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I giovani devono avere “voce in capitolo”, la ricerca online della Commissione UE sugli stage è aperta fino al 25 marzo

C’è una ricerca in atto a livello europeo per indagare il tema dei giovani che fanno esperienze di tirocinio nei paesi membri; l’obiettivo è quello di trovare soluzioni che assicurino che i giovani in tutti i paesi dell’Ue possano avere accesso a esperienze di tirocinio positive, e capire se e quanto siano necessarie nuove iniziative politiche per aumentare la qualità di questi tirocini.A esattamente dieci anni dalla “Overview on Traineeship” promossa proprio nel 2012 dalla Direzione generale Employment, Social Affairs and Inclusion della Commissione UE (il titolo completo del lavoro era “Study on a comprehensive overview on traineeship arrangements in member states”), la Commissione ha dato mandato a un’agenzia indipendente con sede a Bruxelles, Ecorys, di realizzare una ricerca sullo stesso tema. L'indagine si svolge attraverso un questionario online, che è possibile compilare fino al 25 marzo in maniera rigorosamente anonima, anche in italiano (e in altre 22 lingue). Il titolo stavolta è “Study Supporting The Evaluation Of The Quality Framework For Traineeships”, in italiano “Studio a sostegno della valutazione del quadro di qualità per i tirocini”. «Le opinioni espresse in questo sondaggio saranno analizzate nell'ambito di una valutazione che la Commissione europea sta effettuando» spiegano i ricercatori nel testo iniziale, rivolgendosi direttamente ai potenziali partecipanti: «Questa è l'occasione per condividere la tua esperienza e le tue opinioni sui tirocini nel tuo paese e per avere voce in capitolo sulle future misure politiche in questo settore».Le “screening questions” iniziali permettono di specificare se la persona che compila il questionario ha mai fatto o no un tirocinio, o se proprio in questo momento ne sta facendo uno. In caso abbia una esperienza personale (singola o plurima!) di tirocini, viene chiesto di specificare per esempio se essi fossero una parte obbligatoria degli studi (il cosiddetto tirocinio “curricolare”, anche se la ricerca non usa questo termine), o addirittura come passaggio obbligato per esercitare una professione (es. medicina, architettura, giurisprudenza): qui si fa riferimento – sempre implicitamente – a quelli che in Italia si chiamano tecnicamente i “tirocini per l’accesso alle professioni regolamentate”, altrimenti detti “praticantati”. Il questionario chiede anche di indicare il Paese dove è stato svolto il tirocinio più recente, perché naturalmente è possibile anche fare tirocini all’estero.Le domande di carattere demografico sono standard (da notare che, rispetto al genere, il questionario molto rispettosamente prevede anche l’opzione “altro” accanto a maschio e femmina, e dà anche la possibilità di non rispondere). Per l’età si può indicare quella precisa se si è nella fascia 15-39 anni; altrimenti si dovrà selezionare l’opzione “inferiore a 15” oppure “oltre 40”.Rispetto all’indagine vera e propria, viene chiesto ai partecipanti di focalizzare esclusivamente i tirocini extracurricolari: di nuovo, la parola non viene usata esplicitamente, ma nella sezione “Domande per i tirocinanti” viene specificato subito che si fa riferimento “a uno o più tirocini che NON erano una parte obbligatoria degli studi/programmi di studio né un requisito necessario per accedere a una professione specifica (ad esempio medicina, architettura, ecc.)”. Quindi tirocini curricolari e praticantati vengono esclusi dalla ricerca; anche se poi, con poca coerenza forse, la primissima domanda relativa al numero di tirocini svolti prevede due campi: per compilare il primo bisogna indicare il numero di stage svolti “durante l'attività scolastica, la formazione professionale o gli studi” (cioè proprio quelli che due righe sopra erano stati esclusi dall’indagine…).L’indagine poi prosegue chiedendo dettagli sull’ultimo tirocinio effettuato. Questa è una debolezza dell’intera ricerca, forse inevitabile, ma che permette di rendere conto solamente dell’ultima esperienza di stage: per chi ne ha fatte diverse, vuol dire automaticamente escludere tutte le altre dalla rilevazione. La formulazione impedisce peraltro anche di capire se vi sia un “tracciato” standard, per esempio un progressivo miglioramento delle condizioni di tirocinio in caso se ne sia fatto più d’uno, che potrebbe voler dire una progressiva presa di coscienza della persona, una ricerca di condizioni via via migliori. Tornando al questionario: viene chiesto di specificare lo status che il partecipante aveva quando lo ha fatto (se studente, disoccupato…), e poi il “livello di istruzione” al quale la persona era “iscritta” (in caso fosse studente al momento del tirocinio) oppure il più alto grado di istruzione fino a quel momento conseguito. Si prosegue indicando il settore in cui questo tirocinio è stato svolto (Commercio, ristorazione, informazione e comunicazione, attività finanziarie…) e se il tirocinio è stato “erogato” da un ente pubblico o da un’azienda privata (qui si sarebbe potuto fare uno sforzo in più con la lingua: va inteso come “tipologia del soggetto ospitante”).La sezione successiva chiede come la persona abbia trovato il suo tirocinio (passaparola, annunci, social media, fiere del lavoro, centri per l’impiego…); attenzione perché stranamente non c’è l’opzione classica della “università-istituzione formativa”, quindi in questo caso bisognerà trovare la risposta più vicina e coerente.C’è poi una domanda che vuole indagare la “trasparenza” degli annunci di stage, e chiede di elencare gli elementi che erano “chiaramente menzionati nell'avviso di posto vacante che pubblicizza il tirocinio”: qui è possibile selezionare più di una risposta, tra cui compaiono anche l’importo dell'indennità e la  percentuale di tirocinanti assunti dall'organizzazione negli ultimi anni (ah! Good luck with that, almeno coi tirocinanti italiani… a meno che non abbiano trovato il loro tirocinio qui sulla pagina Annunci della Repubblica degli Stagisti, naturalmente, che fa della trasparenza su questi punti la sua bandiera!). Viene chiesto poi qualche dettaglio sul contratto di tirocinio, che in italiano si compone della “convenzione” e del “progetto formativo individuale”.La sezione che indaga gli obiettivi di apprendimento e di formazione chiede di dichiararsi in accordo o disaccordo con una serie di affermazioni tipo “Le mie mansioni mi hanno aiutato a raggiungere i miei obiettivi di apprendimento e formazione” oppure “Avevo un supervisore, che ha monitorato e valutato i miei progressi”: si può considerare l’utilizzo della parola “supervisore” come sinonimo di quello che in italiano, nel linguaggio tecnico dei tirocini, si chiama “tutor”.C’è poi il capitolo “Condizioni di lavoro”, che inquadra il tema dell’indennità e, se chi sta rispondendo indica di averla ricevuta, chiede di indicarne anche il valore (medio) mensile in euro, escludendo però eventuali “altre prestazioni”. Tali “prestazioni”, che possono essere indicate più avanti nella pagina, sono gli eventuali sostegni “in natura” ricevuti (bizzarro modo per indicare i “buoni pasto o cibo meno costoso presso la mensa aziendale”), le spese di viaggio o di alloggio rimborsate,  opportunità di formazione e così via. Tra le opzioni ci sono anche le “ferie retribuite”: probabilmente qui, dato che lo stage non prevede mai una “retribuzione”, bisogna semplicemente intendere la domanda come: se il periodo di stage ha attraversato un periodo di “ferie”, es. periodo di Natale o estate, in cui tutti i dipendenti sono rimasti a casa, in quanto stagista la persona ha avuto diritto all’indennità piena, oppure decurtata per i giorni in cui non è stata presente?Discorso a parte per la domanda sull’avere “accumulato diritti pensionistici”. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo i periodi di tirocinio non prevedono versamenti previdenziali: probabilmente qui il sondaggio vuole solo conferma di ciò.Per quanto riguarda la certificazione delle competenze, il questionario chiede se al termine del tirocinio la persona  ha ricevuto (o riceverà, nel caso il percorso sia attualmente in corso) “un certificato o una lettera di referenze comprovante le conoscenze, le abilità e le competenze acquisite durante il tirocinio”.Nella sezione “Tirocini Transfrontalieri” viene indagato il motivo per il quale si è deciso di fare (o non fare) un’esperienza all’estero: in particolare, in caso la persona che compila il questionario non abbia mai fatto un tirocinio al di fuori dell’Italia, viene chiesto di specificare se non  era interessata, o informata sulle opportunità all'estero; oppure se l’elemento di blocco è stata una scarsa padronanza delle lingue straniere, oppure la mancanza di risorse finanziarie per pagarsi il viaggio e la permanenza in un altro Paese.Per le domande conclusive, infine, con la modalità del dichiararsi in accordo o disaccordo con una serie di affermazioni si può dire se a proprio avviso il tirocinio abbia “reso più facile il passaggio dalla scuola al lavoro”, o se sia o non sia stato “utile per trovare un lavoro regolare”.Inoltre il questionario indaga l’efficacia del tirocinio dal punto di vista occupazionale, chiedendo se sia o non sia arrivata un’offerta di lavoro, e se sì, a quale distanza temporale dalla fine dell’esperienza formativa. In caso si risponda di sì, il questionario approfondisce chiedendo se questa offerta sia arrivata dallo stesso datore di lavoro presso cui è avvenuto il tirocinio, presso un datore di lavoro con cui si sono avuti “contatti durante il tirocinio (ad esempio, un partner commerciale, un fornitore, un cliente dell'organizzazione erogatrice del tirocinio)”, oppure un datore di lavoro “non collegato al tirocinio”.Tra le domande di questa sezione ce n’è anche una a risposta libera: “Cosa si potrebbe fare per migliorare i tirocini nel tuo paese o nel paese in cui hai svolto il tirocinio?”.Al termine del questionario, un breve testo informa che “la Commissione europea avvierà presto un'altra consultazione pubblica nell'ambito della stessa valutazione”. Segno che la qualità dei tirocini è un argomento che le istituzioni europee hanno deciso, a ragione, di inserire tra i loro obiettivi prioritari.

Stage al Consiglio dell'Ue, oltre 100 opportunità da 1200 euro al mese (e venti gratis): candidature fino al 15 marzo

L’Unione europea riapre le porte a centinaia di ragazzi in cerca di stage. Per il terzo anno di fila il Consiglio dell’Ue mette a disposizione oltre cento posti all’interno del Segretariato generale di Bruxelles. Un’esperienza unica che permette di conoscere da vicino le istituzioni europee, il loro processo lavorativo e guadagnare esperienza internazionale. Il bando, aperto il 15 febbraio e in scadenza il 15 marzo, offre 100 posti per tirocini extracurriculari, da quattro a sei posti per tirocinanti con disabilità e infine 20 per tirocini curriculari – gli unici che non prevedono un compenso. Gli stage saranno in presenza, dal 1° settembre 2022 fino al 31 gennaio 2023; sono rivolti a tutti i cittadini dell’Ue e dei paesi candidati che hanno concluso i negoziati di adesione. Le aree di lavoro del Segretariato per cui si può fare richiesta sono numerose, dal settore delle politiche agricole alle relazioni internazionali con paesi terzi, dalle risorse umane allo sviluppo energetico e altri ancora. «È stata un’esperienza molto positiva e aver lavorato nell’Ue ha pesato tanto nel mio curriculum», racconta Silvia Colagiorgio che nel 2021, a 25 anni, è stata selezionata per svolgere un tirocinio da febbraio a giugno nel dipartimento comunicazione – unità outreach and engagement – del Consiglio e ora lavora per l’Icf (Inner city fund), agenzia di consulenza privata, partner dell’Unione. Ma cosa aspettarsi da un’esperienza simile? Sicuramente l’opportunità di acquisire nuove conoscenze sull’Unione, migliorare la comprensione delle politiche europee e contribuire alle attività quotidiane del Consiglio all’interno di un ambiente multiculturale e multilingue. Per provare a vivere tutto ciò bisogna inviare la propria candidatura sul sito del Consiglio dell’Ue, creare un account personale e inoltrare la domanda. Il Consiglio cerca ragazzi immersi nello spirito europeista, competenti e che sappiano parlare almeno due lingue ufficiali dell’Unione. In particolare è richiesta l’ottima conoscenza dell’inglese e del francese con un livello minimo di C1 e C2. Ogni anno arrivano migliaia di candidature e i tirocini con indennità sono – ovviamente! – sempre quelli più richiesti, con una media di oltre 10mila domande. Gli aspiranti stagisti sono aumentati vertiginosamente negli ultimi quattro anni, passando dai 2mila del 2017 agli oltre 11mila del 2018 fino al record registrato l'anno scorso: 14mila candidature. Per potersi proporre è necessario essere laureati e aver concluso almeno il primo ciclo di studi (ovvero la laurea triennale o un diploma equivalente). Il compenso è di circa 1200 euro al mese e a questo si aggiungono buoni pasto, indennità di viaggio, assicurazione contro gli infortuni e assicurazione sanitaria. La gran parte dei candidati ha per lo più competenze in legge, scienze politiche, relazioni internazionali, economia, studi legati all’Ue. Ma si guarda anche ad altri campi, dalla traduzione alle risorse umane, dall’ingegneria aerospaziale alla sicurezza alimentare, passando per comunicazione, salute, ambiente e graphic design. «Ho fatto domanda tre volte prima di essere accettata», spiega Colagiorgio, che prima di questa esperienza si era laureata in international politics and markets all’università di Bologna: «Dopo aver inoltrato la candidatura c’è una prima fase di selezione. Se il tuo profilo è idoneo e interessa a qualche unità allora ti contattano tramite mail e fissano un colloquio. A me è successo circa due mesi dopo l’invio della domanda. Poi subito dopo il colloquio, circa una settimana, ti comunicano se sei stato selezionato o meno, oppure se sei in lista di attesa». Durante lo stage si occupava della comunicazione verso l’esterno, riguardo l’organizzazione di eventi e visite al Consiglio. Ma non solo: lavorava anche a una newsletter per giovani studenti e lavoratori su approfondimenti e temi di attualità, e assicura è «il punto di vista degli stagisti è molto apprezzato. Sono sempre stata coinvolta e ho avuto la fortuna di interfacciarmi con un ambiente pratico e dinamico». Proprio dall’Italia arriva il maggior numero di candidati per questo tipo di stage presso il Consiglio dell'Unione europea: quasi 5mila solo nel 2021. Di questi, 17 (su un totale di 97 stagisti selezionati da tutta Europa) sono gli italiani che sono stati accettati per il tirocinio extracurriculare. A seguire la Spagna con 1.990 domande inviate e sei tirocinanti selezionati. Dalla Germania, su un totale di soli 630 candidati, ne sono stati scelti ben 12, al pari con la Francia – da cui erano però partite più di mille candidature. Anche negli anni precedenti l’Italia si è sempre presentata come il Paese con il numero più alto di domande e di tirocinanti scelti, a conferma dell’alto grado di preparazione dei candidati italiani. La crescita dal 2017 ad oggi è stata esponenziale: +85% di candidature provenienti dall'Italia in soli quattro anni.Molte meno richieste, invece, arrivano per i tirocini definiti dal Consiglio “obbligatori”, senza indennità, che possono durare da due a cinque mesi. Nel 2021 sono state 563 le candidature (138 quelle dall’Italia) e 15 stagisti sono stati selezionati (di cui tre italiani): cinque durante il primo semestre, dieci durante il secondo. Per tirocini obbligatori si intendono quelli che in Italia si chiamano “curriculari”, svolti quindi all’interno di un percorso di studi universitario, che sia triennale (solo per gli studenti del terzo anno), magistrale o anche di dottorato.«È stata un’esperienza molto interessante, anche se ero in smartworking per quattro mesi su cinque», racconta Marco Valenziano – classe 1997, laureato in scienze internazionali e diplomatiche all’università di Bologna – che ha fatto il tirocinio curriculare nell’unità relazioni interistituzionali da febbraio a giugno 2021, riuscendo a entrare al primo tentativo. «La mia unità si occupava di fare reporting su quanto avveniva in Parlamento. Era un lavoro di monitoraggio, ricerca e redazione e già dal secondo mese di tirocinio noi stagisti eravamo pienamente autonomi». Il giovane che ha lavorato al fianco di funzionari esperti ma anche di altri giovani tirocinanti sia curriculari che extracurriculari. In tutte le unità del Consiglio infatti non c’è alcuna differenza tra le mansioni degli stagisti che ricevono l’indennità e quelli che invece ne sono privi. Una situazione in cui l'inequità salta all'occhio: giovani che ricevono 1.200 euro al mese gomito a gomito con coetanei che non ricevono compenso.In realtà qualcosa si riceve anche nell'ambito dei tirocinio “obbligatori”. Durante lo stage vengono offerti buoni pasto, assicurazione contro gli infortuni, indennità di viaggio e assicurazione sanitaria. Ma per gli obbligatori, appunto, niente compenso mensile. «Mi rendo conto che è una situazione difficile per moltissimi universitari. Soprattutto per quelli che vogliono intraprendere questi percorsi ma che al tempo stesso non possono essere aiutati dalle famiglie. Vivere a Bruxelles non è molto economico», sottolinea Valenziano: «Fortunatamente non è stato il mio caso: avendo svolto quasi tutto lo stage in smartworking e stando a casa dei miei genitori non ho avuto grosse spese». Da anni il tema dell’obbligatorietà dei compensi è al centro di accese discussioni. L’ultima è stata il 17 febbraio a Strasburgo, durante un’assemblea plenaria del Parlamento europeo in cui è stata redatta e approvata (con 580 voti favorevoli) una risoluzione dal titolo “Rafforzare il ruolo dei giovani europei: occupazione e ripresa sociale dopo la pandemia” che invita Commissione e Stati membri a garantire un’equa retribuzione per tirocini e apprendistati. Il Parlamento ha precisato che gli stage non solo devono essere pagati ma anche limitati nella durata e nel numero, così che i giovani non rimangano intrappolati nella morsa sempre più stringente e interminabile dei tirocini a basso costo, privi di protezione sociale e diritti pensionistici. Nonostante tutti questi buoni propositi, però, non è stato approvato l’emendamento dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici che proponevano proprio di vietare esplicitamente gli stage non pagati. Richiesta, purtroppo, respinta con 377 voti contrari. La presenza o assenza di compenso gioca un ruolo molto importante nell'accesso e nella contendibilità delle opportunità di stage a disposizione dei giovani. Non a caso, negli ultimi anni nell'ambito del programma dei tirocini presso il Consiglio europeo quelli “obbligatori” hanno risentito di più l’arrivo della pandemia: le candidature sono calate drasticamente, dalle 585 del 2019 alle 320 del 2020 e solo lo scorso anno si è tornati ai numeri pre-Covid, con il superamento della soglia delle 500 domande. Effetti collaterali che già si conoscono, considerando l’enorme blocco che ha colpito tutti i settori, università e tirocini compresi. Il Consiglio dell’Ue, però, ha saputo rispondere all’emergenza garantendo lo smartworking in piena autonomia: a tutti gli stagisti è stato spedito un kit per lavorare da casa, pc compreso, da restituire poi al termine dell’attività.A partire da ottobre 2021 si è tornati al lavoro in presenza. «Riprendere in ufficio è stato bello, nonostante nel mio periodo si potesse andare solo per due o tre giorni a settimana», racconta Marco Valenziano: «Almeno avevo l’opportunità di partecipare a incontri che non avrei potuto seguire a distanza e soprattutto fare networking con i miei colleghi. Ammetto anche che mi sarebbe piaciuto rimanere ma è sempre molto difficile». Fonti dell’Unione europea, infatti, confermano alla Repubblica degli Stagisti che meno del 10% dei tirocinanti rimane a lavorare dopo la fine dello stage, solitamente coprendo altri ruoli. Ma l'esperienza europea spesso viene considerata con riguardo quando si cerca lavoro: Valenziano per esempio subito dopo la fine degli studi ha trovato un impiego in un’agenzia di consulenza. Per lui come per Silvia Colagiorgio l’esperienza nell’Ue è stata «fondamentale».Benedetta Mura

Ocse, ultimi giorni per candidarsi al programma di stage - solo da remoto - con indennità di 740 euro al mese

Ci sono molte organizzazioni che offrono tirocini con un buon rimborso spese affiancati a un’esperienza internazionale che può poi brillare nel proprio curriculum. Tra queste occupa una posizione importante l’Ocse, con sede a Parigi, il cui “vero” nome in realtà è Oecd – dipende da se le lettere iniziali che compongono l'acronimo rappresentano il nome in inglese, “Organization for Economic Co-operation and Development”, oppure in italiano, “Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico”. Al momento è possibile candidarsi per svolgere un tirocinio nel corso del 2022: è necessario essere uno studente iscritto negli ultimi anni di un corso di laurea, un master o un dottorato. «Il 98 per cento dei tirocini si svolge a Parigi, dove c’è la sede principale Ocse», spiega alla Repubblica degli Stagisti Nadav Shental, che lavora nell'ufficio Talent management e Analytics dal 2017: «Ma dall’inizio della pandemia abbiamo autorizzato lo stage a distanza, per venire incontro agli studenti. In particolare perché all’Ocse aderiscono 38 paesi e alcuni di questi hanno delle regole molto rigide specie sugli spostamenti, così per non discriminare nessuno abbiamo adottato lo smart internshipping. Quindi anche gli stagisti italiani possono lavorare dalle proprie case o dalle università mantenendo comunque un’interazione continua con il proprio team di lavoro».Svolgere uno stage a distanza non significa, fortunatamente, essere abbandonati a sé stessi. «Ogni Direzione o team ha la propria agenda e ogni stagista aderisce alle esigenze del team. Questo significa che ci sono riunioni per aiutare proprio il lavoro da remoto e, ovviamente, sono rispettate le esigenze degli stagisti che vivono in fusi orari diversi. Quindi non chiederemo mai a uno stagista di partecipare a una riunione alle 3 del mattino e cerchiamo di fare del nostro meglio per accogliere le esigenze di quanti collaborano dall’Australia, Giappone, Stati Uniti o altri paesi fuori dall’Europa». Anche l’orario è abbastanza flessibile: «L’Ocse ha una giornata lavorativa di otto ore e mezza ma non ci sono degli orari fissi in cui gli stagisti o i dipendenti cominciano e finiscono di lavorare. Quindi possono cominciare alle 8 o alle 9 del mattino: dipende dal lavoro del team a cui si appartiene e dagli accordi presi con i propri supervisors».Per mandare la propria candidatura è necessario creare il proprio profilo sul sito Oecd: è comunque possibile accedere attraverso il proprio profilo Linkedin. Una volta fatto questo passo basterà compilare la sezione online ricordandosi di non allegare nessun documento perché tutte le informazioni necessarie devono essere inserite nel format elettronico per essere considerate nella fase di selezione. Tra pochissimi giorni, alla mezzanotte del 28 febbraio, si chiuderà la fase di candidatura per il programma di tirocinio invernale, ma in realtà ci si può candidare in qualsiasi momento: «in base alle esigenze del team dell’Ocse i candidati sono invitati ad un colloquio, qualche volta a fare alcuni test scritti», spiega Shental. I prescelti in pratica «iniziano con un accordo con il loro team: non c’è una data di inizio specifica per tutti i tirocinanti, è flessibile e a nostro avviso è molto utile questa flessibilità sia per gli studenti sia per per i team di lavoro».Gli interessati possono quindi fare l’application online sul sito inserendo nel modulo di domanda l’esperienza, gli studi, la lettera di motivazione e indicando anche le aree di interesse. «I tirocinanti che soddisfano i requisiti e che si distinguono per conoscenza della lingua, capacità di redazione e altri requisiti minimi sono inseriti in un gruppo a disposizione di tutti i responsabili delle assunzioni e del personale delle risorse umane. Un esempio pratico: se sono un manager che lavora nel settore fiscale sarò alla ricerca di stagisti con esperienza in materia fiscale e potrei stabilire che lo stage cominci a giugno di quest’anno fino alla fine di dicembre. A questo punto i candidati che soddisfano questi criteri sono invitati per un colloquio e talvolta per una prova scritta».Se selezionati si comincerà uno stage che può variare da uno a sei mesi. «L’Ocse eroga un’indennità di 740 euro al mese, ma in molti casi gli studenti ricevono un sostegno aggiuntivo dalle università in cui sono iscritti o attraverso degli specifici programmi di stage nel loro Paese. Per esempio la Germania, grazie ad alcuni programmi di supporto, in alcuni casi quasi raddoppia questa cifra e come Ocse incoraggiamo gli atenei che seguono questa strada» dice Shental.Per quanto riguarda i numeri degli stagisti selezionati in passato, la Repubblica degli Stagisti è riuscita ad ottenere i dati del 2021: «Lo scorso anno sono stati selezionati 670 stagisti: il numero più alto che abbiamo mai selezionato. Nel 2020 c’è stato un decremento a causa della pandemia ma ora si sta tornando ai numeri pre Covid. Sempre nel 2021 abbiamo avuto 53 italiani selezionati per cominciare uno stage e confrontato con gli altri Paesi, l’Italia rappresenta il quarto per maggior numero di domande, dopo Francia, Germania e Stati Uniti. Questi numeri», continua a spiegare Nadav Shental, «suggeriscono che gli studenti italiani hanno molta familiarità con l’Ocse e sono molto competitivi: hanno, infatti, abbastanza successo nel processo di selezione». L’anno scorso è stato sicuramente un anno eccezionale come partecipazione, se si considera che secondo i dati del Report annuale 2021 su diversity e inclusione, nel 2020 gli stagisti selezionati sono stati 373 povenienti da 27 paesi.Che cos’è che fa veramente la differenza per essere selezionati? «Essere particolarmente orientati verso la nostra area specifica e avere un collegamento tra i propri studi e l’esperienza professionale oltre a competenze tecniche che rendono il profilo interessante. Per esempio se si vuol lavorare nel nostro dipartimento comunicazione è necessario avere esperienza con la redazione, con diversi social media. Certo tutto dipende dal tipo di lavoro che si vuol fare ma avere queste esperienze e abilità tecniche è molto importante». Qualche suggerimento in più lo aggiunge Rossella Caputo, Hr manager all’Ocse, che spiega: «È molto importante che le persone mettano in risalto cosa hanno imparato all’università o a scuola. Poi certo, un curriculum in ambito economico può fare la differenza, la maggior parte dei nostri stagisti hanno studi in macro o micro economia e studi di politica internazionale. Certo ci sono anche specialisti in ambito sanitario, in materia fiscale finanziaria, e tutte queste specializzazioni hanno un collegamento con un esame specifico fatto all’università: tutto questo dovrebbe essere segnalato nel curriculum e nella lettera di motivazione che si inserisce. È molto importante» continua a spiegare Caputo, «che il percorso educativo e le esperienze professionali siano dichiarati in modo semplice da capire per un potenziale datore di lavoro, perché quando leggiamo i curricula è su questo tipo di criteri che possiamo orientare la risorsa verso il settore appropriato». Inutile aggiungere che le due lingue ufficiali all’Ocse sono inglese e francese e una buona conoscenza di entrambe può far la differenza. Ovviamente, quindi, curriculum vitae e lettera di motivazione devono essere inviati in una di queste due lingue.   Fare uno stage non significa, però, avere un successivo posto di lavoro: «Non garantiamo alcun impiego seguente anche se abbiamo tirocinanti che qualche anno dopo fanno domanda per posizioni di lavoro temporanee». Questo probabilmente anche perché l’Ocse «non è un posto dove cominciare la propria carriera» aggiunge Rossella Caputo. «L’età media è molto più alta», con la maggioranza dello staff tra i 30 e i 50 anni. «Dopo il tirocinio invitiamo i giovani a terminare gli studi con una laurea magistrale, un master o addirittura un dottorato e poi fare un’altra esperienza lavorativa prima di tornare. Uno stage è un buon modo per cominciare ad avere un’idea di cosa significhi lavorare qui, ma iniziare subito dopo la scuola non è una buona idea e siamo molto chiari su questo punto. Certo ci sono stati stagisti che sono stati più a lungo, come staff temporaneo con un breve contratto, ma questo non dura più di due anni e in seguito è necessario fare l’application per una posizione ufficiale e passare attraverso una selezione competitiva. Non credo però che sia il modo migliore per far carriera all’Ocse. Molto meglio fare un’esperienza all’estero e tornare dopo qualche anno con più esperienze professionali».Se, quindi, si è interessati a tentare questa opportunità conviene registrarsi, fare attenzione nella compilazione della propria lettera motivazionale, e prima ancora dare un’occhiata ai vari dipartimenti per capire quali potrebbero essere i compiti  e a tutte le faq presenti sul sito. Qui si possono trovare informazioni sugli orari di lavoro, oltre a una serie di dettagli su come costruire la propria lettera di presentazione, e in che cosa consistono l’intervista o i test scritti. Per qualche giovane questa può essere addirittura una “life-changing experience”, come testimoniano alcuni dei commenti riportati sulla Brochure dell'internship program. Non resta quindi che affrettarsi e tentare anche questa opportunità. Come spesso capita in questi casi solo i candidati selezionati saranno contattati dai vari dipartimenti per continuare nel processo selettivo, se quindi dopo circa tre mesi non si è ricevuta nessuna comunicazione vuol dire che la propria candidatura non è stata presa in considerazione: ma almeno tentare una seconda volta, a patto di essere ancora studenti universitari.   Marianna Lepore

Mestieri del futuro, il master in Cloud Data Engineering di Bip e Cefriel assume laureati in materie Stem

Tra i lavori del futuro, quelli che vent’anni fa non esistevano e nella nostra società sempre più digitale sono e saranno sempre più richiesti, un posto importante è occupato dai professionisti del Cloud e del data management. Ma le università, a cominciare da quelle italiane, sono indietro: non preparano gli studenti a questi mestieri, i corsi che focalizzano queste competenze – di solito legati alle facoltà di Informatica – sono ancora pochi e poco frequentati. Ecco perché bisogna guardare “out of the box”: trovare persone con competenze non necessariamente informatiche, ma comunque Stem, e metterle in grado attraverso una formazione intensiva aggiuntiva di lavorare ad alti livelli in ambito Cloud.É quel che da qualche anno Bip, in collaborazione con Cefriel, con il master di secondo livello in “Cloud Data Engineering”. Nelle precedenti tre edizioni ha formato complessivamente 36 giovani, 12 per edizione. Età media 27 anni, 17% donne, provenienza geografica da tutta Italia con una leggera prevalenza dal centro-sud.E la cosa interessante – ma per niente sorprendente – è che 31 dei 36 sono ancora oggi ancora in forza nella divisione xTech di Bip, il “Centro di Eccellenza” di Bip sulle tecnologie esponenziali Cloud, Data, AI, 5G e IOT. Dove AI sta per intelligenza artificiale, 5G è la più avanzata tecnologia per la telefonia mobile e cellulare, e IOT vuol dire “Internet delle cose” (in inglese “Internet of Things”) cioè l’insieme delle tecnologie che rendono gli oggetti “intelligenti” perché connessi tra loro attraverso la rete.Il master è un po’ particolare. Innanzitutto, non costa. Anzi, sono i partecipanti ad essere pagati: dal primo giorno di master sono inquadrati come apprendisti. Bip ha infatti scelto di utilizzare la formula contrattuale dell’”Alto apprendistato”, altrimenti detto “apprendistato di terzo livello per l’alta formazione e ricerca”. Un contratto subordinato che dura due anni e che salvo intoppi si trasforma poi automaticamente in tempo indeterminato.I docenti sono un misto di professori del Politecnico di Milano – il direttore del master è Pierluigi Plebani, professore associato presso il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Polimi – e professionisti del mondo aziendale, interni ed esterni a Bip.«Il professionista del Cloud è una figura chiave per la modernizzazione» dice alla Repubblica degli Stagisti Marco Pesarini, partner di Bip xTech con vent'anni di esperienza nel settore ICT, Telecomunicazioni e Media business: «Si tratta veramente degli “ingegneri del digitale”! E la grande fortuna è che non devono necessariamente essere dei super esperti di informatica. La nostra sfida è prendere persone che sanno fare buone analisi e buoni progetti ed insegnare loro ad applicare queste doti al mondo del digitale. In Italia abbiamo delle università classiche straordinarie, abbiamo dei fenomeni che fanno Fisica, Matematica: perché non metterli al servizio della trasformazione del Paese?» si chiede il manager, e aggiunge: «Le tecnologie moderne permettono di riuscire sempre di più a fare prodotti tecnici senza essere necessariamente dei programmatori super competenti, quello che gli americani chiamano il “Low Coding”, cioè la capacità di utilizzare prodotti tecnici senza necessariamente essere ingegneri del software. Quindi anche persone che hanno più un’impostazione analitica, o di business, sono in grado di entrare nel mondo della serializzazione di soluzioni tecniche».Al master infatti possono candidarsi laureandi e neolaureati magistrali non solo in Informatica ma in tutte le discipline scientifiche STEM (Scienze, Tecnologie, Ingegneria e Matematica) che parlino bene l’inglese e che abbiano solide basi su sistemi informativi, programmazione, che abbiano dimestichezza con almeno un linguaggio tra C++, C#, Java o Python), una conoscenza base dati relazionali e SQL e un po’ di familiarità con sistemi UNIX/Linux e Windows. Ma sopratutto quella che BIP e Cefriel definiscono una “Cloud attitude”, cioè un forte interesse nelle tecnologie cloud e nelle attività di lavorazione del dato. Dunque chi non è proprio un asso della programmazione non deve scoraggiarsi.«Io avevo delle basi di programmazione informatica, ma nulla di che! Durante l’università avevo fatto poco sulla parte informatico-tecnologica perché il mio era un percorso prettamente puro, teorico. Le mie competenze informatiche erano normalissime, un po’ da autodidatta: nulla di troppo deep-dive» conferma Andrea Galli, 27 anni, che all’università ha appunto studiato matematica pura, in triennale in Italia e per la magistrale a Copenhagen, in Danimarca, ed è poi tornato in Italia apposta per la terza edizione del master Bip-Cefriel: «Ci sono stati degli argomenti che chiaramente non conoscevo, per esempio tutta la parte di lavorazione del dato: in aula abbiamo fatto anche degli esempi prendendo dati da Google Maps, da Twitter. Lavorare anche con tanti dati secondo me è molto interessante».Eleonora Donadini, altra partecipante della terza edizione, invece, era già più ferrata in ambito informatico, avendo studiato anche lei matematica in triennale ma poi Data Science and Scientific Computing all’università di Trieste per la magistrale: «Studiando questi argomenti ho avuto la possibilità di iniziare a programmare un po’ di più; inoltre ho fatto un corso relativo al Cloud Computing e questa tecnologia mi è sembrata molto interessante, con ottime potenzialità per il futuro». Arrivata al master a 24 anni appena compiuti e la tesi magistrale ancora da discutere grazie a una email di Almalaurea, Donadini non ha dubbi nel consigliare questa esperienza: «Dà la possibilità sia di continuare a formarsi sia di iniziare a sporcarsi le mani in un ambiente lavorativo: quindi sia formazione sia lavoro applicato sul campo. Poter lavorare in remoto o andare in azienda è sicuramente un plus, perché si possono conoscere i colleghi ma non si è troppo vincolati a un posto fisico. Ma la cosa più importante è la formazione: l’ambito del data management e del cloud sarà sempre più utilizzato dalle aziende, considerando che il lavoro sarà sempre più in digitale». Le iscrizioni alla nuova edizione non hanno una precisa data di scadenza, chiuderanno quando tutti i posti disponibili (una dozzina come gli altri anni, al massimo quindici) saranno stati occupati: meglio dunque candidarsi il prima possibile, anche considerando che l’avvio del master è fissato per lunedì 16 maggio. La sede di assunzione potrà essere Milano o Roma in base alla preferenza del candidato, ma in realtà poi tutto il percorso di apprendistato – sia le prime 13 settimane di formazione intensiva attraverso il master, sia i successivi 21 mesi – potrà essere ovunque in Italia: «non sarà necessario un trasferimento presso le sedi aziendali» si legge infatti sul mini-sito dedicato al master.Dopo le prime 13 settimane di “formazione full immersion” con lezioni frontali online in inglese, dal quarto mese i partecipanti saranno coinvolti in attività consulenziali, anche attraverso project works, mantenendo comunque due giornate al mese di lezione per tutto il corso del primo anno e poi una giornata al mese per il secondo anno.«Stiamo creando i professionisti del cloud, professionisti dell’intelligenza artificiale, che in Italia oggi l’università quasi non prepara: i numeri sono risibili rispetto alla domanda, che è impressionante» chiude Pesarini: «Pensiamo solo che il governo ha appena messo un miliardo per il cloud nel piano di recovery nazionale: ma dove saranno i professionisti che lo spendono questo miliardo non s’è ancora capito. Forse verranno dalla Germania… non sarebbe proprio la cosa migliore per noi!».

Tirocini gratis, il Parlamento europeo frena e boccia l'emendamento

Una risoluzione post pandemia sui giovani è stata votata l'altroieri al Parlamento europeo. Dentro c’era anche un emendamento presentato dalla 28enne spagnola Alicia Homs Ginel, la 61enne olandese Agnes Jongerius e dal 36enne italiano Brando Benifei, tutti del gruppo Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, per la messa al bando dei tirocini senza rimborso spese. Avrebbe potuto essere un punto di svolta, invece è stata una (leggera) frenata.La storia di questo emendamento parte un anno e mezzo fa, e precisamente il 9 ottobre del 2020, quando per la prima volta il Parlamento europeo si esprime ufficialmente – in una risoluzione approvata a larghissima maggioranza – contro i tirocini non remunerati esortando gli Stati membri «a garantire che i giovani che si registrano nei programmi della garanzia per i giovani ricevano offerte qualitativamente valide, diversificate e personalizzate, con un'equa remunerazione». In quell’occasione i voti favorevoli erano stati 574, 77 contrari e 43 astenuti – di cui, tra gli italiani, tutti gli eurodeputati della Lega. Il testo condannava esplicitamente «la pratica degli stage, dei tirocini e degli apprendistati non retribuiti», specificando che la gratuità «costituisce una forma di sfruttamento del lavoro dei giovani e una violazione dei loro diritti». Brando Benifei, allora come oggi capodelegazione degli europarlamentari del Partito democratico, si era auspicato che partisse una mobilitazione dell’opinione pubblica per portare i governi di ogni singolo Paese membro a migliorare al proprio interno l’uso dello strumento dello stage, ma è stato tutto in parte bloccato dai due anni di pandemia. E dopo cos'è successo? Si è andati avanti più a rilento del previsto. Il 17 dicembre del 2020 una nuova risoluzione votata dal Parlamento europeo ha condannato gli stage, i tirocini e gli apprendistati non retribuiti in quanto costituiscono una forma di sfruttamento del lavoro dei giovani e una violazione dei loro diritti e richiama la Commissione a proporre un quadro giuridico per un divieto effettivo ed esecutivo di questi tirocini. Nel corso del 2021 però non ci sono stati nuovi emendamenti sul fronte tirocini, forse anche perché il dibattito legislativo si è spostato più sulla questione del minimum wage e sulla direttiva platform work/riders. Ma il tema non è stato accantonato.Bisogna ricordare che il Parlamento europeo è un “co-legislatore”, quindi si colloca a livello paritetico insieme al Consiglio dell'Unione europea rispetto all'approvazione e alla modifica della legislazione europea e al bilancio annuale dell'UE; ma non ha iniziativa legislativa quando si tratta di modificare delle proposte direttive che arrivano direttamente dalla Commissione europea. Non può quindi scrivere una legge su quel tema, ma può applicare una pressione politica su Commissione e Stati membri per chiedere che si faccia qualcosa di specifico e si adottino dei testi o risoluzioni specifiche. Per questo il voto dello scorso giovedì 17 febbraio poteva essere un punto di snodo. E su questo aveva fatto leva anche l’intervendo fatto in Parlamento il giorno precedente – mercoledì 16 – da Benifei, che ha ricordato ai colleghi che sul tavolo c’era «una proposta concreta per migliorare la situazione di migliaia di giovani e mettere al bando i tirocini non pagati nell’Unione europea, una vera vergogna, frutto di una cultura malata». Un rinforzo alla mail già inviata a tutti i parlamentari dai tre cofirmatari per invitarli a votare l'emendamento per l’abolizione degli stage non pagati. Non ha sortito effetti neppure l’interessamento che una parlamentare del Partito popolare europeo, la 30enne portoghese Lidia Pereira, aveva mostrato rispetto il problema: Pereira aveva informato i colleghi che avrebbe presentato due interrogazioni, una diretta al Consiglio e l’altra alla Commissione, per fare pressione e risolvere l’ingiustizia. Una cosa abbastanza inusuale dato che il Ppe è una coalizione di centro destra mentre la battaglia per l'abolizione degli stage gratuiti al Parlamento europeo è stata portata avanti finora sopratutto da esponenti del centro sinistra. E infatti l'interessamento è durato poco: giovedì al momento del voto contro i tirocini gratuiti Lidia Pereira ha fatto marcia indietro, e incredibilmente ha votato contro l'emendamento. Alla conta dei numeri l'emendamento è stato bocciato: 377 voti contrari, (tra cui la Lega, Italia Viva, Calenda e tutto il PPE, composto per il nostro Paese da Forza Italia, Südtiroler Volkspartei, e Sud in Testa), 293 a favore e 28 astensioni. La proposta era quella di introdurre un quadro giuridico comune per vietare in modo effettivo e applicabile i tirocini e gli apprendistati non remunerati. Ma anche se l’emendamento sull’abolizione degli stage non pagati non è passato, il gruppo dei Socialisti e democratici ha comunque deciso di votare il testo finale della risoluzione. Non tutto infatti è da buttare via. «Il testo non è il passo avanti sperato ma contiene indicazioni chiare rispetto alla necessità di un quadro legale per garantire un’equa retribuzione di stage e tirocini» spiega Brando Benifei alla Repubblica degli Stagisti: «Sarebbe stato meglio se il nostro emendamento che chiedeva in maniera esplicita la messa al bando degli stage non pagati fosse stato votato e approvato: le forze della destra evidentemente non rispettano gli impegni presi a parole con i giovani. Ma ricordiamo che il Parlamento europeo ha già una posizione chiara su questo punto grazie proprio alla risoluzione approvata nel 2020. Quindi si tratta di una mancata reiterazione di una posizione del Parlamento europeo che rimane quella».Su molti siti in queste ultime ore sono usciti titoloni su “L’Europa che volta le spalle ai giovani”. Benifei non ci sta: «Qui non si tratta dell’Europa, ma di alcune forze politiche che predicano bene e razzolano male. Ai giovani non interessano belle parole sulla necessità di ascoltarli, se poi non vedono risposte concrete – come un rimborso spese adeguato per i tirocini. Ci auguriamo che la grande mobilitazione dei giovani che su questi temi cresce sempre di più costringa le forze politiche ad agire come noi stiamo chiedendo da tempo anche a livello nazionale».  Marianna Lepore

“Gettati nel mondo reale dopo la laurea, i giovani han bisogno di una guida”: l'orientamento di EY si trova su Instagram

Laurearsi e poi affacciarsi nel complicato mondo della ricerca di un lavoro con mille domande e dubbi sui propri obiettivi: a tutto questo cerca di trovare una soluzione la seconda edizione di #EY4NextGeneration, il programma di orientamento professionale e volontariato di competenza offerto gratuitamente ai giovani che stanno entrando nel mercato del lavoro.L’obiettivo è supportare le nuove generazioni ad orientarsi nella scelta del proprio futuro professionale. Anche questa volta la multinazionale di consulenza si affida a Instagram per entrare in contatto con i giovani e proporre loro delle pillole di informazioni attraverso delle Instagram live dedicate ognuna a un particolare aspetto del percorso selettivo su cui tutti, almeno una volta nella vita, si sono fatti le stesse domande.Ventiquattro gli appuntamenti previsti, uno a settimana, fino a luglio. “Meglio un colloquio da remoto o dal vivo?”, “Come evitare uno stage fuffa”, “Strade, percorsi e attività della consulenza al femminile”, “In due pagine: istruzioni per un curriculum impeccabile” sono solo alcuni dei titoli degli appuntamenti che si svilupperano sul canale Instagram ey_italy.Perché EY abbia deciso di puntare su questa innovativa modalità di comunicazione lo spiegano gli ottimi risultati della prima edizione, realizzata nel 2021: più di 1.200 iscrizioni ai corsi online, 750 candidature per il programma di mentoring e 540 ore di formazione erogate. «#EY4NextGeneration è un programma che si rivolge a giovani laureandi o neolaureati. Per questo motivo abbiamo deciso di veicolare questa iniziativa su Instagram, che reputiamo il social network più vicino alle persone che vorremmo incontrare e con cui cominciare un percorso professionale» dice alla Repubblica degli Stagisti Silvia Zanella, Culture and Experience Leader per EY Europe West e Head of Employee Experience per EY Italia, società di consulenza che da molti anni fa parte del network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti: «Per chi non riesce a seguire le live si potranno rivedere i video nel feed dello stesso profilo Instagram» e la differenza tra chi deciderà di effettuare l’iscrizione alle live tramite il sito EY e chi invece lo farà direttamente da Instagram, consiste nel fatto che «nel primo caso avranno la possibilità di inviarci anche il proprio curriculum, manifestando quindi un interesse diretto a entrare in azienda». A dare una risposta dettagliata nelle Ig_live saranno sempre professionisti EY del team Employer branding, che ogni settimana verranno affiancati da guest dei Team Talent e Recruiting.A fianco al programma delle Instagram live c’è anche quello di mentoring one to one: «In questo caso consigliamo agli interessati di iscriversi entro fine febbraio. Questa specifica iniziativa fa parte del Ripples, il programma di EY di volontariato di competenze a supporto delle giovani generazioni attraverso il quale ci rivolgiamo specificamente ai giovani che si stanno affacciando per la prima volta al mondo del lavoro».I mentoring individuali sono organizzati con l’ausilio di una piattaforma di intelligenza artificiale che proporrà la miglior corrispondenza tra mentor rappresentati da professionisti e professioniste di EY e mentee, assegnando a ciascun partecipante la figura più adeguata sulla base degli interessi e delle attitudini individuali. Un percorso attraverso cui ispirare e consigliare perché tutti hanno bisogno di una persona in grado di incoraggiare l’ambizione, ispirare e stimolare a dare il meglio. Con l’ausilio della tecnologia, quindi, si cercherà di far emergere e valorizzare il capitale umano dei giovani talenti.Non solo, attraverso questo percorso si mira a individuare i profili più in linea per un’assunzione in EY: i migliori candidati avranno quindi l’opportunità di confrontarsi one to one anche con i vertici aziendali. «Il programma di mentoring è stato ideato per permettere ai giovani di confrontarsi in modo diretto con professionisti che mettono a disposizione il proprio tempo per guidare e orientare nella costruzione della propria carriera. I consigli e i suggerimenti sono validi anche per altri ambienti e potenziali network da attivare, anche se ci piacerebbe assumere quanti più profili in linea possibili» precisa Zanella. Quindi se anche alla fine non si arrivasse ad un inserimento in EY si porterebbero a casa suggerimenti, consigli, nuove visioni su di sé e sul mondo del lavoro.L’edizione 2021 di EY4NextGeneration in particolare per due ventenni, Maria Laura Iannetti e Francesca Vocale, si è trasformata in un canale di assunzione in EY. Ventisei anni, una laurea in Economia e management innovation and sustainability all’università Roma Tre, la prima racconta di aver iniziato a lavorare in una piccola azienda a Roma durante la laurea triennale con uno stage a cui era seguito un contratto di lavoro. Ma una volta conseguita la magistrale «ho iniziato a guardarmi un po’ intorno perché avevo il desiderio di fare un’esperienza in una grande azienda» e ancora oggi ringrazia l’amico che le ha girato il link per candidarsi. «Prima di iniziare il percorso non avevo l’intenzione primaria di essere assunta, ma quando ho iniziato mi sono davvero innamorata dell’azienda, il mio mentor mi ha spiegato nel dettaglio la struttura, le iniziative aziendali e mi ha entusiasmato ogni cosa».  Terminato il programma, Maria Laura Iannetti ha ricevuto una chiamata dall'ufficio HR di EY per fissare un colloquio, cui ne è seguito un altro e poi l'offerta finale: un contratto a tempo indeterminato, e già con una posizione Senior!Tra le Instagram live più interessanti da seguire Iannetti suggerisce quella sulle domande più gettonate durate un colloquio e della sua esperienza racconta di aver sfruttato al massimo il mentoring one-to-one. «Il mio mentor mi ha aiutato con il curriculum, con la preparazione alle domande dei colloqui, è stato utilissimo perché mi ha aiutato a prepararmi e sono felice che tutt’ora siamo rimasti amici. Ho percepito una elevata attenzione verso tutti i partecipanti al progetto e la ritengo una rara peculiarità» continua a raccontare, «soprattutto per realtà grandi come EY. In particolare sono tre gli aspetti che ho apprezzato: la disponibilità del mio mentor che mi ha spiegato molti aspetti dell’azienda rendendo la mia “dream company” più vicina e reale rispetto a tutte le altre aziende per cui avevo fatto application e colloqui; i seminari settimanali che mi hanno fornito competenze nel settore tech dove ora lavoro e al termine dei quali c’era sempre la possibilità di interagire con l’Hr o altre figure interne all’azienda; l’opportunità di interfacciarsi con figure interne a EY per chiedere informazione riguardo il lavoro che mi ha aiutato a capire se quello che stavo cercando fosse davvero quello che volevo».Anche lei ventisei anni, una laurea in Economia aziendale e una magistrale in Professioni contabili presso l’università di Torino, Francesca Vocale voleva cominciare un percorso professionale in una grande società di revisione e «stavo guardando il sito di EY per conoscere un po’ meglio la realtà e le opportunità offerte. Mi sono imbattuta nel progetto EY4NextGeneration e mi sono iscritta al primo incontro, quello sui colloqui, per capire di cosa si trattasse», racconta. Concluso il primo è rimasta colpita dalla disponibilità dei relatori e si è iscritta «a tutti i successivi. Mi sono avvicinata al programma con semplice interesse e curiosità, poi man mano che seguivo gli incontri mi è piaciuto molto l’ambiente e mi sono interessata sempre più a EY come realtà in cui lavorare».Anche Vocale ha approfittato del mentoring one-to-one: «Il mio mentor mi ha aiutato a comprendere i miei punti di forza e di debolezza oltre a orientarmi tra le proposte ricevute e comprendere quale fosse la strada che volevo intraprendere. Sono stati degli incontri molto piacevoli in cui ho avuto modo di conoscere l’ambiente di EY, le tante opportunità e attenzioni date ai propri dipendenti che mi hanno poi portato a sceglierla per la mia carriera lavorativa». Una volta concluso il ciclo di incontri ha deciso di inviare il suo curriculum a EY e così è cominciato l'iter di selezione, «che si è concluso con esito positivo e con l'opportunità di iniziare la mia esperienza lavorativa dopo l'estate. Visto che precedentemente avevo già svolto un tirocinio presso un'altra società di revisione, EY mi ha offerto un contratto di apprendistato di due anni, ancora in corso».Tra le Instagram live da seguire le più utili a suo avviso «sono quelle su come affrontare al meglio il colloquio e sulla differenza tra uno in presenza e uno in remoto. Mi sento di consigliare anche quelle di spiegazione delle carriere possibili all’interno della consulenza o delle service line. Spesso al di fuori di questi ambienti non è così semplice capire le differenze tra i vari ruoli». Sul perché un giovane dovrebbe decidere di seguire questo progetto, Francesca Vocale non ha dubbi: «La vera forza è nella possibilità di confrontarsi con professionisti che mettono a disposizione il loro tempo e la loro esperienza per dare supporto ai giovani alle prime esperienze. Non è una cosa comune! Grazie a questi corsi si ha un piccolo assaggio del mondo lavorativo, vi consiglio di seguire una diretta e lo vedrete con i vostri occhi!». Anche Maria Laura Iannetti è convinta che quest’iniziativa sia fondamentale per i neolaureati: «Dopo la laurea si ha la sensazione di essere gettati nel mondo reale da un giorno all’altro e si ha bisogno di una guida, un punto di riferimento. Il mio mentor è stato una figura fondamentale nel mio percorso di crescita, accompagnandomi passo passo».Per registrarsi ai mentoring c’è tempo fino a fine mese e lo si può fare attraverso questo link, mentre per seguire le Ig_stories dal vivo si può compilare questo form, seguire la pagina instagram @ey_italy e attivare le notifiche. Prossimo appuntamento  il 22 Febbraio con i Do's e dont's del colloquio di gruppo, tutti i consigli pratici per emergere nei colloqui di gruppo. Non resta che affrettarsi e costruire insieme a EY il proprio percorso di carriera. Marianna Lepore

Expat: aiutateci a raccontare i protagonisti dell'«Italia fuori dall’Italia», fate sentire la vostra voce

Vivere all’estero. Per caso, per scelta, per disperazione. Per amore, per studio, per lavoro. Per curiosità. Per brevi periodi, per anni, decenni. Per sempre.Sono cinque milioni e mezzo gli italiani residenti all’estero, regolarmente iscritti all’Aire. E moltissimi altri sono all’estero – anche da anni! – in maniera informale. Qualcuno di noi è, precisamente, tra quegli italiani lì. Ma tutti, proprio tutti noi, ne conosciamo qualcuno. Una volta si diceva “lo zio d’America”, era qualche lontano parente partito col transatlantico che a volte mandava dei soldi alla famiglia, o tornava al paese una volta ogni vent’anni per le vacanze. Oggi non c’è più “lo zio d’America”. C’è il cugino, il migliore amico, la compagna di banco, il fidanzatino del liceo, il collega. A volte il partner! (e in questo caso ci si imbarca in non facilissime storie a distanza, non certo facilitate dal Covid!). Queste persone all’estero diventano spesso punti di riferimento, in Italia, per chi accarezza il progetto di partire. Offrono il primo divano su cui dormire mentre si cerca una casa. Aiutano a districarsi nella burocrazia del nuovo Paese, con la lingua. Molti danno una mano anche nella ricerca di lavoro, sono nate negli ultimi anni addirittura piattaforme online per questo, gruppi sui social network, con intensi scambi di consigli e dritte.Rappresentano un avamposto di Italia fuori dall’Italia.Ma chi sono questi italiani? Come vivono? Cosa cercano – e trovano – nei posti dove sono andati a vivere? Come mantengono i rapporti con l’Italia? Magari collaborano con aziende italiane? È capitato che aiutassero altri italiani a cercare opportunità di studio o lavoro all’estero? Hanno dato un contributo all’organizzazione di eventi, nel Paese dove ora vivono, su temi che riguardano l’Italia? Fanno volontariato? Attività politica?Vogliamo chiederlo direttamente a loro. Vogliamo chiederlo direttamente a voi. Se vivete fuori dall’Italia, compilate il Questionario CGIE - ITalents “Indagine conoscitiva sugli italiani residenti all’estero”, promosso dalla 7a commissione del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, “nuove migrazioni e generazioni nuove”! Non vi prenderà che una decina di minuti, e resterà aperto online fino al 15 marzo.E vi chiediamo anche di girare il link, di invitare tutte le persone che conoscete che stiano all’estero, anche senza necessariamente essere iscritte all’Aire, a compilarlo.Vogliamo essere in grado di raccontare al meglio, nella maniera più veritiera e accurata possibile, questa Italia fuori dall’Italia e i suoi protagonisti. Fateci sentire la vostra voce!E per quelli più intraprendenti e proattivi, che portano avanti anche iniziative cultural-sociali nei Paesi dove si sono trasferiti – iniziative che abbiano a che fare con il loro essere italiani, naturalmente! – c’è anche quest’altra iniziativa: un censimento dei progetti più interessanti portati avanti da italiani all’estero.

Programmi per l'estate? Stage da 3mila euro al mese alla Banca Mondiale, in scadenza le domande

C’è ancora una settimana di tempo per far domanda per un tirocinio alla World Bank, l’organizzazione internazionale delle Nazioni Unite per il sostegno allo sviluppo e la riduzione della povertà. Fino al 31 gennaio si può inviare la propria candidatura per la sessione estiva di tirocini, che avranno una durata minima di quattro settimane e si svolgeranno tra maggio e settembre di quest’anno.Non c’è purtroppo certezza sul numero di stage a disposizione per questo programma nato nel 1970. Daniel Musiitwa, External Affairs Officer alla Banca Mondiale, spiega che «non è possibile fornire una cifra precisa sul numero di stagisti che saranno impiegati nel corso del 2022 né una ripartizione per dipartimento, ma solo il numero totale che sarà tra i 70 e i 100 stagisti. Il nostro obiettivo per quest’anno è rimanere all’interno di questo range ma molto dipenderà anche da quanti team interni faranno richiesta di un tirocinante. Quindi potremmo finire anche con avere più stagisti se l’interesse dei dipartimenti quest’anno crescesse».Per candidarsi non è sufficiente avere un diploma di laurea triennale ma è necessario «essere iscritto a tempo pieno a un master post-laurea o a un dottorato e avere intenzione di tornare a frequentarlo a tempo pieno alla fine del tirocinio» si legge dal sito. Al contrario di altri programmi in organismi internazionali non c’è limite di età. È richiesto un inglese fluente ed è auspicabile la conoscenza di un’altra lingua tra francese, spagnolo, russo, arabo, portoghese e cinese. La Banca Mondiale valorizza la diversità all’interno dei suoi uffici e per questo motivo incoraggia in modo particolare le donne a far domanda per questo tipo di programma con l’obiettivo di attrarre e selezionare i migliori talenti nel mondo.Anche questo stage è molto richiesto e lo dimostrano i numeri: «Per i tirocini del periodo estivo del 2021 abbiamo ricevuto 10mila domande, mentre per l’inverno dello stesso anno meno della metà: 4mila e 100. Per la sessione invernale del 2022, invece, abbiamo ricevuto più di 3.400 richieste e ad oggi» spiega Musiitwa «stiamo raccogliendo le application per l’estate e al momento, intorno al 20 gennaio, siamo a oltre 3.800 domande». Se anche il numero dovesse subire un picco verso l’alto negli ultimi giorni si sarebbe comunque ben lontani dai 10mila dello scorso anno –  che sono comunque probabilmente stati un’eccezione, visto che la media è di circa 5mila domande per le sessioni estive e tra le 2mila e le 3mila per quelle invernali. Non disponibili purtroppo, invece, informazioni sul numero passato di candidati italiani o su quello dei selezionati nel corso degli anni.Al momento la Banca ondiale non pianifica cambiamenti di alcun tipo per eventuali peggioramenti di diffusione del virus. «Valutiamo costantemente la situazione in ognuna delle nostre sedi del mondo», e questo ha logicamente delle ripercussioni sull’organizzazione del lavoro: «Se dovessimo avere una situazione lavorativa a presenza limitata ci aspettiamo un accordo di lavoro ibrido che preveda flessibilità anche per gli stagisti nel lavorare da casa e/o dall’ufficio della Banca».Per quanto riguarda l’impegno orario giornaliero, «gli stagisti sono tenuti a lavorare a tempo pieno per la durata del loro incarico, quindi otto ore al giorno per cinque giorni alla settimana. Anche se questo» spiega Musiitwa alla Repubblica degli Stagisti «è negoziabile tra lo stagista e il rispettivo manager e team di lavoro e c’è flessibilità per soddisfare le esigenze personali e la natura specifica dell’incarico».La Repubblica degli Stagisti è in grado di dare qualche dettaglio in più per quanto riguarda il rimborso spese. Sul sito della Banca Mondiale si parla solo di «un salario orario per tutti gli stagisti» non specificando cifra o ammontare delle ore mensili. Nel 2015 si parlava di un compenso che variava da un minimo di 11 a un massimo di 30 dollari l’ora (quindi dai 9 ai 25 euro) per un importo medio di circa 2mila dollari (circa 1700 euro) al mese, mentre nel 2018 la candidatura era “al buio” senza alcuna certezza sulla cifra del rimborso spese. Oggi, invece, è possibile avere un’idea più precisa: «Il rimborso spese per tirocinante parte da 21,70 dollari l’ora a Washington DC, (ndr. circa 19 euro l’ora) per un minimo di quattro settimane che potrebbero arrivare fino a 3 o 4 mesi, a seconda dell’accordo fatto con il responsabile dei tirocini», spiega Musiitwa. Contando 40 ore a settimana, significa che il tirocinante prenderà circa 3mila 400 dollari per un mese, ovvero 3mila euro. A questo si aggiunge un rimborso per le spese di viaggio fino a 3mila dollari, circa 2.650 euro. Musiitwa conferma questo dato, contrariamente a quattro anni fa quando l’allora responsabile risorse umane, Roberto Amorosino, interrogato dalla Repubblica degli Stagisti aveva escluso qualsiasi altro rimborso a parte quello mensile. È previsto poi l’accesso alla mensa agli stessi prezzi dei dipendenti.Il Bank Internship Program «si svolge sia nella sede principale, a Washington, sia in altre sedi in base alle esigenze aziendali». Gli uffici centrali sono, appunto, nella capitale americana ed è quindi evidente che la maggior parte delle posizioni per stagisti sia lì, ma bisogna tener presente che si potrebbe anche andare in una delle altre 130 sedi distaccate nel mondo, tra cui una anche a Roma. Ci sarà una piccola differenza per quanto riguarda il rimborso spese se lo stage si svolge a Washigton o in altre sedi: i cittadini statunitensi ricevono uno indennità lorda per motivi fiscali, e gli stranieri invece una indennità netta. Per svolgere uno stage negli Stati Uniti è necessario essere in possesso di un visto: quello richiesto per lavorare o svolgere un tirocinio in un’organizzazione internazionale come appunto la Banca Mondiale è di tipo G4. Per questo tipo di visto non è richiesto il pagamento di nessuna tariffa o tassa e spiega Musiitwa «Supporteremo lo stagista con la documentazione necessaria per richiederlo». Gli ambiti di studio più richiesti per questo tipo di stage dalla Banca Mondiale sono economia, finanza, scienze sociali, agricoltura, ambiente, ingegneria, gestione delle risorse naturali e sviluppo nel settore privato.Per coloro che volessero candidarsi, la domanda va fatta online creando prima un account tramite il quale sarà poi possibile inviare il proprio curriculum, una lettera di presentazione/motivazione e un documento che attesti l’iscrizione a un corso di studi post-laurea. Sul sito è disponibile anche un elenco di piccoli suggerimenti e consigli da leggere prima di fare domanda, come ad esempio l’avviso che è necessario compilare tutto entro i 90 minuti altrimenti bisognerà ricominciare da capo; saranno contattati solamente i candidati selezionati. Marianna LeporeFoto di apertura: di World Bank/Grant Ellis da Flickr in modalità Creative CommonsFoto in alto a destra: da Wikimedia Commons di Aman Emoto

Bandi in scadenza per tirocini alla Corte dei Conti: in Europa ben pagati, in Italia no

C’è tempo fino a metà febbraio per i laureati in giurisprudenza per far domanda per uno stage presso la Corte dei Conti e ambire ad occupare uno dei 100 posti ora a disposizione.  Un’opportunità importante, visto il posto di prestigio, ma accompagnata da una macchia nera: un basso rimborso spese mensile.Bisogna prima fare un passo indietro e capire di cosa si sta parlando. Nel 2013 l’articolo 73 del decreto legge 69, poi convertito nella legge n.98 del 9 agosto, introduce un’importante novità per i laureati in giurisprudenza: l’opportunità per i più meritevoli di svolgere dei tirocini formativi presso gli uffici giudiziari in affiancamento a magistrati con compiti di studio, ricerche e redazioni di bozze. La legge inizialmente prevedeva che la formazione potesse essere svolta solo presso la Corte di Cassazione, le Corti di appello, i tribunali ordinari, la Procura generale presso la Corte di Cassazione, gli uffici requirenti di primo e secondo grado, gli uffici e i tribunali di sorveglianza e i tribunali per i minorenni. Possibilità che qualche anno dopo, nel 2016, viene estesa anche presso la Corte dei Conti, «sia nelle sezioni giurisdizionali che di controllo, sia presso gli uffici della procura generale e delle procure regionali», come specifica l’articolo 25bis del decreto legislativo 174. Lo stesso articolo al comma due precisa anche che le modalità e i requisiti sono gli stessi previsti per gli altri uffici giudiziari e al comma tre aggiunge una nota non di poco conto: «Con decreto del presidente della Corte dei conti, su proposta del Segretario generale, sono disciplinate le modalità di erogazione della borsa di studio, a valere su bilancio autonomo della Corte dei Conti». Questo significa che è materialmente la Corte dei Conti dalle proprie risorse a pagare gli stagisti e forse spiega anche in parte perché il rimborso spese sia così basso: 400 euro al mese. Nonostante i requisiti per essere ammessi siano piuttosto elevati.Il tirocinio è rivolto a tutti i praticanti avvocato che decidano di svolgere l’attività di praticantato presso un ufficio giudiziario, in questo caso la Corte dei Conti: per partecipare bisogna essere laureati in corso con una media degli esami di almeno 27/30 in alcune discipline specifiche o un voto di laurea non inferiore a 105/110 e non aver compiuto ancora 30 anni. È necessario poi non aver già svolto un periodo di formazione teorico pratica di 18 mesi presso la Corte di cassazione, le Corti di appello, i tribunali ordinari, la Procura generale presso la Corte di cassazione, gli Uffici requirenti di primo e secondo grado, gli uffici e i tribunali di sorveglianza e i tribunali per i minorenni. A parità di requisiti viene preferita la media più alta degli esami, il punteggio di laurea, la minore età e l’eventuale frequenza di corsi di perfezionamento in materie giuridiche. Per fare domanda è necessario essere in possesso di Spid e di un indirizzo di posta elettronica certificata e registrarsi al Portale concorsi della Corte dei Conti. La domanda per quest'anno va inviata entro le ore 17 del 9 febbraio. Si diceva del rimborso spese: il bando esclude compensi e obblighi assicurativi a carico della Corte dei conti, tanto da esplicitare che i tirocinanti «dovranno provvedere personalmente alla copertura assicurativa per malattie ed eventuali infortuni». Prevede, però, una borsa di studio mensile di 400 euro per ogni stagista a valere sul bilancio autonomo della Corte dei conti, nello specifico su quello di assestamento 2021 e su quello 2022 e 2023, che sarà erogata in base al periodo di stage effettivamente svolto, su base mensile. Una volta stilata la graduatoria, i tirocinanti cominceranno il periodo di formazione teorico pratica di 18 mesi, con l’obbligo di un minimo di 80 ore mensili – quindi quattro ore al giorno - che dovranno essere attestate dal Magistrato formatore. L’esito positivo dello stage svolto presso la Corte dei Conti ha vantaggi che lo rendono molto richiesto: costituisce, tra gli altri, titolo per l’accesso al concorso per magistrato ordinario, per la nomina di giudice onorario e di vice procuratore onorario e titolo di preferenza nei concorsi indetti dall’amministrazione della giustizia e dell’Avvocatura dello Stato. Eppure, nonostante l’importanza del titolo e del ruolo che il tirocinante svolgerà, il rimborso spese mensile è così esiguo.Se si esce invece dal confine italiano ecco che per un tirocinio simile l’emolumento mensile quasi raddoppia. È il caso dello stage presso la Corte dei Conti europea, l’organo custode delle finanze dell’Unione europea con sede a Lussemburgo. Anche in questo caso è ancora possibile far domanda – fino al 31 gennaio – per partecipare, eventualmente, alla sessione di stage con inizio a maggio di quest’anno. Qui, al contrario del tirocinio italiano, la durata è di soli cinque mesi, e il rimborso spese previsto è di 1.350 euro al mese.Volendo anche fare un raffronto sull’impegno orario – nel caso italiano quattro ore al giorno, in quello europeo otto – si arriverebbe comunque alla conclusione che il compenso orario in Europa è quasi il doppio di quello in Italia, visto che per la Corte dei Conti italiana equivale a 5 euro all’ora mentre  a Bruxelles a più di 8 euro all'ora. Un calcolo puramente indicativo che qui si fa per rapportare i due tipi di tirocinio, anche se è bene ricordare che lo stage in quanto formazione e non lavoro non prevede una “retribuzione” (meno che mai oraria) bensì un semplice emolumento che solitamente si definisce “rimborso spese” o “indennità”. Ma se in termini di pagamento i due tipi di stage sono diversi, non è altrettanto per quanto riguarda i compiti: in Lussemburgo è l’organo di controllo delle finanze dell’Unione europea il cui lavoro è utilizzato da Commissione, Parlamento e Consiglio per sorvegliare la gestione del bilancio dell’Unione; a Roma è l’organo che svolge funzioni di controllo e garantisce la corretta gestione della spesa pubblica.   Rimborso spese più alto e requisiti meno stringenti per far domanda per uno stage alla Corte dei Conti europea: qui è necessario essere cittadini di uno degli Stati membri dell’Unione europea, avere almeno una laurea triennale o aver superato quattro semestri di studi universitari in uno dei campi di interesse per la Corte, avere una conoscenza approfondita di una delle lingue ufficiali dell’Ue e una buona di un’altra lingua, non aver avuto condanne o sentenze di colpevolezza di nessun tipo, non aver beneficiato di un altro tirocinio presso una qualsiasi istituzione o organo dell’Unione Europea. Per candidarsi allo stage bisogna compilare online l’application, rispondendo ad alcune domande, tra cui anche la scelta della durata – che può essere di tre, quattro o cinque mesi – o l’area di gradimento e compilare tutti gli step presenti sul sito.Ora è risaputo che gli stage presso le istituzioni europee abbiano dei buoni rimborsi spesa ma il confronto tra due organi della giustizia simili per compiti – semplicemente svolti in due Stati diversi – lascia comunque perplessi. Com’è possibile che la Corte dei Conti italiana non riesca ad aumentare anche solo di poche centinaia di euro il rimborso spese dei propri stagisti, magari attingendo in percentuale infinitesimale da altre voci disponibili a bilancio? Se un dipendente guadagna 9mila euro al mese in media, dati ricavabili dal bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2021 pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, possibile che a uno stagista non possa essere data una indennità dignitosa? Se non è possibile per legge abbassare in percentuale infinitesimale questi stipendi o introdurre una sorta di contributo di solidarietà per venire incontro a questi stagisti, si potrebbero però cercare e trovare altre strade per aumentare i rimborsi. Qualche esempio: al capitolo 2250 delle retribuzioni in natura previste in modo particolare per le spese dei buoni pasto sono previsti anche 30mila euro per la fornitura di capi di vestiario. Qualche piccolo taglio qui potrebbe andare a sommarsi ad altri risparmi nel capitolo 3200 al piano gestionale 07 dove per «spese per l’organizzazione di convegni, congressi, conferenze, mostre, cerimonie, onoranze ed altre manifestazioni, nonché per la partecipazione ad analoghe iniziative di Amministrazioni, Enti e organismi pubblici e privati» sono stati previsti 100mila euro che si aggiungono ad altri 45mila per «contributi e quote associative a favore di organismi internazionali, per la partecipazione a convegni, congressi e conferenze organizzati da Paesi esteri e da organismi internazionali, nonché per ospitalità di delegazioni e di rappresentanti di Paesi esteri». Qualche limatura di spesa è probabile possa essere fatta anche alla voce 01 del capitolo di spesa 6000 dove per «Spese per acquisto di mobili, arredi e relativa manutenzione» si prevedono 555mila euro. Ma se anche queste spese fossero tutte intoccabili e fondamentali per il buon andamento della Corte, leggendo bene il bilancio c’è una voce ancora più corposa in cui i tirocini potrebbero naturalmente ricadere. Si tratta del Capitolo 3200 «Spese per la formazione e per lo sviluppo della cultura giuscontabilistica». All’interno di questa spesa rientra non solo la formazione per il personale di magistratura ma anche quella del personale amministrativo. E poiché il tirocinio è un periodo di formazione e svolto all’interno della Corte dei Conti serve sicuramente per sviluppare la cultura giuscontabilistica, perché non prevedere una piccola quota dedicata all’aumento dell’indennità dei tirocinanti vista la cifra stanziata per questo capitolo è pari a ben 775mila 642 euro?  È importante rendere questo tirocinio non solo appetibile per il pregio e il titolo per i concorsi, ma anche accessibile a tutti: e una indennità generosa permetterebbe di accedere a questa opportunità anche a candidati meritevoli ma meno abbienti.Nel frattempo, qualora si fosse interessati a tentare una delle due opportunità conviene affrettarsi a fare l’application e ricordarsi che in entrambi i casi, visto l’alto numero delle domande, si riceverà una risposta solo se selezionati. Marianna Lepore   Foto in alto a destra: credits Corte dei Conti

Stage, evitiamo gli autogol: prima di limitare gli extracurricolari bisogna avere la nuova legge sui curricolari!

La normativa sui tirocini extracurricolari potrebbe essere migliorata? Certo. Non sarebbe opportuno ridurre il raggio d'azione di questo strumento? Eliminare per esempio la possibilità che venga usato su persone in età avanzata, o con alti titoli di studio e/o esperienza lavorativa pregressa, o per progetti formativi focalizzati su mansioni semplici e ripetitive? Ovvio che sì. Non bisognerebbe limitare la possibilità di fare stage ai momenti di apprendimento, permettendo solo agli studenti di essere stagisti? Perché no – prevedendo un adeguato periodo ponte, ovviamente. In Francia gli extracurricolari non esistono, e il sistema funziona abbastanza bene.Ma è questo il momento, in Italia, per abolire gli stage extracurricolari? O anche solo per limitarne drasticamente la possibilità di utilizzo? Proprio no. Se si eliminassero – o si limitasse fortemente l'accesso a – gli stage extracurricolari, la normale conseguenza sarebbe, ove possibile, un “travaso” verso quelli curricolari. Dunque bisogna prima ben assicurarsi di avere una buona legge sui tirocini curricolari... Che attualmente non c'è. Ancora ci basiamo su un decreto ministeriale vecchio di un quarto di secolo, il dm 142/1998! Una normativa assolutamente inadatta a gestire la situazione di oggi, e che peraltro era stata pensata per tutti i tirocini, ben prima che venisse sancita una differenziazione tra curricolari ed extracurricolari, con tanto di due competenze normative differenti (extracurricolari alle Regioni, curricolari allo Stato).Prima di fare qualsiasi cosa sui tirocini extracurricolari nel senso di una “stretta”, bisogna ottenere una buona legge sui curricolari. Una legge che tuteli questi studenti-tirocinanti, che garantisca una indennità mensile per quelli non brevissimi, che imponga di tracciare anche questi tirocini (che ad oggi non lo sono!) e di monitorarne l'utilizzo e l'esito.Abolire o anche solo ridurre fortemente i tirocini extracurricolari prima di avere una garanzia rispetto ai curricolari sarebbe pura follia. Sarebbe buttare il certo per l'incerto, sarebbe cestinare l'unica categoria di tirocini per i quali – faticosamente – siamo riusciti, negli ultimi 7-8 anni, a ottenere dei diritti e delle tutele. Buttare via i tirocini “di serie A”, quelli che per legge non possono essere gratuiti, quelli che vengono monitorati, e tenerci solo i tirocini “di serie B”, che non offrono alcuna garanzia ai tirocinanti, non sarebbe certo una mossa avveduta. Anzi, sarebbe un clamoroso autogol.Fortunatamente avere una buona legge sui tirocini curricolari non è più un miraggio. Finalmente infatti è stata incardinata, proprio nelle scorse settimane, la discussione alla Camera di una proposta di legge (anzi, tecnicamente due) che mira proprio a riformare il quadro normativo dei tirocini curricolari, offrendo più diritti, garanzie e trasparenza.La proposta di legge a prima firma Massimo Ungaro, oggi deputato di Italia Viva dopo l'elezione nelle liste del Partito democratico nella circoscrizione Estero, dal titolo “Istituzione e disciplina del tirocinio curricolare per l’orientamento e la formazione dei giovani”, presentata alla Camera quasi quattro anni fa (la conferenza stampa di presentazione ebbe luogo nel lontano settembre del 2018!) propone di rendere obbligatoria anche per i tirocinanti curricolari una indennità mensile di almeno 350 euro, per tutti i percorsi di durata superiore alle 160 ore (all'incirca un mese full-time). Viene posto un limite massimo alla durata, che dagli attuali dodici mesi passerebbe a tre (480 ore) per mansioni prevalentemente manuali o meramente esecutive, ripetitive, a basso contenuto intellettuale; e sei mesi (960 ore) per mansioni di concetto. La modalità “part-time” diventa, nella proposta di legge, un diritto: se lo studente-tirocinante richiedesse cioè di non fare uno stage a tempo pieno (che equivale a 36-40 ore settimanali), il soggetto promotore e il soggetto ospitante sarebbero tenuti a ottemperare a questa richiesta.Inoltre la proposta Ungaro ripristina il limite massimo del numero di stagisti conteggiando finalmente di nuovo insieme extracurricolari e curricolari; e introduce il divieto, già previsto dalle linee guida in materia di tirocini extracurricolari, di avviare tirocini curricolari in aziende che hanno appena realizzato licenziamenti o sono in cassa integrazione. Infine, cosa importantissima, la proposta prevede che tutti i tirocini curricolari di durata uguale o superiore a 160 ore siano soggetti alla comunicazione obbligatoria da parte del soggetto ospitante, superando l'improvvida indicazione del ministero del Lavoro che quindici anni fa, nel 2007, tolse le comunicazioni obbligatorie per i curricolari.Questo specifico punto è oggetto della seconda iniziativa parlamentare sul tema, a prima firma Rina De Lorenzo, oggi in Liberi e Uguali dopo essere stata eletta in Parlamento col Movimento 5 Stelle; la proposta di legge è intitolata “Modifiche [...] in materia di comunicazione dei tirocini curriculari, e altre disposizioni in materia di proroga dei medesimi” ed è cofirmata da quattordici altri deputati: Elisa Siragusa, Davide Aiello, Alessandro Amitrano, Anna Bilotti, Tiziana Ciprini, Claudio Cominardi, Sebastiano Cubeddu, Jessica Costanzo, Niccolò Invidia, Maria Pallini, Enrica Segneri, Riccardo Tucci, Davide Tripiedi e Virginia Villani, tutti del Movimento 5 Stelle o ex 5 Stelle.Proprio domattina verrò “audita” alla Camera dalle Commissioni riunite VII (Cultura) e XI (Lavoro), in qualità di fondatrice della Repubblica degli Stagisti, nell'ambito dell'esame delle proposte di legge  C. 1063 Ungaro e C. 2202 De Lorenzo (disposizioni in materia di tirocinio curricolare). E dirò che di questa legge c'è assoluto, impellente bisogno.Eleonora Voltolina