Stagisti laureati, solo nelle imprese private sono 100mila. Un esercito che però difficilmente trova lavoro: gli ultimi dati dell'indagine Excelsior-Unioncamere

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 24 Nov 2011 in Notizie

Gli stagisti italiani sono colti: un terzo ha una laurea in tasca, o sta per conseguirla. Eppure le assunzioni rimangono molto basse. stageSono alcuni dei dati ufficiali contenuti nel focus Formazione continua e tirocini formativi di Excelsior, l'indagine promossa da Unioncamere che ogni anno misura il polso  dei fabbisogni occupazionali e fa anche il punto sull'utilizzo dello stage da parte delle imprese private. Proprio oggi il focus viene presentato a Verona in occasione della fiera "Job&Orienta": e uno dei dati più significativi a emergere è proprio quello del piccolo esercito di 100mila stagisti laureandi o laureati che affollano le imprese private italiane.
Come già anticipato nell'anteprima di settembre, nel 2010 il numero di stagisti totali  nelle imprese è diminuito, seppur di poco: siamo a quota 311mila, meno 3% rispetto all'anno precedente. Un lieve calo probabilmente dovuto alla crisi, che comunque lo stesso rapporto interpreta «più come stabilizzazione che non come inversione di tendenza». Del resto la contrazione riguarda quasi esclusivamente un solo settore, quello turistico e alberghiero, che raccoglie un sesto degli stagisti totali e dove più spesso si registrano casi di abuso - complice il periodo di recessione economica.
Il macrosettore dei servizi è appunto quello più affollato di giovani in formazione: finisce qui il 71% del totale, contro il 28% dell'industria; in termini assoluti si parla rispettivamente di 221mila e 90mila unità. Al suo interno, il settore terziario rimane il più gettonato, raccogliendo da solo oltre un terzo dei tirocinanti totali, 132mila (+2,3%). Il primato in particolare va ancora all'ambito comunicazione e ai servizi socio-assistenziali, seguiti dai servizi alle imprese. A perdere più stagisti è invece il comparto costruzioni, che registra un sonoro -17%; segno che la stasi del mercato immobiliare ha falciato anche le posizioni di stage.
A livello geografico sono le imprese del nord est quelle più popolate da tirocinanti, che finiscono soprattutto nelle piccole aziende, ma con sempre minore frequenza. Nel 2010 sono passati di qui 149mila giovani, con una leggera flessione rispetto al 2009, mentre nelle grandi è stato boom: +88%, da 25mila a 46mila unità
Dopo lo stage a restare in azienda sono ancora in pochi, mediamente il 12,3%  (+0,7% rispetto al 2009). Le chances crescono al crescere delle dimensioni (si arriva al 23% nelle imprese con oltre 250 dipendenti) ma anche il settore conta: in quello dei servizi di trasporto e logistica quasi un quarto degli stage si trasformano in contratti; "bene" anche i servizi informatici, le public utilities e le industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere. L'affollato ambito comunicazione si ferma invece alla media nazionale, mentre a fondo classifica ci sono istruzione, servizi per l'alloggio e industria mineraria.
stageAd incidere sulla possibilità di assunzione sono però anche altri due fattori, che Excelsior ha preso in esame per la prima volta quest'anno: laurea e durata dello stage. Più lungo è lo stage, maggiori sono le possibilità di assunzione e i laureati, soprattutto se neo, sono avvantaggiati. E dovrebbe essere una buona notizia, dal momento che in Italia i tirocinanti laureati sono quasi un terzo del totale. Con prevedibili disparità: nel settore comunicazione si registrano picchi del 70% (molte pergamene anche nei servizi finanziari, assicurativi e nelle imprese informatiche, chimiche e farmaceutiche), mentre nei servizi di alloggio e ristorazione la quota di tirocinanti laureati sprofonda al 12%; in coda anche i comparti costruzioni, impiantistica, metallurgico, e le attività commerciali.
Una volta tanto il sud fa la parte del "più colto": quasi il 42% di stagisti laureati, contro il 37 del centro e il 30 del nord; ma in questo caso non è un primato di cui andare fieri, dato che si tratta per lo più di risorse che non trovano sbocchi lavorativi. La palma d'oro spetta alla Campania, con oltre la metà degli stagisti che hanno conseguito almeno il primo livello; all'estremo opposto il Trentino Alto Adige (18%), terra di alberghi, ristoranti e lavori stagionali, ma sopratutto terra di alternanza scuola-lavoro, dove lo stage si fa già alle scuole superiori.
Di buono c'è che, secondo il monitoraggio Excelsior, i tirocini extra lunghi sono una rarità: oltre la metà è durata tra i 2 e i 6 mesi; un altro 40% un solo mese e una piccola parte (il 7%) ha superato il semestre. Quelli più corposi appartengono al settore dei servizi, che raccoglie l'8,6% dei tirocini sopra i sei mesi, e il primato spetta ancora all'ambito media e comunicazione, seguito dai servizi alle imprese e dall'assistenza sociale. Durata e grandezza dell'azienda sono direttamente proporzionali, ma la relazione sottolinea più che altro l'importanza di alcune «caratteristiche strutturali»: alti livelli tecnologici, forti quote di laureati, capitali elevati, attività interne di ricerca e sviluppo. Insomma, più impegnativo è lo stage, più dura. E più dura più è probabile che si venga assunti.
Excelsior sembra restituire l'immagine di uno stage dove merito e competenza contano, facilitando il traghettamento dalla formazione al lavoro vero e proprio. Ma i risultati sono ancora deludenti: si rimane inchiodati a una media nazionale di poco più di uno stagista ogni dieci assunto, malgrado l'altissima percentuale di laureati che, comprensibilmente, aspirano ad un contratto.

Annalisa Di Palo

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