Preparare una cena da chef a casa propria? La start-up Fanceat fa questo e altro (compreso far diventare socia una stagista)
Cucinare come uno chef stellato piacerebbe a tutti. La startup Fanceat promette di permettere a chinque di portare in tavola in soli 30 minuti una cena da tre portate. «In realtà all'inizio avevamo pensato ad un servizio di consegna della spesa a domicilio» racconta il 26enne Carlo Alberto Danna, uno dei fondatori: «Cercavamo una soluzione al problema di mangiare sempre le stesse cose. Poi abbiamo capito che le persone avrebbero finito per acquistare ogni volta i medesimi prodotti». E così si è passati direttamente alla consegna della cena. Laureato in management delle amministrazioni pubbliche alla Bocconi, il giovane imprenditore ha iniziato l'avventura parlando della sua idea ad un amico. Il quale, a sua volta, lo ha messo in contatto con Tommaso Cremonini, ingegnere gestionale anche lui 26enne, che stava lavorando su un progetto analogo. «Abbiamo deciso di collaborare, ma ci mancava la parte creativa e durante un incontro organizzato da Ied e dal Politecnico di Torino abbiamo conosciuto Giulio Mosca». Un grafico di 24 anni cui inizialmente i due startupper volevano proporre una collaborazione freelance, «poi abbiamo visto che era davvero bravo e gli abbiamo chiesto se voleva entrare nel team. E lui ha accettato». Avanzamenti di carriera di questo tipo sembrano essere la regola a Fanceat: nella compagine societaria è entrata da pochi mesi anche Nathalie Tayag (24), anche lei grafica. «È arrivata da noi come stagista, ma quando abbiamo ricevuto il primo round di investimento ne abbiamo approfittato per farla diventare socia a tutti gli effetti». Una "promozione" ben gradita dalla diretta interessata: «Sono molto felice di far parte di Fanceat: una realtà giovane, dinamica, in continuo cambiamento, all'interno della quale ho la possibilità di dire la mia ed essere ascoltata» dice la Tayag alla Repubblica degli Stagisti: «Il fatto di essere diventata socia è per me motivo di orgoglio, ma anche la naturale conseguenza del rapporto che c'è tra di noi in ufficio. Siamo amici prima di essere colleghi: capacità, impegno e meriti vengono riconosciuti e premiati».Tutto è stato possibile grazie un finanziamento seed da 50mila euro che un cliente, entusiasta del servizio fornito dalla start-up, ha deciso di effettuare. «Ci ha permesso di aumentare il capitale sociale da 6 a 10mila euro» spiega Danna, «ma anche di pagarci uno stipendio, seppur misero, e di cominciare a investire nello sviluppo del prodotto e nel marketing». Già, ma di preciso di cosa si occupa Fanceat? In pratica permette di ordinare da un ristorante gli ingredienti di una cena da tre portate, da cucinare direttamente a casa propria. Le preparazioni più lunghe o complesse, ad esempio la pasta fresca, arrivano già pronte, in qualche caso precotte. Il tutto all'interno di «box coibentati, gli stessi che si usano per il trasporto dei medicinali, che mantengono temperature anche di parecchi gradi sotto lo zero».Una volta ricevuto il pacco, basta collegarsi al sito di Fanceat e seguire la videoricetta che guida i clienti passo passo dalla cottura all'“impiattamento” – parola che con il successo di Masterchef è diventata ormai di uso comune. Ad oggi sono 13 i ristoranti che lavorano per questa start-up, situati principalmente a Torino dove ha sede l'azienda, oggi incubata in I3P. «I menù sono ideati dagli chef e partono direttamente dalle loro cucine». Per i cuochi questa collaborazione è un modo per aumentare i clienti e le entrate – Danna e soci trattengono solo una quota del 25% sul costo pagato dall'utente – ma anche per farsi conoscere e, perchè no, sperimentare nuove portate. Chi compera i box Fanceat, infatti, ha la possibilità di recensire sul portale i menù, sia per il gusto che per la facilità nel prepararli. Senza dimenticare che «noi realizziamo foto e video gratuitamente per i locali, oltre ad impegnarci in un'attività di marketing sia on che off line». Registrata come start-up innovativa a gennaio dello scorso anno – anche se le prime consegne non sono avvenute che a maggio 2015 – questa realtà infatti si avvale della collaborazione, oltre che dei quattro soci, anche di due operatori video e di una consulente finanziaria. Il bilancio del primo anno di attività «si è chiuso ovviamente in passivo per via degli investimenti sostenuti, ma stiamo recuperando: i costi di acquisizione dei clienti si abbassano sempre di più, le vendite sono più frequenti. Il break even dovrebbe arrivare l'anno prossimo o al massimo tra due». E c'è da scommetterci che, quando arriverà, i quattro founder festeggeranno con una cena ordinata sul loro portale.Riccardo Saporitistartupper@repubblicadeglistagisti.it