Provincia di Padova, la giunta detta le linee guida: stop agli stage gratuiti e niente stagisti nelle imprese non virtuose

Ivica Graziani

Ivica Graziani

Scritto il 24 Nov 2011 in Notizie

Un passo concreto contro lo sfruttamento degli stagisti arriva dalla Provincia di Padova dove negli ultimi tre anni il numero dei tirocini è aumentato del 43%: stagela Repubblica degli Stagisti è in grado di anticipare il  documento in dodici punti per promuovere «un tirocinio di qualità» che è stato approvato in giunta martedì 22 novembre e  che verrà presentato ufficialmente domani (venerdì 25). «Penso sia il primo regolamento in materia di stage approvato da una provincia» dice fiero l'assessore al Lavoro del Pdl Massimiliano Barison «E credo che farà anche da apripista». «Raccogliamo  il frutto di uno sforzo bipartisan» sottolinea Paolo Giacon, consigliere Pd [foto sotto], coautore del progetto: «questa volta la politica ha dimostrato di essere sensibile ai giovani che si affacciano sul mondo del lavoro».
Ma cosa prevede nel dettaglio questa delibera? Anzitutto l'introduzione a favore dei tirocinanti di un compenso (definito «borsa lavoro» o «rimborso spese»):  almeno 400 euro mensili per i laureati e 300 euro per gli studenti. «Al fine di garantire risorse minime ed evitare che per gli spostamenti ed il vitto il giovane possa pesare sulla famiglia». E poi l'introduzione di precisi limiti al reclutamento di stagisti che sembrano ricalcati sulla Carta dei diritti dello stagista: le aziende non potranno più utilizzarli in sostituzione di personale in malattia, maternità, mobilità o cassa integrazione. Inoltre, i centri per l'impiego (cpi) «non promuoveranno tirocini durante i periodi di sospensione dal lavoro Cigo, Cigs, cassa in deroga, salvo che gli stessi non vengano proposti per qualifiche e mansioni diverse da quelle dei sospesi». stageMisure simili a quelle previste dalla legge regionale del Piemonte e nel Protocollo per i tirocini di qualità della Regione Toscana. Né li promuoveranno «per la medesima qualifica e mansione dei lavoratori licenziati nelle aziende che abbiano posto in mobilità personale nei sei mesi precedenti».
Non solo. Per poter attivare nuovi stage, i datori di lavoro dovranno aver assunto, negli ultimi due anni, anche a tempo determinato (o a progetto) e per un minimo di otto mesi, il 30% degli ex tirocinanti.  Proprio la quota  prevista dalla Carta dei diritti dello stagista. In modo da evitare di trasformare lo stage «in uno strumento sostitutivo e a basso costo del lavoro». Ancora, addio agli stagisti commessi, operai e camerieri. La Provincia di Padova dice stop agli stage per mansioni di basso profilo  stabilendo  l'impossibilità di attivare stage per lavori generici e non qualificanti. Infine i cpi non potranno «promuovere più di un tirocinio tra una stessa azienda o con aziende appartenenti a uno stesso gruppo e un medesimo lavoratore né di concordare proroghe salvo in casi particolari e documentati
».  Una lunga assenza per malattia del tirocinante ad esempio, o un significativo cambiamento nell'organizzazione dell'azienda, comunque sempre entro la durata massima di sei mesi.
Il monitoraggio della Provincia sul rispetto delle regole sarà duplice. Da un lato si terrà d'occhio la qualità dell'esperienza formativa raccogliendo
- attraverso un contatto diretto e telefonico - il feedback di ogni singolo protagonista. Dall'altro si sfrutterà il database del CoVeneto che attraverso le comunicazioni obbligatorie è in grado di avere una panoramica completa sul territorio ed evidenziare eventuali abusi. 
Attraverso questi due strumenti, il controllo sarà affidato ai singoli cpi: qualora un datore di lavoro risulti inadempiente sospenderanno  la promozione di tirocini presso la sua azienda per un anno.
Il progetto per un tirocinio di qualità, lanciato la scorsa estate da Giacon, è stato subito accolto dall'assessore Barison diventando oggetto di un'ampia concertazione che ha coinvolto anche sindacati e parti sociali
. «Questa guida» spiega l'assessore alla Repubblica degli Stagisti «è il frutto di un lungo lavoro di collaborazione. Col consigliere Giacon ci siamo tenuti sempre in contatto perché, al di là del colore politico, sugli stage la pensiamo allo stesso modo».stage «Per realizzarla» racconta «siamo partiti dal presupposto che il tirocinio debba essere uno strumento in grado di aiutare i giovani ad inserirsi nel mondo de lavoro. Perché se perde questa finalità diventa inutile. Ecco Perché i punti che abbiamo approvato vanno tutti nella direzione di impedirne un uso distorto». Un rischio che anche a Padova  si è dimostrato sempre in agguato. «L'abuso nell'utilizzo di questo istituto» ammette Barison «l'abbiamo toccato con mano. Giovani abbandonati a sé stessi, costretti a fare le fotocopie: un classico che mi ha colpito perché penso che una persona non debba essere degradata nella propria professionalità. In questo modo si corre il rischio di allontanarla anziché avvicinarla al mondo del  lavoro. E c'era già chi diceva “non faccio più lo stage perché ho avuto un'esperienza pessima”. Abbiamo quindi voluto dare un segnale per valorizzare l'impegno della persona e stimolare la sua partecipazione introducendo un compenso minimo che  si potrà corrispondere anche con l'attivazione di corsi  a patto che siano qualificanti ed economicamente quantificati».
Un regolamento importante insomma, che pur muovendo molti passi nella direzione di tutelate i giovani dallo sfruttamento mantiene però almeno un paio di punti deboli. Può stupire, ma ad essere esentate dall'obbligo della borsa lavoro saranno proprio le pubbliche amministrazioni. Un'esenzione che nel caso di tirocinanti portatori di handicap riguarderà anche le aziende.
«Per quanto riguarda l'amministrazione pubblica» si difende Giacon
«non abbiamo potuto fare diversamente, il rischio era di aumentare la spesa, una cosa che non possiamo imporre. In ogni caso la deroga è minima perché la Provincia tramite i cpi promuove quasi esclusivamente stage aziendali. I disabili, invece, godono già di normative ad hoc». Infine resta un pericoloso spazio interpretativo laddove si sancisce che la Provincia «si riserva di promuovere ugualmente i tirocini in assenza dei requisiti» qualora lo si ritenga caratterizzato da elevata qualità. «In realtà» obietta ancora il consigliere «io la leggerei come una clausola di elasticità e di buon senso che ci consentirà di adattarci via via alle condizioni del mondo del lavoro». Le nuove regole, che entro l'anno verranno discusse in Consiglio, per il momento riguarderanno solo gli stage promossi dalla Provincia e dai cpi che, a leggere i dati raccolti dall’Osservatorio provinciale del Lavoro, mostrano un trend in crescita: 3.790 tirocini attivati nel 2008 e ben 5.415 nel 2010.
La speranza, però, è di poter presto estendere queste linee guida anche all'università. «Siamo già in contatto per avviare un confronto» conclude Barison «e mi auguro che altri possano seguire il nostro esempio».
«L'augurio» gli fa eco Giacon «È che tutte le altre provincie d'Italia adottino lo stesso provvedimento in attesa di un intervento del legislatore nazionale».

Ivica Graziani 

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