Stage di 6 mesi per 130 giovani nei beni culturali: ma poi tutti a casa, non c'è possibilità di assunzione

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 18 Set 2021 in Notizie

Beni culturali ministero della cultura sbocchi occupazionali stage in enti pubblici

Ci risiamo. Centotrenta nuove opportunità di tirocinio nel settore dei beni culturali con un rimborso spese mensile di mille euro per sei mesi: il ministero dei beni culturali ci ricasca e pubblica un nuovo bando  per  stage «formativi e di orientamento» che in realtà richiedono figure iper specializzate, le migliori sul mercato, per tirocini a tempo senza alcuno sbocco professionale.

«Puntuale come un orologio. Carenza di personale negli archivi, nelle biblioteche, nei musei, nella catalogazione?
Ecco oggi pubblicato un bando per 130 tirocinanti specializzati freschi freschi, pagati con i fondi per l'occupazione giovanile, da distribuire in tutta Italia», è l’allarme lanciato immediatamente dall’associazione Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali, che dal 2015 porta avanti una battaglia per la valorizzazione dei lavoratori dei beni culturali.

Sul sito della Direzione generale dei beni culturali si precisa che i nuovi tirocinanti «saranno impiegati per la realizzazione di specifici progetti inerenti al sostegno delle attività di tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale presso gli uffici centrali e periferici del Ministero e degli istituti e luoghi della cultura». Il ministero intende promuovere «l’attività formativa di alto livello» nel settore del patrimonio culturale «già avviata con successo in anni precedenti, disciplinando le modalità di accesso al Fondo giovani per la cultura per lo svolgimento di tirocini formativi e di orientamento destinati a giovani particolarmente qualificati per l’anno 2021».

Nulla di nuovo, comunque. La Repubblica degli Stagisti aveva già previsto questo scenario quando a fine gennaio aveva raccontato del primo bando per tirocini formativi per 40 giovani fino a 29 anni previsto con il «Fondo giovani per la cultura» finanziato con ben 1 milione di euro per l’anno in corso. «In pratica nel 2021 potrebbe essere pubblicato un nuovo bando, che a questo punto potrebbe arrivare a coprire lo svolgimento di oltre 100 stage sempre nel settore dei beni culturali», era stata la nostra previsione. Viene fuori che avevamo sbagliato solo sui numeri, e per difetto – visto che i tirocini ora a bando sono 130.

La premessa è che offrire degli stage per giunta ben pagati non è sbagliato. Ma farlo nel settore pubblico dove non potranno mai sfociare in un contratto vero e proprio, farlo in un campo come quello dei beni culturali dove la crisi post pandemia è altissima e le offerte di lavoro sono poche, farlo ricalcando programmi o progetti di tirocinio che non hanno portato a nulla se non allo sconforto ulteriore di una larga platea di laureati brillanti, e farlo in pubbliche amministrazioni che spesso sono sotto organico e che quindi tendono a usare gli stagisti per rimpiazzare i dipendenti mancanti – un modo per rimandare, di anno in anno, un vero concorso e vere assunzioni – questo sì, è sbagliato.

«Ci sarà la fila per questi tirocini, che sono pagati 1000 euro lordi al mese. E per certi versi si tratta di un (misero) miglioramento, rispetto ai 400 euro di servizio civile offerti per posizioni simili fino a pochi anni fa. Ma è il sistema a non avere senso: questi giovani professionisti, dopo sei mesi, saranno sbattuti fuori dal ministero, con un enorme spreco di tempo e soldi, e nessuna possibilità di trasmettere le competenze acquisite», sintetizzano bene gli attivisti di Mi Riconosci? Sono un professionista dei beni culturali  sulla loro pagina Facebook.

E infatti all’articolo 3 del bando in esame a chiare lettere è scritto che alla conclusione del programma formativo «è rilasciato un apposito attestato di partecipazione, valutabile ai fini di eventuali successive procedure selettive nella pubblica amministrazione». Ma questo «non comporta alcun obbligo di assunzione da parte del ministero della Cultura». Quindi il Mic, esattamente come ha fatto con l’altro bando, mette fin dall’inizio le mani avanti: è solo uno stage, non illudetevi di rimanere.

Eppure, come accennato, il ministero è in una cronica mancanza di personale da tempo. Nell’atto di programmazione del fabbisogno di personale per il triennio 2019-2021, pubblicato ad aprile dello scorso anno, si legge della «carenza di personale di questa amministrazione, rilevata al 25 marzo 2020 e quantificata in complessive 5.295» unità distribuite tra area I, II e III e personale dirigenziale. È vero, il ministero negli ultimi anni ha bandito dei concorsi pubblici, ma evidentemente il personale continua a non essere sufficiente e si preferisce creare dei programmi ad hoc per reclutare brillanti laureati da lasciare poi in mezzo ad una strada dopo sei mesi di stage.

Le premesse, insomma, non sono positive. Ma per quanti in questo momento siano alla ricerca di uno stage, potrebbe convenire tentare anche questa carta. La domanda di partecipazione va compilata e inviata soltanto in modalità telematica entro le ore 14 del 13 ottobre al link procedimenti.beniculturali.it/giovani È necessario aver conseguito una laurea magistrale tra quelle indicate nel bando con una votazione pari o superiore a 105/110 entro 12 mesi antecedenti la data di pubblicazione dell’avviso pubblico.

Come già nel bando precedente, più si è brillanti e qualificati, più chance si hanno di essere selezionati. Per il voto di laurea si va dagli zero punti per la votazione di 105 ai quattordici per il 110 e lode, a cui si sommano i punteggi per gli eventuali titoli ottenuti in seguito: come ad esempio 20 punti per un titolo di studio post universitario o per precedenti tirocini in ambito culturale o 30 per un dottorato. A quel punto sono ammessi alla fase selettiva i candidati con il punteggio più elevato in un numero pari al triplo dei posti a disposizione, quindi 390, che sono ammessi a sostenere un colloquio per accertare le competenze. I 130 posti di stage sono così suddivisi: 40 presso la Direzione generale archivi; 30 presso la Direzione generale Biblioteche e diritto d’autore; 10 presso la Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio; 10 presso l’Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale; 10 presso la Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali; 30 presso la Direzione generale Musei. I candidati possono far domanda per ognuna delle varie categorie, senza limiti.  

I colloqui, si specifica nel bando, «si svolgeranno unicamente in modalità telematica, nel rigoroso rispetto delle norme anti Covid-19». A quel punto, al termine della selezione i candidati con il punteggio più alto sono ammessi al tirocinio e a parità di punteggio prevale il candidato più giovane. Che comincerà il suo stage di sei mesi, per 25 ore settimanali, e al termine, tornerà a casa senza che quel tirocinio possa portare a un vero inserimento lavorativo.

Il ministero, quindi, ancora una volta tamponerà la mancanza di personale con degli stagisti. Ripetendo un progetto già sviluppato nel 2013 e nel 2015 su cui intervenne anche la Corte dei Conti nell’ottobre del 2016 con la relazione «I tirocini formativi nel settore dei beni culturali (2013-2015)»  in cui certificò il fallimento di quel programma, sottolinenando il limite comune a tutti i tirocini fatti negli enti pubblici, «la loro non prevista valorizzazione all’interno di un progetto finalizzato all’assunzione, come ovvia conseguenza del divieto di reclutamento al di fuori delle procedure concorsuali di accesso agli impieghi nella pubblica amministrazione».     

A chi, nonostante tutto, è interessato al bando conviene affrettarsi a far domanda di partecipazione. Sullo sfondo resta il settore dei beni culturali fortemente vittima della crisi economica e pandemica, un ministero che non impara dai propri errori e tanti giovani che hanno deciso di specializzarsi nel settore dei beni artistici e culturali, forse attratti dalla ricchezza che in questo campo l’Italia offre. Del resto, abbiamo pur sempre il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco, ben 55 sui 1154 totali. Peccato non saper valorizzare le professionalità che dovrebbero prendersene cura e valorizzarli – e saper offrire, anno dopo anno, solo stage senza sbocchi lavorativi.

Marianna Lepore

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