Il lavoro si cerca online e sui social network, ma le aziende faticano a capirlo: con qualche bella eccezione

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 04 Mar 2016 in Notizie

Alcuni passi in avanti verso le nuove tecnologie ma ancora poco coraggio per le aziende italiane nell'utilizzo di strumenti innovativi per la ricerca di personale: questa la sintesi dell’ultimo studio annuale OTaC – Online talent communication per l’Italia, ad opera di Potentialpark, istituto di ricerca con sede a Stoccolma specializzato nello studio delle esigenze dei candidati nella ricerca online di lavoro. I risultati dell'indagine – condotta dal settembre 2015 al gennaio di quest’anno – sono stati presentati alla stampa pochi giorni fa e mostrano che in generale le aziende hanno fatto progressi rispetto agli anni precedenti, cercando di avvicinarsi ai comportamenti dei giovani, ma senza crederci fino in fondo. Non realizzando, quindi, vera innovazione nel recruitment.

Allo studio quest’anno hanno partecipato quasi 24mila studenti e neolaureati di tutto il mondo; l’Italia, con oltre 5mila partecipanti, si è attestata come primo paese al mondo per numero di risposte. E proprio in riferimento specificamente all'italia Potentialpark rileva che nel 2015 c’è stato un generale investimento delle imprese italiane nell’attuazione di strategie di miglioramento della loro comunicazione e selezione online.

E se le aziende investono di più sulle piattaforme digitali, le risposte non tardano ad arrivare. Le pagine “Lavora con noi” continuano a essere il centro delle strategie di comunicazione delle aziende e ben l’80% dei candidati utilizza proprio la sezione career come fonte primaria per acquisire informazioni. Con un piccolo incremento rispetto al 2014 sull’affidabilità rispetto a quello che viene pubblicato. Al primo posto, quindi, c’è proprio internet, seguita dagli eventi in campus e dai contatti sui professional network come Linkedin.


E proprio il social network professionale per eccellenza sembra subire un calo: rispetto all’anno precedente una persona su dieci ha deciso di non usarlo per candidarsi a una posizione di lavoro, facendo scendere dalla terza alla quarta posizione questo canale a favore dei portali di lavoro online.


Nonostante i miglioramenti, le aziende, però, sono ancora timide e poco innovative nello sfruttare internet, preferendo non prendere in considerazione i nuovi comportamenti social dei giovani. Se, infatti, il 53% dei candidati italiani usa Instagram regolarmente, solo il 19% delle aziende è disposto a utilizzare questo canale per il recruitment.
Perdendo quindi la possibilità di intercettare quella percentuale di candidati.

Altro tema: gli smartphone usati anche per la ricerca di lavoro. In un anno è salito di quasi dieci punti percentuali il dato di quanti usano proprio un dispositivo mobile per accedere a un sito carriera. Questo spiega perché il numero di aziende (79 in totale quelle studiate in Italia) che hanno lavorato per rendere mobile-friendly le loro pagine web sia quasi raddoppiato. Fermandosi, però, a poco più della metà del campione.


Lo studio OTaC
fornisce alle aziende tre suggerimenti per cercare di colmare il gap con i candidati. Per prima cosa, arricchire gli annunci di lavoro pubblicati sui siti aziendali. Spesso e volentieri, infatti, manca la parte dedicata all’esperienza del candidato, che è invece presente sui siti di lavoro dedicati alle candidature online. Ed è qui che le aziende dovrebbero intervenire, proponendo testimonianze che aiutino nel processo decisionale. Ricordandosi che i form online sono utilizzati dal 75% del campione, in crescita di quasi dieci punti rispetto all’anno precedente. Poi accelerare il cambiamento: quindi rassegnarsi al fatto che lo smartphone è sempre più utilizzato ed è impensabile che la sezione career non sia accessibile dal cellulare o che lo sia ma con meccanismi lunghi. Infine, accettare di fare campagna sui social network di moda: Instagram ma anche Twitter e soprattutto Whatsapp, usata dal 96% degli intervistati. 


Ma qual è la realtà che quest’anno ha osato di più ed attratto i giovani? Su tutte vince Accenture, che ha adattato il proprio sito carriera per un uso tramite smartphone e rinforzato la presenza sui social media. Seguita da Roche e L’Oreal, che mette ben in evidenza anche le testimonianze di chi ha avuto esperienze lavorative in azienda.
Nella classifica di Potentialpark trovano posto anche alcune aziende che aderiscono all’RdS network, e che quindi offrono agli stagisti un buon rimborso spese e delle ottime chance di assunzione a fine stage. Sono EY, Nestlé, Elica e PwC, rispettivamente al 12, 15, 16 e 19° posto.

«Non si può più fare a meno dei social: il mondo evolve, e così anche il modo di fare selezioni. Perciò siamo presenti sui principali social network e abbiamo deciso di aprire altri canali come Instagram, Twitter, Pinterest e una piattaforma Linkedin che a livello Hr è il principale strumento grazie al quale negli ultimi due anni abbiamo chiuso una decina di selezioni» spiega Julia Sciuto, education ed employer branding manager di Elica. «Senza dimenticare il nostro sito dedicato alle risorse umane, che resta la prima piattaforma grazie alla quale facciamo molte selezioni».


I social «facilitano tantissimo nella comunicazione immediata: se siamo presenti a un career day un tweet diventa molto immediato. Ed è il connubio tra tutti i social che fa la differenza. Per esempio noi usiamo molto Instagram per gli eventi o per far vedere com’è la nostra azienda, per far conoscere il nostro mondo anche da un punto di vista di clima lavorativo». E investire sui social, come lo studio OTaC dimostra, conviene. «Grazie ai social abbiamo molte più informazioni a disposizione. Se mi arriva un curriculum posso trovare subito su Linkedin o Facebook un riscontro. E succede anche per i ragazzi. Quando li accolgo al centralino vedo subito che anche senza presentarmi mi hanno riconosciuta, perché è evidente che anche loro fanno ricerche per esempio su Linkedin. Per noi la ricerca dei curriculum adatti è molto facilitata. E i candidati grazie ai tanti canali social riescono ad avere subito un vero e proprio storytelling dell’azienda».


É la dimostrazione che i consigli dello studio OTaC, sopratutto quello di fare campagne sui social, hanno effetti positivi anche nella selezione del personale. Da un punto di vista di employer branding, quindi di come l’azienda viene percepita dai potenziali lavoratori, ormai i social network sono fondamentali per trasmettere l’idea che quel posto di lavoro sia il migliore per fare carriera. 


Marianna Lepore

[nella foto in alto, il team internazionale di Potentialpark presente alla conferenza: da sinistra Elisabeth Wicklin, Guillame Caramalli, Marco Del Canale, Viola Baldoni, Antoine Lhosmot, Ulrike Weiter]

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