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Giustizia, primi 168 posti a concorso: il tirocinio negli uffici giudiziari è titolo preferenziale

La ministra Marta Cartabia l’aveva annunciato a giugno: «I fondi del Recovery plan ci danno la possibilità di assumere, sia pur a tempo determinato, 16mila 500 giovani giuristi», per il costituendo Ufficio per il processo, una struttura che fa squadra e supporta il giudice nell’amministrazione della giustizia.Il primo bando è arrivato: 168 i posti a disposizione, di cui 130 per funzionari di vario profilo in area II e fascia retributiva F1 e 38 assistenti informatici in area II  e fascia retributiva F2. Data ultima per far domanda: le ore 17 di giovedì 5 agosto. Chi supera il concorso firmerà un contratto dal 2 gennaio 2022 della durata di 30 mesi, non rinnovabile, per il supporto delle linee di progetto di competenza della Giustizia amministrativa.Nello specifico i posti a disposizione sono per 120 funzionari amministrativi, sette funzionari informatici, tre funzionari statistici e 38 assistenti informatici. Si conoscono anche già le città di destinazione: per i funzionari amministrativi 34 posti al Consiglio di Stato, 40 presso il Tribunale amministrativo regionale per il Lazio a Roma, sei presso il Tar di Milano, 4 al Tar per il Veneto, 9 presso il Tar di Napoli e 5 presso quello di Salerno, 10 al Tar di Palermo e 12 in quello di Catania. I 7 funzionari informatici saranno assegnati al Consiglio di Stato, Servizio per l’informativa e i 3 funzionari statistici sempre al Consiglio di Stato ma al Segretariato generale della Giustizia amministrativa. I 38 assistenti informatici, invece, saranno ripartiti: 8 al Consiglio di Stato, 9 al Tar del Lazio a Roma, 2 al Tar di Milano e 2 a quello del Veneto, 5 a Napoli e 2 a Salerno, 5 a Palermo e sempre 5 a Catania.Il primo stipendio, per chi vincerà il concorso sarà: circa 1.770 euro al mese per i funzionari amministrativi e circa 1.800 per gli assistenti, per tredici mensilità. Per partecipare è richiesta la cittadinanza italiana o di uno degli Stati membri dell’Unione europea, il godimento dei diritti civili e politici e il titolo di studio previsto per l’accesso alla posizione per cui si sceglie di partecipare: quindi il diploma di istituto tecnico per la figura di assistente informatico e la laurea di primo livello per gli altri tre profili di funzionario. L’elenco delle lauree necessario è lungo, conviene leggere nel dettaglio il bando: non solo Giurisprudenza ma anche Scienze della politica, Scienze dell’economia, Fisica, Informatica, Matematica, solo per citarne alcune. È importante ricordare che ogni candidato può presentare domanda di partecipazione per un solo profilo e all’interno di questo per un solo ufficio giudiziario tra quelli indicati. La domanda di partecipazione va inviata esclusivamente per via telematica dal sito dedicato ai concorsi della Giustizia amministrativa dove sono presenti anche le faq e i documenti relativi al concorso. Prima di far domanda è necessario versare il contributo di ammissione di 10 euro per le spese sul  conto corrente postale 37142015 intestato a Banca d'Italia -  Tesoreria  centrale dello Stato - entrate Consiglio di Stato e  tribunale  amministrativo regionale  -  Ufficio  bilancio o fare un bonifico al seguente iban IT97L0760103200000037142015 con la causale   «contributo concorso a tempo determinato di n. 168 unità» e allegare alla domanda copia del versamento.Il bando potrebbe essere una soluzione, anche se solo temporanea, per alcuni dei tanti tirocinanti della giustizia – spesso persone over 30 ma anche over 40 e 50 – distribuiti negli uffici giudiziari di mezza Italia, concentrati per numero di partecipanti in particolare in Calabria, che da dieci anni continuano a vedere rinnovato il proprio tirocinio in questi enti pubblici contro tutte le leggi che disciplinano gli stage e ne vietano la reiterazione nel tempo. Per il solo profilo di funzionario amministrativo, infatti, costituisce titolo preferenziale nella formazione della graduatoria aver svolto il tirocinio presso gli uffici giudiziari, averlo completato pur non facendo parte dell’Ufficio per il processo, aver concluso il periodo di perfezionamento nell’Ufficio del processo. In pratica aver partecipato a una delle tante fasi dei rinnovi dei tirocini presso gli uffici giudiziari negli ultimi dieci anni. Elementi che vanno indicati in fase di compilazione della domanda.Certo, la richiesta della laurea tra i requisiti permetterà solo ad alcuni di parteciparvi, ma potrebbe consentire dopo anni di tirocinio di firmare un vero contratto di lavoro. In questo senso il concorso è ancora più importante perché si svolgerà con le nuove modalità di valutazione dei titoli prima della prova scritta, secondo la riforma Brunetta, consentendo a questi ex stagisti di ottenere subito il punteggio aggiuntivo. E non solo dopo l’eventuale superamento delle varie fasi selettive, come era stato fino ad ora e ampiamente criticato dai tirocinanti. Una volta fatta la valutazione dei titoli, i candidati con un punteggio minimo di 21/30 sono ammessi allo scritto in ordine di punteggio fino a cinque volte il numero dei posti a disposizione per ciascun profilo. La prova scritta consisterà in un elaborato con due risposte su materie che variano a seconda del profilo prescelto per cui si avranno a disposizione tre ore. La somma del voto della prova scritta e del punteggio dei titoli permetterà poi di stilare la graduatoria finale.Il concorso si svolgerà su sedi decentrate secondo un calendario già deciso, ma che dovrà essere confermato tramite avviso pubblicato il primo ottobre 2021 sempre sul sito istituzionale della Giustizia amministrativa ed eventuali variazioni di giorni e orari a causa dell’andamento dell’emergenza epidemiologica da Covid saranno comunicate sullo stesso sito dal 2 al 10 ottobre. Se nulla dovesse cambiare le date sarebbero: 11 ottobre ore 8 a Roma per le procedure gestite dalla Commissione per gli uffici del processo di Roma e per i profili di funzionario informatico e statistico; stessa data ma ore 15 per il Tar di Milano; 12 ottobre ore 8 per il Tar di Napoli e ore 15 per quello di Salerno; 13 ottobre la mattina a Palermo e il pomeriggio a Catania; 14 ottobre per il Tar del Veneto.Una volta stilata la graduatoria finale, con preferenza del candidato più giovane a parità di punteggio, e attribuiti i posti, nel corso dei trenta mesi successivi l’amministrazione potrà utilizzarla per eventuali sostituzioni necessarie. Il 30 giugno 2024 la graduatoria cessa la sua validità e non sarà più possibile il suo scorrimento. Nel bando si precisa che i vincitori saranno assunti con contratto a tempo determinato soggetto a un periodo di prova di quattro settimane, ma c’è anche un’altra novità rispetto al passato: l’attività è svolta prevalentemente in modalità lavorativa da remoto. Nei prossimi mesi dovrebbero essere pubblicati altri bandi per riuscire a reclutare le quasi 17mila risorse necessarie per avviare definitivamente l’ufficio per il processo. Le prime immissioni in ruolo partiranno a gennaio 2022.Il contratto, come detto, è a tempo determinato ma costituirà per il personale assunto con la qualifica di funzionario amministrativo in possesso di una laurea in giurisprudenza titolo per l’accesso al concorso per magistrato ordinario e anzianità per quello a referendario del Tar. Vale anche come titolo di preferenza per l’accesso alla magistratura onoraria ed equivale a un anno di tirocinio professionale per l’accesso alla professione di avvocato o a un anno di frequenza dei corsi della scuola di specializzazione per le professioni legali.In più già nel bando è specificato che nelle successive procedure di selezione per il personale a tempo indeterminato, l’amministrazione della Giustizia amministrativa potrebbe prevedere l’attribuzione di un punteggio aggiuntivo per chi ha avuto questo contratto di 30 mesi. Non resta quindi che munirsi di Spid, per chi ancora non lo avesse, far domanda e cercare di far parte di quella che, finora sulla carta, dovrà essere una delle grandi rivoluzione del sistema giustizia in Italia.Marianna Lepore

Le dieci aziende che hanno brillato nell'annus horribilis 2020 per la gestione virtuosa dei giovani

È di nuovo tempo di AwaRdS, i premi che la Repubblica degli Stagisti assegna annualmente alle aziende che si distinguono per una particolare eccellenza nelle policy dedicate ai giovani. Quest’anno i premi sono ancor più significativi del solito perché sono riferiti alle performance dell’annus horribilis 2020: sono stati attribuiti, cioè, in base ai dati che le aziende che fanno parte dell’RdS network hanno fornito alla Repubblica degli Stagisti rispetto a quanti tirocinanti hanno accolto tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2020, quanti ne hanno assunti, con quale tipo di contratti e così via.  L’AwaRdS per il miglior rimborso spese va quest’anno a everis, Ferrero e Flex: queste tre aziende garantiscono ai propri stagisti ben 1000 euro al mese di indennità (e anzi, anche di più, perché prevedono anche altri benefit come i buoni pasto, la mensa gratuita…)«Il modello di everis poggia sui giovani, e il 2020 è stato un anno difficilissimo» ha detto Francesca Muscillo del Dipartimento People di everis [nella foto accanto] nel ritirare il premio: «Se dal vivo è tutto più semplificato – la relazione, il rapporto con i colleghi – chiaramente da remoto è mancato questo aspetto. Però noi abbiamo deciso di aumentare gli incontri di monitoraggio per verificare l’andamento degli stage e intercettare eventuali situazioni di disagio. E i numeri ci hanno dimostrato che i ragazzi hanno apprezzato il nostro modello». «Noi siamo una grande azienda: questo – il rimborso agli stagisti – è un “dovuto”. Ce lo possiamo permettere, è giusto» le ha fatto eco Mauro Clara, Talent Manager, ricordando come anche in Ferrero nel 2020 il numero di stage sia stato molto inferiore agli anni precedenti: «Eravamo molto preoccupati sulla sicurezza dei lavoratori; come tante aziende abbiamo privilegiato la sicurezza, in questo caso agli stage. Stiamo riprendendo, perché la situazione si sta normalizzando: l’obiettivo è quello di aumentare il numero degli stage».Un rimborso così alto non è proprio un “dovuto”, basti pensare che la Regione Lombardia pone come indennità minima per legge 500 euro, e per giunta i tirocini curricolari in tutta Italia possono ancora essere gratuiti, perché non c’è nessuna normativa che garantisca il diritto a una indennità mensile per questa tipologia di tirocini: mentre le tre aziende che hanno vinto l’AwaRdS per il miglior rimborso spese assicurano anche agli stagisti curricolari lo stesso trattamento economico degli extracurricolari. Del resto, come ha ricordato Melissa Friedman, HR manager di Flex,  «I ragazzi che vengono da noi provengono da design e da ingegneria; quello che offriamo come esperienza è sicuramente un’esperienza reale, fanno parte di un project team, è corretto che siano rimborsati in un modo adeguato per quello che danno».Un’altra categoria premiata con gli AwaRdS è quella delle aziende che assumono oltre il 90% degli stagisti (con un contratto di almeno 12 mesi). Quest’anno il premio è andato a T4V, Prometeia ed everis.T4V in particolare ha accolto nel corso dell’anno scorso 10 stagisti, di cui 3 curricolari, e poi li ha assunti con contratto a tempo indeterminato. La Talent Manager Monica Cremaschi, ritirando l’AwaRdS “in delega” all’amministratore unico di T4V Stefano Ciavatta, ha ricordato come l’adesione di T4V al network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti sia stata, nel febbraio del 2020 appena prima dello scoppio della pandemia, «un po’ una scommessa mia: ho portato in azienda l’idea di dare visibilità agli stage che facevamo» e al fatto che «siamo tra quelli del 98%, e gli stagisti da noi vengono assunti direttamente a tempo indeterminato!».Premiata anche Prometeia per i suoi 60 stage del 2020, di cui 26 curriculari, che in più del 90% dei casi si sono trasformati in un’assunzione con contratto di apprendistato. «Questo è una grande soddisfazione e la riprova di quanto l’attenzione verso i giovani sia legata al dna di Prometeia» ha commentato Gioia Di Summa, responsabile del Professional Development in Prometeia, citando il lavoro di tutto «il team di recruiting guidato da Tommaso Musillo. Anche durante la pandemia siamo riusciti attraverso lo stage a garantire esperienze formative importanti, sopratutto grazie alla capacità di fare coaching alle persone più giovani: una dimensione indispensabile per sviluppare competenze e permettere poi che emergano i talenti». La terza azienda premiata in questa categoria è everis - che ha realizzato così una “doppietta” di AwaRdS: con 103 stage attivati nel 2020, di cui 6 curriculari, quasi tutti poi assunti a tempo indeterminato, everis è una “veterana” di questo premio: «È un onore essere qui» ha detto Giada Trovato, Talent Acquisition & Employer Branding Specialist: «Noi facciamo tanti stage, basiamo la nostra azienda sulla formazione di figure junior per poi farle crescere», e rispetto alla nuova modalità di tirocinio da casa, nata e cresciuta impetuosamente in tempo di lockdown, ha scherzato: «Stiamo cercando di far tornare i nostri ragazzi, invogliarli a tornare in ufficio e a vivere la realtà aziendale». Perché uno stage “in presenza” è certamente più efficace di uno “a distanza”!Vi è poi un AwaRdS slegato dalle performance sugli stage: è quello che viene assegnato per il miglior rapporto tra organico aziendale e nuove assunzioni di under 30 senza passare per la fase del tirocinio. Quest’anno il riconoscimento va a quattro aziende: BIP, Nestlé, EY e illimity.In BIP, che conta oltre 2.164 dipendenti in Italia, sono stati 220 i giovani portati a bordo nel corso del 2020 senza passare attraverso lo stage, quasi tutti direttamente a tempo indeterminato. «Stiamo investendo tantissimo nella fase post-stage, che è una fase cruciale dell’inserimento: seguiamo molto da vicino le persone almeno per 12-18 mesi nel loro inserimento con un affiancamento costante sia lato progettuale sia come HR business partner, per far sentire forte la presenza dell’azienda» ha detto il Chief HR officer Fausto Fusco: «Vogliamo creare percorsi per i neolaureati e i neodiplomati cercando di fare dello stage semplicemente una tappa in un percorso più ampio». Nestlé nell’anno della pandemia ha assunto 345 under 30, prevalentemente con contratto a tempo determinato della durata di un anno, su un organico aziendale in Italia di oltre 3.600 dipendenti. «Siamo felici di poter dire che Nestlé assume, e che assume ragazzi anche al di là dello stage» è stato il commento di Giovanna Raffi del Talent Acquisition team di Nestlé nel ritirare il premio: «Il nostro impegno sui giovani è un impegno non solo a livello nazionale: Nestlé ha una grande responsabilità anche a livello di gruppo, a livello globale».Premiato anche il Gruppo EY, che ormai di questo specifico premio ha una vera e propria “collezione” data la sua propensione ad assumere direttamente: nel 2020 ha messo sotto contratto 339 under 30, prevalentemente con contratto di apprendistato e 82 direttamente a tempo indeterminato, su 4.155 dipendenti. Maria Casagrande, Employer Branding Specialist, si è detta «contentissima quest’anno di questo premio perché abbiamo fatto una quantità di sforzi verso i nuovi assunti, verso i nostri stagisti e i nostri tantissimi apprendisti. Già nell’apprendistato abbiamo una formazione che è obbligatoria ma ne facciamo anche di più, tanta di più: in EY la formazione è di una qualità incredibile».Ad aggiudicarsi l’AwaRdS per la miglior performance di assunzioni dirette di giovani anche illimity, l’unica banca attualmente presente nell’RdS network, con 31 giovani assunti nel 2020 senza passare attraverso lo stage, quasi tutti direttamente a tempo indeterminato, su 443 dipendenti. A ritirare il premio la Team Leader Talent Acquisition & Development Ilaria Pascutti e la Talent Acquisition & Development Junior Specialist Melany Bresciani, che ha sottolineato come in illimity puntino «tantissimo sul potenziale delle persone». Bresciani, a sua volta fresca di laurea, non ha nascosto «a volte è anche difficile trovare aziende che puntino su di te anche quando magari non hai nessuna esperienza», citando l’assurdità purtroppo frequente degli «stage solo per persone con esperienza!». Per quanto riguarda le assunzioni dirette, sono un modo per «dare una possibilità anche a quei giovani che sono già pronti per fare il salto, sia con un’assunzione a tempo indeterminato sia con apprendistato». Un AwaRdS speciale è quello “10anni+ con RdS” consegnato quest’anno a Danone per celebrare il (primo!) decennio di collaborazione con la Repubblica degli Stagisti. Danone ha aderito all’RdS network nel lontano 2011: «Grazie per questi dieci anni insieme» ha detto Martina Boriani, HR business partner: «In questi dieci anni Danone è cresciuta tantissimo, siamo diventati una Bcorp, facciamo parte di questo gruppo di aziende virtuose. Siamo cresciuti tantissimo anche nella gestione degli stageurs: e su questo devo ringraziare anche la Repubblica degli Stagisti. Abbiamo fatto dei passaggi importanti, l’ultimo e più significativo che mi viene in mente è quello di garantire il welfare ai nostri stagisti, che beneficiano di 2.300 euro netti all’anno suddivisi per semestre, oltre al rimborso spese; e se l’abbiamo fatto è anche grazie al vostro supporto». Il “Bollino OK Stage” della Repubblica degli Stagisti, infine, quest’anno è andato a: Arval, Bip, Bruschi, Danone, Everis, Ferrero, Giappichelli, EY, Sapio, illimity, Manpower, Marsh, Mercer, Meta System, NWG Energia,  Prometeia, Sic, Sperlari, Spindox e T4V.

Tirocinanti degli enti pubblici calabresi (e non solo), 85 milioni dal decreto Sostegni Bis: assunzioni più vicine

Presentati, poi bocciati, infine riammessi e ieri definitivamente approvati: sono gli emendamenti al decreto Sostegni bis dedicati ai tirocinanti calabresi presentati da Francesco Cannizzaro, esponente di Forza Italia, in commissione bilancio alla Camera dei deputati. Ieri il decreto legge, il 73/2021, ha ricevuto 444 voti favorevoli e dovrà ripassare al Senato per ricevere l’approvazione finale entro il 24 luglio.In linea di massima il testo non dovrebbe più cambiare. Quindi gli articoli si possono dare per definitivi. In questo caso sono due quelli che interessano i tirocinanti calabresi: le proposte 50.051 e 50.056 con primo firmatario appunto Cannizzaro, che poi nel testo definitivo sono diventati articolo 50 ter e 50 quater.Con il primo articolo si consente al Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, «Al fine di promuovere la rinascita occupazionale delle regioni comprese nell’obiettivo europeo Covergenza (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e migliorare la qualità degli investimenti in capitale umano» di bandire «procedure selettive per l’accesso a forme contrattuali a tempo determinato e a tempo parziale di 18 ore settimanali, della durata di 18 mesi alle quali sono prioritariamente ammessi i soggetti già inquadrati come tirocinanti nell’ambito dei percorsi di formazione e lavoro presso il Ministero della cultura, il Ministero della giustizia e il Ministero dell’istruzione». E qui c’è il primo cambiamento rispetto all’emendamento iniziale del deputato calabrese. Nel primo testo, infatti, gli emendamenti erano indirizzati prettamente ai tirocinanti che avevano svolto il tirocinio negli uffici pubblici della Calabria. Mentre nella versione finale si fa riferimento alle regioni dell’obiettivo Convergenza, ovvero quelle il cui prodotto interno lordo pro capite è inferiore al 75 per cento della media dell’Unione europea allargata. E quindi, appunto, nel caso specifico italiano di Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Il che significa che il dipartimento della funzione pubblica può bandire queste selezioni in tutte le quattro regioni. Prima devono essere individuate le unità di personale da assegnare a ciascuno dei ministeri e l’area di inquadramento economico, come specificato nel comma 2. I requisiti di accesso sono specificati nel comma 3: il titolo di studio pari o superiore a quello della scuola dell’obbligo e i requisiti previsti per l’accesso al pubblico impiego. A organizzare le selezioni sarà il Dipartimento della funzione pubblica tramite il Formez PA e le graduatorie approvate a conclusione delle procedure potranno essere utilizzate per assunzioni a tempo determinato anche da parte di altre amministrazioni pubbliche, come specificato al comma 5. Il nodo risorse arriva subito dopo: per la realizzazione di questi interventi «è autorizzata la spesa complessiva di 60 milioni di euro, di cui 20milioni per il 2021 e 40milioni per il 2022».Risorse, quindi, che potrebbero essere utilizzate per i circa 2mila tirocinanti calabresi “ministeriali” ovvero quelli che hanno svolto tirocini presso ministero della Giustizia, dell’Istruzione e della Cultura ma non per i tirocini di inclusione sociale, che riguardano circa 4.700 persone, come già spiegava Saverio Bartoluzzi, coordinatore provinciale dell’Unione sindacale di base (Usb) di Vibo Valentia, qualche settimana fa alla Repubblica degli Stagisti. Non solo, i 20 milioni per il 2021 e i 40 per l’anno seguente a questo punto potrebbero essere utilizzati per selezioni anche nelle altre tre regioni Convergenza con un evidente taglio di possibili contrattualizzazioni calabresi.Il secondo articolo rivolto sempre alla platea degli stagisti in questo caso solo calabresi, riguarda la platea dei 4.700 esclusi dall’altro provvedimento, ovvero i partecipanti ai tirocini di inclusione sociale rivolti a disoccupati già percettori di trattamenti di mobilità in deroga prorogati dalla regione Calabria. Per loro «è assegnato alla medesima regione un contributo di 25 milioni di euro per l’anno 2021, finalizzato all’integrazione dell’indennità».Un successo di dialettica politica visto che nell’iniziale emendamento presentato da Cannizzaro si parlava di 10 milioni di euro. Ma l’ennesima proroga contra legem di tirocini cominciati anni fa e rinnovati negli anni senza alcuna possibilità di un vero inserimento occupazionale.In pratica, quindi, i ministeriali potranno accedere a delle selezioni riservate per contratti a tempo determinato di 18 mesi, con il miraggio di essere trasformati a tempo indeterminato complice il turn over e la carenza di organici, mentre i Tis per il momento devono accontentarsi di una proroga del tirocinio ma potranno contare su un aumento dell’indennità. Le nuove risorse impegnate, infatti, consentiranno un aumento di circa 400 euro al mese del rimborso ad oggi previsto, arrivando quindi a quasi il doppio. Ma come Bartoluzzi aveva spiegato, consentirebbero solo un’ulteriore agonia per questi stagisti, che dopo un anno si ritroverebbero esattamente allo stesso punto di partenza. Nonostante i punti oscuri, su tutti l’ennesimo rinnovo di un tirocinio e la non sicurezza per i ministeriali di vedere tra 18 mesi l’assunzione, il deputato Cannizzaro è soddisfatto, al punto da scrivere sulla sua pagina facebook «È qualcosa di straordinario, perché conferma la grande attenzione del Governo per la prima volta nella storia dei tirocinanti calabresi. E ciò permetterà loro un cammino meno ripido fino alla stabilizzazione». La Repubblica degli Stagisti ha provato per due settimane a richiedere un’intervista a Francesco Cannizzaro che ad oggi, però, non ci è stata ancora concessa. Nel frattempo il direttivo del costituendo Comitato “Centriamo l’Art. 1”, formato dagli stagisti calabresi, ringrazia con una lettera aperta per i risultati ottenuti ma ricorda come il percorso verso la stabilizzazione definitiva richieda tempi lunghi e non dimentica di «essere stati per quasi un decennio abbandonati a noi stessi e confinati all’interno del limbo di un precariato mortificante». Dieci anni di tirocini rinnovati in enti pubblici contra legem con appoggi trasversali di tutto l’arco politico, senza ferie, malattia, maternità, a soggetti over 30, anche over 40 o 50, per ricoprire ruoli anche molto delicati spesso senza alcuna supervisione. Tutto questo potrebbe veramente avere una fine vicina. Ma vista la cronaca degli ultimi anni meglio essere cauti e vedere cosa realmente accadrà nei prossimi mesi. Marianna Lepore

Gli stage dopo il Covid: il primo evento in presenza di RdS dallo scoppio della pandemia

Per la prima volta da un anno e mezzo la Repubblica degli Stagisti torna a organizzare un evento in presenza. Si tratta di Best Stage, l’appuntamento annuale dedicato all’occupazione giovanile e ai più importanti fatti di attualità che riguardano il grande tema dell’accesso dei giovani al mondo del lavoro. Quest’anno il titolo del convegno è “gli stage dopo il Covid”, perché innegabilmente la pandemia ha inciso in maniera potente sulla vita dei giovani italiani, specialmente quelli che si apprestavano e apprestano a entrare nel mondo del lavoro.Gli ospiti di Eleonora Voltolina, fondatrice e direttrice della Repubblica degli Stagisti, quest’anno saranno tre: il giuslavorista Maurizio Del Conte, già presidente di Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, e oggi alla guida di Afol metropolitana, l’azienda speciale consortile per la formazione, l'​orientamento e il lavoro del territorio metropolitano milanese.Poi Paolo Romano, segretario metropolitano dei giovani democratici di Milano, che racconterà il grande lavoro portato avanti per presentare in Parlamento due proposte di riforma coordinata dei tirocini e dell’apprendistato: un’iniziativa dal titolo #LoStageNonèLavoro che ha raccolto oltre 50mila firme su Change.org e che si spera potrà portare miglioramenti sostanziali a livello normativo.La terza ospite sarà Cristina Tajani, assessora alle Politiche del lavoro, attività produttive, commercio e Risorse umane del Comune di Milano. Tajani, che ha annunciato di recente l’intenzione di non ricandidarsi alle elezioni comunali del prossimo autunno dopo due mandati prima nella giunta Pisapia e ora nella giunta Sala, ripercorrerà le iniziative e i progetti portati avanti in questi dieci anni con la Repubblica degli Stagisti, a partire dalla prima “mappatura” degli stage sul territorio milanese - realizzata proprio su commissione dell’assessorato e presentata nell’ormai lontano gennaio del 2012, quando Tajani era assessora da pochi mesi, e poi aggiornata nel 2019. Durante l’evento verranno anche premiate le aziende virtuose del network della Repubblica degli Stagisti che, nonostante l’anno difficile dovuto alla pandemia, hanno avuto performance eccellenti rispetto all’indennità di stage erogata, al tasso di assunzione post stage (oltre il 90%!) e alle assunzioni di giovani under 30 senza passare attraverso lo stage.Verrà anche presentata la nuova edizione della “Guida Best Stage”, pubblicazione elettronica, scaricabile gratuitamente sul sito della Repubblica degli Stagisti, che riassume le informazioni più importanti sul tema dello stage, con un quadro sintetico ed esaustivo della situazione normativa regione per regione, e che presenta una per una le aziende che fanno parte dell'RdS network. La Guida Best Stage, giunta alla sua settima edizione, è un supporto dedicato a tutti i giovani per gestire la propria ricerca di lavoro in maniera informata e responsabile, avere un'idea chiara del contesto di riferimento, e saper giudicare le offerte senza rischiare di cadere in situazioni poco chiare o senza sbocchi. Negli anni è stata scaricata da centinaia di migliaia di giovani, e l’auspicio è che anche questa edizione possa essere uno strumento utile per non sentirsi perduti nel mare magnum del mercato del lavoro… e del “mercato degli stage”.L’evento Best Stage sarà quest’anno l’occasione per fare il punto sulle difficoltà che i giovani italiani, specialmente gli stagisti e aspiranti stagisti, si sono trovati ad affrontare con la pandemia di Covid, e su come la situazione sta evolvendo e i possibili scenari per il futuro prossimo. «Questo è il primo evento "in presenza" dallo scoppio della pandemia» chiude Voltolina «e c'è una certa emozione nel tornare a vedere le persone... di persona!».L’appuntamento è per oggi pomeriggio alle 15 a Palazzo Reale [per le restrizioni dovute al Covid, l’ingresso è consentito solo a chi si è precedentemente accreditato online]

“Un'altra prospettiva”, lavorare in consulenza dopo una laurea umanistica: il corso accellerato di BIP e PoliMi

Torna il corso di formazione intensivo per laureati umanistici che vogliono dare una svolta digitale alla loro carriera. Dopo un anno di pausa, per ovvi motivi “pandemici”, la società di consulenza BIP organizza una nuova edizione del suo Bootcamp: una opportunità costruita insieme al MIP-Politecnico di Milano e dedicata appunto ha chi ha una formazione universitaria umanistica ma desidera buttarsi nel campo – professionalmente molto fertile – della consulenza d’impresa.Per l’ultima edizione, nel 2019, a Bip erano arrivate ben 200 application: l’azienda aveva poi preselezionato 50 candidati, che avevano svolto l’iter di selezione per poi arrivare alla rosa finale dei 15 ammessi al Bootcamp. Numeri un po’ ridotti per questa edizione 2021, per la quale le candidature sono aperte fino a venerdì 23 luglio: «In questa edizione la classe sarà composta da dieci persone, al fine di garantire un’allocazione ottimale sui progetti di BIP» spiega Ursula Buchmeiser, austriaca, in BIP da quattordici anni e oggi HR Transformation Lead. Il corso intensivo comincerà il 10 settembre e avrà una durata di un mese:  «Quest’anno concentreremo la didattica in quattro settimane sfruttando l’utilizzo di una innovativa piattaforma di apprendimento digitale (DHUB) sviluppata da MIP su tecnologia Microsoft. Tale approccio ci permetterà di coniugare la fruizione di pillole digitali in modalità asincrona, con live session gestite da docenti MIP e nostri esperti BIP». Rispetto alle edizioni passate, e forse anche a causa della spinta che la pandemia di Covid-19 ha dato alla didattica a distanza, quest’anno il 100% della formazione “in aula” sarà da remoto: «Siamo riusciti in questa edizione a costruire un approccio didattico estremamente innovativo, che coniuga diverse modalità di apprendimento e fruizione dei contenuti», conferma Buchmeiser, «come live session in digitale, online ed esercitazioni periodiche, per massimizzare l’efficacia della formazione e preparare i partecipanti alle sfide della consulenza».La fee di partecipazione è fissata a 1.500 euro, che idealmente sono “compensati” dai 2.400 euro di compenso per lo stage trimestrale (BIP, che da anni è una delle aziende virtuose dell'RdS network, offre ai suoi stagisti 800 euro al mese, che salgono a 1000 per i fuorisede) che segue il percorso di formazione in aula [Tutte le informazioni sui costi, il programma e le modalità di candidatura al Boot Camp sono disponibili in questa brochure e video di presentazione].Complessivamente dei 30 ex “bootcampini” – conteggiando insieme quelli che hanno partecipato alla prima edizione e quelli che hanno partecipato alla seconda – al termine dello stage BIP ha ne ha assunti a tempo indeterminato 22. L’iniziativa è quindi un vero e proprio canale di recruiting per l’azienda, che nel suo organico vuole affiancare ai “classici” neolaureati in economia e ingegneria anche giovani con background formativi e quindi anche una forma mentis differente.  E quando si dice “background differenti”, non lo si dice per dire: uno dei partecipanti all’ultima edizione, Paolo Napolitano, per esempio ha una laurea in Scienze Storico-Religiose con una tesi sul «Prototipo del sovrano giusto nella letteratura copta: i casi di Alessandro Magno e Costantino».«L’egittologia mi appassionava fin da piccolo» racconta lui alla Repubblica degli Stagisti: «Tutta colpa della leggenda della maledizione di Tutankhamun… E del film “La Mummia”! Anche se poi studiando ho scoperto che di veritiero in quel film non c’è quasi nulla, infatti ci sono rimasto un po’ male. Durante i due anni di magistrale mi sono appassionato di coptologia, cioè il mondo cristiano egiziano; ho fatto una tesi sperimentale e ho dovuto tradurre geroglifici».Passare dai geroglifici alla consulenza aziendale è un passo non da poco, ma Napolitano ha avuto un’intero clan a sostenerlo nella scelta di cambiare rotta: «In famiglia mia tutti sono consulenti e laureati in matematica, tranne mia madre che è avvocata. Tutti mi parlavano di consulenza, di quanto fosse stimolante la relazione con il cliente. I miei conoscevano Bip, mi hanno detto che era ottima e di provarci».L’impatto con il BootCamp è stato buono: «Ero convinto che la prospettiva manageriale fosse difficile, invece è stata appassionante, mi piaceva e quindi capivo bene l’aspetto strategico – acquisire e gestire clienti. Pensavo fosse una delle materie più difficili… e invece no. Stessa cosa per la settimana dedicata alla finanza: io ho grossi problemi con i numeri, ma il professore ha spiegato concetti difficili in materia molto chiara, anche attraverso esercitazioni e laboratori».Quando ha iniziato il BootCamp Napolitano aveva 24 anni (oggi ne ha da poco compiuti 26); giusto il tempo di finirlo, fare lo stage di tre mesi, venire assunto, ed è scoppiata la pandemia: «Per amore avevo scelto Milano come sede dello stage, trasferendomi da Pomezia, la mia città. Abbiamo vissuto il primo lockdown a Milano, e poi abbiamo deciso di tornare giù» – in una situazione più confortevole, anche in caso di eventuali lockdown successivi. Il trasferimento nella sede romana di BIP è stato chiesto e ottenuto immediatamente, senza problemi.Marta Longo, invece, sembra felice della sua sistemazione milanese: friulana d’origine, laureata alla prestigiosa scuola per Interpreti e traduttori di Trieste, tante esperienze di studio e lavoro anche all’estero nel curriculum, è arrivata al Bootcamp a venticinque anni. Già lavorava ma non era contentissima, «purtroppo mi stufo presto se non ho stimoli» ammette.«Fortunatamente ho avuto l’opportunità di partecipare a questo progetto e di dare un’altra prospettiva a un percorso che altrimenti sarebbe stato già scritto. Non dico che la scelta di studiare le lingue fosse stata casuale, a me le lingue piacevano!», confida, «Ma a diciott’anni non si hanno forse le idee troppo chiare». Oggi che ne ha ventisei farebbe una scelta diversa: «Mi affascinerebbe molto fare Ingegneria, o Biologia».Il BootCamp per lei è stata una esperienza entusiasmante: «Mi è piaciuto moltissimo tornare sui banchi perché lo fai con una testa diversa – all’università sei ancora un po’ giovane. Affronti le giornate in maniera diversa. Strategy è stata la materia che mi è piaciuta di più: il professore giovane e bravissimo». Del processo di selezione ricorda di avere fatto «un assessment con altre tre ragazze, una presentazione più un test di inglese, un test di logica e un test di cultura generale. Nel colloquio individuale mi chiesero quante lampadine ci fossero a Codroipo, il mio paese natale: era una domanda di logica. Il feedback della giornata di assessment l’ho avuto quasi subito, la settimana dopo: ero molto felice».«Per me il Bootcamp è stata una sfida tosta ma bella da affrontare» dice Paolo Napolitano: «Si conoscono persone del tuo stesso livello che stanno affrontando questa sfida con te, si crea team working. E poi Bip non ti lascia mai, qualsiasi problema chiami e ti aiutano». E se «un po’ di rimpianto» c’è nel non essere diventato professore di Egittologia, il mondo della consulenza spalancato da Bip sembra reggere molto bene al confronto.«Penso che per i laureati umanistici questa del BootCamp sia una possibilità di intraprendere una carriera meno convenzionale rispetto a quella prevista da un percorso come il nostro» chiude Marta Longo: «Io non volevo fare la traduttrice; con queste competenze ci sono molte più prospettive».

Minacce ai tirocinanti calabresi che protestano, i sindacati: “Non si può continuare a illuderli”

L'ultima forma di protesta per i tirocinanti negli uffici pubblici in Calabria l'ha ideata Saverio Bartoluzzi, coordinatore provinciale dell’Unione sindacale di base (Usb) di Vibo Valentia: una “presenza passiva”. Cioé entrare, firmare, ma poi non svolgere i propri compiti in quanto non affiancati da alcun tutor. «Il progetto di stage prevede che affianchino un dipendente: ma visto che non hanno né tutor né dipendenti da affiancare è automatica la loro presenza passiva». La protesta è stata interrotta poche ore fa con un comunicato dell'Usb, perché alcuni tirocinanti che avevano aderito hanno subito delle minacce. Nello stesso testo il sindacato ricorda che «in alcun modo i soggetti ospitanti possono imporre al personale tirocinante lo svolgimento di mansioni che spettano ai dipendenti pubblici assunti con regolare contratto di lavoro».Grazie al lavoro svolto negli ultimi anni dall’Unione sindacale di base è venuta a galla un’altra faccia della medaglia di questi tirocini: la raccolta dei comportamenti fuori norma a cui sono obbligati gli stagisti. «Nella macro area dei tirocinanti della funzione pubblica ci sono due categorie: gli amministrativi e gli addetti al verde», spiega Bartoluzzi alla Repubblica degli Stagisti: «I primi spesso sono nel protocollo mentre non dovrebbero protocollare visto che non possono sostituire un dipendente che non c’è. Mentre tra gli addetti al verde ci sono tirocinanti che guidano i mezzi, altri che usano la motosega, attrezzature che non dovrebbero essere utilizzate dai tirocinanti ma solo dai dipendenti. Gli stagisti addetti al verde per esempio dovrebbero solo tenere le buste, non usare le motoseghe. In un comune sulla costa il tecnico dell’ufficio è un tirocinante, un ingegnere laureato: il responsabile dirigente tecnico è in malattia da mesi. È lo stagista che porta in concreto avanti l’ufficio, che firma le carte, che ha nei fatti un ruolo che non potrebbe avere sulla carta». La descrizione spiega bene come questi non siano veri stagisti, ma dipendenti mascherati da anni da stagisti. Anche perché nella maggior parte dei casi sono persone over 30, spesso anche over 40, con esperienza lavorativa pregressa, finiti a fare uno stage in questi enti pubblici nella speranza di ritrovare il lavoro perduto, e rimasti impantanati in una serie di “proroghe” che li hanno immobilizzati nel ruolo improprio di stagisti per (anzi, da) anni.«Siamo convinti che si possa lavorare per una contrattualizzazione che porti poi a una stabilizzazione dei tirocinanti in Calabria, usando i fondi della blue economy e della green economy o con dei progetti ad hoc per la cura del verde o la digitalizzazione sia nel settore amministrativo che in quello dell’ambiente in cui utilizzare i fondi del Recovery plan». Bartoluzzi non ha dubbi: non si può continuare con nuovi tirocini, illudendo le persone. Ma anche l'opzione di lasciarle all’improvviso a casa, dopo anni, è altrettanto improponibile per lui.La vicenda è quella dei tirocinanti negli uffici pubblici in Calabria, di cui la Repubblica degli Stagisti segue da tempo gli sviluppi. A occuparsene di recente era stato Graziano Di Natale, segretario-questore dell’assemblea regionale della Calabria, con una proposta di provvedimento amministrativo, che mirerebbe a usare i fondi del Pnrr per procedere all’assunzione diretta a tempo indeterminato da parte degli enti pubblici di questi stagisti attraverso contratti a tempo parziale.Il tempo però stringe e nel concreto ad oggi non si è arrivati a nulla per risolvere l'annosa questione dei 6mila e passa tirocinanti calabresi. Sul numero totale, peraltro, non si è mai arrivati a un censimento reale della platea; e di conseguenza spesso in passato sono stati emanati provvedimenti che si basavano su cifre probabili ma non certe. «Pensavano che il numero totale fosse 6.522 ma dagli ultimi conteggi dovrebbero essere 6.700: 2mila ministeriali e 4.700 tirocini di inclusione sociale», spiega Bartoluzzi.«Il 28 giugno si è già concluso un tirocinio in un comune in provincia di Reggio Calabria», continua, «l’ultimo tirocinio di inclusione sociale finisce il 23 dicembre, ma il grosso numero arriverà a conclusione tra fine giugno, fine luglio e fine agosto, quindi una gran parte di stagisti entro la fine dell’estate non verrà più pagata». Anche se proprio sulla questione pagamento, il sindacalista fa notare come «ad oggi stanno aspettando gli ultimi tre mesi di rimborso spese».C’è un particolare non di poco conto che va precisato: non sono tirocini normali quelli che ora volgono al termine. Ma sono stage “abnormi” cominciati in alcuni casi sette-otto anni fa, partiti come progetti regionali e poi passati sotto la gestione di vari ministeri. Prorogati contra-legem di anno in anno, in barba a tutte le normative sugli stage, con l’obiettivo di non mettere di punto in bianco in mezzo ad una strada persone che, seppur con un rimborso spese minimo di 400-500 euro al mese, ormai di quel tirocinio avevano fatto una “professionalità”. Stagisti che come detto non hanno più vent’anni, che in molti casi erano già fuoriusciti dal mercato del lavoro e che oggi hanno anche più di cinquant'anni e difficilmente riuscirebbero a trovare un’occupazione in piena crisi economica, soprattutto dopo anni di tirocinio che consente un inserimento solo in quel tipo di ufficio. I tirocinanti di cui si sta parlando sono distribuiti praticamente in tutti gli uffici pubblici della Calabria e consentono da anni il normale svolgimento delle più svariate mansioni e il funzionamento degli enti. «Sono divisi in quattro categorie e come Usb abbiamo deciso di organizzare quattro eventi che vadano ognuno a intaccare il settore specifico. Per i tirocinanti della giustizia abbiamo deciso di incontrare il presidente della Corte, Nicola Gratteri, mentre per quelli presenti negli uffici del ministero dell’istruzione di incontrare il provveditorato regionale».Pur rientrando tutti nella macro categoria di tirocinanti, infatti, si tratta di soggetti partiti negli anni con bandi diversi che riguardavano appunto quattro aree. Per ognuna Bartoluzzi individua le criticità più evidenti: «I tirocinanti della giustizia hanno accesso a dati molto sensibili che non dovrebbero essere in mano a uno stagista, come sapere chi è sotto processo. Nei comuni rilasciano addirittura le carte d’identità e sappiamo bene che se facessimo una denuncia all’ispettorato del lavoro facendo presente che uno stagista ha rilasciato un documento potrebbe anche venir fuori che questo documento non sia valido: quindi oggi in Calabria abbiamo migliaia di documenti non validi». Non solo, i tirocinanti Miur assistono i disabili nelle scuole «mentre anche questo dovrebbe farlo solo un dipendente. E poi gli stagisti del ministero della cultura portano avanti i musei, gestendoli direttamente, talvolta senza dipendenti statali».L’Unione sindacale di base segue questa vertenza da un anno organizzando diverse manifestazioni e a ottobre dell'anno scorso era riuscita ad ottenere anche un incontro con l’ex ministro del Sud Provenzano con cui era cominciato un dialogo, poi interrotto in seguito anche ai cambi al governo. Anche in questo caso l’Usb aveva portato avanti la necessità della stabilizzazione senza concorsi. Per spiegare come per alcune figure sia un processo normale Saverio Bartoluzzi l'esempio degli addetti al verde pubblico, per i quali non c’è «bisogno di lauree o altri titoli». E ritorna sull’inadeguatezza dei concorsi pubblici per coprire i posti ricordando il flop della selezione organizzata dal ministro Brunetta: «Almeno in Calabria su 6.500 tirocinanti oltre mille, forse millecinquecento sono laureati e ben inseriti come nell’area del ministero della Cultura, quindi si poteva già attingere da lì».Qualcosa a livello politico sembrava essersi mosso a settembre 2020 con un’assemblea di tutti i sindacati e l’assessore al lavoro Fausto Orsomarso. Sul tavolo c’era un’idea di contrattualizzazione su cui erano d’accordo tutti. «Siamo andati a Roma a chiedere un tavolo interministeriale ottenuto subito. Ne sono partiti quattro fino ai primi di giugno. Orsomarso aveva sempre parlato di una proposta di contrattualizzazione a tre anni per 18 ore settimanali ma la proposta dagli emendamenti presentati non c’è. Perciò abbiamo deciso di rompere il dialogo con l’assessore».Al momento in commissione bilancio alla Camera dei deputati sono stati presentati degli emendamenti al decreto Sostegni bis da Francesco Cannizzaro,  esponente di Forza Italia, che saranno in discussione da oggi, primo luglio. Inizialmente bocciati e poi riammessi, consentirebbero per i tirocinanti in Calabria del ministero della Giustizia, dell’Istruzione e della Cultura l’assunzione a tempo determinato da parte delle amministrazioni statali  anche con contratti di lavoro a tempo parziale, nei limiti della dotazione organica, attraverso selezioni riservate o procedure concorsuali riservate. Bartoluzzi è però scettico: «Gli emendamenti presentati da Cannizzaro per mano di Orsomarso potrebbero andare bene per i tirocinanti ministeriali, quindi Mic, Giustizia e Miur, perché parlano di una contrattualizzazione e assorbimento tramite i ministeri. Ma per i tirocini di inclusione sociale, circa 4.700, sarebbe un grosso problema perché dalla richiesta iniziale di 200 milioni di finanziamento, nell’emendamento presentato si è passati a dieci milioni di euro a cui si dovrebbero aggiungere ulteriori diciotto milioni dalla Regione Calabria per una proroga di dodici mesi. Non servirebbe a nulla. Ci sarebbe solo un’ulteriore agonia di un anno per questi stagisti». Sempre gli emendamenti di Cannizzaro affiderebbero l’organizzazione delle selezioni o procedure concorsuali al Formez e l’Usb si dice contraria a ulteriori avvicinamenti di altri enti «che servono a fare un giro di soldi che nulla porta al fine della contrattualizzazione».Nel frattempo l’Unione sindacale di base è pronta a tornare di nuovo in piazza. Finita da poche ore la presenza passiva, ora «ci saranno incontri con sindaci e parlamentari. Continueremo a manifestare e creare disagio perché solo in questo modo in poche ore otteniamo molte più risposte che in mesi e mesi di attesa». Il prossimo appuntamento è fissato per lunedì 5 luglio a Roma presso la sala stampa della Camera dei deputati e lunedì successivo, il 12 luglio, l'Usb dovrebbe incontrare i parlamentari calabresi, i sindaci e tutte le figure regionali più importanti dei ministeri interessati.Marianna Lepore

Rapporto Almalaurea 2021, meno lavoro per i laureati a causa della pandemia

«Un paese ad alto tasso ereditario, con punte medievali» quello rappresentato dalla platea dei laureati, secondo il presidente di Almalaurea Ivano Dionigi, intervenuto alla presentazione del rapporto Almalaurea 2021, indagine sulla condizione occupazionale di 665mila laureati. Sono i dati a dirlo: solo un quinto di chi si è laureato nel 2020 – il 21,9 per cento – proviene da famiglie svantaggiate, in cui i genitori svolgono professioni come operai o addetti commerciali. Il restante 80 per cento è composto da figli della classe media occupati in professioni impiegatizie o autonome (circa la metà del totale), oltre a un 22 per cento di giovani di elevata estrazione sociale, con genitori imprenditori, liberi professionisti e dirigenti. Una fascia che diventa ancora più folta, il 33 per cento, nelle lauree magistrali a ciclo unico, quelle in cui il periodo di studio è più lungo. Con un trend che sembrerebbe in crescita se i laureati con almeno un genitore con un titolo universitario erano il 26 per cento dieci anni fa e sono oltre il 30 oggi.  «Non è stato fatto abbastanza» commenta il professore: «Il diritto allo studio non è solo esonero delle tasse, ma anche il pagamento dei libri, il vitto, l'applicazione insomma dell'articolo 34 della Costituzione che prevede che i capaci e meritevoli devono poter accedere i gradi più alti degli studi». Un ascensore sociale «che si è arrestato, e non da quest'anno». Non è tutta colpa del Covid, dunque.La famiglia influisce quasi sempre sulla scelta del tipo di corso di laurea: chi si iscrive a un corso magistrale, sottolinea il rapporto, ha nel 44 per cento dei casi almeno un genitore laureato. E poi sulla facoltà, la stessa del genitore il 40 per cento delle volte. «Sono le famiglie a decidere per il figlio, bisogna lavorare sull'orientamento» commenta ancora Dionigi. Di pari passo vengono confermate le differenze di genere e territoriali. Gli uomini continuano a essere facilitati, con il 17 per cento in più di possibilità di trovare lavoro a un anno dalla laurea. E ciò nonostante le donne occupino ormai stabilmente la quota maggioritaria dei laureati, circa il 58 per cento. In più chi risiede al Nord ha almeno il 30 per cento di possibilità in più di essere occupato rispetto agli originari del Sud, «che rischia di diventare un guscio vuoto» rilancia il presidente di Almalaurea.Il rapporto segna poi un altro dato negativo, che è quello – prevedibile – degli effetti della pandemia sull'occupazione, scesa di circa 4,9 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 3,6 punti per quelli di secondo livello a un anno dal titolo, che risultano occupati nel complesso quasi nel 70 per cento dei casi. Marginali invece gli effetti su chi si è laureato da cinque anni e quasi sempre conta su un posto di lavoro (la percentuale è dell'88 per cento). Una fascia che ha tenuto di più «perché già inserita in un contesto lavorativo». In definitiva la pandemia, si legge nel rapporto, «pare aver colpito non tanto la qualità del tipo di occupazione trovata, quanto le opportunità di lavoro». Qualche buona notizia c'è. Per esempio il numero degli immatricolati, che dopo il crollo registrato negli anni 2013-2014 è risalito ai livelli del 2003, con gli attuali 327mila iscritti. Visto da un'altra ottica il numero non è però così roseo: solo il 40 dei 19enni si iscrive all'università e l'Italia resta così in fondo alla classifica per numero di laureati. «Siamo penultimi prima della Romania – dove però il tasso cresce – con il 27 per cento della popolazione in possesso di questo titolo» fa sapere Dionigi. «La media Ue è del 40, la Francia ha quasi la metà dei trentenni laureati». Un nodo che poi si riflette nel reclutamento, perché da noi «solo il 18 per cento di chi è impiegato nelle alte professioni ha la laurea, così come solo un quarto dei manager di azienda». E spesso «chi è diplomato non assume il laureato». Non a caso «sono pochi gli studenti esteri a venire in Italia». L'altra buona notizia è l'aumento, seppur lieve, delle retribuzioni, che passano a una media di 1.270 euro mensili per i laureati di primo livello contro i 1.364 per quelli di secondo, sempre a un anno dal titolo, salendo più o meno del 6%. A cinque anni dalla laurea lo stipendio medio cresce ancora, toccando rispettivamente 1.469 e 1.556 euro, con un aumento di circa 4 punti rispetto all'anno scorso. Un altro spiraglio sul futuro arriva dalla richiesta di curriculum alla banca dati Almalaurea da parte delle aziende. «Dopo il consistente decremento rilevato nei mesi primaverili del 2020» è scritto nel rapporto, «continuano progressivamente ad aumentare, fino a raggiungere le cifre record di quasi 117mila cv a marzo e di 115mila a maggio 2021».Segnali di ripartenza dunque. E pur in un contesto in cui lo smart working è esploso (arrivato al 30 per cento per i neolaureati di oggi), resta però la preoccupazione degli effetti sui giovani della didattica a distanza, «soprattutto per le matricole, quelle che hanno iniziato il percorso universitario allo scoppio dell'emergenza Covid, senza aver mai frequentato in presenza» sottolinea Dionigi. E che adesso sembrano impigriti e restii a voler tornare in presenza, come testimoniano le aule restate vuote. «Lo smartphone e il pigiama hanno fatto grossi danni, pur essendo sul momento un male necessario». La scuola «è stata messa dopo le messe in piega» denuncia il presidente, «chiudendo più di tutti». E adesso i ragazzi «hanno buchi culturali e cicatrici». E il rischio è che «chi è soggetto a dispersione si arrenda». Ilaria Mariotti 

Calabria, la proposta: 100 milioni all'anno del Recovery fund per assumere negli enti pubblici 7mila ex “superstagisti”

Usare circa 100 milioni all'anno dei fondi del recovery fund per assumere nelle pubbliche amministrazioni calabresi 7mila ex “superstagisti”: persone disoccupate che da anni vengono tenute in stage (ormai di durata completamente sproporzionata rispetto ai massimi previsti dalle normative) negli uffici giudiziari e in molti altri enti pubblici.Del caso dei tirocinanti in Calabria la Repubblica degli Stagisti si è occupata più volte negli ultimi anni. Stage che non riguardano solo il caso eclatante degli uffici giudiziari, ma che coinvolgono anche tutti gli altri uffici pubblici. Ora in attesa che qualcuno riesca a risolvere il problema c’è una nuova proposta che questa volta arriva da Graziano Di Natale, della lista Io resto in Calabria con Pippo Callipo presidente, 45 anni, segretario-questore dell’assemblea regionale della Calabria.La proposta di provvedimento amministrativo, numero 106, è stata depositata in Regione il 26 aprile e presentata pochi giorni fa anche nella sala conferenze stampa della Camera dei Deputati con l’intervento, tra gli altri, di Flora Fante, membro della Commissione lavoro alla Camera, che ha assicurato che esaminerà la proposta come spunto per eventuali altri provvedimenti. Di Natale propone di stabilizzare i tirocinanti calabresi, ex percettori di mobilità in deroga, e di farlo grazie ai fondi del PNRR. Intendendo per stabilizzazione, si legge nel testo della proposta di legge, «quella procedura di cui si avvalgono le pubbliche amministrazioni per regolarizzare la posizione lavorativa dei così detti precari, riservando posti in favore del personale previamente assunto con contratti flessibili a tempo determinato».«Fino ad alcuni mesi fa, dato l’elevato numero di stagisti interessati e la crisi economica in cui versa il nostro Paese, era improponibile pensare all’avvio di un processo di stabilizzazione dalla portata così ampia» spiega Di Natale alla Repubblica degli Stagisti: «Tutto è però cambiato quando sono state tracciate le misure prioritarie del Recovery Plan, poi declinato nel nostro Pnrr, ponendo l’accento sul rilancio dell’occupazione. A quel punto si è aperto uno spiraglio ed è nata la mia proposta di legge». Di Natale non dimentica che c’è stato «un vero e proprio abuso dell’istituto del tirocinio che dovrebbe rappresentare solo un momento formativo». E nella premessa della sua proposta di legge evidenzia che «il rapporto di tirocinio in questi anni ha dissimulato un vero e proprio contratto di lavoro subordinato equiparabile ad un contratto flessibile di cui possiede oggetto, finalità e modalità esecutive» e che «l’utilizzo distorto che oggi si fa di questo istituto richiede una correzione normativa».L’obiettivo della proposta di legge è «indicare, attraverso l’applicazione dell’Istituto della stabilizzazione, un percorso che permette di poter gradualmente inserire i tirocinanti in un contesto normativo che possa tutelarli e tutelare l’Ente rispetto a un’enorme mole di contenzioso che si potrebbe innescare da parte degli stessi tirocinanti». «La proposta include tutti i 7mila ex percettori di mobilità in deroga», precisa Di Natale e prevede all’articolo 3 la possibilità per enti territoriali e pubbliche amministrazioni che hanno vuoti di organico e hanno già ospitato questi stagisti  di «procedere all’assunzione diretta a tempo indeterminato con contratto a tempo parziale» di questi soggetti «con diritto di essere stabilizzati».«La nostra proposta di legge tenta di trovare applicazione attraverso una legge speciale che superi gli ostacoli previsti dall’articolo 20 della riforma Madia del 2017 che stabilisce, tra i vari vincoli, avere tre anni di esperienza anche non continuativi. Solo una legge speciale, infatti, può superare questi ostacoli in quanto preposta a regolare particolari circostanze rappresentate dalla mancanza dei requisiti da parte dei tirocinanti. È evidente che il requisito di “aver maturato almento tre anni non continuativi su otto”, per l’iter procedurale scelto, risulti completamente irrilevante», precisa Di Natale, assicurando che «la proposta di provvedimento vale per tutti o per nessuno».Il testo fa riferimento ai tre anni come previsto dalla riforma Madia, alla base per una possibile contrattualizzazione, ma in pratica a detta del consigliere in questa precisa casistica questo elemento non sarà preso in considerazione. Quindi: contrattualizzazione per tutti, anche se in realtà – si legge nel testo della proposta di legge – le pubbliche amministrazioni dovranno rispettare i vincoli finanziari e tenere in considerazione la programmazione del fabbisogno di personale e i posti in dotazione. L’eventuale assunzione, se la legge dovesse essere approvata - si verificherà solo rispettando tutte le premesse.Per affrontare una spesa ad oggi sempre rimandata anche per l’assenza di fondi con cui pagare eventuali contratti di lavoro ci sarebbero sul piatto circa 197 milioni di euro determinati per il 2022 e il 2023 provenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, dal fondo finanziamenti per la decontribuzione Sud e dal Programma nazionale di Garanzia di occupabilità. Per realizzare il progetto di assunzioni ne servirebbero circa 100 all'anno. Nel testo della proposta di legge si prevede che queste persone saranno inquadrate nella categoria giuridica B, per 18 ore settimanali per due annualità al costo annuo di circa 14mila euro pro capite, quindi quasi 1.200 euro al mese. Di Natale non specifica però se nel costo siano compresi i contributi e l’eventuale tredicesima e quattordicesima. La gran parte delle risorse, più di 80 milioni di euro, si legge sempre nel documento, arriveranno dal fondo della missione 5 del Piano nazionale di ripresa e resilienza del Recovery Plan, quindi in questo senso non può dirsi definitiva visto che bisognerà prima verificare l’esito delle procedure di approvazione dei piani di recupero e resilienza da parte del Consiglio europeo.Di Natale assicura che terminati i due anni i tirocinanti non ritornerebbero nel limbo del rinnovo del contratto perché «i fondi del recovery potranno accompagnare questo importante processo di stabilizzazione fino al 2026, tempo necessario affinché possano implementarsi le diverse azioni a partire dalle misure del Pnrr e da quanto previsto dai diversi provvedimenti legislativi prossimi all’emanazione, come la riforma della pubblica amministrazione, del mercato del lavoro, della giustizia. E poi» aggiunge, «ci sono i fondi comunitari ordinari in seno ai Por e Pon finalizzati alle politiche attive del lavoro, quelli della legge di Bilancio 2021 che prevede misure finanziate dal piano ReactEU che ha previsto l’istituzione del programma garanzia di occupabilità dei lavoratori e il fondo finanziamenti per la decontribuzione Sud». Flussi finanziari che a suo dire «lasciano intravedere una prosecuzione che va oltre i due anni precauzionalmente indicati».In realtà sono anni che questi stagisti anomali – per età, ripetizione delle mansioni e rinnovo del tirocinio contra legem – intravedono soluzioni mai realmente concretizzate. Di Natale, però, assicura che proprio riguardo all’aspetto finanziario la sua proposta sia molto articolata e preveda diverse strategie che richiedono un coinvolgimento interministeriale. E ne elenca alcune: «Le iniziative di politica attiva del lavoro rivolte ai giovani e alle donne, che potrebbero riservare un canale privilegiato ad alcuni di questi stagisti. Certo gli under trenta nel caso specifico sono una parte minimale rispetto al numero complessivo. Ma quelli con un’età più vicina alla pensione potrebbero approfittare delle politiche che favoriscono il ricambio generazionale attraverso soluzioni che anticipano l’età pensionabile e garantiscono la cosìdetta indennità di accompagnamento alla pensione fino ai 67 anni». E poi la proposta più volte in passato avanzata e applicata anche negli ultimi concorsi pubblici del ministero della giustizia, di riservargli una corsia privilegiata nei futuri concorsi. Tutto questo, però, non si concretizza automaticamente con questa proposta di legge. Ma con un provvedimento legislativo da fare in seguito, per cui Di Natale dice che si batterà, ma che di fatto resta solo una ipotesi.Non dovranno, a suo dire, però verificarsi altre storture come questa, perciò chiarisce che il tirocinio richiede una correzione normativa così come raccomandato dalla Corte di giustizia europea per dare dignità agli stagisti.La proposta di legge non ha, però, scaldato gli animi e la triplice sindacale calabrese rappresentata da Angelo Sposato, Cgil, Tonino Russo, Cisl e Santo Biondi, Uil, l’ha definita una legge parziale perché, appunto, mancherebbe di una visione organica del futuro professionale dei tirocinanti.La dotazione finanziaria reale della proposta, infatti, dovrà essere definita solo «ad esito delle procedure di approvazione dei piani di recupero e resilienza del quadro finanziario pluriennale 2021-27 da parte del Consiglio dell’Unione europea» si legge nel testo del provvedimento, al quale è collegato il Recovery Fund e solo «ad esito dei provvedimenti applicativi, statali, dei fondi provenienti dal Pnrr» e di quelli relativi al Programma nazionale. In pratica se le risorse ci saranno è presto per dirlo, perciò il piano sembra non avere basi solidi su cui svilupparsi. A fine maggio gli stagisti erano tornati a protestare davanti alla sede della Regione Calabria, a Catanzaro, affiancati dai sindacati Usb e Csa. Proprio in quella sede Patrizia Curcio, del Csa, aveva specificato che «la richiesta dei tirocinanti non è la stabilizzazione, perché è un procedimento che richiede un tempo lungo. Chiediamo il riconoscimento di una dignità lavorativa attraverso la contrattualizzazione, primo passaggio per acquisire un titolo negli ambiti lavorativi nei quali prestiamo servizio». Nel frattempo in Regione l'assessore al lavoro Fausto Orsomarso è riuscito a far istituire un tavolo tecnico a Roma presso il Dipartimento della Funzione pubblica, promosso dalla Regione Calabria e da alcuni deputati calabresi di Forza Italia. I primi incontri ci sono stati alla fine di aprile e dalle parole dell’assessore sembra abbiano dato un esito positivo, attraverso una normativa ad hoc che tenga presente le diverse categorie di tirocinanti e le diverse età anagrafiche. Tutto dovrebbe concludersi, come è facile immaginare, prima delle elezioni previste ad ottobre. La Repubblica degli Stagisti ha provato a contattare l’assessore Orsomarso per sapere a che punto fosse la trattativa, ma non ci è stata concessa un’intervista. L’assessore ha solo detto che «c’è finalmente un tavolo aperto interministeriale, lo chiedevo dal 7 settembre quando mi sono insediato e finalmente lo abbiamo ottenuto. Lavoriamo in silenzio, sperando che sulla nostra proposta di contrattualizzazione arrivi una risposta a breve».Intanto gli stagisti continuano a manifestare. L’ultima protesta è della settimana scorsa: martedì 15 giugno centinaia di tirocinanti sono scesi lungo la strada che porta all’aeroporto di Lamezia Terme per uan dimostrazione pubblica organizzata dall’Unione sindacale di base, bloccando il traffico e protestare contro la Regione e la mancanza di risposte occupazionali.Marianna Lepore

Lauree abilitanti, il ddl in aula a fine giugno: «Niente più esame di Stato per chi ora è al terzo anno»

Niente più esame di Stato ma accesso diretto alla professione. Una laurea abilitante in principio prevista solo per i medici con il decreto Cura Italia, e che riguarderà in futuro – grazie anche a quanto sottoscritto nel Recovery Plan definitivo - pure i percorsi per odontoiatra, farmacista, veterinario, psicologo, geometra, agrotecnico, perito agrario e perito industriale. Salvo sorprese dell'ultima ora dovrebbero essere queste le facoltà per cui sarà soppresso l'esame di abilitazione, conferma alla Repubblica degli Stagisti Manuel Tuzi, 33enne deputato M5S in Commissione Cultura e relatore del disegno di legge Manfredi  attualmente in discussione in Parlamento, approvato a ottobre 2020 sotto l'allora governo (Conte II). «Siamo in fase di trattativa» fa sapere Tuzi: «Per queste lauree abbiamo la certezza, per altre ne stiamo discutendo». Probabile sarà però l'inserimento di «chimici e fisici, oltre a un articolato che preveda la possibilità per i singoli Ordini professionali di fare richiesta per un accesso diretto alla professione post laurea» prosegue il parlamentare: «Una modalità aperta per favorire l'adesione al nuovo sistema anche in una fase successiva». E che stando al testo attuale dovrebbe riguardare le professioni di tecnologo alimentare, dottore agronomo e dottore forestale, pianificatore, paesaggista e conservatore, assistente sociale, attuario, biologo, chimico e geologo. Titoli che, è scritto nel ddl, «possono essere resi abilitanti, su richiesta dei consigli dei competenti ordini o collegi professionali o delle relative federazioni nazionali». Scopo primario: accelerare il processo di entrata nel mercato del lavoro per i giovani. «L'obiettivo è semplificare l'iter, che così com'è è presente quasi esclusivamente in Italia, comportando un rallentamento per l'occupazione giovanile» osserva Tuzi. Il che non significa abbassare gli standard della preparazione, ma riformulare il tipo di formazione: «Il testo attuale prevede che l'abolizione dell'esame di Stato corrisponda con un tirocinio professionalizzante da svolgere nel corso degli anni accademici».«Nell'ambito delle attività formative professionalizzanti previste per le classi di laurea magistrale di cui al comma 1» si legge infatti all'articolo 1 del disegno di legge, «almeno trenta crediti formativi universitari sono acquisiti con lo svolgimento di un tirocinio pratico-valutativo interno ai corsi di studio». Vale a dire, i trenta crediti acquisiti con il tirocinio professionalizzante andranno a sostituire l'esame vero e proprio di abilitazione. Sarà poi ogni corso a indicarne le modalità «nell'ambito della disciplina delle citate classi e dei regolamenti didattici di ateneo dei relativi corsi di studio» è scritto ancora.Non solo, ma nella seduta di laurea con tutta probabilità «sarà inserita una prova pratico-valutativa» specifica il relatore. Una sorta di piccolo esame che confermi insomma l'abilitazione alla professione. Aspetti però «su cui si sta discutendo, anche per capire se la seduta di laurea sia il momento giusto per il loro svolgimento». Maggiore sicurezza c'è invece sulle tempistiche secondo Tuzi. «Il testo sarà in aula il prossimo 21 giugno», dopodiché «l'iter tra Camera e Senato dovrebbe essere veloce perché la legge è collegata a un'altra riforma relativa alle classi di laurea». Ci sarò quindi una norma transitoria «in fase di elaborazione», per cui chi si laurea entro l'anno finirà con le modalità classiche. Probabile invece che rientreranno nella nuova normativa «gli studenti che stanno al momento frequentando il terzo anno». Una cosa è sicura però, a non rientrare nelle previsioni del disegno di legge – né ora né in futuro – saranno almeno tre titoli: avvocati, notai e commercialisti. Lo confermano sia Tuzi che Antonio De Angelis, 40enne presidente di Aiga, associazione italiana dei giovani avvocati. «L'esame da avvocato ci sarà sempre» asserisce De Angelis, «tra le lauree abilitanti non c'è Giurisprudenza e non ci sarà come ha espressamente chiarito il ministero dell'Istruzione». Una prova per l'abilitazione da avvocato al momento riformata – a causa dell'emergenza Covid – e passata dai tre scritti e un orale a una doppia prova solo in forma orale. Una formula temporanea, destinata forse a cambiare di nuovo in futuro.«Al momento ci sono due proposte di legge in discussione in Parlamento sulla riforma dell'esame da avvocato» spiega De Angelis. «Speriamo che una volta superata la crisi sanitaria si torni a affrontare la questione». L'auspicio per i circa 26mila giovani italiani che ogni anno attendono l'abilitazione alla professione forense «è che si dia il via a una riduzione delle prove scritte, passando da tre a una, eliminando i due pareri e lasciando solo l'atto giudiziario, che è poi quello che si fa durante la pratica». In aggiunta per Aiga la speranza è che «si passi da una a due sessione all'anno di esame, per consentire a chi non passa» prosegue De Angelis, «una doppia chance». Ilaria Mariotti 

Expat italiani nel mondo, vi va di condividere le vostre best practice?

Un appello agli italiani all’estero, specialmente ai giovani. Raccontare le “Best Practice”: le iniziative, i progetti, le idee che ogni giorno migliorano/aiutano/arricchiscono la vita degli italiani all’estero.Gli italiani ufficialmente residenti all’estero sono quasi cinque milioni e mezzo. Ovviamente tra loro vi sono i figli e i nipoti di chi è emigrato decenni fa: per le nostre regole sulla cittadinanza infatti si mantiene il diritto di avere il passaporto italiano grazie alla discendenza – lo ius sanguinis, contrapposto nel dibattito politico allo ius soli che è invece il diritto di cittadinanza in base al territorio in cui si nasce/vive.Ma vi sono anche tantissimi italiani che negli ultimi anni hanno deciso di trasferirsi all’estero: l’ultima edizione del Rapporto Italiani nel Mondo, uscita a ottobre 2020, racconta che gli iscritti all’Aire – l’anagrafe dei residenti all’estero – sono aumentati del 7,3% nell’ultimo triennio. E da notare che non tutti quelli che partono, ovviamente, si iscrivono all’Aire all'istante: alcuni fanno passare addirittura anni prima di fare questo passo (che in realtà sarebbe obbligatorio entro i primi 12 mesi dall’espatrio).Ancora nel RIM 2020 si scopre che “nel corso del 2019 hanno registrato la loro residenza fuori dei confini nazionali, per solo espatrio, 130.936 connazionali (+2.353 persone rispetto all’anno precedente)”. Quel “per solo espatrio” vuol dire che sono già esclusi da questo numero gli oltre 91mila bambini che iscritti nel 2019 all’Aire “di diritto”, cioè perché nati all’estero da genitori con passaporto italiano.Dei quasi 131mila espatriati dal 1° gennaio al 31 dicembre 2019, “il 40,9% ha tra i 18 e il 34 anni”: vuol dire che sono quasi 54mila gli under 35 andati via dall’Italia nel solo 2019. “In generale, gli emigrati hanno un’età mediana di 31 anni per gli uomini e 29 anni per le donne”. Un trend in continua crescita da molti anni.Ora c’è una “chiamata” per loro. Per chi vive altrove da molti anni o anche solo da poco, la Commissione “Nuove migrazioni e generazioni nuove” del Consiglio generale degli italiani all’estero (CGIE) ha una proposta. Segnalare i progetti più innovativi che hanno incontrato nella loro vita all’estero che riguardano “famiglie, bambini,  lingua e cultura italiana, lavoro, accoglienza”. Progetti organizzati da italiani, iniziative singole o portate avanti da soggetti istituzionali – come i consolati, per esempio – o non istituzionali come associazioni, reti etc. C’è un sito apposta per raccogliere i progetti: Nuovemigrazioninuovepratiche.it.L’obiettivo è la “circolarità”: far conoscere le best practice, far circolare le informazioni, in modo che un territorio possa fungere da pungolo o da ispirazione per un altro territorio.Qualche esempio? I Newcomers Network Party portati avanti dal Comites di Monaco di Baviera, gli incontri di Primo Approdo di San Paolo, Parigi, Londra. Ma anche lo sportello del lavoro, iniziativa sempre della Baviera per aiutare i cittadini italiani a non finire nei tranelli del lavoro nero o a condizioni di precarietà e fragilità per la mancata conoscenza della lingua. E proprio a proposito di lingua, e del desiderio di chi vive all’estero di mantenere e far mantenere ai propri figli e nipoti la conoscenza dell’italiano, c’è un altro esempio: una comunità di una ventina di famiglie di Essen, in Germania, che si è riunita attorno al bel progetto italiano “Nati per leggere” e che, approfittando della disponibilità della Biblioteca comunale Sala Borsa di Bologna e dei frequenti rientri di alcuni dei suoi membri, approvvigiona incontri di lettura e prestiti di libri per bambini e ragazzi con sempre nuovi arrivi e in maniera gratuita. Oppure, al contrario in un certo senso perché in questo caso la lingua di cui si parla non è quella di provenienza ma quella di destinazione, il progetto Itau Family, che sta per “Famiglia Italoaustraliana Online”, che ha creato un canale You Tube con consigli per superare l’esame di lingua piuttosto ostico che viene richiesto ai giovani italiani che si trasferiscono in Australia. Altro esempio ancora, il blog “Mamme di cervelli in fuga”: una rete di genitori che si scambiano consigli e suggerimenti su come vivere e reinventare la genitorialità quando i figli sono lontani. «La nuova emigrazione ha dato prova di creatività nel trovare mezzi di mutuo soccorso, di capacità di connessione, di voglia di dimostrare attaccamento all'Italia» dice Maria Chiara Prodi, da anni residente a Parigi e presidente della Commissione “Nuove migrazioni e generazioni nuove” del CGIE: «Tutta questa creatività rischia di disperdersi, mentre, grazie al ruolo della rappresentanza di base degli italiani all'estero, ha il potenziale per venire in aiuto a tanti altri gruppi informali e per essere valorizzata nel lavoro di collaborazione con istituzioni ed associazioni storiche dell'emigrazione italiana».Per partecipare raccontando la best practice “preferita” basta collegarsi al sito Nuovemigrazioninuovepratiche.it e compilare un breve form. E non serve nemmeno essere iscritti all’Aire, nessuno si formalizza: dunque possono partecipare anche tutti coloro che vivono di fatto all’estero ma non l’hanno ancora ufficializzato con il cambio di residenza; e anche quelli che dopo un periodo all’estero sono tornati in Italia. «Aiutateci a raccogliere le iniziative più belle e a metterle in circolo!» è l’appello che Maria Chiara Prodi. Expat, battete un colpo!