – Sedici liste per 8 candidati alla presidenza della regione Umbria. In corsa per la riconferma, la governatrice uscente Catiuscia Marini, sostenuta da Pd, Socialisti riformisti, “Iniziativa per l’Umbria civica e popolare” e “Umbria più uguale” (Sel). A sfidarla, il sindaco di Assisi, Claudio Ricci, appoggiato da sei liste: quelle di Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega Nord, a cui si aggiungono “Ricci Presidente”, “Cambiare in Umbria con Ricci” e “Per l’Umbria popolare”. Per l’estrema destra di “Sovranità” corre il numero due di CasaPound Italia, Simone Di Stefano, mentre per Forza Nuova Fulvio Carlo Maiorca. E, ancora, per il Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati. Per “Casa Rossa – Partito comunista dei lavoratori”, Aurelio Fabiani. Mentre per “Alternativa riformista”, Amato John De Paulis. Unico candidato governatore under 35 è Michele Vecchietti per “L’Umbria per un’altra Europa”, ispirata all’esperienza Tsipras. Precario del pubblico impiego classe 1981, è sposato e già padre di due figli. Laureato in filosofia e con un master in cooperazione internazionale, ha lavorato come operatore sociale e insegnante. Il suo impegno politico comincia con il movimento studentesco negli anni del liceo e dell’università: «Poi nel 2005 ho aderito a Rifondazione Comunista e nel 2014 ai comitati per l’Altra Europa con Tsipras». La prima priorità, in caso di elezione, è «contrastare le politiche neoliberiste e di austerità che hanno peggiorato le condizioni di vita anche in Umbria. La disoccupazione è al 13% e le persone che vivono in condizioni di povertà relativa e assoluta sono il 14,6%, contro il 7,7% del 2010». «Per questo è indispensabile creare un piano per il lavoro utilizzando i fondi europei» spiega: «Avremo a disposizione, complessivamente, 1.500 milioni di euro nei prossimi sette anni». «I fondi per lo sviluppo regionale dovrebbero essere convogliati per progetti studiati sulla base della ricaduta occupazionale. Ma è necessario anche puntare sul rafforzamento della domanda interna. Per questo serve un piano per la lotta alla povertà, da attuare con i finanziamenti del fondo sociale europeo. Sperimentando anche il reddito di cittadinanza, con sussidi rivolti prima di tutto a disoccupati e inoccupati attraverso un contratto di inserimento socio-lavorativo». Vecchietti propone, inoltre, «di anticipare, come Regione, le risorse per la cassa integrazione in deroga, in modo da non dover aspettare il trasferimento dei fondi dallo Stato», di «ridurre gli indennizzi per assessori e consiglieri regionali di un terzo» e di «aumentare l’addizionale regionale per i redditi sopra i 75mila euro, per potenziare con quei fondi il welfare locale». Infine, di «alzare il compenso minimo per gli stage in Umbria, portandolo a 500 euro al mese. E di introdurre un sistema di garanzie per i tirocinanti attraverso uno statuto degli stagisti e l’individuazione di un’autorità garante terza a cui possano appellarsi qualora le condizioni previste non vengano applicate».UMBRI UNDER 35 – In lizza per i 20 seggi in consiglio regionale ci sono 319 candidati, di cui 42 nati dal 1980 in poi: il 13,1%. Le liste in cui si trovano più under 35 sono quella di “Sovranità” (14 su 20) e quella di “Alternativa riformista” (7 su 20). Fra le liste che sostengono Catiuscia Marini quelle con più giovani sono “Umbria più uguale” e “Socialisti riformisti” (4 su 20). In quella del Pd si trova solo un candidato su 20 nato dopo il 1980, ma altri tre fra i 35 e i 37 anni. Fra le liste che sostengono Ricci, invece, quella con più giovani (4 su 20) è “Per l’Umbria popolare”, seguita da quelle di Lega Nord, Fratelli d’Italia e “Ricci Presidente” (3 su 20).MARCHE – Dieci liste per cinque candidati presidenti, di cui nessuno under 35. Fra di loro c’è il governatore uscente Gian Mario Spacca, in lizza per la terza volta: dopo aver abbandonato il Pd (con cui aveva governato per anni con coalizioni di centrosinistra), sarà sostenuto dalla sua lista “Marche 2020” (in cui ci sono anche candidati di Area Popolare) e da quelle di Democrazia Cristiana e Forza Italia. Per il Pd correrà invece Luca Ceriscoli, ex sindaco di Pesaro vincitore delle primarie, appoggiato anche dalle liste “Uniti per le Marche” e “Popolari Marche – Udc”. Sostengono Francesco Acquaroli, invece, Fratelli d’Italia e Lega Nord. Mentre per il Movimento 5 Stelle il candidato governatore è Gianni Maggi e per “Altre Marche – Sinistra unita” corre Edoardo Mentrasti.MARCHIGIANI UNDER 35 – Sui 273 candidati ai 30 seggi disponibili in consiglio regionale, gli under 35 sono 26: solo il 9,5%. Le liste che hanno candidato più giovani (4 su 30) sono quelle del Movimento 5 Stelle, di “Altre Marche – Sinistra unita” e di Fratelli d’Italia. Seguono, con 3 nati dal 1980 in poi, quella di Forza Italia e “Marche 2020”, dove fra i giovani candidati c’è Mirco Carloni, già consigliere regionale nel gruppo del Pdl nell’ultima legislatura, con un tasso di presenze in aula del 90,16%. Nato a Fano nel 1981, dove vive con la moglie e la figlia, racconta di essersi appassionato alla politica fin da giovanissimo. «Il giorno del mio 18esimo compleanno mi sono candidato nella lista di Forza Italia alle comunali» ricorda «così quando ho votato per la prima volta, mi sono votato e nel 1999 sono diventato consigliere comunale di Fano». Rieletto nel 2004, è stato assessore al Bilancio del Comune. Mentre nel 2009, dopo essere stato eletto per la terza volta, è diventato vicesindaco. Un ruolo da cui si è dimesso nel 2010 per candidarsi al consiglio regionale. «In questi anni ho lavorato per avvicinare l’istituzione alla popolazione» spiega «sfruttando tutte le tecnologie e gli strumenti disponibili per informare i miei concittadini e le imprese delle opportunità che la Regione offriva e dei finanziamenti a cui potevano accedere. Sono riuscito, inoltre, a modificare alcune leggi che andavano riviste, come il Piano Casa. Ma c’è ancora molto da fare. Anche perché le Marche, regione con la popolazione più anziana quindi più longeva, hanno delle grandi opportunità, ma anche delle difficoltà a sfruttare le proprie risorse». Fra le priorità, indica «la sanità, perché nella mia provincia, Pesaro e Urbino, sono stati fatti tagli pesanti, che hanno ridotto i servizi e aumentato la mobilità passiva verso altre regioni». Ma bisogna anche «dare una spinta fortissima ai giovani che vogliano aprire attività, soprattutto nel settore culturale e turistico che è il nostro patrimonio. Bisogna defiscalizzare il coraggio e la speranza».Nelle tre liste che sostengono Ceriscoli, gli under 35 sono quattro in tutto. Nella lista del Pd se ne trovano due, fra cui Manuela Bora, ex consigliere comunale a Monte San Vito (in provincia di Ancona) e candidata per il Pd nella circoscrizione Centro alle elezioni europee 2014, in cui ha ottenuto 50.540 preferenze (è stata la under 40 più votata d’Italia) arrivando al decimo posto, seconda dei non eletti. Commercialista classe 1985, laureata in Economia alla Bocconi e impegnata in politica da quando aveva 23 anni, racconta di essere scesa in campo «per rivendicare il diritto della nostra generazione, che vive il momento storico più difficile dal secondo dopoguerra, di essere rappresentata in Regione per avere voce in capitolo nelle decisioni che riguardano il nostro futuro». Per questo, Bora ha promesso che la sua prima iniziativa sarà «una proposta di legge per i giovani, per garantire il diritto allo studio e aumentare le opportunità d’ingresso nel mondo del lavoro». «Secondo un recente rapporto di Confindustria la dinamica occupazionale marchigiana nel 2014 è risultata migliore di quella nazionale» spiega «tuttavia la disoccupazione giovanile è ancora troppo alta: 36,4%. Nelle Marche l’impresa è sempre più giovane, oltre un terzo delle circa 10 mila aziende nate nel 2014 sono guidate da imprenditori con meno di 35 anni. E, secondo le stime di Unioncamere, sono almeno 2.500 i giovani potenziali imprenditori marchigiani tra i 18 e 34 anni che sono pronti ad avviare una loro attività, ma che per mancanza di mezzi finanziari o per le difficoltà connesse alla fase di start up - difficoltà burocratiche, scarsa conoscenza dei mercati - rinunciano. Aiutandole a realizzare il loro proposito, si favorirebbe anche la creazione di 8 mila nuovi posti di lavoro». Inoltre, aggiunge Bora, «va potenziato il progetto Garanzia Giovani e ripensato il ruolo dei Centri per l’impiego». Mentre sul fronte del diritto allo studio «è inaccettabile che i nostri studenti subiscano tagli nelle borse di studio, che non esistano fasce Isee intermedie e nemmeno agevolazioni sui trasporti. Credo che la Regione debba riconoscere una sorta di status di studente. E mi piacerebbe che nelle Marche si parlasse di un vero e proprio welfare studentesco, basato sull’accesso agevolato alla cultura, al materiale didattico e ai trasporti».Sara Grattoggi

Selezioni aperte per cento stage all'Ema e alla Corte di giustizia Ue. Rimborsi da più di mille euro

Tempo di candidature per il programma di tirocini dell'Ema, l'Agenzia del farmaco europea con sede a Londra. Scadrà infatti il prossimo 15 giugno il termine per inviare le domande a uno degli enti più richiesti per i tirocini nel settore medico-farmaceutico, molto ambito anche per l'entità del rimborso spese: 1350 sterline nette al mese, pari a circa 1860 euro. A questi vanno aggiunti la copertura delle spese di viaggio di andata e ritorno e di altri costi non meglio specificati ma «sostenuti all'inizio e alle fine dello stage», si legge sul sito. Per chi si fa avanti adesso la partenza è prevista per il primo ottobre, con una durata dell'esperienza di un massimo di dodici mesi - possono essere stipulati «due contratti di sei mesi ciascuno». E le condizioni sono le stesse di un impiegato standard: circa 40 ore settimanali (l'orario è dalle 9 alle 17:30), con la variante del flexitime, che permette di gestire le ore settimanali spalmandole in base alle proprie esigenze, 12 giorni di permessi all'anno ferie Ema escluse. Le chance sono due ogni anno: esiste infatti anche una tornata primaverile, partita il primo aprile scorso, e per cui gli ammessi sono stati 48. Non c'è un tetto massimo di posizioni aperte, ma – anche in base ai dati in possesso della Repubblica degli Stagisti sulle precedenti edizioni – si può dire che la media si aggira intorno ai cinquanta selezionati (nel 2014 sono stati ad esempio 58). Il numero di candidature annuali, a fronte di queste posizioni, è altissimoo e con un trend in progressiva crescita: «Le application del 2014 sono state 2720, di nuovo in salita rispetto agli anni precedenti» dice alla Repubblica degli Stagisti Birgit Breen, capo delle risorse umane Ema. Gli italiani non si smentiscono neppure in questo caso, sempre in testa tra chi cerca fortuna all'estero: «Nel 2014 hanno fatto domanda in 1608» riferisce la Breen, mentre l'anno prima erano stati circa 1000. Un incremento di oltre il 60%, che porta i candidati di nazionalità italiana a rappresentare, da soli, praticamente la metà delle application ricevute dall'Ema.Per candidarsi basta essere cittadino dell'Unione europea, possedere una laurea, anche triennale, e una buona padronanza sia dell'inglese che di una seconda lingua europea. Quanto all'indirizzo di studi, non è richiesta nessuna specializzazione, anche se di solito i candidati selezionati «hanno un background di studi in medicina, farmacia, biologia, chimica, legge, finanza, risorse umane, comunicazione, information technology, lettere», chiariscono sul sito Ema. Nella selezione contano «anche i titoli, e il mantenimento dell'equilibrio in base al criterio geografico», avverte il regolamento. Le mansioni dello stagisti, che dipendono dal dipartimento a cui si è assegnati, prevedono – come spesso in questi casi – «l'assistenza a meeting e la partecipazione a tipologie di progetti compatibili con le proprie competenze», è ancora sottolineato. Per candidarsi, si deve cliccare qui (attenzione alle indicazioni sul sito sulle procedure, specie per chi utilizza un Mac) e si prosegue con la compilazione dell'application, anche nella propria lingua madre. La comunicazione dell'esito arriva tra luglio e settembre dopo le interviste telefoniche ai finalisti. Oltre che all'Ema, in questo periodo si può tentare la sorte anche con la Corte di giustizia di Lussemburgo, l'organo Ue che assicura l'applicazione e l'uniformità nell'interpretazione dei trattati europei. Qui la deadline è il 30 settembre, per un tirocinio di cinque mesi dal primo marzo al 31 luglio 2016. Il rimborso spese anche qui è di tutto rispetto: circa 1100 euro mensili già tassati, quindi netti.Per i requisiti, sono ammessi «i candidati, in possesso di un diploma di laurea in giurisprudenza o scienze politiche (ad indirizzo prevalentemente giuridico)» e una buona conoscenza della lingua francese, «per ragioni di servizio», si spiega sul sito. I tirocini si svolgono principalmente presso la Direzione della ricerca e documentazione, il servizio stampa e informazione, e le domande si spediscono per posta dopo aver complilato il modulo in francese o inglese, con allegato curriculum vitae e copie dei diplomi. Anche qui il numero degli ammessi non è elevato, intorno ai 50 (l'anno scorso sono stati 52). Le candidature non sono numerose. «Per gli stage di ottobre 2014 – marzo 2015 il totale è stato di 569» spiega infatti alla Repubblica degli Stagisti Marilena Cavassa della direzione della comunicazione. Ma anche qui la preponderanza di application provenienti dall'Italia è enorme: 178 italiani su 569, oltre il 30%. «Per la tornata di tirocini tra marzo e ottobre 2015 i candidati sono stati 415, di cui 106 italiani» aggiunge la Cavassa. Chissà se anche quest'anno qualcuno ce la farà ad essere selezionato. Ilaria Mariotti  

Garanzia Giovani, di chi è la responsabilità dei ritardi dei rimborsi agli stagisti? Trasparenza zero

Si dice sempre che in Italia per la Garanzia Giovani, il programma di matrice europea contro la disoccupazione giovanile a cui hanno aderito oltre mezzo milione di ragazzi italiani, sia stato stanziato : 1 miliardo e mezzo di euro per il biennio 2014-2015. È vero. Un fondo molto consistente: dunque suscita molto scalpore il grande ritardo con cui molti dei tirocinanti di Garanzia Giovani stanno ricevendo il pagamento dei compensi bimestrali previsti. Centinaia di ragazzi laziali ed emiliani aspettano ancora, per esempio, gli 800 euro che avrebbero dovuto ricevere a gennaio - febbraio, dopo i primi due mesi di stage. Non si tratta di cifre altissime, ma per giovani che non svolgono altre attività possono fare la differenza. E allora, se le risorse ci sono, di chi è la colpa di questi inaccettabili ritardi nei pagamenti e nell'attuazione del programma? Il punto è che i soldi ci sono, ma solo virtualmente.Come evidenziato dall'eurodeputato Brando Benifei in un'intervista alla Repubblica degli Stagisti di qualche settimana fa, era lo stesso regolamento emanato per attivare lo Youth Employement program (da cui derivano i finanziamenti per realizzare le Garanzie Giovani in tutti gli Stati membri che abbiano livelli di disoccupazione giovanile preoccupanti) a stabilire che gli Stati ricevessero all'inizio solo l'1,5% dell'importo a loro assegnato: quel che si chiama, appunto, “prefinanziamento”. Vedendo che in molti Paesi però la Garanzia Giovani non partiva proprio perché gli Stati nazionali non avevano i fondi per anticipare le spese, recentemente su questa percentuale è stata realizzata dall'Ue una modifica importante, portandola al 30%. Ma di fatto, in attesa dei soldi da Bruxelles, finora ogni Paese è stato chiamato ad attuare il programma coi propri fondi. Risultato: alcuni, tra cui l'Italia, hanno preferito lasciare Garanzia Giovani nelle sabbie mobili.Il caso dei rimborsi non ancora pagati agli stagisti è emblematico. Alcune Regioni hanno adottato una convenzione, sottoscritta anche dal Ministero del lavoro, in cui affidano all'Inps l'erogazione del compenso da corrispondere a chi sceglie la misura del tirocinio. Nel documento si legge: «Le risorse destinate dalla Regione / Provincia autonoma all’erogazione delle indennità di tirocinio saranno trattenute dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali dalle somme assegnate alla Regione / Provincia autonoma per l’attuazione del programma operativo nazionale Iniziativa Occupazione Giovani e saranno versate anticipatamente all’Inps mediante accredito diretto, da parte dello stesso Ministero, sul conto corrente di Tesoreria centrale della Direzione generale. L’Inps effettuerà i pagamenti nei limiti delle risorse finanziarie anticipate». Attenzione a queste ultime paroline: dicono chiaramente che se l'Inps non riceve i soldi prima, semplicemente non paga le indennità agli stagisti. Significa che l'Inps non si accolla la responsabilità di anticipare.Consultando i report periodici presenti sul sito nazionale di Garanzia Giovani, si può conoscere anche l'ammontare delle risorse destinate all'attuazione dei tirocini extracurriculari: si va dai 7 milioni di euro della Basilicata ai quasi 30 del Lazio. Si tratta complessivamente di centinaia di milioni di euro: in alcuni territori i tirocini di Garanzia Giovani sono ancora in fase di avvio, mentre in altri sono iniziati. I dati non mancano, gli accordi sono stati firmati anche a livello regionale, ma si tratta solo di un'apparente trasparenza. Nessuno degli enti interpellati da questa testata infatti, dall' ufficio stampa dell'Inps diretto da Marco Barbieri, alla direzione regionale competente del Ministero del lavoro guidata da Salvatore Pirrone, fino ai dirigenti regionali di Lazio, Basilicata, Sardegna ed Emilia Romagna, ha saputo rispondere con chiarezza ad alcune semplici domande sulla gestione della dotazione finanziaria destinata ai tirocini di Garanzia Giovani. Fra i pochi che hanno provato a rispondere c'è Paola Cicognani, responsabile del settore lavoro della Regione Emilia Romagna: «Nella convenzione stipulata dall'Emilia Romagna nell'autunno 2014 è stabilito che il ministero del Lavoro trattiene i fondi che la nostra regione ha destinato ai tirocini, quasi 27 milioni di euro, per passarli direttamente all'Inps». Secondo la dirigente emiliana i motivi del ritardo nell'erogazione delle indennità per gli stagisti sarebbero «di ordine amministrativo: all'inizio di novembre, il mese in cui abbiamo attivato questa misura, la documentazione relativa all’85% dei tirocini autorizzati doveva essere rivista e di nuovo presentata, perché c'erano imprecisioni burocratiche, errori di natura formale che ci hanno fatto perdere un sacco di tempo. E non c’entravano i ragazzi, ma le aziende. Dopo qualche mese siamo all'85% di pratiche corrette e speriamo di aver abbassato notevolmente i ritardi. I ragazzi hanno pienamente ragione a lamentarsi e a esprimere la rabbia perché non riusciamo a dargli nemmeno quei 400 euro al mese». Fra le regioni ritardatarie c'è anche la Basilicata. In accordo con sindacati e associazioni di categoria territoriali, essa ha sottoscritto una convenzione in cui si legge che il tirocinio «deve rappresentare la principale misura all’interno del piano di attuazione regionale Garanzia Giovani». Il dirigente del dipartimento delle politiche di Sviluppo Giandomenico Marchese, sui ritardi nell’erogazione dei compensi segnalati dai tirocinanti lucani, alla Repubblica degli Stagisti spiega: «Il trasferimento della dotazione finanziaria destinata ai tirocini dei ragazzi lucani avviene direttamente da parte del ministero del Lavoro all’Inps, per effetto della convezione sottoscritta anche dalla nostra regione. Siamo partiti alla fine di ottobre coi primi tirocini, cui abbiamo destinato 7 milioni di euro. Finora ne sono stati attivati 2mila e ci stiamo attivando per aumentare il budget destinato a questa misura. Mi risulta che qualche episodio si sia verificato alla fine di febbraio. Quando ho saputo che alcuni ragazzi aspettavano il compenso, ho chiamato il dottor Salvatore Pirrone [dirigente dell’Inps firmatario della convenzione con le Regioni relativa all’erogazione dei compensi per i tirocinanti di Garanzia Giovani, ndr] a Roma. Dopo 15 giorni l’Inps regionale mi ha comunicato che stavano finalmente procedendo. Se il problema si sta verificando di nuovo, invito i ragazzi a segnalarlo direttamente all’assessorato».Agli inizi di maggio l’assessore al Lavoro della Sardegna Virginia Mura, sulla ritardata erogazione dei pagamenti, ha dichiarato che «la lungaggine burocratica è dipesa dalla rivisitazione delle linee guida a livello nazionale, che hanno richiesto una nuova convenzione tra Ministero, Regione e Inps. Con l'Agenzia del lavoro ci siamo mobilitati per trasmettere all'Inps i dati dei tirocinanti, e consentire di espletare le procedure per il pagamento». Anche sul sito regionale si legge che i ragazzi, in attesa da febbraio, potranno ricevere il loro compenso a partire da metà maggio. Sul gruppo Garanzia Giovani Sardegna molti confermano di aver ricevuto la comunicazione, ma continuano ad attendere i soldi, non certo nel clima di «entusiasmo e motivazione» auspicato dallo stesso assessore, che purtroppo - malgrado ripetuti tentativi via mail e telefono - la Repubblica degli Stagisti non è riuscita a raggiungere per un commento. Sono arrivati i primi soldi anche agli stagisti che nel Lazio attendendevano da febbraio. Nel frattempo c'è anche una buona notizia: l'indennità per il tirocinio è stata aumentata a 500 euro mensili, con effetto retroattivo. A confermarlo è Marino Fardelli, consigliere regionale della Commissione Bilancio: «I compensi per i tirocinanti sono stati aumentati e saranno versati anche i conguagli relativi al quelle di chi già sta svolgendo il percorso formativo. Sui ritardi confermo che ci stiamo attivando per recuperare». La Regione Lazio ha scelto di destinare la maggior parte dei soldi a sua disposizione proprio per la misura del tirocinio extracurriculare, destinando a questa voce quasi 30 milioni euro, ma migliaia di ragazzi aspettano ancora i compensi dei mesi invernali. Maria Sole Gentili, 28enne della provincia di Rieti, è una dei 6500 tirocinanti della regione. Ha scelto di svolgere uno stage in uno studio di architettura e design; senza molto entusiasmo racconta alla Repubblica degli Stagisti  di aver finalmente ricevuto i primi compensi: «Il 30 aprile sono arrivati i soldi di gennaio e febbraio, ormai non ci speravo più». Commenti simili piovono sul gruppo Garanzia “ma de che” Giovani Lazio. La Repubblica degli stagisti ha tentato di contattare via mail e telefonicamente vari dirigenti laziali, tra cui il direttore della Direzione Regionale Lavoro Marco Noccioli, che il 5 maggio aveva  dichiarato a Left: «A luglio abbiamo chiesto al ministero di girare i fondi destinati a tale scopo direttamente all’Inps. Il problema sta nel fatto che l’Europa non aveva mandato i fondi all’Italia per Garanzia Giovani, e quindi questi soldi li avrebbe dovuti anticipare il ministero che non aveva disponibilità liquida. Da qui i ritardi». Da queste parole sembrerebbe quasi una novità - una sorpresa - che dovesse essere il ministero a dover stanziare in anticipo i fondi per Garanzia Giovani. Ma si sapeva fin dall'inizio che l'Ue avrebbe soltanto rimborsato e non anticipato - se non in minima parte - i soldi per il programma. Quindi rimane un mistero perché le  regioni abbiano comunque avviato il programma, anche senza che ci fosse la copertura finanziaria. Un altro strano silenzio è quello dell'Inps. Ha ricevuto questi soldi dal ministero o dalle Regioni? Se non li ha ricevuti, perché non lo dice chiaramente? Dirlo, peraltro, gli gioverebbe: perché i giovani potrebbero sapere che non è responsabilità sua, ma di altri, il ritardo nel pagamento delle indennità. O forse le cose non stanno così? Forse l'Inps i soldi li ha ricevuti, ma per qualche strano motivo ha preferito comunque ritardare le procedure di erogazione delle indennità a favore degli stagisti di Garanzia Giovani?Questa poca trasparenza su chi debba mettere i soldi, chi li debba custodire, e quando debbano essere erogati, nonchè su di chi sia la responsabilità in caso di ritardi, è inaccettabile. E scoraggiante risulta l'opacità sul funzionamento della Garanzia Giovani. Certo però la Repubblica degli Stagisti non si stancherà di chiedere spiegazioni agli enti responsabili, a nome di quelle centinaia di migliaia di under 30 senza lavoro che da questo programma europeo contro la disoccupazione si aspettano chance concrete per il loro futuro, e non inceppi amministrativi e rimpalli stile scaricabarile. Silvia Colangeli

Regionali 2015, quanti e chi sono i candidati under 35 in Veneto e Liguria

La campagna elettorale è ormai entrata nel vivo nelle sette regioni (Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Umbria, Campania e Puglia) in cui il 31 maggio si voterà per eleggere il governatore e i consigli regionali. Il 2 maggio è scaduto il termine per la presentazione delle liste. E la Repubblica degli Stagisti è andata a “spulciare” le principali, per capire quanti siano i candidati under 35 delle Regionali 2015.VENETO – Sono 6 (e non più 7) i candidati alla presidenza in Veneto e 19 le liste, dopo che la candidatura di Sebastiano Sartori per Forza Nuova è stata ricusata per presunte irregolarità nelle firme e il movimento di estrema destra ha scelto di non presentare ricorso. In campo restano Luca Zaia, governatore uscente della Lega Nord, appoggiato da cinque liste (la “Lista Zaia” e quelle di Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia e “Indipendenza noi Veneto con Zaia”). La principale sfidante sarà la dem Alessandra Moretti, a capo di una coalizione di centrosinistra, sostenuta da cinque liste: quella del Pd, quella di “Veneto nuovo” (che raggruppa Verdi, Sel e Sinistra veneta) e tre civiche (“Alessandra Moretti Presidente”, “Veneto civico” e “Progetto Veneto autonomo”). Ma a contendersi i voti di Zaia, dopo la rottura con il Carroccio, ci sarà anche il sindaco di Verona Flavio Tosi, sostenuto da ben sei liste (“Tosi per il Veneto”, quella di Area popolare, “Il Veneto del fare”, “Unione Nordest”, “Razza Piave – Veneto Stato” e “Famiglia pensionati con Tosi”). Corre da solo, sostenuto dalla lista “Indipendenza veneta”, Alessio Morosin, l'indipendentista che si ispira alla Serenissima Repubblica. Mentre per “L’Altro Veneto. Ora possiamo” (che guarda alle esperienze di Syriza in Grecia e Podemos in Spagna) si candida a governatore Laura Coletti Di Lucia.Per il Movimento 5 Stelle, infine, c’è Jacopo Berti [nella foto], unico under 35 nella corsa a governatore. Padovano classe 1983, laureato in Giurisprudenza, è fondatore e socio della start-up “The Squero”, che si occupa di business intelligence e commercio on-line. Ed è attivista del M5S da tre anni. «Sono sceso in politica per un motivo principale: non voglio emigrare» racconta alla Repubblica degli Stagisti «ma per restare è indispensabile cambiare le cose e ho voluto mettermi in gioco in prima persona». In caso venisse eletto, si propone «prima di tutto di tagliare gli sprechi e i costi della politica». «Se si abolissero i vitalizi e gli assegni di fine mandato in Veneto si recupererebbero 65 milioni di euro» spiega «soldi con cui sostenere le piccole e medie imprese, che sono il tessuto vitale della nostra regione, e aiutare chi voglia cominciare un’attività con 25 mila euro. Con i 65 milioni risparmiati, in questo modo, si potrebbero creare 2.600 nuove imprese in Veneto». Berti guarda anche ai molti immobili liberi, «che si potrebbero trasformare in strutture di coworking, da dare in uso gratuito a chi ne faccia richiesta, naturalmente presentando un progetto solido». Se da un lato punta a «recuperare il gap della banda larga», dall’altro sottolinea di credere molto anche nel lavoro agricolo: «Stiamo lavorando per la riunificazione fondiaria perché abbiamo un problema di eccessiva frammentazione dei terreni e delle proprietà».VENETI UNDER 35 – Sugli oltre mille candidati delle liste provinciali rimasti in corsa per i 49 seggi del consiglio regionale (escludendo il governatore eletto e lo sfidante miglior perdente), soltanto il 12% è under 35. Solo in tre liste su 19, considerando tutte le circoscrizioni, i candidati nati dal 1980 in poi sono almeno uno su cinque. La lista che ha candidato più giovani (12 su 55) è quella di “Veneto nuovo”, che raggruppa Verdi, Sel e Sinistra veneta e sostiene Alessandra Moretti. Seguono quella del Movimento 5 Stelle (11 su 52) e la lista Zaia, con 11 candidati su 55.Fra gli under 35 della lista Zaia c’è Nicola Ignazio Finco [nella foto a destra], classe 1983, già consigliere regionale dal 2010 (nell’ultima legislatura è stato, con le 7.720 preferenze ottenute, il più giovane eletto) con un tasso di presenze da manuale: 94,35%. Dopo la prima tessera della Lega Nord sottoscritta a diciott'anni, è stato segretario del Carroccio di Bassano del Grappa, coordinatore veneto del movimento Giovani padani e consigliere comunale, sempre a Bassano, prima di approdare in consiglio regionale, dove ha presieduto la commissione Ambiente, lavori pubblici e Protezione civile. «Mi ricandido per portare avanti il lavoro fatto fino ad oggi dal governatore Zaia» dice «innanzitutto sulla sanità, punta d’eccellenza in Veneto per la qualità dei servizi erogati e per non aver applicato dal 2009 l’addizionale regionale sui redditi. La nostra è una delle tre regioni di riferimento a livello nazionale per i costi standard. Inoltre, per primi in Italia, abbiamo aperto gli ospedali di sera e nei festivi per gli esami». Fra le priorità indica poi «le politiche del lavoro e della formazione attivate grazie ai fondi europei e la sicurezza». Ma anche i trasporti per cui, ricorda, «è appena stato avviato il biglietto unico per tutta la Regione». Fra le cinque liste che sostengono Alessandra Moretti, invece, quella dove la percentuale di under 35 è maggiore, come detto, è “Veneto nuovo”. Seguono la lista per “Alessandra Moretti Presidente” (9 candidati su 55), “Progetto Veneto autonomo” (7 su 55) e quella del Pd (5 su 55). In coda, “Veneto civico” in cui gli aspiranti consiglieri regionali under 35 sono solo tre su 55. Fra questi “panda” c’è Luca Frasson [nella foto a sinistra], architetto libero professionista classe 1985, attualmente vicesindaco e assessore all’Edilizia del comune di Tombolo, in provincia di Padova. «Le mie priorità per il Veneto? Bisogna per prima cosa facilitare il lavoro per le imprese, cercando di snellire la burocrazia. E combattere la disoccupazione». «Anche mio fratello, architetto come me, dopo anni alla ricerca di lavoro in Italia si è trasferito in Francia, dove ha trovato più opportunità» racconta «per questo, credo sia indispensabile lavorare sugli incentivi alle aziende per le nuove assunzioni». Altro punto fondamentale la «salvaguardia del territorio, da realizzarsi con una pianificazione urbanistica controllata. Bisogna ridurre la cementificazione e andare verso il riuso delle strutture presenti, anche perché ci sono moltissimi capannoni e edifici sfitti. Il Veneto si merita, insomma, una legge migliore del Piano casa».Per quanto riguarda le sei liste che appoggiano Tosi, quella con il maggior numero di under 35 è “Razza Piave – Veneto Stato” (9 su 55), seguono “Il Veneto del fare” e la lista Tosi, mentre in quelle di Area popolare e “Famiglia pensionati con Tosi” se ne trovano solo tre. Ma la lista che, su tutte, vede il minor numero di under 35 in campo è “Unione Nordest”, dove ce n’è solo uno su 55.LIGURIA – In Liguria sono 8 i candidati alla presidenza della Regione e 14 le liste. Per il Pd corre Raffaella Paita, già assessore regionale alle Infrastrutture e alla Protezione civile nella giunta dell’uscente Claudio Burlando, appoggiata anche dalle liste “Liguri con Paita” e “Liguria Cambia”. Stando agli ultimi sondaggi, si preannuncia un testa a testa con l’europarlamentare Giovanni Toti di Forza Italia, sostenuto anche da Lega Nord, Fratelli d’Italia e Area Popolare. A contendersi i voti a sinistra, dopo aver lasciato a marzo il Pd, anche il deputato Luca Pastorino (appoggiato dalle liste “Rete a sinistra” e “Pastorino Presidente), Antonio Bruno per l’“Altra Liguria” e Matteo Piccardi per il Partito comunista dei lavoratori. Mentre a strappare voti preziosi a Toti potrebbe essere Enrico Musso, ex senatore (eletto come indipendente per il Popolo delle Libertà e poi passato al Partito liberale italiano) e consigliare comunale a Genova, appoggiato dalla lista “Liguria libera”. Per “Fratellanza donne” corre la fondatrice Mirella Batini.Mentre per i 5 Stelle c’è Alice Salvatore [nella foto a destra], 33 anni appena compiuti, vincitrice delle “Regionalie” del movimento con 469 voti e unica candidata under 35 alla presidenza. Genovese, con una laurea in Lingue e letterature straniere e un curriculum europeo che l’ha portata a studiare in Belgio e nel Regno Unito, è diventata attivista del M5S nel 2012 – racconta alla Repubblica degli Stagisti – «dopo un’esperienza giovanile nel “Comitato 16 marzo Genova in piazza”, nato dopo gli scempi del G8 a Genova del 2001 contro le politiche dell’allora governo Berlusconi». Fra i punti del suo programma, «trasparenza nella rendicontazione delle spese della Regione, prevenzione del dissesto idrogeologico attraverso manutenzione e decementificazione, e riduzione della pressione fiscale sulle imprese per rilanciare l’occupazione». In particolare, spiega, «proporrei la riduzione dell’Irap in caso di assunzioni e la sua eliminazione quando si tratta di giovani». «Vorremmo inserire, inoltre, il reddito di cittadinanza, per garantire a tutti uno stile di vita dignitoso» aggiunge «naturalmente i beneficiari disoccupati o inoccupati dovrebbero rendersi disponibili a lavorare e iscriversi ai centri per l’impiego, con l’obbligo di accettare una delle prime tre proposte di lavoro congrue che gli venissero offerte».LIGURI UNDER 35 – Fra le liste che hanno candidato più under 35 al consiglio regionale per i 30 seggi disponibili (presidente escluso) ci sono quella del M5S (7 su 30) e quelle che sostengono Pastorino (6 su 30 per “Rete a sinistra” e 5 su 21 per “Pastorino Presidente”). Fra questi, il giovanissimo Jan Casella, classe 1989, attivo nell’Anci e nell’Anpi, unico under 35 inserito nel listino (e cioè fra i 6 candidati consiglieri nominati, la cui elezione, in caso di vittoria del candidato, avviene di diritto senza dipendere dalle preferenze) di Pastorino.Nella lista di Forza Italia, una delle quattro per Toti presidente, figurano quattro candidati under 35 su 30, di cui uno nel listino: si tratta di Giacomo Giampedrone, attuale sindaco di Ameglia, classe 1981. Stessa proporzione anche per “Liguria libera” che sostiene Musso, dove nel listino c'è Lorenzo Pellerano [nella foto a sinistra], avvocato specializzato nel settore marittimo classe 1983. Laureato in Giurisprudenza, ha studiato fra Milano e Londra, ed è impegnato in politica dal 2007, quando è stato eletto consigliere nel Municipio Centro–Est di Genova. Già consigliere regionale d’opposizione subentrato nel 2010 (gli bastarono 864 preferenze), in questi anni ha presentato, fra gli altri, 9 proposte di legge, 93 interrogazioni e 208 ordini del giorno. Oggi indica fra le sue «battaglie vinte», quella per «togliere Telelepass e Viacard ai consiglieri, che già percepiscono rimborsi spese proporzionali alla distanza a cui abitano. E quella per “salvare” dalla vendita da parte della Regione l’ex ospedale psichiatrico di Quarto, che ora si trasformerà invece in una struttura con servizi per il quartiere, fra cui una Casa della salute». Fra gli obiettivi futuri invece mette al primo posto «finanziamenti a sostegno dell’imprenditoria giovanile e più attenzione a “Garanzia Giovani”: alla Liguria sono andati 27 milioni di euro, ma bisogna monitorare attentamente i risultati. Perché nei mesi scorsi a volte mi è sembrato che i fondi siano serviti più per sostenere gli enti di formazione che per trovare realmente un lavoro ai ragazzi». «È necessario inoltre investire sulla promozione turistica della Regione e di Genova» aggiunge: «Bisognerebbe incrementare le aperture dei palazzi storici, magari con visite guidate condotte dagli studenti di Architettura e Storia dell’arte. E mi piacerebbe lavorare per favorire la trasformazione dei forti dismessi in ostelli».Sono tre i nati dal 1980 in poi nella lista dell’”Altra Liguria”, ispirata all’esperienza de “L’Altra Europa con Tsipras”. E non è più folta nemmeno la rappresentanza under 35 nella lista del Pd - una delle tre a sostegno della Paita - che si riduce a soli due candidati su trenta. Che diventano tre sollevando di qualche mese l’asticella e considerando Alessandro Terrile, classe 1979, [nella foto a destra], attuale segretario del Pd di Genova e unico candidato consigliere sotto i 36 anni inserito nel listino di Paita, nonostante alle primarie liguri avesse sostenuto Sergio Cofferati. Avvocato, iscritto al Pd dal 2007, Terrile indica fra le priorità «una decisa riforma dei costi della politica, con la diminuzione delle indennità per i consiglieri regionali, da portare al livello del sindaco della città capoluogo, e l’abolizione dei rimborsi». «Ma anche la modifica della legge elettorale regionale, con l’abolizione del listino e l’introduzione della doppia preferenza di genere». Per quanto riguarda i temi del lavoro, sottolinea alla Repubblica degli Stagisti che «bisogna invertire la tendenza che vede i ragazzi liguri più bravi e dinamici emigrare all’estero. È necessario investire sullo sviluppo del porto, delle infrastrutture e sui nuovi settori trainanti legati a ricerca e sviluppo. Portando al completamento, anche con investimenti pubblici, il villaggio della tecnologia sulla collina degli Erzelli, coinvolgendo l’Istituto italiano di Tecnologia». Altro fronte, conclude, è quello legato «al “made in Liguria” che va potenziato creando un marchio regionale d’eccellenza e supportando, anche con investimenti pubblici, la costituzione di consorzi e distretti che operano sulla filiera corta».Nei prossimi giorni la Repubblica degli Stagisti proseguirà il suo viaggio alla scoperta dei candidati “giovani” di questa tornata elettorale, con l'auspicio che molti di loro possano competere ad armi pari con i più anziani, ottenere la medesima visibilità e di conseguenza la possibilità di essere conosciuti dagli elettori. Perché il rischio, altrimenti, è sempre lo stesso: che gli anziani politicanti facciano fruttare le proprie rendite di posizione, i “bacini elettorali” costruiti in decenni, azzerando lo spazio per il ricambio generazionale. Sara Grattoggi

EY chiama a raccolta studenti e neolaureati per la sua Business Game Competition 2015

EY è una società di consulenza che occupa 190mila persone in 150 Paesi; in Italia dà lavoro a oltre 2mila persone, e dal febbraio di quest'anno fa parte dell'RdS network, il gruppo di aziende che abbraccia i valori della Repubblica degli Stagisti garantendo trasparenza nella gestione delle risorse umane e buone condizioni di stage e di primo lavoro ai giovani. L'azienda ha appena avviato la sua Business Game Competition del 2015, rivolta a studenti iscritti a lauree magistrali e a neolaureati delle aree dell’Economia e dell’Ingegneria. Si tratta di «un gioco di simulazione manageriale nel quale i team selezionati si sfidano nel mercato con l’obiettivo di diventare leader di mercato ed aumentare il valore della propria impresa». La Repubblica degli Stagisti ha chiesto a Valeria Leggio, da due anni nell'ufficio HR di EY con il ruolo di recruiter, di raccontare questa iniziativa. Cos'è una Business game competition e perché un'azienda come EY sceglie di realizzarne una?Il nostro business game dà la possibilità ai ragazzi che vi partecipano di mettersi alla prova nella gestione di un’azienda. Lo si fa in maniera dinamica e soprattutto virtuale nelle prime due fasi, che portano poi alla selezione dei dieci team finalisti, che discuteranno di persona la propria idea-progetto innovativo davanti ad una giuria di esperti. L'EY Business Game 2015 prevede tre fasi, la prima è in corso in questi giorni. In cosa consiste?La prima fase, aperta fino al 15 maggio, è lo Skill Game. I team si metteranno alla prova rispondendo a 24 domande a risposta multipla su vari ambiti, dalla conoscenza di temi e concetti legati al mondo dell’impresa al problem solving. Le domande hanno complessità variabile e ciascuna dà luogo ad un punteggio differente. Essendo ancora in corso i numeri di partecipazione cambiano continuamente: invitiamo quindi a formare la propria squadra e partecipare! I migliori 200 team che avranno ottenuto il ranking più alto parteciperanno alla fase successiva, che sarebbe il business game vero e proprio. Come sarà strutturata questa fase?Nella fase del Business Game i team selezionati dalla precedente si metteranno alla prova nella gestione ‘virtuale’ di un’azienda del settore food & wine. Ci saranno dieci gironi e quattri round di gioco, ognuno della durata di circa 5 giorni. Nei vari gironi le aziende ‘competeranno sul mercato’, ciascun team prenderà delle decisioni che avranno un impatto sull’azienda gestita e che porteranno, alla fine, a determinarne il valore. I dieci team che avranno gestito al meglio le proprie imprese raggiungendo il valore più alto, ossia i vincitori di ciascun girone, saranno invitati alla finale di Milano... ...Dove si sfideranno nell’elaborazione della Contest Idea. Cos'è?I dieci team finalisti lavoreranno su un progetto innovativo, con il supporto di un mentor di EY, che seguirà il team fino alla finale. In quest’occasione i team presenteranno la propria idea con la modalità dell’elevator pitch: dovranno essere chiari, sintetici ed efficaci nel raccontare il proprio progetto, che sarà poi valutato dalla giuria, composta da persone di EY e da esterni. Logisticamente, i dieci team finalisti dovranno passare un giorno a Milano: li rimborserete?Il Business Game è aperto a partecipanti di tutta Italia e perciò ci è sembrato corretto prevedere un rimborso per i viaggi per chi arriva da città al di fuori della Lombardia. Presentando la relativa documentazione ci impegniamo a rimborsare fino a 150 euro. Tutti i dettagli in proposito sono riportati nella sezione Regolamento del sito. Che premio si aggiudicherà il team vincente?Il team vincitore avrà la possibilità di svolgere uno stage di tre mesi qui in EY. Dalla gestione di un’azienda virtuale possono passare al confronto con tematiche ‘reali’ affrontate dai team nelle nostre Service Line, e, perché no, trovare la propria strada professionale e costruire le basi della propria carriera. Quali sono le caratteristiche e le competenze che riuscite a individuare, nei giovani, attraverso questo game?Troviamo che il nostro Business Game ci possa aiutare a vedere nei partecipanti quello che vorremmo vedere nei nostri candidati: la capacità di lavorare in team, di collaborare per raggiungere il risultato, dimostrando di possedere competenze tecniche e conoscenze, ma anche problem solving e creatività, nonché la capacità di parlare in pubblico e presentare in maniera efficace un progetto. Quest'anno avete deciso di dedicare il business game al tema Food & wine: l'avete fatto su ispirazione di Expo?Confessiamo che ci siamo fatti ispirare da questo grandissimo evento! Nell’anno di Expo non potevamo non parlare del settore food & wine. Speriamo che i team finalisti ci stupiscano con la loro creatività. Questa è la terza edizione della vostra Business Game Competition: quali sono i numeri delle precedenti?Sì, è la terza edizione, ma è del tutto ‘nuova’ rispetto alle precedenti. Nella prima, infatti, avevamo coinvolto solo quattro università italiane, salite a dieci nella seconda edizione. Se i numeri dei partecipanti, proprio per questo, non sono comparabili, l’evolversi della platea di partecipanti fa capire che per noi è sempre più importante aprirci a tutti gli atenei italiani, lasciando che sia il talento dei ragazzi a fare la selezione. Chi sono i ragazzi vincitori delle precedenti edizioni? Che progetti portavano e quali sono stati gli aspetti che hanno colpito la giuria?Il team vincitore della prima edizione ha lavorato su un’idea innovativa nel mondo del digital. Si è trattato di un team tutto al femminile [nella foto a sinistra], che ha colpito, oltre che per l’idea, per la capacità di presentare in pubblico in maniera davvero efficace. I vincitori della seconda edizione hanno lavorato su un progetto green, di recupero dei fondi di caffè che ‘riprendevano vita’ diventando detergenti, scrub per la pelle… Questo team, oltre all’esperienza di stage in EY, ha avuto l’opportunità di partecipare all’International Interns Leadership Conference, che ospita circa 2mila intern di EY da tutto il mondo ad Orlando, Florida. Qualcuno dei membri dei due team risultati vincenti nel 2013 e nel 2014, dopo lo stage premio, è per caso rimasto a lavorare in EY?Sì, abbiamo quattro giovani colleghi che, al termine dello stage premio, hanno scelto di rimanere con noi e proseguire il proprio percorso professionale. Il loro talento li ha portati da noi come premio e siamo quindi molto contenti che abbiano voluto confermarci come luogo in cui continuare a coltivarlo. Che consigli darebbe a qualche giovane interessato a prendere parte alla vostra EY Business Game 2015?Il mio consiglio è: buttatevi e mettetevi alla prova! È veramente un’ottima occasione per capire cosa vuol dire gestire un’azienda, collaborare in un team e, nella migliore delle ipotesi, lavorare su un proprio progetto che potrebbe, chissà, essere poi effettivamente realizzato. È un’occasione per vedere da vicino il mondo del lavoro, mettendo le basi del proprio network professionale.

Mille master e tirocini finanziati dalla Regione Lazio, apre il bando “Torno Subito” 2015

Sarà pubblicato domani, giovedì 7 maggio, il nuovo bando di “Torno Subito”. Il progetto della regione Lazio dedicato a studenti universitari e laureati anche quest’anno finanzierà master, corsi di formazione e work experience in Italia o all’estero, associati a uno stage “di ritorno” nel Lazio. L’edizione 2015, finanziata per 12 milioni di euro con risorse della nuova programmazione del Fondo sociale europeo 2014/2020, potrà coinvolgere circa mille ragazzi fra i 18 e i 35 anni: il doppio rispetto al 2014, quando erano stati ammessi 513 progetti [nella foto a destra, i vincitori della prima edizione al Maxxi di Roma]. Per candidarsi bisogna essere residenti o domiciliati nel Lazio da almeno sei mesi e risultare disoccupati o inoccupati, iscritti a un centro per l’impiego. Ogni aspirante candidato deve costruire il proprio progetto individuando autonomamente due partner: uno per la formazione all’estero o in altre regioni italiane e uno per il successivo stage nel Lazio, da scegliere fra aziende, università, enti di ricerca o del terzo settore - al momento sono circa 500 le realtà che hanno aderito al progetto.Diverse le novità del bando 2015, che verrà pubblicato sul sito di Laziodisu e rimarrà aperto fino al 6 luglio. Anche perché, come ammette il coordinatore del progetto Nicola Patrizi [nella foto a sinistra], «durante la sperimentazione del 2014, sulla base dei riscontri avuti dai ragazzi, abbiamo individuato gli aspetti da migliorare». Prima di tutto, il bando si dividerà in quattro. Oltre a “Torno Subito Italia” (Tsi) e “Torno Subito Estero” (Tse) – che prevedono un primo periodo di formazione da 3 a 6 mesi fuori dal Lazio e un secondo di tirocinio o attività di ricerca in regione, sempre da 3 a 6 mesi – si aprono due nuove possibilità. La prima è “Torno Subito - Formazione lunga” (Tsfl), in cui la prima fase di studio o formazione potrà estendersi dai 7 ai 12 mesi, mentre la seconda avrà la stessa durata (3-6 mesi). L’altra, invece, è “Torno Subito – Professioni cinematografiche” (Tsp), che sarà aperta anche a studenti e diplomati degli istituti tecnici superiori. In questo caso, il periodo di formazione all’estero o in altre regioni andrà da 1 a 6 mesi e quello di stage rimarrà invariato.Novità anche per quanto riguarda le spese pagate dalla Regione. Se per quelle dei master e dei corsi di formazione il tetto sarà sempre di 7 mila euro, che diventeranno 12 mila per i progetti di “Formazione lunga”, chi sceglie una work experience - cioè un tirocinio - per la prima fase da quest’anno riceverà un’indennità mensile di 600 euro lordi. Mentre anche quella per lo stage finale nel Lazio sarà di 600 euro lordi al mese (contro i 400 dello scorso anno). Saranno coperti, inoltre, anche i costi per la polizza sanitaria - consigliata per chi sceglie Paesi extra Ue - fino a 500 euro. E, per favorire la partecipazione al progetto di ragazzi disabili, è previsto il finanziamento dei costi supplementari fino a 4 mila euro, per servizi di assistenza, accompagnamento e trasporti.Le spese di mobilità e soggiorno - viaggio, vitto e alloggio - per il periodo all’estero o in altre regioni saranno sempre calcolate sulla base di tabelle standard incluse nel bando (per esempio, per gli Stati Uniti, sono previsti 1075 euro al mese). Ma dopo i problemi riscontrati da molti dei vincitori dell’edizione pilota, la Regione ha deciso di modificare le modalità e le tempistiche dell’erogazione dei fondi. Nel 2014 infatti ai partecipanti prima della partenza veniva dato solo un acconto del 50% sul totale del budget previsto. Che spesso non bastava per pagare master o corsi di formazione e sostenere le spese all’estero, tanto che alcuni ragazzi avevano dovuto anticipare una quota di tasca propria. Mentre per il secondo acconto del 30% bisognava aspettare il ritorno nel Lazio e per il terzo (del 20%) l’ultima fase di stage. Per far fronte al problema, subito segnalato dai ragazzi partiti nel 2014, era stato poi concesso a chi lo chiedeva un anticipo del secondo acconto. Da quest’anno, però, regole nuove: «Ai vincitori verranno subito erogati, prima della partenza, tutti i contributi relativi alla prima fase» assicura Patrizi «mentre durante lo stage riceveranno ogni mese l’indennità di 600 euro».Ancora è presto invece per fare un bilancio sulle ricadute occupazionali del progetto, visto che il percorso per quasi tutti i vincitori del 2014 non si è ancora concluso. Quel che si sa, per ora, è che sui 447 progetti poi effettivamente proseguiti, 315 sono arrivati alla conclusione della prima fase, e di questi 270 sono già passati a quella di tirocinio. «In 10 casi i progetti sono stati sospesi perché enti e aziende hanno deciso di trasformare gli stage in corso in contratti di lavoro» puntalizza fiero il vicepresidente della Regione e assessore alla Formazione, Massimiliano Smeriglio [nella foto a destra]. In particolare, in cinque casi su dieci, si è trattato di contratti di collaborazione a progetto, in un caso con partita Iva, in un altro di un assegno di ricerca presso l’università di Viterbo. Per un ragazzo, invece, la proposta della sport company in cui aveva fatto lo stage a Roma (dopo le esperienze a Londra in marketing e comunicazione sportiva) è stata quella di un contratto a tempo determinato. Mentre negli ultimi due casi le aziende (una del settore rifiuti, l’altra di ingegneria chimica) hanno optato subito per un contratto a tempo indeterminato.Sara Grattoggi

"Precari della giustizia", la Cgil domani in piazza con gli stagisti - cassintegrati

Domani, martedì 28 aprile, i precari della giustizia scenderanno in piazza a Roma per una manifestazione nazionale indetta dalla Cgil: di mattina un sit-in a piazza Cairoli, nel pomeriggio un presidio di fronte a Montecitorio per sensibilizzare la politica alla loro battaglia. Già lo scorso 17 aprile si sono svolte manifestazioni territoriali, in concomitanza, a Reggio Calabria, Milano, Cagliari, Bologna e Napoli. Qualche giorno fa i precari della giustizia hanno inviato addirittura una lettera al Papa per raccontargli la loro vicenda.Ma chi sono i "precari della giustizia"? Sono 2650 ex tirocinanti selezionati tra disoccupati, cassintegrati e neolaureati inoccupati coinvolti da cinque anni in un progetto volto all’inserimento lavorativo, finanziato con denari dell'Ue. In seguito il loro percorso è andato avanti grazie a progetti gestiti prima a livello regionale e poi dal Ministero della Giustizia, che hanno permesso ogni anno il rinnovo della convenzione di stage. Per eludere il limite massimo di durata, fissato dalla legge prima in 6 e poi in 12 mesi proroghe comprese per la loro categoria, regioni e ministero si sono inventati formule fantasiose, come “completamento del tirocinio” (2013) o “perfezionamento del tirocinio” (2014). Di fatto, dal 2010 a oggi, questi stagisti hanno riempito i buchi di personale degli uffici giudiziari italiani e dal primo maggio rischiano di essere mandati a casa senza prospettive concrete.«La Cgil vuole cercare, dopo 5 anni, una soluzione con il governo e rivolge un appello ai ministri Orlando e Madia, ma anche al premier Renzi, affinchè si ragioni sulla possibilità di trovare una collocazione contrattuale per riconoscere ai precari della giustizia lo status di lavoratori, coinvolgendo così tutte le controparti nella riforma della giustizia»: con queste parole qualche giorno fa Gianna Fracassi, segretario confederale Cgil, ha annunciato la mobilitazione.La proposta del sindacato è di far sì che l’inserimento di queste 2650 persone possa sopperire alla mancanza di personale del sistema giustizia Italia stimato intorno alle novemila unità: per far ciò la proposta è di utilizzare le risorse del Fondo Unico Giustizia. Finora il costo medio di questi tirocinanti è stato di 240 euro al mese pro capite, in prima battuta finanziati dal Fondo Sociale Europeo, Asse Occupabilità, come specificato da Daniele De Angelis, ex tirocinante e coordinatore dell'Upg (Unione Precari Giustizia), che ha anche inviato un messaggio di solidarietà ai colleghi del tribunale di Milano coinvolti nell’attentato del 9 aprile. Episodio che, tra le altre cose, evidenzia come la mancanza di personale - anche addetto alla sicurezza - comporti all'interno dei tribunali italiani non solo rallentamenti ma anche falle nella sicurezza.Il segretario nazionale della Funzione Pubblica, Salvatore Chiaramonte, chiarisce che questa non vuole essere un’operazione di tipo assistenziale e che anzi  si vogliono evitare i toni melodrammatici; le persone coinvolte sono donne e uomini che di fatto svolgono un lavoro mascherato da tirocinio e che chiedono semplicemente un riconoscimento ufficiale della situazione, come in qualunque paese civile. Chiaramonte spiega che questa non è una richiesta priva di fondamento giuridico o economico: non si chiede cioè la trasformazione tout court dei tirocini in rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Il segretario inoltre ha annunciato la presentazione di una vertenza contro il governo.Rispetto a come sanare la situazione, e a quanto costerebbe questa manovra alle casse dello stato, la Cgil dice che si potrebbero contrattualizzare gli ex tirocinanti con rapporti di lavoro a tempo determinato con i soldi del Fug, il fondo unico della giustizia. Ma la domanda nasce spontanea: dove porterebbero queste forme precarie di inserimento? Alla fine del tempo “determinato” cosa succederebbe? Il ministro Orlando, a cui la Repubblica degli Stagisti ha chiesto un commento, non ha ancora risposto. Fino ad ora le alternative ventilate dal ministero sono state due: garantire un punteggio aggiuntivo in caso di concorso, o coinvolgere questi tirocinanti nella creazione del nuovo Ufficio per il Processo, ufficio creato per l’implementazione del processo telematico; quest’ultima opportunità valida solo per i giovani con alto titolo di studio.Resta da capire come sia stato possibile che quasi 3mila disoccupati e cassintegrati, molti dei quali ultraquarantenni, siano stati utilizzati per ben cinque anni come stagisti nei tribunali, reiterando gli stage anno dopo anno, senza che nessuno all'interno del settore Funzione pubblica della Cgil o di altri sindacati se ne accorgesse, e si opponesse. Ora certo non resta altro che provare a convincere i ministri competenti a trovare una soluzione, se non altro per salvaguardare la dignità delle persone coinvolte: ma a questa situazione un Paese civile non sarebbe dovuto nemmeno arrivare.Maddalena D'Urso  

Riparte Eccellenze in Digitale con Google e Unioncamere: 128 borse di studio da 9mila euro

Una buona opportunità per appassionati di web e nuove tecnologie, con un profilo internazionale, conoscitori e potenziali valorizzatori delle ricchezze territoriali italiane. C’è tempo fino giovedì 30 aprile per candidarsi al progetto Made in Italy - Eccellenze in Digitale 2015, in collaborazione con Google e Unioncamere. I 128 under 30 selezionati riceveranno  ciascuno una borsa di studio di 9 mila euro e saranno impegnati nel progetto da giugno 2015 a ad aprile 2016 - ricevendo quindi, a conti fatti, un contributo di circa 1000 euro al mese.Dopo Distretti sul web ed Eccellenze in Digitale 2014, arriva al terzo anno la collaborazione fra Google e Uniocamere. «L’obiettivo è favorire la digitalizzazione del mondo imprenditoriale che rappresenta il meglio della produzione italiana» ha sottolineato il Presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello: «I risultati raggiunti nelle precedenti iniziative in termini di concrete opportunità di lavoro per i giovani borsisti e di diffusione della cultura digitale per tante nostre piccole e medie imprese ci spingono a rinnovare il progetto».Google si occupa della formazione dei selezionati e fornisce gli strumenti web e il materiale per il progetto (racconta uno dei venti selezionati per il progetto-pilota del 2013 che nel corso intensivo si viene «preparati in marketing, informatica, comunicazione, strategie economiche, internazionalizzazione»), mentre le borse sono finanziate da Unioncamere e dalle 64* Camere di Commercio che quest'anno partecipano al progetto.Conditio sine qua non per potersi candidare è la conoscenza approfondita del territorio per cui si intende fare domanda, mentre la residenza costituisce titolo preferenziale. Il concorso è aperto ai nati fino al 1986 e si può fare domanda per una sola provincia. Si richiede anche un elevato livello d' inglese ed è preferibile conoscere anche altre lingue. Rispetto ai bandi precedenti la prima novità di questa edizione è un impegno più lungo richiesto ai vincitori. «Abbiamo deciso di finanziare le borse di studio per un periodo di 10 mesi, mentre nelle edizioni precedenti i borsisti sono stati impegnati un semestre» conferma Barbara Rivolta, dell'ufficio stampa di Unioncamere: «I selezionati del 2015 partiranno a giugno col corso intensivo».Un altro cambiamento riguarda i requisiti: per i territori di Bari, Biella, Campobasso, Catanzaro, Cosenza, Cuneo, Fermo, Foggia, Genova, La spezia, Latina, Lecce, Monza e Brianza, Novara, Pavia, Pesaro e Urbino, Piacenza, Potenza, Prato, Reggio Emilia, Sassari, Savona, Sondrio, Taranto, Terni, Torino, Trento,Verbano Cusio Ossola, Verona, Viterbo, Agrigento, Caltanissetta, Chieti, Parma, Perugia, Pescara, Pistoia, Rieti, Rovigo, Siracusa basta essere maggiorenni e diplomati con almeno 70/100 in un istituto tecnico o commerciale. Per le restanti province invece occorre, come nelle edizioni precedenti, una laurea almeno triennale ottenuta con un punteggio non inferiore a 95/110 oppure aver ottenuto 120 cfu nel corso di laurea a cui si  è iscritti. La candidatura (non poteva essere altrimenti) si fa online sul sito di Eccellenze in digitale e sul sito dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne. Dopo aver inserito le proprie generalità, inizia il questionario vero e proprio: una sorta di modulo precompilato in cui andranno inseriti i titoli di studio ed eventuali master o corsi di formazione frequentati. Una seconda parte è dedicata ai livelli di conoscenza delle lingue straniere e alle capacità informatiche (dai programmi di editing, ai social, ai motori di ricerca). C’è anche spazio per raccontare le proprie esperienze di stage o di lavoro attinenti al progetto ed eventuali esperienze all’estero. Nella parte finale viene richiesto di indicare che cosa si potrebbe fare per migliorare la digitalizzazione nel proprio territorio.Sulla base delle risposte al questionario e dei titoli di studio verranno stilate le graduatorie provinciali. I primi trenta di ogni territorio saranno convocati a Roma per la selezione vera e propria, articolata in due fasi: si inizia con un test scritto, contenente quesiti di informatica, economia, marketing e cultura generale. Poi il candidato affronterà un colloquio volto ad accertare l’attitudine, le capacità relazionali e la conoscenza del territorio per cui si è fatta domanda.Tra i vincitori delle edizioni precedenti c’è chi ha aperto un’impresa, chi ha scelto il settore della comunicazione, chi lavora per alcune delle aziende o per le Camere di commercio coinvolte nel progetto e perfino chi è approdato negli uffici di Google in Irlanda. Ma anche per gli altri si sono aperte numerose porte nei settori più disparati. «Per i ragazzi delle scorse edizioni è arrivato il momento di passare il testimone ai nuovi digitalizzatori» conferma alla Repubblica degli Stagisti Diego Ciulli, senior policy analyst di Google, fra i curatori del progetto: «È un'esperienza che richiede una grande capacità di mettersi in gioco, aiuta a formarsi sotto più profili e a relazionarsi col mondo delle imprese e della pubblica amministrazione».Si legge nel bando che i vincitori, ovvero i primi due di ogni graduatoria provinciale, dovranno partecipare a un training intensivo previsto a giugno 2015, organizzare un evento di presentazione e riferire periodicamente i risultati del loro progetto. Admir Daca, 28 anni, vincitore del bando Eccellenze in digitale 2014 per la Camera di Commercio di Perugia, lo racconta da un punto di vista concreto: «In questa provincia ci siamo occupati delle piccole aziende dell’olio e dell’artigianato artistico. Per farlo ci siamo interessati trasversalmente d’informazione, marketing, siti web, social, progetti e fondi erogati dalle istituzioni. Siamo arrivati a seguire una quarantina di aziende. Come base avevamo gli uffici della Camera di Commercio, ma ci siamo spesso spostati nelle aziende e abbiamo partecipato a convegni e seminari legati al tema delle imprese e della digitalizzazione». Tutte attività molto interessanti e formative, che possono certamente essere messe a frutto nel proprio percorso professionale: «Ora ho vinto un progetto simile nel mio paese, l’Albania» chiude infatti Admir Daca, senza escludere di poter tornare di nuovo in Italia, in futuro, per nuove opportunità.Silvia Colangeli*Agrigento; Alessandria; Ancona; Ascoli Piceno; Avellino; Bari; Biella; Cagliari; Caltanissetta; Campobasso; Caserta; Catania; Catanzaro; Chieti; Cosenza; Cuneo; Fermo; Firenze; Foggia; Frosinone; Genova; La Spezia; Latina; Lecce; Lecco; Livorno; Lucca; Macerata; Monza e Brianza; Napoli; Novara; Nuoro; Padova; Parma; Pavia; Perugia; Pesaro e Urbino; Pescara; Piacenza; Pisa; Pistoia; Pordenone; Potenza; Prato; Ragusa; Reggio Calabria; Reggio Emilia; Rieti; Roma; Rovigo; Sassari; Savona; Siracusa; Sondrio; Taranto; Teramo; Terni; Torino; Trento; Verbano Cusio Ossola; Vercelli; Verona; Vicenza; Viterbo.