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Lavorare per due anni alle Nazioni Unite, stipendio base 47mila dollari all'anno: ultimi giorni per candidarsi al JPO

È fissata al 29 dicembre la scadenza per il programma JPO, Giovani Funzionari delle Organizzazioni Internazionali, organizzato dalla Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e l’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo e curato dal dipartimento degli Affari economici e sociali delle Nazioni Unite (UN/DESA).Il JPO offre a giovani italiani di età non superiore a trent'anni la possibilità di candidarsi per un’esperienza professionale nelle organizzazioni internazionali della durata di due anni. Altri requisiti necessari per l’invio della candidatura, inoltrabile solo online attraverso il sito undesa.it, sono la nazionalità italiana; un’ottima conoscenza della lingua inglese e italiana; una laurea specialistica/magistrale o magistrale a ciclo unico, laurea triennale accompagnata da un master universitario. Novità di questa edizione l’assegnazione di un numero limitato di posizioni a candidati provenienti da alcuni paesi in via di sviluppo (“Least Developed Countries” e paesi prioritari per la cooperazione allo sviluppo italiana), il cui elenco e requisiti per fare domanda sono riportati sempre sul sito www.undesa.it.Al momento, fanno sapere dall’organizzazione del programma, non sono disponibili informazioni sul numero finale di posizioni per l’edizione 2020/2021 del JPO: il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale negli ultimi quattro anni ha stanziato fondi per 41 posizioni nel 2019/2020, 42 nel 2018/2019, 46 nel 2017/2018 e 40 nel 2016/2017.Per i candidati selezionati è previsto un contratto di due anni come staff delle Nazioni Unite. I JPO vengono reclutati al livello P2 della categoria dei funzionari - P2/1 il primo anno e P2/2 il secondo anno. Il salario base per tale livello è attualmente di circa 47mila dollari l’anno. Il contratto comprende, oltre al salario, un “post adjustment”, cioè un adeguamento, che varia a seconda del paese di assegnazione, l'assicurazione medica, i contributi pensionistici ed altre indennità.Relativamente all’iter di reclutamento ogni singola Organizzazione o Agenzia ONU gestisce la fase del colloquio o prova scritta secondo i propri procedure di reclutamento. Invece, per quanto riguarda l’iter, la valutazione preliminare dei candidati per l'ammissione alla fase di selezione è svolta dall'Ufficio UN / DESA di Roma. Questa fase si traduce generalmente in elenchi di 12-15 potenziali candidati per ciascuna posizione JPO. L'esito della valutazione preliminare delle domande viene ulteriormente esaminato da una Commissione delle Nazioni Unite composta da esperti delle risorse umane del Segretariato delle Nazioni Unite a New York, che fa una seconda valutazione approfondita delle candidature ricevute al fine di preselezionare un massimo di 8 candidati per ciascuna posizione JPO.L'ultima fase del processo di selezione è svolta dai rappresentanti delle organizzazioni internazionali a cui verranno assegnati i candidati JPO vincitori. Questa fase di selezione di solito consiste in un esercizio scritto e un colloquio di gruppo. Prima del reclutamento ufficiale da parte delle organizzazioni internazionali, i candidati prescelti frequentano un corso di formazione obbligatorio di due settimane organizzato dallo United Nations System Staff College, insieme a JPO di altri paesi. L'elenco finale dei candidati selezionati viene pubblicato sul sito web dell'UN/DESA al termine del processo di selezione una volta che tutte le formalità di reclutamento sono state completate. L'elenco è disponibile solo per un anno.Dal 1976, anno di inizio del programma, il numero di candidature inviate si è attestato annualmente su una media di 2500. Di queste, la maggior parte è stata inoltrata da donne, con una percentuale di circa il 60% del totale. Secondo i dati a disposizione dell’organizzazione, circa il 70% dei partecipanti al programma ha poi trovato stabilmente lavoro in una delle organizzazioni internazionali. Chiara Del Priore 

Vuoi fare uno stage alla Asl? Devi pagare. Il caso dell'azienda sanitaria di Matera

La richiesta di pagare per svolgere un tirocinio. È la condizione posta dalla Asm, azienda sanitaria locale di Matera, alle persone interessate a iniziare un percorso formativo presso la sua sede (o anche da remoto, visti i tempi). A segnalarlo sul forum della Repubblica degli Stagisti è Giovanni Aliuzzi, classe 1970, già infermiere presso quella stessa Asl e allievo di un master per diventare coordinatore sanitario erogato da Unitelma Sapienza, un ateneo che offre corsi a distanza. «Qualcuno sa dirmi» scrive nel post, «se è lecito prevedere nel regolamento sui tirocini di un'azienda sanitaria pubblica il pagamento da parte del tirocinante di un contributo economico?». L'obbligo di versare una quota partecipazione è infatti fissata nero su bianco nel documento che regolamenta i tirocini presso la Asm. «L’attivazione del tirocinio richiesto da istituzioni formative private, riconosciute ed autorizzate» si legge al punto 7, «è subordinata al versamento, da parte del soggetto promotore o, in alternativa, dell’aspirante tirocinante, del seguente contributo economico». E via con l'elenco delle tariffe: sono 50 euro per tirocini da 100 a 150 ore, 100 per tirocini fino a 450 ore, 150 per quelli superiori a 450 ore. «Tale contributo» è scritto ancora, «deve essere versato all’Asm dal soggetto promotore o in alternativa dall’aspirante tirocinante prima dell’inizio del tirocinio, tramite bonifico».E qui vengono a galla gli aspetti di dubbia opportunità della richiesta. Il primo e più macroscopico è che ad Aliuzzi è stato richiesto un “dazio” da pagare per iniziare il tirocinio. Rispetto a questo è specificato che non è obbligatorio per tutti, ma solo per i soggetti «privati»: una poco comprensibile differenziazione tra studenti di enti di formazione pubblici e studenti di enti di formazione privati. Di non poco conto, inoltre, il fatto che sia proprio l'azienda pubblica presso cui l'infermiere risulta dipendente che avrebbe dovuto, cosa un poco assurda, inquadrarlo parallelamente come stagista. «Non stiamo infrangendo nessuna legge» si difende Anna Rita Ditaranto, dirigente della formazione della Asm, al telefono con la Repubblica degli Stagisti. Aliuzzi è un dipendente, ma «può svolgere il tirocinio fuori dall'orario di lavoro». In più, «laddove il tirocinante paga una retta all'istituto universitario per il corso, noi chiediamo un contributo per l'attivazione dello stage» taglia corto. L'obiezione per certi versi regge, perché i tirocini curriculari (quelli inseriti in un percorso di studi formalmente riconosciuto, come appunto un master) si trovano in una zona d'ombra normativa, non essendovi una legge che li disciplina in modo specifico, a differenza degli extracurriculari. Ed è trincerandosi dietro questo vuoto legislativo che si può agire senza contravvenire a nessun divieto di legge. Come quello, per gli stage extracurriculari, che impedisce per esempio ai dipendenti di svolgere un tirocinio presso la propria azienda, o come quello che vieta di ospitare tirocinanti senza erogare loro una indennità mensile (altro che chiedere!).C'è da dire che la richiesta di denaro arriva agli aspiranti stagisti solo in seconda battuta: i primi a cui si rivolge la Asm sono gli enti promotori, come chiarisce il regolamento. «Sì, è vero, la Asm ci ha fatto pervenire la richiesta» conferma Davide Bartoli, responsabile della formazione di Unitelma. «Ma la convenzione era già avviata e noi, che comunque siamo contrari, non abbiamo accettato un cambiamento dei patti in corso d'opera».Bartoli ammette che non è la prima volta che accade: «La situazione si ripete spesso, anche se nella nostra esperienza è circoscritta ai tirocini dei master in ambito sanitario» prosegue, «specie quelli, come nel caso di Giovanni Aliuzzi, che hanno come sbocco il ruolo di coordinatore», che sarebbe in parole povere il caposala. Qui lo stage è giocoforza nelle Asl o in altre strutture sanitarie, «dalle quali arrivano di consueto richieste simili». Anche perché gli studenti sono spesso proprio dei dipendenti che si mettono a studiare per salire di grado, come nel caso di Aliuzzi, che ha 50 anni. Non quindi dei ragazzi alle prime armi. Unitelma «si è sempre sottratta» assicura, «ma tra i nostri corsi ci sono almeno una ventina di studenti all'anno che accettano di pagare per completare l'iter». Dall'Istituto Skinner di Roma che eroga corsi in psicoterapia e che risulta avere all'attivo convenzioni con la Asm fanno invece spallucce e liquidano la questione con un secco «a noi non risulta nulla». Altri atenei pubblici, come l'università di Bari, confermano che con loro la Asm non ha mai avanzato pretese di questo tipo (del resto i soldi li chiedono solo ai privati, dice il regolamento). E si dicono all'oscuro in riferimento a problematiche rilevate dagli studenti: «Nessuno ha mai evidenziato alcunché» è sicura Teresa Fiorentino, direttrice del placement. Qualcuno però ci tiene a smarcarsi dalla discutibile pratica: «Nella Asl in questione dal 2015 sono stati inviati quattro tirocinanti per i corsi dell'area di psicologia» chiarisce Federica Stagni, responsabile tirocini dell'università dell'Aquila. «Non siamo assolutamente a conoscenza di 'contributi' richiesti e, rispondendo a titolo personale, non condivido» conclude Stagni. Aliuzzi si è nel frattempo sistemato altrove, «e lo stage avrà luogo in un'altra struttura» fa sapere, sperando che arrivi presto il salto di carriera. «Ma sono sicuro» commenta, «che tanti altri stagisti, magari più giovani di me, saranno disposti a pagare il tirocinio pur di portare a termine il master».  Ilaria Mariotti 

Piattaforme per trovare opportunità di formazione e lavoro, tre startup aiutano i giovani (e non solo)

Trovare la propria strada, formarsi e intercettare opportunità di lavoro: per conto proprio non è semplice, così a venire in aiuto sono alcune piattaforme web, che fanno da intermediazione verso chi è alla ricerca di un primo impiego o di una ricollocazione professionale. Startup nate da poco, il cui target sono i giovani, e che sono a loro volta fondate da ragazzi. Una di queste si chiama start2impact, un sito creato a febbraio del 2017 da due trentenni, Gherardo Liguori e Virginia Tosti, e che offre corsi di specializzazione a pagamento nei mestieri del web più richiesti – digital marketing, data science, sviluppatori –  mettendo alla prova i candidati con progetti da sottoporre a coach del settore. A loro volta le aziende che cercano profili specialistici nel digitale si rivolgono alla startup per individuarli. Liguori [nella foto a destra], una laurea in Giurisprudenza alla Bocconi finita nel cassetto, aveva iniziato una carriera nel personal branding digitale, firmando progetti importanti tra cui la campagna del comitato per il NO al referendum costituzionale del 2016. «Un lavoro che mi piaceva, in cui ero bravo e per cui ero ben retribuito (120mila euro in tre anni)» scrive su LinkedIn. «Ma non mi bastava». Con Virginia, sua moglie, laureata in Ingegneria, decide di mettere su «una piattaforma di formazione online che permetta di fare carriera nei lavori del futuro».Una accademia da cui si esce già pronti per il mercato del lavoro, e che – dati alla mano – ha già all'attivo la creazione di 150 posti di lavoro grazie alla collaborazione con Binario F, il centro italiano di Facebook dedicato alla formazione e allo sviluppo delle competenze digitali, con sede a Roma. Il programma di job placement messo in piedi prevedeva l'iscrizione gratuita, solo per il primo mese, alla piattaforma di start2impact e ai corsi, grazie alle coperture offerte da Facebook. Dietro la startup si muovono circa duecento aziende – tra cui Bending Spoons (la società che ha sviluppato l’app Immuni), Microsoft, Intesa San Paolo per citarne alcune – che finora hanno pubblicato le proprie offerte di lavoro sul sito. «Ma non sono nostre clienti» puntualizza Liguori: il servizio di ricerca dei candidati per loro è gratuito. Nelle testimonianze disponibili sul sito c'è chi, come Nicky Silvestri, trent'anni, faceva il broker assicurativo ed è diventato un digital marketing specialist con contratto a tempo indeterminato. Damiano Casula, invece, ha trovato lavoro come programmatore. Nel frattempo i due founder sono stati selezionati come membri della Coalizione Competenze Digitali e Lavoro promossa dalla Commissione Europea e Liguori è stato indicato dalla rivista Millionaire come uno dei migliori quindici giovani imprenditori in Italia. Sul fatturato però riserbo assoluto: «Stiamo crescendo molto, stiamo preparando un nuovo round e vorremmo evitare di far uscire un dato vecchio» afferma Liguori. Più focalizzata sull'orientamento scolastico e i tirocini è invece StageAir, la startup con sede a Padova fondata nel 2018 da Anita Da Ros, 32enne di Vittorio Veneto, all'estero da quando aveva 18 anni. L'idea nasce dalla volontà «di offrire ai giovani italiani opportunità di fare esperienze all'estero e diventare competitivi sul mercato internazionale» spiega la ceo alla Repubblica degli Stagisti. La piattaforma «è a metà tra LinkedIn e Airnbn». Si cercano per i candidati «offerte di formazione e lavoro in giro per il mondo, ma anche in Italia».Loro pagano per i servizi ottenuti, come per esempio l'alloggio e l'organizzazione del viaggio, «e noi tratteniamo una fee» continua Da Ros. Lo stesso per le aziende che vogliono pubblicare le loro offerte, a cui è richiesta previamente una quota da versare. «Ma non si tratta di matching tra domanda e offerta di lavoro, è l'utente che sceglie l'offerta di suo interesse» chiarisce Da Ros, «come accade per altri siti di offerte di lavoro». Dopodiché «noi gestiamo la parte organizzativa». Chi si iscrive può contare poi quasi sempre – nell'80 per cento dei casi, specifica Da Ros – su percorsi associati a rimborsi spese. Anche se le regole da applicare «sono quelle delle aziende straniere, quindi la normativa cambia da paese a paese». Se in Thailandia, per capirsi, il rimborso medio per un tirocinio si aggira sui 300 euro, in Giappone è sui 900.Il focus è dunque l'estero, con progetti in Asia, Sudafrica, Australia, ma anche l'Europa «con la Spagna e la Scozia». Con quest'ultima in particolare, prosegue la fondatrice, «prima che scoppiasse il Covid abbiamo lavorato su progetti di alternanza scuola lavoro - un filone che seguiamo molto – mandando sedicenni di istituti tecnici presso aziende di lavorazione del legno». Un successo, tanto che «siamo stati ricontattati per organizzare nuovi viaggi quando sarà possibile». E abbiamo avuto rassicurazioni sul fatto che questa volta sarà previsto un rimborso benché non obbligatorio per l'alternanza. Sono duecentocinquanta i tirocini che StageAir ha organizzato finora. Senza fermarsi neppure con il Covid perché «sono stati attivati anche percorsi a distanza». I premi per questa startup sono fioccati: da quello Digital Magic come incubatore più importante, a quello della Luciano Miotto della Camera di commercio di Padova e Treviso. Troppo presto però per parlare di fatturati: «Siamo attivi da pochi mesi, ma l'obiettivo è quello di arrivare a 500mila euro per quest'anno». Infine SkillsJobs, piattaforma ideata nel 2017 dal 42enne Paolo Cerra [nella foto a destra]. «Venivo da un passato come consulente aziendale» spiega alla Repubblica degli Stagisti «e a un certo punto ho deciso di cambiare vita». Alla base del progetto un concetto diverso di piattaforma di ricerca di opportunità di lavoro: «Abbiamo ribaltato il paradigma e messo al centro le soft skills, quelle competenze che tutti hanno e che rivestono una grande importanza nel mercato del lavoro» commenta Cerra. In questo caso poi «non è il candidato a offrirsi, ma l'azienda che chiede se quella determinata offerta può risultare interessante al candidato». Il sistema genera la ricerca cercando il match tra candidati e azienda, e una volta trovato «è l'azienda a inviare il messaggio all'utente».La caratteristica è inoltre «che non si inseriscono dati sensibili come età o sesso del candidato, ma è solo richiesta una autovalutazione delle proprie soft skills». L'utente non paga, mentre le aziende versano un abbonamento. Le cose andavano bene prima di marzo, «eravamo arrivati a circa 15 iscrizioni al giorno» fa sapere il founder. Poi più nulla a seguito del lockdown, «con aziende ferme nelle assunzioni per la cassa integrazione e in più il blocco dei licenziamenti». E il fatturato non è purtroppo decollato, «attestandosi sotto i 100mila euro». Per il futuro la scommessa sta in nuove linee di business, usando «la piattaforma per ricevere o erogare formazione». In attesa di tempi più rosei. Ilaria Mariotti

Aziende virtuose, ecco quelle che hanno vinto gli AwaRdS speciali della Repubblica degli Stagisti e perché

Ai tre AwaRdS “classici” che la Repubblica degli Stagisti assegna ogni anno alle aziende del suo network che si sono particolarmente distinte per alcuni dettagli della loro policy o performance rispetto ai giovani nel corso dell'anno precedente – quello dedicato al miglior rimborso spese, quello per il miglior tasso di assunzione post stage e quello per il miglior risultato di assunzioni dirette di giovani – se ne aggiungono altri tre “speciali”. Ecco i vincitori di quest'anno.La Repubblica degli Stagisti celebra quest'anno con l'AwaRdS “Speciale Piccola Impresa” la casa editrice Giappichelli, marchio storico in Italia per i testi giuridici ed economici in ambito universitario ed accademico. Giappichelli, che ha sede a Torino e conta una trentina di dipendenti, è entrata a far parte dell'RdS network proprio nel 2020: si tratta della prima azienda del settore editoriale a impegnarsi con la Repubblica degli Stagisti per promuovere una gestione virtuosa degli stage. Giulia Giappichelli, che della casa editrice che porta il suo nome è oggi, a 35 anni, general manager e rappresenta la “nuova generazione” della famiglia, ricevendo il premio ha lanciato un messaggio: «Le aziende familiari offrono molte opportunità di impiego e di lavoro per i giovani, o anche per i meno giovani che rimettono sul mercato del lavoro attraverso uno stage» ha detto: «Avreste spazio: non solo di entrare, di fare un’esperienza più di natura “imprenditoriale”, ma per fare poi una carriera e diventare gestori o co-gestori insieme alla famiglia. Tutto questo dipende anche un po’ da voi: assumete consapevolezza su questo tema. Non esistono solo le multinazionali! Le aziende familiari sono un substrato dell’economia italiana ed europea, e hanno bisogno di voi».Giappichelli peraltro festeggerà proprio l'anno prossimo, nel 2021, il suo centenario: «E l’azienda sta andando molto bene: sta facendo performance molto molto positive nonostante un trend di mercato non del tutto favorevole» ha aggiunto Giulia Giappichelli: «Quindi non è neanche detto che aziende piccole non diano opportunità di crescita!»Un AwaRdS speciale anche per illimity – già vincitrice quest'anno del premio per la miglior performance di "Assunzioni dirette di giovani" – che porta a casa anche il riconoscimento “Speciale Women in Stem” per il suo progetto “illimitHER”, un programma di incontri aperti al pubblico, sia in presenza sia online, in cui vengono chiamate a parlare donne brillanti, prevalentemente esperte di materie scientifiche o tecnologiche. Obiettivo: fornire modelli femminili autorevoli e ispirare i giovani e, soprattutto, le ragazze a intraprendere strade coraggiose negli studi e nel lavoro, sbloccando il proprio potenziale. «Illimity è una realtà molto sensibile su queste tematiche» ha confermato la communication manager di illimity Francesca D'Amico: «IllimitHER è fatto proprio per l’empowerment delle giovani donne; è un progetto edutoriale, quindi di entertainment ma anche formativo, per cui ci sono una serie di role-model under 35 che si interfacciano con le ragazze più giovani e giovanissime che devono entrare nel percorso lavorativo o universitario. L’obiettivo è quello di condividere esperienze e competenze sopratutto digitali di persone che si sono distinte negli ambiti scientifici e nell’imprenditoria: abbiamo avuto scienziate, astrofisiche, esperte di blockchain, imprenditrici» per aumentare sempre di più la visibilità delle donne nei piani alti del mondo del lavoro e naturalmente «la partecipazione» delle più giovani.Infine, il riconoscimento che la Repubblica degli Stagisti assegna in collaborazione con il Comune di Milano: si tratta dell' “AwaRdS Speciale Lavoro Agile”, che premia le imprese dell'RdS network che hanno aderito alla Settimana del Lavoro Agile indetta dal Comune di Milano nel 2019 – quando ancora lo smart working non era “forzato”, com'è divenuto oggi a causa del Covid, bensì una scelta delle aziende. Ad aggiudicarsi questo riconoscimento sono state quest'anno Nestlé, Danone Company e Manpower.«Noi facciamo dello smart working uno dei cardini della conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare» ha detto Polikseni Shani, Talent Acquisition manager Italy & Greece di Danone: «Quindi siamo orgogliosissimi di questo premio in ambito ancora “non sospetto”» ha aggiunto sorridendo. Anche Nestlé sottolinea che la scelta dello smart working è appunto «una scelta»; esiste in azienda dal 2013. «La nostra motivazione a scegliere questa modalità di lavoro è quella di supportare il work-life balance, quindi garantire alle nostre persone la possibilità di lavorare al meglio facendo leva sul rapporto di fiducia con il proprio line manager» ha spiegato Giovanna Raffi, Talent Attraction specialist di Nestlé.  Dal 2013 a oggi il numero di persone di Nestlé che hanno utilizzato lo smart working è costantemente cresciuto, «e questa flessibilità ci ha permesso sicuramente di gestire l’emergenza Covid senza particolari ripercussioni in termini di continuità di business delle nostre attività». Perché la novità 2020 è certamente stata quella di aprire la modalità “agile” anche agli stagisti.La terza azienda premiata con l'AwaRdS Speciale Lavoro Agile è Manpower, che rispetto alle altre due vincitrici ha un punto di vista “duplice”: «Noi abbiamo questa natura un po’ mista, di essere datori di lavoro diretti ma anche di accompagnare decine di migliaia di persone ogni anno a un lavoro o a uno stage» ha confermato infatti Emanuele Odazio, People & Culture director di ManpowerGroup: «Il tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro cambia e diventa integrazione tra vita e lavoro, perché lavorando “from anywhere” non è più soltanto vero che bisogna conciliare, ma bisogna poi cercare di trovare un contesto nel quale l’esperienza del singolo, che sia un intern o che sia un dipendente, abbia dei punti di contatto forti e una continuità forte» con l'azienda.Le tredici aziende vincitrici sono state annunciate lunedì nel corso dell'evento “Best Stage 2020”, realizzato online, che ha visto come ospiti l'assessora al Lavoro del Comune di Milano Cristina Tajani e l'eurodeputato Brando Benifei.Continua a leggere per scoprire le aziende che si sono aggiudicate gli altri AwaRdS 2020!

Tante aziende virtuose pronte ad accogliere i giovani anche in tempi di Covid, ecco le vincitrici degli AwaRdS 2020

“Le aziende sono tutte uguali”, si dice. “Una vale l'altra”, si dice, “Tanto alla fine l'unica cosa che vogliono dagli stagisti è sfruttarli”. E invece no, le aziende non sono tutte uguali. E ce ne sono alcune che credono nell'importanza di trattare bene le persone che lavorano per loro, anche gli stagisti; e investono in buone policy per offrire ai giovani buone condizioni di tirocinio e di primo impiego. Il network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti è qui a testimoniarlo: si tratta di realtà che scelgono di condividere i nostri valori e di impegnarsi pubblicamente per proporre stage a condizioni trasparenti, economicamente sospenibili e con un'alta qualità formativa. Ogni anno alcune di queste aziende ricevono gli AwaRdS, riconoscimenti creati proprio per premiare le buone policy in materia di stage. Quest'anno si ha un po' l'impressione di una “capsula del tempo”:  i premi vengono assegnati basandosi sui dati dell'anno precedente, e dunque queste performance premiate con gli AwaRdS 2020 sono relative al 2019, in un'epoca pre-Covid che sembra effettivamente lontanissima. Ma tutte le aziende premiate hanno voluto fare riferimento anche all'oggi, e a come stanno gestendo il lavoro, i dipendenti, gli stagisti in epoca di pandemia cercando di continuare a offrire opportunità di qualità. Ecco dunque le aziende vincitrici degli AwaRdS 2020. Il primo è quello dedicato al “miglior rimborso spese”: la Repubblica degli Stagisti premia quest'anno con questo riconoscimento le quattro aziende del suo network che offrono ai propri stagisti un rimborso superiore a mille euro al mese, senza fare differenziazioni tra stagisti curriculari e stagisti extracurricolari. Due delle quattro premiate avevano già vinto l'anno scorso: si tratta della società di consulenza Everis e della colosso dolciario Ferrero. «È giusto riconoscere un giusto indennizzo, proprio da un punto di vista etico aziendale» ha detto Mauro Clara, responsabile Talent Italia di Ferrero: «È anni che abbiamo questi rimborsi: li abbiamo pensati proprio affinché le persone che venivano a fare stage da noi non avessero la preoccupazione di come mantenersi nel periodo di stage». Ed Everis sottolinea che la generosa indennità non è stato abbassata nel 2020: «Siamo contenti di aver potuto garantire lo stesso rimborso spese che garantiamo ormai da anni, permettendo agli stagisti di vivere l’esperienza formativa a 360 gradi», ha detto Valentina Vantaggiato nel ricevere il premio, «anche in quest'anno così particolare».Altre due aziende invece vincono l'AwaRdS "Miglior rimborso spese" per la prima volta. Una è Sapio, azienda che produce gas industriali e medicinali: «Siamo molto contenti di ricevere per la prima volta questo riconoscimento, ci teniamo molto ad offrire delle opportunità di stage di qualità» ha detto Cristina Auletta, responsabile Recruitment, riflettendo su come sia «importante offrire un compenso dignitoso per le persone che si approcciano per la prima volta al mondo del lavoro». E poi Flex, multinazionale statunitense che opera nell'ambito della tecnologia e dell’elettronica: «L’aspetto retributivo è una parte motivante dell’offerta di stage» ha ricordato Silvia Ferrario, site HR business partner. Tutte e quattro offrono ai loro stagisti, oltre al rimborso spese di 1000 euro, anche la mensa gratuita oppure i buoni pasto, e mettono a disposizione un laptop aziendale.Altro punto molto importante: la probabilità di essere assunti dopo il tirocinio. A fronte di una media nazionale intorno al 30%, qui la Repubblica degli Stagisti conferisce un AwaRdS alle aziende che hanno avuto lo scorso anno un tasso di assunzione post stage superiore al 90%, con contratti di almeno 12 mesi. Le  aziende dell'RdS network che l'anno scorso hanno raggiunto questo risultato sono due società di consulenza: Everis, che realizza dunque una “doppietta” di AwaRdS; e Marsh. In particolare nel corso del 2019 Everis ha ospitato 152 stagisti: «E nel 2020 siamo riusciti a inserire fino ad ora ottanta giovani neolaureati o neodiplomati» ha aggiunto Valentina Vantaggiato, «e nessuno di coloro che erano entrati in azienda prima di questo periodo particolare ha visto interrompere il proprio stage». Marsh nel 2019 invece ha aperto le porte a 81 giovani: «Il 2019 sembra lontano ma è stato per noi molto significativo» ha detto Marika Caggianelli, HR Talent Acquisition «perché abbiamo davvero investito in modo davvero significativo nel nostro Graduate program, raddoppiando il numero dei nostri graduate»: così in Marsh vengono chiamati gli stagisti. Il programma è attivo da più di dieci anni e «strutturato in sei mesi di internship iniziale finalizzati poi all’assunzione in apprendistato». Assunzione che in Marsh nel 2019 si è appunto realizzata in oltre nove casi su dieci, portando l'azienda al riconoscimento dell'AwaRdS "Miglior tasso di assunzione post stage".Ma lo stage non  è l'unico modo per entrare in azienda per i giovani: il terzo AwaRdS della Repubblica degli Stagisti mira proprio a premiare le aziende che realizzano la miglior performance di assunzioni dirette di giovani, senza il passaggio intermedio del tirocinio. Quattro aziende si sono aggiudicate quest'anno il premio: tre società di consulenza – EY, Prometeia e BIP – e una banca, illimity. In particolare EY, con i suoi quasi 3mila dipendenti, nel 2019 ha assunto senza passare attraverso lo stage 505 under 30. Ovviamente la situazione ora è cambiata, causa Covid, e le assunzioni sono rallentate ma non si sono fermate: «Noi continueremo sicuramente a offrire delle opportunità a tantissimi giovani» ha promesso Ana Camila Annarelli, Talent Attraction & Acquisition  specialist «e ad abbracciare insieme questa nuova modalità di lavoro agile e la sfera del digitale». Tra le aziende vincitrici di questo AwaRdS c'è poi in Prometeia, che conta 838 dipendenti e ha assunto direttamente poco meno di novanta giovani  nel 2019; e illimity, la banca fondata solo due anni fa da Corrado Passera e già arrivata a un organico di oltre 400 dipendenti, in cui gli under 30 assunti senza passare attraverso lo stage sono stati l'anno scorso oltre cinquanta.Bip infine ha assunto direttamente duecento giovani su un organico di 2mila dipendenti. Nel ricevere il premio Michela Piazzolla, senior HR business partner, ha scelto di rivolgersi ai giovani con un messaggio diretto: «Leggo dagli ultimi sondaggi che addirittura un giovane italiano su due è pessimista sul proprio futuro» ha detto, commentando questi dati con un incoraggiamento:  «Se fossi in voi non mi scoraggerei affatto, penserei positivo. Partecipate a tutte le iniziative possibili online della vostra università o di altre università, iscrivetevi a tutti i principali canali di recruiting, andate a colmare quei gap che oggi avete facendo corsi, studiando l’inglese, studiando il pacchetto Office, l’Excel, il Power Point… Tenetevi sempre informati e aggiornati, perché come vedete ci sono tante aziende pronte ad accogliervi: noi siamo una di queste».Le tredici aziende vincitrici sono state annunciate lunedì mattina nel corso dell'evento “Best Stage 2020”, realizzato online, che ha visto come ospiti l'assessora al Lavoro del Comune di Milano Cristina Tajani e l'eurodeputato Brando Benifei.Continua a leggere per scoprire le aziende che si sono aggiudicate gli altri AwaRdS 2020!

Toscana, nuovo bando per co-finanziare tirocini curriculari: buona idea ma i fondi sono pochi

Un cofinanziamento ai soggetti ospitanti che attivano tirocini curriculari che prevedano un rimborso spese con studenti delle università toscane: è lo scopo del nuovo bando della Regione Toscana per cui si può fare domanda fino al termine ultimo del 30 settembre 2021. A dover fare richiesta sono i soggetti ospitanti per stage curriculari attivati a partire dal primo ottobre 2020. Poiché la domanda di finanziamento può essere presentata, da bando, entro i 15 giorni successivi alla data di inizio del tirocinio stesso, per i soli stage avviati nei mesi di ottobre e novembre si prevede una deroga, con la possibilità di procedere alla domanda online di ammissione al finanziamento entro e non oltre il 18 dicembre. Sul piatto ci sono 200mila euro che arrivano dal Fondo di sviluppo e coesione, come da delibera della Giunta regionale numero 1449 del 23 novembre. Il bando prevede un contributo regionale pari a 300 euro al mese, per massimo sei mesi, da destinare ai soggetti ospitanti che attivino uno stage per studenti tra i 18 e i 32 anni a cui corrispondono un rimborso spese di almeno 500 euro. Il contributo destinato alle aziende sale a 500 euro nel caso in cui il tirocinante sia disabile. I 200mila euro previsti dal bando, quindi, non sono una cifra particolarmente elevata perché permettono di finanziare in totale solo 111 stage, calcolando che ci siano solo tirocini di sei mesi tutti con un rimborso spese di 500 euro mensili di cui, quindi, 300 rimborsati dalla Regione.Bisogna però partire da due presupposti. Il primo è che ad oggi, in Italia, non c’è alcun obbligo nella corresponsione di un rimborso spese per i tirocini curriculari, svolti quindi durante un percorso di studi. Per questo motivo ogni politica che incentiva il pagamento di un’indennità per questo tipo di stage è ben accolta e la scelta della Regione Toscana è ammirevole visto che l’obiettivo è «sostenere un uso corretto dei tirocini curriculari al fine di garantire i diritti dei giovani studenti»,  prevedendo un contributo regionale «finalizzato alla copertura parziale o totale dell’importo forfettario a titolo di rimborso spese corrisposto al tirocinante da parte del soggetto ospitante».Il secondo aspetto da considerare è che non esiste nessuna rilevazione statale né regionale che tracci la quantità di tirocini curriculari attivati ogni anno sul territorio italiano. La Repubblica degli Stagisti denuncia da tempo la gravità di non poter conoscere questi numeri che aiuterebbero anche ad affrontare meglio da un punto di vista normativo lo stage svolto durante un percorso di studi. Invece nulla: dati ufficiali non ci sono ed è difficile capire il bacino di riferimento. La Repubblica degli Stagisti stima che ogni anno si svolgano all'incirca 200mila stage curricolari in Italia, sommando insieme quelli svolti da studenti universitari, studenti di master, allievi di scuole professionali e di corsi di formazione post-diploma e post-laurea.Quanti di questi 200mila abbiano luogo in Toscana non è dato sapere. Per questo motivo la RdS ha chiesto ad alcuni atenei toscani il numero di stage di questo tipo attivati nell’ultimo anno e la media degli anni precedenti. L’università di Firenze, primo ateneo della regione, «attiva ogni anno mediamente circa 12mila tirocini curricolari» informa Duccio Di Bari dell’ufficio stampa dell’ateneo. Anche se nell’ultimo anno accademico, causa restrizioni per il Covid, «ne sono stati attivati circa 8mila». Comunque un numero molto rilevante, se si pensa che in tutta la Regione i tirocini extracurricolari attivati nell'ultimo anno per cui i dati sono disponibili –  il 2019 – sono stati poco più di 15mila secondo il Rapporto sulle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro.Per l’università di Siena, ad oggi sono attivi 722 tirocini curriculari con aziende toscane anche se, spiega Valentina Tinacci, responsabile placement office dell’Ateneo, «in anni “normali” nella sola regione ne attiviamo 1.100, che salgono a 1.500 contando quelli attivati fuori regione». Diversi i numeri, in base al diverso peso degli atenei, per la Scuola Normale Superiore di Pisa: «Tra il 2016 e il 2019 sono stati attivati una media di 15 tirocini curricolari» spiega Stefania Pizzini dell’ufficio Placement, mentre «nell’anno in corso sono stati attivati 19 stage». A questi atenei vanno aggiunti gli altri della regione toscana ed è evidente, quindi, che il bando in atto copre in percentuale millesimale il numero di tirocini curricolari attivati sul territorio dagli atenei della regione.La presentazione delle domande è a sportello: questo significa che non si può perdere troppo tempo visto anche il numero contenuto di risorse stanziate. Anche perché non sono previsti eventuali nuovi finanziamenti e su questo punto il bando è chiaro, quando dice che «qualora le richieste di contributo fossero superiori alle risorse disponibili, l’Azienda regionale dsu Toscana procede con proprio atto alla chiusura dei termini per la presentazione delle domande di rimborso».Possono chiedere il cofinanziamento regionale i soggetti ospitanti che abbiano stipulato una convenzione con una delle università o istituto di alta formazione e specializzazione toscana - Università di Firenze, di Pisa, di Siena, Università per Stranieri di Siena, Scuola Normale Superiore,  Scuola Superiore S’Anna, e IMT Scuola alti studi di Lucca - o con l’Istituto statale industrie artistiche di Firenze. Il tirocinante non può già essere stato ospitato presso lo stesso soggetto ospitante per un altro stage, a meno che non ci sia stata la proroga dello stesso, o aver avuto altro tipo di rapporto di lavoro con la stessa azienda.Non è la prima volta che in Toscana si pensa a un incentivo per le aziende che decidono di far svolgere stage curricolari al loro interno. Questo bando è partito nel 2013 con l'approvazione della delibera 1082 – un accordo con gli atenei toscani per la sperimentazione dei tirocini curriculari “retribuiti” ricompresa in Giovanisì,  il progetto della Regione per incentivare l’autonomia dei giovani. In quel primo anno ad essere finanziati, con un budget di 50mila euro, erano stati sia stage curriculari in ambito sanitario sia tirocini non attinenti alle professioni sanitarie. Una misura del tutto sperimentale, dato che la cifra stanziata era in grado di finanziare una trentina di tirocini soltanto, considerando una durata di sei mesi e un contributo regionale di 300 euro al mese. A questo bando ne sono seguiti altri nove, contando anche l’ultimo appena uscito. Il secondo, nel 2014/2015: aveva messo sul piatto 1milione di euro per finanziare fino a 555 stage curriculari. Questa è stata l’annata più “generosa” dal punto di vista del finanziamento. Nell’annata 2015/2016 la Regione ha stanziato 180mila euro  per coprire il rimborso spese di 100 stage. Dall’anno seguente, 2016/2017, il finanziamento è sceso a 150mila euro ed è rimasto su quella cifra fino all’ultimo bando concluso del 2019/2020. Questo significa che per quattro anni, dal 2016 ad oggi, il numero di stage finanziabili è rimasto fisso a un'ottantina. Il nuovo bando quindi, potendo finanziare fino a 111 stage di sei mesi, risulta essere nonostante le risorse limitate quello più cospicuo dopo il bando 2015. L’intento della Regione, ormai consolidato negli anni, di incentivare la corresponsione di una indennità anche per gli stage curricolari, non obbligatoria dalla legge, è ammirabile. Così come l’attenzione posta dall’amministrazione nell’eventualità di uno stop causa pandemia Covid, tanto da precisare già nel bando le disposizioni per un’eventule sospensione dovuta all’acuirsi dell’emergenza e precisare anche la possibilità di passaggio del tirocinio in modalità a distanza, ovvero in smart internshipping. Le intenzioni, quindi, sono buone. Ma dato che i tirocini finanziabili sono così pochi il rischio è quello di una corsa all’incentivo, dove solo i più veloci potranno accedere alla misura, e  tutti gli altri resteranno a bocca asciutta.Marianna Lepore

Best Stage 2020, si parla di tirocini ai tempi del Covid: l'evento annuale della RdS quest'anno va online

Nel 2014 abbiamo cominciato a organizzare un evento annuale della Repubblica degli Stagisti. Ci sembrava importante, dopo tanti anni di attività online, creare un momento “fisico” di incontro per tutte le persone che seguivano il nostro lavoro, collaboravano con noi, condividevano i nostri valori – e nel contempo dedicare un momento di riflessione al tema dell’occupazione giovanile, focalizzando i temi più critici e attuali.L’abbiamo chiamato “Best Stage”, perché il nostro obiettivo è sempre stato quello di promuovere, con la nostra attività, “il migliore degli stage possibili”: un utilizzo corretto dello strumento dello stage, un win-win per gli stagisti e per i soggetti ospitanti… e in definitiva per tutto il mercato del lavoro italiano, ancora così ostico per i giovani. Negli anni abbiamo parlato di Garanzia Giovani, di alternanza scuola-lavoro, di occupazione femminile e stereotipi di genere, di proposte di legge e di welfare; abbiamo presentato dati inediti di ricerche svolte per far luce sull'opaco universo dei tirocini…Anche quest’anno facciamo Best Stage. Solo che quest’anno non lo possiamo realizzare con un evento “fisico”. Lo facciamo allora online, allora, trasmettendolo in diretta su Facebook – l’appuntamento è lunedì 14 dicembre alle 11 del mattino.E quest’anno di cosa avremmo potuto parlare, se non di quanto il Covid abbia impattato sulle vite degli stagisti? Per questo abbiamo intitolato l'evento – inevitabilmente... – «I tirocini ai tempi del Covid», col sottotitolo «Gli effetti della pandemia sulla vita degli stagisti tra difficoltà, nuove pratiche “smart” e la presa di posizione del Parlamento europeo».Gli ospiti di quest’anno saranno l'europarlamentare Brando Benifei e l'assessora al Lavoro del Comune di Milano Cristina Tajani. Benifei, 34 anni, è il capodelegazione degli europarlamentari del Partito Democratico e ha guidato per mesi i lavori che hanno portato, a ottobre di quest’anno, all’approvazione della risoluzione “storica” del Parlamento europeo che ha messo nero su bianco che la gratuità dei tirocini «costituisce una forma di sfruttamento del lavoro dei giovani e una violazione dei loro diritti».Con Cristina Tajani faremo inoltre un punto sull'importante tema dello smart working, in chiave naturalmente smart internshipping. E questa sarà anche l'occasione per dare in anteprima alcuni dati emersi da una survey che abbiamo realizzato proprio sul tema del Covid, chiedendo alle aziende del nostro network come hanno gestito gli stage dallo scoppio della pandemia, quali sono le principali criticità che hanno dovuto affrontare, e cosa pensano degli stage da casa.Best Stage sarà di consueto anche l'occasione per parlare di loro, le aziende virtuose dell'RdS network, e per assegnare gli AwaRdS 2020 a quelle che si saranno distinte maggiormente per le loro buone policy dei confronti dei giovani. Saranno con noi dunque i rappresentanti di tredici aziende che si sono distinte e hanno "brillato", ciascuna a suo modo: vi racconteremo quelle che prevedono un rimborso più alto di mille euro al mese per i propri stagisti, quelle che assumono di più dopo lo stage, quelle che hanno la miglior performance di assunzione di giovani anche senza il passaggio intermedio dello stage... e molto altro.Non mancate, l’appuntamento quest’anno è qui.

Vulcanus in Japan non si ferma per il Covid: ecco come andare per un anno in Giappone in stage

Un periodo di formazione di un anno in Giappone finanziato dalla Commissione europea e dalle aziende ospitanti. È quanto offre il programma Vulcanus in Japan, lanciato nel 1997, a una trentina di studenti universitari dell’Unione europea o di paesi aderenti al Cosme (Competitiveness of enterprises and small and medium-sized enterprises), un programma dell’Ue per la competitività delle imprese.Le candidature resteranno aperte dal 10 gennaio al 10 febbraio 2021. Per poter presentare domanda di partecipazione occorre: essere studenti, almeno al quarto anno complessivo di studi, presso università dell’Ue o del Cosme; essere iscritti a facoltà scientifiche o tecniche (es. Ingegneria, Informatica, Chimica, Fisica, Matematica) e restare iscritti almeno fino al giugno successivo all’invio della domanda. Il programma, per l’edizione 2021/2022, si terrà a partire dal 1° settembre 2021 e comprenderà: un seminario di una settimana sul Giappone, un corso intensivo di lingua giapponese della durata di quattro mesi e un tirocinio di otto mesi presso un’azienda giapponese. Il tutto sarà preceduto da un incontro preliminare, che si terrà presso la sede di Bruxelles del programma a luglio 2021. Nel caso in cui lo scenario sanitario globale non lo consentisse, quest'ultimo si svolgerà online. Previsto un rimborso spese a rate per un totale di circa 15mila euro (1 milione e 900mila yen), volto a coprire il viaggio di andata e di ritorno, l’assicurazione e le spese di soggiorno in Giappone. L’alloggio sarà messo a disposizione, per tutti i dodici mesi, dall’azienda ospitante, mentre l’Eu-Japan Center for Industrial Cooperation, promotore e gestore del programma, finanzierà il seminario e il corso di lingua. Nato nel 1987 per iniziativa della Commissione Ue - Direzione generale per le imprese e l’industria e del ministero per l’economia giapponese, il Centro si propone di rafforzare i legami industriali tra Europa e Giappone. Oltre a Vulcanus in Japan, fra l’altro, promuove anche Vulcanus in Europe per gli studenti giapponesi, gestito dall’ufficio di Tokyo.I partecipanti sono selezionati in base al curriculum accademico, alla conoscenza della lingua inglese scritta e parlata, alla motivazione e alla capacità di adattamento. Ogni anno fanno domanda oltre 600 studenti universitari. Circa 700 le domande nell'ultima tornata.Le maggiori nazionalità rappresentate dalle candidature sono Polonia e Spagna, seguite dall’Italia. Dal Program Officer, ci dicono che non sono autorizzati a condividere il dato sulle candidature per Paese, ma che ogni anno sono mediamente 2-3 i ragazzi italiani ammessi a partecipare. I principali campi che impiegano i tirocinanti sono: IT, ingegneria elettronica, ingegneria meccanica, fisica, materiali. Ma anche chimica, architettura, nanotecnologie, matematica.  I tirocini si svolgono presso alcune delle principali aziende multinazionali del Giappone: hanno ospitato tirocinanti in passato NTT, Hitachi, Fujitsu, Canon, Mitsubishi Chemical, Bosch etc. Le destinazioni che hanno accolto più partecipanti sono: Kanagawa, Tokyo, Ibaraki, Kyoto, Saitama. Dei partecipanti, secondo un recente report del programma, l’89 per cento dichiara un impatto positivo sulla propria carriera e il 24 per cento è attualmente coinvolto nel business Eu-Giappone. Il 27 per cento è rimasto o è tornato in Giappone per un periodo minimo di cinque anni, il 59 per cento per almeno dieci anni e il 14 per cento per almeno quindici. A partire dal mese di dicembre, si potranno consultare le offerte di tirocinio per la prossima sessione. L’esito delle domande si conoscerà entro metà marzo. Anche se le candidature online si potranno inviare dal 10 gennaio al 10 febbraio 2021, è consigliato muoversi con anticipo, in quanto la domanda richiede tempo e attenzione e ha doppio binario: si deve infatti presentare sia in modalità online, via Dropbox, che cartacea. Va infatti compilata al computer, in inglese, stampata e inviata per posta all’Eu-Japan Center for Industrial Cooperation, insieme agli otto documenti richiesti, tra cui il curriculum vitae, la lettera motivazionale, la lettera di presentazione a firma di un docente universitario, il certificato storico accompagnato da un prospetto che spieghi come viene valutato il profitto nell'ateneo e un certificato medico recente. I candidati vincitori dovranno versare un deposito di 200 euro, che verrà restituito una volta completato il programma.Vulcanus in Japan rappresenta una delle opportunità formative internazionali più prestigiose, per la possibilità di avvicinarsi a una realtà culturale e tecnologica diversa e stimolante e di interagire con un mercato in espansione, ricco di spunti e opportunità.Rossella Nocca

“I giovani rivendichino il potere di tracciare la propria via maestra”: cento proposte per il ministro dell'Economia

I giovani vogliono dire la loro. Sui temi dell’ambiente, certo, finiti in cima all’agenda politica un paio d'anni fa non a caso grazie a una quindicenne svedese di cui ora tutti i grandi della terra conoscono il nome: Greta Thumberg. Sui temi della cultura, per smentire chi dall’alto della sua poltrona e dei suoi capelli bianchi ancora afferma che con quella “non si mangia”. Sui temi dei diritti – di cittadinanza, civili, politici. Sui temi della legalità. E, certo, anche sui temi del lavoro, dell’università e della scuola. In tutto il mondo, e anche in Italia. Di fronte a una politica che quasi sempre li ignora – basti pensare al muro di gomma che si sono trovati di fronte decine di migliaia di stagisti quando si sono trovati in difficoltà allo scoppio della prima pandemia: non un euro è stato speso, a livello nazionale, per sostenerli – i diretti interessati si rimboccano le maniche.L’iniziativa più recente, in Italia,  è un “manifesto generazionale” indirizzato al ministero dell'Economia, al ministro Roberto Gualtieri, al viceministro Antonio Misiani e a tutte le forze di centrosinistra. I promotori sono i giovani dell’associazione del PD InOltre - Alternativa Progressista, che hanno federato intorno al progetto realtà provenienti da moltissimi campi: da Antigone alla Federazione degli Studenti, da Legambiente a Federspecializzandi, dalla Federazione Giovani Socialisti all’Arci – passando per la Rete degli Studenti Medi, l’Unione degli Universitari, Arcigay, Libera, Italiani Senza Cittadinanza, Movimento Giovanile della Sinistra, Onde Rosa, Questa è Roma, fino ai giovani membri di Fridays for Future, del Comitato Esame Avvocato, della Primavera degli Studenti, del Progetto Freeweed, di UniSì Milano e di Voto dove Vivo.Un “Coordinamento di Associazioni Progressiste” dunque, con tante sigle e mission diverse, che il presidente di InOltre Giordano Bozzanca [nella foto] auspica non si disperda – che la collaborazione non sia cioé episodica. Per questo contemporaneamente è nato anche Sidera, un tavolo permanente «che traccia il proposito di un percorso e confronto condiviso». Il nome deriva dall’etimologia della parola desiderio, come spiega Bozzanca: «Ne parla Cesare nel “De Bello Gallicum”, definendo come desiderantes i soldati che, deposte le armi, attendevano sotto un cielo privo di astri e stelle polari i compagni ancora in battaglia, a rischio della propria vita. Ed è proprio contro quella particella privativa “de” della parola “De-siderare”, che svuota il loro cielo da direzione e prospettive future, che il coordinamento di giovani si scaglia, rivendicando il potere di tracciare da sé la propria via maestra».Anche Repubblica degli Stagisti ha partecipato, dando il suo contributo sopratutto alle pagine del policy paper che riguardano i temi dell’università e del lavoro. E non a caso il punto 2 del paragrafo sul lavoro riporta proprio la proposta di regolamentare  tirocini e stage con l’approvazione di uno Statuto generale del Tirocinante che definisca diritti e meccanismi di tutela per farli valere, per evitare che si trasformino in «mera manodopera a basso costo» (e qui naturalmente il riferimento alla recente risoluzione del Parlamento Europeo a condanna dei tirocini gratuiti è d’obbligo!). Si trova poi più avanti anche un riferimento alla necessità di introdurre una indennità minima per i tirocinanti curriculari.Per “rivendicare il potere di tracciare da sé la propria via maestra” i giovani avanzano tante altre proposte. In tutto, a scorrere le venti pagine del manifesto, se ne trovano oltre cento. Sul tema cultura, per esempio, propongono l’introduzione di un rimborso del 50% per le spese di avviamento di attività culturali a beneficio degli imprenditori under 35, e di agevolazioni economiche per l’iscrizione dei minori ad attività culturali (come corsi musicali o artistici), garantendo loro le medesime detrazioni fiscali previste per l’iscrizione alle associazioni sportive.Sul tema scuola, oltre all’annoso tema della necessità di investire per ristrutturare gli edifici scolastici in molti casi fatiscenti, i giovani propongono di inserire la “Media Education” all’interno del percorso di studio fin dalle scuole elementari e di «educare gli educatori»: è chiaro a tutti quanto le nostre vite siano ormai influenzate dai mezzi di comunicazione, e quanto la vita “online” abbia codici e insidie peculiari, che vanno imparati e gestiti per non esserne fagocitati. E per quanto riguarda l’università al primo punto vi è l’innalzamento della soglia ISEE-U per l’accesso alle borse di studio a 28mila euro e l’eliminazione degli “idonei non beneficiari”, vera beffa tutta italiana – della serie “avresti diritto ai soldi, ma ahimè non te li diamo”. Per l’ambiente i giovani ritengono prioritario investire nella digitalizzazione del paese – anche legata alla estensione dell’utilizzo dello smart working – e nel completamento dello sviluppo della rete 5G a livello nazionale; e poi naturalmente incentivare l'efficientamento energetico degli edifici, la mobilità alternativa, il trasporto pubblico su rotaia; ma anche progetti in scala ridotta, come la promozione di grandi orti condivisi nei grandi centri urbani.Sui diritti è chiaro l’impegno per facilitare l’acquisizione della cittadinanza italiana per chi abbia effettuato un percorso di studi (principio di ius culturae) o sia nato in Italia (principio di ius soli temperatum); prosegue poi la battaglia per il diritto di voto ai fuori sede, suggerendo anche la sperimentazione del voto digitale;Nel documento trovano spazio anche la legalizzazione della cannabis, misure di contrasto alle violenze omo-transfobiche e di sostegno ai percorsi di vita delle persone LGBTQI+, il rafforzamento dei centri anti-violenza per donne maltrattate, l’estensione del congedo di paternità fino a 4 mesi, e la necessità di una equa suddivisione del recovery fund e dei fondi europei dedicati alla ripresa economica post-crisi coronavirus in maniera paritaria tra i settori con maggiore forza lavoro maschile e femminile. E ancora, rispetto al tema delle disabilità, l’abbattimento delle barriere architettoniche e un salto di qualità nell’inclusione dei portatori di handicap nelle scuole e nelle università. Nel paragrafo che chiude il policy paper, dedicato alla Legalità, si parla di riforma della prescrizione e di irragionevole durata dei processi ma anche di immissione in ruolo di nuovi magistrati, funzionari, cancellieri e di investimenti sull'edilizia dei Palazzi di Giustizia e delle carceri.«Il nostro auspicio» dice il Coordinamento «è che le forze politiche di centrosinistra recepiscano questo documento unitario» e «ne riconoscano il valore», ricordando come esso sia il «frutto di una collaborazione fra realtà che insistono sull’intero territorio nazionale e si impegnano ogni giorno concretamente per il Paese». E che queste forze politiche compiano anche il passo successivo, traendo spunto dai punti programmatici: affinché la politica «non solo non si dimentichi dei giovani, ma che li metta finalmente al centro del futuro del Paese».

Il Parlamento si mobilita per i giovani: le proposte

Qualcosa bolle in pentola in Parlamento per i giovani italiani. Nei prossimi giorni sarà discussa una nuova mozione a prima firma del deputato di Italia Viva, Massimo Ungaro, classe 1987 [nella foto sotto], «concernente iniziative a favore della formazione e dell'occupazione per l'emancipazione giovanile» (qui il testo di una prima versione dell'atto). In Italia sui giovani «c'è molta retorica, fa bello parlarne come per la parità tra i sessi» dice Ungaro alla Repubblica degli Stagisti. Ma la verità è «che i giovani non vengono considerati perché non votano oppure se ne vanno» sintetizza. Nel frattempo i Neet, i ventenni inattivi, continuano a crescere, «e sono arrivati a toccare quota 2 milioni e 157mila». Serve agire subito quindi, in questi mesi preparatori del piano per la ripresa a cui è condizionato l'incasso dei fondi del Recovery Fund. Nella mozione sono elencate in diciassette punti le richieste per evitare che la crisi scatenata dal Covid peggiori ulteriormente le condizioni in cui già versano intere generazioni. «Di Neet arriveremo a contarne tre milioni» paventa Ungaro, «se continueremo a non fare niente».  Serve un «piano shock» soprattutto sugli inattivi, «perché si è visto come l'inattività nella fase in cui si dovrebbe accedere al mercato del lavoro ha ripercussioni poi per tutta la vita». Nella mozione al punto due si parla di una azione «AttivaGiovani, che preveda per i Neet un periodo di lavoro e formazione presso le imprese con contestuale erogazione di un ristoro economico». Nel Regno Unito – dove Ungaro ha vissuto a lungo: è stato infatti eletto nella circoscrizione Estero – c'è già, ed è una sorta di Garanzia giovani potenziata: «Si chiama Kickstart scheme, e premia le aziende che assumono inattivi con il rimborso dei costi: su di loro non ricade neppure un euro», è tutto a carico dello Stato. E ancora, la seconda proposta è per un Credito giovani, «strumento equivalente a una dote universale per cui» spiega Ungaro, «al compimento dei 18 anni si erogano 15mila euro vincolati a un progetto come l'avvio di un'azienda o l'iscrizione all'università». Una misura nella direzione di abbattere le disuguaglianze sociali, offrendo a tutti le stesse condizioni di partenza. Poi l'apprendistato professionalizzante, «che andrebbe riformato semplificando gli oneri burocratici in modo che diventi via maestra di accesso al lavoro» è scritto nel testo della mozione. Si chiede poi di «rilanciare l'istruzione tecnica superiore», «sostenere l'empowerment femminile», «predisporre investimenti per i giovani professionisti che scelgono di restare in Italia».  Non mancano i tirocini, specie quelli curriculari, da modificare «facendoli diventare realmente formativi», e per quelli extracurriculari contrastarne «l'uso improprio». Per i primi in particolare, esiste una proposta di legge per abolirne la gratuità a prima firma proprio di Ungaro. Sulla stessa materia c'è anche un intervento della deputata Pd Chiara Gribaudo, ascoltata nell'audizione alla Camera del 21 ottobre scorso su Garanzia giovani, programma che l'Unione europea vorrebbe rimodulare alla luce degli effetti della pandemia sull'occupazione giovanile. Che sta pagando il pezzo più alto, «con il dieci per cento di disoccupati in più tra chi ha meno di 25 anni» ha rimarcato Gribaudo nell'audizione. In particolare, ha proseguito, «sono stati i tirocini a essere pesantemente colpiti», tanto che la deputata aveva perorato nei mesi scorsi, purtroppo inascoltata, una indennità di ultima istanza per i tirocini saltati causa Covid e non coperti dai provvedimenti regionali. Il Parlamento europeo, ha ricordato Gribaudo, ha di recente emanato una risoluzione di condanna contro i tirocini gratuiti, troppo spesso «utilizzati come semplice taglio del costo del lavoro». Per far funzionare davvero Garanzia giovani «andrebbe abolita la gratuità degli stage curriculari, mentre quelli extracurriculari andrebbero rivisti sia per qualità di percorsi sia per la percentuale degli assunti». È incentrato su questi due punti l’emendamento alla legge di Bilancio proposto dalla deputata, che chiede anche di innalzare l’indennità minima degli extracurricolare da 300 a 600 euro: «Vedremo cosa succederà, intanto continuo a porre il tema» promette Gribaudo alla Repubblica degli Stagisti. Sempre dalle fila del Pd c'è un'altra mozione per i giovani, a prima firma del senatore Tommaso Nannicini, presentata lo scorso 14 luglio. Ancora una volta nel testo si evidenzia come a rimetterci nella pandemia sono stati soprattutto i giovani: «Dall'inizio della crisi uno su sei ha smesso di lavorare» scrivono i firmatari. «Molti infatti, lavorano in settori particolarmente colpiti come turismo, ristorazione, arti e intrattenimento, mentre altri stanno cercando di entrare nel mercato del lavoro proprio ora che tali settori non sono più in grado di assumere». Il Governo dovrà varare il piano per beneficiare dei fondi del Next Generation Ue. All'esecutivo si chiede quindi «di definire un grande piano industriale di investimenti» nel quale i giovani partecipino come «parte integrante». E ancora, si fa menzione a «un vero sistema duale di formazione-lavoro», a «un piano per la cultura digitale nell'insegnamento», a «sostegni per studenti per promuovere il diritto allo studio e la riduzione delle tasse universitarie». Anche dall'opposizione richieste simili. A prima firma del deputato di Fratelli D'Italia Francesco Lollobrigida [nella foto a destra] è la mozione dello scorso due novembre. Il partito guidato da Giorgia Meloni sollecita il Governo a «studiare strategie di lungo periodo per maggiori livelli di occupazione giovanile e più alto livello di tenore di vita delle giovani generazioni». I percorsi di formazione andrebbero poi «riformati in modo da consentire un inserimento più agevole nel mondo del lavoro». Per evitare «forme di sfruttamento e precariato legalizzato», devono essere adottate «iniziative volte a riformare le regole e le modalità di fruizione di tirocini e apprendistati affinché diventino veri strumenti di inclusione». Sono tutti temi, quelli sulla questione giovanile, su cui «non c'è tanta diversità politica» ha sottolineato Ungaro, «perché non si può negare l'esistenza di un iceberg». Lo scopo sarà quindi la creazione di un testo congiunto «in modo da coinvolgere anche le opposizioni», e su cui il deputato si dice fiducioso di ottenere il sì anche dai colleghi delle altre parti politiche.  Ilaria Mariotti