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Regole per gli stage in Lombardia, le proposte della Repubblica degli Stagisti alla Regione

A seguito della lettura approfondita della bozza di dgr della Regione Lombardia in materia di tirocini, e sulla scorta dei contenuti emersi durante il dibattito del 25 luglio al Pirellone [nell'immagine, un momento dell'evento], ecco le proposte che la Repubblica degli Stagisti desidera inoltrare alla Direzione Istruzione, formazione e lavoro della Regione Lombardia, sperando che almeno qualcuna possa trovare spazio nel lavoro di revisione che in questi giorni verrà fatto sulla bozza in vista della approvazione definitiva, prevista entro venerdì 2 agosto. Anche perché la Lombardia ospita ogni anno ben un sesto degli stagisti di tutta Italia: fondamentale dunque che si doti della normativa migliore possibile, per assicurare percorsi di qualità ai circa 90mila giovani (e meno giovani) che fanno stage ogni anno sul suo territorio.   Proporzione stagisti-dipendenti / 1. Nel conteggio delle “risorse umane”, la bozza indica che si debbano ricomprendere: il o i titolari di impresa e i coadiuvanti, i liberi professionisti singoli o associati; i lavoratori con contratto a tempo indeterminato, determinato o di collaborazione non occasionale, di durata pari almeno a 12 mesi; i soci lavoratori di cooperative (qui per i rapporti non a tempo indeterminato deve essere rispettato il limite minimo di durata di 12 mesi). Viene ignorata da parte della Regione l'indicazione delle linee guida - conteggiare solo gli assunti a tempo indeterminato - e mantenuto ciò che era già previsto dalla delibera regionale dell'anno scorso. Qui la proposta della RdS è di considerare invece tutti i contratti subordinati (tempo indeterminato, tempo determinato e apprendistato) di durata pari o superiore a 12 mesi. In questo modo non si permetterà di avere troppi stagisti alle aziende che utilizzano massicciamente contratti precari, parasubordinati, veramente o fintamente autonomi.Proporzione stagisti-dipendenti / 2. Inoltre, rispetto al passaggio che riguarda le attività di carattere stagionale, RdS ritiene che la bozza entri in contraddizione nel prevedere che «lavoratori e collaboratori a tempo determinato potranno essere conteggiati [ai fini della proporzione stagisti / dipendenti, ndr] anche in caso di durate inferiori a 12 mesi, a condizione che il loro contratto abbia inizio prima dell’avvio del tirocinio e si concluda successivamente alla conclusione dello stesso«. Ciò si pone in contrasto con un altro passaggio della medesima bozza, quello in cui viene prescritto che «i tirocinanti non possono sostituire i lavoratori con contratti a termine nei periodi di picco delle attività». Essendo le attività stagionali per loro natura svolte solo in determinati periodi di picco, sembra poco lungimirante permettere la presenza di un numero superiore di stagisti. In alternativa, Regione Lombardia dovrebbe prevedere espressamente il divieto di utilizzare stagisti, in ognuna di queste attività, nei periodi di alta stagione.Indennità assicurata anche per gli stagisti degli enti pubblici. La bozza non é chiara circa l'obbligo delle pubbliche amministrazioni di sottostare al vincolo del compenso minimo obbligatorio. Anzi nel paragrafo dedicato alla indennità al terzo comma recita «Qualora il soggetto ospitante sia una Pubblica Amministrazione, ai sensi dell’articolo 1 c. 39 della legge 92/2012 non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Una frase preoccupante, perché avalla la tesi che quel passaggio della legge 92 esoneri automaticamente le amministrazioni pubbliche dall'erogare indennità ai propri stagisti. Invece la corretta interpretazione secondo la RdS è ben diversa; si deve dire agli enti pubblici che, per poter continuare ad ospitare stagisti extracurriculari, essi dovranno trovare all'interno dei propri bilanci fondi da destinare alle indennità, se necessario effettuando tagli sulle spese superflue.No a differenti definizioni di attività simili al tirocinio per sfuggire alla normativa. Nel passaggio «Non rientrano tra le materie oggetto dei presenti Indirizzi altri interventi e misure, aventi medesimi obiettivi e struttura dei tirocini, comunque denominati, se previsti e regolamentati da norme speciali» la bozza di Regione Lombardia va in direzione opposta rispetto a quanto espresso nelle linee guida, che al contrario mettevano in guardia dal cercare di fare i furbi, cambiando semplicemente nome agli stage nel tentativo di sfuggire alle prescrizioni: «Le presenti linee guida rappresentano standard minimi di riferimento anche per quanto riguarda gli interventi e le misure aventi medesimi obiettivi e struttura dei tirocini, anche se diversamente denominate». La Repubblica degli Stagisti chiede alla Regione Lombardia di intervenire su questo punto per fugare ogni dubbio sulla impossibilità di inventare nuovi nomi per attività simili ai tirocini con l'obiettivo di eludere la normativa prossima ventura. Su questo il direttore generale Gianni Bocchieri si è già espresso positivamente nel corso dell'evento pubblico del 25 luglio.Sanzioni a chi abusa dello stage. Nella bozza non sono previste sanzioni specifiche rivolte ai soggetti ospitanti, come per esempio la sospensione della possibilità di accogliere stagisti per quelli inadempienti. Tale azione sanzionatoria é prevista da altre leggi regionali come per esempio quelle della Toscana e del Lazio. Sostegno ai soggetti promotori che attivano un numero consistente di stage ogni anno, come per esempio gli uffici stage delle università. Questi uffici sono spesso sottostaffati e gli addetti si trovano a dover attivare annualmente anche centinaia di stage ciascuno, con ovvie ricadute negative sulla possibilità - anche solo temporale - di poter vigilare sulla qualità del progetto formativo individuale e sul corretto svolgimento degli stage. La Repubblica degli Stagisti suggerisce pertanto che la Regione Lombardia valuti la possibilità di sostenere tali uffici stage anche e sopratutto con finanziamenti che permettano di avere personale in più deputato all'attivazione di stage di qualità e al loro monitoraggio.Tirocini curriculari. La Repubblica degli Stagisti nutre qualche dubbio circa l'opportunità che la Regione normi anche i curriculari, intravedendo profili di possibile conflitto se lo Stato - come a parti inverse hanno fatto le Regioni negli anni scorsi chiedendo l'intervento dirimente della Corte costituzionale - volesse rivendicare la competenza esclusiva in materia di tirocini curriculari. O anche se solo, più semplicemente (e come si auspica), il ministero dell'Istruzione intervenisse per colmare l'attuale vacatio legis sui curriculari, emettendo una normativa valida a livello nazionale, che evidentemente entrerebbe in conflitto con quella prevista da Regione Lombardia. Ma qui il direttore Bocchieri ha assicurato che la regolamentazione che Regione Lombardia ha deciso di predisporre per i curriculari sarà "cedevole", cesserà di avere valore qualora subentrasse una norma nazionale sul tema.  A questo punto dunque la Repubblica degli Stagisti desidera fornire le sue indicazioni rispetto alla regolamentazione dei tirocini curriculari, chiedendo alla Regione Lombardia di ritirare tutta la lunga serie di "deroghe" che priverebbero di fatto i tirocinanti curriculari di ogni tipo di tutela e garanzia. In particolare nella bozza è previsto che:- non si applichi il vincolo per il soggetto ospitante di poter realizzare con il medesimo tirocinante un solo tirocinio; la RdS chiede che invece sia ripristinato - non si applichino i vincoli numerici parametrati alle risorse umane presenti nelle unità operative di svolgimento. Questo è punto è particolarmente grave perché permetterebbe a un'azienda di avere un numero potenzialmente infinito di stagisti curriculari. La Repubblica degli Stagisti qui che venga stabilito un massimo di stagisti curriculari, per esempio in proporzione pari al massimo di stagisti extracurriculari- non si applichi il vincolo di non aver effettuato licenziamenti nei 12 mesi precedenti l’attivazione del tirocinio, o di avere in corso procedure di CIG per mansioni equivalenti a quelle del tirocinio. Anche qui la RdS chiede che il vincolo sia ripristinato. Un'azienda che sta effettuando riduzione di personale ha ben altri problemi da affrontare, che non investire il proprio tempo per la formazione dei giovani.- nel progetto formativo non serva che vi sia la specificazione della figura professionale di riferimento e non sia previsto rilascio di attestazione specifica della formazione ricevuta o registrazione sul Libretto formativo. La Repubblica degli Stagisti si chiede perché gli stagisti curriculari non dovrebbero avere specificata la figura professionale di riferimento e sopratutto perché non dovrebbero avere diritto a vedere registrata sul proprio Libretto formativo l'attestazione della formazione ricevuta, e dunque anche qui chiede che queste deroghe siano soppresse.- non sia previsto importo minimo di indennità di partecipazione. La RdS chiede invece che anche per i tirocini curriculari venga prevista una indennità minima obbligatoria, e suggerisce che essa sia fissata dimezzando l'importo minimo previsto per i tirocini extracurriculari. Dunque almeno 200 euro al mese, che possono scendere a 150 in caso il soggetto ospitante eroghi anche buoni pasto o dia la possibilità allo stagista di accedere gratuitamente alla mensa aziendale. L'obbligo di erogare tale indennità dovrebbe venire meno solamente in due casi: il primo, che lo stage curriculare fosse realmente brevissimo, di durata inferiore a 250 ore (circa un mese e mezzo); il secondo, che lo stagista fosse giovanissimo (minorenne o comunque iscritto a un istituto di istruzione secondaria).Monitoraggio. A questo proposito il testo prevede, in maniera piuttosto scarna, che la Regione promuova «un monitoraggio sistematico dei tirocini e degli eventuali inserimenti lavorativi post tirocinio, anche attraverso l’analisi delle comunicazioni obbligatorie» sulla base del quale redigere «un rapporto annuale, pubblicato sul sito Web della Direzione Generale competente». Qui la Repubblica degli Stagisti propone invece di istituire un sistema ben più innovativo e incisivo: un database regionale che raccolga tutte le informazioni relative all'attivazione di ogni stage. Il database dovrebbe coordinare il lavoro di uffici stage universitari, centri per l'impiego, scuole di formazione post diploma e post laurea, e tutti gli altri soggetti che fungono da enti promotori. Dovrebbe essere condiviso con camere di commercio, associazioni datoriali, Inps, Inail e Direzioni territoriali del lavoro per permettere di monitorare in maniera costante il rispetto della normativa (es. il numero di stagisti ospitabili contemporaneamente, correlato al numero di dipendenti di una data realtà). Il database, prevedendo campi specifici su data di inizio e di fine dello stage, data di inizio e di fine dell'eventuale proroga, entità del rimborso spese se presente e/o di altri benefit a favore dello stagista, e - cosa importantissima - esito dello stage, potrebbe anche fungere da osservatorio di fatto dell'universo stage regionale, diventando così lo strumento principale dell'azione di coordinamento e controllo dell'utilizzo dei tirocini. Con gli attuali strumenti informatici, la creazione del database comporterebbe per la Regione una spesa certamente contenuta, permettendo però risultati finora impensabili.Queste le proposte che con la Repubblica degli Stagisti vogliamo lanciare al tavolo della Regione Lombardia: perché gli stage siano davvero un momento utile ai giovani, e venga scongiurato qualsiasi pericolo di abuso, e un momento utile alle aziende per avvicinare le nuove leve e scegliere magari nuovi talenti da inserire.Eleonora Voltolina[grazie a Simone Bergonzi per la foto]Per saperne di più su questo argomento:- Tirocini, la Regione Lombardia scopre le carte: normiamo anche i curriculariE anche:- Lombardia / C'è attesa per il 25 luglio: che norme introdurrà la giunta Maroni?- Friuli / L'assessore promette: «Indennità di 500 euro e regolamento entro fine luglio»- In Abruzzo la nuova legge sugli stage «c’è già e funziona bene», il vicino Molise insegue- Trento e Bolzano / Niente stage dopo un anno dalla fine degli studi: «Altrimenti si fa concorrenza ai veri contratti»- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»E leggi anche:- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Sardegna / Per la nuova legge regionale spunta la sottocommissione di esperti- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassa- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio- Umbria / Luglio si avvicina e non c'è ancora una bozza- Liguria / Tirocini, al via gli incentivi alle imprese: ma la nuova legge e l'indennità obbligatoria?

Tirocini, la Regione Lombardia scopre le carte: normiamo anche i curriculari

Ieri l'assessorato al Lavoro della Regione Lombardia ha presentato in anteprima la sua bozza di normativa regionale sugli stage nel corso di un evento pubblico, promosso dai gruppi consiliari del Partito democratico e del Patto civico per Ambrosoli presidente insieme alla Repubblica degli Stagisti. A illustrare le nuove disposizioni in corso di elaborazione e di trattativa con le parti sociali è stato Gianni Bocchieri, direttore generale della Direzione Istruzione, formazione e lavoro, in sostituzione dell'assessore Valentina Aprea impegnata in giunta. La tabella di marcia è serrata, anche per il ritardo accumulato rispetto alla deadline che la conferenza stato - regioni aveva posto a gennaio, che scadeva giusto ieri [il 24 luglio ndr]. Il testo, consegnato dalla Regione ai rappresentanti delle parti sociali con la richiesta di far pervenire eventuali richieste di modifiche o integrazioni, verrà esaminato lunedì dal l'assemblea di giunta, con l'obiettivo di essere votato entro venerdì 2 agosto. La prima sorpresa del testo è che esso va a normare anche i tirocini curriculari: una circostanza imprevista e unica nel panorama nazionale, dato che le Regioni hanno ottenuto conferma di competenza lo scorso dicembre dalla Corte costituzionale - ma solo per gli extracurriculari. Le linee guida infatti si ripropongono di normare solo gli extracurriculari: «Abbiamo fatto verifiche di dottrina e non riteniamo di essere in difetto rispetto all'attribuzione delle competenze» chiarisce Bocchieri: «Qualora intervenisse una disciplina nazionale, la nostra disciplina sarebbe ovviamente cedevole, lascerebbe il passo a quella statale».L'obiettivo complessivo, spiega il direttore generale, è duplice: «Favorire i tirocini che sono esperienza importante se fatti in modo fisiologico e dare al sistema produttivo certezze dal punto di vista dell'utilizzo di questo strumento formativo». Le scelte dell'assessorato si sono basate su alcuni dati numerici: secondo la Regione, sui 35mila tirocini extracurriculari attivati nel 2012 - di cui 24mila hanno riguardato persone con titolo di studio secondario e l'83% è stato svolto in realtà del settore commercio e servizi, nella metà dei casi da parte di giovani tra i 22 e i 28 anni, per una durata media che per oltre un terzo dei percorsi formativi si è attestata tra i 3 e i 6 mesi - oltre 14mila si sono trasformati in un lavoro, vale a dire il 41% del totale: nel 68% dei casi secondo le statistiche della Regione il contratto viene offerto al tirocinante dalla medesima azienda dove ha appena effettuato il percorso formativo, mentre nel restante 32% il lavoro arriva da un'altra parte, ma come diretta conseguenza delle competenze acquisite durante lo stage. «Riteniamo dunque che i tirocini possano essere una importante esperienza di contatto tra giovani e mondo del lavoro, se regolamentati per evitare derive patologiche. La regolamentazione deve dunque incentivare l'utilizzo di questo strumento». L'azione dell'assessorato si è poi ispirata ad alcuni punti fermi: «Quello che noi consideriamo un provvedimento spartiacque, e cioè l'articolo 11 del decreto legge 138 dell'agosto 2011, che poi è stato ritenuto incostituzionale ma che ha comunque stabilito alcuni importanti punti fermi rispetto alla regolamentazione dei tirocini. E poi naturalmente l'accordo dello scorso gennaio, in Conferenza unificata, che chiedeva recepimento entro ieri. Rispetto a questo accordo noi abbiamo operato alcune deroghe che sono al vaglio della contrattazione con le parti sociali». Tra cui appunto la decisione di normare anche i tirocini curriculari, ma non solo. Ad elencarli lo stesso Bocchieri: «Abbiamo ritenuto opportuno e utile, proprio su istanza delle parti sociali, inserire gli stage curriculari e quelli estivi, non solo gli extra curriculari. Quindi anche essi trovano sistemazione nella regolamentazione predisposta da Regione Lombardia». Per quanto riguarda l'indennità, prevista «una doppia possibilità: 300 euro mensili minimi se con buoni pasto o presenza di servizio mensa, oppure 400 euro». E qui Bocchieri, incalzato dal consigliere regionale del Pd Jacopo Scandella (primo firmatario proprio di una mozione sul recepimento delle linee guida, respinta dalla Giunta giusto poche settimane fa) spiega: «Il confronto con parti sociali ha anche incluso uno sguardo comparato con quel che stava succedendo nelle altre regioni, abbiamo avuto un confronto diretto con l'Emilia Romagna e siamo in contatto continuo con la Toscana. Ci tengo a ribadire il presupposto di partenza che sta alla base della definizione della nostra proposta: se ben utilizzato il tirocinio è un buon modo di incontro tra giovani e imprese e quindi va incentivato, non soffocato da un apparato che lo affossi, e allo stesso modo non va gravato dal punto di vista economico». In effetti entrambe le Regioni citate nelle loro leggi hanno previsto una indennità minima più alta: almeno 450 euro al mese per l'Emilia, addirittura 500 per la Toscana. Regioni "rosse", certo, ma lo sguardo critico di Bocchieri non risparmia neanche i provvedimenti adottati da una Regione leghista, il Piemonte, che ha previsto un minimo di 300 euro al mese di indennità per gli stage part-time, che sale a 600 euro al mese per quelli full-time: «La normativa piemontese non ci convince: non vogliamo correlare l'indennità a nessun orario perché non vogliamo prevedere un "orario di lavoro" per i tirocini. Dunque di tirocini part-time o full-time non vogliamo proprio sentire parlare».Ma il punto in cui la bozza di nuova normativa lombarda si discosta di più dalle linee guida sta nella proporzione numerica tra stagisti e dipendenti: «Abbiamo proposto un calcolo della proporzione che inclusa non solo i contratti a tempo indeterminato ma anche le collaborazioni coordinate e continuative di durata di almeno 12 mesi; devo dire non abbiamo ancora chiuso, per la presenza di orientamenti diversi nelle parti sociali». Addirittura, per i tirocini curriculari il limite massimo di proporzione non ci sarà proprio. Bocchieri resiste così alle critiche avanzate su questo punto dalla Repubblica degli Stagisti, con la prospettiva poco edificante di aziende che a quel punto si riempiranno di tirocinanti curriculari: «Il nostro approccio è di promuovere l'uso del tirocinio, non di disincentivarne l'utilizzo. Non arretrerei sulla disposizione di non aver previsto nessun limite alla proporzione dei curriculari in azienda: se anche 50 ragazzi facessero un tirocinio di orientamento in un'impresa con soli 10 dipendenti, io sarei contento. Vogliamo tendere a promuovere un patto di corresponsabilità con il soggetto promotore, per la corretta promozione dei tirocini curriculari».Vi saranno poi «attività di monitoraggio che possano consentirci analisi migliori rispetto a quelle che abbiamo presentato oggi. E abbiamo previsto che sulla base dei dati di monitoraggio la Regione si riserva il diritto di effettuare controlli presso i promotori». Dunque l'occhio di Palazzo Lombardia vigilerà non sui soggetti ospitanti, le aziende e gli enti che ospitano gli stagisti e che nei casi peggiori li sfruttano, bensì su quelli promotori, cioè gli uffici che attivano i tirocini: «Ci tengo a sottolineare questo passaggio, discusso e discutibile, relativo al potere della Regione di tipo sanzionatorio, sopratutto sul soggetto ospitante» ha spiegato Bocchieri: «Noi abbiamo centrato il nostro potere di vigilanza e dunque anche di sanzione sul soggetto promotore, e abbiamo su di essi anche delle leve e delle possibilità di persuasione. Dunque lasciamo il controllo dei soggetti ospitanti alla magistratura, e ci concentriamo su quelli promotori attivando prima azioni persuasive piuttosto che sanzionatorie. Sempre stando attenti a non permettere una degenerazione dell'uso dei tirocini». Alcune Regioni, come Lazio e Toscana, hanno invece previsto sanzioni specifiche per i soggetti ospitanti, come per esempio la sospensione per un tot di mesi della possibilità di accogliere stagisti: «Noi abbiamo cercato di disciplinare la materia consapevoli delle nostre prerogative: pensiamo che le normative laziale e toscana siano facilmente impugnabili rispetto alle sanzioni agli enti ospitanti» ribatte Bocchieri.Concludendo comunque con una apertura a suggerimenti dall'esterno: «Abbiamo fornito il testo alle parti sociali e non solo a loro, chiedendo commenti e modifiche fino al l'assemblea di giunta che ci attende al massimo entro lunedì mattina, dunque colgo l'occasione per invitare tutti i soggetti interessati a fare una lettura e farci sapere. Meglio una lettura in più che una in meno». Una proposta che la Repubblica degli Stagisti ha immediatamente voluto cogliere, mettendo in fila le sue proposte e richieste in questo articolo.Tra gli interventi del pubblico, una richiesta significativa da parte delle scuole di moda: «Delle undici scuole di eccellenza italiane, otto sono a Milano: contano migliaia di studenti, di cui il 60% stranieri. Le scuole sono gli uffici placement di questi ragazzi, che portano il loro talento e il valore della diversità» spiega Roberto Portinari della Piattaforma sistema formativo moda. E proprio gli stranieri vanno incontro a difficoltà nel momento in cui devono attivare stage post-diploma:  «Vengono con il permesso di soggiorno, ma una volta che finiscono gli studi scade anche il permesso, e allora sono costretti a tornare al loro paese e avviare una serie di procedure conplesse. Col risultato che spesso non ottengono il permesso di venire, perché lo stage non prevede rimborso». E su tutt'altro fronte un appello di Roberto Codazzi del Consorzio sociale Cs&l, che si occupa di attivazione di tirocini a favore di disabili, svantaggiati, disoccupati di lunga durata: più trasparenza e possibilità per i soggetti promotori di controllare prima di attivare un tirocinio il numero di tirocini in quel momento attivi in quella realtà, per non andare "alla cieca" ed evitare di mandare uno stagista in un posto dove ce ne sono già troppi. Una richiesta che va nel senso del «database degli stage» che da oltre tre anni la Repubblica degli Stagisti perora per un'operazione glasnost sugli stage, e che anche Umberto Ambrosoli, "padrone di casa" dell'evento, ha considerato importante.Dal punto di vista concreto, il percorso attuato dall'assessorato si è svolto all'interno di una sottocommissione in cui è stato avviato un confronto con le parti sociali: quattro appuntamenti, poi la consegna mercoledì 24 del testo alle parti sociali, e un quinto appuntamento ieri pomeriggio per raccogliere le considerazioni e le richieste di modifica: «Vogliamo portare in giunta il provvedimento entro il 2 agosto» promette Bocchieri.Eleonora Voltolina[grazie a Simone Bergonzi per le foto]Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Regole per gli stage in Lombardia, le proposte della Repubblica degli Stagisti alla RegioneE anche:- Lombardia / C'è attesa per il 25 luglio: che norme introdurrà la giunta Maroni?- Friuli / L'assessore promette: «Indennità di 500 euro e regolamento entro fine luglio»- In Abruzzo la nuova legge sugli stage «c’è già e funziona bene», il vicino Molise insegue- Trento e Bolzano / Niente stage dopo un anno dalla fine degli studi: «Altrimenti si fa concorrenza ai veri contratti»- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»E leggi anche:- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Sardegna / Per la nuova legge regionale spunta la sottocommissione di esperti- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassa- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio- Umbria / Luglio si avvicina e non c'è ancora una bozza- Liguria / Tirocini, al via gli incentivi alle imprese: ma la nuova legge e l'indennità obbligatoria?

Tirocini: la bozza di legge della Calabria, la scorciatoia della Basilicata

La Repubblica degli Stagisti torna dentro i palazzi della Regione Calabria, e questa volta lo fa per esaminare il testo della nuova normativa sui tirocini extracurriculari che dovrebbe diventare presto legge e disciplinare - anche nel senso letterale di mettere disciplina, si spera - una materia che nella punta dello Stivale è stata considerata a lungo il regno del caos e dell'anarchia, come dimostra l'annosa vicenda dei “superstage” negli enti pubblici. La nuova normativa deve recepire le indicazioni contenute nelle linee guida nazionali concordate a gennaio in sede Conferenza Stato-Regione e dovrebbe – il condizionale è d'obbligo - essere approvata entro il 24 luglio, cioè tra pochissimi giorni. A che punto siamo? Lo spiega alla Repubblica degli Stagisti l'assessore al Lavoro e alla Formazione professionale Nazzareno Salerno [nella foto a destra] in una relazione scritta: «È stata depositata presso la Segreteria dell’Assemblea del Consiglio regionale il 12 febbraio 2013 una proposta di legge, n. 430/9^, che è stata assegnata in discussione il giorno successivo alla III Commissione per l’esame di merito e alla II Commissione  per il parere. L’Assessorato tenuto conto delle autonome decisioni del Consiglio regionale ha intenzione di proporre, entro il 24 luglio 2013, una delibera di Giunta che tenga conto della proposta di legge in discussione da emendare  dando attuazione a quanto stabilito dalla riforma del mercato del lavoro». Il testo della proposta di legge in discussione è disponibile sul sito del Consiglio regionale. La Repubblica degli Stagisti è riuscita a vedere anche gli emendamenti proposti finora dall'assessore. Il suo addetto stampa precisa però che non sono definitivi, perché si sta ancora lavorando per perfezionare il testo. Ad ogni modo, analizzando la proposta di legge in discussione e gli emendamenti proposti sino ad oggi è possibile farsi un'idea della nuova normativa in arrivo. Il primo emendamento significativo è stato proposto per l'articolo 5, che riguarda la tanto dibattuta proporzione tra stagisti e dipendenti. La proposta di legge all'esame del Consiglio stabilisce che «le unità operative fino a cinque dipendenti a tempo indeterminato» possono ospitare un tirocinante. L'intervento dell'assessore va a disambiguare quel «fino a cinque dipendenti» in senso favorevole alle aziende: possono ospitare un tirocinante «le unità operative da zero fino a cinque dipendenti a tempo indeterminato». Dunque sarà possibile attivare uno stage anche alle aziende composte dal solo titolare e prive di personale assunto. Sempre nell'articolo 5, un'ulteriore modifica voluta dall'assessore riguarda, al comma 9, la “tutorship”. La legge calabrese specifica meglio le mansioni delle due figure, il «referente del soggetto promotore» e il «tutor del soggetto ospitante». Il primo collabora alla stesura del progetto formativo, coordina l'organizzazione e il percorso di tirocinio, monitora l'andamento del tirocinio e concorre a stendere l'attestazione finale. Il secondo è responsabile dell'inserimento e dell'affiancamento dello stagista sul luogo di lavoro, deve «possedere esperienze e competenze professionali adeguate per garantire il raggiungimento degli obiettivi del tirocinio e può accompagnare fino ad un massimo di tre tirocinanti contemporaneamente». L'articolo 6 stabilisce la durata degli stage e recepisce esattamente le indicazioni contenute nella linee guida, che prevedono una durata massima di 6 mesi per i tirocini formativi e di orientamento e di 12 mesi per quelli di inserimento/reinserimento. Alla fine il tirocinante riceverà «un attestato di competenza ed acquisita professionalità», ma solo, così precisa un emendamento dell'assessore, «se avrà partecipato almeno al 70% della durata prevista dal progetto formativo».Ed ecco l'articolo 7, quello che riguarda il compenso ai tirocinanti: la proposta di legge parla di un’indennità di partecipazione non inferiore a 400 euro lordi mensili, ma l'assessore intende intervenire su questo punto abbassandola a 300 e non ha fornito spiegazioni a riguardo. Precisato al comma 3 che l'obbligo di indennità vale anche per gli enti pubblici e che quindi «le convenzioni di tirocinio potranno essere attivate solo ove la relativa spesa possa essere coperta mediante risorse contenute in appositi capitoli del bilancio e nei limiti della spesa consentita per finalità formative», al comma 5 arriva un punto ambiguo: «la Regione, nell'ambito della programmazione operativa regionale con il Fondo Sociale Europeo, individua con esattezza le misure o gli obiettivi nelle quali prevedere le risorse finalizzate alla copertura totale o parziale dell'importo forfetario, a titolo di rimborso spese corrisposto al tirocinante». Non è chiaro però se in questo comma ci si riferisca solo agli stage negli enti pubblici, per i quali avrebbe senso individuare delle possibili fonti di risorse da utilizzare, o se la Regione intenda coprire anche le indennità percepite dai tirocinanti nelle imprese private, sgravando di fatto di questo “peso” i datori di lavoro.Questo dubbio porta dritti a un altro punto poco chiaro nel testo della proposta di legge: l'articolo 11 (Norma finanziaria), che recita: «Agli oneri derivanti dall'attuazione della suddetta legge, quantificati per l'esercizio finanziario 2013 in euro 100.000, si provvederà per l'anno in corso con la disponibilità esistente all'UPB 8.1.01.01, inerente a “Fondo occorrente per far fronte agli oneri derivanti da provvedimenti legislativi che si perfezionano dopo l'approvazione del bilancio” dello stato di previsione della spesa del bilancio 2013 che viene ridotta del medesimo importo». Ma quali sarebbero questi oneri? Quelli derivanti dalla necessità di indennizzare gli stagisti degli enti pubblici? Il testo non afferma che in tal caso i tirocini potranno essere attivati solo ove la relativa spesa possa essere coperta nei limiti della spesa consentita per finalità formative? E come mai sono previsti dei costi per la Regione se le linee guida affermano esplicitamente che dal recepimento delle indicazioni «non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica»?Lasciando (con quache dubbio) la Calabria e salendo a Potenza, si scopre che la giunta della Basilicata ha optato per una soluzione particolare e un po' “furbetta” per riuscire a legiferare entro la scadenza del 24 luglio: con la Dgr 747/2013 del 27 giugno 2013, pubblicata sul B.U.R. n. 24 del 16 luglio 2013, la Regione ha deliberato di recepire il testo delle linee guida, così come è uscito dalla Conferenza Stato-Regioni, e lo ha reso immediatamente operativo sul proprio territorio. Dunque da qualche giorno chi voglia svolgere uno stage extracurriculare sul territorio lucano dovrebbe percepire un'indennità minima di 300 euro, della durata massima di sei mesi per i tirocini di inserimento/reinserimento e di 12 mesi per quelli formativi e di orientamento, e dovrebbe godere di tutte le tutele indicate nelle linee guida. La Basilicata dunque si è limitata a recepire le linee guida così come sono, senza approntare una normativa regionale ad hoc, senza tentare di introdurre aspetti migliorativi, e soprattutto senza neppure aprire un confronto con le parti sociali. La Repubblica degli Stagisti ha cercato di contattare l'assessore al Lavoro Maurizio Marcello Pittella ma la richiesta di intervista è rimasta senza risposta. Pittella ricopre l'incarico da pochi mesi, in seguito all'arresto, avvenuto a fine aprile, dell'allora assessore in carica Vincenzo Viti nell'ambito di un'inchiesta sull'uso illecito dei rimborsi concessi dalla Regione. In mancanza di risposte dall'assessorato, la Repubblica degli Stagisti si è rivolta allora all'Ufficio lavoro e territorio del Dipartimento attività produttive della Regione, che ha spiegato così la scelta:  «Per rispettare i tempi indicati in sede Conferenza Stato-Regioni, la giunta ha optato per questa soluzione: recepire le linee guida in toto, senza apportare alcuna modifica, e riservarsi di modificare il testo in seguito, dopo aver monitorato e analizzato i risultati raggiunti con la nuova normativa». Si tratta di una scelta che salva la forma (la Dgr è già in vigore, quindi la Basilicata formalmente ha rispettato la scadenza del 24 luglio) ma che altera un po' la sostanza dell'accordo raggiunto a gennaio. Le linee guida infatti intendevano fornire una cornice nazionale che fissasse degli standard minimi per garantire la qualità dei tirocini extracurriculari, ma invitavano le Regioni, che hanno competenza esclusiva in materia, a elaborare ciascuna una propria legge adeguata alle necessità e alle particolarità del territorio, frutto di un confronto costruttivo con le parti sociali. Ma negli uffici dell'assessorato di Potenza, come è evidente, in questi mesi hanno avuto ben altre questioni a cui pensare.Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Sardegna / Per la nuova legge regionale spunta la sottocommissione di esperti- Lombardia / C'è attesa per il 25 luglio: che norme introdurrà la giunta Maroni?- Friuli / L'assessore promette: «Indennità di 500 euro e regolamento entro fine luglio»- In Abruzzo la nuova legge sugli stage «c’è già e funziona bene», il vicino Molise insegue- Trento e Bolzano / Niente stage dopo un anno dalla fine degli studi: «Altrimenti si fa concorrenza ai veri contratti»- Liguria / Tirocini, al via gli incentivi alle imprese: ma la nuova legge e l'indennità obbligatoria?- Umbria / Luglio si avvicina e non c'è ancora una bozza- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso» E leggi anche: - Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassa- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio»  

Tirocini, per la nuova legge in Sardegna spunta la sottocommissione di esperti

Mancano dieci giorni esatti alla scadenza del 24 luglio entro cui tutte le Regioni italiane dovrebbero recepire con una propria normativa le indicazioni contenute nelle linee guida nazionali sui tirocini extracurriculari. A poco più di una settimana dal termine, a che punto è la Regione Sardegna? Mariano Ignazio Contu, assessore al Lavoro e alla formazione professionale dal   14 marzo 2013, non ha mai risposto alla richiesta di intervista che la Repubblica degli Stagisti ha inviato a lui e alla sua segreteria più di un mese fa. Lucia Andria, addetto stampa dell'assessorato, ha però spiegato brevemente lo stato dell'arte: «Il 17 giugno si è riunita la Commissione regionale servizi e politiche del lavoro, organo permanente di concertazione e consultazione delle parti sociali, composta dall'assessore regionale del lavoro, dagli 8 assessori provinciali del lavoro, dai rappresentanti sindacali Cgil, Cisl Uil e Ugl, dai rappresentanti delle associazioni datoriali, del mondo della scuola e delle università, e dalla consigliera di parità. Poiché la materia è complessa e molto specifica, la Commissione ha delegato una sottocommissione tecnica che ha il compito di preparare una proposta che sarà la base per la nuova normativa regionale. La sottocommissione ha iniziato i lavori, ma non siamo ancora in grado di dire nulla sul rispetto della scadenza indicata dalla linee guida». Marinora Di Biase, segretaria regionale della Cgil conferma le informazioni date dall'addetto stampa ma è decisamente meno cauta sulla possibilità che la legge sia pronta nei tempi giusti: «È davvero difficile, per non dire impossibile, che la deliberazione di giunta sui tirocini sia approvata entro il 24 luglio. La sottocommissione tecnica, composta da 8 funzionari provinciali, dall'agenzia regionale del lavoro, dai funzionari dell'assessorato del lavoro e da un rappresentante per le parti sociali e datoriali, si è riunita una sola volta finora; quando avrà preparato una proposta di testo la dovrà portare all'esame della Commissione regionale servizi e politiche del lavoro. Sono già emerse posizioni molto diverse tra le varie parti sociali, quindi credo che questo passaggio in Commissione porterà via il suo tempo per consentire un adeguato confronto. A quel punto la palla passerà alla giunta, che adotterà una Dgr che dovrà essere poi ratificata dal Consiglio. Realisticamente, non credo plausibile che tutto ciò si possa concludere entro il 24». Sul testo che sta prendendo forma al tavolo tecnico c'è per ora il massimo riserbo da parte della Regione: «Non è ancora possibile dire nulla sulla disciplina di dettaglio, perché la sottocommissione sta ancora discutendo su come recepire le indicazioni contenute nelle linee guida», spiega Lucia Andria.  Non resta che chiedere qualche indiscrezione al sindacato. La Cgil fa sapere che è ancora presto per capire quali indirizzi prenderà la sottocommissione per stendere la bozza di testo. Sostiene anche di non saper prevedere se le indicazioni contenute nelle linee guida saranno accolte pienamente o se si preferirà inserire delle deroghe su qualche punto per venire incontro alle specifiche esigenze della realtà sarda. Per quanto riguarda l'indennità di partecipazione per gli stagisti, annuncia che è plausibile aspettarsi una cifra compresa tra 300 e 500 euro.Ad oggi, la Sardegna non si è data alcuna normativa regionale che disciplini la materia, a differenza di altre Regioni che avevano legiferato già prima dell'arrivo della linee guida nazionali - e cioè Toscana, Abruzzo, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto, Provincia Autonoma di Trento e Piemonte. Eppure il fenomeno stage è tutt'altro che irrilevante sull'isola. In base ai dati Unioncamere-Excelsior, nel 2011 in Sardegna sono stati attivati 5.240 stage solo nelle imprese private. Secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, a questi bisogna aggiungere circa 3mila tirocini presso gli enti pubblici e almeno mille nella associazioni non profit, per un totale di più di 9mila stage complessivi. Sempre secondo i dati Unioncamere-Excelsior, la percentuale di laureati/laureandi è del 39,2%, molto più alta della media nazionale (31,9%), e lo stage sfocia in un contratto solo nel 9,7% dei casi.  Nonostante le scarse opportunità di inserimento, i giovani sardi restano molto interessati alle opportunità di tirocinio. Lo dimostra quanto accaduto il 15 gennaio, quando l’Agenzia regionale per il Lavoro è stata sommersa di richieste per i tirocini formativi con voucher 2013 e ha dovuto chiudere anticipatamente il click day sul portale Sardegnatirocini.it. Sul piatto c'erano 1.500 stage semestrali con voucher da 500 euro mensili messi a disposizione dal Por del Fondo Sociale europeo 2007-2013 della Regione Autonoma della Sardegna.L'iniziativa era già stata promossa l'anno scorso con modalità analoghe e anche allora le richieste erano state numerosissime. Nel 2012 erano stati 3.500 i tirocini di formazione e orientamento attivati dall'Agenzia regionale per il lavoro grazie a un investimento di 10 milioni di euro. Tuttavia la Repubblica degli Stagisti aveva già segnalato inquietanti "anomalie", che si sono ripresentate anche nell'ultimo bando: anche nel 2013, infatti, le figure più richieste sulla "vetrina domanda e offerta" risultavano essere baristi, camerieri, commessi, e persino braccianti agricoli e addetti alle pulizie. Una caffetteria, per esempio, cercava un «aiuto banconiere» per «allestire e/o sistemare il banco frigo o le vetrine; avviare i macchinari (lavastoviglie, macchina da caffè); prendere le ordinazioni; preparare e pulire il bancone; accogliere i clienti; vendere al pubblico i prodotti; esporre cibi», mentre un negozio offriva un tirocinio formativo a un «commesso/a per spostamenti, consegne, montaggio bombole gas». Leggendo gli annunci delle aziende che attraverso il portale www.sardegnatirocini.it cercano stagisti ci si accorge cioè che nella maggior parte dei casi i tirocinanti andrebbero a svolgere mansioni di basso e bassissimo profilo, che richiederebbero in realtà una fase di formazione molto rapida e potrebbero essere più correttamente formalizzati attraverso contratti di apprendistato. Si tratta di un impiego delle strumento tirocinio in netto contrasto con quanto stabilito dalle linee guida concordate in sede Conferenza Stato-Regioni, che affermano: «al fine di qualificare l'istituto e di limitarne gli abusi, si concorda sui seguenti principi: a) il tirocinio non può essere utilizzato per tipologie di attività lavorative per le quali non sia necessario un periodo formativo; b) i tirocinanti non possono sostituire i lavoratori con contratti a termine nei periodi di picco delle attività e non possono essere utilizzati per sostituire il personale del soggetto ospitante nei periodi di malattia, maternità o ferie né per ricoprire ruoli necessari all'organizzazione dello stesso». Non resta che attendere il testo della nuova normativa sarda che, se recepirà in toto le indicazioni contenute nelle linee guida, si troverebbe di fatto a rendere illegali gli stage che la Regione stessa ha promosso fino a pochi mesi fa.Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Lombardia / C'è attesa per il 25 luglio: che norme introdurrà la giunta Maroni?- Friuli / L'assessore promette: «Indennità di 500 euro e regolamento entro fine luglio»- In Abruzzo la nuova legge sugli stage «c’è già e funziona bene», il vicino Molise insegue- Trento e Bolzano / Niente stage dopo un anno dalla fine degli studi: «Altrimenti si fa concorrenza ai veri contratti»- Liguria / Tirocini, al via gli incentivi alle imprese: ma la nuova legge e l'indennità obbligatoria?- Umbria / Luglio si avvicina e non c'è ancora una bozza- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassa- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio» E leggi anche:- Un censimento degli stagisti e dei praticanti negli enti pibblici: appello al ministro D'Alia- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza

Friuli, l'assessore promette: «Indennità di 500 euro e regolamento entro fine luglio»

La giunta guidata da Debora Serracchiani si è insediata nella sede regionale di Piazza Unità d'Italia a Trieste da appena due mesi, ma il neoassessore al Lavoro Loredana Panariti ha già le idee piuttosto chiare riguardo alla nuova normativa sui tirocini extracurriculari e ha ben presente l'incombente scadenza del 24 luglio entro cui tutte le Regioni italiane dovrebbero recepire le indicazioni contenute nelle linee guida emanate a gennaio: «Il Friuli Venezia Giulia è a buon punto. Entro il termine del 24 luglio sarà adottato il provvedimento, che è un regolamento previsto dalla legge regionale 9 agosto 2005 n. 18 (Norme regionali per l’occupazione, la tutela e la qualità del lavoro). Potrebbe esserci qualche giorno di ritardo solo nel caso subentrasse qualche difficoltà in sede di organismi consultivi.
 Abbiamo già in mano una bozza di testo e, non trattandosi di una legge ma di un regolamento, l’iter di approvazione è piuttosto snello: prevede il passaggio in Comitato interistituzionale e Commissione regionale del lavoro».Quali sono le principali novità in arrivo per i circa 4.500 giovani che, secondo i dati riferiti dall'assessore, svolgono ogni anno un tirocinio extracurriculare in Friuli Venezia Giulia? «È stato previsto un limite minimo di durata dello stage di 2 mesi e massimo di 6 mesi, per tutte le tipologie di tirocinio, con esclusione dei soggetti disabili. L’indennità minima è stata fissata in 500 euro e nel regolamento sarà previsto l’eventuale adeguamento nel tempo dell’indennità, attraverso decreto del Direttore competente». Ovvero: il compenso minimo potrà essere rivisto anno dopo anno perché possa crescere all'aumentare dell'inflazione. «Sono stati individuati anche i soggetti promotori: Centri per l’impiego, Università, Enti di formazione, Servizi di integrazione lavorativa, cooperative sociali», spiega Panariti.C'è un punto contenuto nelle linee guida, che peraltro non faceva che confermare la norma già in vigore sin dal decreto interministeriale 25 marzo 1998, n. 142, che sta sucitando qualche ribellione da parte di alcune Regioni: la questione della proporzione tra stagisti e organico aziendale. Si legge infatti nel documento della Conferenza Stato-Regioni: «Possono ospitare tirocinanti nei limiti di seguito indicati: a) le unità operative con non più di cinque dipendenti a tempo indeterminato: un tirocinante; b) le unità operative con un numero di dipendenti a tempo indeterminato compreso tra sei e venti: non più di due tirocinanti contemporaneamente; c) le unità operative con ventuno o più dipendenti a tempo indeterminato: tirocinanti in misura non superiore al 10% dei suddetti dipendenti contemporaneamente, con arrotondamento all'unità superiore». Ma la Sicilia, con la legge 9/2013, ha raddoppiato il numero massimo di stagisti “ospitabili” contemporaneamente e ha peraltro equiparato i dipendenti a termine con quelli a tempo indeterminato. La bozza di testo predisposta della giunta campana vede addirittura triplicato il tetto massimo del numero di tirocinanti in proporzione al numero di dipendenti. Entrambe le Regioni stanno includendo provvedimenti che si discostano in maniera significativa dalle linee guida concordate a gennaio. Andando a snaturare, su determinati punti, la ratio stessa delle indicazioni, e certamente non a favore dei più deboli. Come si sta muovendo su questo punto il Friuli? «Il nostro testo segue le indicazioni date dalle linee guida ma prevede una deroga per i datori di lavoro iscritti all’albo delle imprese artigiane». Ciò significa che le imprese artigiane, anche se sono costituite dal solo titolare e non hanno dipendenti, potranno comunque ospitare uno stagista: la deroga è stata pensata per favorire la riscoperta dei mestieri manuali da parte dei giovani e favorire il passaggio di un know-how artigianale che rischia di perdersi. Nessuna specifica sanzione in arrivo in Friuli per chi violasse le nuove regole, a differenza di quanto previsto da altre Regioni, come il Piemonte: «Le sanzioni sono quelle previste dalla linee guida nazionali, pertanto se il tirocinio nel corso delle verifiche a cura delle Direzioni territoriali del lavoro non dovesse risultare conforme alla disciplina regionale il personale ispettivo procederà a riqualificare il rapporto come di natura subordinata con relativa applicazione delle sanzioni amministrative applicabili in tali ipotesi». Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - In Abruzzo la nuova legge sugli stage «c’è già e funziona bene», il vicino Molise insegue- Trento e Bolzano / Niente stage dopo un anno dalla fine degli studi: «Altrimenti si fa concorrenza ai veri contratti»- Liguria / Tirocini, al via gli incentivi alle imprese: ma la nuova legge e l'indennità obbligatoria?- Umbria / Luglio si avvicina e non c'è ancora una bozza- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassa- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio» E leggi anche:- Un censimento degli stagisti e dei praticanti negli enti pibblici: appello al ministro D'Alia- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza

In Abruzzo la nuova legge sugli stage «c’è già e funziona bene», il vicino Molise insegue

Chissà se gli stagisti molisani da un anno a questa parte stanno rimpiangendo i tempi in cui “gli Abruzzi” erano un’unica Regione. Mentre il Molise non ha ancora una normativa che disciplini i tirocini extracurriculari, il vicino Abruzzo ha infatti emanato già a marzo 2012 una deliberazione che prevede, tra le altre cose, un rimborso spese minimo di 600 euro mensili. Quindi, ad oggi, mentre a Campobasso e Isernia si svolgono ancora stage gratuiti, i cugini abruzzesi percepiscono già da un anno un’indennità che, peraltro, è la più alta d’Italia. La giunta dell’Aquila infatti è stata la prima a seguire l’esempio della Toscana, che nel gennaio 2012 aveva introdotto nuove tutele a favore dei tirocinanti, a cominciare dal diritto a ricevere un compenso mensile. Le linee guida nazionali emanate a gennaio 2013, cui ora tutte le Regioni sono chiamate ad adeguarsi, sono letteralmente modellate sulla legge toscana, tanto che a Firenze la giunta non ha bisogno di introdurre nessuna modifica alla normativa. Anche l’Abruzzo potrà evitare di legiferare nuovamente? La Repubblica degli Stagisti lo ha chiesto a Germano De Sanctis, dirigente regionale a capo della Direzione politiche attive del lavoro, formazione e istruzione [nella foto, a sinistra accanto all'assessore Paolo Gatti]. «Le scelte operate nella Dgr 154/2012 sono già sostanzialmente coerenti con le successive indicazioni contenute nelle linee guida. Tuttavia, data la natura sperimentale della deliberazione in questione, le parti sociali che compongono la Commissione tripartita, al momento dell’approvazione della deliberazione, si sono date appuntamento nel corso del 2013 per valutare l’impatto della riforma sul mercato del lavoro regionale e per trarne le debite conseguenze». È già possibile trarre un primo bilancio, a un anno pieno dall’introduzione della norma abruzzese? «Nonostante l'aumento del rimborso spese a 600 euro mensili previsto dalla nostra riforma dei tirocini nel 2012, il loro numero è rimasto pressoché costante, anche grazie alle nostre campagne promozionali di tale istituto giudico. In altri termini, una buona politica di incentivazione dei tirocini permette che vengano usati lecitamente e che svolgano realmente la loro funzione di "matching" lavorativo», spiega De Sanctis. «Si può affermare che la Dgr 154/2012 abbia disciplinato i tirocini extracurriculari, riportandoli nell’alveo di un loro corretto utilizzo, rispettoso dello spirito originario contenuto nelle disposizioni di legge nazionali, impendendone quindi un uso distorto». Purtroppo il dirigente regionale abruzzese non è in grado di fornire dati precisi sul numero di stage extracurriculari attivati nel 2012 e nel primo semestre del 2013, quindi non è possibile fare un’analisi dettagliata degli effetti della recente normativa abruzzese. Gli ultimi dati disponibili sono quelli relativi al 2011, quando sono stati almeno 9.600 gli stage attivati in Abruzzo: 5.690 quelli svolti presso aziende private, secondo i dati Excelsior Unioncamere, cui bisogna aggiungere, in base alle stime della Repubblica degli Stagisti, almeno mille tirocini effettuati presso le associazioni non profit e altri 2.800 negli enti pubblici. E grossomodo la metà di questi 9.600 dovrebbe essere qualificabile come extracurriculare.Un “vizio strutturale” dalla normativa abruzzese, così come di quella toscana e di tutte le altre che stanno prendendo forma in questi mesi, è il vuoto normativo che si sta creando sul numero massimo di tirocini attivabili presso uno stesso soggetto ospitante. Come la Repubblica degli Stagisti ha già evidenziato, le leggi regionali disciplinano esclusivamente gli stage extracurriculari (gli unici di loro competenza) anche per quanto rigarda la proporzione tra numero di stagisti ospitabili e organico aziendale. Se lo Stato, competente in materia di tirocini curriculari, non interverrà con una sua legge nazionale, niente impedirà a un’azienda o a un ente di affiancare a un numero ben regolamentato di tirocinanti extracurriculari un numero indefinito di stagisti curriculari, cui peraltro non è dovuto alcun compenso obbligatorio. Alla Repubblica degli Stagisti il problema sembra serio e il rischio di abusi molto concreto, nonostante la rassicurazioni di De Sanctis che assicura che, sebbene la legge abruzzese riguardi solo i tirocini extracurriculari, la Regione ha intenzione di prestare attenzione anche all’altra metà dell’universo stage: «L’Abruzzo è molto rispettoso dei limiti della sua competenza esclusiva e/o concorrente in materia. Pertanto, sui tirocini curriculari permane la sua massima disponibilità ad un confronto con le istituzioni dell’istruzione, per poter attivare anche tali percorsi. Per esempio, una linea d’azione del Programma Integrato Giovani Abruzzo tiene conto proprio di tale tipologia d’intervento».
Se dall’Abruzzo si scende poco più a Sud, in Molise la giunta è al lavoro proprio in questi giorni per mettere a punto la nuova disiclina sui tirocini extracurriculari. A breve quindi anche i circa 1.600 tirocinanti molisani (940 nelle imprese private nel 2011, circa 500 negli enti pubblici e 200 nelle associazioni non profit) saranno tutelati da una nuova norma regionale - almeno quelli che svolgeranno la propria esperienza formativa al di fuori di un percorso di studi. «Stiamo approntando proprio in questi giorni il testo della legge di iniziativa di giunta che adeguerà la normativa molisana alle indicazioni contenute nelle linee guida nazionali», spiega Vincenzo Rossi, dirigente responsabile del servizio Politiche per l’occupazione. «Pochi giorni fa la giunta ha adottato una proposta di legge che ora deve essere portata in aula di Consiglio per l’approvazione». A meno di un mese dalla scadenza del 24 luglio, ci sono i tempi tecnici necessari? «Ce la stiamo mettendo tutta. Il testo della proposta di legge è piuttosto snello, è composto da soli nove articoli. Confidiamo quindi in tempi d’approvazione rapidi. Si rimanderà poi a una direttiva di dettaglio più corposa di competenza della giunta». Ma cosa prevede il testo che a breve andrà all’esame del Consiglio regionale? «La proposta di legge ricalca in modo fedele le indicazioni contenute nelle linee guida, senza scostamenti significativi. L’indennità minima obbligatoria è fissata a 300 euro mensili per i tirocini formativi e di orientamento e a 400 per quelli di inserimento / reinserimento. I primi avranno una durata massima di 6 mesi, i secondi di un anno». Ora non resta che votarla.Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Trento e Bolzano / Niente stage dopo un anno dalla fine degli studi: «Altrimenti si fa concorrenza ai veri contratti»- Liguria / Tirocini, al via gli incentivi alle imprese: ma la nuova legge e l'indennità obbligatoria?- Umbria / Luglio si avvicina e non c'è ancora una bozza- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassa- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio» E leggi anche:- Leggi regionali sui tirocini: si va verso il caos e l'anarchia- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza

Trento e Bolzano, niente stage dopo un anno dalla fine degli studi: «Altrimenti si fa concorrenza ai veri contratti»

In Alto Adige la delibera di giunta che introdurrà nuove norme sugli stage sarà approvata a giorni: «entro la fine di giugno» assicura alla Repubblica degli Stagisti Michael Mayr, direttore dell'Ufficio servizio lavoro, struttura responsabile dei centri per l'impiego nella Provincia autonoma di Bolzano. La delibera, stando alle prime anticipazioni, non si limiterà a ricalcare pedissequamente le indicazioni contenute nelle linee guida emanate a gennaio in sede Conferenza Stato-Regioni. Lo scostamento più importante riguarderà la riorganizzazione delle tipologie di tirocinio extracurriculari previste. «Per noi non esiste la categoria del tirocinio di inserimento / reinserimento tout court, perché è il contratto di apprendistato lo strumento principale di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. In questo senso lo stage può essere utilizzato solo per venire incontro a esigenze particolari, e cioè per promuovere l’inserimento o il reinserimento di persone svantaggiate nel mercato del lavoro, che necessitano di un'assistenza particolare», spiega Mayr. Rimane invece  invariato rispetto alle linee guida l'impianto sui tirocini formativi e di orientamento, destinati a giovani che hanno conseguito un titolo di studio da non più di un anno e finalizzati ad agevolare le loro scelte professionali nel percorso di transizione tra scuola (o università) e lavoro. Ma cosa si intende esattamente per “persone svantaggiate nel mercato del lavoro”? «Giovani che hanno completato la formazione da non più di due anni e che non hanno ancora ottenuto il primo impiego regolarmente retribuito; migranti; persone che desiderano intraprendere o riprendere un’attività lavorativa e che sono “ferme” da almeno due anni, in particolare a causa della difficoltà di conciliare la vita lavorativa con quella familiare; adulti soli con uno o più figli a carico; persone prive di un titolo di studio di livello secondario superiore, senza un posto di lavoro o in procinto di perderlo; ultracinquantenni nella stessa situazione; disoccupati di lungo periodo; persone che sono state affette da una dipendenza o che hanno scontato una pena detentiva».Un'altra novità di rilievo è il ribaltamento di prospettiva sul percorso che porta all'avvio di un tirocinio: «Il punto di partenza sono le difficoltà e le esigenze delle persone svantaggiate nel mercato del lavoro. Sulla base di queste i Centri di mediazione lavoro individuano le aziende o le associazioni più adatte e offrono loro la possibilità di attivare un tirocinio», spiega Mayr. «Non sono le imprese o gli enti pubblici a chiedere l'attivazione di stage per inserire giovani che hanno già “scelto”. In questo modo si correrebbe il rischio di utilizzare il tirocinio in sostituzione di un regolare contratto di lavoro».Molto particolare è anche il meccanismo delle indennità e della partecipazione della Provincia alle spese sostenute dalle aziende: «La struttura ospitante deve erogare allo stagista una borsa lavoro mensile di almeno 400 euro. L’ammontare dell'indennità e le eventuali altre agevolazioni, come la mensa, devono essere espressamente indicati nella convenzione. Al termine del tirocinio la struttura ospitante compila una relazione sull’andamento dello stage  e sulle competenze acquisite. Le imprese private possono chiedere a questo punto alla Provincia un contributo a parziale o completa copertura dell'importo corrisposto, fino a un massimo di 400 euro al mese. Qualora però al termine del tirocinio non faccia seguito l'assunzione dello stagista, e l'azienda non sappia fornire adeguati motivi per il mancato inserimento, può esserle negata la liquidazione del contributo e anche la possibilità di attivare ulteriori stage». Non c'è il rischio che con regole così severe molti imprenditori rinuncino ad attivare tirocini? «Gli stage extracurriculari sul nostro territorio sono già pochi: nel 2012 in Alto Adige ne sono stati attivati meno di 800, mentre molto diffusi sono i tirocini estivi e quelli curriculari, entrambi utilizzati soprattutto come momento di alternanza scuola/lavoro per i ragazzi delle superiori. Nel 2012 sono stati oltre 4mila i ragazzi che hanno svolto un tirocinio estivo presso una delle 2.700 aziende coinvolte; la maggior parte dei tirocinanti proveniva da una scuola superiore (62%), un quarto da una scuola professionale e solo poco più di un decimo dall’università», spiega Mayr. «Non ritengo affatto che un numero così basso di stage extracurriculari sia negativo: significa anzi che vengono riconosciute le specificità dello strumento e che il tirocinio non viene utilizzato in sostituzione di altre forme contrattuali più idonee». Una posizione ancora più radicale sugli stage di inserimento e reinserimento è quella del Trentino, come spiega alla Repubblica degli Stagisti Sergio Vergari, dirigente del Servizio Lavoro della Provincia autonoma di Trento: «Abbiamo già disciplinato i tirocini formativi e di orientamento un anno fa, con la delibera di giunta 1216 del 15 giugno 2012, poi integrata dalla delibera 175 del primo febbraio 2013. Ora, in seguito all'emanazione delle linee guida di gennaio, dovremo modificare nuovamente la normativa entro il 24 luglio e contiamo di rispettare la scadenza. Per noi però il tirocinio extracurriculare rimarrà di un solo tipo, e cioè di formazione e orientamento. La tipologia di inserimento/reinserimento rischia di diventare un'alternativa a basso costo ad altri contratti di lavoro veri e propri, come l'apprendistato». La classificazione delle tipologie di tirocini non seguirà quindi quella indicata nelle linee guida? «No. D'altra parte il documento emanato a gennaio fornisce delle indicazioni, ma non sopprime la discrezionalità politica delle Regioni», risponde Vergari. «Intendiamo proseguire sulla strada che abbiamo già intrapreso lo scorso anno, e cioè regolamentare in modo dettagliato finalità e modalità di svolgimento dei tirocini. Affermeremo chiaramente che allo stagista non possono essere imposti vincoli produttivi di nessun tipo perché lo stage non è e non deve essere confuso con un rapporto di lavoro. Quanto all'indennità, l'ammontare del compenso sarà rimandato a uno specifico regolamento successivo. Ritengo importante sottolineare che anche in Trentino il ricorso al tirocinio extracurriculare è molto ridotto: se non si considerano i tirocini estivi, negli ultimi anni il numero di stage attivati dall'Agenzia del Lavoro è sempre stato compreso tra le 100 e le 200 unità». Rispetto ai vicini altoatesini, dunque, i trentini mostrano analoghi indirizzi di principio, ma appaiono al momento un po’ più indietro sulla disciplina di dettaglio e sui tempi di approvazione della nuova norma. Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Liguria / Tirocini, al via gli incentivi alle imprese: ma la nuova legge e l'indennità obbligatoria?- Umbria / Luglio si avvicina e non c'è ancora una bozza- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio»- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassaE leggi anche:- Leggi regionali sui tirocini: si va verso il caos e l'anarchia- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza

Laureati italiani, più veloci e qualificati di prima: ma le speranze di lavoro sono poche

Quante volte si sentono frasi come «i giovani escono tardi dall’università» oppure «in Italia ci sono troppi  laureati»? Il quindicesimo Profilo dei laureati pubblicato di recente da Almalaurea, consorzio interuniversitario che raggruppa circa il 70% degli atenei italiani, dimostra che la verità è un’altra.Il quadro che emerge è per certi aspetti positivo: innanzitutto i neodottori del 2012 hanno ottenuto il titolo mediamente intorno ai 26,7 anni (valore complessivo che tiene conto di tutte e quattro le tipologie di laurea analizzate: triennale, magistrale, a ciclo unico, di vecchio ordinamento), rispetto ai 27,8 dei laureati del 2004, che rientravano ancora nel vecchio ordinamento universitario. Un dato che rivela come la volontà di finire gli studi «in corso» e cercare di inserirsi il prima possibile nel mondo del lavoro si stia rafforzando. Anche se siamo ancora un po' lontani dai 24-25 anni che rappresentano l'età in cui generalmente si conclude un corso di laurea di cinque anni «in corso».L’indagine si riferisce a circa 227mila studenti  che hanno conseguito un titolo accademico nel 2012 in una delle 63 università del consorzio: in particolare, 127.279 laureati triennali, 65.452 magistrali e 22.171 laureati presso corsi a ciclo unico. I restanti sono laureati che rientrano ancora nel vecchio ordinamento. Il 55% del totale del campione analizzato ha conseguito titoli che fanno riferimento all’area delle scienze umane e sociali e la rimanenente parte a quella tecnico-scientifica. 60 su 100 sono donne.Gli studenti vivono con determinazione gli anni universitari e sono per la maggior parte soddisfatti dei propri studi, tanto che il 68% del totale dei laureati 2012 si iscriverebbe di nuovo al corso di laurea frequentato. Un gruppo di giovani che, oltre a impiegare meno tempo a laurearsi rispetto ai «colleghi» di qualche anno fa, non disdegna neppure esperienze formative a latere, finalizzate all’ampliamento delle proprie conoscenze. Tra queste, l’apprendimento della lingua inglese e l’acquisizione di conoscenze informatiche: nel 2012 la quota di laureati con una conoscenza «almeno buona» dell’inglese e dell’informatica di base è aumentata del 12,5% rispetto al 2004.La Repubblica degli Stagisti ha chiesto ad Andrea Marcucci, presidente della Commissione Istruzione e Cultura al Senato, di commentare questi dati. Secondo il senatore PD «la diminuzione dell'età alla laurea è evidentemente dovuta al passaggio dai 4/5 anni previsti nel vecchio ordinamento agli attuali tre del ciclo universitario minimo necessario a ottenere il titolo. In questo senso la riforma non ha soddisfatto interamente il suo scopo, vale a dire la netta riduzione dei tempi necessari per la laurea. L'estrema frammentazione interna ai corsi di laurea, con insegnamenti che prevedevano 2 o 3 crediti formativi, non ha certamente facilitato la vita agli studenti. D'altro canto nel nostro Paese non sono ancora abbastanza diffusi tutti quegli organismi finalizzati al sostegno degli studenti: le residenze, le borse di studio per i meritevoli che hanno visto negli ultimi anni un'ulteriore contrazione a causa dei tagli, i prestiti d'onore. Si tratta di strumenti che consentono ai giovani di dedicare tutto il loro tempo allo studio e che stimolano a finire nei tempi prescritti, pena l'esclusione dai quei benefici».Un incremento delle agevolazioni, soprattutto di tipo economico, sarebbe sicuramente un incentivo a procedere più rapidamente nel proprio percorso universitario. Ma la preparazione e la maggiore rapidità nel raggiungimento della laurea troverebbero un riscontro positivo nel mercato del lavoro? A quanto pare a oggi la fatica non è adeguatamente ricompensata.Dal 2008 si è accentuata la tendenza, già presente negli anni precedenti, alla diminuzione della quota di occupati nelle professioni ad alta specializzazione, che richiedono quindi titoli di studio superiori al diploma, in controtendenza rispetto a quanto accaduto nel resto d’Europa. Questo significa che, nel nostro Paese, i laureati fanno più fatica a inserirsi nel mercato. Un dato di fatto legato a una serie di fattori, tra cui l’aumento generale della disoccupazione in Italia e lo scarso ricambio generazionale. Non è un caso che molti «cervelli» di casa nostra vadano ad arricchire i mercati lavorativi di altri paesi: non troppo tempo fa l’Istat ha chiaramente individuato questo fenomeno.Secondo il presidente della Commissione Istruzione a Palazzo Madama «mancano, in Italia, adeguati incentivi all'assunzione alla prima esperienza e spesso, il costo del lavoro e la ristrettezza del mercato, inducono i neo laureati ad accettare lavori in nero o con contratti inadeguati. Si potrebbe parlare dell'insufficienza delle politiche nazionali per la ricerca e, più in generale, per lo sviluppo di settori in ambito pubblico o privato legati all'eccellenza, alle nuove tecnologie, alla cultura e alla creatività. Senza dimenticare lo scollamento che, malgrado le riforme, continua ad esistere tra formazione universitaria e mondo del lavoro». Se nel mercato italiano c’è poco spazio per i laureati, questa condizione è aggravata dal fatto che il numero di coloro che possiedono un titolo accademico non è comunque aumentato, a differenza di quanto si possa pensare. Ad aver subìto un incremento è il numero dei titoli universitari, passato dai 172mila del 2001 ai 299mila del 2011, a causa dello «spacchettamento» delle lauree, legato all’introduzione del nuovo ordinamento, per cui un laureato si trova spesso ad avere più di un titolo, come nel caso di triennale e specialistica. Gli immatricolati sono addirittura diminuiti del 17%, passando da 338mila del 2001 a 279mila di 10 anni dopo. Se si pensa, poi, che parte di chi si iscrive non termina gli studi universitari, la situazione appare abbastanza chiara. Tanto da spingere l'Italia a rivedere al ribasso le stime della Commissione Europea, relative al numero di laureati della fascia d’età 30/34 anni: se l’Ue indica una percentuale del 40% di questa fascia, da raggiungere entro il 2020, in Italia presumibilmente non si riuscirà a superare il 26-27%.Dai risultati dell’indagine Almalaurea, nel nostro Paese ci sono, quindi, meno laureati rispetto al resto d’Europa e, per di più, con poche possibilità di inserimento nel mercato occupazionale. Il nuovo governo ha già toccato più volte il tema lavoro, segnalando alcuni strumenti come il rafforzamento del contratto di apprendistato, l’allentamento dei vincoli posti dalla riforma Fornero per i contratti a termine e l’adozione di incentivi per l’assunzione dei giovani a tempo indeterminato. Ancora presto per stabilire se nei prossimi mesi qualcosa inizierà a muoversi. Chiara Del PriorePer approfondire questo argomento, leggi anche:- Tutti geni i neolaureati italiani? Nuovi dati Almalaurea: alla specialistica il voto medio è 108, con punte di 111 per le facoltà letterarie- Almalaurea, crollano occupazione e stipendi dei laureati. E chi fa uno stage ha solo il 6% in più di opportunità di lavoro- I laureati italiani fotografati da Almalaurea: sempre più disoccupati e meno retribuiti

Tirocini, in Liguria incentivi alle imprese: ma la nuova legge e l'indennità obbligatoria?

La parola tirocinio ha fatto capolino la settimana scorsa su tutte le testate locali liguri. Ma la notizia non ha nulla a che fare con la nuova normativa regionale che, entro il 24 luglio, dovrà recepire le linee guida nazionali sugli stage extracurriculari concordate a gennaio in sede Conferenza Stato-Regioni. Per il nuovo testo, che dovrebbe introdurre anche in Liguria un'indennità minima obbligatoria per i tirocinanti, bisogna ancora pazientare. Lo stage è assurto agli onori della cronaca perché il 3 giugno gli assessori alla Formazione e al Lavoro, Sergio Rossetti ed Enrico Vesco, hanno siglato un protocollo d'intesa con le associazioni datoriali regionali per introdurre due nuovi provvedimenti di contrasto alla disoccupazione giovanile. Il primo riguarda l'introduzione di una forma sperimentale di “staffetta generazionale”, sul modello di quella proposta dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini, per fare in modo che i lavoratori prossimi alla pensione possano ridurre le loro ore, mantenendo inalterati i contributi, in cambio dell’assunzione di under 30. Il secondo riguarda proprio i tirocini, considerati dai due assessori come una tappa strategica nel percorso di inserimento lavorativo dei giovani: la Regione ha stanziato 2 milioni di euro, messi a disposizione dal Fondo sociale europeo, per incentivare le aziende che attivino tirocini di 6 mesi o contratti di apprendistato ad assumere poi i giovani lavoratori. Gli stage, 500, sono rivolti ad altrettanti giovani tra i 15 e i 35 anni e i primi bandi saranno pubblicati presumibilmente a settembre. Con questi interventi, che vanno ad aggiungersi a quelli già previsti dal Piano giovani approvato lo scorso agosto, la Liguria si muove per arginare la drammatica situazione della crescente disoccupazione. Nel 2012 infatti i disoccupati liguri sono cresciuti del 30,2% rispetto all'anno precedente, arrivando a superare il tasso generale dell'8%. Ma nella fascia tra i 15 e i 24 anni il tasso di disoccupazione ha superato il 30%, e ha toccato l'11% nella classe d'età tra i 25 e i 34 anni.Incentivare le aziende che assumano i loro tirocinanti è sicuramente una buona iniziativa, sebbene l'accostamento tra apprendistato e stage possa forse indurre le aziende a non fare le dovute distinzioni tra questi due strumenti, molto diversi, e ad optare per la soluzione più facile ed economica tra le due – e cioè ovviamente lo stage. Ma oltre agli incentivi alle aziende è in arrivo o no anche la tanto attesa indennità obbligatoria per i tirocinanti? A che punto è la Liguria rispetto al recepimento delle linee guida nazionali che la prevedono? La Regione aveva già legiferato un anno fa in materia, con la Dgr 555/2012. Questa disciplina regolamenta già molti aspetti sull'uso (e abuso) dei tirocini ma all'articolo 13 afferma in modo generico che «i soggetti promotori o i datori di lavoro ospitanti riconoscono di norma in favore dei tirocinanti un’indennità di partecipazione», non introducendo di fatto nessun obbligo. È necessario dunque che la Liguria intervenga di nuovo per adeguare la norma attualmente in vigore alle indicazioni contenute nelle linee guida nazionali emanate a gennaio. Lo conferma alla Repubblica degli Stagisti l'assessore al Lavoro Enrico Vesco: «Con deliberazione della giunta regionale del 18 maggio 2012 n. 555, la Liguria aveva già approvato una propria disciplina regionale per cui per recepire le linee guida si sta procedendo ad una revisione, in seno alla Commissione Regionale di Concertazione, della disciplina già esistente. Poiché i provvedimenti di giunta sono immediatamente esecutivi, non vi sono vincoli istruttori da rispettare per cui, nel rispetto dalla data ultima del 24 luglio prossimo, la deliberazione di modifica della disciplina esistente sarà sicuramente approvata in una delle sedute a venire».L'assessore spiega che al momento la bozza di testo «è ancora in fase di concertazione, per cui tutte le migliorie e le restrizioni che possono produrre scostamenti dalle linee guida sono ancora oggetto di attenta valutazione e discussione, sia di merito che di opportunità». Nessuna anticipazione dunque sui dettagli della nuova norma, neppure sul punto – cruciale – del compenso agli stagisti, su cui in molte Regioni italiane sindacati e associazioni datoriali si sono dati battaglia. Al momento i giovani liguri devono accontentarsi di una vaga rassicurazione dell'assessore: «L'indennità di partecipazione da corrispondere al tirocinante è ovviamente uno dei nodi più caldi della discussione con le parti sociali che è ancora in atto, per cui al momento non é possibile fare anticipazioni sulla conclusione della discussione, ma di certo la Liguria non avrà un comportamento più penalizzante delle altre Regioni». La Repubblica degli Stagisti ha chiesto alla Cgil Liguria quali siano le diverse istanze su cui si sta battagliando e purtroppo pare che non ci siano in discussione cifre da capogiro: i sindacati starebbero insistendo per alzare a 400 euro l'indennità minima obbligatoria, mentre le associazioni datoriali vorrebbero fermarsi a 300.Per quanto riguarda le sanzioni alle aziende o agli enti che dovessero contravvenire alla norma, sembra che la Liguria non abbia intenzione di seguire l'esempio del vicino Piemonte, che ha previsto specifiche ammende per chi violi le nuove regole sugli stage. «Le sanzioni sono definite con normativa nazionale e irrogate dal servizio ispettivo del Ministero del Lavoro. C'é l'intenzione di richiamare solo i provvedimenti sanzionatori previsti dalla normative regionali vigenti per quei soggetti promotori che sono riconosciuti tali solo in virtù di accreditamento regionale». Ma anche su questo punto la discussione con le parti sociali è ancora in atto, perché la Cgil Liguria ha fatto sapere che sta insistendo per poter introdurre misure specifiche in caso di violazione delle norma.La Repubblica degli Stagisti ha chiesto all'assessore Vesco anche se ha disposizione dati aggiornati sulle dimensioni numeriche del “fenomeno tirocinio” in Liguria. Nel 2011, secondo i dati Excelsior Unioncamere, sono stati 7.820 gli stage attivati, solo nelle imprese private, nel territorio regionale. A questi bisogna aggiungere, secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, almeno 4mila tirocini svolti nelle pubbliche amministrazioni e più o meno altri mille nelle associazioni non profit. Per un totale di circa 13mila stagisti: un numero non da poco, considerando che la popolazione ligure arriva solo a 1 milione e mezzo di abitanti. L’assessore risponde che al momento non ha dati più aggiornati o più completi, anche perché non è stata ancora realizzata la banca dati telematica prevista in realtà già dalla Dgr 555/2012: la delibera di giunta dell’anno scorso indicava che sia il progetto formativo che la convenzione fossero presentati telematicamente. Ma poi, in previsione delle ulteriore modifiche da apportare per adeguare il testo alle linee guida nazionali, la Regione ha ritenuto opportuno differire l'aggiornamento del sistema informativo. «Sono al momento disponibili le analisi statistiche effettuate dalla Provincia di Genova e quelle desumibili presso l'Agenzia Liguria Lavoro dal sistema regionale delle comunicazioni obbligatorie. Per il futuro si pensa di ovviare a questa lacuna prevedendo l'obbligo del trattamento informatico dei dati», afferma Vesco. Anche per poter analizzare dati e statistiche, così come per scoprire l'ammontare dell'indennità agli stagisti, bisogna ancora attendere.   Anna GuidaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:   - Umbria / Luglio si avvicina e non c'è ancora una bozza- Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta ancora lontana- Toscana / L'assessore: «Se con le nuove leggi i tirocini diminuiscono non è un male: scompaiono quelli truffa»- Marche / «Responsabilizzare i tutor e valorizzarli, anche attraverso un compenso»- Emilia / Ancora in alto mare, Cgil: «C'è disaccordo sulle linee guida»- Sicilia / La politica tace. E allora interviene il sindacato- Puglia / C'è già una bozza: «La approveremo entro luglio»- Campania / Il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Veneto / «Vigileremo sugli abusi». Ma l'indennità minima sarà bassaE leggi anche:- Leggi regionali sui tirocini: si va verso il caos e l'anarchia- Subito una legge statale sui tirocini curriculari: appello al ministro Carrozza

Campania, 5 milioni per «tirocini di inserimento» nel sociosanitario: ma nessuna garanzia di assunzione

Ancora qualche speranza, per gli operatori socio sanitari della Campania, di riuscire a frequentare dei tirocini d’inserimento lavorativo: la Regione ha infatti prorogato al 30 giugno 2013 il termine che consente alle strutture sanitarie, in possesso dei requisiti richiesti dal bando scaduto a dicembre 2012, di chiedere e ottenere i finanziamenti per attivare i tirocini. Il motivo della proroga è presto detto: nonostante le agevolazioni previste per le aziende, la richiesta è stata molto bassa e risultano ancora da investire circa 2 milioni di euro degli oltre 5 milioni del Fondo sociale europeo che dovevano essere impiegati in questo campo.Il provvedimento in questione è il bando Primimpresa Oss e rientra nel piano di azione strategico Campania al Lavoro! che prevede specifici provvedimenti per contrastare la crisi economica e rilanciare l’occupazione. In questo caso i tirocini erano destinati a disoccupati e inoccupati da almeno sei mesi residenti in Campania già in possesso della qualifica di operatore socio sanitario e che avevano precedentemente espresso «una manifestazione di interesse attraverso la sottoscrizione sul sito Osscampania.org». L’elenco costituito ha quindi formato una long list gestita dall’Agenzia regionale per il lavoro e l’istruzione (Arlas) dalla quale dovevano essere selezionati gli operatori.L’obiettivo, come scritto nel decreto dirigenziale 260 del 2010, «è facilitare l’inserimento di disoccupati qualificati e formati nel mondo del lavoro». Tirocinanti cui andrà una borsa mensile di 500 euro per sei mesi mentre alle imprese il rimborso delle spese e degli oneri previdenziali e assicurativi per ciascun allievo. Il bando, dunque, trattandosi di tirocini d’inserimento e reinserimento lavorativo, dovrebbe essere finalizzato all’assunzione, tanto che anche nel decreto dirigenziale n. 7 del 2011 - in cui si rettificano alcuni punti del primo decreto - si specifica all’articolo 1 che «i destinatari avranno l’opportunità di un contatto diretto con una realtà lavorativa che è finalizzata a un eventuale inserimento lavorativo» e all’articolo due che pur non essendo vincolanti per le imprese in termini di possibili assunzioni, questi tirocini dovrebbero favorire «l’inserimento o il reinserimento lavorativo di soggetti in difficoltà rispetto al mercato del lavoro». Negli ultimi anni si sono moltiplicati i corsi per operatori socio sanitari autorizzati dalla Regione, ma le tante figure professionali formate non hanno trovato uno sbocco occupazionale. Tanto che gli Oss più o meno giovani - il bando non prevedeva limiti di età - hanno risposto in massa all’avviso. E all’agenzia regionale per il lavoro e l’istruzione si sono ritrovati con «una platea di circa 4mila iscritti» alla long list dei tirocinanti, come dichiara alla Repubblica degli Stagisti Arturo Bisceglie, Arlas Campania al Lavoro, contro una richiesta delle aziende che può soddisfare al massimo 500 giovani. Per questo motivo la Regione ha deciso di prorogare il bando, «perché sono arrivate meno domande rispetto alle risorse stanziate» e ha scelto di non riaprire la selezione per i tirocinanti perché visto l’esiguo numero di richieste da parte delle aziende «anche con la proroga arriveremo a un massimo di mille unità impegnate e già c’è una situazione di divario tra le richieste e la platea potenziale». Ai tirocini potranno quindi partecipare gli oss che si erano iscritti in banca dati subito dopo la pubblicazione del primo bando e non sono ancora stati selezionati nella prima tornata di stage, ma dovranno aspettare ancora diversi mesi prima di cominciare. Una volta scaduto il termine del 30 giugno, infatti, «i progetti presentati dalle aziende vanno in approvazione e, in seguito, quelli che sono in regola con il decreto vengono ammessi a finanziamento» dichiara Bisceglie: «da allora ci sono sei mesi di tempo per dare inizio alle attività». In quel periodo saranno direttamente le aziende a fare la selezione degli stagisti desiderati, secondo alcuni requisiti già indicati dall’assessorato al lavoro nel 2011. «Accedono alla banca dati, vedono le schede degli iscritti e possono fare l’estrazione delle persone che desiderano, ad esempio in base all’anzianità anagrafica». Il bando, sulla carta, tutela i tirocinanti rispetto a un futuro inserimento lavorativo anche dal punto di vista delle proporzioni numeriche: il numero massimo di borsisti non deve superare un determinato rapporto con quello dei dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato. E già nel novembre 2011 l’assessorato al lavoro della regione Campania con una nota sottolineava il carattere professionalizzante del tirocinio, scrivendo che «con il bando sosteniamo il percorso di inserimento lavorativo nelle aziende pubbliche e private del comparto socio-sanitario della regione» e a scanso di equivoci sulle possibili opportunità di assunzione continuava dicendo che «il comparto della sanità in Campania sarà interessato nei prossimi anni da un cospicuo turn-over soprattutto nell’ambito del personale para-subordinato».Quindi sia nel testo del primo bando, sia nel decreto dirigenziale, sia nella proroga della scadenza dei termini per le aziende sanitarie e nel decreto dirigenziale 260/2010 si parla sempre di «tirocini di inserimento e re-inserimento lavorativo», ma i veri sbocchi in Campania non sono assicurati nemmeno considerando il turn-over. Il vero problema, infatti, è il blocco delle assunzioni imposto dal patto di stabilità e Bisceglie è chiaro su questo punto: «Nelle aziende pubbliche si accede solo per concorso: quindi è un tirocinio, togliamo l’idea che dal tirocinio si passi poi all’assunzione. L’azienda privata, invece, a fine tirocinio può decidere se stipulare con i tirocinanti una qualche forma di contratto. Potrebbe, nel senso che non c’è l’obbligo. È un tirocinio, punto». Un tirocinio che da bando avrebbe però l’obiettivo operativo e specifico di «rafforzare l’inserimento/reinserimento lavorativo dei lavoratori adulti attraverso percorsi integrati e incentivi» e che sembra invece approfittare della disperazione dei tantissimi operatori socio sanitari abilitati in Campania che non hanno possibilità di lavorare e del forte tasso di disoccupazione totale della regione che nel quarto trimestre 2012 è arrivato, secondo dati Istat, a oltre il 21%. Invece di pensare a un provvedimento di lungo periodo che miri alla reale soluzione per queste figure lavorative, la Regione preferisce investire in programmi di breve termine - che danno ossigeno momentaneo ma lasciano intatto il problema iniziale.Marianna LeporePer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Professioni sanitarie, tanti posti di lavoro: ma davvero, o solo sulla carta?- Stage, prime ribellioni alle linee guida: in Campania il numero massimo di stagisti sarà il triplo del previsto- Giovanni Malservigi: «Il servizio civile in una casa di riposo mi ha aperto un altro mondo»