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È ora di tornare a investire sul capitale umano: oggi il punto sul fenomeno expat al Meetalents di Bologna

«La molla che fa scattare la decisione di partire non è tanto il livello di occasioni di lavoro del proprio territorio, ma il divario tra le prospettive offerte qui e le aspettative di valorizzazione del proprio capitale umano». Alessandro Rosina, direttore del dipartimento di Demografia dell'università Cattolica di Milano e presidente dell'associazione Italents, spiega così il fenomeno sempre crescente dei giovani italiani che scelgono la via dell'estero dando il via oggi a Bologna all'evento Meetalents, appuntamento annuale giunto alla sua quarta edizione.Un giorno per riflettere sul tema expat, confrontare dati e politiche: «L’emigrazione di oggi è molto diversa rispetto a quella degli anni Sessanta e Settanta» continua Rosina, perché i giovani di oggi hanno una grande «apertura verso il mondo, il desiderio di non dare confini al proprio movimento e alla propria azione, la libertà di scegliere, l’insofferenza verso contesti che non riconoscono il proprio valore». Torna il concetto di capitale umano: «Per mettere fine alla perdita di risorse più che ridurre la “fuga” si deve favorire la circolazione: è necessario mettere in atto un piano credibile di valorizzazione del capitale umano in Italia, ovvero attrarre talenti. E non lo si può fare continuando a investire poco in ricerca, sviluppo e innovazione come facciamo noi».Padrona di casa del Meetalents 2015 insieme a Rosina sarà Maria Chiara Prodi, fondatrice di EXBO, rete di bolognesi all'estero. Lei stessa da molti anni emigrata a Parigi, dove oggi è coordinatrice artistica de l’Opéra Comique, la Prodi è stata da poco anche eletta tra i quattro consiglieri per la Francia del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero.Al Meetalents, che quest'anno ha ricevuto il patrocinio del Comune di Bologna e della Regione Emilia-Romagna, parteciperà naturalmente anche la Consulta degli Emiliano-Romagnoli nel mondo, ente creato nel 2006 che ad oggi federa oltre cento associazioni sparse in quattro continenti.Appuntamento all'Urban Center di piazza Nettuno: il programma prevede che la mattinata si apra alle 10, con i saluti istituzionali e la relazione «Expat: numeri, narrazione, politiche di una generazione in movimento» di Alessandro Rosina, seguita dalla presentazione della ricerca promossa dalla Consulta degli emiliano-romagnoli «Indagine conoscitiva sui talenti emiliano-romagnoli emigrati e sui talenti rientrati». A illustrare i dati sarà Paolo Balduzzi, anche lui docente della Cattolica e tra i più attivi membri dell'associazione Italents.A seguire, la tavola rotonda «Politiche nazionali e locali per la valorizzazione e la circolazione virtuosa dei talenti e la partecipazione dei cittadini all’estero» che verrà moderata da Eleonora Voltolina, direttore della testata online Repubblica degli Stagisti e vicepresidente di Italents. Al dibattito parteciperanno Annibale d’Elia, dirigente dell'Ufficio Politiche Giovanili della Regione Puglia; Anna Ascani, direttore dell'Agenzia Umbria Ricerche; Manuela Atzori dell'Agenzia Regionale del Lavoro della Regione Sardegna; Gian Luigi Molinari, neopresidente della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo; Roberta Mori, presidente della Commissione “Parità e diritti delle persone” della Regione Emilia-Romagna; e Nadia Monti, Assessore alla legalità, giovani, servizi demografici del Comune di Bologna.Nel pomeriggio, a partire dalle 14:30, Maria Chiara Prodi [nella foto, durante un suo recente speech "Ted"] terrà una presentazione sulla rappresentanza degli italiani all’estero tra istituzioni e associazioni, ad uso di amministrazioni locali e cittadini attivi, per rispondere alla domanda «Qual è il luogo in cui istituzioni e italiani all’estero si incontrano e collaborano?».Seguirà un momento in cui amministrazioni locali e reti associative si metteranno a confronto a partire dagli stimoli forniti dal pamphlet «Prima che sia domani» di Furio Hansell e Gabriele Giacomini, presentato da Luisa Cavestri di Exbo, per approfondire quanto importante possa essere il ruolo giocato dalle politiche locali per migliorare l’attrattività dei talenti e la partecipazione dei cittadini all’estero.Il Meetalents proseguirà con un workshop organizzato con numerose associazioni -  La Comune del Belgio, Libera, Exbo, MCL/ACLI Francia, Progetto RENA, Bellunesi nel mondo, Expatclic... - facilitato dalla giornalista Silvia Favasuli della testata online Linkiesta, per focalizzare le modalità più efficaci per i giovani italiani, sia in patria sia all'estero, per far sentire la propria voce e contribuire ai processi di cambiamento dell'Italia. E certamente per fare il punto su quanto accaduto nelle ultime settimane con la legge Controesodo, con il "balletto" di disposizione contraddittorie sugli sgravi fiscali per gli expat che scelgono di tornare in Italia: un caso di cui anche la Repubblica degli Stagisti si è occupata, che per fortuna sembra destinato a risolversi positivamente, ma che da chi vive all'estero è stato purtroppo percepito come la cartina di tornasole dell'inaffidabilità dell'Italia nei confronti dei suoi cittadini.La giornata si chiuderà in bellezza con un aperitivo, dalle 18:30 in poi, al Caffè “La linea”, piazza Re Enzo 1/4: #tousenterrasse Chi è interessato a questi temi non può mancare!

Stage, nel 2014 timidi segnali di miglioramento: i dati del dossier Excelsior di Unioncamere

Gli stage nelle imprese private realizzati nel 2014 sono stati 320.100, in aumento del 3,1% rispetto all'anno precedente. È il primo dato del dossier "Formazione continua e tirocini" del Rapporto Excelsior di Unioncamere, che la Repubblica degli Stagisti ha potuto visionare in anteprima; il dossier è stato da poco pubblicato anche sul sito ufficiale.320mila, dunque. Di loro, circa 38mila sono stati assunti: in percentuale vuol dire 11,9%. Anche questo è un dato in crescita rispetto agli anni precedenti: tra il 2010 e il 2013 eravamo rimasti inchiodati al di sotto del 10%.Impossibile che questi dati possano già risentire degli effetti del Jobs Act, dato che sono riferiti ai tirocini attivati nelle aziende italiane tra il 1° gennaio e il 31 dicembre del 2014, quando nessuno dei decreti attuativi del provvedimento sul lavoro targato Renzi-Poletti era ancora stato approvato; né della decontribuzione delle assunzioni a tempo indeterminato prevista dalla Legge di stabilità, che ha riguardato solo le assunzioni realizzate dal 1° gennaio 2015 in poi. Improbabile anche che abbia influito più di tanto la Garanzia Giovani, con i suoi incentivi all'assunzione di stagisti: la GG infatti è partita ufficialmente il 1° maggio del 2014, con l'avvio dei primissimi tirocini intorno al luglio di quell'anno.Dunque si tratta di dati senza particolari "connotazioni", che ci dicono come sempre cose abbastanza interessanti. «I fondamentali risultati dell’indagine, quasi tutti di segno positivo, sono piuttosto confortanti» scrivono i ricercatori di Unioncamere: «Confermano il carattere formativo di questa esperienza, che consente ai giovani in uscita o appena usciti dai diversi cicli di istruzione di completare e integrare la preparazione ricevuta, e la sua importanza per le imprese, che in questo modo possono verificare nel concreto la preparazione effettiva dei giovani in uscita dal sistema scolastico, la loro capacità di integrazione nell’ambiente di lavoro e l’interesse per le prospettive professionali che l’azienda può loro offrire». Quell'11,9% di tasso di assunzione post stage viene valutato positivamente: «Lo stage e il tirocinio continuano ad essere modalità privilegiate dalle imprese per testare possibili candidati cui offrire un contratto di lavoro e, come si evince per le assunzioni programmate nel 2014, le stesse imprese hanno attinto in misura superiore al passato ai giovani che avevano già ospitato come tirocinanti o stagisti».Anche se a Unioncamere non sfuggono le zone d'ombra: «Si tratta di un fenomeno che si presta a più interpretazioni: se da un lato è segno di spazi crescenti per l’inserimento lavorativo dei giovani - un segmento particolarmente in sofferenza negli ultimi anni – e di opportunità da parte delle imprese di acquisire nuove risorse, dall’altro potrebbe essere il risultato di comportamenti indotti nei giovani dalle crescenti difficoltà incontrate nell’inserirsi con un contratto standard».Il nuovo Dossier conferma che le grandi aziende sono quelle più abituate e interessate ad ospitare stagisti: «Come negli anni precedenti, la quota delle imprese che hanno manifestato disponibilità a ospitare tirocinanti e stagisti cresce all’aumentare delle dimensioni aziendali, dal 10,3% di quelle fino a 9 dipendenti al 71,6% di quelle con almeno 250 addetti». In particolare è più frequente l'utilizzo dello strumento dello stage in alcuni settori: «Nelle industrie high-tech, Public Utilities e servizi qualificati l’incidenza delle imprese che hanno ospitato stagisti e tirocinanti è molto superiore alla media» con «valori sono compresi tra il 17,8 e il 20,1%».Ma cosa intende Unioncamere quando parla di aziende high-tech e servizi qualificati? Per quanto riguarda l'industria, «adottando come discrimine una quota di laureati superiore almeno al doppio della media, vengono identificati come high-tech il comparto estrattivo, quello chimico, farmaceutico e petrolifero, quello delle produzioni elettriche ed elettroniche e quello della produzioni di macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto». Per il comparto dei servizi, invece, adottando lo stesso criterio, «servizi dei media, informatici e delle TLC, servizi avanzati alle imprese, credito e assicurazioni, istruzione e servizi formativi, sanità e assistenza e studi professionali».A livello geografico gli stage avvengono prevalentemente nell'Italia settentrionale: «Il Nord-Est si conferma l‘area nella quale anche nel 2014 è massima la propensione ad ospitare tirocinanti», prova ne sia che «tutte le regioni del Triveneto rientrano tra le prime cinque in classifica». In cifre assolute resta però Milano la capitale degli stagisti, con 28.170 tirocinanti ospitati nelle sue imprese private nel corso del 2014: tanti quanti l'intero Lazio. Tutta la Lombardia complessivamente ne ha ospitati poco più di 74mila: oltre un quarto degli stage nelle imprese private italiane si svolge dunque in questa Regione. Fatte le dovute proporzioni con la popolazione di ciascuna Regione, ve ne sono poi alcune dove si è registrato l'anno scorso un piccolo boom dell'utilizzo dello strumento dello stage: «Performance positive soprattutto in Valle d’Aosta (+15%), in Piemonte e Lombardia». Per converso, invece, c'è stata una «forte riduzione registrata in Liguria (-14,3%)». Sempre a livello di quantità di stage, in Centro Italia Unioncamere rileva «una robusta crescita nel numero complessivo di stagisti e tirocinanti (+5,8%)» specificando che «la regione che ha più contribuito a questo aumento è il Lazio (+10,2%), seguito, a distanza, dalla Toscana (+6%)» e che «la punta positiva massima si raggiunge», sempre nella Regione amministrata da Enrico Rossi, «nella provincia di Pistoia». Un dato che sfata dunque una volta per tutte i timori che, nel 2012, avevano accompagnato l'approvazione in Toscana della prima normativa regionale italiana che poneva l'obbligo del rimborso spese a favore degli stagisti: si sbagliava, evidentemente, chi aveva predetto che gli stage sarebbero crollati. Ma chi sono gli stagisti? In sostanza tutti coloro che hanno bisogno di «completare “sul campo” la formazione» e vengono dunque attivati «soprattutto per coloro che stanno completando o hanno appena completato i cicli di studio specialistici»: ecco perché, come conferma lo studio di Unioncamere, «una quota rilevante di stagisti» è rappresentata da laureati o laureandi - «quasi il 32% del totale».Qui va però rilevato che Unioncamere non ha ancora adeguato la sua rilevazione ai mutamenti normativi degli ultimi anni: per esempio, continua a registrare insieme il dato dei «laureati o laureandi», senza considerare che i primi svolgono stage extracurriculari, secondo le 21 regolamentazioni regionali; mentre i secondi svolgono stage curriculari, con un quadro normativo completamente diverso.L'indagine Excelsior indaga poi la propensione all'assunzione post stage; premettendo che i «tirocini rappresentano per le imprese la possibilità di testare il grado di preparazione dei giovani in vista di un eventuale inserimento lavorativo, ed è soprattutto questo l’obiettivo perseguito dalle aziende a fronte dei costi espliciti ed impliciti sostenuti per le attività di formazione», i ricercatori di Unioncamere ritengono quindi «del tutto logico che una quota di tirocinanti e stagisti, una volta completata questa esperienza, venga assunta dalle imprese che li ha ospitati». L'assunzione post stage  valorizza insomma lo sforzo di addestramento che i tutor svolgono a favore degli stagisti, ed evita «ulteriori costi di ricerca e selezione»: ma in realtà solo 38mila stagisti, sui 320mila del 2014, sono stati poi assunti. Certo, è vero che rispetto al 2013 vi è stata «una variazione positiva del 29%», e che la percentuale media di assunzione post-stage è salita dal 9,5% quasi a sfiorare il 12%: ma è sempre bassina. In particolare, nelle venti regioni italiane il tasso di assunzione «è compreso fra il 6,6% del Trentino Alto Adige e il 17,2% del Lazio»; Unioncamere rileva che «oltre al Lazio, si collocano al di sopra della media nazionale solo altre due regioni, una del Nord Ovest, la Lombardia (con un tasso del 13,7%), e una del Mezzogiorno, la Campania (con un tasso del 12,6%)». Le chance più basse di essere assunti al termine del tirocinio sono invece in Trentino Alto Adige, Molise e Friuli Venezia Giulia, con «tassi che non superano il 9%».Bisogna ricordare, in chiusura, che i dati di Excelsior sui tirocini sono una "campionatura" con risposte raccolte attraverso un questionario e con un raggio d'azione limitato agli stage attivati nelle sole imprese private; l'indagine Excelsior di Unioncamere è però tuttora praticamente l'unica rilevazione a offrire dati nazionali e affidabili sull'utilizzo dello strumento dello stage in Italia.Eleonora Voltolina

Erasmus Plus, nuovi bandi “natalizi”: 2mila opportunità di stage in giro per l'Europa con un rimborso UE

L’arrivo del Natale è imminente e perché non farsi un bel regalo tentando un’esperienza formativa all’estero con il programma Erasmus Plus? Periodicamente La Repubblica degli Stagisti propone una selezione dei bandi a scadenza più vicina: e questo periodo è davvero ricco di opportunità, con 2mila percorsi di stage complessivamente messi a disposizione da varie realtà.Si parte da venerdì 18 dicembre: questa è data da annotare per gli studenti di laurea triennale, magistrale e dottorato dell'università  La Sapienza di Roma. Si tratta dell'ultimo giorno per candidarsi al programma Nort South Traineeship: borse di studio a loro riservate per tirocini all'estero della durata di tre mesi verso paesi dell'Unione europea più stati membri dello Spazio economico europeo (Islanda, Liechtenstein e Norvegia) e Turchia. Sono 95 gli stage destinati agli studenti dell'ateneo di Roma. La candidatura va inviata esclusivamente online; il contributo mensile per i tirocini varia dai 430 euro dei paesi con costo della vita più basso come, ad esempio, Bulgaria, Estonia e Lituania, ai 480 euro di quelli con costo della vita più alto come Austria, Danimarca, Finlandia, Irlanda.Manca poco, la data di scadenza è il prossimo lunedì 21 dicembre, anche per accaparrarsi una delle 24 borse di studio per tirocini di quattro mesi, destinate questa volta agli studenti dell’università Roma Tre che non abbiano già usufruito del numero massimo di mesi di mobilità previsti dal programma Erasmus Plus per il proprio ciclo di studi. I tirocini possono essere svolti tra febbraio e fine settembre 2016 e prevedono il solito contributo mensile da 430 a 480 euro Parte dell’importo è corrisposta appena dopo la sottoscrizione della firma dell’accordo di mobilità, mentre il pagamento della seconda tranche è subordinato alla consegna di tutta la documentazione finale sul tirocinio, che deve avvenire entro 15 giorni dalla sua conclusione. La domanda va presentata online compilando il modulo di candidatura disponibile sul sito. Il 30 dicembre è invece la deadline per candidarsi a una delle 140 borse di mobilità offerte dal bando “Progetta il tuo futuro in Europa”, che propone tirocini di tre mesi, da effettuare nel periodo compreso tra il primo febbraio e il 31 ottobre 2016, presso aziende straniere del settore dell’europrogettazione (l'elenco è disponibile a questo link). Le borse sono rivolte a studenti di corsi di laurea triennale, magistrale, magistrale a ciclo unico, dottorato e master degli atenei appartenenti al consorzio Send e sono così suddivise: 12 per l’università di Trieste, 25 per Venezia, 24 per Padova, 30 per Parma, 10 rispettivamente per Macerata e l’università La Sapienza di Roma, 14 per Cagliari e 15 per Palermo. Il contributo economico mensile varia a seconda del costo della vita del paese di destinazione. Anche in questo caso la borsa di mobilità è erogata in due fasi: l’80% dell’importo totale viene corrisposto entro 30 giorni dalla firma dell’accordo per la mobilità e la restante parte successivamente alla consegna della documentazione completa finale da parte dello studente. .La candidatura deve essere effettuata online attraverso uno specifico formulario al quale vanno allegati cv formato euro pass in italiano e nella lingua del paese ospitante, autodichiarazione del possesso dei requisiti richiesti e certificazioni che attestino le conoscenze linguistiche richieste.Gli studenti dell’università di Trieste possono concorrere anche per una delle circa 600 borse di mobilità di durata da tre a 12 mesi per tirocini all’estero (da svolgere entro il 30 settembre 2017), per le quali ci si può candidare fino all’11 gennaio 2016. L’elenco completo delle destinazioni e dei posti disponibili per ciascuna di essa è consultabile sulla pagina dedicata del sito dell’ateneo. Attenzione perché in questo caso gli importi sono un po' più bassi: vanno dai 230 euro ai 230 euro, a cui però si aggiunge un contributo aggiuntivo di 200 euro per giovani con condizioni economiche più svantaggiate. La domanda anche in questo caso va inoltrata online attraverso la piattaforma del portale dell’ateneo.Sono invece 680 suddivise tra l'università di Pavia e un gruppo di atenei del centro e sud Italia (Tuscia, Teramo, Calabria, Basilicata, Bari, Federico II di Napoli, Messina e Sannio) le borse di studio che rientrano nel progetto Bet for Jobs. Scadenza per la presentazione delle domande per i tirocini, di durata minima due mesi, appena dopo la Befana: venerdì 8 gennaio. Per partecipare è necessario essere iscritti al secondo anno se studenti di corsi di laurea triennale o al primo per le lauree specialistiche o magistrali. Anche in questo caso i contributi mensili variano tra i 480 e i 430 euro. L'application va effettuata online a questo link.Un po’ di tempo in più, la deadline è fissata al 1° febbraio 2016, per candidarsi alla seconda tranche delle oltre 1.100 borse di studio bandite dall’università di Padova. In palio tirocini da svolgere entro il 30 settembre 2016, durata minima di due mesi. Anche in questo caso l’importo mensile oscilla tra i 430 e i 480 euro a copertura delle spese di viaggio e soggiorno e l’accredito avviene con modalità simili a quanto previsto dai precedenti bandi: 80% del totale a 30 giorni dalla firma dell’accordo per il tirocinio e restante parte a seguito della consegna della documentazione finale. La domanda va fatta attraverso la compilazione dell’Application Package comprendente, tra i vari documenti, modulo di candidatura scaricabile dal sito dell’ateneo e cv formato europeo. Il «pacchetto» va consegnato a mano all’ufficio stage dell’università. La prossima scadenza per l'ultima tranche di tirocini è fissata ad aprile.Chiara Del Priore

Lazio, politiche attive per il lavoro: nasce Informagiovani8+ per i ragazzi della Tuscia in cerca di opportunità

Otto comuni della Tuscia, nell'entroterra a metà tra Lazio e Toscana, da qualche giorno hanno uno strumento in più per promuovere l'occupazione giovanile - tema sempre più dolente, se si pensa che secondo l'Istat la disoccupazione tra i 15-24enni è al 39,8%. È l'Informagiovani8+, con base a Capranica, capofila di una serie di sportelli aperti a Barbarano Romano, Bassano Romano, Blera, Caprarola, Oriolo Romano, Ronciglione e Sutri. Per chi nella zona ha tra i venti e i trent'anni, un punto di riferimento per raccogliere informazioni sulle opportunità di formazione e lavoro presenti sul territorio o a livello internazionale, oltre che per fare network e coordinarsi per iniziative di autoimprenditorialità. Tanti i servizi offerti: tra questi luoghi d’incontro come biblioteche tematiche, aperte agli under 35 interessati a acquisire documentazione per attivarsi in qualche settore, sempre aiutati da un referente. Diventa più semplice in questo modo essere aggiornati non solo sulle possibilità di lavoro offerte dalle aziende, ma anche dalle opportunità di volontariato aperte per esempio dalle associazioni. Insomma «una rete di otto comuni della provincia di Viterbo» che, negli intenti degli amministratori pubblici che l'hanno creata sarà «pioniera nella promozione di un percorso integrato che mette le politiche giovanili al centro del piano di sviluppo territoriale». L'investimento nel settore del lavoro, specie a favore dei giovani, è stato del resto tra i cavalli di battaglia dell'amministrazione guidata da Nicola Zingaretti, governatore del Lazio. «Nel 2013 venti milioni di politiche attive nella Regione Lazio, oggi oltre 120 milioni»ha twittato l'assessore al Lavoro Lucia Valente, rivendicando un aumento esponenziale di risorse che ha portato frutti: «più 76mila occupati» - secondo le ultime statistiche Istat - che collocano il Lazio al primo posto nella crescita dell'occupazione, +3% nel 2014, quando la media nazionale è del +0,1. L'apertura del nuovo centro polilocalizzato si inserisce dunque in un contesto di particolare attenzione verso il contrasto alla disoccupazione giovanile e il dilagare degli inattivi, i cosiddetti Neet. Dietro c'è però come sempre l'Europa, che già dal 2010 sollecitava gli stati membri a adottare misure che stimolassero l'occupabilità delle nuove generazioni. La «Strategia dell'Unione europea per la gioventù» delineata nel 2008 «per fornire ai giovani in Europa i mezzi necessari per superare le sfide attuali, in particolare riguardo all'istruzione, all'occupazione, all'inclusione sociale e alla salute» è alla base di bandi come quelli che hanno permesso di reperire i fondi per gli uffici di Informagiovani8+. Risale infatti a ottobre 2011 l'avviso pubblico «per il potenziamento e lo sviluppo della rete regionale Informagiovani», che stanziava fondi per 1 milione e 330mila euro, assegnando fino a 80mila euro «a progetti presentanti da sette o più enti locali» come nel caso dei comuni del viterbese. Tanto entusiasmo all'inaugurazione a fine novembre, a Capranica, il comune più grande tra quelli coinvolti con circa 6.700 abitanti. Alla celebrazione finale, dopo una giornata di laboratori riservati a giovani e esperti dei più diversi settori sui temi dell'impiego, formazione e autoimprenditorialià, sono stati chiamati a intervenire alcuni ragazzi “eccellenti” della zona, ognuno attivo in qualche campo del sociale o che sta muovendo con successo i primi passi del proprio percorso professionale. Da Andrea Saccà, di Caprarola, che nel 2014 ha realizzato la piattaforma MyTuscia per pubblicizzare le bellezze e i prodotti del territorio, a Erica Paris, 25enne di Oriolo Romano, che nel suo paese ha creato il primo consiglio comunale dei giovani - di cui è stata eletta presidente - e che con il progetto 'Andiamo a lavorare' ha intrapreso un progetto per l'attivazione di tirocini in Garanzia giovani presso le aziende locali.Tra le eccellenze locali anche musicisti come il batterista Fausto Idini [a fianco, durante un momento dell'evento a fianco di Flavia Paua Lucente], di Bassano Romano, che oltre a suonare insegna percussioni in due scuole di musica di Bracciano e Roma. E anche un “expat”: il direttore d'orchestra Sesto Quatrini, 31enne di Ronciglione che si è formato a New York, dove ora ricopre il ruolo di principal conductor alla Bare Opera - una associazione non profit che ha creato una compagnia d'opera «alternativa» - e ha anche collaborato con il Metropolitan Opera come cover conductor. Da lui uno dei messaggi più sinceri: «Sono andato negli Usa a cercare fortuna perché in Italia c'è poco spazio. Lì è la filantropia a finanziare la cultura» ha spiegato, «e così le cose funzionano abbastanza bene». Ma lui è stato fortunato, riconosce, perché «supportato economicamente dalla famiglia». I centri Informagiovani servono invece a sostenere chi «a differenzia mia non si può permettere di aspettare» per inseguire la propria strada.Ilaria Mariotti Le foto dell'evento sono di Luigi Nocera

Ecco Drop’pin, il portale Ue per gli stage e l’apprendistato

Si chiama Drop’pin: il gioco di parole, in inglese, è un invito ai giovani a “saltare su” (drop in), sul carro delle opportunità e fa da contraltare a drop out, che è invece il verbo di chi la scuola non la finisce, lasciando il diploma nel limbo degli obiettivi potenziali non raggiunti ed entrando di diritto nella categoria più a rischio disoccupazione. Ma è anche un invito per le imprese a mettere in vetrina le proprie offerte: di apprendistato, di stage, di primo impiego, di formazione a distanza. A postarle, a fissarle semplicemente con uno spillo (to pin). Una piattaforma di scambio, insomma (qui il sito; nella foto a destra uno screenshot) e non “solo” un «sito di job matching», sentenzia la Commissione europea, che ha voluto Drop’pin come progetto pilota già dal giugno scorso e ora si prepara a lanciarlo in grande stile. Nel linguaggio dei manager si direbbe “implementare”; in quello di tutti i giorni, la volontà è di fare di Drop’pin una piattaforma web agile e accessibile. «Speriamo che, con la crescita della comunità di Drop’pin, molte delle organizzazioni europee più grandi e rispettate siano sul sito, insieme alle Pmi più promettenti, che siano startup o aziende già avviate. Inoltre, Ong locali, nazionali e internazionali e altre Onlus potranno pubblicizzare le loro opportunità. Questo è ciò che speriamo di realizzare nei prossimi mesi», spiega la Commissione sul sito. Nei mesi di rodaggio si è radunato già un nucleo di iscritti: «Al momento abbiamo circa 1800 giovani registrati e circa 240 aziende, con altrettante offerte», spiega Pascale Woodruff, consulente per la comunicazione del portale Eures, all’interno della direzione generale per l’Occupazione e Affari sociali della Commissione Ue: «Entro giugno prossimo speriamo di avere almeno mille aziende registrate, diecimila offerte e almeno centomila visite mensili al sito». Drop’pin è un work in progress, insomma. Il sito si può navigare senza necessità di registrare un profilo, a meno che non ci si voglia candidare ad un’offerta specifica. I filtri aiutano ad affinare la ricerca. Si possono cercare, per tipologia di esperienza, opportunità di stage o apprendistato, ma anche offerte di e-learning o seminari online per affinare le competenze più diverse. L’importante è che abbiano criteri minimi di qualità. Il che significa che «la Commissione offre la sua garanzia, operando un controllo preventivo sulle aziende che si iscrivono al portale», spiega Woodruff. E soprattutto, aggiunge, «stage e apprendistati devono offrire un compenso, mentre le offerte di e-learning o di “coaching and mentoring” non devono mai essere a pagamento per chi ne usufruisce». A onor del vero, sfogliando le offerte, non tutte riportano già nell’annuncio il compenso o rimborso previsto in maniera così trasparente. Tra le pagine, ad esempio, si trova un’offerta di stage nel campo IT/sviluppo software: 800 euro netti mensili, per sei mesi, in un’azienda di ingegneria informatica a Pomezia. Ma è un po' una mosca bianca; nella grossa  sfilza di offerte per stagisti in una grossa multinazionale dell’energia, con posizioni nelle risorse umane, nel reparto vendite, in quello produttivo o quello legale, non c’è traccia di quanto sia il rimborso previsto. Certo, è possibile che le condizioni offerte siano anche essere buone, ma sarebbe opportuno renderle già noto fin dal principio - e non richiedere agli interessati di candidarsi “alla cieca”, svelando poi solamente in sede di colloquio l'ammontare del compenso. Ad ogni modo, si possono scremare le offerte per lingue o per sedi di lavoro nei vari Paesi europei. I modi per candidarsi, poi, possono variare: alcune imprese sfruttano il sistema fornito da Drop’pin e chiedono quindi ai giovani di caricare il proprio cv nel sistema della piattaforma per poi iscriversi all’offerta. Altre rimandano al proprio sistema esterno di gestione delle offerte di stage o di lavoro. L’impressione è che il meccanismo sia da rodare: «Drop’pin è un prodotto di supporto a ciò che già rappresenta Eures (il portale europeo per gli annunci di lavoro, ndr)», conferma Pascale Woodruff. «La nostra speranza è che sia uno strumento in più per fornire occasioni di mobilità soprattutto internazionale». Non a caso è stato presentato anche durante il lancio del Patto europeo per la Gioventù, iniziativa che impegnerà multinazionali e Pmi del network Csr Europe a creare 100mila nuove opportunità di apprendistato, stage o prima occupazione per i giovani nei prossimi due anni (ne abbiamo parlato in un altro articolo). E come il Patto per la Gioventù vuole stimolare la collaborazione tra mondo del business e mondo della formazione, anche in Drop’pin non manca una sezione per le partnership: «Vogliamo che la piattaforma sia anche un luogo per creare partnership tra imprese e organizzazioni, anche le scuole ad esempio, che possono magari unire le forze per creare programmi di stage o altre opportunità che riguardano gli stessi settori». «Partner up and join forces», è uno degli slogan nella pagina dedicata a chi offre opportunità. «Participate. Become more visibile» è l’altro. Perché dare una chance di qualità ai giovani ha pure un effetto positivo sull’immagine e sulla “reputation” di ogni impresa. Che Drop’pin non voglia essere solo un sito di job matching, infine, lo decreta anche il lato social della piattaforma. Stelline, commenti e forum: i giovani partecipanti possono valutare le esperienze vissute e discuterne. L’esperimento continuerà nei prossimi mesi. La Commissione europea promette di farlo germogliare e portarlo da progetto pilota a realtà consolidata. Per il momento l’invito è per tutti, giovani e imprese: «Drop’pin and go far».Maura Bertanzon@maura07  (foto di copertina da Flickr - European Parliament)

Stage e vacanze natalizie, che deve fare uno stagista se gli viene chiesto di essere presente un giorno festivo?

Stagisti, attenzione ai pacchi di Natale: il messaggio che in questi giorni ha lanciato la Cgil siciliana è basato sul gioco di parole tra i pacchi intesi come regali da mettere sotto l'albero e i pacchi - ben meno piacevoli - usati come sinonimo come fregature.Dicembre è infatti un mese particolare per il mercato del lavoro. Innanzitutto rappresenta il massimo picco di attività per quasi tutte le attività commerciali: negozi, boutique, grandi magazzini devono far fronte a un - benedetto - incremento di clienti in cerca di regali di Natale. Anche in molte aziende il ritmo si fa sostenuto, perché si cerca di chiudere tutte le pendenze - contratti, progetti, bilanci... - prima di partire per le vacanze. Oltre al Natale dicembre è anche il mese l'Immacolata, che cade l'8 ed una festa nazionale; per i milanesi costituisce un Ponte perché il giorno prima, il 7 dicembre, ricorre Sant'Ambrogio che è il santo patrono della città.Cosa deve rispondere uno stagista se il suo soggetto ospitante (così si definisce il datore di lavoro nel caso degli stage, che non sono contratti di lavoro) gli domanda, o peggio tenta di imporgli, di essere presente in ufficio o in negozio in giorni festivi? Non di rado capita di sentirselo chiedere, e la richiesta getta nel panico: perché nella maggior parte dei casi un giovane non ha proprio chiarissimo il quadro dei suoi diritti e doveri.Per prima cosa bisogna tenere sott'occhio il calendario: 8 dicembre (Immacolata), 25 dicembre (Natale) e 26 dicembre (Santo Stefano) sono festivi garantiti, così come 1 gennaio (Capodanno) e 6 gennaio (Epifania). Dopodiché bisogna controllare cosa c'è scritto nella convenzione di stage, perché «nel vostro progetto formativo sono individuati i giorni e le ore settimanali in cui è prevista la vostra presenza in azienda». Nella locandina messa online dalla Cgil si legge che il «primo passo da compiere è chiedere all'azienda ospitante se prevede di aprire nei giorni festivi». Ma siccome a volte gli stagisti si vergognano (a torto, perché è normalissimo chiedere informazioni per poter organizzare la propria agenda) di avanzare queste richieste, nel timore di essere bollati come lavativi, la Cgil suggerisce anche una seconda strada: chiedere «all'ente promotore se ha ricevuto comunicazioni in merito alla chiusura festiva dell'azienda ospitante».Se per caso il soggetto ospitante restasse aperto nei giorni festivi, la cosa più importante da sapere è che gli stagisti non sono tenuti per forza a presentarsi: «Non siete obbligati, in quanto tirocinanti, a garantire la vostra presenza». Anche perché non bisogna aspettarsi che presentandosi in ufficio o in negozio in un giorno festivo si riceverà a fine mese una indennità più alta: «La specifica disciplina che regola il lavoro nei giorni festivi (prevedendo retribuzioni maggiorate) non è applicabile al tirocinio».«In Sicilia in questo momento ci sono più di 30mila tirocini attivi finanziati da Garanzia Giovani: la maggior parte di questi, circa il 70%, si concentra nel settore del commercio e del terziario» dice Andrea Gattuso spiegando alla Repubblica degli Stagisti il senso di questa campagna: «Ci sono giunte molte segnalazioni, raccolte attraverso i social o presso i nostri sportelli, di ragazzi che raccontano di richieste da parte delle imprese di svolgere il tirocinio durante le giornate festive, dove in molte aziende ci sono picchi di vendita e di produzione».I giovani della Cgil Sicilia partono dalla consapevolezza di uno «scarso livello di conoscenza dei propri diritti da parte dei tirocinanti, che in molti casi sono alla prima esperienza nel mondo del lavoro», e sanno anche che molto spesso i soggetti promotori - cioè nella maggior parte dei casi i centri per l'impiego - non riescono a fornire assistenza in maniera tempestiva ed esaustiva: da qui l'idea di «costruire la guida pratica per i tirocinanti» siciliani di Garanzia Giovani, scaricabile gratuitamente in pdf dal sito, e adesso questa nuova sezione speciale relativa a come comportarsi nel periodo festivo.«Purtroppo in Sicilia i tirocini di Garanzia Giovani sono stati sfruttati dalle aziende come veri e propri rapporti di lavoro subordinato» rileva amaramente Gattuso, responsabile Politiche giovanili della Cgil Sicilia, che poche settimane fa è stato anche eletto nel nuovo Direttivo del Forum Nazionale dei Giovani: «con l'ulteriore beffa dei ritardi nei pagamenti delle indennità dovuti ad un sistema farraginoso e alla disorganizzazione della burocrazia siciliana». I ritardi nel pagamento dei compensi mensili non sono un problema solo siciliano - la Repubblica degli Stagisti ha scritto numerosi articoli, nel corso del 2015, su problemi simili in Lazio, Umbria, Abruzzo, Sardegna, Marche, Basilicata… - ma certo il mal comune non fa mezzo gaudio.Anche perché i ritardi hanno contribuito a generare «nei tirocinanti anche un sensazione  di scoraggiamento e sfiducia nel programma Garanzia Giovani» prosegue Gattuso: «La nostra guida, ora arricchita di questa parte "speciale" sulle festività natalizie, in generale vuole essere un punto di riferimento» per loro. Con informazioni in gran parte utili anche a chi fa un tirocinio al di fuori della Sicilia e al di fuori della Garanzia Giovani. Ovviamente però il target primario della guida della Cgil Sicilia sono i giovani siciliani: «Abbiamo pensato ad una guida online perché essendo moltissime le aziende sparse nel territorio sarebbe stato difficilissimo raggiungere tutti i tirocinanti che sono tutti invece presenti su Facebook. Siamo riusciti ad entrare nelle comunità che si sono formate spontaneamente su Facebook e che contano migliaia di iscritti. Non è stato semplice per il sindacato farsi riconoscere e apprezzare in ambienti in cui il mondo del lavoro è spesso sconosciuto e di conseguenza sono sconosciuti diritti, doveri, tutele, normative, procedure».I social network sono dunque diventati un canale di contatto alternativo, per il sindacato, per raggiungere un segmento - quello dei giovani - sempre più difficile da agganciare: «Siamo riusciti a diventare un punto di riferimento riconosciuto dai ragazzi attraverso un lavoro di continua interazione nelle social community», conferma Gattuso, senza dimenticare il «potenziamento sul territorio dei nostri sportelli Sol, servizio orienta lavoro». E di un monitoraggio costante i 30mila tirocini di Garanzia Giovani in Sicilia - e non solo quelli - ne hanno certamente bisogno. A maggior ragione nel periodo "particolare" delle festività natalizie.

GaranziaHack, fa flop l'hackathon del ministero per sviluppare un'app per Garanzia Giovani

500 iscritti ma soltanto 35 partecipanti effettivi. Fa flop GaranziaHack, l'hackathon voluto dal ministero del Lavoro per sviluppare un'app a partire dal progetto Garanzia Giovani. Nonostante i 10mila euro in palio, più del 90% dei giovani tra i 15 ed i 29 che avevano manifestato il loro interesse per l'iniziativa hanno scelto di non prendere parte alla maratona di programmazione. Un esito che ha scatenato la rabbia dei 22 tra incubatori, spazi di coworking e atenei universitari che si erano resi disponibili ad ospitare l'evento in tutta Italia.Breve riassunto della puntata precedente: il ministero guidato da Giuliano Poletti aveva indetto questo concorso con l'obiettivo di sviluppare delle applicazioni che permettessero, ad esempio, di geolocalizzare le offerte di tirocinio legate al programma Garanzia Giovani, piuttosto che di ricevere notifiche push sullo smartphone alla pubblicazione di proposte di stage affini alle proprie competenze. In palio, come detto, 10mila euro destinati agli sviluppatori dell'app vincitrice, all'atto della consegna della versione definitiva.Per ospitare l'hackathon il ministero aveva chiesto la disponibilità di incubatori e università: anche in questo caso, sulle 50 sedi cui puntava il governo, sono state solo 22 le candidature. A posteriori, meglio così: già 22 si sono rivelate infatti troppe, considerando la scarsissima affluenza di partecipanti. C'è da dire però che le location non erano dislocate in maniera ottimale sul territoio, coprendo appena 15 città e lasciando scoperte intere regioni come il Piemonte, il Triveneto e la Toscana.  La principale criticità è stata che appena 35 ragazzi si sono presentati ieri mattina, venerdì 4 dicembre, all'appuntamento con l'hackathon. Il che è emerso a maratona già avviata, con le 22 realtà che avevano aperto le porte ai partecipanti e che si sono accorti, a partire dalla mattina, che non arrivava - quasi - nessuno. I commenti sono confluiti in una chat allestita per permettere ai responsabili delle singole sedi di comunicare tra loro, i contenuti della quale la Repubblica degli Stagisti ha potuto consultare. È qui che sono arrivate le informazioni sull'esiguo numero di presenti: chi ha visto presentarsi cinque ragazzi, chi due, chi uno, chi addirittura nessuno. Tanto che gli host si sono subito mossi, chiedendo ai loro referenti del ministero del Lavoro i numeri di telefono degli iscritti per poterli contattare.«Abbiamo appreso dall'unico concorrente che si è presentato», ha scritto sulla chat il responsabile di uno degli incubatori coinvolti, «che ha ricevuto solo due email: quella di ammissione al concorso e quella inviata da me ieri». Ovvero giovedì pomeriggio, quando nelle sedi coinvolte è arrivato l'elenco dei partecipanti corredato di indirizzi di posta elettronica. «L'organizzazione ha avvisato i candidati sulle destinazioni e sul fatto che oggi dovevano recarsi lì per partecipare?» è la domanda secca che i 22 host rivolgono al ministero.Nell'attesa di una risposta, «qui siamo delusi e molto: lo sforzo organizzativo profuso meritava ben altro riscontro». Perché i casi sono due: o effettivamente i giovani partecipanti non sono stati avvisati per tempo della convocazione, e allora ci troveremmo di fronte a un epic fail degli organizzatori di questa GaranziaHack, oppure pur essendo stati correttamente informati hanno scelto di tirarsi indietro all'ultimo secondo e di disertare l'appuntamento.I ragazzi «forse non hanno risposto all'email che ho inviato loro ieri [giovedì, ndr] perché tardiva e, chissà, valutata anche un po' beffarda» scrive uno degli host, evidentemente propendendo per la prima ipotesi. C'è poi chi individua nella scelta di limitare la partecipazione ai soli iscritti a Garanzia Giovani come una delle cause del flop; e chi pensa che le iscrizioni - la deadline era per il 25 novembre - siano state chiuse troppo presto. Infine, c'è chi se la prende direttamente con il ministero: «L'enorme disagio è nel trovarsi di fronte a quello che ci viene proposto come stargate per un diritto al futuro, ovvero Garanzia Giovani, e poi si rivela una gigantesca scatola vuota di contenuti e gonfia di inefficienze e di sprechi».Brucia, tra incubatori ed università, la figuraccia fatta per giunta con la stampa: chi ha invitato i quotidiani locali, chi le televisioni, ma ai giornalisti non hanno potuto mostrare altro che sale vuote. C'è poi un discorso economico: tutti i costi, dall'eventuale affitto delle sale al catering, erano a carico dei singoli organizzatori sul territorio. Il ministero non ha contributo nemmeno in parte, hanno pagato incubatori ed università - ed hanno pagato per nulla, visto che non si è presentato nessuno.«Il numero di partecipanti è stato sicuramente inferiore alle nostre aspettative» ammette tempestivamente l'ufficio stampa del ministero alla Repubblica degli Stagisti, negando però con fermezza che i partecipanti non siano stati avvisati correttamente: «Nei giorni scorsi gli uffici hanno effettuato un recall degli iscritti, dal quale era già emersa una previsione di presenze effettive minori rispetto al numero dei registrati». Non è chiaro, però, per quale motivo gli host non siano stati avvertiti di questo minore afflusso previsto. Ieri, poi, dal dicastero del Lavoro «è stata fatta una verifica sui giovani iscritti che avevano confermato la loro partecipazione e non si sono presentati. Hanno giustificato la loro mancata presenza con motivazioni di diversa natura, da quelle di tipo logistico a quelle personali e familiari». Il punto però è che non sono venti persone, o cinquanta, o cento a non essersi presentate: i "disertori" sono stati 460. Cos'è successo? Ancora non sono chiare le cause di questo flop di GaranziaHack; ma è bene che nelle prossime settimane vengano indagate, e a fondo, per evitare di ripetere gli stessi errori se in futuro si dovesse decidere di organizzare iniziative simili.Riccardo Saporiti 

Blind applying, candidarsi "alla cieca" per 15 stage in giro per il mondo: ecco come funziona

Mandare il curriculum una sola volta e contemporaneamente partecipare alla selezione per uno stage in 15 grandi aziende, in tutto il mondo, senza sapere di preciso in quale impresa, città e settore lavorativo si finirà: è in sintesi il funzionamento «Blind Applying», iniziativa giunta alla sua terza edizione dedicata agli studenti universitari di qualsiasi settore ideata da Deutsche Telekom, che oggi è tra le aziende partecipanti che offrono uno stage, e gestita da Entrypark.Per partecipare c’è tempo fino al 7 dicembre, data entro cui è necessario creare un account e compilare il form disponibile sul sito di Blind Applying, allegando il curriculum in inglese. A quel punto - una volta raccontati i propri interessi, inserito il percorso educativo e le esperienze lavorative già avute - non resterà che aspettare e incrociare le dita. “In palio” ci sono tre mesi di tirocinio, tra maggio e settembre del 2016, con un rimborso spese che si aggira sui 900 euro al mese. Una cifra molto interessante, sopratutto per i candidati italiani, che peraltro potrebbe anche essere più alta - visto che ciascuna azienda la stabilisce considerando il costo della vita del paese in cui si svolge lo stage, per garantire una qualità della vita dignitosa. Almeno questo assicura  alla Repubblica degli Stagisti Marco Del Canale, understanding talent presso Potentialpark e Entrypark: «Tutto nasce dalla sfida di rivoluzionare gli abbinamenti che gli studenti tendono a fare tra l’azienda e il settore lavorativo. L’obiettivo è attirare candidature inusuali e far considerare agli studenti determinati tipi di carriera a cui non avevano pensato. Per esempio quando si parla di una banca c’è anche il settore comunicazione, che non sempre viene preso in considerazione dai giovani per inviare un curriculum». Con la Blind Applying si ha il vantaggio di fare un’unica application e potenzialmente candidarsi per 15 aziende e altrettanti posti in settori molto diversi tra loro. Quest’anno i tirocini sono offerti da imprese del calibro di BNP Paribas, Deloitte, Bayer, solo per citarne alcune, e le destinazioni possono essere Parigi, Stoccolma, Bangkok o gli Stati Uniti. Per farsi un’idea del clima all’interno delle aziende si possono anche consultare le brevi descrizioni presenti sul sito in cui dipendenti o ex stagisti raccontano anche attraverso immagini quello che il luogo di lavoro ha rappresentato per loro e le mansioni che hanno svolto. Di certo si sa che 11 stage saranno in Europa e gli altri quattro saranno assegnati in altri continenti. Nelle due precedenti edizioni gli stage fuori dal territorio europeo erano stati attivati negli Stati Uniti, in Giappone, Australia e Cile. Al momento nessuna azienda italiana partecipa al programma né ci sono tirocini disponibili nel nostro Paese, ma «durante l'anno gli studenti potrebbero essere raggiunti per opportunità anche in Italia», aggiunge Del Canale.  L’anno scorso sono arrivate ben 13mila candidature, di cui 580 dall’Italia che è stato il quinto paese per numero di application dopo Germania, Spagna, Francia e Cina. I posti in quel caso erano 21, ma alla fine sono state offerte altre 5.500 opportunità nel corso dell’anno. Registrandosi, infatti, si entra a far parte di una comunità internazionale che nei mesi seguenti viene continuamente aggiornata sulle nuove opportunità disponibili. Non solo: una volta fatta l’application, Entrypark fa le combinazioni tra i curriculum arrivati e le offerte di stage inserite dalle aziende. A quel punto presenta una rosa di 20-30 curricula per ciascuna posizione, e le imprese procedono con i colloqui. Selezionato lo stagista, le aziende continueranno ad essere in possesso delle altre application e quindi, in un secondo momento, potranno anche fare riferimento proprio a queste per future selezioni.Difficile dire al momento se gli stage si sono poi trasformati in contratti di lavoro. Del Canale ci tiene, infatti, a ricordare che «ci sono stati diversi casi in cui gli studenti hanno ricevuto un'offerta dopo lo stage. Ma non dimentichiamoci che stiamo parlando di stagisti studenti, che nella maggior parte dei casi deve ancora completare il proprio percorso di studi» e quindi nonostante le aziende siano felici di mantenere i contatti, un'eventuale proposta non può esserci nell'immediato.Per i giovani italiani è sicuramente un’opportunità interessante, non solo per la possibilità di fare un’esperienza internazionale con una indennità mensile piuttosto cospicua, ma perché ad ognuno degli stagisti viene garantito anche un rimborso per spese di viaggio e alloggio che può arrivare fino a 2100 euro. «È un’iniziativa di grande impatto internazionale» commenta Vantaggi «alla quale le aziende partecipano volendo costruire una relazione con i candidati per il futuro: è nel loro interesse mostrarsi attrattive sia come opportunità sia come benefit».  Una volta scaduto, a inizio dicembre, il termine ultimo per partecipare, nel mese di gennaio del 2016 i migliori candidati saranno contattati dalle aziende per procedere con i colloqui, che saranno conclusi nel mese seguente; i giovani selezionati verranno contattati a marzo, e dovranno cominciare il tirocinio tra giugno e luglio.  Il trend di adesione fino oggi è stato in crescita e Del Canale è convinto che anche quest’anno il numero dei candidati aumenterà, anche considerando che due grandi aziende americane, Johnson & Johnson e GM, hanno appena aderito e che quindi faranno prevedibilmente incrementare il numero di application dagli Stati Uniti. La Blind Applying ha vinto l’Employer Branding Innovation Award 2014 organizzato da Trendence, un istituto di ricerca europeo specializzato in employer branding e selezione del personale, e l’Hr Excellence Award per la miglior campagna Hr nel 2013: adesso l'obiettivo è quello di farsi conoscere di più dai giovani, anche italiani, consentendo loro di prendere in considerazione percorsi lavorativi a cui non avevano pensato prima. La promessa di Entrypark è quella di garantire una risposta a tutti e pari opportunità di accesso agli stage.Marianna Lepore

Disoccupazione, le aziende scendono in campo con il Patto europeo per la Gioventù: promesse 100mila opportunità in due anni

Due anni di tempo per creare centomila occasioni di stage, apprendistato, prime occupazioni e mobilità. L’importante è che siano “di qualità”. La promessa è impegnativa e a farla questa volta è il mondo dell’impresa insieme alla Commissione europea. Il “Patto europeo per la Gioventù” è stato lanciato ufficialmente a Bruxelles dallo European Business Network for Corporate Social Responsibility (Csr Europe), rete che coinvolge 70 multinazionali e 45 network imprenditoriali nei diversi Stati membri (a destra, il momento del lancio del Patto a Bruxelles, alla presenza del re Filippo del Belgio, del commissario Thyssen e del presidente del Parlamento Ue Martin Schulz). In totale, fanno 10mila imprese coinvolte. Ed è proprio alla realizzazione di 10mila partenariati pubblico-privati che punta il Patto europeo per la Gioventù. Sulla forza del fare rete, insomma, si ripone la speranza di successo di questa iniziativa. Perché le centomila opportunità sono l’obiettivo concreto da raggiungere, attraverso progetti che saranno messi in piedi a livello nazionale o internazionale dalle imprese membri di Csr e che saranno mappati sulla Business Impact Map. Ma la speranza è molto più ampia: creare una cultura dove le collaborazioni virtuose tra mondo dell’impresa, parti sociali e mondo della formazione per offrire occasioni di occupazione ai giovani diventino la normalità. Utopia? Etienne Davignon, presidente del Csr, diplomatico di lungo corso e più volte commissario europeo, è ottimista e si spinge a definire il Patto europeo per la Gioventù «un elemento rivoluzionario, simile a ciò che è stato il programma Erasmus negli ultimi 28 anni». L’Ue non vuole far mancare il suo appoggio, visto che negli orizzonti della Commissione c’è la creazione di 250mila nuove opportunità per tutti i giovani. Sarà per questo che, nelle parole del Commissario europeo per l’occupazione, Marianne Thyssen (nella foto a sinistra), il Patto per la Gioventù diventa «un progetto non comune. Un cambiamento culturale per aiutare i giovani a trarre il meglio dalle loro capacità e competenze». Il supporto della Commissione promette di essere tecnico, in appoggio ai partner coinvolti nell’iniziativa. Ma cosa cambia rispetto a iniziative lanciate con altrettanta (se non maggiore) enfasi, come la Garanzia Giovani, che ad oltre un anno dal lancio faticano in quasi tutti i Paesi europei a raccogliere i risultati sperati? «Quelle sono iniziative istituzionali, portate avanti dai governi», precisa Jan Noterdaeme, co-fondatore di Csr Europe. «Sono più che benvenute e magari ben pianificate, ma quando si costruisce l’architettura di questi progetti è meglio coinvolgere le imprese, in modo che i progetti stessi si adattino al meglio alle realtà imprenditoriali». In effetti, sul palco del Bozar di Bruxelles (il palazzo delle Belle Arti) hanno pronunciato il loro endorsement al Patto i manager di grandi compagnie. Tra queste anche Nestlè, che non a caso in Italia è da tempo una delle aziende virtuose che fa parte dell'RdS network della Repubblica degli Stagisti, attraverso cui questa testata promuove la qualità delle proposte di tirocinio offerte ai giovani italiani, e che ottiene ogni anno il riconoscimento del Bollino OK Stage. Il Patto europeo per la Gioventù nasce infatti anche sulla scia dell’iniziativa “Alliance for YOUth”, lanciata nel 2014 proprio da Nestlè, e che ha portato a creare 50mila opportunità di lavoro e stage in Europa grazie al contributo di 200 grandi, medie e piccole aziende ubicate in 22 diversi Paesi dell’Unione. A sottoscrivere il Patto, una trentina di leader di grandi compagnie in tutto, sulle 70 che fanno parte di Csr Europe. Ci sono per esempio le italiane Enel, Pirelli e Gruppo Bracco, insieme al network Sodalitas. E non mancano grandi gruppi internazionali come Bridgestone, Microsoft, Samsung, Huawei, Ibm. «Portare i giovani europei nel mondo del lavoro è un nostro interesse vitale come imprese europee, perché loro sono il futuro delle nostre compagnie», ha dichiarato sul palco Jean-Pierre Clamadieu, Ceo di Solvay, altro partner del progetto. Potrebbe venire il sospetto che le imprese, con questa impostazione, finiscano per dire «ora facciamo noi», a un’Europa che ha 5 milioni di giovani disoccupati e ben 7 milioni di Neet, l’esercito di disillusi che non cercano un lavoro e sono fuori da qualsiasi percorso formativo. Ma questo «è solo un passo ulteriore che si aggiunge a molti altri», precisa Noterdaeme, perché «quello che manca è una massa critica di leadership, e noi vogliamo crearla grazie all’impegno congiunto dei leader dell’imprenditoria insieme ai leader europei». A margine delle dichiarazioni ufficiali sul palco di Bruxelles, però, non sono mancate le prime critiche. «Plaudiamo a iniziative come il Patto per la Gioventù, ma il nostro supporto dipenderà da quanto seriamente i giovani e le loro priorità saranno integrate nel Patto», fa notare Johanna Nyman, presidente dello European Youth Forum, network che raduna moltissime associazioni giovanili da tutta l’Ue. Lo Youth Forum lamenta di non essere stato nemmeno interpellato, nonostante la volontà sbandierata dal Patto di coinvolgere protagonisti delle realtà giovanili, oltre a enti e organizzazioni esperte in formazione ed educazione. Il Patto resta comunque solo una cornice, un invito all’azione: le vie per dare vita a queste centomila occasioni formative o professionali, le creeranno le imprese stesse. Lo stesso Csr Europe promette di tirare le somme tra due anni, con il primo European Enterprise-Education Summit in programma alla fine del 2017. Maura Bertanzon @maura07

JPO Programme, contratti da 45mila euro l'anno per under 30 alle Nazioni Unite: candidature fino al 15 dicembre

Torna anche quest’anno il JPO Programme (Italian associate experts and junior professional officers programme), programma di cooperazione multilaterale organizzato dalla Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri in collaborazione con il dipartimento Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite. Il 15 dicembre 2015 è l’ultimo giorno utile per fare domanda: in palio un contratto di un anno, rinnovabile per un secondo, di circa 48mila dollari annuali (45mila euro) presso organizzazioni internazionali del settore della cooperazione con inquadramento contrattuale pari al livello iniziale della categoria dei funzionari delle Nazioni Unite. Per le organizzazioni che non fanno parte delle Nazioni Unite il livello sarà equivalente a quello di entrata delle figure di staff delle stesse, più o meno pari a quello delle Nazioni Unite. Non è ancora noto al momento il numero di posti disponibili. Lo scorso anno i partecipanti sono stati 18 su 144 candidati che hanno preso parte alle interviste di selezione.Dopo la flessione dello scorso anno rispetto alle edizioni precedenti, non è escluso che per questa ci sia un nuovo aumento delle posizioni disponibili, come ha spiegato alla Repubblica degli Stagisti Gherardo Casini, direttore dell’ufficio romano del dipartimento Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite.A chi è rivolto il bando? Possono candidarsi giovani di età non superiore a 30 anni (nati dal primo gennaio 1985 in poi), in possesso di laurea specialistica, magistrale o laurea accompagnata da master oppure magistrale a ciclo unico. Fondamentale l’ottima conoscenza della lingua inglese. «Naturalmente ci si aspetta che i candidati abbiano una solida preparazione accademica e una propensione alle tematiche dello sviluppo, degli affari umanitari, o internazionali. Oltre al titolo di studio sono importanti le pregresse esperienze professionali, la predisposizione a lavorare all’estero, la capacità di lavorare in team e, soprattutto, le motivazioni giuste. La conoscenza di altre lingue ufficiali delle Nazioni Unite oltre all’inglese rafforza il curriculum e di conseguenza aumenta le possibilità della candidatura», aggiunge Casini. Il processo di selezione è articolato in più fasi, come sottolinea il direttore dell’ufficio romano del dipartimento: «un primo esame dei curricula viene effettuato dall'ufficio UN/DESA. Successivamente una commissione delle Nazioni Unite procede con l'analisi delle candidature per arrivare a una rosa di candidati pre-selezionati per le diverse posizioni richieste dagli organismi internazionali e approvate dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Generalmente vengono pre-selezionati otto candidati per ogni posizione. La selezione finale prevede un'intervista che viene svolta in modalità remota da parte di rappresentanti degli organismi richiedenti. Il colloquio viene generalmente effettuato in inglese, francese o altra lingua collegata al lavoro». La pre-selezione, come si legge sul sito UN/DESA, avviene tra febbraio e aprile, mentre il periodo che va da maggio a luglio è dedicato alle interviste e settembre è il mese della formazione.L’unica modalità per l’invio della candidatura è online attraverso la pagina dedicata del sito www.undesa.it, come già sperimentato lo scorso anno. Casini consiglia ai candidati di essere molto cauti nell’effettuare la procedura: «un suggerimento da parte nostra è di non pensare di poter portare a termine la candidatura in pochi minuti. È importante che i candidati prendano conoscenza del sistema e delle informazioni richieste per descrivere al meglio il proprio curriculum e completare la lettera di motivazione, allegando il corretto certificato. Dedicare tempo alla candidatura è certamente un buon investimento». Per l’edizione dello scorso anno sono arrivate 2484 candidature iniziali, per un’età media di 27 anni, di cui il 64% proveniente da donne. Tra questi candidati, come detto, 144 hanno preso parte alle interviste.  La componente femminile è stata molto forte anche tra i partecipanti effettivi al Programma: «tra i 18 candidati selezionati la percentuale di donne è arrivata al 72%», aggiunge Casini. Il 31% dei candidati poi era in possesso di un titolo di studio avanzato, master o dottorato, «oltre il minimo richiesto per l’accesso al Programma». Quanto agli ambiti di studio di provenienza dei candidati: «il 40,3% del totale delle candidature era rappresentato da laureati nel settore delle Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, seguiti da laureati in Giurisprudenza (16,1%), Economia, Commercio, Finanza e Amministrazione, per il 15,9%», conclude.