Marianna Lepore
Scritto il 17 Mag 2022 in Notizie
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«La richiesta è assolutamente legittima e di buon senso». Così Sebastiano Leo, assessore al lavoro della Regione Puglia risponde alla polemica lanciata sui social, e poi ripresa poi da i media locali, dai giovani pugliesi dell’Associazione Radici 021, che chiedevano alla Regione «di aumentare l’indennità minima regionale per questione di dignità e rispetto» e così facendo «assumersi la responsabilità ed evitare di condannare intere generazioni alla precarietà».
Non è solo una richiesta monetaria, ma una vera e propria campagna social per ricordare che «i tirocini extracurriculari, nati come strumenti di politiche attive per l’inserimento ed il reinserimento di soggetti svantaggiati disoccupati e inoccupati, senza alcuna limitazione anagrafica, nel corso del tempo sono divenuti una vera e propria gabbia di sfruttamento e precariato». Da qui la richiesta avanzata da Radici 021 ai rappresentanti della Regione «di battersi affinché siano escluse dalle materie oggetto di tirocinio le attività basilari e ripetitive», per superare «il meccanismo del tirocinio a vita» e impegnarsi per potenziare «il contratto di apprendistato in quanto via d’accesso al mondo del lavoro più tutelante e formativa del tirocinio».
Ad ognuna di queste richieste risponde alla Repubblica degli Stagisti l’assessore Sebastiano Leo. «L’indennità di tirocinio è fissata da una legge regionale del 2013 ormai superata», precisa, aggiungendo che «è opportuno riflettere su un suo adeguamento su cui il mio assessorato sta per formulare una nuova proposta ma che poi dovrà passare dal Consiglio regionale che ne ha competenza essendo una legge regionale. Non corrisponde al vero però, l’affermazione secondo cui la media tra le regioni italiane delle indennità di tirocinio sia pari a 800 euro, che rappresenta invece il picco raggiunto solo dalla Regione Lazio che ha adeguato la sua normativa nel 2019». La media, aggiunge l’assessore, «è un range variabile tra i 500 e i 550 euro».
Al momento, secondo le informazioni reperibili anche nell’ultima guida Best Stage della Repubblica degli Stagisti, infatti, la Puglia ha un rimborso spese mensile di 450 euro al pari di Veneto, Emilia Romagna, Umbria e Basilicata, meglio di Calabria e Sardegna che garantiscono 400 euro e di Trentino e Sicilia, ferme a 300. Ma in ogni caso il rimborso spese è più basso di Lombardia, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Marche e Campania ferme a 500 euro, Abruzzo, Molise, Valle d’Aosta e Piemonte a 600 euro e del Lazio, unica eccezione virtuosa a 800 euro. La Regione Puglia si pone quindi in un range medio basso, anche se condiviso con molti e non tra i peggiori. Ma più che puntare su un aumento dell’indennità, l’assessore ribatte che la cosa importante, ora, «È capire insieme se e come il tirocinio rappresenti ancora lo strumento formativo idoneo all’ingresso nel mercato del lavoro».
La seconda richiesta dei giovani pugliesi è quella di escludere le attività basilari e ripetitive tra le materie oggetto di tirocinio e potenziare il contratto di apprendistato per l’ingresso nel mondo del lavoro. «Sono assolutamente d’accordo» conviene l’assessore: «Nonostante lo strumento del tirocinio nel periodo prepandemico abbia consentito a migliaia di giovani pugliesi, soprattutto tramite il programma Garanzia Giovani, esperienze formative trasformatesi in contratti di lavoro, penso che l’apprendistato oggi rappresenti la formula migliore dal punto di vista delle tutele per l’ingresso nel mercato del lavoro, sul piano remunerativo e soprattutto in termini di sicurezza sul lavoro. Ed in questo senso la Regione Puglia si sta muovendo». L’intenzione, infatti, è quella di proseguire con quanto cominciato dal 2019, ovvero avvisi pubblici per sostenere la formazione nell’ambito del contratto di apprendistato professionalizzante e di terzo livello. Per garantire, quindi, un accesso al mondo del lavoro con un vero contratto, dei contributi, un percorso di crescita all’interno delle aziende.
«Quello che trovo davvero insopportabile e ingiusto è il lavoro mascherato da tirocinio» rilancia Leo: «L’abuso di uno strumento formativo che, in alcuni casi, nasconde un vero e proprio sfruttamento di manodopera senza il giusto corrispettivo, confondendo l’indennità con lo stipendio, senza le tutele che un contratto di lavoro può garantire. È questa la grande differenza con l’apprendistato», aggiunge l’assessore «che invece rappresenta un contratto di lavoro a tutti gli effetti». Sotto questo punto di vista, quindi, Regione e associazione Radici 021 sembrano essere sulla stessa lunghezza d’onda: quella del favorire l’apprendistato a discapito del tirocinio che - per quanto i numeri definiti dall’assessore “positivi” con più di 18mila neet pugliesi che hanno trovato occupazione nell’ambito del programma Garanzia Giovani, di cui quasi il quaranta per cento a tempo indeterminato - può spesso camuffare uno sfruttamento senza alcuna prospettiva lavorativa.
Qualsiasi nuova decisione da parte della regione Puglia dovrà però prima aspettare la stesura delle nuove linee guida per tirocini extracurriculari, al momento sul tavolo nel dibattito in Conferenza Stato Regioni. È dunque troppo presto per prevedere e decidere come eventualmente restringere il campo di attivazione del tirocinio a favore dell’apprendistato, visto che le ultime informazioni riguardo le nuove linee guida provengono dal testo della legge di Bilancio che limita “l’attivazione dei tirocini extracurriculari alle persone con difficoltà di inclusione sociale”. «Una definizione tanto condivisibile quanto generica», osserva Leo. «Mi pare evidente la necessità di approfondire e definire meglio ai diversi livelli istituzionali quanto previsto dalla legge, specie in tema di destinatari della misura. Se l’obiettivo della norma è quello di disciplinare meglio i confini dello strumento al fine di evitare abusi, di garantire una corretta esperienza formativa in luoghi di lavoro salubri e sicuri, noi siamo certamente d’accordo». Resta da capire come mai la Puglia non abbia mai adeguato la normativa in materia di tirocini extracurriculari alle Linee guida approvate nel 2017, lasciando in vigore una legge datata 2013, e ritrovandosi oggi con regole che hanno quasi dieci anni.
L’intenzione dell'assessore Leo, oggi, è quella di evitare i tirocini-sfruttamento, come richiesto anche da Radici 021, e di spingere di più verso l’apprendistato. La differenza tra i due percorsi non è di poco conto: «Se svolgo un’attività di formazione in un ambiente produttivo, in linea con il mio percorso di crescita professionale e per un periodo limitato, sto arricchendo innanzitutto il mio bagaglio di conoscenze nel mondo del lavoro e risulta utile a un mio orientamento professionale» chiude l'assessore: «Questo è il caso del tirocinio extracurriculare. Se invece presto lavoro, produco valore aggiunto all’impresa, sebbene in un contesto di apprendistato, questo va remunerato secondo la legge». Con un vero contratto di lavoro, una vera retribuzione e i contributi previdenziali, e non con uno stage.
Marianna Lepore
Foto di apertura: da Lyncconf.com modalità creative commons
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