Il Coronavirus blocca anche il programma di tirocini per l'inclusione sociale di rifugiati e richiedenti asilo

Luisa Urbani

Luisa Urbani

Scritto il 13 Mag 2020 in Notizie

anpal Coronavirus tirocinio

Nel nostro Paese i migranti rappresentano una quota sempre maggiore all’interno delle fasce sensibili e a rischio di esclusione sociale. Per questo enti pubblici e privati elaborano politiche e misure di inclusione, tra cui i tirocini, rivolte all’integrazione socio-lavorativa di rifugiati e richiedenti asilo.

Tra le misure messe in campo c’è anche il Progetto Puoi, acronimo che sta per “Protezione Unita a Obiettivo Integrazione”. Affidato ad Anpal Servizi dal Ministero del Lavoro, e nello specifico alla Direzione generale dell’Immigrazione e delle politiche di integrazione, il programma al momento risulta essere sospeso a causa dell’emergenza sanitaria.  Una situazione che ha portato i destinatati del bando a non poter più svolgere il tirocinio e a trovarsi così in condizioni ancora più precarie.

Partito a marzo del 2019 e realizzato attraverso l’utilizzo integrato delle risorse del Fondo asilo migrazione e integrazione e del Fse Pon Inclusione 2014-2020, Puoi ha lo scopo di promuovere l’inserimento socio-lavorativo e l’integrazione attraverso la realizzazione di percorsi di politica attiva da parte degli operatori pubblici e privati del mercato del lavoro. Nello specifico, destinatari del bando sono i titolari di protezione internazionale e umanitaria, i titolari di permesso di soggiorno nonché i cittadini stranieri entrati in Italia come minori non accompagnati e regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale, in condizione di inoccupazione o disoccupazione.

Le risorse destinate al finanziamento dei percorsi sono di oltre 13 milioni di euro per 
4.500 doti individuali del valore di quasi 6mila euro ciascuna. I destinati del progetto, grazie ai fondi, possono fare un percorso formativo di nove mesi: sei dedicati allo svolgimento del tirocinio extracurriculare in una delle imprese aderenti e tre all’orientamento e accompagnamento nella ricerca di un lavoro.

Quante siano, al momento, le doti attive purtroppo non si sa. «I numeri sono ballerini,
molti sono gli enti che a causa dell'emergenza non riescono a recuperare la documentazione necessaria da inserire sulla piattaforma informatica, pertanto il numero degli attivati non sarebbe rispondente alla realtà» risponde Rosa Rotundo, responsabile del progetto per Anpal.

Per far sì che migranti e richiedenti asilo possano beneficiare dei programmi è necessaria l’intermediazione di soggetti autorizzati
a questo tipo di attività o di soggetti accreditati ai servizi per il lavoro a livello regionale, purché riconosciuti dalle normative regionali quali soggetti promotori di tirocini extracurriculari.

Tra questi c’è l’agenzia per il lavoro
Gigroup che, sin da subito, ha denunciato la difficoltà della situazione in cui stanno versando i destinatari del bando. «Noi, grazie al progetto, abbiamo potuto offrire a ventuno persone la possibilità di svolgere un tirocinio extracurriculare in società che operano in Toscana e in Piemonte. Si tratta di ragazzi e ragazze che vivono in situazioni precarie e che dal 9 marzo hanno dovuto interrompere le loro attività. Alcuni non possono nemmeno permettersi un alloggio e sono ospiti negli Sprar, i centri di accoglienza destinata ai richiedenti e ai titolari di protezione internazionale» spiega alla Repubblica degli Stagisti Carlotta Lenoci, referente politiche attive del lavoro di Gigroup.

Problemi di monitoraggio però non si hanno solo in relazione all’attivazione delle doti previste dal bando. Lo stesso discorso vale anche per le interruzioni degli stage. «Per quanto riguarda le sospensioni non abbiamo numeri precisi perché questi si modificano ogni giorno. L’unica cosa che possiamo dire è che dal 9 marzo sono stati interrotti quasi tutti i tirocini. Sono pochi quelli che si stanno svolgendo in smartworking. Alcuni però non si sono mai interrotti perché riguardano attività per le quali non è stata disposta la sospensione».

Per poter accedere al tirocinio è necessario che il beneficiario sia un soggetto disoccupato e non in formazione. Questo significa, spiega Lenoci, che «nessuno dei candidati, anche se il bando è stato sospeso, può fare altri lavori o altri corsi di formazione. Quindi, dal momento che non possono più lavorare nelle aziende dove erano stati collocati, non hanno nessuna forma di sostegno economico. Situazione ancora più grave per coloro che vivono negli Sprar perché lì, appena trovi un’occupazione, devi trasferirti.  Con la sospensione dei tirocini queste persone si trovano spaesate e vedono in noi la loro unica ancora di salvezza. Purtroppo però la decisione di sospensione i tirocini non è dipesa da noi. E noi, come loro, dobbiamo solo adeguarci a quanto previsto da Stato e Regioni per via dell’emergenza sanitaria».

La sospensione del progetto inoltre crea problemi economici anche agli enti intermediari
: «Il bando prevede lo svolgimento di una serie di azioni in itinere, sia burocratiche sia amministrative, che vengono realizzate a nostre spese» conferma la dirigente di Gigroup: «E, se il percorso formativo non viene completato a noi non viene retribuito quando già sborsato. Quindi, se un ragazzo, decide di iniziare un nuovo lavoro perché così non può pagarsi l’affitto, noi perdiamo tutti i soldi. Al momento per ogni candidato abbiamo speso circa 1500 euro»

Una situazione che ha portato Gigroup a rivolgersi ad Anpal servizi, senza però ottenere una soluzione. Ma perché, nonostante l’evidente difficoltà, ancora non si è deciso come risolvere il problema?


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Per poter soddisfare le richieste delle aziende abbiamo bisogno di tempi tecnici per fare tutte le verifiche e valutazioni necessarie per capire quali siano le strade percorribili» mette le mani avanti Rosa Rotundo: «Ci stiamo confrontando con esperti del settore e, non appena saremo certi che la soluzione individuata sia migliore e soprattutto la più percorribile, risponderemo a tutti e pubblicheremo una serie di note sul sito».

Ma quali sono le difficoltà? «Innanzitutto ci sono problemi legati alla burocrazia. Noi siamo guidati dal carattere sociale dell’intervento ma anche dall’attenzione all’uso dei fondi pubblici» risponde Rotundo: «Gestendo finanziamenti pubblici siamo sottoposti a controlli, ispezioni e dobbiamo agire nel rispetto delle regole. Nel momento in cui andremo a rendicontare le spese sostenute, dobbiamo avere la certezza di aver seguito tutte le regole. Ad esempio, se pagassimo una borsa così come disciplinato da una regione, dobbiamo essere certi che, al momento della rendicontazione, il fondo ci consenta di pagare la borsa. Altrimenti abbiamo usato denaro pubblico in modo improprio».

A rendere il quadro ancora più complicato anche il fatto che in materia di tirocini extracurriculari ogni Regione può legiferare come meglio crede.
Per questo, a seguito dell’emergenza sanitaria, ci sono state regioni dove i tirocini sono stati improvvisamente sospesi e altre dove ai soggetti ospitanti è stata data la possibilità di decidere se sospenderli o se farli proseguire da casa.

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Noi dobbiamo rispettare anche le norme regionali perché le Regioni hanno titolarità in materia e quindi l’avviso deve essere realizzato nel rispetto di quanto queste stabiliscono» aggiunge la responsabile Anpal: «Ciò ci porta a dover fare i conti con venti realtà diverse. Cercare di dare uniformità a tutto quello che sta accadendo sul territorio regionale non è così semplice ed immediato, soprattutto perché la situazione non si risolve semplicemente attendendosi a quello che stabiliscono le regioni.  Noi, basandoci sulle normative regionali, dobbiamo trovare delle soluzioni confrontandoci con gli organismi intermedi che coprono l’intervento quali il ministero dell’Interno e il ministero del Lavoro. Al momento – infatti – siamo in attesa di avere una risposta ufficiale dal ministero».

La situazione dunque non sembra risolversi in tempi brevi.
  Così, viste le problematiche economiche che i soggetti svantaggiati facenti parte del bando stanno avendo in questi mesi, alcune imprese coinvolte nel progetto hanno deciso di aiutare personalmente i giovani in difficoltà. «C’è chi si è offerto di donare 200 -300 euro a ragazzo oppure chi sta regalando buoni pasto. C’è stata una grande disponibilità da parte delle ditte coinvolte. Si tratta di imprese piccole dal punto di vista strutturale, ma grandi da quello umano» conclude Lenoci di Gigroup. E a intervenire però non sono state solo le aziende: «Alcuni privati hanno dato vita a vere e proprie campagne di crowdfunding su internet». Dove non arriva lo Stato arriva forse la solidarietà dei singoli cittadini.

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