In Italia due giovani su tre vivono con mamma e papà. Anche quando hanno un lavoro
In Italia due giovani su tre vivono in famiglia: quasi sette milioni di ragazzi e ragazze tra i 18 ed i 34 anni che, nel 2013, non erano ancora riusciti ad uscire di casa. Sono studenti, disoccupati, ma anche lavoratori con uno stipendio insufficiente per rendersi indipendenti.Lo afferma l'Istat, che ha recentemente pubblicato i dati relativi ai giovani che vivono in famiglia. Cifre che parlano di 6 milioni e 975mila persone tra i 18 ed i 34 anni, pari al 62,4% del totale, che non riescono a costruire la propria vita. «Questi numeri danno il segno di un Paese che non considera l'intraprendenza dei giovani un valore da sostenere», commenta Alessandro Rosina, professore ordinario e da poco eletto direttore del dipartimento di Demografia all'università Cattolica di Milano: «L’Italia è una delle nazioni sviluppate con la più alta incidenza di giovani che fino ai 30 anni e oltre abitano ancora con i genitori, ovvero non hanno iniziato il proprio percorso di autonomia, mentre in larga parte del mondo occidentale a 25 anni la maggioranza della popolazione vive già indipendentemente da mamma e papà, imparando a cavarsela da soli e a esprimersi in tutti gli ambiti sociali come pieni cittadini e non come figli».Una problematica, quella evidenziata dall'Istituto nazionale di statistica, che colpisce indistintamente da Nord a Sud: si va dal 28,4% di giovani che vivono con mamma e papà della Valle d'Aosta, al 57,6% della Basilicata, passando dal 40,4% della Lombardia e dal 46% del Veneto. Ecco la situazione regione per regione:[Grafico: Percentuale di giovani che vivono in casa per regione]Ma la cosa forse più grave è che dei 7 milioni di ragazzi e ragazze under 34 che non riescono ad uscire di casa, ben 2 milioni e mezzo non sono in grado di farlo pur avendo un lavoro. La regione più colpita da questo fenomeno è la ricca ed operosa Lombardia, dove 502mila giovani, nonostante siano occupati, dormono ancora nella loro cameretta. Ma attenzione: «Questo vale in numeri assoluti, visto che si tratta della regione più popolosa, ma non necessariamente in termini relativi». In altre parole, spiega Rosina, «se guardiamo all'incidenza sul totale dei giovani ci accorgiamo che negli ultimi vent'anni a vedere inasprito questo fenomeno è stato soprattutto il Sud». In particolar modo quelle regioni del Mezzogiorno con la più alta percentuale di disoccupazione giovanile.Questo non significa che il Nord sia esente dal problema. Anche in questi territori «continua ad essere troppo ampio il divario tra le aspettative e i desideri di autonomia degli under 34 e l'effettiva possibilità di realizzare questi obiettivi». La mappa mostra, regione per regione, il numero di occupati, disoccupati e studenti che vivono con i loro genitori.[Mappa: i giovani che vivono in famiglia]L'unico aspetto positivo della faccenda lo si coglie guardando indietro. Rispetto al 2005, anno cui risale la più vecchia indagine Istat in materia, il numero di giovani che vivono con i genitori è sceso da 7,5 a poco meno di 7 milioni. Più significativa la riduzione della quota di occupati che non possono prendere casa, passati da 3,6 a 2,5 milioni. Dati parzialmente positivi, ma subito controbilanciati dall'aumento del 50% dei disoccupati che abitano con la famiglia, saliti da 1,2 a 1,8 milioni. Anche se in calo, il numero di ragazzi e ragazze che non riescono a diventare autonomi ha però ancora i contorni dell'emergenza. Ecco l'andamento dal 2005 al 2013: [L'evoluzione negli ultimi anni]Ma sono solo aspetti economici a frenare l'emancipazione delle giovani generazioni? «Il fenomeno è da ricondurre ad un mix di fattori culturali e strutturali», l'analisi del docente della Cattolica. Intanto, «alcuni aspetti del “familismo” italiano rischiano di lasciare più a lungo immaturi gli adolescenti e ritardare la conquista di autonomia da parte dei giovani». Una tendenza che i Millenials avevano provato ad invertire, salvo scontrarsi con la crisi economica «e con la carenza di politiche di sostegno attivo all'autonomia e all'inserimento nel mercato del lavoro». Un contesto che li ha ricondotti da mamma e papà.Eppure, questi 7 milioni di under 34 che vivono ancora con i genitori non lo fanno solo perché costretti dalle circostanze. «Come evidenziano i dati del Rapporto giovani dell'Istituto Toniolo, è rilevante anche la quota di giovani lavoratori che rimangono in famiglia per aiutarla a superare la crisi contribuendo con le proprie entrate» dice Rosina. Sì, nel Paese che ha delegato il welfare ai nuclei familiari succede anche questo: «Noi diamo per scontato che siano i genitori ad aiutare i figli, ma non sono rari i casi in cui avviene il contrario, non solo in termini economici ma anche di assistenza a parenti non autosufficienti. È il modello di solidarietà familiare italiano che compensa i limiti delle politiche pubbliche». Che invece avrebbero 7 milioni di casi dei quali occuparsi.Riccardo Saporiti