Categoria: Approfondimenti

Preparare una cena da chef a casa propria? La start-up Fanceat fa questo e altro (compreso far diventare socia una stagista)

Cucinare come uno chef stellato piacerebbe a tutti. La startup Fanceat promette di permettere a chinque di portare in tavola in soli 30 minuti una cena da tre portate. «In realtà all'inizio avevamo pensato ad un servizio di consegna della spesa a domicilio» racconta il 26enne Carlo Alberto Danna, uno dei fondatori: «Cercavamo una soluzione al problema di mangiare sempre le stesse cose. Poi abbiamo capito che le persone avrebbero finito per acquistare ogni volta i medesimi prodotti». E così si è passati direttamente alla consegna della cena. Laureato in management delle amministrazioni pubbliche alla Bocconi, il giovane imprenditore ha iniziato l'avventura parlando della sua idea ad un amico. Il quale, a sua volta, lo ha messo in contatto con Tommaso Cremonini, ingegnere gestionale anche lui 26enne, che stava lavorando su un progetto analogo. «Abbiamo deciso di collaborare, ma ci mancava la parte creativa e durante un incontro organizzato da Ied e dal Politecnico di Torino abbiamo conosciuto Giulio Mosca». Un grafico di 24 anni cui inizialmente i due startupper volevano proporre una collaborazione freelance, «poi abbiamo visto che era davvero bravo e gli abbiamo chiesto se voleva entrare nel team. E lui ha accettato». Avanzamenti di carriera di questo tipo sembrano essere la regola a Fanceat: nella compagine societaria è entrata da pochi mesi anche Nathalie Tayag (24), anche lei grafica. «È arrivata da noi come stagista, ma quando abbiamo ricevuto il primo round di investimento ne abbiamo approfittato per farla diventare socia a tutti gli effetti». Una "promozione" ben gradita dalla diretta interessata: «Sono molto felice di far parte di Fanceat: una realtà giovane, dinamica, in continuo cambiamento, all'interno della quale ho la possibilità di dire la mia ed essere ascoltata» dice la Tayag alla Repubblica degli Stagisti: «Il fatto di essere diventata socia è per me motivo di orgoglio, ma anche la naturale conseguenza del rapporto che c'è tra di noi in ufficio. Siamo amici prima di essere colleghi: capacità, impegno e meriti vengono riconosciuti e premiati».Tutto è stato possibile grazie un finanziamento seed da 50mila euro che un cliente, entusiasta del servizio fornito dalla start-up, ha deciso di effettuare. «Ci ha permesso di aumentare il capitale sociale da 6 a 10mila euro» spiega Danna, «ma anche di pagarci uno stipendio, seppur misero, e di cominciare a investire nello sviluppo del prodotto e nel marketing». Già, ma di preciso di cosa si occupa Fanceat? In pratica permette di ordinare da un ristorante gli ingredienti di una cena da tre portate, da cucinare direttamente a casa propria. Le preparazioni più lunghe o complesse, ad esempio la pasta fresca, arrivano già pronte, in qualche caso precotte. Il tutto all'interno di «box coibentati, gli stessi che si usano per il trasporto dei medicinali, che mantengono temperature anche di parecchi gradi sotto lo zero».Una volta ricevuto il pacco, basta collegarsi al sito di Fanceat e seguire la videoricetta che guida i clienti passo passo dalla cottura all'“impiattamento” – parola che con il successo di Masterchef è diventata ormai di uso comune. Ad oggi sono 13 i ristoranti che lavorano per questa start-up, situati principalmente a Torino dove ha sede l'azienda, oggi incubata in I3P. «I menù sono ideati dagli chef e partono direttamente dalle loro cucine». Per i cuochi questa collaborazione è un modo per aumentare i clienti e le entrate – Danna e soci trattengono solo una quota del 25% sul costo pagato dall'utente – ma anche per farsi conoscere e, perchè no, sperimentare nuove portate. Chi compera i box Fanceat, infatti, ha la possibilità di recensire sul portale i menù, sia per il gusto che per la facilità nel prepararli. Senza dimenticare che «noi realizziamo foto e video gratuitamente per i locali, oltre ad impegnarci in un'attività di marketing sia on che off line». Registrata come start-up innovativa a gennaio dello scorso anno – anche se le prime consegne non sono avvenute che a maggio 2015 – questa realtà infatti si avvale della collaborazione, oltre che dei quattro soci, anche di due operatori video e di una consulente finanziaria. Il bilancio del primo anno di attività «si è chiuso ovviamente in passivo per via degli investimenti sostenuti, ma stiamo recuperando: i costi di acquisizione dei clienti si abbassano sempre di più, le vendite sono più frequenti. Il break even dovrebbe arrivare l'anno prossimo o al massimo tra due». E c'è da scommetterci che, quando arriverà, i quattro founder festeggeranno con una cena ordinata sul loro portale.Riccardo Saporitistartupper@repubblicadeglistagisti.it

Garanzia Giovani, il progetto continua fino al 2018: e oggi a Bruxelles si discute del rifinanziamento

Garanzia Giovani, i giochi sono ancora aperti: non solo è ancora possibile iscriversi al portale, ma potranno essere lanciati nuovi progetti almeno fino alla metà del 2018. E non è tutto: dal 1 marzo il ministero del Lavoro ha deciso di raddoppiare l'importo dei bonus. A spiegare alla Repubblica degli Stagisti per quali ragioni il programma sia ancora attivo è Bruno Busacca [nella foto a sinistra], capo della segreteria tecnica del ministro Giuliano Poletti. «I termini non si sono chiusi il 31 dicembre 2015, il portale è ancora aperto ed è possibile iscriversi». Ma allora qual è la scadenza? «I fondi europei devono essere rendicontati entro la fine del 2018, quindi realisticamente i progetti dovranno chiudersi entro la metà di quell'anno». Per rispettare i tempi tecnici di tutta l'attività di follow up richiesta dalla Commissione Europea a chi utilizza finanziamenti che arrivano da Bruxelles.Per sostenere questa misura, rivolta all'inserimento lavorativo dei giovani Neet tra i 15 e i 29 anni, l'Italia aveva a disposizione più o meno 1,5 miliardi di euro. 570 milioni provenienti dal programma europeo Youth employement initiative, integrati da una cifra analoga prelevata dal Fondo sociale europeo. Cui il governo italiano ha aggiunto altri 380 milioni di cofinanziamento. «Questi fondi dovrebbero permettere l'attivazione di 560mila misure», prosegue Busacca: «Ad oggi ne sono partite circa 288mila. Siamo un po' oltre la metà, visto che i dati sulle attivazioni arrivano lentamente visto che i programmi sono seguiti dalle regioni». E, ad esempio, «il Piemonte ce le comunica una volta che si sono concluse, fatta eccezione per i contratti a tempo indeterminato». Dettagli a parte, ci sono ancora risorse per finanziare l'applicazione di Garanzia Giovani. E tempo per far partire nuove iniziative. Intanto «il governo ha chiesto alla Commissione di attivare la procedura per il rifinanziamento del progetto. Stanno studiando la nostra proposta, decideranno tra aprile e maggio». Oggi, 7 marzo, si svolgerà il consiglio dei ministri del Lavoro dell'Ue e sul tavolo c'è proprio la valutazione dell'andamento di questa iniziativa dedicata all'occupazione giovanile. In attesa di capire se la proposta dell'esecutivo italiano sarà accolta da Bruxelles, il ministero ha annunciato che dal 1 marzo viene raddoppiato il bonus per le aziende che, al termine del tirocinio attivato nell'ambito di Garanzia Giovani, decidono di assumere lo stagista. L'incentivo vale per i percorsi di inserimento avviati o conclusi entro il 31 gennaio 2016 trasformati in un contratto a tempo indeterminato tra il 1 marzo ed il 31 dicembre di quest'anno. Chi si iscrive oggi al portale non potrà però beneficiare di questo "super bonus", che è riservato a chi ha concluso o anche solo iniziato un tirocinio prima della fine del mese di gennaio. E verrà assunto, esclusivamente con un tempo indeterminato, entro la fine dell'anno. Niente raddoppio nemmeno per chi avesse iniziato lo stage a febbraio, anche in caso di assunzione prima di dicembre.Sempre dal 1 marzo, i giovani iscritti al portale che vogliano aprire un'azienda possono presentare la domanda le domande per ottenere le agevolazioni previste da SelfiEmployement, fondo rotativo nazionale che eroga finanziamenti agevolati senza interessi e senza garanzie richieste per un importo compreso tra i 5 ed i 50mila euro. Due iniziative, queste ultime, che si inseriscono nella seconda fase del programma Garanzia Giovani. In attesa di capire se Bruxelles deciderà di rifinanziare l'intero progetto.Riccardo Saporiti 

Lavoratori autonomi, il sistema previdenziale va cambiato: altrimenti le pensioni saranno troppo basse

Inversione di rotta per il lavoro autonomo, che da qualche tempo è finalmente approdato al centro del dibattito. Complice il disegno di legge – il cosiddetto Jobs Act dei lavoratori autonomi – approvato di recente dal governo e accolto con favore dalle principali associazioni di categoria (tra le novità maggiori, le tutele nei casi di malattia e maternità). Ma il punto è: si tratta anche di un primo passo verso una più equa definizione del sistema previdenziale dei liberi professionisti? Perché il problema cruciale è quello delle pensioni che tra trenta o quarant'anni percepiranno gli attuali «freelance».Un universo che, se visto attraverso il filtro delle casse previdenziali private a cui si appoggia, può contare su «circa un milione e mezzo di individui e 500mila dipendenti, con effetti sul Pil per il 10 per cento e più di 70 miliardi di patrimonio in gioco»: a parlare è Alberto Oliveti dell'Adepp [nella foto a destra], associazione che federa 19 casse di previdenza private, al convegno romano organizzato qualche giorno fa da Confprofessioni con alcuni tra i protagonisti del settore: Maurizio Del Conte, docente universitario e tra gli “ideatori” del Jobs act del lavoro autonomo; la leader della Cgil Susanna Camusso; e due ex ministri del lavoro, Cesare Damiano, oggi presidente della commissione Lavoro della Camera, e il suo omologo al Senato Maurizio Sacconi.I numeri ricordano l'importanza del comparto e impongono una riflessione sul settore previdenziale a cui fa riferimento, onde scongiurare il rischio «che diventi insostenibile» secondo l'allarme di Damiano. Diversi i nodi da sciogliere. C'è per esempio quello dell'aliquota contributiva al 27%, oggetto di annose battaglie tra esecutivo e parti sociali che ne chiedono l'abbassamento (pur consapevoli che significherebbe ridurre – giocoforza – la pensione finale). Nella scala di priorità di Damiano l'obiettivo è la stabilizzazione a questa soglia: «Non possiamo far pagare ai freelance le stesse cifre dei dipendenti, sarebbe una contraddizione». Anche perché, prosegue, «benché l'Europa ci chieda di continuo di ritoccare le pensioni che pesano sul Pil per il 16%, si dimentica che tale quota comprende una fetta di tassazione pari a 43 miliardi».Soldi che corrispondono alle imposte pagate ogni anno sui trattamenti pensionistici che, al contrario di quanto si potrebbe credere, non sono esenti dalla mano del fisco. Vale a dire: una parte di ciò che lo Stato versa ai suoi ex lavoratori ormai in pensione, viene trattenuto. «Un'imposizione feroce che abbassa il netto percepito dai beneficiari» sintetizza il presidente della commissione Lavoro. Ma anche una quota che rientra nelle casse dell'erario. In quest'ottica infatti i conti cambiano e il peso della previdenza si contrae, scendendo al 12% del Pil, una percentuale «che rientra nella media della Ue». Il timore di Cesare Damiano è che di questo passo «avremo fabbriche con persone di 70 anni – visto che non si comincia più a lavorare a venti – con a casa figli e nipoti disoccupati». Dunque è ora di riformare il sistema: l'ex ministro, in riferimento alla questione dell'età pensionabile, pensa sopratutto che si dovrebbe tutelare chi per esempio ha svolto per una vita mansioni pesanti o lavori non gratificanti. «Si deve distinguere tra infermieri e parlamentari, tra chi ha bisogno di staccare e chi non vorrebbe smettere mai» esemplifica.Ma al di là dell'età in cui si andrà in pensione, il nodo vero è quanto si percepirà. E il problema degli autonomi è che i contributi sono spesso bassi e discontinui, con l'ulteriore aggravante di essere talvolta spezzettati in più casse. Una delle soluzioni per il futuro delle casse di previdenza potrebbe essere la creazione di fondi di garanzia intercassa, ipotesi sostenuta anche da Sacconi: «O così o attraverso megafusioni tra istituti di previdenza: altrimenti non vedo alternativa» ragiona, perché «lo Stato non può essere un prestatore di ultima istanza». La sua idea è quella di «regolare meglio le prestazioni», includendone alcune «personalizzate, che rispondano a eventi negativi». Un welfare individuale dunque, con caratteristiche che possano adattarsi al singolo, a cui si affianchi un secondo pilastro «massificato, collettivo, e che si rifaccia al modello conosciuto finora», specifica Sacconi. In sostanza un paradigma previdenziale in cui si combinino prestazioni integrative a un «long term care obbligatorio». Per Oliveti andrebbe fornita assistenza sotto forma di «sostegno al lavoro e mantenimento della salute e della formazione». La strada sembrerebbe in definitiva quella dell'aumento dei contributi, ma declinati secondo un nuovo schema, dove la parte obbligatoria accompagnerebbe quella volontaria e integrativa.  La moderna definizione del lavoro autonomo passa quindi per la riforma del suo sistema previdenziale. Anche perché la quota di indipendenti sembra destinata a crescere con gli anni, con un vero e proprio boom in vista – e pesanti ricadute previdenziali. Qualcosa sta davvero cambiando se la stessa Susanna Camusso, che con la Cgil è stata per decenni la voce del solo lavoro dipendente, ha preso la parola per presentare al pubblico la Carta dei diritti universali del lavoro, ovvero un nuovo statuto dei lavoratori rivolto finalmente anche ai freelance. Un documento destinato nelle intenzioni a diventare una proposta di legge di iniziativa popolare. «Negli ultimi ven'tanni si è tentato di svuotare i diritti dei lavoratori. Così è stato per il Jobs Act, nella logica di ridurre i diritti e abbassare i costi» ha commentato la leader Cgil. «Il lavoro è invece ciò che produce ricchezza» ha scandito, «che sia autonomo o subordinato. E dobbiamo tornare a valorizzarlo». Ilaria Mariotti 

Indennità di stage e Naspi, come funziona in Lazio e nelle altre regioni del Centro

Indennità contro indennità. I disoccupati che usufruiscono della Naspi, quello che una volta si chiamava "sussidio di disoccupazione", e che contemporaneamente svolgono un tirocinio, possono ricevere il rimborso spese mensile? Ad una domanda semplice ci si aspetta una risposta altrettanto semplice. Tuttavia non è così. Infatti, ogni regione fa da sé. Se è vero che la Naspi è parzialmente compatibile con il reddito da lavoro dipendente, a rigor di logica lo dovrebbe essere anche per l'indennità di stage che, dal punto di vista fiscale, è equiparata appunto al reddito da lavoro dipendente. Tuttavia, solo in alcune regioni viene applicato questo principio, mentre nelle altre - la maggioranza -, per quanto riguarda tutti i tirocini extracurricolari non attivati con la Garanzia Giovani, si fa riferimento alle linee guida fissate dalla Conferenza Stato-regioni nel 2013: lo stagista che usufruisce della Naspi la mantiene integralmente ma non può ricevere compensi per lo stage. «Nel caso di tirocini in favore di lavoratori sospesi e comunque percettori di forme di sostegno al reddito» si legge infatti in quel documento «in quanto fruitori di ammortizzatori sociali, l'indennità di tirocinio non viene corrisposta». Ciò non riguarda gli stage attivati con Garanzia Giovani che, per quanto riguarda la compatibilità tra Naspi e indennità di stage, fanno riferimento al messaggio Inps n. 3632 del 2015 in attuazione di quanto disposto dal Ministero del lavoro: «Se l’importo dell’indennità di tirocinio è inferiore o uguale all’Aspi, Mini Aspi o Naspi, l’indennità di tirocinio non viene pagata [...]. Se l’importo dell’indennità di tirocinio è superiore all’importo dell’indennità di Aspi, Mini Aspi o Naspi, l’Istituto eroga la differenza solo se superiore a 10 euro [...]». Qui di seguito la panoramica della Repubblica degli Stagisti  della situazione nelle sei regioni dell'Italia centrale.LAZIO - Nel Lazio la situazione è piuttosto chiara. La delibera della giunta regionale 199/2013 attua l'accordo della Conferenza Stato-regioni il 24 gennaio 2013 sull'indennità di stage. «Le forme di sostegno al reddito come Aspi, indennità di mobilità e cassa integrazione, e tutte quelle che si configurano come ammortizzatori sociali non permettono la corresponsione dell'indennità di tirocinio», dice l'ufficio per le relazioni con il pubblico della Regione Lazio alla Repubblica degli Stagisti, «fatti salvi rimborsi per i costi sostenuti per il trasporto per raggiungere la sede dello stage». Quindi, nel Lazio, chi usufruisce della Naspi - che è a tutti gli effetti un ammortizzatore sociale - non ha diritto all'indennità di stage. La Dgr non affronta eventuali coperture parziali della Naspi durante il tirocinio. Quindi pare evidente che nel caso in cui la Naspi copra solo alcuni mesi del periodo dello stage, i restanti devono essere indennizzati come previsto dalla convenzione.MARCHE - Sulla stessa lunghezza d'onda anche gli uffici Inps nelle Marche. «Diversamente dagli stage attivati con la Garanzia Giovani, negli altri tirocini extracurricolari ciò che viene sospesa non è la percezione dell'ammortizzatore sociale, ma l'indennità di tirocinio stessa», spiega Roberta Tittarelli, dirigente regionale INPS Marche. «Tuttavia, l'Inps non ha diramato indicazioni specifiche su questo punto». Anche nelle Marche esiste una normativa regionale di riferimento che recepisce l'accordo raggiunto in Conferenza Stato-regioni. Si tratta della Dgr 1134 del 2013: «Nel caso di tirocini in favore di lavoratori sospesi e comunque percettori di forme di sostegno al reddito, in quanto fruitori di ammortizzatori sociali, l'indennità di tirocinio potrà non essere corrisposta», si legge all'articolo 15. «In tali casi è riconosciuto ai tirocinanti il rimborso delle eventuali spese sostenute, secondo le modalità definite nella convenzione». Quindi, diversamente dalla regione Lazio, l'indennità può comunque essere corrisposta anche se non vi è alcun obbligo nel caso in cui lo stagista usufruisca della Naspi o di altri ammortizzatori sociali.UMBRIA - Anche in Umbria le linee guida della Conferenza Stato regioni sono state interpretate in maniera differente, seguendo una linea simile a quella prevista dalla normativa della Garanzia Giovani. Nelle province di Terni e Perugia «nel caso di tirocini in favore di lavoratori sospesi e comunque percettori di forme di sostegno al reddito, in quanto fruitori di ammortizzatori sociali, l'indennità di tirocinio non viene corrisposta per il periodo coincidente con quello di fruizione dell'ammortizzatore», si legge all'articolo 13 della Dgr 597/2014. Tuttavia c'è un'eccezione: «Nell'ipotesi in cui l'importo percepito a titolo di ammortizzatore è inferiore all'indennità da corrispondersi a titolo di tirocinio, il tirocinante ha diritto alla corresponsione della differenza». L'approccio è stato confermato anche nella determinazione dirigenziale n. 9994 del 2014 per l'avviso pubblico "Well 30" che prevede un rimborso per ogni tirocinio attivato per gli over 30 in fase di reinserimento lavorativo pari ad 800 euro, non erogato se il tirocinante percepisce un'indennità di disoccupazione superiore a questo valore.EMILIA ROMAGNA - Discorso diverso in Emilia Romagna. Nella regione le indennità di tirocinio sono regolamentate dalla Dgr 1472/2013. L'indennità di stage è incompatibile con la Naspi se quest'ultima è superiore o uguale alla stessa indennità. Viceversa, il tirocinante avrà diritto alla differenza se il valore della Naspi è inferiore a quello previsto per l'indennità di tirocinio. In ogni caso i tirocinanti che usufruiscono di Naspi o di altre indennità a sostegno del reddito avranno diritto ad un rimborso spese a pié di lista secondo le modalità stabilite in ciascuna convenzione.    TOSCANA - Situazione un po' ingarbugliata in Toscana. La normativa regionale non è chiara. Con la delibera della giunta regionale n.996/2015 sono state definite le modalità per lo svolgimento dei tirocini extracurricolari (progetto Giovani Sì attraverso il Fondo sociale europeo) per il 2016. Nella Dgr non si fa cenno alla compatibilità tra ammortizzatori sociali e indennità di tirocinio, ma nel testo è riportata l'inammissibilità del contributo per «i tirocini finalizzati all'inclusione sociale, all'autonomia delle persone e alla riabilitazione [...] in favore di persone prese in carico dal servizio sociale professionale e/o dai servizi sanitari competenti». Per quanto riguarda la normativa generale per i tirocini extracurricolari in Toscana, la legge regionale n. 32 del 2002 (con le successive modificazioni) e il regolamento di esecuzione prevedono un rimborso obbligatorio di 500 euro lorde anche quando non è finanziato o cofinanziato dalla stessa regione. «La compatibilità e cumulabilità della Naspi in presenza di retribuzione segue i criteri della compatibilità e cumulabilità del lavoro subordinato o parasubordinato in base al contratto sottoscritto», spiega alla Repubblica degli Stagisti Luciano Contini, direttore provinciale dell'Inps di Lucca. In Toscana, quindi, si è scelta una strada diversa, equiparando - rispetto alla Naspi - lo stage al lavoro dipendente. Infatti, su tutto il territorio nazionale l'erogazione della Naspi è parzialmente compatibile con un reddito da lavoro dipendente. Nel caso di impiego subordinato si potrà continuare ad usufruire della Naspi se il reddito nell'anno rimane al di sotto degli 8mila euro (4.800 per reddito da lavoro autonomo) ma sarà ridotta per un valore pari all'80% della retribuzione percepita.

Indennità di stage e Naspi al sud: come funziona da Napoli in giù

Eccoci alla conclusione del viaggio tra le norme regionali sulla compatibilità tra Naspi e indennità di tirocinio. Al di là della Garanzia Giovani, che prevede che l’indennità di tirocinio – in presenza di Naspi – vada erogata solo nella sua parte eventualmente eccedente al sussidio al reddito (come prevede il messaggio Inps n. 3632 del 2015), per le altre forme di tirocinio extracurricolare al sud e nelle isole la compatibilità completa non è mai prevista – con l’unica eccezione della Campania. Nel complesso, le normative sono generalmente un po’ più flessibili rispetto al centro e al nord, consentendo talvolta ai percettori di Naspi (o in genere a coloro che percepiscono un aiuto al reddito) di ottenere almeno un rimborso delle spese “a pié di lista”, come i trasporti per esempio.ABRUZZO – La normativa abruzzese si è fatta più stringente negli ultimi anni. Fino a novembre 2014, i tirocini erano regolamentati dalla Dgr 154/2013. La delibera prevedeva un «rimborso spese» di almeno 600 euro, senza altre limitazioni. Il Dgr 704 del 4 novembre 2014 ha sostituito la vecchia delibera. L’allegato A, al punto 1.14, prevede oggi comunque un’indennità minima di 600 euro, che però non viene corrisposta ai percettori di Naspi e di altri aiuti al reddito.CAMPANIA – In Campania la normativa è formulata in maniera tale che si rischia di cadere in errore. All’articolo 7 della Dgr 243/2013 si legge: «Il soggetto ospitante, con eccezione dei casi previsti al comma 2, ha l’obbligo di corrispondere al tirocinante un’indennità di partecipazione in relazione all’attività da esso prestata […] determinabile anche in misura forfetaria» non inferiore a 400 euro. «L’indennità non è erogata al tirocinante se questi è un lavoratore in regime di cassa integrazione speciale o di cassa integrazione cosiddetta in deroga», si legge al comma 2, «trattandosi di soggetto già percettore di una forma di sostegno del reddito». Citando le due forme di cassa integrazione, il legislatore sembra escludere dall’incompatibilità le altre forme di «sostegno al reddito» come la Naspi. La Repubblica degli Stagisti ha provato a chiedere delucidazioni all’ufficio provinciale Inps di Salerno, senza ottenere risposta. Una risposta, invece, è stata ottenuta dall’Agenzia per il lavoro e l’istruzione (Arlas): «L'articolo 7 del regolamento dei tirocini esclude per i cassaintegrati la possibilità di ricevere l'indennità in quanto non solo percepiscono un sostegno al reddito ma anche perché i cassaintegrati sono formalmente considerati occupati». L’indennità di stage continua ad essere erogata anche a coloro che usufruiscono della Naspi in quanto va considerato «il fatto che spesso l'erogazione della Naspi avviene in periodi successivi a quelli di godimento e pertanto lo sfasamento dei tempi potrebbe creare danni al destinatario. Discorso diverso per gli stage inseriti nel progetto Garanzia Giovani, finanziati con fondi pubblici», conclude l’Arlas.MOLISE – La piccola regione del centro-sud ha una normativa di regolamentazione dei tirocini piuttosto completa anche per quanto riguarda l’indennità. Ogni stagista – si legge all’articolo 17 della Dgr 600/2013 – può ottenere un’indennità di 400 euro fino ad un massimo di 20 ore settimanali, e di 600 euro fino a 30 ore nella settimana. Non viene corrisposta a coloro che percepiscono aiuti al reddito come la Naspi. Tuttavia, la Dgr lascia libertà all’ente ospitante di garantire in questo caso eventuali altri benefici (rimborsi spese a pié di lista, buoni pasto...).BASILICATA – In Basilicata i tirocini sono regolamentati dalla Dgr 116 del 30 gennaio 2014. L’articolo 14, nello specifico, indica le modalità con le quali viene erogata l’indennità. Questa deve essere di almeno 450 euro, ma viene pagata solo se il tirocinante ha compiuto almeno il 70% delle ore di stage previste su base mensile. Nel caso in cui lo stagista sia anche percettore di Naspi, l’indennità non verrà erogata ma avrà diritto ad un rimborso spese di almeno 250 euro.PUGLIA – Lo svolgimento dei tirocini in Puglia è definito dal Regolamento regionale n. 3/2014. che prevede un’indennità minima di 450 euro a patto che lo stagista abbia svolto almeno il 70% delle ore di tirocinio su base mensile. Per quanto riguarda i percettori di Naspi, questi non hanno diritto all’indennità, ma solo al rimborso delle “spese vive” sostenute. Tuttavia, su questo punto la Regione lascia una certa libertà all’ente organizzatore e a quello ospitante di definire le modalità di erogazione del rimborso, che devono essere definite espressamente nella convenzione.CALABRIA – Diversamente dalla Puglia, in Calabria non è previsto nemmeno il rimborso spese per i tirocinanti che percepiscono la Naspi. La Dgr 268/2013 prevede un’indennità minima di 400 euro che verrà rivalutata in base all’indicizzazione dei prezzi fornita dall’Istat. Non viene erogata ai percettori di sostegni al reddito o se non viene raggiunto il 70% delle ore di tirocinio su base mensile.SICILIA – Tra le regioni meridionali, la Sicilia è quella che presenta la normativa meno vantaggiosa per lo stagista. La Direttiva n. 43881/US1/2013 non prevede alcuna indennità ai percettori di Naspi. L’indennità minima prevista per tutti gli altri stagisti è di 300 euro, erogata solo al termine del tirocinio se viene completato il 70% delle ore previste nel periodo formativo.SARDEGNA – La regione Sardegna sulla compatibilità tra Naspi e indennità di stage va in controtendenza. I tirocini sono regolamentati dalle Linee guida in vigore. L’indennità prevista è di 400 euro che viene ridotta per ogni ora d’assenza dal tirocinio non giustificata. I percettori di Naspi hanno diritto alla differenza tra l’indennità prevista dalla convenzione e la Naspi stessa, fino al raggiungimento della soglia dei 400 euro complessivi percepiti su base mensile. 

Indennità di stage e Naspi al nord: come funziona dalla Liguria al Friuli

Il viaggio della Repubblica degli Stagisti tra le norme regionali sulla compatibilità tra Naspi e indennità di tirocinio indaga qui di seguito come funziona nelle regioni del nord. Anche qui prevale l'incompatibilità tra le due indennità. Quasi tutte le regioni, comprese quelle a statuto speciale, hanno legiferato attenendosi alle linee guida previste dalla Conferenza Stato regioni del 24 gennaio 2013. Ciò non riguarda gli stage attivati con Garanzia Giovani che, per quanto riguarda la compatibilità tra Naspi e indennità di stage, fanno riferimento al messaggio Inps n. 3632 del 2015 in attuazione di quanto disposto dal Ministero del lavoro: «Se l’importo dell’indennità di tirocinio è inferiore o uguale all’Aspi, Mini Aspi o Naspi, l’indennità di tirocinio non viene pagata [...]. Se l’importo dell’indennità di tirocinio è superiore all’importo dell’indennità di Aspi, Mini Aspi o Naspi, l’Istituto eroga la differenza solo se superiore a 10 euro [...]».PIEMONTE – In Piemonte la Giunta regionale ha approvato la Dgr n. 74-5911/2013 in cui definisce eventuale compatibilità tra indennità di sostegno al reddito e quelle previste per i tirocini extracurricolari. In linea generale l'indennità minima di stage è compresa tra i 300 e i 600 euro lordi al mese, in base alle ore settimanali di impiego. Per i percettori di Naspi o comunque di indennità di sostegno al reddito lo stage non prevede un compenso. In questo caso la regione prevede che «l'ente ospitante rimborsi il tirocinante per le spese di trasporto e vitto sostenute, esclusivamente attraverso giustificativi (ndr: i cosiddetti “rimborsi a pié di lista”, diversi dall’indennità di stage che viene tassata come reddito da lavoro dipendente)», spiega Franco Chiaramonte, direttore di Piemonte Lavoro. «Diversamente dalla Garanzia Giovani, che prevede che venga pagata la differenza tra l’indennità e la Naspi, con gli altri tirocini l’indennità viene cancellata», prosegue Chiaramonte. «Anche se non mi risulta si sia mai verificato, non sussiste un divieto nei confronti dell’impresa ospitante ad elargire a favore dello stagista che percepisce la Naspi una forma di indennità che comunque viene tassata come reddito da lavoro dipendente». VALLE D'AOSTA – La normativa sull'indennità di stage nella piccola regione alpina è simile a quella piemontese ed è regolata dalla Dgr 1496/2015. Anche in Valle d'Aosta non è prevista l'indennità per coloro che percepiscono la Naspi. Il legislatore regionale lascia la possibilità all'ente ospitante di prevedere rimborsi spese forfettari per gli stagisti che non possono usufruire dell'indennità in quanto già percettori di aiuti al reddito. I rimborsi spese forfettari, in base alla legge, non sono soggetti a tassazione fino al limite giornaliero di 46,48 euro.LIGURIA – In Liguria la normativa viene maggiormente incontro alle necessità dello stagista che percepisce la Naspi. In questa regione la Dgr 1052/2013 (che aggiorna la 555/2012) prevede un'indennità minima di stage di 400 euro lordi, indipendentemente dalle ore previste dal progetto. In base all'articolo 13, chi percepisce la Naspi non può ottenere anche l'indennità di stage nel periodo di erogazione del sostegno al reddito. Se, però, il valore della Naspi è inferiore a quello dell'indennità di tirocinio, lo stagista può richiedere che venga a lui versata la differenza. LOMBARDIA – Nella regione Lombardia le indennità di tirocinio sono stabilite dalla Dgr 825/2013 e allegati. Come in Liguria l'indennità minima è fissata a 400 euro, con alcune eccezioni. Se lo stage prevede meno di quattro ore giornaliere, se è prevista l'erogazione di buoni pasto, o se il tirocinio si svolge in una pubblica amministrazione, l'indennità minima viene ridotta a 300 euro. I percettori di Naspi, come tutti coloro che possono usufruire di indennità di sostegno al reddito, non potranno usufruire dell'indennità di tirocinio. VENETO – In Veneto l'indennità di tirocinio è regolamentata dalla Dgr 1324/2013, che prevede un'indennità minima di 400 euro lordi che possono essere ridotti a 300 euro se vengono erogati anche buoni pasto. Nel caso in cui i tirocini prevedano meno di 80 ore mensili, questo minimo viene decurtato del 50%. Possono usufruirne anche coloro che percepiscono la Naspi ma – in questo caso – non vi è alcun obbligo da parte dell'ente ospitante di erogarla, «nei limiti fissati dall'ordinamento». TRENTINO ALTO ADIGE – In Trentino Alto Adige non esiste una sola normativa regionale sugli stage. Sono le due province a definire le modalità e le regole per ottenere l'indennità. A Trento è la Delibera della giunta provinciale (Dgp) 737/2014 art. 10 a definire i limiti all’indennità per i tirocinanti. Questa va da un minimo di 300 euro ad un massimo di 600, ovviamente lordi. L'indennità è incompatibile con la Naspi se l'attività si svolge in enti pubblici (come provincia e comuni) o se è la provincia di Trento ed enti accreditati ad erogarla. In questo ultimo caso l'ente ospitante può prevedere un rimborso spese per il trasporto e il vitto. Nella provincia di Bolzano, invece, gli stage sono normati dalla Dgp 949/2013 che prevede un'indennità minima di tirocinio di 400 euro. Non si fa alcun riferimento ad eventuali incompatibilità con la Naspi o altri sussidi al reddito. Quindi, il cumulo delle due indennità è compatibile nei limiti previsti dalla legge, come accade per il reddito da lavoro dipendente. FRIULI VENEZIA GIULIA – In Friuli Venezia Giulia gli stage sono regolamentati dalla Dgr 166/2013, successivamente integrata dalle Dgr 218/2013 e 148/2014. Il regolamento regionale – all'articolo 11 – prevede un'indennità di stage pari ad almeno 300 euro per non più di 20 ore settimanali. Per i tirocini che prevedano più ore (e comunque non più di 40), l'indennità dovrà essere superiore, proporzionale al tempo d'impiego e comunque non inferiore ai 500 euro lordi. In questa regione non c'è compatibilità tra Naspi e indennità di stage. I percettori della prima non avranno diritto alla seconda. 

Colloquio in Medtronic, istruzioni per l'uso

Per la nuova rubrica «Colloquio istruzioni per l'uso!» la Repubblica degli Stagisti bussa alla porta dell'ufficio Risorse umane di Medtronic, che fa parte dell'RdS network fin dal 2010. L'azienda opera nel campo delle tecnologie medico-terapeutiche producendo sistemi biomedicali all’avanguardia; agli stagisti offre una indennità di 730 euro, senza differenziazioni tra curriculari ed extracurriculari, e inoltre un buono pasto al giorno del valore di 10 euro. La probabilità di assunzione post stage è del 30%. A raccontare come funziona il processo di recruiting è l'HR director Alessandra Sama, approdata in Medtronic nel 2010 dopo un avvio di carriera nel settore delle telecomunicazioni (prima Albacom, poi Vodafone) e quattro anni in Kci Medical. Appena rientrata dal congedo maternità, la Sama è pronta a dispensare ai lettori della Repubblica degli Stagisti preziosi consigli sul modo giusto per approcciarsi a Medtronic.Quali sono i profili che ricercate maggiormente?Generalmente assumiamo laureati in ingegneria biomedica per andare a occupare posizioni tecniche e specialistiche negli ospedali a supporto dei medici. Per fare una panoramica dei profili da noi più ricercati e dei neolaureati più ambiti, al primo posto c'è il technical consultant: una persona neolaureata in ingegneria biomedica da formare e far crescere in azienda. Affianca il medico in sala operatoria durante l’impianto dei device Medtronic, si occupa di formare il medico e il personale ospedaliero sulle funzionalità e utilità del dispositivo e ne monitora il funzionamento a posteriori. In particolare nel diabete il technical consultant si trova quotidianamente a stretto contatto con i pazienti. Il ruolo prevede una costante presenza negli ospedali e pertanto è richiesta massima disponibilità a viaggiare quotidianamente nel territorio di competenza. C'è poi la figura del clinical research specialist, che si occupa di studi clinici in tutte le sue fasi: dalla raccolta dei documenti al rapporto con i comitati etici, alla fase di realizzazione della ricerca e la successiva analisi dei dati finali. La persona ideale è neolaureata con una spiccata propensione per la ricerca. Il ruolo prevede la presenza quotidiana in ufficio. Infine c'è l'health economics & remboursement specialist, che è un profilo più sfaccettato: il ruolo è maggiormente strategico perché consiste nel pianificare e implementare progetti di market access al fine di ottenere e incrementare rimborso e finanziamento delle terapie Medtronic a livello locale, regionale o nazionale. Il profilo più idoneo qui è quello di un neolaureato in ingegneria biomedica, farmacia o economia.   Come funziona in generale il vostro iter di selezione?A seguito di annunci pubblicati eseguiamo un primo screening dei cv ricevuti, individuando quelli che maggiormente combaciano con le nostre richieste. Il primo step consiste in un colloquio con l’HR.  Se dà esito positivo, il secondo colloquio sarà eseguito con il manager di riferimento che necessita della nuova risorsa nel proprio team. Generalmente per una posizione di stage i passaggi si limitano a due; qualora si tratti di un inserimento diretto in azienda, gli step potrebbero essere tre o quattro. Dopo circa un mese di tempo nel complesso, la risorsa individuata verrà contattata direttamente dall’HR e le sarà inoltrato un progetto formativo oppure un lettera di assunzione.Preferite i cv nel formato standard “europass” o personalizzati?Quelli personalizzati. Consideriamo il formato europeo eccessivamente rigido e poco comunicativo. La foto non è necessaria; solitamente per profili junior gli aspetti a cui diamo maggiormente risalto sono la durata del percorso di studi, l'argomento di tesi, le esperienze all’estero e le eventuali esperienze lavorative che ci suggeriscono la proattività della persona.Come è organizzato il vostro ufficio HR per la parte recruiting?Il nostro ufficio HR è composto da professionisti nella ricerca e selezione di talenti che attivano una ricerca dal primo passaggio fino all’individuazione del candidato ideale. Per profili più specialistici o per posizioni d’ufficio esclusive, ci avvaliamo del supporto di società di selezione specializzate nel settore bio-medical e science.Fate colloqui di gruppo? No, i nostri sono per lo più colloqui face to face eseguiti in italiano, della durata di circa un'ora. Se il ruolo richiede l’utilizzo quotidiano dell'inglese, è possibile eseguire in quella lingua parte del colloquio, fin dal primo step di selezione. Non è richiesta la conoscenza di una terza lingua.Apprezzate le autocandidature?Non molto; preferiamo che ci si candidi ad annunci in essere e quindi a posizioni aperte in azienda che aspettano di essere occupate dal giusto professionista.  Usate i canali dei social network per entrare in contatto con giovani candidati? Attualmente no, non più di tanto. Ci capita talvolta di approfondire la conoscenza di qualche profilo professionale tramite Linkedin. Ma nel nostro sito è presente la sezione “lavora con noi” in cui sono pubblicate alcune delle posizioni aperte e in fase di selezione. Non teniamo però un database con i cv giunti spontaneamente. Per le candidature, si consiglia sempre di rispondere ad annunci attuali pubblicati sul sito o tramite altri portali come la Repubblica degli Stagisti. Il nostro target di interesse rimane l’ingegnere biomedico, ma ricerchiamo anche ingegneri clinici e biotecnologi.Riscontrare qualche difficoltà a reperire candidate donne per questi profili più tecnici?No, non abbiamo particolari difficoltà a reperire profili femminili e non ci capita di faticare a ricercare competenze specifiche, come la lingua inglese. In Medtronic Italia siamo più o meno 50% donne e 50% uomini e, per quanto riguarda gli ingegneri biomedici,  la percentuale  delle donne risulta essere addirittura leggermente superiore rispetto a quella degli uomini. Abbiamo in azienda numerose donne che ricoprono ruoli importanti come Finance Director, HR Director e Clinical Senior Manager, che siedono anche nel consiglio di amministrazione di Medtronic.L’errore che non vorreste mai veder fare a un candidato durante un colloquio?Non vorremmo trovarci di fronte a candidati incerti sul proprio obiettivo professionale e poco informati sull’azienda. Inoltre non ci piace quando un candidato risponde ad un annuncio, ma non dimostra interesse e coinvolgimento per il ruolo specifico per cui ha fatto l’application. Apprezziamo particolarmente la puntualità e la cordialità. Durante un colloquio inoltre diamo maggiormente attenzione alle cosiddette “soft skills”, pertanto, soprattutto durante il primo step con l’HR, gradiremmo che la persona sia spontanea, sicura di sé e motivata. In un secondo momento, con il manager, avrà l’opportunità di dimostrare le conoscenze più tecniche che ha appreso durante gli anni.    Come date i vostri feedback?Generalmente via mail o telefonicamente. Nel primo caso se la persona non è stata individuata come idonea, nel secondo caso quando si propone al candidato uno step successivo o gli si annuncia l’esito positivo dell’intera selezione. Di solito una selezione dura in media un mesetto.Se lo stage viene attivato e dà esito positivo, qual è poi l’iter contrattuale che proponete?Medtronic investe sulle proprie risorse in stage. Al termine del percorso, se la persona ha dimostrato interesse e coinvolgimento nel lavoro, buoni risultati e il raggiungimento di obiettivi personali e di team, parallelamente alla possibilità di “budget” lo stagista sarà assunto direttamente da Medtronic con un contratto a tempo determinato, rinnovabile per 36 mesi. Se non fosse subito possibile un diretto inserimento in azienda, ma vi è intenzione sicura di non perdere la risorsa, è possibile attivare un contratto di somministrazione temporaneo, fino “all’approvazione di una nuova testa” in organico.

Colloquio in Bip, istruzioni per l'uso

Chi sogna di lavorare nel mondo della consulenza spesso viene qui sulla Repubblica degli Stagisti, dato che nel nostro circuito di aziende virtuose che condividono i principi della Repubblica degli Stagisti impegnandosi a trattare i giovani con rispetto e a offrire buone opportunità di stage e di lavoro vi sono molte società che operano in questo campo. Una delle aziende più importanti della consulenza italiana è Bip, protagonista di questa puntata della nuova rubrica «Colloquio istruzioni per l'uso!». In Bip agli stagisti viene offerta una indennità da 650 a 1000 euro al mese, a seconda del titolo di studio e della residenza. Oltre il 90% degli stagisti viene assunto al termine del percorso formativo, e inoltre molti giovani - 15 nel solo 2014 - vengono inseriti direttamente, senza passare attraverso lo stage, con un contratto di apprendistato. Elena Pozzi, classe 1979, laureata in Scienze dell’educazione alla Cattolica di Milano, da dodici anni è HR specialist in Bip. Entrata proprio a seguito di uno stage, inizialmente ha supportato il direttore delle risorse umane, fino ad acquisire competenze specifiche nel campo della selezione, della formazione e e della gestione delle risorse umane: e a trovarsi “dall'altra parte della barricata”, a selezionare cv ed effettuare colloqui. Ecco come descrive il processo di recruiting di Bip.Quali sono i profili che ricercate maggiormente?I profili più interessanti per Bip sono neolaureati in discipline tecnico-scientifiche. Le lauree di maggiore interesse sono ingegneria gestionale, ingegneria informatica, ingegneria delle telecomunicazioni, ingegneria energetica, ingegneria elettronica, e poi matematica, fisica, statistica ed economia. I giovani che vogliamo incontrare sono fortemente interessati al mondo della consulenza direzionale, con ottime capacità logiche, precisione, orientamento agli obiettivi, un’ottima conoscenza della lingua inglese, autonomia organizzativa e devono padroneggiare bene il pacchetto office.Come funziona il vostro iter di selezione?Prevede un assessment di gruppo dove presentiamo la società. Al termine della presentazione sottoponiamo due test individuali, uno di lingua inglese e uno di cultura generale; a seguire i partecipanti discutono in gruppo un caso aziendale. L’assessment termina con un colloquio individuale con le Risorse umane. La selezione prosegue, per chi supera questo primo step, con altri due colloqui con i manager di linea.  Preferite i cv nel formato standard “europass”?No, apprezziamo molto di più i cv personalizzati. La foto non è indispensabile: lo standing è un elemento di valutazione, ma lo giudichiamo incontrando di persona i candidati. In un cv prestiamo attenzione agli anni di conseguimento della laurea, al voto e ad eventuali esperienze di lavoro attinenti al nostro contesto.Come funzionano i vostri colloqui?I nostri assessment di gruppo coinvolgono tra le 8 e le 10 persone. L’obiettivo è valutare la motivazione dei candidati al contesto consulenziale, capire la predisposizione al lavoro di gruppo e la capacità di problem solving. Poi come dicevo c'è un colloquio individuale, che dura mediamente 40 minuti. In tutto i neolaureati sostengono al massimo tre colloqui, il primo con l’HR e gli altri con i manager di linea. I colloqui di linea sono abbastanza tecnici, con business case su cui i candidati sono chiamati a ragionare, che possono essere di tipo quantitativo e logico. In ogni colloquio, sia quello con l’HR che quelli di linea, viene testata la lingua inglese, la cui conoscenza deve essere ad un livello molto buono. I nostri progetti richiedono, da parte dei consulenti, la capacità di relazionarsi e confrontarsi con professionisti di vari Paesi: l'inglese è l’unico strumento possibile per farlo.Ci si può candidare solamente rispondendo ai vostri annunci?No, apprezziamo molto anche le autocandidature. Preferiamo ricevere i curricula attraverso il nostro sito dove c’è la possibilità di inserire il proprio cv come “candidatura spontanea”. Abbiamo una sezione nel nostro sito dedicata a coloro che si vogliono candidare alle numerose opportunità in Bip. La sezione si chiama “careers”.Ricercate anche profili tecnico scientifici, in particolare di donne?Sicuramente siamo interessati a mantenere un buon bilanciamento all’interno del nostro organico tra ragazzi e ragazze. Negli anni di lavoro come recruiter in Bip mi sono resa conto con piacere che il numero di donne laureate in ingegneria o in altre materie scientifiche sta crescendo rispetto al passato. Si potrebbe erroneamente pensare che il lavoro del consulente sia più in linea con un modello di lavoro maschile, a causa dei ritmi di lavoro serrati, del forte stress a esso correlato e della disponibilità alla trasferta, che spesso è richiesta fin dall’inizio dell’esperienza in stage. Ma guardando crescere sui progetti le nostre giovani laureate in ingegneria o in economia mi sono accorta che non è affatto così. Le ragazze hanno costanza e determinazione pari a quella dei loro colleghi maschi e sono in grado di perseguire e ottenere le stesse loro responsabilità e raggiungere i medesimi obiettivi.Vi sono delle competenze che ricercate nei candidati ma che faticate a trovare?Nei neolaureati ricerchiamo anche la conoscenza di altre lingue straniere oltre all’inglese, per esempio il francese, il tedesco o il portoghese. Inoltre richiediamo un’ottima conoscenza di excel e power point. Spesso purtroppo questi skills e competenze mancano proprio nei più giovani. Qual è l'errore che non vorreste mai veder fare a un candidato durante un colloquio?Durante il colloquio il candidato non dovrebbe mai porsi con un atteggiamento superficiale o distaccato ma, al contrario, prepararsi bene all’incontro e mostrarsi interessato e motivato all’opportunità professionale proposta. Per esempio: il candidato che definiamo “distaccato e superficiale” è chi si presenta al colloquio dicendo che è stato chiamato dall’azienda, e non ha ritenuto necessario informarsi su Bip, oppure chi si presenta “per curiosità” senza un concreto interesse. Viceversa, il candidato preparato ha guardato il nostro sito, è informato sulle posizioni aperte e pone all’intervistatore delle domande che dimostrano la sua attenzione e considerazione dell’azienda.Come date i vostri feedback? Generalmente se il candidato ci è piaciuto ed è in linea con le nostre esigenze siamo molto rapidi nella formulazione di una proposta: entro due settimane dal primo colloquio riusciamo a formalizzare l’offerta.Se lo stage viene attivato e dà esito positivo, qual è poi l'iter contrattuale che solitamente proponete al giovane? Al termine dello stage proponiamo direttamente l’assunzione a tempo indeterminato. Negli ultimi anni la flessibilità in Bip si è notevolmente ridotta: quando abbiamo a che fare con un talento, è giusto valorizzarlo al massimo inserendolo rapidamente in un percorso di crescita chiaro e definito. Differenziate l'iter di selezione di uno stagista da quello di un dipendente?L’unica differenza è rappresentata dall’assessment di gruppo, che coinvolge solo i neolaureati. Le prospettive di carriera offerte a un giovane neolaureato che entra in Bip con uno stage e le opportunità offerte a chi entra direttamente con un contratto sono le medesime. Il consulente è coinvolto da subito in un contesto progettuale, lavora a stretto contatto con professionisti del settore e ha un rapporto diretto con il cliente. Questo tipo di esperienza permette una crescita molto rapida e l’acquisizione in tempi brevi di ruoli di responsabilità.

Colloquio in Carglass, istruzioni per l'uso

Una delle prime tre aziende protagoniste della nostra nuova rubrica «Colloquio istruzioni per l'uso!» è Carglass. Dal 2014 fa parte dell'RdS network, il circuito di aziende virtuose che condividono i principi della Repubblica degli Stagisti impegnandosi a trattare i giovani con rispetto e a offrire buone opportunità di stage e di lavoro. In Carglass agli stagisti viene offerta una indennità da 400 a 800 euro al mese a seconda del titolo di studio, oltre ai buoni pasto. Circa il 50% dei tirocinanti viene assunto al termine del percorso formativo, e inoltre molti giovani - venti nel solo 2014 - vengono inseriti direttamente, senza passare attraverso lo stage. A spiegare come funzionano il recruiting e la selezione all'interno di Carglass è l'HR specialist Paola Margaroli, psicologa del lavoro che dal 2009 in azienda si occupa di selezione, formazione, sviluppo e contenzioso. Ecco cosa racconta a tutti gli aspiranti candidati che vorrebbero mandare il loro curriculum a Carglass.Quali sono i profili che ricercate maggiormente?Carglass possiede una rete diretta di circa 180 centri di assistenza e un Contact centre di proprietà: questo implica che tutto il personale è selezionato, assunto e formato da noi. Le figure che inseriamo periodicamente sono i tecnici installatori specializzati, che effettuano il lavoro di riparazione e sostituzione vetri auto, e gli operatori Contact centre, che offrono assistenza agli automobilisti. Per quanto riguarda nello specifico i neolaureati, invece, ricerchiamo più frequentemente giovani da inserire all’interno dell’area HR, Marketing e Amministrazione.Come funziona in generale il vostro iter di selezione?Prevede il supporto di fornitori esterni, come agenzie per il lavoro, per quanto riguarda tecnici Installatori e operatori Contact Centre, oppure di società di selezione specializzate per altri profili. Solitamente i fornitori ci procurano una short list di candidati e noi procediamo ad effettuare un assessment internamente gestito, che costituisce il secondo step di selezione. Per gli stage, invece, pubblichiamo un annuncio su bacheche universitarie o sul sito Repubblica degli Stagisti e procediamo direttamente con lo screening dei cv e una prima intervista telefonica ai candidati idonei sulla carta, sulla base della quale decidiamo chi convocare in assessment.Cv: formato standard “europass” o personalizzato?Preferiamo i cv personalizzati che, oltre ad essere più snelli, ci aiutano a conoscere meglio il candidato. La presenza della foto nel cv non è prioritaria, se presente, meglio che sia sobria. Consideriamo molto importante le esperienze professionali, il percorso di studi e il tempo impiegato per concluderlo, la coerenza nel percorso personale.Com'è organizzato il vostro ufficio HR per la parte recruiting? A parte gli stage, per i quali reclutiamo direttamente, per quanto riguarda gli altri profili attiviamo società di selezione specializzate che pubblicano per conto nostri gli annunci ed effettuano una prima scrematura, presentandoci una short list di candidature potenzialmente idonee. Puntiamo a focalizzarci internamente sulle attività di selezione dove possiamo offrire un valore aggiunto, quali l’assessment e il colloquio motivazionale.Fate colloqui di gruppo? I nostri assessment possono essere di gruppo, circa 8/10 candidati, o individuali. Mirano sempre a valutare alcune competenze e attitudini considerate chiave per un determinato ruolo, ad esempio la capacità di comunicare in maniera efficace, di collaborare insieme per un obiettivo comune. Il colloquio individuale è in italiano se il ruolo lo prevede effettuiamo un test in inglese; dura in media un'ora e viene eseguito sempre insieme al ,anager che sarà il diretto responsabile, per fare in modo che la scelta sia il più possibile condivisa e per approfondire con il candidato le attività e il contesto in cui potrà essere inserito.Quanti colloqui in totale, individuali ed eventualmente di gruppo, di solito deve sostenere un candidato per arrivare alla meta? Di solito, una volta superato lo screening della società di selezione, è previsto un primo assessment di gruppo ed un secondo assessment individuale, che prevede anche un colloquio motivazionale conclusivo. Per alcuni ruoli chiave è previsto un ulteriore colloquio di approfondimento insieme al responsabile di funzione.Svolgete parte dei colloqui anche in una lingua straniera?Carglass è parte del Gruppo Berlon, la più grande compagnia al mondo nel settore della riparazione e sostituzione dei vetri auto. La conoscenza dell’inglese costituisce dunque titolo preferenziale, ma per alcuni ruoli è proprio indispensabile, ad esempio l’operatore Contact centre o i ruoli Sales: in questi casi viene adeguatamente verificata.Apprezzate le autocandidature?Abbiamo un indirizzo mail al quale inviare l’autocandidatura, jobs [chiocciola] carglass.it, ma apprezziamo in modo particolare le candidature mirate, in risposta a specifici annunci, che pubblichiamo anche sulla nostra pagina Facebook. Abbiamo inoltre una sezione dedicata all’interno del nostro sito. Apprezziamo l’invio del cv accompagnato da una breve mail di presentazione, in cui descrivere sinteticamente i propri obiettivi professionali e in cui specificare, magari nell’oggetto della mail, la posizione per la quale ci si candida.Ricercate anche profili tecnico scientifici?Per quanto riguarda i tecnici installatori, può essere interessante valutare diplomati presso istituti tecnici che abbiano affinità con il mondo automotive. Naturalmente non abbiamo preclusioni rispetto alle candidature femminili: è innegabile che sia più facile trovare un tecnico installatore specializzato uomo, ma in Carglass Italia abbiamo anche una donna che ricopre questo ruolo!Qual è l'errore che non vorreste mai veder fare a un candidato durante un colloquio?Un errore grammaticale può compromettere l’esito della selezione in quanto tutti i profili che ricerchiamo, compresi i tecnici, devono saper comunicare efficacemente con i nostri clienti; ci orientiamo su profili che esprimano carattere deciso e orientamento agli obiettiviQuando chiamate qualcuno a colloquio, poi gli/le date un riscontro in ogni caso?Si, diamo sempre un feedback dopo il colloquio o direttamente oppure tramite la società di selezione. Le tempistiche possono variare, ma di solito nell’arco di un paio di settimane i candidati hanno un riscontro. Se viene sostenuto un assessment individuale, inoltre, ci rendiamo disponibili per una restituzione dettagliata gestita direttamente da noi, nel caso il candidato lo desideri.Se lo stage viene attivato e dà esito positivo, qual è poi l'iter contrattuale che solitamente proponete al giovane?Solitamente viene proposto un primo stage di 6 mesi che, laddove possibile, viene prorogato di altri 6 mesi con un rimborso spese più alto, per poter rendere completa, di valore e maggiormente spendibile l’esperienza in azienda. Successivamente, se vi è l’opportunità, proponiamo un contratto a tempo determinato oppure a tempo indeterminato.Ci sono differenze tra l'iter di selezione di uno stagista e invece di una persona da inserire direttamente con contratto?No, l’iter e le modalità di colloquio sono identiche perché si basano in entrambi i casi sulla valutazione dell’idoneità del candidato rispetto ad un profilo stabilito, utilizzando la metodologia dell’assessment. Ciò che cambia sono le competenze e il livello di esperienza che ci aspettiamo nel candidato. Per esempio, immaginiamo che un neolaureato non abbia consolidate competenze tecniche, ma possa avere buone competenze “trasversali”, come la capacità di apprendere velocemente concetti nuovi e spirito d’iniziativa![Nelle foto che corredano questo articolo, Paola Margaroli appare impegnata nel Triathlon (nuoto, bici e corsa), disciplina che ha scoperto proprio grazie a Carglass che ogni anno - insieme a tutte le altre realtà del Gruppo Belron - partecipa con una sua squadra a una gara che si tiene a Londra per raccogliere fondi per iniziative di charity: «Nelle foto che condivido qui con i lettori della Repubblica degli Stagisti siamo all’evento dell’anno scorso, dove abbiamo gareggiato come team HR con ottimi risultati»]

Report Pisa 2016, i ragazzi italiani sono incompetenti in matematica: «Questo comprometterà la nostra economia»

«Quando a una larga fetta della popolazione mancano competenze di base, nel lungo termine l'economia del Paese potrebbe risultare compromessa»: è la conclusione a cui giunge il nuovo rapporto Pisa 'Low Performing Students', basato sull'analisi nel 2012 di circa 13 milioni di studenti sparsi nei 64 paesi membri dell'Ocse. L'Italia allora rischia grosso: uno studente italiano su quattro - contro una media Ocse di due punti inferiore, 23% - ha dato prova di scarsi risultati in matematica. Sotto il «livello due» per l'esattezza, che è quello considerato dall'organizzazione «il minimo affinché i giovani possano poi operare con efficienza nei luoghi di lavoro e nella società», si legge nello studio. In sostanza i ragazzi intervistati non sono in grado di «fare un uso complesso di informazioni e del ragionamento» e – per esempio – si devono sforzare per calcolare «quanta benzina residua ci sia nel serbatoio osservando l'indicatore, o hanno difficoltà a comprendere le istruzioni di una confezione di aspirina».  C'è di più: le ricadute più pesanti sono quelle sul Pil. «Se entro il 2030 tutti i 15enni italiani raggiungessero almeno il grado minimo di performance Pisa» continua l'analisi «il Pil crescerebbe del 18% per il 2095». I giovani che oggi sono più scarsi a scuola – e che non di rado vengono per questo “ammirati” dal gruppo dei pari: nella maggior parte delle scuole il ripetente è considerato “figo” e i secchioni invece “sfigati”, e in questo cortocircuito sta gran parte del problema – saranno dunque persone meno integrate nel futuro. Una prospettiva preoccupante, anche perché l'Italia ha già un altro primato negativo in Europa, quello del numero dei Neet, a quota 2 milioni e 400mila nell'ultimo trimestre del 2015 (lo dice l'Istat), un esercito che si infoltisce poi di un milione di unità se si guarda al segmento che va dai 15 ai 34 anni: perfino la Grecia ne ha di meno. Se si affianca a questi numeri il dato sulla disoccupazione giovanile (sempre secondo l'istituto di statistica appena sotto il 38% alla fine dello scorso anno, fortunatamente in leggero calo) si ottiene il quadro completo.Gli adolescenti che arrancano a scuola non scarseggiano solo nella materia più ostica da sempre, la matematica, e nelle scienze (quasi uno su cinque è sotto la media europea), ma anche nelle stesse capacità di comprensione del testo (20%). A scanso di equivoci va precisato che l'Italia ha recuperato terreno, registrando tra il 2003 e il 2012 un miglioramento del 7% in matematica e scienze e del 4% nelle competenze letterarie. E comunque i nostri studenti non sono gli unici 'somari' internazionali: fanno peggio, almeno in matematica, gli statunitensi e gli svedesi, anche se poi i primi ci superano per capacità di lettura. Inoltre, la stragrande maggioranza degli allievi delle scuole italiane – attorno al 70%, insieme a Usa, Spagna, Portogallo e Islanda – è al di sopra delle competenze minime richieste.Emerge poi una contraddizione tutta nostrana. Nonostante i risultati poco brillanti e il forte assenteismo tra i banchi di scuola – siamo i secondi dopo gli argentini – gli italiani sono quelli che passano più ore sui libri: anche i più lavativi studiano più o meno sei ore a settimana, contro una media Ocse di 3,5. E i primi della classe passano sui libri ben dieci ore a settimana, mentre i coetanei stranieri vanno poco oltre la metà. Ma questo dato probabilmente dipende non tanto dalla buona volontà degli studenti italiani quanto da un fattore esterno, e cioè la maggior propensione del sistema scolastico italiano ad assegnare compiti a casa, che “costringono” i giovani sui libri.L'appello dell'Ocse non deve cadere nel vuoto. Bisogna lavorare per arginare il problema perché a lungo andare potrebbe essere davvero pericoloso non solo per l'economia italiana, ma anche per la tenuta della società, andando ad acuire le diseguaglianze già presenti e a tenere bloccato l'ascensore sociale. «La tendenza alle peggiori performance in matematica è più alta per gli studenti che sono socio-economicamente svantaggiati, per le ragazze, per chi parla una lingua differente a casa rispetto a quella della scuola, per chi abbia non più di un anno di asilo alle spalle e sia ripetente» spiega il report. Molto dipende anche dal contesto in cui i giovani vivono. Risultano in deficit, per esempio, gli studenti di ogni ceto sociale che frequentano scuole dove «non c'è pressione da parte dei genitori affinché si mantengano elevati standard accademici». Tradotto: quelle dove se i professori sono scarsi nessuno solleva il problema, se ogni anno parte la girandola delle supplenze privando gli studenti di continuità nessun genitore se ne preoccupa, fino ad arrivare ai casi peggiori, e cioè quelle famiglie che addirittura si rivoltano contro i docenti se il figlio prende una nota o un brutto voto, prendendo sistematicamente in maniera acritica le parti del giovane. Dunque bisogna penetrare in questi ambienti e agire per prevenire il fenomeno: uno studente che parte da condizioni socio-economiche sfavorevoli ha più del doppio delle probabilità di fallire a scuola rispetto ai più abbienti. «Tutti i Paesi possono migliorare le performance dei propri studenti» ammonisce l'Ocse, e prova ne sia che nell'ultimo decennio realtà e culture così diverse come quelle di «Brasile, Germania, Italia, Messico, Polonia, Portogallo, Russia, Tunisia e Turchia» ce l'hanno fatta.La sfida per il governo italiano ora è fare della riduzione dell'incidenza delle basse performance scolastiche «una priorità per l'agenda politica». Tra le strategie individuate dagli esperti, «incoraggiare il coinvolgimento dei genitori, creare percorsi appositi per i gruppi a rischio, supportare le famiglie in difficoltà e ridurre la disuguaglianza nell'accesso all'educazione primaria». Ilaria Mariotti