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Nuove norme sugli stage, luglio si avvicina e l'Umbria non ha ancora una bozza

La Conferenza Stato-Regioni ha fissato per il prossimo 24 luglio la data entro la quale le Regioni, a cui una recente sentenza della Corte costituzionale ha confermato l'esclusiva competenza sulla materia, dovranno regolamentare i tirocini extracurriculari. A un mese e mezzo dalla scadenza, però, in Umbria è ancora difficile sapere quali saranno gli orientamenti e persino capire qual è, ad oggi, lo stato dell'arte. Squilla a vuoto da più di un mese il telefono dell’assessore al Lavoro Vincenzo Riommi del Pd. La Repubblica degli Stagisti gli invia la sua richiesta di intervista a fine aprile, ma nonostante numerose chiamate alla sua segreteria e al responsabile della comunicazione, nessuna risposta né da lui né dai suoi collaboratori. Eros Brega, presidente del Consiglio regionale, invece risponde ma solo constatando di non avere competenze specifiche sulla materia, che è oggetto dell'esecutivo, e cioè della giunta. In effetti il testo della normativa non è mai arrivato sul tavolo del Consiglio. Anche perché non esiste ancora.Lo conferma Giuliana Renelli [nella foto] della Cgil Umbria: «Insieme a Cisl e Uil abbiamo sollecitato l'incontro e da quanto so la Regione sta predisponendo un testo normativo che recepisce le linee guida e sarà portato in concertazione con le parti sociali. Non conosco al momento i contenuti di quanto si andrà a declinare ma credo di poter affermare, seppure con una prudenza, che il dispositivo non si discosterà di molto da quanto vanno facendo le Regioni a noi limitrofe, in particolare Toscana e Marche. Certo ci sono aspetti che vanno calati nelle singole realtà, che vanno dalla scelta dei soggetti promotori alla possibilità di rendere obbligatorie le comunicazioni di attivazione oltre che aumentare il compenso. In particolare mi preme sottolineare il ruolo fondamentale che dovrebbero assolvere i centri pubblici per l'impiego tra i soggetti promotori. Lo stage è uno strumento importante di politica attiva che va usato con molti accorgimenti. Non sono in grado di aggiungere altro».Ad oggi quindi non è dato sapere come cambierà la vita dei circa 9mila tirocinanti che ogni anno svolgono uno stage in Umbria. Secondo l'indagine Excelsior 2012, realizzata da Unioncamere, sono 5.470 i tirocini che hanno preso il via nel 2011 all'interno delle aziende private nel “cuore verde d'Italia”. Inoltre la Repubblica degli Stagisti stima che le amministrazioni pubbliche del territorio ospitino ogni anno circa 3mila tirocinanti e che più di mille abbiano luogo nelle associazioni non-profit. Si può considerare che, di questi 9mila stagisti complessivi, più o meno la metà siano configurabili come «extra curriculari» e dunque soggetti alla normativa prossima ventura.Qualche informazione in più la fornisce Luigi Rossetti, coordinatore dell’area imprese e lavoro della Regione: «La Regione sta ancora predisponendo il testo dell'atto normativo con cui intende recepire le linee guida, per cui non è possibile per il momento parlare né dell'indennità né del resto della disciplina di dettaglio. Posso affermare però che abbiamo intenzione di uniformarci alle indicazioni date dalla Conferenza Stato–Regioni e anche di rispettare la scadenza del 24 luglio. Si tratterà infatti di un atto normativo sintetico e snello, che non richiede un lungo iter legislativo. Prevediamo di approvarlo alla fine di giugno insieme all’assestamento di bilancio». La Regione è piccola, afferma Rossetti [nella foto], il fenomeno stage ha dimensioni ridotte e l'atto normativo può essere approvato in tempi rapidi. Ma c'è un passaggio che sfugge: ci sarà il tempo per un'adeguata discussione con le parti sociali, che non sono state ancora convocate per la trattativa, come ha affermato Giuliana Renelli? «Appena avremo pronta una bozza convocheremo le parti sociali competenti», risponde Rossetti. «Non abbiamo alcuna intenzione di saltare questo passaggio, che riteniamo fondamentale. Come la Repubblica degli Stagisti ha già evidenziato per altre Regioni, il confronto con i sindacati e le organizzazioni rappresentative delle imprese è stato spesso laborioso ma molto prezioso e ha consentito di trovare un equilibrio tra l'istanza di tutelare gli stagisti e quella di offrire uno strumento formativo prezioso alle aziende. Prevedo che anche qui in Umbria, come già è accaduto in Veneto, la discussione sarà accesa ma proficua. Il nostro tessuto produttivo è composto per la maggior parte da piccole e medie imprese, che sicuramente faranno sentire la loro voce ed esprimeranno le loro esigenze». Insomma la Regione non si è dimenticata dei suoi stagisti. «Riteniamo che il tirocinio sia una strumento di transizione tra formazione e lavoro molto utile, se ben regolamentato. Occorre vigilare soprattutto sul suo corretto utilizzo, affinché lo stage non si trasformi nella declinazione più vile di lavoro precario, ad alto tasso di sfruttamento e basso contenuto formativo. Per questo intendiamo intervenire soprattutto per incentivare le assunzioni al termine del tirocinio». 
Gli ultimi dati a disposizione non sono confortanti: dalla rilevazione di Unioncamere - limitatamente alle imprese private - emerge che appena il 9,9% dei tirocinanti umbri ha ottenuto una proposta di contratto al termine dello stage. «Ne siamo consapevoli e per questo intendiamo focalizzarci su questo punto», spiega Rossetti. «Ritengo che sia un aspetto molto importante, forse più dell'esatto importo dell'indennità, che pure capisco stia molto a cuore agli stagisti».  Non resta che attendere luglio per verificare che, come promesso, in poco più di un mese la norma prenda una prima forma, venga discussa con le parti sociali, modificata e infine approvata.Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio»- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassaE leggi anche:- Leggi regionali sui tirocini: si va verso il caos e l'anarchia- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza

Nuove leggi sugli stage: Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta lontana

Buone notizie da Torino: la Regione Piemonte il 13 maggio ha raggiunto un accordo con le organizzazioni sindacali per regolamentare i tirocini in applicazione alle linee guida nazionali. «Il Protocollo di intesa è stato sottoscritto tra la Regione, le Province e le parti sociali territorialmente competenti e verrà approvata con Delibera di giunta regionale questa settimana», annuncia soddisfatta alla Repubblica degli Stagisti l'assessore al Lavoro e formazione professionale Claudia Porchietto (PdL), che aggiunge: «La predisposizione della disciplina è stato frutto di un articolato processo di concertazione sociale e istituzionale». La conferma arriva dalla Cgil Piemonte: «È stata necessaria una discussione piuttosto laboriosa, che però è stata utile e ha consentito di raggiungere risultati nel complesso soddisfacenti». Secondo le indiscrezioni, la nuova normativa dovrebbe entrare in vigore già dal primo luglio 2013, andando a sostituire la legge regionale attualmente in vigore, la 34/2008. Nel frattempo la Repubblica degli Stagisti è in grado di anticipare i contenuti del testo, che appare per molti aspetti migliorativo rispetto alle linee guida di gennaio. Innanzitutto, i circa 20mila giovani che ogni anno svolgono uno stage extracurriculare nel territorio piemontese (per la precisione 18.912 nel 2012 secondo i dati dell'Agenzia Piemonte Lavoro, ente strumentale della Regione cui sono affidati il monitoraggio e la valutazione dei tirocini; in tutto gli stage, contando anche quelli curriculari e comprendendo  le stime di quelli svolti in enti pubblici e organizzazioni non profit, sono circa 43mila all'anno in Piemonte) potranno contare su un compenso obbligatorio. La Delibera di giunta gioca al rialzo rispetto alle linee guida: «Abbiamo previsto un’indennità di partecipazione minima mensile di 300 euro lordi corrispondente all’impegno massimo di 20 ore settimanali. Tale importo aumenta proporzionalmente in relazione all’impegno del tirocinante fino a un massimo di 40 ore settimanali, corrispondente a un’indennità minima mensile pari a 600 euro lordi», spiega l'assessore Porchietto. Non solo: coloro che usufruiscono di ammortizzatori sociali (Cig, mobilità, Aspi) e che sono pertanto esclusi dall'indennità avranno diritto comunque al rimborso delle spese di trasporto e vitto, o tramite l'accesso alla mensa aziendale o tramite il riconoscimento di un ticket pasto. 
Come già previsto da altre Regioni, anche in Piemonte la durata massima dei tirocini di inserimento / reinserimento lavorativo viene ridotta a 6 mesi. Per quanto riguarda invece tutti gli altri aspetti (soggetti promotori, obblighi formali dei soggetti promotori e di quelli ospitanti), si è cercato semplicemente di adeguare la regolamentazione già in vigore con la legge regionale 34/2008 a quanto indicato dalla linee guida nazionali. Ancora più innovativa appare la parte del testo che introduce un sistema di azioni di vigilanza volte a evitare l'utilizzo improprio dei tirocini. Spiega l'assessore Porchietto: «Nell’ambito delle attività di monitoraggio e valutazione la Regione pone particolare attenzione alla rilevazione di eventuali elementi distorsivi quali, per esempio, la sistematica reiterazione della stessa mansione con soggetti diversi, il numero anomalo di cessazioni anticipate, la concentrazione degli stage in determinati periodi dell'anno, lo svolgimento di attività non conformi al progetto formativo o di inserimento/reinserimento». Parte del merito va alle associazioni sindacali che, secondo quanto dichiarato dalla Cgil Piemonte, hanno premuto molto su questi punti in fase di concertazione: «Sin dall'inizio della discussione abbiamo rifiutato l'impostazione della Regione, che faceva soprattutto dell'indennità di partecipazione l'elemento qualificante. Anche migliorando la misura dell’indennità rispetto a quanto previsto dall'accordo Stato-Regioni, come poi effettivamente si è realizzato, sarebbe rimasto incompiuto l’obiettivo di evitare l'utilizzo improprio dei tirocinanti come sostitutivi di apprendisti o contratti a termine». Oltre alle attività di monitoraggio spiegate dall'assessore, il testo della Dgr si sforza di definire nei termini più precisi possibili tutti i casi di esclusione del ricorso ai tirocini: per attività elementari per le quali non è necessaria alcuna formazione, in aziende dove sia in corso l'utilizzo di Cig o che abbiano attuato licenziamenti per riduzione di personale nei 6 mesi antecedenti, o ancora per coprire esigenze di organico stabile o temporaneo. Inoltre, il progetto formativo viene reso più articolato: dovrà indicare, oltre all'impegno orario settimanale, anche le modalità di svolgimento e di prestazione, che dovranno essere necessariamente diverse da quelle tipiche di un vero e proprio rapporto di lavoro. L'obiettivo è chiaro: cercare di ridurre l'utilizzo dei tirocinanti come “tappabuchi” a fronte di scoperture di organico. Inoltre, per chi dovesse violare l'obbligo di erogazione dell'indennità viene introdotta una specifica sanzione amministrativa, da un minimo di mille a un massimo di 6mila euro. Un solo aspetto risulta “peggiorativo” rispetto a quanto indicato a gennaio dalla conferenza Stato-Regioni: la proporzione tra tirocinanti e organico aziendale, che rimane numericamente invariata ma consente un'interpretazione piuttosto ampia del concetto di “organico”. La Dgr piemontese stabilisce il numero possibile di stagisti «in relazione al numero di dipendenti a tempo indeterminato, a tempo determinato superiore a sei mesi, in proporzione al periodo contrattuale di riferimento, assunti con contratto stagionale di durata non inferiore a tre mesi, nonché soci e/o familiari coadiuvanti inseriti nell’impresa». Peraltro, la questione della proporzione tra stagisti e dipendenti è al centro di un problema serissimo, già evidenziato dalla Repubblica degli Stagisti: anche nel caso del Piemonte, come per le altre normative regionali, «la proporzione fissata, così come tutti altri gli elementi regolamentativi, ha ad oggetto esclusivamente i tirocini extracurricolari». Ma queste poche parole aprono la porta a uno scenario pericoloso: aziende ed enti potrebbero attenersi alla normativa per quanto riguarda il numero di tirocinanti extracurriculari ospitati, ma poi aggiungere ad libitum tirocinanti curriculari, senza avere qui - di fatto - un tetto massimo. È una delle tante storture generate dall'aver preteso di suddividere gli stage curriculari, di competenza statale, da quelli extracurriculari, di competenza regionale. Per questo la Repubblica degli Stagisti ha lanciato un appello al neoministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza perché il governo elabori al più presto una legge statale sui tirocini curriculari. Nel frattempo dal Piemonte l'assessore Porchietto, pur ribadendo che la Dgr non può regolamentare gli stage previsti all’interno di un percorso formale di istruzione o di formazione, promette che nell’ambito del monitoraggio dei tirocini verrà posta particolare attenzione alla tutela di quelli curriculari. Se da Torino ci si sposta un centinaio di chilometri più a nord, ad Aosta, la situazione cambia drasticamente. La Repubblica degli Stagisti ha interpellato l'ufficio stampa della Regione ormai un mese fa. La risposta ricevuta alle dettagliate domande poste su diversi punti (tempistica, iter legislativo, indennità, durata massima, etc) è stata sintetica e piuttosto vaga: «Abbiamo cominciato a lavorare sul recepimento delle Linee guida che quindi non è ancora attuato ma in fieri», ha fatto sapere il Centro Orientamento politiche per l'ompiego. «La Valle d'Aosta ha una esperienza consolidata nella gestione dei tirocini ed ha sempre vigilato affinché tale strumento avesse una connotazione formativa e di sostegno all'inserimento lavorativo. L'atto sarà una Deliberazione di giunta per garantire rapidità e anche possibilità di nuovi adattamenti. Il testo sarà confrontato preliminarmente con le parti sociali». 
Secondo i dati Unioncamere Excelsior nel 2011 sono stati attivati 870 stage nelle imprese private valdostane (cui vanno aggiunti, secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, almeno 400-500 tirocini nelle pubbliche amministrazioni e circa 200 nelle associazioni non profit). Ma il rischio, se la Regione non interviene velocemente per regolamentare la materia in accordo con le linee guida, è che i giovani valdostani snobbino le imprese e gli enti del loro territorio e migrino quotidianamente verso il vicino Piemonte. In materia di tirocini, l'Italia si prepara e dover fare i conti con una legislazione a macchia di leopardo; uno degli effetti potrebbe essere proprio la nascita di una nuova categoria: quella degli “stagisti pendolari”.di Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio»- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previstoE leggi anche:- Leggi regionali sui tirocini: si va verso il caos e l'anarchia- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza- Tirocini extracurriculari, linee guida approvate: le Regioni legiferino entro luglio

Dalla Spagna all'Irlanda, dalla Francia alla Lituania: oltre 120 tirocini Leonardo a bando

Occuparsi di meccanica in Portogallo, approfondire la “green economy” in Gran Bretagna, conoscere il mondo del turismo in Spagna: sono queste le possibilità offerte da tre bandi legati al progetto Leonardo in scadenza durante il mese di giugno. In totale, ci sono a disposizione 124 borse.Spagna, Germania, Irlanda, Inghilterra, Lituania, Francia e Portogallo sono le mete proposte dal “Mech your move”, bando promosso dalle provincia di Bologna, Reggio Emilia e Modena in collaborazione con il Centro servizi Pmi dell'Emilia Romagna. Si tratta di 41 borse di tirocinio per svolgere percorsi formativi della durata di 14 settimane in aziende che operano in diversi settori. Meccanica, elettronica, automazione, energia, ambiente, gestione aziendale: queste le attività nelle quali potranno essere coinvolti i ragazzi e le ragazze selezionate per partecipare al progetto.La partecipazione al bando è riservata ai residenti in Emilia Romagna, con la precisazione che a parità di titoli la residenza in una delle tre provincie promotrici costituirà titolo preferenziale, di età compresa tra i 19 ed i 32 anni e in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado. È necessario conoscere la lingua del Paese ospitante. Solo per Germania, Portogallo e Lituania è ammesso l'utilizzo dell'inglese come linguaggio veicolare.Ai tirocinanti verranno garantiti un alloggio, un corso di lingua, un'assicurazione ed un contributo una tantum compreso tra i 700 e i 900 euro. Le spese di viaggio sono invece a carico dei partecipanti. C'è tempo fino al 7 giugno per presentare la propria candidatura, inviando la documentazione sia in forma cartacea che in formato digitale. Dopodiché prenderà il via la fase di selezione, che prevede colloqui individuali con gli enti promotori e interviste telefoniche con le aziende ospitanti. I vincitori partiranno alla volta delle rispettiva destinazioni all'inizio di settembre.Scade sempre il 7 giugno il bando “Yousud”, acronimo che sta per “Youth for sustainable development”, che mette a disposizione 45 borse per progetti relativi alla green economy, alle telecomunicazioni e al turismo. Il progetto è promosso da Velia srl, società di consulenza di Caserta, in collaborazione con l'associazione Glosef Italy e la Seconda università degli studi di Napoli. Destinazioni previste sono la Spagna ed il Regno Unito, rispettivamente con 25 e 20 tirocini della durata di 13 settimane ciascuno. La borsa di studio garantita ai partecipanti ammonta a 2.295 euro per quanti si recheranno nella penisola iberica e a 3.250 per chi attraverserà la Manica. I contributi non saranno assegnati direttamente agli stagisti, ma saranno gestiti da Velia che si occuperà del'acquisto dei biglietti aerei e della stipula di un'assicurazione. La somma rimanente verrà girata all'azienda ospitante perché copra le spese per l'alloggio a mezza pensione garantito da una famiglia del luogo all'interno della propria abitazione.Per presentare domanda è necessario essere residenti in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia o Sardegna e non aver ancora compiuto 35 anni. Il titolo di studio richiesto è la laurea, sia di primo che di secondo livello, in una delle discipline attinenti ai progetti. Ovvero ingegneria, scienze naturali o ambientali, economia, scienze della comunicazione, agraria, biologia, scienze del turismo o informatica. La domanda di partecipazione può essere presentata on line, oppure inviata in forma cartacea a Giosef Italy. Sarà quindi un comitato tecnico indicato dal dipartimento di Scienze politiche della Seconda università a selezionare i vincitori. Gli stage si svolgeranno tra il 22 settembre ed il 22 dicembre 2013.Prenderanno invece il via tra la metà di settembre e la fine di ottobre i progetti legati a “Yeah! Youth environment and heritage”, programma che offre 38 tirocini della durata di 13 settimane nel settore turistico che si svolgeranno in Irlanda e in Spagna. L'iniziativa è promossa dalla cooperativa sociale Mistral di Brescia ed è rivolta a neo diplomati dagli istituti secondari di secondo grado e a persone inoccupate e disoccupate, in possesso di diploma e che non abbiano compiuto 35 anni. Altro requisito fondamentale è la conoscenza della lingua del Paese ospitante.Come spesso accade nell'ambito del programma Leonardo, la partecipazione a questi stage non prevede alcun rimborso "cash", ma l'ente promotore coprirà i costi di viaggio, di assicurazione, di vitto e di alloggio per tutta la durata del tirocinio. Sono 14 i posti a disposizione in Irlanda, con partenza il 14 settembre, e 24 quelli relativi alla Spagna: 14 per un'esperienza a Barcellona, che prenderà il via il 21 settembre, 10 a Siviglia con inizio il 26 ottobre. Quanti fossero interessati devono scaricare il modulo e compilarlo in inglese ed inviarlo sia in formato elettronico che cartaceo. La fase di selezione prevederà innanzitutto una valutazione dei curricula dei candidati, cui farà seguito un colloquio individuale con quanti avranno superato la prima fase di selezione. Dopodiché ai 38 candidati scelti non resterà che preparare le valigie.Riccardo SaporitiHai trovato interessante questo articolo? 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Agenzia europea del farmaco, quaranta tirocini con rimborso record: 1600 euro al mese

Un eldorado dove i tirocini sono rimborsati 1350 sterline nette al mese (l'equivalente di 1600 euro). E per di più non tassate, a meno che così non voglia il Paese di origine. In più, l'accredito di spese per il viaggio di andata e ritorno (se superiore a 150 chilometri e fino a un massimo di 670 euro) e una maggiorazione fino al 50% per i disabili. Accade all'Agenzia europea del farmaco (Ema) di Londra, un organismo europeo che conta circa 800 dipendenti e che si occupa della valutazione scientifica delle medicine messe in commercio dalle case farmaceutiche della Ue. Uno dei suoi scopi è la protezione «della salute delle persone e degli animali» del Vecchio Continente, come si legge sul sito, e un periodo di tirocinio presso la struttura offre la possibilità di arricchirsi professionalemente in un ambiente «intellettualmente stimolante». «Le posizioni aperte variano tra le 40 e le 42», riferisce alla Repubblica degli Stagisti Birgit Breen dell'ufficio risorse umane: la corsa per aggiudicarsi un posto per quest'anno si chiuderà il prossimo 15 giugno e la domanda per partecipare va scaricata a questo link. Solo una volta selezionati dovrà essere raccolta e inviata tutta la documentazione cartacea. C'è una solo tornata per anno: la partenza dello stage è fissata a ottobre 2013 e la durata è di sei mesi, prorogabili a nove. I requisiti: la cittadinanza di un paese membro della Ue (o candidato a esserlo), il possesso di un diploma di laurea e la buona conoscenza dell'inglese e di un'altra lingua europea sono elementi sufficienti per candidarsi. Non c'è un indirizzo specifico di studi richiesto ma sul sito si specifica che in genere i selezionati provengono da facoltà come farmacia, chimica, medicina, ingegneria. Ma non solo di bakground scientifico si tratta: l'esperienza non è infatti preclusa ai laureati in giurisprudenza, economia, scienze della comunicazione o perfino lettere, che possono essere impiegati in settori dell'ente che utilizzino professionalità affini a quei corsi di studi. Spesso, è sottolineato nelle faq della pagina, le domande provengono da persone che già lavorano in case farmaceutiche: infatti anche nell'application form una sezione è dedicata alle esperienze lavorative, a dimostrazione che si tratta di un tirocinio molto ambito anche da giovani lavoratori vista l'entità della borsa. A loro sono però richieste le dimissioni dal posto di lavoro prima di iniziare lo stage presso l'Ema. Il processo di selezione. Una volta mandata la domanda - in inglese, e con un testo che spieghi le motivazioni della candidatura - passano circa due settimane prima di ricevere la conferma di avvenuta ricezione. Dopodiché tra luglio e settembre i selezionatori contattano per telefono i candidati ammessi alla shortlist finale per chiedere loro se sono ancora disponibili e concordare insieme gli obiettivi da perseguire nell'agenzia: una sorta di colloquio informale, insomma. È poi il direttore generale dell'agenzia, sulla base delle inidicazioni dei singoli uffici che operano le selezioni, a decidere chi sarà ammesso. A quel punto viene stilata la graduatoria definitiva, e ai finalisti arriva una lettera di accettazione dello stage (in genere entro agosto). I non ammessi non riceveranno alcuna comunicazione, ma potranno tentare di nuovo la sorte nelle successive edizioni. Come sempre in casi di tirocini presso enti pubblici, non è prevista altra forma di assunzione post stage se non tramite un regolare concorso pubblico. Come conferma alla Repubblica degli Stagisti Birgit Breen, «gli stagiaire sono i benvenuti  alle prove di selezione dei concorsi messi a bando. Sempre e quando rispettino tutti i requisiti richiesti». Nella pagina dedicata al programma di traineeship c'è un'ampia sezione dedicata alla vita dello stagista nell'agenzia: i suoi diritti e doveri, il dress code, il trasporto londinese, le assenze e così via. Due gli aspetti che colpiscono. Il primo: all'inizio dello stage viene consegnato un work plan con i compiti assegnati. Una "tabella di marcia" che poi verrà aggiornata man mano che lo stage prosegue e che la formazione della risorsa è stata avviata. E poi l'aspetto degli orari. Potrebbe sembrare marginale ma non lo è, soprattutto in Italia dove i diritti degli stagisti sono spesso ignorati. La giornata lavorativa, è specificato, va dalle 9 alle 17.30 con un'ora di pausa pranzo che lo stagista può prendere a suo piacimento tra le 12 e le 14:30. Si può anche decidere di prendere mezz'ora, ma l'ente consiglia di rispettare l'ora di pausa (che può estendersi anche a due ore e mezzo in casi particolari). Si parla poi del cosiddetto flexitime, «un sistema per meglio bilanciare il rapporto tra vita e lavoro», applicato principalmente ai dipendenti ma anche agli stagisti, seppur con particolare cautela. Se capita loro di eccedere nelle ore 'lavorative' (7,5), le stesse andranno scontate nelle settimane o nei mesi successivi. Il tirocinante, in quanto tale, non deve insomma passare troppe ore in ufficio. Le passate edizioni. Nonostante le ottime condizioni offerte dall'Ema, il numero di candidature ogni anno è piuttosto contenuto: normalmente sono 1400 con percentuali variabili di nazionalità. Ma l'anno scorso c'è stato un picco, con un aumento di quasi il 30%: «Nel 2012 in effetti ci sono pervenute 1.800 domande di partecipazione» dice la Breen. Un rialzo da ricollegare, probabilmente, alla crisi e alla diminuzione di opportunità di lavoro per i giovani. Ilaria Mariotti Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - In Italia? Difficile aver voglia di tornarci, dopo aver lavorato all'estero- Un tarantino a Cambridge: «Qui in Inghilterra se vali ti assumono, perché in Italia no?»- Fuggi-fuggi dall'Italia: sono almeno 2 milioni i giovani all'esteroE anche: - Regioni, muovetevi: le vostre leggi sui tirocini devono essere pronte entro luglio- Solo un giovane su dieci viene assunto dopo lo stage: «il mondo deve sapere» anche questo

Nuove regole sugli stage, Emilia ancora in alto mare. Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»

«La Regione Emilia Romagna sta ancora lavorando alla legge regionale che recepirà le indicazioni sui tirocini e pertanto al momento non è in grado di dire nulla»: è questa la risposta dietro cui si trincera l’assessore al Lavoro Patrizio Bianchi, attraverso l'ufficio stampa della giunta. Ma allora a che punto è l’Emilia rispetto alla deadline del 24 luglio, entro cui ogni Regione dovrebbe tradurre in legge i contenuti del documento concordato a gennaio in sede di Conferenza Stato-Regioni.In effetti neppure Puglia, Veneto e Campania - le Regioni interpellate sinora nel "viaggio alla scoperta dell'attuazione delle linee guida" avviato dalla Repubblica degli Stagisti ad aprile - hanno emanato leggi o provvedimenti: ma almeno hanno già in mano una bozza e i loro assessori non hanno avuto problemi a illustrare il testo che intendono portare in aula per la discussione, spiegandolo punto per punto (indennità obbligatoria, durata massima, proporzione stagisti / dipendenti e così via). Il primo silenzio arriva, a sorpresa, dall’Emilia Romagna. Eppure non si può certo dire che qui il fenomeno stage sia irrilevante: secondo le stime della Repubblica degli Stagisti nel 2011 sono stati attivati ben 55mila tirocini, 31.280 in imprese private (dati Unioncamere Excelsior), più o meno 18mila in enti pubblici e almeno 6mila in associazioni non profit. Non solo: oltre un anno fa, ben prima delle linee guida di gennaio, la Regione aveva promesso che avrebbe presto emanato una legge in materia. Eppure oggi nessuno in Regione sembra sapere proprio della normativa in arrivo, nemmeno il presidente della Commissione lavoro e istruzione, Beppe Pagani [nella foto a destra]: «La Commissione non ha ancora in mano niente perché sta aspettando che la giunta le dia un testo su cui lavorare. Non sappiamo neppure se si tratterà di un disegno di legge regionale, di un provvedimento di giunta o di un regolamento…».Nonostante tutto la giunta, attraverso l’addetto stampa Barbara Musiani, afferma di non essere in ritardo: «La Regione ha tempo sino a fine luglio per legiferare. L’assessore sta lavorando su questo tema e ha già sentito le parti sociali, ma non siamo ancora in una fase tale da poter parlare dei punti concreti della legge». Ma se l’assessore Bianchi [nella foto a sinistra] se ne sta già occupando, perché non spiegare a cosa sta lavorando concretamente, che tempistiche prevede, quale “congrua indennità” e quali altre garanzie intende introdurre per i tirocinanti, quali sono le proposte dei diversi attori coinvolti? «Perché la discussione con le parti sociali non è ancora avvenuta», spiega Claudio Cattini, responsabile del dipartimento formazione e ricerca della Cgil Emilia Romagna. «Noi non abbiamo ancora potuto vedere nessun testo, né discutere con le altre associazioni sindacali e datoriali, né presentare le nostre idee. Al momento l’assessore ci ha solo annunciato l’imminente avvio di un ragionamento rispetto alle linee guida di gennaio. Mi aspetto che nelle prossime due settimane questo tavolo di discussione e contrattazione prenda effettivamente vita, ma al momento non c’è una data precisa». Ma questo “ragionamento” con le parti sociali  non era già stato avviato più di un anno fa, come lo stesso Cattini aveva dichiarato alla Repubblica degli Stagisti a gennaio 2012? Già allora sembrava che dovesse arrivare a breve una legge regionale che regolamentasse la materia. «Sì, la discussione era stata effettivamente avviata ed era giunta pochi mesi dopo a una sua conclusione, e cioè che fosse meglio non toccare nulla. Mi spiego meglio: l’Emilia ha già una legge regionale in materia, la n° 12 del 2003. Dopo l’iniziativa toscana ci eravamo chiesti se fosse il caso di introdurre anche qui una normativa più dettagliata che prevedesse, per esempio, un’indennità obbligatoria per gli stagisti. Ma poi l’assessore e le parti sociali avevano convenuto sul fatto che fosse meglio “tenersi” la legge del 2003, la quale afferma in modo chiaro un principio per noi essenziale: il tirocinio non è un contratto di lavoro né uno strumento di inserimento lavorativo, ma una modalità didattica». Il tempo in Emilia Romagna pare essersi fermato. E l’affermazione questa volta non è dovuta alla contemplazione dei suoi bellissimi centri storici medievali: sul terreno degli stage, pare che il dibattito sia rimasto esattamente allo stesso punto in cui si era impantanato più di un anno fa. Ma in mezzo non ci sono state le linee guida emanate dalla Conferenza Stato-Regioni, che avrebbero dovuto scuotere dal torpore le giunte e le assemblee legislative di tutta Italia? «Ovviamente sì, ed è per questo che l’assessore Patrizio Bianchi ci ha annunciato che presto dovremo riparlarne», spiega Cattini [nella foto a destra]. «Se ancora non si è fatto niente non è per negligenza né per disinteresse, ma perché su questo terreno in Emilia ci sono parecchie tensioni e contraddizioni». Sarebbe a dire? «Le associazioni sindacali regionali sui tirocini hanno un’idea molto chiara, che non collima pienamente con i principi espressi nelle linee guida: per noi il tirocinio è una modalità didattica e non una transizione al lavoro. Riteniamo che non abbia proprio senso parlare di tirocinio di inserimento/reinserimento, perché non vediamo dove sia il contenuto formativo: una persona che ha perso il lavoro e deve apprendere nuove competenze per rientrare nel mercato va indirizzata verso un percorso formativo di riconversione o di specializzazione, al cui interno può essere previsto anche un tirocinio. Ma che contenuto formativo ha lo stage in sé, slegato da qualsiasi percorso di didattica, anche formale? E davvero pensiamo che tutte le aziende abbiano una struttura adeguata all’accoglienza e alla formazione? L’uso del tirocinio come strumento di sfruttamento di forza lavoro sottopagata, o anche solo come strumento di selezione dei giovani da assumere come apprendisti, è un uso assolutamente distorto che va fermato e condannato. Ci sono già altre forme per facilitare l’ingresso di giovani e meno giovani nel mercato del lavoro: per gli under 30 l’apprendistato, recentemente modificato dalla riforma Fornero; poi ci sono gli incentivi per l'assunzione di donne e lavoratori over 50 rimasti senza impiego, le nuove misure a favore delle start up, il "bonus ricerca" per assumere personale altamente qualificato. In tutti i casi, si stipula un vero contratto di lavoro, che prevede un minimo salariale, il versamento di contributi, il riconoscimento di diritti inalienabili a tutti i lavoratori come maternità, ferie e malattia. Il tirocinio non può e non deve in alcun modo essere usato in sostituzione di questi. Le aziende e gli enti che ne abusano fanno concorrenza sleale a quelle che invece ricorrono alle forme contrattuali più adeguate. Inoltre, siamo molto perplessi sull’idea di regolare i soli tirocini extracurriculari, come previsto dalle linee guida. Se si vuole legiferare sugli stage, lo si deve fare su tutti, perché esiste un nocciolo di diritti minimi da garantire a tutti i tirocinanti, a partire da un’indennità congrua che per noi non può essere inferiore a 500 euro lordi, e dalla garanzia che dietro ogni tirocinio ci sia una seria progettazione formativa, fatta da enti qualificati e certificati».Ma, a questo punto, ci sono i tempi necessari per rispettare la deadline del 24 luglio? «I tempi ci sono se si arriva a una bozza entro fine maggio», risponde Cattini. «L’importante è che ci sia la volontà politica di sciogliere in modo chiaro e univoco i nodi concettuali che stanno alla base della discussione e, ancor prima, della definizione stessa di tirocinio».di Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Leggi regionali sugli stage, la Puglia ha già una bozza: «La approveremo entro luglio» - Stage, la Regione Veneto promette «Veglieremo sugli abusi»: ma l'indennità minima sarà bassa- Stage, prime ribellioni alle linee guida: in Campania il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto E anche:- Regioni, muovetevi: le vostre leggi sui tirocini devono essere pronte entro luglio- Simoncini: «Positive le linee guida sugli stage: ora vigilate affinché ciascuna Regione le renda al più presto operative»- Patto per lo stage: perché dalle parole si passi ai fatti

Stage, prime ribellioni alle linee guida: in Campania il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto

Più ombre che luci nel regolamento regionale sugli stage in arrivo in Campania. La data del 24 luglio, entro cui le Regioni italiane sono chiamate a recepire con un proprio provvedimento le linee guida nazionali sui tirocini extracurriculari emanate a gennaio, potrebbe trasformarsi in un appuntamento amaro per gli oltre 22mila giovani che, secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, ogni anno svolgono un tirocinio nel territorio campano. Attualmente questa schiera di stagisti non ha a disposizione alcuna normativa regionale cui rifarsi, a differenza dei “colleghi” toscani, abruzzesi e lombardi, ma può fare riferimento solo all’intricatissima normativa nazionale: il decreto interministeriale 142/1998, l'articolo 11 del decreto legge 138/2011 poi annullato dicembre 2012 da una sentenza della Corte Costituzionale, l'articolo 12 della riforma Fornero. Un groviglio di norme in cui è difficile orientarsi, e che lascia - purtroppo - ampi margini di libertà d'azione e d'interpretazione a tutte quelle aziende e quegli enti che vogliano usare impropriamente il tirocinio in sostituzione di un regolare contratto di lavoro e in assenza di reali contenuti formativi. Insomma, di flessibilità - talvolta spinta ai limiti della deregolamentazione assoluta - nell'universo stage pare ce ne sia a sufficienza. Eppure l'avvocato Severino Nappi, assessore al Lavoro e alla formazione della Regione Campania, nonché professore ordinario di Diritto del lavoro presso l’università della Calabria, è di diverso avviso: «Non pensiamo di ricorrere a una legge regionale, perché in una materia dinamica come quella delle regole sul lavoro c’è bisogno di flessibilità e di capacità di adeguamento alle esigenze del mercato per evitare di rendere sempre tutto complicato. Abbiamo già delle linee guida nazionali, e quindi è sufficiente un regolamento». Eppure, dato che l'uso distorto e talvolta anche il palese abuso dei tirocini in Italia è all'ordine del giorno - come la Repubblica degli Stagisti denuncia da anni - questo è un terreno terreno su cui, in fatto di regole chiare, non sarebbe il caso di andare al risparmio.Ma non è questa l'unica sorpresa che riserva l'assessore della giunta guidata dal marzo 2010 da Stefano Caldoro (PdL). Dapprima l'avvocato esprime rassicurazioni sul rispetto dei tempi («Abbiamo già predisposto una bozza di regolamento che recepisce le linee guida, in una versione che definirei estremamente avanzata e pronta per l’approvazione»), poi però per rispondere alla domanda sul coinvolgimento delle parti sociali nell'elaborazione del testo sceglie un tempo verbale molto sospetto, il futuro: «Le proposte programmatiche o legislative specie in materia di lavoro e formazione sono sempre condivise preventivamente con le parti sociali. È una modalità già sperimentata con successo per altri testi di legge come l’apprendistato, la sicurezza sul lavoro, la regolamentazione del mondo della cooperazione e altri dispositivi di politica del lavoro. Anche questa volta la proposta sarà preliminarmente condivisa al tavolo del partenariato e poi approderà in giunta». Ma come, la bozza è in una versione «estremamente avanzata», già «pronta per essere approvata» nell'arco di settimane, ma le parti sociali non sono ancora state coinvolte? Per fare un confronto: anche Puglia e Veneto hanno in mano al momento una bozza, il cui iter legislativo sembra nella stessa fase del documento campano, ma in entrambi i casi il testo è stato frutto della concertazione con le parti sociali che hanno avuto un peso non trascurabile nell'indirizzare i contenuti del provvedimento. Come mai all'ombra del Vesuvio le cose sono andate diversamente? Forse perché le parti sociali, e in particolare le associazioni sindacali, potrebbero muovere più di un'obiezione su vari punti del testo. Non tanto sull'indennità obbligatoria, su cui la Regione non mostra la volontà politica di migliorare le indicazioni contenute nelle linee guida: «Nella nostra bozza abbiamo previsto un rimborso mensile lordo di 300 euro per i primi tre mesi di tirocinio, che diventano 400 nel caso in cui il tirocinio preveda una durata superiore». E neppure sulla durata dello stage, altro punto su cui la Campania sembra non sentire l'esigenza di interventi migliorativi rispetto alle indicazioni emanate a gennaio, mantenendo a 12 mesi la durata massima dei tirocini di inserimento / reinserimento (a differenza di Puglia e Veneto che intendono abbassarla a 6). Fin qui, comunque, le indicazioni minime previste dalle linee guida vengono rispettate.La mesta sorpresa arriva da un altro punto della bozza, quello che regola la proporzione tra tirocinanti e dipendenti. In quest'ambito le linee guida non hanno modificato per nulla la norma in vigore già dal decreto interministeriale 142/1998. Si legge infatti nel documento della Conferenza Stato-Regioni: «Possono ospitare tirocinanti nei limiti di seguito indicati: a) le unità operative con non più di cinque dipendenti a tempo indeterminato: un tirocinante; b) le unità operative con un numero di dipendenti a tempo indeterminato compreso tra sei e venti: non più di due tirocinanti contemporaneamente; c) le unità operative con ventuno o più dipendenti a tempo indeterminato: tirocinanti in misura non superiore al 10% dei suddetti dipendenti contemporaneamente, con arrotondamento all'unità superiore». Su questo punto la Regione Campania ha preferito «prevedere una ripartizione più diversificata», come spiega Nappi: «per i soggetti ospitanti che hanno un numero di dipendenti a tempo indeterminato compreso fra uno e quattro: massimo un tirocinante; compreso fra cinque e otto: massimo due tirocinanti; compreso fra nove e dodici: massimo tre; compreso fra tredici e sedici: massimo quattro; compreso fra diciassette e venti: massimo cinque; per i soggetti ospitanti che hanno oltre venti dipendenti a tempo indeterminato: un numero di tirocinanti non superiore al 30% dell’organico a tempo indeterminato». Ricapitolando: una piccola azienda con 13 dipendenti passerà dal poter ospitare due stagisti, come è sempre stato dal 1998, a quattro, raddoppiando così le sue capacità di accoglienza e formazione - o forse la possibilità di utilizzare forza lavoro a basso costo? Per non parlare di un'azienda di medie o grandi dimensioni che potrà letteralmente triplicare il numero di stagisti, “saltando” improvvisamente dal 10 al 30%. 

In Campania nel 2011 sono stati 13.010 gli stage (curriculari ed extracurriculari) svolti nelle imprese private (dati Unioncamere Excelsior), a cui bisogna aggiungerne, secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, altri 7/8mila negli enti pubblici e almeno 2.500 nelle organizzazioni non profit, per un totale di oltre 22mila stage attivati in un anno. Sui 13.010 tirocinanti nel settore privato, quelli "ad alta scolarizzazione" («laureati o laureandi», li definisce la ricerca Unioncamere) costituivano il 44,1%, un dato ben più alto della media nazionale (31,9%). Per il 2012, qualche numero lo offre l'assessore Nappi: «I dati disponibili dalle comunicazioni obbligatorie [che riguardano solo gli stage extracurriculari, ndr] indicano che ogni anno in Campania sono attivati circa 7mila tirocini. In particolare 7.171 nel 2010, 7.406 nel 2011 e 7.495 nel 2012. Un dato crescente, che crediamo verrà confermato nei prossimi anni».
Ma c'è da andar fieri di questo pronostico? Non c'è dubbio che se la bozza verrà approvata così come viene prospettata da oggi dall'assessore, aziende, associazioni ed enti pubblici potranno addirittura triplicare, già a partire dalla seconda metà del 2013, il numero di stagisti. Ma è importante capire le motivazioni reali che spingono e spingeranno le realtà pubbliche e private campane a prendere sempre più stagisti. Un anelito puramente altruistico verso i giovani, per formarli e trasferire loro competenze, oppure un semplice calcolo di risparmio, perché rispetto al costo di un dipendente regolarmente assunto o di un apprendista gli stagisti, con i loro 300 euro scarsi di indennità obbligatoria, saranno molto più convenienti? Si attende, a questo punto, la reazione dei sindacati.di Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Leggi regionali sugli stage, la Puglia ha già una bozza: «La approveremo entro luglio» - Stage, la Regione Veneto promette «Veglieremo sugli abusi»: ma l'indennità minima sarà bassa- Regioni, muovetevi: le vostre leggi sui tirocini devono essere pronte entro luglio- Simoncini: «Positive le linee guida sugli stage: ora vigilate affinché ciascuna Regione le renda al più presto operative» E anche: - Patto per lo stage: perché dalle parole si passi ai fatti- Stagisti in hotel e ristoranti: troppi o troppo pochi?

Nasce Articolo36: una testata online dedicata al lavoro precario, sottopagato, gratuito

Da ieri è online un sito "cugino" della Repubblica degli Stagisti. Si intitola Articolo 36 ed è stato presentato in anteprima al Festival del giornalismo di Perugia, nell'ambito del panel “I precari: gratis non è lavoro”, attraverso un dibattito cui a fianco di Eleonora Voltolina - anche in questo caso fondatrice e direttore della testata - hanno partecipato Benedetta Tobagi scrittrice e consigliere di amministrazione Rai, Matteo Valerio, giornalista freelance e tra i fondatori del collettivo di precari romani Errori di Stampa, e Ester Castano, giovane giornalista freelance. Una cornice, quella del Festival, particolarmente adatta al tema. Perché l'«articolo 36» in questione è quello della nostra Costituzione, che prevede che ogni lavoratore abbia diritto «ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa». Una frase che alle orecchie di migliaia e migliaia di giornalisti precari, spesso pagati pochi euro a pezzo, sembra quasi beffarda.Ed è proprio dal tema del precariato e delle retribuzioni da fame che vuole ripartire questa nuova testata: facendo una informazione di qualità focalizzata sul lavoro e sulla connessione (purtroppo sempre più spesso spezzata) tra lavoro e retribuzione. «Siamo partiti proprio con un pezzo sul lavoro giornalistico» ha spiegato Eleonora Voltolina presentando l'articolo "di esordio" di Articolo36, scritto dalla freelance Marianna Lepore e dedicato ai magri compensi che il sito o2o del gruppo Banzai eroga a chi produce i suoi contenuti: «Perché il giornalismo è, insieme a molte altre professioni intellettuali, uno dei campi in cui più spesso le persone si sentono proporre di lavorare per pochi spiccioli o addirittura gratuitamente».Voltolina ha anche raccontato in breve la genesi del nuovo sito, ricordando di aver parlato dell'articolo 36 della Costituzione in un'occasione speciale: «Un po' meno di un anno fa mi venne proposto, insieme a una trentina di altri giovani, di essere presente a un evento al Quirinale di fronte al Presidente della Repubblica. Era la presentazione di un libro, Giovani senza futuro, a cui io avevo collaborato scrivendo un capitolo insieme ad Alessandro Rosina. Mi venne detto che avrei avuto però solo due minuti per il mio discorso. Così scelsi di parlare di un articolo della Costituzione importantissimo, bellissimo, che però viene quotidianamente calpestato. Quello che dice una cosa che può sembrare quasi banale: che il lavoro va pagato. E lo dice con delle parole-chiave bellissime: libertà e dignità unite a lavoro e retribuzione». Di ritorno dal Quirinale, l'idea di fondare una testata giornalistica con questo nome e dedicata a questi temi: «Il giorno dopo registrammo il dominio Articolo36.it. Poi, come ogni progetto, c'è voluto del tempo per realizzarlo, ma finalmente eccolo qua, adesso esiste. Parlerà di lavoro ma con un preciso focus specifico: questo lavoro ti permette di mantenerti?». Per Voltolina è lì che sta il fulcro del problema: «Le persone non lavorano solo per realizzarsi, per il proprio piacere. Lavorano anche, e io direi essenzialmente, per poter essere economicamente indipendenti, pagare la propria vita, la propria casa, il proprio futuro. Per non dover dipendere dalle famiglie d'origine». Pericolosissimo dunque spezzare il legame tra lavoro e retribuzione: «Così si innesca un circolo vizioso mostruoso anche dal pinto di vista macroeconomico: perché se le persone non guadagnano, poi non possono spendere: quando si parla di contrazione dei consumi, si dovrebbe pensare anche a questo».Articolo36.it andrà a scandagliare il mondo del lavoro alla ricerca delle sacche di illegalità e di sfruttamento; ma darà anche voce a quella parte di imprese sane che subiscono trattamenti iniqui da parte dello Stato: «Vogliamo occuparci anche della controparte, dell'impresa. Perché ce ne sono tante che vogliono comportarsi bene», ma che paradossalmente oltre che contro la crisi si trovano a dover combattere ogni giorno anche contro lo Stato «Con le tasse ingiuste, come l'Irap, che è una tassa demenziale, perché penalizza chi assume dipendenti e va ad avvantaggiare chi invece si avvale di lavoratori a partita Iva. Oppure basti pensare alle aziende che rischiano di chiudere, o che non possono pagare i propri dipendenti, perché magari hanno preso qualche appalto dalla pubblica amministrazione e aspettano da mesi o magari da anni che i prodotti che loro hanno venduto o i servizi che hanno erogato vengano pagati da chi li ha commissionati e ha promesso di pagarli: che in questo caso - ancor più grave - è lo Stato». La grande ambizione di Articolo36.it insomma è quella di «descrivere a 360 gradi il mercato del lavoro, cercando di mettere il dito nella piaga dove si annida la cancrena», che secondo Eleonora Voltolina si colloca in un preciso punto: «quello in cui si scollano lavoro e retribuzione».Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Presidente Napolitano, la dignitosa retribuzione è un diritto costituzionale anche per i giovani

Tirocini Schuman al Parlamento europeo: 150 opportunità da 1200 euro al mese aperte anche ai giornalisti

Un lavoro come giornalista e un compenso da più di mille euro al mese: praticamente un ossimoro per i tempi che corrono in Italia. Invece il Parlamento europeo (con sede a Bruxelles e Lussemburgo) lo rende possibile lanciando due programmi di tirocinio della durata di cinque mesi (non prorogabili), uno «generale» e l'altro «opzione giornalismo»: le cosiddette borse Schuman. Per i selezionati di questa tornata il tirocinio inizierà il primo ottobre 2013 e terminerà il 28 febbraio 2014. La corsa si è aperta il 15 marzo, ma c'è tempo fino al 15 maggio per compilare l'application form – anche se dal sito raccomandano di non aspettare l'ultimo momento vista l'elevata quantità di candidature che arrivano (in media 4mila per ogni tornata, quindi 8mila l'anno). L'aspetto economico è davvero interessante: la borsa di studio è di 1.213,55 euro lordi al mese tassati in base alle percentuali fiscali applicate nel Paese di provenienza (ogni anno viene però ricalcolata, e – in caso di stage presso una sede estera del Parlamento europeo - l'importo viene tarato sulla base del costo della vita del Paese ospitante). Alla somma si aggiunge il rimborso spese del viaggio per l'andata e il ritorno (sempre che il luogo di origine sia più distante di 50 chilometri) e il pagamento avverrà rispettivamente all'inizio e subito dopo la fine del traineeship. A parte viene riconosciuto anche il rimborso per eventuali trasferte a Strasburgo e circa 200 euro per chi è sposato e ha figli a carico; per chi è disabile l'importo della borsa è invece maggiorato del 50%. Ed è perfino prevista la possibilità di richiedere un anticipo sul compenso del primo mese di stage, per far fronte alle prime spese.Quanto al numero di candidature accettate non esiste un numero fisso. Come documentato nelle faq del sito, nel 2010 sono pervenute più di 7.300 domande (solo per i tirocini retribuiti), ma solo 391 hanno passato la selezione. L'anno successivo si è ripetuta più o meno la stessa proporzione: 390 vincitori su circa 7mila. Il dato che fa riflettere è che sono i giornalisti (o aspitanti tali) italiani a sgomitare di più per accaparrarsi uno stage con compenso, obiettivo quasi impossibile oggi nel nostro Paese. Nel 2012 si è verificato peraltro un notevole aumento delle richieste: la responsabile dell'ufficio traineeship di Lussemburgo Karen Jeppesen conferma alla Repubblica degli Stagisti che le applications ricevute, riferite a tirocini previsti per il 2013, sono state oltre 14mila. L'anno precedente, il 2011, ne erano arrivate quasi 11mila, di cui 8.465 per stage pagati (la restante parte è quella dei tirocini gratuiti, i cosiddetti «atipici»). Di queste candidature circa un terzo (2.539) provenivano da italiani. Nella tornata del 2012 i selezionati italiani (su 455 totali) sono stati invece 71, quindi la proporzione è un po' scesa trattandosi di circa un sesto del totale. I requisiti. Per entrambe le opzioni le condizioni sono il possesso di un diploma di laurea, la nazionalità di un Paese europeo (o Paese candidato), la maggiore età, la conoscenza fluente di una lingua europea e di un'altra a un buon livello, non aver usufruito in precedenza di stage retribuiti presso le istituzioni europee. Nel caso dell'opzione generale bisogna inoltre «provare di aver elaborato, contestualmente a un diploma universitario o per una pubblicazione scientifica, un lavoro scritto di una certa consistenza» si legge sul sito. Uno di questi tirocini, denominato 'borsa Chris Piening', scrivono «potrà essere assegnato a un candidato il cui lavoro sia stato consacrato in particolare alle relazioni tra l'Unione europea e gli Stati Uniti». Per l'opzione giornalismo invece i candidati devono «avere una competenza professionale comprovata da pubblicazioni, o dall'iscrizione all'ordine dei giornalisti di uno Stato membro dell'Unione europea, o dall'acquisizione di una formazione giornalistica riconosciuta negli Stati membri dell'Unione europea o negli Stati candidati all'adesione». Attenzione poi all'application form: si può fare in un'unica tappa (altrimenti, passati 30 minuti, scade la sessione) e dopo averla compilata è necessario stamparne la sintesi prima dell'invio. Una volta inviata si riceverà via mail un numero identificativo da conservare per tutte le comunicazioni che avverranno nel corso della selezione. Il procedimento di selezione (basato su titoli e curriculum) inizia subito dopo: a chi non possiede i requisiti di ammissibilità verra comunicata in poche settimane l'esclusione. Per gli altri, due o tre mesi prima dell'inizio del tirocinio arriveranno - sempre via mail - le informazioni sullo status della candidatura: esclusione, waiting list (i cui componenti saranno chiamati solo in caso di rinuncia dei selezionati), ammissione. I vincitori riceveranno infine per posta ordinaria una lettera di invito con alcune informazioni utili. A loro è anche richiesto di presentare una serie di documenti cartacei: copie di passaporto e diploma di laurea, lettera di referenze di un professionista che attesti l'idoneità della persona, un giustificativo di un lavoro scritto per l'opzione generale e un attestato di iscrizione all'ordine dei giornalisti o di un diploma nel settore per il giornalismo. Cosa fanno gli stagisti al Parlamento europeo? Mentre per chi opta per il giornalismo le mansioni saranno quelle tipiche della professione, come per esempio l'editing, tutti gli altri saranno assegnati a una delle direzioni generali del Parlamento, in base alle esigenze di lavoro di ognuna. Si spazia tra settori di varia natura, politiche interne, comunicazione, finanza, servizio giuridico, presidenza. A ogni candidato verrà affiancato un tutor e avrà assegnato un progetto formativo. Le chance di assunzione post stage sono – come spesso in questi casi – quasi inesistenti: si parte per farsi le ossa, seppur remunerati, in una grande e prestigiosa istituzione europea ma ciò non costituisce titolo per futuri impieghi. Per tentare la sorte occorre passare per un regolare concorso pubblico, procedura a cui è sottoposto ogni candidato funzionario.   Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Tirocini Schuman, un lettore vince e ringrazia la Repubblica degli Stagisti: «Ho saputo del bando grazie alla vostra Newsletter»- Duecento stage da 1.200 euro al mese al Parlamento europeo, tutte le informazioni su come rispondere al bando- Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti- Emilie Turunen, pasionaria dei diritti degli stagisti al Parlamento europeo: «L'Italia è fra i Paesi messi peggio»

Stage, la Regione Veneto promette «Veglieremo sugli abusi»: ma l'indennità minima sarà bassa

Oltre 850mila micro e piccole imprese, per la maggior parte attive nel settore dell’artigianato: il Veneto è storicamente uno dei punti nevralgici dell’imprenditoria in Italia. Ma è anche una delle aree in cui il ricorso allo stage come strumento di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro è più massiccio: secondo le stime della Repubblica degli Stagisti sono stati almeno 62mila i tirocini attivati nel 2011, un dato inferiore soltanto a quello lombardo. Ai quasi 37mila stage svolti nelle imprese private (dati Unioncamere Excelsior) bisogna infatti aggiungerne altri 18/24mila negli enti pubblici e almeno 7mila nelle organizzazioni non profit. Sul terreno dei tirocini in Veneto si scontrano quindi due forti interessi contrapposti: da una parte un esercito di stagisti che reclamano più tutele, dall’altra una folta schiera di aziende che, soprattutto in tempi di crisi, non vogliono rinunciare a uno strumento a basso costo di selezione, formazione e talvolta anche sfruttamento di nuova forza lavoro. Date queste premesse, si capisce perché ci sia molta attesa, da entrambe le parti, per il provvedimento con cui la Regione dovrebbe recepire, entro il 24 luglio, le linee guida nazionali sui tirocini extracurriculari emanate a gennaio. L’argomento è così caldo in questo angolo di nordest che la Regione, guidata da tre anni dal governatore leghista Luca Zaia, l'anno scorso era intervenuta in materia. La direttiva DGR 337/2012 emanata nel marzo 2012 e attualmente in vigore già si sforzava di definire un quadro normativo di riferimento più specifico per enti promotori e soggetti interessati, con l’obiettivo esplicito di evitare che lo stage potesse essere impropriamente usato in sostituzione di un regolare contratto di lavoro e in assenza di reali contenuti formativi. Ma non prevedeva alcun obbligo di corrispondere un compenso ai tirocinanti. Dopo l’accordo in conferenza Stato-Regioni sulle linee guida, che prevedono di fissare “un’indennità di partecipazione” obbligatoria di almeno 300 euro mensili lordi, la musica sta per cambiare per gli stagisti veneti. Lo promette l’assessore al Lavoro Elena Donazzan [nella foto], assicurando anche alla Repubblica degli Stagisti, in una lunga intervista, che la giunta regionale ha tutta l'intenzione di muoversi per tempo per riuscire a rispettare la scadenza di luglio. «Un documento di recepimento dell’accordo del 24 gennaio 2013 è stato già sottoposto all’esame degli organismi di concertazione della Regione e proprio pochi giorni fa, giovedì 18 aprile, ha terminato il suo iter con le parti sociali. Ora la giunta dovrà chiedere il parere sul provvedimento alla commissione consiliare competente in materia di lavoro. Ricevuto tale parere la giunta adotterà una delibera di disposizioni in materia di stage, in conformità con la legge regionale 3/2009, che all’articolo 41 demanda alla giunta l’adozione del provvedimento di regolazione dei tirocini. Pertanto le linee guida saranno attuate con provvedimento di giunta e ritengo che entro luglio l’iter sarà completamente concluso».Tra qualche mese, dunque, anche in Veneto l’indennità dovrebbe diventare obbligatoria. A quanto ammonterebbe? «Nel documento, peraltro ancora in esame, si prevede un minimo di 300 euro lordi al mese se al tirocinante sono garantiti buoni pasto o il servizio mensa, altrimenti 400 euro lordi». Ma le Regioni non si erano impegnate, in un documento annesso alle linee guida, ad alzare l’indennità minima ad almeno 400 euro? «Se monetizziamo il benefit dei buoni pasto o della mensa gratuita si arriva certamente a quella cifra», risponde l’assessore. È vero, ma è altrettanto vero che qualcosa in più si poteva fare, se la Toscana ha fissato il limite minimo a 500 euro e l’Abruzzo a 600. Come mai non si è avuto il coraggio di alzare un po’ l’asticella? «Il tavolo con le parti sociali è stato quello previsto dalla legge regionale 3/2009: perciò sono stati pariteticamente presenti le associazioni datoriali e sindacali, 13 rappresentanti per parte, un rappresentate delle professioni, degli istituti del credito, delle associazioni dei disabili e la Consigliera di parità regionale. Se sulla maggior parte dei punti, come qualli atti a contrastare gli abusi, tutte le parti sociali sono state in perfetto accordo, sull’indennità di partecipazione la battaglia è stata piuttosto accesa». Associazioni datoriali contro sindacati, lascia intuire l’assessore. Alla fine sembra proprio che abbiano prevalso le prime. «In  Veneto sarebbe impensabile non ascoltare anche la voce delle imprese, soprattutto di quelle artigianali» ricorda la Donazzan: «In una fase economica come questa, le Pmi si sono strenuamente opposte a un’indennità obbligatoria più alta, fermo restando che nulla impedisce alle aziende sane di gratificare maggiormente i propri stagisti». Per quanto concerne tutte le altre forme di tutela, il documento veneto si uniforma sostanzialmente a quanto previsto dalle linee guida. «La Regione Veneto aveva già emanato una propria disciplina in materia di tirocini. Questa direttiva è stata leggermente emendata laddove necessario per uniformarsi al testo delle linee guida. Tali emendamenti sono in fase avanzata di definizione, perché hanno già ricevuto il parere favorevole del Comitato istituzionale - Province - e sono stati  esaminati a lungo dalle parti sociali», spiega l'assessore. «Oltre alla questione dell’indennità obbligatoria, c’è un punto su cui la nostra direttiva DGR 337/2012 e le linee guida nazionali divergono: la durata massima dei tirocini di inserimento lavorativo. Mentre l’accordo di gennaio fissava un limite di 12 mesi, noi abbiamo ritenuto opportuno lasciarlo a 6 mesi come nella precedente normativa regionale». 
Anche gli enti abilitati ad agire da soggetti promotori sono gli stessi previsti nella DGR 337/2012, vale a dire i centri per l’Impiego, i soggetti accreditati ai servizi per il lavoro, gli enti accreditati allla formazione, le università, le Ulss, le cooperative sociali di tipo A.Per quanto riguarda la proporzione tra stagisti e dipendenti dell’azienda ospitante, le linee guida suggeriscono che per le realtà fino a 5 dipendenti venga posto il limite massimo di un tirocinante alla volta, che per quelle con un numero di dipendenti compreso tra 6 e 20 il limite sia due, e che per le altre la percentuale di stagisti non sia superiore al 10% dei dipendenti. Tuttavia contro quest’indicazione Federalberghi ha recentemente presentato ricorso al Tar, giudicando le linee guida troppo severe. Forse per venire incontro agli albergatori il Veneto ha optato per un’interpretazione più soft del “suggerimento”? «No invece: l’abbiamo accolto pienamente» risponde l’assessore alla Repubblica degli Stagisti: «Anzi, abbiamo esplicitamente indicato che per calcolare il numero dei dipendenti e, di conseguenza, dei possibili tirocinanti si considerano solo i lavoratori a tempo indeterminato Nessuna deroga neppure per le pubbliche amministrazioni? Le linee guida prevedono che tutte le regole - compreso l’obbligo di erogazione dell'indennità - valgano anche per i tirocini attivati da enti pubblici, ma al contempo affermano che dalle leggi regionali sugli stage non debbano derivare oneri per lo Stato. «È un problema della pubblica amministrazione: se avrà risorse potrà attivare tirocini, altrimenti non sarà possibile. Lo stage deve essere indennizzato» riassume la Donazzan. «Le disposizioni regionali regolamentano tutti gli stage extracurriculari, compresi quelli estivi e di orientamento. Le tipologie escluse sono i tirocini transazionali all’interno di programmi europei che hanno una propria regolamentazione e i tirocini per extracomunitari all’interno di quote di ingresso disciplinate con specifica deliberazione. Non sono inclusi inoltre i tirocini di accesso alle professioni, che hanno una propria regolamentazione, e i tirocini curriculari che per quanto riguardo i principi generali si riferiscono alla legge nazionale, mentre le disposizioni di dettaglio sono dettate dalla scuola o dall’università». Ma perché ignorare ancora una volta tutti coloro che svolgono che svolgono stage durante un percorso di studi? Perché non concordare con scuole, università ed enti di formazione del territorio alcune garanzie minime anche per loro, come ha proposto la Repubblica degli Stagisti attraverso il Patto per lo stage? «Non abbiamo ritenuto necessario occuparci degli stage curriculari perché in questi casi ci sono già scuole e università a vigilare sulla qualità dei tirocini che offrono ai loro studenti», risponde l’assessore: «Sugli stage extracurriculari ci stiamo impegnando invece a monitorare la regolarità e il contenuto formativo. Stiamo anche costituendo una banca dati che sarà sempre più ricca. Per il 2012 al momento abbiamo a disposizione il numero di tirocini extracurriculari attivati in Veneto per i quali è stata fatta la dovuta comunicazione obbligatoria di avvio: sono stati 22.502 in tutta la Regione. Maggiori dati saranno comunicati nel consueto rapporto del mercato del lavoro veneto che esce intorno a giugno. Da dicembre 2012 il nostro archivio digitale raccoglie non solo le comunicazioni di avvio stage, ma anche tutti i progetti formativi dei tirocini extracurriculari svolti nel nostro territorio. Per il 2013 quindi avremo sicuramente a disposizione un quadro molto più completo. Vogliamo dare ai ragazzi l’impressione che la Regione “vegli” sul loro percorso formativo e di inserimento e vogliamo far sapere alle aziende che stiamo vigilando sugli abusi».di Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:Leggi regionali sugli stage, la Puglia ha già una bozza: «La approveremo entro luglio» Regioni, muovetevi: le vostre leggi sui tirocini devono essere pronte entro luglioSimoncini: «Positive le linee guida sugli stage: ora vigilate affinché ciascuna Regione le renda al più presto operative»E anche:Patto per lo stage: perché dalle parole si passi ai fattiStagisti in hotel e ristoranti: troppi o troppo pochi?

Solo un giovane su dieci viene assunto dopo lo stage: «il mondo deve sapere» anche questo

Qualche anno fa uscì un film che ebbe grande successo descrivendo in toni quasi grotteschi la situazione tremenda di migliaia e migliaia di laureati italiani, costretti a una vita precaria e a lavori lontani anni luce dalla loro formazione. Il film, di Paolo Virzì, si chiamava Tutta la vita davanti ed era liberamente tratto da un libro, Il mondo deve sapere: dopo il film ovviamente tutti corsero a recuperarsi il libro, il che fece la fortuna della sua autrice Michela Murgia.In effetti, sono tante le cose che «il mondo deve sapere». Per esempio i giovani italiani, gli studenti, i neodiplomati e neolaureati, gli inoccupati e i disoccupati dovrebbero sapere una cosa rispetto agli stage: che solo in un caso su 10 portano ad un'assunzione.È importantissimo conoscere questo dato, per parametrare le proprie aspettative, per non nutrire eccessive speranze, per valutare bene se accettare o rifiutare una proposta di tirocinio. Ovviamente si parla qui esclusivamente dei circa 300mila stage svolti ogni anno nelle imprese private: per quelli svolti all'interno di enti pubblici (che sono un numero ignoto, indicativamente compreso tra 150mila e 200mila) la probabilità di essere assunti al termine dell'esperienza formativa rasenta lo zero.Fatta questa premessa, ecco in sintesi i dati e i numeri che «il mondo deve sapere» (e sopratutto i giovani italiani).Primo numero: 10,6. Questa è la percentuale di «personale in tirocinio formativo e stage ospitato dalle imprese nel 2011 che è stato o sarà trasformato in assunzioni», tratta dal rapporto annuale Excelsior 2012 realizzato da Unioncamere, l'unione delle Camere di commercio italiane. Dunque in media su 1000 giovani che cominciano uno stage, 106 verranno assunti (con qualsiasi tipo di contratto), e 894 verranno invece lasciati a casa senza ricevere una proposta di lavoro.La probabilità di essere assunti però si alza con l'aumentare della grandezza dell'azienda. Per cui approfondendo questo numero si scopre che chi fa uno stage in una microimpresa (con meno di 10 dipendenti) ha solo il 7,5% di possibilità di essere assunto. Le probabilità lievitano impercettibilmente per la classe immediatamente superiore (imprese con un numero di dipendenti compreso tra 10 e 49): qui il valore medio si attesta a 8,3%. Va meglio a chi fa uno stage in una impresa medio-grande (tra 50 e 249 dipendenti): qui si può sperare di essere assunti al 13,6%. La prospettiva di inserimento lavorativo più concreta è comunque nelle grandi aziende, quelle con oltre 250 dipendenti: qui l'indagine Excelsior rileva che la probabilità di essere assunto per uno stagista è quasi una su quattro (22,9%).Ma la possibilità di essere assunti non aumenta o diminuisce solo per il fattore della grandezza dell'azienda che accoglie lo stagista. Vi sono anche significative differenze a seconda del settore di attività dell'impresa. Pessime le prospettive di assunzione per chi fa uno tirocinio in una industria di estrazione di minerali: solo il 3,6% di assunzioni. Meno male che gli stagisti che hanno fatto stage in questo settore nel corso dell'intero 2011 sono poche decine: solo 250 in totale (meno della metà degli anni precedenti). Malissimo anche per gli stagisti delle industria che svolgono lavori di impianto tecnico (riparazione, manutenzione e installazione), dove Excelsior registra solo un 6,5% di assunzioni dopo lo stage - dunque 183 assunti su 2.820 stage avviati - e nelle industrie del legno e del mobile (6,8% di probabilità di ricevere una proposta di lavoro dopo il periodo formativo - in numeri assoluti, 228 assunti su 3.360).Ma per questi settori si tratta di poche migliaia di stagisti all'anno. Una vera emergenza invece è quella del settore "Servizi di alloggio e ristorazione e servizi turistici": cioè alberghi, bar, ristoranti, campeggi, stabilimenti balneari e chi più ne ha più ne metta. Qui gli stagisti sono un esercito: circa 50mila all'anno. Ma ad ottenere un vero lavoro dopo il tirocinio sono solo il 7,1 %. In parole ancor più chiare e precise: dei 46.460 giovani che hanno fatto stage in questo settore nel corso del 2011, solo 3.299 sono poi stati assunti. Poco più di tremila su oltre 45mila!Malissimo anche il settore "Istruzione e servizi formativi privati" con un 5,9% di assunzione dopo lo stage (362 assunti su 6.130 stage realizzati), e quello "Sanità, assistenza sociale e servizi sanitari privati" con un 6% (1.513 assunti su 25.220).Ma dopo le bad news è giusto anche dare le good news. E dunque: fortunati i giovani che finiscono in stage nelle aziende di "Public utilities" (quelle che si occupano di energia, gas, acqua, ambiente): qui la percentuale di assunzione media è addirittura del 18,9%, dunque quasi uno stagista su cinque - 495 sul totale di 2.620 - ha ottenuto un vero contratto.Reggono ottimamente anche le "industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere", per le quali Excelsior registra un 17,8% di contrattualizzazione dopo lo stage; benino, anche se parecchio distanziati, anche i settori industriali di "fabbricazione macchinari e attrezzature e dei mezzi di trasporto" (13,3 stagisti assunti ogni 100) e le "industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali" (12,3 assunti su 100).Sul settore delle imprese di servizi, la miglior prospettiva di inserimento occupazionale dopo lo stage viene garantita dal settore "Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio" che assume mediamente il 20,3% delle persone che accoglie in tirocinio; bene come sempre i "servizi informatici e delle telecomunicazioni" che contrattualizzano il 17,2% degli stagisti;  benino anche il commercio al dettaglio con un 15,3% (oltre due punti percentuali sopra i "cugini" del commercio all'ingrosso, fermi a 12,8%). Anche la geografia poi ha un suo peso. La Regione dove fare uno stage porta meno spesso all'assunzione è la Sicilia: solo il 7,2% dei giovani vengono contrattualizzati dopo l'esperienza formativa. Percentuale identica a quella del Trentino, ma in questo caso l'interpretazione è molto più positiva: nelle province autonome di Trento e Bolzano lo stage è utilizzato prevalentemente con i giovanissimi, studenti universitari o addirittura delle superiori, e in questi casi l'inserimento lavorativo non è un elemento prioritario.Il Lazio si conferma invece la Regione dove gli stage più spesso si trasformano in lavoro: siamo al 15,8%, oltre cinque punti sopra la media nazionale. Bene, a sorpresa, anche il Molise (15,2%).Che vogliono dire questi dati? Che bisogna farsi poche, pochissime illusioni sulla reale efficacia dello stage come strumento di inserimento lavorativo. E che per bypassare la frase standard (corretta, ma troppo generica) «Non possiamo assicurare nulla, al termine del tirocinio si valuterà» bisogna chiedere alle aziende di dire chiaramente quale percentuale di assunzione post-stage hanno registrato negli anni passati. È giustissimo da parte delle imprese non voler dare false speranze. Ancor più giusto però è dare informazioni precise, attuando un comportamento trasparente e responsabile.Intanto a chi vuole farsi un'idea, almeno generale, rispetto alle prospettive che offrono gli stage nei vari settori delle industrie e dei servizi in Italia, viene in aiuto Unioncamere con questi dati. Perchè «il mondo deve sapere».Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Stagisti laureati, solo nelle imprese private sono 100mila. Un esercito che però difficilmente trova lavoro- Regioni, muovetevi: le vostre leggi sui tirocini devono essere pronte entro luglioE anche:- Stagisti in hotel e ristoranti, troppi o troppo pochi?