Nuove leggi sugli stage: Piemonte vicino al traguardo, Val d'Aosta lontana

Anna Guida

Anna Guida

Scritto il 03 Giu 2013 in Notizie

Buone notizie da Torino: la Regione Piemonte il 13 maggio ha raggiunto un accordo con le organizzazioni sindacali per regolamentare i tirocini in applicazione alle linee guida nazionali. «Il Protocollo di intesa è stato sottoscritto tra la Regione, le Province e le parti sociali territorialmente competenti e verrà approvata con Delibera di giunta regionale questa settimana», annuncia soddisfatta alla Repubblica degli Stagisti l'assessore al Lavoro e formazione professionale Claudia Porchietto (PdL), che aggiunge: «La predisposizione della disciplina è stato frutto di un articolato processo di concertazione sociale e istituzionale». La conferma arriva dalla Cgil Piemonte: «È stata necessaria una discussione piuttosto laboriosa, che però è stata utile e ha consentito di raggiungere risultati nel complesso soddisfacenti». Secondo le indiscrezioni, la nuova normativa dovrebbe entrare in vigore già dal primo luglio 2013, andando a sostituire la legge regionale attualmente in vigore, la 34/2008. Nel frattempo la Repubblica degli Stagisti è in grado di anticipare i contenuti del testo, che appare per molti aspetti migliorativo rispetto alle linee guida di gennaio.
Innanzitutto, i circa 20mila giovani che ogni anno svolgono uno stage extracurriculare nel territorio piemontese (per la precisione 18.912 nel 2012 secondo i dati dell'Agenzia Piemonte Lavoro, ente strumentale della Regione cui sono affidati il monitoraggio e la valutazione dei tirocini; in tutto gli stage, contando anche quelli curriculari e comprendendo  le stime di quelli svolti in enti pubblici e organizzazioni non profit, sono circa 43mila all'anno in Piemonte) potranno contare su un compenso obbligatorio. La Delibera di giunta gioca al rialzo rispetto alle linee guida: «Abbiamo previsto un’indennità di partecipazione minima mensile di 300 euro lordi corrispondente all’impegno massimo di 20 ore settimanali. Tale importo aumenta proporzionalmente in relazione all’impegno del tirocinante fino a un massimo di 40 ore settimanali, corrispondente a un’indennità minima mensile pari a 600 euro lordi», spiega l'assessore Porchietto. Non solo: coloro che usufruiscono di ammortizzatori sociali (Cig, mobilità, Aspi) e che sono pertanto esclusi dall'indennità avranno diritto comunque al rimborso delle spese di trasporto e vitto, o tramite l'accesso alla mensa aziendale o tramite il riconoscimento di un ticket pasto. 
Come già previsto da altre Regioni, anche in Piemonte la durata massima dei tirocini di inserimento / reinserimento lavorativo viene ridotta a 6 mesi. Per quanto riguarda invece tutti gli altri aspetti (soggetti promotori, obblighi formali dei soggetti promotori e di quelli ospitanti), si è cercato semplicemente di adeguare la regolamentazione già in vigore con la legge regionale 34/2008 a quanto indicato dalla linee guida nazionali.
Ancora più innovativa appare la parte del testo che introduce un sistema di azioni di vigilanza volte a evitare l'utilizzo improprio dei tirocini. Spiega l'assessore Porchietto: «Nell’ambito delle attività di monitoraggio e valutazione la Regione pone particolare attenzione alla rilevazione di eventuali elementi distorsivi quali, per esempio, la sistematica reiterazione della stessa mansione con soggetti diversi, il numero anomalo di cessazioni anticipate, la concentrazione degli stage in determinati periodi dell'anno, lo svolgimento di attività non conformi al progetto formativo o di inserimento/reinserimento». Parte del merito va alle associazioni sindacali che, secondo quanto dichiarato dalla Cgil Piemonte, hanno premuto molto su questi punti in fase di concertazione: «Sin dall'inizio della discussione abbiamo rifiutato l'impostazione della Regione, che faceva soprattutto dell'indennità di partecipazione l'elemento qualificante. Anche migliorando la misura dell’indennità rispetto a quanto previsto dall'accordo Stato-Regioni, come poi effettivamente si è realizzato, sarebbe rimasto incompiuto l’obiettivo di evitare l'utilizzo improprio dei tirocinanti come sostitutivi di apprendisti o contratti a termine». Oltre alle attività di monitoraggio spiegate dall'assessore, il testo della Dgr si sforza di definire nei termini più precisi possibili tutti i casi di esclusione del ricorso ai tirocini: per attività elementari per le quali non è necessaria alcuna formazione, in aziende dove sia in corso l'utilizzo di Cig o che abbiano attuato licenziamenti per riduzione di personale nei 6 mesi antecedenti, o ancora per coprire esigenze di organico stabile o temporaneo. Inoltre, il progetto formativo viene reso più articolato: dovrà indicare, oltre all'impegno orario settimanale, anche le modalità di svolgimento e di prestazione, che dovranno essere necessariamente diverse da quelle tipiche di un vero e proprio rapporto di lavoro. L'obiettivo è chiaro: cercare di ridurre l'utilizzo dei tirocinanti come “tappabuchi” a fronte di scoperture di organico. Inoltre, per chi dovesse violare l'obbligo di erogazione dell'indennità viene introdotta una specifica sanzione amministrativa, da un minimo di mille a un massimo di 6mila euro.
Un solo aspetto risulta “peggiorativo” rispetto a quanto indicato a gennaio dalla conferenza Stato-Regioni: la proporzione tra tirocinanti e organico aziendale, che rimane numericamente invariata ma consente un'interpretazione piuttosto ampia del concetto di “organico”. La Dgr piemontese stabilisce il numero possibile di stagisti «in relazione al numero di dipendenti a tempo indeterminato, a tempo determinato superiore a sei mesi, in proporzione al periodo contrattuale di riferimento, assunti con contratto stagionale di durata non inferiore a tre mesi, nonché soci e/o familiari coadiuvanti inseriti nell’impresa». Peraltro, la questione della proporzione tra stagisti e dipendenti è al centro di un problema serissimo, già evidenziato dalla Repubblica degli Stagisti: anche nel caso del Piemonte, come per le altre normative regionali, «la proporzione fissata, così come tutti altri gli elementi regolamentativi, ha ad oggetto esclusivamente i tirocini extracurricolari». Ma queste poche parole aprono la porta a uno scenario pericoloso: aziende ed enti potrebbero attenersi alla normativa per quanto riguarda il numero di tirocinanti extracurriculari ospitati, ma poi aggiungere ad libitum tirocinanti curriculari, senza avere qui - di fatto - un tetto massimo. È una delle tante storture generate dall'aver preteso di suddividere gli stage curriculari, di competenza statale, da quelli extracurriculari, di competenza regionale. Per questo la Repubblica degli Stagisti ha lanciato un appello al neoministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza perché il governo elabori al più presto una legge statale sui tirocini curriculari. Nel frattempo dal Piemonte l'assessore Porchietto, pur ribadendo che la Dgr non può regolamentare gli stage previsti all’interno di un percorso formale di istruzione o di formazione, promette che nell’ambito del monitoraggio dei tirocini verrà posta particolare attenzione alla tutela di quelli curriculari.
Se da Torino ci si sposta un centinaio di chilometri più a nord, ad Aosta, la situazione cambia drasticamente. La Repubblica degli Stagisti ha interpellato l'ufficio stampa della Regione ormai un mese fa. La risposta ricevuta alle dettagliate domande poste su diversi punti (tempistica, iter legislativo, indennità, durata massima, etc) è stata sintetica e piuttosto vaga: «Abbiamo cominciato a lavorare sul recepimento delle Linee guida che quindi non è ancora attuato ma in fieri», ha fatto sapere il Centro Orientamento politiche per l'ompiego. «La Valle d'Aosta ha una esperienza consolidata nella gestione dei tirocini ed ha sempre vigilato affinché tale strumento avesse una connotazione formativa e di sostegno all'inserimento lavorativo. L'atto sarà una Deliberazione di giunta per garantire rapidità e anche possibilità di nuovi adattamenti. Il testo sarà confrontato preliminarmente con le parti sociali». 
Secondo i dati Unioncamere Excelsior nel 2011 sono stati attivati 870 stage nelle imprese private valdostane (cui vanno aggiunti, secondo le stime della Repubblica degli Stagisti, almeno 400-500 tirocini nelle pubbliche amministrazioni e circa 200 nelle associazioni non profit). Ma il rischio, se la Regione non interviene velocemente per regolamentare la materia in accordo con le linee guida, è che i giovani valdostani snobbino le imprese e gli enti del loro territorio e migrino quotidianamente verso il vicino Piemonte. In materia di tirocini, l'Italia si prepara e dover fare i conti con una legislazione a macchia di leopardo; uno degli effetti potrebbe essere proprio la nascita di una nuova categoria: quella degli “stagisti pendolari”.

di Anna Guida


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