Calabria, per 4.300 adulti ancora 12 mesi di proroga: alcuni sono in tirocinio da dieci anni

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 19 Set 2022 in Notizie

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Alla fine sono stati rinnovati: i Tis, “tirocini di inclusione sociale”, per 4.300 calabresi disoccupati ex percettori di mobilità in deroga continueranno per altri 12 mesi nell’attesa – ancora una volta – di trovare una soluzione.

Ma anche stavolta non avverrà né la chiusura del programma abnorme di tirocini (alcune persone li stanno facendo, una proroga dopo l'altra, da oltre un decennio) né l'agognata assunzione. «Tutti questi precari li ho solo ereditati, non li ho creati io di certo!» ricorda alla Repubblica degli Stagisti il presidente della Regione Roberto Occhiuto: «Lavoro costantemente per assicurare loro per quanto possibile condizioni di lavoro e vita migliori. La contrattualizzazione di 4.300 lavoratori non è una cosa che può fare la Regione da sola. Si pensi che i dipendenti regionali sono complessivamente 1.800, credo sarebbe impraticabile contrattualizzarne altri 4.300».


E dunque, nel frattempo, si fa quel che si può: e lo stage diventa ancora una volta ammortizzatore sociale. La delibera 410 della giunta regionale
del 1° settembre a firma Occhiuto, pur ricordando che «la durata dei tirocini non può essere superiore a 24 mesi», evidenzia anche che «le regioni hanno la possibilità di stabilire deroghe sulla durata e ripetibilità» e che, quindi, il tirocinio può essere prorogato oltre il limite dei due anni purché «in seguito all’attestazione della sua necessità da parte del servizio pubblico che ha in carico la persona e non più di una volta per un massimo di 24 mesi». Nella delibera, quindi, vista la scadenza dei percorsi di tirocinio precedentemente avviati, si dispone che il dipartimento lavoro debba avviare le interlocuzioni necessarie con gli enti ospitanti per prorogare gli stage per ulteriori 12 mesi. Non solo, si invita anche ad avviare «ogni altro atto necessario a dare impulso alla prosecuzione dei percorsi per un’ulteriore annualità» coinvolgendo i centri per l’impiego.

Questi tirocini, vale la pena ricordare, non sono “normali” stage extracurricolari e dunque non fanno riferimento alle “classiche” linee guida (le ultime sono state approvate dalla Conferenza Stato-Regioni nel 2017) sui tirocini. In questo caso il riferimento normativo sono le linee guida, sempre stabilite in sede di Conferenza Stato-Regioni, del gennaio 2015.

«Si tratta di un risultato importante, che consente un ulteriore periodo di sostegno alle famiglie in una fase di crisi sociale ed economica», spiega il presidente Occhiuto. I fondi per prorogare il tirocinio per un anno ammontano a circa 32 milioni di euro, di cui 17 milioni a valere sul Programma di Azione e Coesione (PAC) Calabria 2014/2020 e circa 15 milioni sul Piano Sviluppo e Coesione (PSC) Calabria: «Risorse per garantire la prosecuzione di un’esperienza di politica attiva e allo stesso tempo fornire un aiuto in vista della costruzione di soluzioni che portino nella direzione della creazione di opportunità lavorative nel mondo delle imprese e di percorsi assunzionali legittimi nel contesto pubblico». La delibera, si diceva, prevede la proroga e, quindi, i Tis andranno in continuità senza alcuna interruzione man mano che i percorsi nei 458 enti interessati termineranno.

Il provvedimento arriva dopo mesi di proteste e manifestazioni dei tirocinanti che fino all’ultimo non hanno saputo che cosa ne sarebbe stato di loro. Per capire di cosa si sta parlando bisogna riavvolgere il nastro e dare qualche elemento in più. Nell’ultimo decennio in Calabria, complice una scarsa regolamentazione dei tirocini e una crescente disoccupazione anche nelle fasce di età più avanzate, si è deciso di attivare percorsi di stage in vari enti pubblici. Sopperendo così alla mancanza cronica di personale, dovuta anche all’assenza di concorsi, e contemporaneamente consentendo a persone ormai fuori dal mercato del lavoro e senza più ammortizzatori sociali di fare dei percorsi di formazione all’interno di tribunali, comuni, province, scuola, regione.

Del più famoso caso dei “tirocinanti della giustizia” la Repubblica degli Stagisti si occupa da molti anni, ma senza mai dimenticare l'esistenza di un altro tipo di stagisti, 6.700 persone in totale: di questi circa duemila erano i cosidetti tirocinanti della funzione pubblica, direttamente alle dipendenze dei ministeri, per i quali dopo alterne vicende ad aprile di quest'anno è stato pubblicato un bando di concorso per 1.956 posti che sulla carta – ma anche qui ci sono varie polemiche e accuse in circolazione – serviva per dare un definitivo contratto a questi stagisti.

Restavano fuori i circa 4.300 tirocinanti di inclusione sociale, quindi «quelli che fanno servizi all’Asp, nei comuni, in Provincia, in Regione e nelle scuole ma non tramite Miur, per i quali è attivo l’altro bando, ma chiamati a suo tempo dalle scuole che chiedevano ulteriore personale», spiega alla Repubblica degli Stagisti Saverio Bartoluzzi, dell’Unione Sindacale di base. Proprio a questi tirocinanti era dedicato l’avviso pubblico seguente per una annualità di stage di 12 mesi cominciati nel 2020, con una sospensione nel periodo di chiusura causa Coronavirus. Poi a fine ottobre 2021 con un nuovo decreto è stata avviata una nuova annualità decidendo di innalzare il rimborso spese mensile, precedentemente di 500 euro mensili, a 700 euro.  

Si arriva così agli ultimi mesi, e ai tirocini per l'ennesima volta in scadenza. È mancato un dialogo con i sindacati, ha denunciato l’Usb, prima della nuova proroga arrivata a inizio di questo mese. «Come Unione sindacale di base siamo contrari» dice Bartoluzzi alla Repubblica degli Stagisti, «perché i 28 milioni spesi l’anno scorso per la proroga e i 32 adesso fanno pensare che ci sono abbastanza soldi per cui si poteva arrivare a un minimo di contrattualizzazione o tramite una legge regionale, come hanno fatto per i lsu lpu, e poi cercare magari una collaborazione con il governo nazionale. Gli ultimi 12 mesi di proroga sono passati nel silenzio, aspettando gli ultimi venti giorni per un nuovo rinnovo, mentre l’onorevole Cannizzaro e il presidente Occhiuto, all’epoca deputato, avevano detto che sarebbero serviti per creare qualcosa e portare alla contrattualizzazione».

Il sindacalista Usb evidenzia poi un altro problema: «Nessuno lo dice: ma se un comune si rifiuta di continuare questa proroga automaticamente tutti i tirocinanti che sono in quell’ente sono esclusi. Come Usb siamo a conoscenza del fatto che alcuni comuni per consentire il rinnovo obbligano i tirocinanti a fare tutte le 80 ore mensili previste, quando basterebbe il settanta per cento, senza mai assentarsi».

Il fatto di svolgere tutte le ore previste sembra in effetti una richiesta di semplice buonsenso – perché mai dovrebbero farne di meno? Solo per sfruttare la possibilità prevista dall'accordo? – anche perché va ricordato che per questo impegno di 80 ore mensili, che equivalgono a venti ore la settimana, circa un part-time al 25%, queste persone ricevono dallo Stato 700 euro.

D'altro canto, va però ricordato anche che si tratta di adulti che da anni, all'interno di questa gabbia dei tirocini, non ricevono un euro di contributi previdenziali: gli stage infatti non hanno alcun valore ai fini pensionistici, dunque tutti questi soggetti non solo sono e rimangono a rischio di esclusione sociale, ma stanno anche costruendo enormi buchi nella loro storia previdenziale che avranno effetti deleteri al momento di andare in pensione.

Al sindacato, per giunta, risulta perfino che vi siano comuni che «chiedono ai tirocinanti di fare lavori senza dispositivi di protezione individuale». E questo è realmente inaccettabile, perché agli stagisti andrebbero garantiti tutti i presidi di sicurezza dati ai dipendenti che svolgono le medesime attività.

Cosa succederà una volta terminato questo nuovo rinnovo? Lo si può presumere leggendo bene la delibera di inizio mese, dove si parla di 24 mesi e di un ulteriore anno terminati questi primi dodici. Frase che fa presupporre la disponibilità, eventualmente, di fare ancora un altro anno di stage in attesa di qualche altro provvedimento di regolarizzazione.

«Sulla carta non hanno nessuna soluzione», conclude Bartoluzzi. «Non siamo contro il centro destra ma contro i politici che durante le elezioni corteggiano i tirocinanti e subito dopo li abbandonano. Ora cercheremo di capire che cosa succederà. Rimaniamo convinti che questa proroga sia un ulteriore sperpero di denaro. Questa sarebbe la tredicesima annualità di tirocinio, contro tutte le leggi in materia».

Su un altro fronte sindacale, quello della Cisl, questa proroga viene invece definita una buona notizia. Tonino Russo e Gianni Tripoli, rispettivamente segretario generale Cisl calabrese e segretario generale FeLSA Cisl Calabria, lanciano però un monito: «Serve altro. Serve dare dignità al lavoro. Servono politiche attive del lavoro. Serve costruire un futuro per dare speranza alle persone, sedersi intorno a un tavolo e andare avanti fino a trovare soluzioni concrete».

“Costruire un futuro” nel gergo sindacale ovviamente equivale ad assumere. Questi tirocinanti
«in verità sono lavoratori a tutti gli effetti», ammette chiaramente il presidente della Regione Occhiuto alla Repubblica degli Stagisti: «Sono diventati indispensabili per alcune funzioni che svolgono all’interno delle varie amministrazioni».

Per assumerli, come vorrebbe il sindacato,
«occorrerebbe una deroga da parte del governo nazionale ai vincoli assunzionali dei Comuni» dice ancora il presidente della Regione Occhiuto: un'opzione difficile senza «un governo nella pienezza delle funzioni». Ecco quindi la soluzione-tampone della proroga «in modo da garantire una soluzione di continuità» che però non potrà verosimilmente essere ripetuta: «32 milioni all’anno, ciò che abbiamo stanziato per questo intervento, sul bilancio della Regione rappresenterebbero una massa difficile da reperire ogni anno» dice infatti Occhiuto. Senza contare che si continuerebbe a condannare 4mila persone a restare tirocinanti a vita, senza contributi previdenziali. «È necessario che il Governo faccia la sua parte» dice il governatore: «Per attuare un piano complessivo di inserimento lavorativo sarà necessario avere a disposizione interventi legislativi nazionali, per la messa a punto dei quali la Regione si farà promotrice».

In pratica per ora c’è solo questa ennesima proroga, cui potrebbe forse fare seguito qualche tipo di contratto, con l’aiuto di fondi statali. Agli oltre 4mila tirocinanti decennali non resta che svolgere l’ennesimo tirocinio fittizio, confidando che la battaglia sindacale porti anche per loro l’agognata firma di un vero contratto di lavoro.

Marianna Lepore

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