Legge di Stabilità e lavoratori autonomi, cosa cambia per i freelance
Le novità dedicate al lavoro autonomo e contenute nel ddl Stabilità, pare abbiano finalmente catturato l'attenzione di molti professionisti senza busta paga che, forse, proprio per la natura "indipendente" delle loro professioni, non sono abituati a stare al centro del dibattito politico. Così, in attesa che il governo vari il testo definitivo, le associazioni che rappresentano gli interessi della categoria organizzano eventi e incontri per discutere gli imminenti cambiamenti. Oggi a Roma appuntamento con l'evento #RipartelItalia del Colap, il Coordinamento libere associazioni professionali, con la sua "Road Map", un documento ricco di proposte, alcune delle quali sono state accolte nella legge di Stabilità. Si parlerà di previdenza, formazione, fisco e altri argomenti che interessano da vicino chi lavora con partita Iva, senza datore di lavoro. Quelli che Sergio Bologna, docente, storico e membro di Acta, l’Associazione dei consulenti del terziario avanzato, ha descritto di recente al Freelanceday di Torino "Lavoratori che affrontano il mercato senza paracadute”. Una definizione inquietante, ma che rende benissimo l’idea. Perché oggi il freelance assomiglia davvero a un pilota spericolato, che si getta a capofitto in un mestiere senza neppure avere la certezza di atterrare. Un lavoratore che i più anziani, ma non solo, faticano a comprendere e continuano a considerare alla stregua dei precari. Eppure oggi gli autonomi, secondo l'Istat, rappresentano un quarto degli occupati (24,7%), anche se di questi solo il 5,7% sono professionisti, cioè lavoratori specializzati che prestano opera intellettuale. In Italia si trovano dappertutto, con una leggera prevalenza nel nord-est. E mentre gli autonomi diminuiscono, loro continuano a crescere, soprattutto la componente femminile. «Nonostante dopo la crisi del 2008 il mercato sia più difficile» spiega Bologna «tra i freelance c’è una maggiore consapevolezza: sono nati nuovi strumenti di business come il coworking, che ha aiutato molte persone ad avviare la loro attività. Si sta cominciando a diffondere, seppur lentamente, una mentalità della cooperazione, solidarietà e condivisione». Un contesto in continuo movimento, dove un ruolo fondamentale è giocato dai governi nazionali e dalle norme che riusciranno ad approvare. Una di queste è la Legge di Stabilità, che al suo interno contiene alcune importanti novità per i lavoratori indipendenti. Qualcuno l’ha già definita il “Jobs Act degli autonomi”, anche se ancora non è del tutto chiaro comprendere la bontà dei provvedimenti contenuti al suo interno. La prima, grande novità è senz'altro lo Statuto dei lavoratori autonomi, che finalmente dovrebbe definire regole e tutele per i professionisti. «Ha tre peculiarità che lo distinguono dalle vecchie versioni e allo stesso tempo segnano una discontinuità rispetto alla situazione attuale» dicono con soddisfazione da Acta. «Si rivolge esclusivamente al lavoro autonomo professionale e non a tutto il lavoro autonomo e lo definisce escludendo il lavoro autonomo svolto in forma di impresa. Abbandona ogni difficile distinzione tra “vero” e “finto” lavoro autonomo, tra “economicamente dipendente” e non e, accogliendo una nostra richiesta, pone alcune norme a tutela di tutto il lavoro autonomo professionale. Infine, alle controversie si applicherà il diritto del lavoro, un primo passo per riconoscerci come lavoratori e non venditori di servizi». Accolto con soddisfazione il punto che riguarda i ritardi nei pagamenti, che tanto fanno penare i freelance: scaduto il tempo massimo di 60 giorni, dovrebbe scattare automaticamente un risarcimento fin dal primo giorno di ritardo. Bene anche la deducibilità totale delle spese per la formazione, fino a un massimo di 10 mila euro «che finalmente permette di riconosce quello che rappresenta il principale investimento per un professionista autonomo. Senza dimenticare l’eliminazione del vincolo che impediva ai professionisti di accedere ai bandi pubblici». Se lo Statuto convince, sono gli interventi in ambito fiscale a lasciare qualche perplessità. «Nelle situazioni di malattia grave, che impediscono lo svolgimento dell’attività per oltre 60 giorni, sarà sospeso il versamento degli oneri previdenziali» aggiungono dall’Associazione «e il pagamento sarà successivamente rateizzato. Questo va bene. anche se sarebbe stato opportuno interrompere anche i pagamenti fiscali. Inoltre, siamo un po’ delusi dalla sospensione dell’aumento dei contributi Inps degli iscritti alla gestione separata, perché ci aspettavamo il blocco definitivo dell’aliquota». A far discutere, però, è soprattutto il nuovo regime forfettario del numeroso popolo dei Partita Iva, che raddoppia la soglia di fatturato rispetto al regime attualmente in vigore, passando da 15mila a 30mila euro. Una modifica positiva che però, sempre secondo Acta «diventerà facilmente una trappola. E ciò non è un bene né per i professionisti, che non sono stimolati a crescere, né per il Paese. Le tariffe proposte da chi fruisce di queste agevolazioni hanno effetti depressivi sull’intero mercato dei servizi professionali, già in forte ribasso nell’ultimo decennio». Ad Acta non piace neppure la forfettizzazione dei costi che, seppur semplifichi le procedure «elimina un importante strumento di contrasto all’evasione fiscale, perché non sarà necessario portare prova degli acquisti; disincentiva gli investimenti, inclusi quelli in formazione, perché non comporteranno alcun vantaggio fiscale». Bocciata anche la cumulabilità del forfettario con un reddito da dipendente o da pensione di altri 30.000 euro. «Perché in sostanza un dipendente o un pensionato con un reddito di 30.000 euro, potrà beneficiare di un'aliquota sostitutiva del 15% (5% se nuova attività) per il reddito aggiuntivo da lavoro autonomo: un’agevolazione notevole e decisamente spropositata rispetto a quella goduta da chi è solo autonomo».Marco Panzarella