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Stage, la Commissione Ue suggerisce standard di qualità ma "dimentica" il compenso minimo

Il tirocinio è uno strumento usato in tutta Europa. La funzione naturale sarebbe quella di agevolare il passaggio dal mondo della formazione a quello del lavoro: infatti è uno degli elementi chiave del programma Garanzia per i giovani, approvato ad aprile 2013, rivolto a coloro che hanno un’età inferiore ai 25 anni. Tuttavia, spesso e volentieri, il tirocinio può diventare un’occasione di sfruttamento o un vicolo cieco per chi decide di farlo, se non vengono rispettate norme basilari che ne assicurino la qualità.Per questo da anni molti gruppi e organizzazioni, tra cui anche la Repubblica degli Stagisti, hanno sollecitato le istituzioni europee a definire criteri tali da permettere la tutela dei tirocinanti: una risposta positiva è arrivata con la stesura e l’approvazione della Carta europea per la qualità dei tirocini e degli apprendistati, sottoscritta poi anche dal presidente del Parlamento europeo, con cui si chiede una condotta netta e coerente in materia di tirocini, curriculari ed extracurriculari, e di periodi di apprendistato.Anche la Commissione europea il 4 dicembre scorso ha presentato la proposta di raccomandazione del Consiglio relativa a un quadro di qualità dei tirocini, stabilendo una serie di linee guida per tutti gli Stati membri, affinché siano migliorati i contenuti di apprendimento e le condizioni di lavoro. La Repubblica degli Stagisti ha deciso di passare in rassegna queste linee guida e dall’analisi sono emersi alcuni aspetti problematici.Occorre subito precisare che la raccomandazione non intende coprire i tirocini curriculari ma soltanto quelli «open market» o “nel libero mercato” «svolti generalmente al termine degli studi e/o nel quadro della ricerca di un posto di lavoro»». La priorità che apre la raccomandazione è l’obbligatorietà della conclusione di un accordo scritto tra le due parti, prima dell’inizio dell’esperienza. Al centro c’è dunque la volontà di affermare un principio di trasparenza, come dichiara dal suo sito ufficiale Lázló Andor, commissario europeo responsabile della direzione generale Occupazione, affari sociali e inclusione: il promotore dovrà mettere nero su bianco, da subito, come funzionerà il tirocinio e quali sono le aspettative formative.Ecco però il punto debole e contraddittorio. Nella sezione iniziale del documento, dove è illustrato il contesto della proposta, viene esplicitamente detto che tra le condizioni di lavoro inadeguate denunciate nelle consultazioni vi è «la retribuzione/indennità nulla o di scarsa entità» e che «una buona parte dei tirocini non retribuiti o scarsamente retribuiti può dar luogo a un problema di parità di accesso e determina anche la tendenza a sostituire lavoratori retribuiti con tirocinanti». Ebbene, la Commissione punta alla trasparenza: tuttavia raccomanda di non prevedere una retribuzione minima obbligatoria per gli stagisti ma di garantire che «il contratto di tirocinio chiarisca se sia prevista una retribuzione e/o un’indennità e, in caso positivo, ne precisi l’entità». Viene quindi lasciata indietro una questione fondamentale, per la quale la Repubblica degli Stagisti si è sempre battuta e che anche la Carta tratta in modo molto più severo, esponendo queste misure all’articolo 3: «al tirocinante va corrisposta una retribuzione dignitosa non inferiore alla soglia di povertà per l’Ue (ossia il 60% del reddito medio nazionale) o al salario minimo nazionale, se quest’ultimo importo è più favorevole, e corrispondente alle mansioni svolte e alle ore di lavoro prestate (le ore di straordinario vanno compensate con un’indennità supplementare). La retribuzione corrisposta per il tirocinio deve essere regolamentata da disposizioni di legge o da contratti collettivi, conformemente alla prassi in vigore a livello nazionale».Il fatto è ancora più degno di nota considerando l’atto legislativo scelto dalla Commissione, la raccomandazione, che «consente alle istituzioni europee di rendere note le loro posizioni e di suggerire linee di azione senza imporre obblighi giuridici a carico dei destinatari» si legge sul sito dell’Unione europea alla voce “Regolamenti”. Questo vuol dire che l’Ue fa presente ufficialmente agli Stati membri di essere dell’avviso che non sia necessario imporre una retribuzione o un’indennità minime, anche se il testo non è vincolante per gli stessi. E per le pratiche nazionali già operative. Come quelle italiane: ad esempio la Commissione fissa una «durata ragionevole che di regola non superi i sei mesi, salvo nei casi in cui una durata maggiore sia giustificata, come ad esempio nei casi dei programmi di formazione in azienda in vista di un’assunzione o dei tirocini svolti in un altro Stato membro». In Italia invece le linee guida concordate a gennaio, in sede di conferenza Stato-Regioni, hanno stabilito un’indennità minima di 300 euro lordi, innalzata poi da alcune Regioni, e una durata massima di 12 mesi per disoccupati e inoccupati, un limite dunque da dimezzare stando ai parametri europei.In realtà, con l’adozione di standard minimi di qualità e l’utilizzo dei fondi strutturali e d’investimento europei, la Commissione si pone l’obiettivo di superare in qualche modo la profonda frammentazione normativa del settore, e di facilitare le opportunità di mobilità transfrontaliera, che ad oggi continuano a costituire quasi una rarità. In che modo? «Mediante un più chiaro quadro giuridico nazionale relativo ai tirocini “nel libero mercato”, la definizione di norme chiare circa l’accoglienza di tirocinanti di altri Stati membri o l’invio di tirocinanti in altri Stati membri e una riduzione delle formalità amministrative». Le linee guida consigliano inoltre di fissare alcune regole precise dal punto di vista dei diritti e dei doveri lavorativi: «la durata massima del lavoro, i periodi minimi di riposo giornaliero e settimanale e le ferie minime», nonché «la copertura assicurativa infortuni e malattia», le «condizioni in cui un tirocinio può essere prorogato o rinnovato», la necessità di un preavviso di due settimane per risolvere il contratto, il rilascio di una certificazione in cui viene riconosciuta l’attività e con essa le abilità e le competenze acquisite, il «coinvolgimento attivo delle parti sociali».L’iniziativa è mossa da un’urgenza grave, quella di andare ad intervenire in una zona di confine in cui all’uso si sostituisce di frequente l’abuso. «Un recente sondaggio ha mostrato che un tirocinio su tre, nell’Unione europea, è al di sotto degli standard per quanto riguarda i contenuti di apprendimento e le condizioni di lavoro» spiega alla Repubblica degli Stagisti Cécile Dubois, membro dell’ufficio stampa della direzione generale Occupazione affari sociali e inclusione «È proprio indirizzandosi a questi temi che la Commissione ha avanzato una proposta di un Quadro di qualità per i tirocini».Il sondaggio a cui fa riferimento Dubois è l’indagine Eurobarometro The experience of traineeships in the Eu dello scorso maggio, pubblicata a novembre, i cui risultati dimostrano che più del 46% degli intervistati ha fatto almeno un tirocinio, sebbene sei interpellati su dieci dichiarino di non aver ricevuto una retribuzione nella loro ultima esperienza e sebbene nel 23% dei casi il tirocinio più recente si sia concluso con l’offerta di un rinnovo anziché con un’assunzione vera e propria.Tuttavia questi dati attestano ancora una volta che, per elevare la qualità e per aiutare realmente i milioni di stagisti europei, l’argomento della retribuzione minima obbligatoria non può essere ridotto ad una alternativa perché la sua imposizione è essenziale ai fini della tutela e del corretto inserimento del tirocinante.La Repubblica degli Stagisti di certo non mancherà di verificare con attenzione e costanza l’iter della proposta di raccomandazione che dovrebbe essere effettiva entro la fine del 2014: «Il Consiglio avrà bisogno di raggiungere un accordo sulla raccomandazione e di adottarla poi formalmente in uno dei prossimi incontri nel 2014» conferma Dubois. Il traguardo da raggiungere è quello di ottimizzare e soprattutto potenziare una risorsa preziosa, in grado di accompagnare i giovani nel mondo del lavoro, togliendo terreno all’inoccupazione, alla disoccupazione e alla crisi.Marta Latini[la foto della Commissione Europea è di Tiseb - modalità creative commons]Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Parlamento europeo, risoluzione contro i tirocini gratis e le aziende che sfruttano gli stagisti- Tirocini extracurriculari, linee guida approvate: le Regioni legiferino entro luglio- Blocco delle candidature al bando di stage per Neet, il ministero: «Troppi accessi, non ce lo aspettavamo»- «Mi sento una privilegiata grazie al mio apprendistato in ALD»

Decine di stage nelle agenzie "minori" della Ue: compensi da più di mille euro all'Era, Efsa ed Ecdc

È tempo di selezioni per aspiranti stagisti alla ricerca di opportunità in Europa. È il caso ad esempio della European Railway Agency (Era), l'agenzia ferroviaria europea, per cui ci sono ancora pochi giorni – fino al 31 dicembre – per inviare l'application form e candidarsi a uno dei tirocini - della durata dai tre ai cinque mesi - disponibili nei due periodi a disposizione. La prima tranche si attiverà da marzo, la seconda da ottobre. Le posizioni aperte sono per un massimo di otto tirocinanti, un numero da collegare alle dimensioni ridotte dell'ente di accoglienza, uno dei centri 'minori' in Europa, ma con un compito di grande responsabilità: «creare un network ferroviario sicuro, moderno e integrato, e una rete più competitiva» si legge sul sito. La sede dello stage è a Valenciennes / Lille, in Francia, e il rimborso spese sostanzioso: 1087 euro al mese, aumentato del 50% per i candidati disabili, più il rimborso delle spese di viaggio. Quanto ai requisiti, è richiesta la nazionalità di un paese Ue (o candidato a esserlo, con una quota riservata a candidati extra europei); la laurea specialistica (accettata anche la triennale) nelle materie inerenti l'attività dell'agenzia, quindi soprattutto ingegneria, economia, facoltà tecnologiche, anche se – si specifica sul bando – nelle recenti sessioni sono state ammesse risorse con background in giurisprudenza, risorse umane, scienze della comunicazione. Ed è necessario conoscere in modo fluente due lingue europee, di cui una sia l'inglese. Una volta spedita la domanda, e superata la preselezione, la palla passa alle direzioni Era interessate al reclutamento di stagisti. I prescelti – valutati sulla base di titoli ed esperienze, e tenuto conto di criteri di equilibrio per nazionalità e genere – vengono contattati via mail entro la fine di febbraio per l'offerta di tirocinio e l'invio della documentazione. Anche per l'Era, come per tutti gli enti pubblici, le possibilità di assunzione post stage non sono legate all'esperienza di tirocinio ma dipendono dal superamento di un regolare concorso. Un'altra agenzia alle prese con un programma di traineeship è la Ecdc, European Center for Desease Control and Prevention, agenzia istituita nel 2005 con lo scopo di rafforzare le misure contro le emergenze sanitarie in Europa. La sua sede è Stoccolma. La deadline per l'invio delle application form è il 31 gennaio a mezzanotte. Non esiste un modulo precompilato, ma va spedito qui il curriculum accompagnato da una lettera motivazionale e da una copia del certificato di laurea. Il compenso mensile è ancor superiore a quello dell'Era: 1.289 euro al mese (anche qui aumentato del 50% per i disabili), più il rimborso delle spese di viaggio di andata e ritorno. Per le tasse bisognerà fare riferimento al Paese di origine. Non esiste inoltre una data prefissata per le partenze: il tirocinio dura dai tre ai nove mesi e le tornate annuali per le candidature sono due (oltre a questa quella in scadenza il 30 aprile). Ai candidati ammessi (i requisiti sono i soliti: cittadinanza europea o di un Paese candidato, conoscenza dell'inglese e una laurea, mentre non si accetta chi abbia alle spalle stage in enti europei), viene comunicata la notizia via mail o per telefono per fissare il colloquio finale. I selezionati – scelti dai responsabili delle unità in cui presteranno servizio – vengono avvisati di nuovo via mail sulle condizioni a cui si offre il tirocinio. Il numero dei 'vincitori' non è predeterminato, ma variabile di anno in anno a seconda delle esigenze aziendali. Per questo è possibile essere inseriti in una lista di riserva, dopo il superamento delle prove, che resta valida per tutto l'anno in corso. Per una panoramica dell'agenzia e per sapere per quale posizione candidarsi c'è una pagina apposita che spiega la suddivisione dell'organigramma, composto dal management board, dall'advisory forum e dal direttore e dal suo staff.Infine l'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, con la sua sede principale in Italia, a Parma, e 450 dipendenti. Qui la selezione è organizzata per candidature spontanee. Non ci sono né termini di consegna delle domande, né indicazioni sull'inizio di tirocinio: si sa solo che la durata spazia dai sei a i dodici mesi. «I posti da tirocinante», si legge sul sito «sono assegnati in base alla disponibilità di bilancio», dove è precisato che non sono più di «25 l’anno, a fronte di diverse migliaia di candidature attese». Le application, da inviare tramite formulario, vengono pertanto inserite «automaticamente nella banca dati Efsa dei tirocinanti» in attesa di essere pescate e spostate - quando si presenta l'occasione - in una lista di 'papabili' che resta valida per un anno. Il rimborso spese è anche qui congruo, pari a 1.070 euro mensili, più un rimborso spese di viaggio fino a 500 euro. Per i conguagli fiscali la regola è ancora una volta quella di fare riferimento al Paese di origine. Per partecipare bisogna far parte della Ue, conoscere bene due lingue europee tra cui l'inglese, possedere una laurea, anche triennale. Curioso poi che si richiedano anche «un comportamento affine alle esigenze di sicurezza della Efsa e buone condizioni di salute», limite dovuto probabilmente alle particolarità della mission dell'agenzia. Sono due le tipologie di tirocinio, chiarisce il bando: una per i tesisti, che saranno di conseguenza «assegnati alle unità di riferimento» in base alla materia dell'elaborato, e uno post laurea. Per scegliere il dipartimento di destinazione basta dare un occhio al board management che illustra i ruoli delle diverse unità: dalla comunicazione al coordinamento scientifico, al dipartimento pesticidi e al monitoraggio biologico. Tutto sta nel decidere il settore di propria competenza e interesse e sperare che, entro dodici mesi, qualcuno delle risorse umane si faccia vivo per un colloquio. Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Programma Leonardo, oltre 300 tirocini in scadenza a gennaio- World Bank, 200 stage estivi con un compenso fino a 2mila dollari al mese- 20mila opportunità di stage e lavoro, Nestlé lancia un progetto europeo per l'occupazione- Mario Sgarrella: «Ho fatto in sequenza lo stage all'Ecdc di Stoccolma e quello alla Commissione europea: due esperienze super interessanti»

Youth Guarantee ai blocchi di partenza. Giovannini: «Operativi da marzo 2014»

Comincia a prendere forma il piano di attuazione della Youth Guarantee formulato dal ministero del  Lavoro, il programma per l'inserimento dei giovani in percorsi di formazione o lavoro a quattro mesi dall'uscita dalla scuola o da un'occupazione. Rimasta ancora al livello di bozza fino al mese scorso, qualche giorno fa la versione aggiornata del progetto è stata presentata alle associazioni di categoria, convocate - c'era anche la Repubblica degli Stagisti - per un nuovo tavolo di confronto. E finalmente si è intravisto lo scheletro del progetto. Primo passo, la definizione dei beneficiari: i 15-24enni. Un aspetto un po' deludente ma forse inevitabile visti i numeri: se la platea di ragazzi di questo primo gruppo è composta da 1 milione e 274mila persone tra disoccupati e Neet, tra i 15-29enni la cifra sale a 2 milioni 254mila, tra cui non solo ragazzi che non hanno finito le scuole o neodiplomati, ma anche giovani freschi di laurea e alle prese con i primi scogli della disoccupazione. Per loro ci sarà da aspettare, anche se il ministro è stato rincuorante: «L'intenzione è di estendere anche a loro la Garanzia giovani», precisando che l'allargamento - come riportato anche nel documento inviato a Bruxelles - avverrà entro sei mesi dall'inizio del programma: quindi settembre 2014, considerato che la partenza dell'iniziativa è prevista per l'inizio dell'anno prossimo, con tutta probabilità nel mese di marzo. In compenso però sale la quota di finanziamenti rispetto a quanto annunciato in un primo tempo. Le risorse che arriveranno dall'Europa saranno «pari a 567 milioni di euro», più gli altrettanti erogati dal Fondo Sociale Europeo, a cui si aggiunge il cofinanziamento nazionale «stimato per il momento al 40%» si legge nel testo («mentre prima era al 20%, spiega alla Repubblica degli Stagisti Elisa Gambardella della Segreteria tecnica del ministero, aggiungendo che l'importo potrebbe essere «accresciuto dai contributi a livello locale, per esempio da parte delle Regioni»). Risultato: i fondi per la Youth Guarantee lievitano a 1 miliardo e 513 milioni di euro (la cifra precedente era di un miliardo e duecentomila euro). Più chiaro anche il quadro delle misure prese a favore del giovane, che si troverà di fronte sostanzialmente a due strade: riprendere a studiare oppure essere inserito in un contesto lavorativo. Una seconda opzione a sua volta ramificata: le offerte spaziano da «un contratto di lavoro dipendente, un contratto di apprendistato o di una esperienza di tirocinio, l’impegno nel servizio civile, la formazione specifica e l’accompagnamento nell’avvio di una iniziativa imprenditoriale o di lavoro autonomo» è scritto nel documento. L'offerta di lavoro potrà essere accompagnata da un bonus di incentivo per le imprese, in linea con il recente stanziamento di fondi su decisione del ministero per incentivare le assunzioni di under 30. Per l'apprendistato si punterà invece sulla formula di primo livello, con l'intento di rafforzare la distinzione tra «la componente lavoristica da quella formativa». Quanto ai tirocini le notizie non sono buone, niente lascia presagire che saranno garantite condizioni di qualità, a cominciare da un congruo rimborso spese: «potranno essere finanziate borse di tirocinio destinate a contribuire alle spese dei giovani che hanno necessità di maturare un’esperienza professionale». Nessuna certezza dunque. Borse di formazione e voucher formativi saranno invece assicurati a chi viene reinserito in un percorso di formazione, specie se più svantaggiato economicamente. Il soggetto che si avvicina alla Garanzia Giovani sottoscriverà un Patto di servizio che servirà a elaborare un percorso personalizzato, attraverso un «meccanismo che ci consente di valutare passo dopo passo i candidati  e creare la storia di una persona», afferma Giovannini, e l'affiancamento di una serie di «infrastrutture tecnologiche» che mettano in collegamento i giovani con il progetto. Un'idea lanciata (sul tema il testo è ancora nebuloso) è quella degli 'Youth Corner', degli sportelli da istituire presso i centri dell'impiego a cui i giovani disoccupati possano rivolgersi. Ma forse per far decollare l'iniziativa andrebbero prima riformati gli stessi cpi, il cui funzionamento – come noto – lascia molto desiderare. Per la comunicazione il ministero richiede anche il coinvolgimento di altre istituzioni (Camere di commercio, associazioni di rappresentanza, Terzo settore, associazioni giovanili, scuole), chiamate a svolgere un ruolo di primo piano nella diffusione delle informazioni attraverso «eventi di orientamento», come li ha definiti il ministro. Il piano è stato accolto con favore ma non è piaciuto a tutti, e tra le voci critiche più forti ci sono i movimenti studenteschi. I rappresentanti dell'Unione degli studenti hanno ad esempio parlato del rischio che la Garanzia giovani possa «dequalificare la posizione dei giovani all'interno del mercato del lavoro» soprattutto per quelli presi in giovanissima età. E in questo senso la richiesta è stata per un innalzamento «della soglia dell'obbligo scolastico a 18 anni». Molti, tra cui gli esponenti di Agriblog, hanno rilanciato sulle difficoltà del coinvolgimento delle associazioni in eventi informativi («senza rimborsi non abbiamo questa capacità» hanno detto), o sui problemi dell'accesso a internet, «soprattutto al Sud» come ha ricordato la Federazione degli Studenti. Parole di preoccupazione poi per la questione stage: è di nuovo l'Unione degli studenti a proporre che «i tirocini si facciano solo durante il periodo di studio e che il diritto al rimborso scatti subito dopo la laurea o il diploma, pena la creazione di dumping generazionale e salariale». Anche dai rappresentanti di Legacoop arriva un messaggio deciso: «Dovrebbe essere istituto l'obbligo per le imprese di motivare il perché lo stagista viene allontanato dall'azienda dopo la fine del tirocinio, e a lui stesso andrebbe fatto sottoscrivere un parere sulla sua esperienza». Giovannini ha riconosciuto che «la Youth Guarantee non è un piano complessivo, né che risolve il problema della disoccupazione giovanile». Ma che fa dei passi in avanti. Insomma, per sbloccare la politica italiana ci è voluta la mano dell'Europa, che ha chiesto agli stati membri di intervenire contro il fenomeno dei Neet con una raccomandazione emanata ad aprile di quest'anno. E sarà di nuovo Bruxelles a dare al nostro Paese il via libera - e i finanziamenti - per partire con la Youth Guarantee. La spedizione della proposta avverrà entro fine dicembre, e poi «se tutto va bene saremo operativi da marzo» ha assicurato Giovannini. Qualche mese ancora di attesa. Ilaria MariottiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:  - Youth Guarantee, le richieste delle associazioni giovanili al ministero del Lavoro - Una «dote» per trovare lavoro e 400 euro al mese di reddito di inserimento: la proposta di Youth Guarantee - Youth Guarantee anche in Italia: garantiamo il futuro dei giovani - Luci e ombre del contratto di apprendistato - una buona occasione, ma preclusa (o quasi) ai laureati

Programma Leonardo, oltre 300 tirocini in scadenza a gennaio

L’imminente arrivo del nuovo anno porta con sé nuove opportunità per chi sta pensando di fare le valigie per andare all’estero, anche solo per periodi brevi. Attualmente ci sono una serie di bandi Leonardo aperti: sono più di 300 i tirocini in tutta Europa per i quali è possibile candidarsi fino a gennaio.Partendo dalle scadenze più imminenti, il prossimo 3 gennaio è l’ultimo giorno per concorrere a una delle  45 borse di studio nell’ambito del progetto EDU-care. L’iniziativa, promossa dal Comune di Firenze, prevede stage della durata di 13 settimane  presso enti e istituzioni attive nel settore socio-educativo, a partire da febbraio 2014. Mete: Malta (20 posti), Spagna (13), Portogallo (sei), Regno Unito (sei).EDU-care è indirizzato a diplomati, laureati e lavoratori under 35, residenti o domiciliati in Toscana. Possono partecipare alla selezione inoltre cittadini comunitari ed extracomunitari con residenza, anche solo temporanea, nella regione, purché non provengano dalla stessa nazione di svolgimento del tirocinio. Il 50% delle borse è destinato a donne. Non sono accettate candidature da parte di studenti universitari e iscritti a corsi post laurea.Il bando prevede il pagamento ai partecipanti di un contributo forfettario complessivo, variabile a seconda del paese di destinazione, compreso tra i 450 (Malta e Regno Unito) e i 500 euro (Spagna e Portogallo), corrisposto alla fine del periodo di mobilità. Il pocket money copre prevalentemente spese di viaggio e trasporti locali. Il promotore del progetto assicura invece direttamente pagamento dell’alloggio, assistenza organizzativa all’estero da parte del partner transnazionale dell’iniziativa, tutoraggio e preparazione linguistica pre partenza della durata di due settimane.Per partecipare è sufficiente inviare via email all’indirizzo info@reattiva-eu il modulo scaricabile dal sito dedicato al progetto, insieme al cv formato europeo in doppia lingua (italiana e del paese di destinazione) e copia di un documento di identità.Il progetto MTCM (Mobility for town centre managers) è incentrato, invece, su una figura completamente nuova in Italia, ma molto diffusa in Europa: il town centre manager, equivalente in italiano a un «esperto di gestione del centro città», impegnato in attività che spaziano dall’architettura e pianificazione urbana fino alla gestione e valorizzazione dei beni culturali e artistici. Anche qui la scadenza è il 3 gennaio: ci si può candidare per una delle 31 borse di mobilità di 13 settimane ciascuna in Regno Unito e Spagna. Nel primo caso il numero di partecipanti ammessi è 10; quanto alla Spagna, saranno 21 i tirocinanti selezionati, tra Barcellona (otto) e l’Andalusia (13). E i prescelti dovranno fare in fretta le valigie: la partenza degli stage è prevista a febbraio 2014. Per tutte e due le mete il contributo forfettario stanziato è di 500 euro, da destinare direttamente ai partecipanti. I promotori del progetto coprono, invece, il pagamento di altri servizi, tra cui alloggio, assicurazione, assistenza organizzativa e tutoraggio.Possono partecipare alla selezione tutti i cittadini italiani residenti o domiciliati nella regione Toscana, oltre a cittadini, comunitari e non, con residenza anche temporanea.La documentazione per partecipare alla selezione comprende modulo dedicato, scaricabile dalla pagina del progetto, cv formato europeo in italiano e nella lingua del paese scelto per il tirocinio, più copia di un documento di identità. I curricula vanno allegati alla domanda di candidatura e inviati all’indirizzo f.caciolli@confocommercio.toscana.it. Le domande devono essere poi spedite tramite raccomandata con ricevuta di ritorno oppure consegnate a mano alla sede di Mentore (Via Santa Caterina d’Alessandria 4, 50129 Firenze),  centro di assistenza tecnica e professionale di Confcommercio Toscana, ente promotore del progetto.C’è  qualche giorno in più per candidarsi al progetto S.T.A.G.E. (Sustainable tourism awareness generation in Europe), promosso da Afol, agenzia per la formazione, l’orientamento e il lavoro della provincia di Milano. In palio 43 borse di mobilità della durata di 13 settimane, con partenza il prossimo primo marzo. Scadenza del bando: 6 gennaio 2014. Obiettivo del soggiorno all’estero è permettere un’esperienza formativa nell’ambito delle professioni legate al turismo eco-sostenibile.  È possibile scegliere tra Germania (otto posti), Spagna (otto), Malta (sette), Polonia (sette), Portogallo (sette), Ungheria (sei). Il bando è aperto a giovani tra i 19 e i 28 anni, residenti o domiciliati in Lombardia, Molise o Sicilia, in possesso di un diploma (istituto tecnico o professionale) o di una laurea collegati all’ambito del turismo, tra cui  scienze del turismo, scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio, ingegneria per l’ambiente e il territorio. Una scelta, quella di includere anche Molise e Siclia, fatta per  «coinvolgere anche una fetta di giovani del centro-sud», dicono gli organizzatori del progetto.L’elenco completo dei corsi di laurea ammessi è consultabile sul bando. Il progetto copre, tra le varie voci, i costi relativi a formazione pre-partenza, spese di viaggio andata e ritorno (fino a un massimo di 200 euro) verso la destinazione del tirocinio, pocket money e alloggio per tutta la durata dello stage, corso di lingua, copertura assicurativa per tutta la durata del viaggio. Per partecipare alla selezione basta compilare e inviare online l’application form, allegando il proprio cv formato europeo in italiano e in inglese.Ambito di riferimento simile per il progetto Tu.Ris.M.: 100 borse di studio per tirocini di 12 o 13 settimane in aziende o enti del settore turistico. La deadline  è fissata al 7 gennaio 2014. Paesi interessati Portogallo, Cipro, Spagna, Austria e Ungheria. Per ciascuno di essi sono a bando 20 posti. Ciascun candidato può indicare al massimo due opzioni, segnalandole in ordine di preferenza. Ai vincitori della borsa di studio sarà corrisposto un contributo di circa 500 euro, come pocket money, da utilizzare per il vitto. Alloggio, spese di viaggio da e per il paese di destinazione, transfer per l’aeroporto, tutoraggio sono, invece, pagati direttamente dagli organismi partner. Il bando è rivolto a inoccupati o disoccupati con diploma in ambiti attinenti il turismo o laurea, almeno triennale, in scienze economiche o economia del turismo. Sono considerati titoli preferenziali il possesso di certificati di conoscenza della lingua inglese, la residenza in Puglia o Abruzzo e un’età compresa tra i 18 e i 35 anni. La modulistica per partecipare alla selezione va inviata tramite raccomandata entro la data di scadenza del bando all’indirizzo della società ASA srl, promotrice del progetto (via Repubblica italiana 110, 70032 Bitonto – Bari). La documentazione da spedire comprende domanda di partecipazione firmata, scaricabile dalla pagina dedicata all’avviso relativo al progetto, cv formato europeo, lettera motivazionale, fotocopie di documento di identità e tessera sanitaria o codice fiscale ed eventuali certificati relativi a conoscenze linguistiche o esperienze precedenti del candidato.Stessa scadenza e stesso numero di borse disponibili per il progetto SOS Workers,  promosso dalla cooperativa sociale Occupazione e Solidarietà. Fino al 7 gennaio 2014 è possibile candidarsi per una delle 100 borse, con destinazioni Portogallo, Cipro, Grecia e Turchia (20 posti disponibili per ciascuna meta). Destinatari disoccupati o inoccupati, con diploma presso il liceo socio-psico-pedagocico o lauree nell'ambito delle scienze sociali e dell'assistenza alla persona. L'importo del pocket money da destinare ai partecipanti non è stato ancora stabilito, perché dipende dalla tipologia di servizi delle strutture ospitanti e sarà assegnato in base alla singola offerta di ciascuna di esse. Il progetto copre spese di viaggio, vitto, alloggio e trasporti locali.Per candidarsi è indispensabile compilare la domanda di partecipazione, scaricabile dal sito, allegando cv firmato in formato europeo, lettera motivazionale, fotocopia di un documento di identità e del codice fiscale ed eventuali certificazioni linguistiche o relative ad altre esperienze del candidato. La documentazione dovrà essere spedita tramite raccomandata con ricevuta di ritorno all'indirizzo della cooperativa (Occupazione e Solidarietà s.c.s.Via Papalia, 3/A 70126 – Bari).Chiara Del PrioreL'immagine del mappamondo è di Valentina StortiPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:-  Tirocini in Europa, più di 300 opportunità con il programma Leonardo-  Più Erasmus, «Erasmus +»: tutte le novità per formarsi all'estero- Vivere e lavorare all'estero, il web insegna come fare

Pagati poco e con disparità di genere: tende al brutto il "barometro" degli stage in Europa

In due casi su tre non prevedono un rimborso spese ma, anche quando una borsa viene riconosciuta, una volta su due la somma non permette a chi la riceve di mantenersi. Solo in un caso su quattro l'esperienza si conclude con un'offerta di lavoro, che viene rivolta più facilmente agli uomini che alle donne. È questa la fotografia dell'istituto dello stage nel Vecchio Continente secondo l'indagine “The experience of traineeships in the EU”, realizzata e pubblicata dall'Eurobarometro per conto dell'Unione Europea.Lo studio è stato realizzato intervistando poco meno di 13mila ragazzi e ragazze di età compresa tra i 18 ed i 35 anni, residenti in uno dei 27 Paesi Ue ed in Croazia. I risultati evidenziano una realtà variegata ma con problematiche profonde, alcune delle quali si acuiscono in Italia. Paese nel quale il ricorso allo stage sembra essere meno diffuso che nel resto del continente. Ora, è vero che lo studio fa riferimento sia ai tirocini curriculari che a quelli extra-curriculari, ma se in Europa il 46% dei giovani ha svolto un'esperienza di questo tipo, la percentuale italiana scende al 31.Va ancora peggio se si guarda al rimborso spese. Intanto nel Belpaese solo un annuncio su quattro espone in maniera chiara l'ammontare della borsa, mentre nel resto d'Europa questo aspetto tutt'altro che marginale viene espresso con chiarezza nel 42% dei casi. Certo, spesso la somma non viene indicata semplicemente perché non esiste: il 69% degli stagisti italiani non riceve alcun tipo di rimborso per l'attività che svolge. Un dato più alto di quello continentale, dove comunque il 59% degli stagisti non si vede riconoscere nulla, ma destinato a cambiare dopo la riforma del lavoro dell'ex ministro Fornero. Una norma che impone una “congrua indennità” per coloro che svolgono un tirocinio extracurriculare, il cui importo è definito dalle singole regioni, molte delle quali hanno già recepito la norma legiferando in proposito.Un elemento che emerge da questo studio riguarda la disparità di trattamento tra uomini e donne. In un continente che ha eletto il 28 febbraio a “Giornata per la parità retributiva”, quella di un salario inferiore per le donne è una piaga che colpisce anche i rimborsi per gli stage. Secondo l'Eurobarometro appena il 34% di quante hanno svolto un tirocinio ha ricevuto una borsa, contro il 46% dei maschi. Una somma che era giudicata sufficiente per affrontare il costo della vita dal 41% delle ragazze contro il 49% dei colleghi uomini.Una disparità di genere che si conferma anche quando si tratta di formulare un'offerta di lavoro. Al termine del periodo di stage, appena una donna su quattro si è vista proporre un contratto, quale che fosse. Un'eventualità che ha invece riguardato un maschio su tre. In percentuale, si tratta del 24 contro il 31. «La letteratura sulle discriminazioni di genere nel mercato del lavoro afferma che una parte è reale e una parte no», spiega Ilaria Maselli [nella foto sotto], ricercatrice del Ceps: «Risulta che una parte di questa differenza è dovuta al fatto che le lavoratrici vengono selezionate per dei posti di lavoro che hanno una salario basso perché si concentrano in settori che pagano meno». Venendo ai tirocini, «è difficile dire se ci siano meno donne ad ottenere rimborsi perché di sesso femminile o perché accettano di svolgere degli stage in posti che tendono a non garantire una borsa».Un problema simile si pone quando si guarda «alla percentuale di studenti che svolgono più di un tirocinio», circostanza che riguarda il 5% degli studenti europei ed il 4% di quelli italiani. «Si tratta solo di una piccola parte, eppure in Italia lo si presenta come il più grande problema della storia del mercato del lavoro». Secondo Maselli si tratterebbe dunque «di un problema più mediatico che reale. Non vorrei che si cadesse nella stessa trappola che scatta quando l'Istat comunica i dati sulla disoccupazione giovanile», che viene calcolata sulla quota di popolazione attiva nella ricerca del lavoro e non sul totale, visto che tra gli under35 molti sono ancora studenti.Un altro tema chiave per l'Europa riguarda i tirocini che vengono effettuati all'estero. Nonostante con il programma Leonardo, per il periodo compreso tra il 2007 ed il 2013, l'UE abbia stanziato 3 miliardi e 790 milioni proprio con l'obiettivo di favorire la mobilità transanzionale degli stage di formazione professionale iniziale, a livello continentale solo il 9% per cento ha svolto un'esperienza di questo tipo all'estero. Un dato che in Italia scende al 5%. «Una stima recente calcola che circa il 3% degli europei vive in un Paese diverso dal proprio. Questo dato fornito dall'Eurobarometro indica che giovani sono più inclini a spostarsi all'estero, anche se temporaneamente». Oltre la metà dei tirocinanti, il dato continentale e quello nazionale coincidono, ha dichiarato di non essere interessato ad un tirocinio in un altro Paese. Uno su quattro non l'ha scelto perché non aveva i soldi per riuscire a mantenersi, il 14% perché non conosceva la lingua della nazione in cui si sarebbe svolto il progetto.Tutti numeri, sia quelli sulla mobilità transazionale che quelli legati alla penetrazione dell'istituto del tirocinio che all'erogazione dei rimborsi spese, con particolare attenzione alla disparità di genere, che dovrebbero suggerire a parlamenti e governi importanti correttivi rispetto all'utilizzo che viene fatto degli stage.Riccardo SaporitiHai trovato interessante questo articolo? Leggi anche:- Tirocini, tempo scaduto. Ma metà delle Regioni italiane non ha legiferato- Tirocini in Lombardia, il 9 dicembre entra in vigore la nuova normativaE anche:- Parità di genere, ma non in busta paga- Equal pay, per le donne italiane guadagnare quanto gli uomini è ancora un miraggio- In Italia un giovane su tre è senza lavoro. Ma è davvero così?

World Bank, 200 stage estivi con un compenso fino a 2mila dollari al mese

Sono aperte, e lo resteranno fino al 31 gennaio, le selezioni per la tornata estiva 2014 dei tirocini alla World Bank, una delle più grandi istituzioni internazionali impegnate nella lotta contro la povertà nel mondo con i suoi 10mila i dipendenti e più di 120 uffici. Un'occasione per chi voglia cimentarsi con un lavoro nella cooperazione internazionale e per svolgere un'esperienza di qualità all'estero con un rimborso spese sostanzioso. «La retribuzione può arrivare attorno ai 1800 - 2mila dollari al mese» [vale a dire 1300 - 1450 euro, ndr] assicura alla Repubblica degli Stagisti Roberto Amorosino, recruitment officer presso la World Bank. Il compenso è infatti stabilito su base oraria, come specificato nelle faq della sezione del sito dedicata al programma, e gli stagisti ricevono un emolumento tarato solo sui giorni in cui hanno effettivamente prestato servizio. L'importo però dipende anche «da una comparazione di mercato tra la formazione e le esperienze di lavoro del candidato» si legge nel regolamento, con una differenza tra i tirocinanti Usa e gli stranieri. «I primi pagano le tasse a differenza degli altri, che percepiscono la borsa già al netto degli oneri fiscali» chiariscono gli addetti. La partenza dei selezionati è fissata per giugno 2014 e la durata del tirocinio varia dalle quattro alle dodici settimane, prorogabili fino a un massimo di sei mesi. La sede di destinazione può essere quella centrale, a Washington Dc, oppure una delle filiali sparse per il mondo come Parigi, Bruxelles, Londra, Marsiglia o anche Roma. La meta a cui si è assegnati dipende dalle effettive necessità del dipartimento prescelto, che di solito vengono rese note su una apposita scheda pubblicata online.Quanto ai criteri per fare domanda, è necessario essere innanzi tutto uno studente (e infatti il programma di internship è collegato con il calendario accademico e strutturato in base alle scadenze universitarie). Il minimo richiesto è il possesso di una laurea triennale, ma la precedenza è per chi ha almeno la specialistica, un master  o un dottorato in una delle materia di competenza della World Bank. «Il programma è disegnato per studenti di master o dottorato che devono completare gli studi» spiega Amorosino, aggiungendo chiarimenti riguardo alle materie di interesse: «La formazione accademica dei selezionati è diversa e corrisponde ai profili professionali richiesti dall'organizzazione. Tra queste l'economia e la finanza, ma c'è anche spazio per ingegneri, esperti di ambiente, salute, educazione, sviluppo sociale, governance». Non solo: «Grande considerazione, negli ultimi anni, c'è stata poi per profili con studi, esperienza o passione per operare nel contesto dei paesi fragili» riferisce Amorosino. Sul sito si precisa anche che – a seconda della posizione di stage – può fare punteggio un background o uno spiccato interesse per il giornalismo o tematiche relative allo sviluppo. Altro requisito imprescindibile è l'eccellente conoscenza dell'inglese scritto e parlato, oppure – sempre in correlazione con la posizione prescelta – la padronanza di francese, spagnolo, tedesco, italiano o alto idioma dei Paesi del nord Europa. Necessaria anche la dimestichezza informatica, e – tra le skill caratteriali - la capacità di entrare a far parte di un gruppo multiculturale. Ma cosa fa nello specifico uno stagista alla World Bank? «I compiti variano dall'analisi dei dati al reporting, ad altre attività di ricerca o supporto» dice Amorosino. Non esiste quindi un modello unico. Talvolta può trattarsi di progetti specifici associati ad alcuni candidati, a cui può capitare anche di essere incaricati per una delle missioni dell'ente. Quel che è certo è che per loro «c'e' la possibilità di fare un'esperienza diretta all'interno della struttura, spesso allineata ai propri studi e obiettivi». Superare le selezioni non è cosa da poco. Su un totale di circa 8mila candidature annuali (5mila per la sessione estiva e 2-3 mila per quella invernale), vengono ammessi fino a 150-200 giovani (Amorosino dà numeri molto più bassi di quelli ufficiali, calcolati in base all'esperienza personale: «Qui abbiamo tra gli 8 e i 15 stagisti per il periodo invernale e tra i 25 i 40 per quello estivo»). La quota è variabile e dipende «dalle esigenze della banca e del budget», si dice nelle faq, quindi non si può stabilire una media esatta. I manager sono infatti tenuti a dare comunicazione delle posizioni vacanti all'interno del loro dipartimento entro marzo per la tornata estiva, ed entro novembre per quella invernale. La selezione avviene in base a criteri meritocratici che prescindono da meccanismi di riequilibrio per nazionalità o genere. L'application si spedisce online e non esiste nessuna possibilità di ricevere informazioni prima dell'eventuale ammissione. Su questo il regolamento è perentorio: l'ufficio tirocini si mette in contatto solo con chi è stato scelto. Vale a dire che chi passerà la selezione per questa tornata dei tirocini estivi 2014 verrà contattato entro la fine di aprile. Quanto alle speranze di inserimento post stage, anche se «non esiste collegamento fra l'internship e altre opportunità di lavoro» riconosce Amorosino, l'internship «rappresenta una possibilità di incrementare la visibilità del proprio profilo, facendo bene, dimostrando di possedere i requisiti e le caratteristiche di chi si può inserire con successo in questo contesto». E comunque il passaggio non è del tutto escluso. Come scritto sulla guida del sito, il programma di tirocini della World Bank, nato negli anni Settanta, si prefigge di reclutare studenti «con la speranza che possano tornare presso l'istituzione con l'obiettivo di iniziare una carriera». Al netto delle chance di inserimento, non c'è dubbio che un ambiente simile sia stimolante a priori. Basti pensare a uno degli obiettivi che l'organizzazione si è prefissa per il 2030: far scendere sotto quota 3% il tasso di persone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno. Ilaria Mariotti [la foto della World Bank è di World Bank Photo Collection - modalità creative commons]Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Farsi le ossa nella cooperazione internazionale, la World Bank apre le porte a 200 stagisti- Tirocini estivi alla Banca Mondiale, 200 posti per Washington- Master dei Talenti, le voci degli «ex»: Nicola Rivella, un anno alla World Bank di Washington per studiare i paesi in via di sviluppo

Gli archeologi insorgono: «Stage di 12 mesi a 3 euro all'ora, il bando del ministero "500 giovani per la cultura" è inaccettabile»

I giovani italiani laureati in Beni culturali si rivoltano contro il ministro Massimo Bray. Proprio quel ministro che in questi mesi ha fatto loro molte promesse, per esempio rispetto alla procedura di riconoscimento della loro professione. In questi ultimi giorni il motivo del contendere è un altro, e riguarda invece le opportunità professionali offerte dal ministero ai giovani che hanno scelto di studiare Beni culturali. Un bando emesso quattro giorni fa apre le candidature per 500 posti al ministero: ma le "posizioni" non sono di lavoro, bensì di stage. Anzi, di «percorsi formativi»: in tutto il bando non si trova infatti mai scritta la parola stage, o tirocinio, come se si volesse accuratamente evitare di chiamare le cose con il loro nome; fino alla pagina 6 in cui finalmente, nell'articolo dedicato al «rinvio alla normativa vigente», si ammette che tutto il programma formativo minuziosamente spiegato fino a quel punto si appoggia sulla «normativa vigente in materia di tirocinio formativo e di orientamento». E pensare che i luoghi archeologici italiani – tra siti, monumenti e musei – ammontano a più di 2500, con un flusso annuale di oltre 15 milioni di visitatori. E che su 911 siti tutelati dall’Unesco in tutto il mondo, ben 44 – il 5%, una percentuale mostruosamente alta – sono italiani. Eppure quella di archeologo è una delle professioni più bistrattate nel nostro Paese: dopo un lunghissimo e duro periodo di formazione infatti sfocia in un mercato tirchissimo di opportunità, dove i posti di lavoro stabili sono una rarità, e dove all'ordine del giorno vi è il lavoro "a giornata", sottopagato e magari con l'imposizione di aprire la partita Iva. Anche questo bando sembra purtroppo porsi su questa scia di offerte di lavoro "al ribasso" (e già il gruppo "500 no al Mibact" ottiene migliaia di sottoscrizioni su Facebook). Prevede, è vero, che i «percorsisti in formazione» (come chiamarli, se il ministero sembra non gradire la definizione di «stagisti» e cercare di dribblarla?) percepiscano una indennità. Ma essa è fissata - all'articolo 6 - in soli 5mila euro annui lordi, perdipiù comprensivi «della quota relativa alla copertura assicurativa». Contando anche solo 50 euro per questa quota, significherebbe 4.950 euro su 12 mesi. Cioè 416 euro al mese, e per giunta lordi. In un altro passaggio il bando, premettendo in maniera addirittura ridondante che «il programma formativo non costituisce in alcun modo e non dà luogo alla costituzione in alcun modo di un rapporto di lavoro subordinato», specifica che «l'impegno orario settimanale del giovane da formare dovrà essere definito in modo coerente con l'orario adottato presso l'istituto e il luogo della cultura individuato» e comunque «non potrà essere inferiore alle 30 ore settimanali e superiore alle 35 ore settimanali». Dunque, ponendo una media di 140 ore mensili, il conto è presto fatto: 3 euro all'ora. Una cifra misera, che forse sarebbe accettabile se il bando fosse rivolto a giovanissimi studenti del primo o secondo anno di università: a vent'anni si può anche accettare di lavorare per poco, pur di imparare. Ma il bando è invece indirizzato a laureati in Beni culturali fino a 35 anni di età, meglio se già provvisti di esperienza professionale. E non è difficile intuire, come sottolinea con forza l'Associazione nazionale archeologi annunciando anche una giornata di mobilitazione per l'11 gennaio, che un archeologo 30enne desideri un posto di lavoro e una degna retribuzione, non uno stage da 416 euro all'ora.La Repubblica degli Stagisti aggiunge un'altra riflessione più tecnica. Questi stage si configurano inevitabilmente come extracurriculari, essendo destinati a persone che abbiano già terminato gli studi. Come il ministro Bray certamente sa, tale materia è stata recentemente oggetto di una profonda revisione normativa che ha portato ogni Regione a emettere una propria regolamentazione regionale sulla base di alcune linee guida concordate nel gennaio del 2013 in sede di Conferenza Stato-Regioni. Uno dei punti focali delle linee guida era l'introduzione di una indennità obbligatoria a favore dello stagista, che la Conferenza aveva fissato in un minimo di 300 euro al mese ma che alcune Regioni hanno poi innalzato. Dunque vi sono Regioni dove la cifra prevista dal ministero come compenso a favore dei suoi «percorsisti in formazione» sarebbe, semplicemente, illegale. Questo bando cioè, rebus sic stantibus, non potrà essere attuato in «luoghi di cultura» sul territorio del Piemonte, dell'Abruzzo, della Toscana e del Friuli, dove gli stage extracurriculari devono essere indennizzati con un minimo compreso tra 500 e 600 euro al mese; nè in Emilia Romagna e Puglia, dove il limite minimo è fissato a 450 euro. E potrà essere attuato nel Lazio, cioè nella Regione dove ha sede il ministero, solo per il rotto della cuffia - per 16 euro -  dato che la giunta Zingaretti ha previsto lo scorso luglio nella sua delibera un'indennità lorda mensile minima pari a 400 euro.Un altro problema riguarda la durata, 12 lunghissimi mesi, incompatibile con la legge vigente nelle Regioni Veneto e Piemonte e nella provincia autonoma di Bolzano (che pongono per i tirocini extracurriculari il limite a 6 - 9 mesi, concedendone 12 solo ai soggetti svantaggiati).Infine, la questione più spinosa. In un'audizione effettuata in Parlamento, a commissioni Beni culturali di Camera e Senato riunite, una settimana prima della pubblicazione del bando, il ministro afferma testualmente [qui il video]: «Il ministero ha perso negli ultimi cinque anni non solo risorse economiche come sappiamo e abbiamo condiviso, ma anche molte risorse umane e grandi professionalità. Si tratta di un dato a mio avviso allarmante sopratutto se si pensa che rispetto a quanto previsto dalla pianta organica del ministero mancano all'appello 600 persone. E senza le persone, senza la loro competenza e professionalità, non si può rilanciare come tutti vogliamo la cultura nel nostro Paese. In questa direzione qualcosa è previsto nel decreto "Valore Cultura", e mi riferisco alle misure urgenti per l'avvio del programma straordinario di inventarizzazione e digitalizzazione del patrimonio culturale italiano, e per l'attuazione del progetto "Cinquecento giovani per la cultura". Con tale disposizione attuiamo un programma straordinario per la prosecuzione e lo sviluppo della inventariazione, della catalogazione e della digitalizzazione del nostro patrimonio, anche allo scopo di incrementare la pubblica fruizione del patrimonio». In questa frase, pronunciata peraltro prima che il bando fosse reso pubblico, l'Associazione nazionale archeologi vede l'ammissione del "peccato originale" che guasterebbe questa iniziativa ministeriale: cioè il fatto di voler prendere i 500 stagisti per rimpiazzare i 600 buchi di organico. Una pratica non nuova al settore pubblico, che la Repubblica degli Stagisti a più riprese ha denunciato nel corso di questi ultimi anni. E non è tutto. Poco dopo il ministro, nella stessa audizione, prospetta anche una possibile assunzione degli stagisti più capaci: «Al termine del percorso formativo e della collaborazione nell'attività che andranno a svolgere, i laureati che abbiano conseguito un giudizio favorevole secondo le modalità definite con decreto ministeriale saranno immessi nei ruoli del ministero con il corrispondente profilo professionale». Possibile? Ma come potrebbe il ministero assumere, nel corso del 2015, un numero (per ora indefinito) di nuove risorse senza passare attraverso una procedura concorsuale? Le assuzioni effettuate in questo modo non sarebbero immediatamente impugnabili dagli esclusi?L'auspicio adesso è che il ministero si faccia avanti per rispondere alle critiche dei giovani destinatari del bando, e per riparare le falle che dovesse eventualmente ammettere.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- L'Italia ha il 5% del patrimonio Unesco mondiale: eppure gli archeologi fanno la fame [su Articolo 36!]

Fonderia dei Talenti, gli italiani all'estero hanno uno strumento in più per fare rete e trovare lavoro

Un sito che vuole dinamizzare l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro, per un tipo di italiani in particolare: gli expat. Coloro che hanno deciso di trasferirsi all'estero e che dunque hanno accumulato - e stanno accumulando - esperienze di studio o più spesso di lavoro in Paesi stranieri. Un target particolare, una nicchia molto importante sopratutto considerando che in Italia l'emigrazione sta aumentando a tassi vertiginosi, e dalle ultime ricerche emerge che sono proprio i giovani più brillanti a cercare fortuna fuori confine.Ma tutti questi giovani spesso desiderano mantenere un legame con l'Italia, e se trovassero l'occasione giusta sarebbero ben contenti di poter rientrare; allo stesso modo molte aziende considerano appetibili i cv di chi ha passato qualche anno all'estero, non foss'altro che per la perfetta conoscenza della lingua del Paese d'accoglienza, oltre che per il fatto di aver conosciuto altri metodi di lavoro, altre culture professionali e aver acquisito know how certamente più internazionali.Per questo è nata una nuova fondazione, fortemente voluta da Guglielmo Vaccaro e Alessia Mosca, i due parlamentari che hanno elaborato e portato ad approvazione la legge ribattezzata "Controesodo" che prevede incentivi fiscali per gli under 40 laureati che dopo almeno due anni all'estero abbiano deciso di rientrare in Italia. «Oggi lanciamo il progetto: questa piattaforma con l'aiuto di tutti aiuterà a fare sistema di tutto quello che c'è. Ci sono tanti virus positivi nel nostro sistema che si contaminano uno con l'altro e prendono forza. La Fonderia dei Talenti vuol essere collettore di energie positive. Il mio ingaggio parte su cose molto concrete» ha spiegato la Mosca: «Gli italiani all'estero vogliono sapere cosa succede, avere non solo il contatto con le aziende ma anche l'accesso alle informazioni sulle iniziative. Con la Fonderia vogliamo sprovincializzare un po' questo paese, nel senso positivo».La fondazione infatti si chiama "Fonderia dei Talenti"; collabora strettamente con l'associazione Italents e a fine novembre a Milano, ospitata nella Sala Falck della sede di Assolombarda, ha presentato al pubblico il suo nuovo sito. Con un saluto di buon auspicio da parte del padrone di casa: «Nella mia vita precedente ho usato la legge Controesodo per portare a casa in Italia due giovani che avevano fatto un phd, uno dalla Cina e uno dagli Stati Uniti: un 28enne e un 32enne che oggi vivono e lavorano in Italia» ha infatti detto Michele Angelo Verna, da pochi mesi direttore generale dell'associazione delle industrie lombarde. Il quale ha in effetti una "vita precedente" da direttore delle Risorse umane, e conosce bene dunque il tema dell'incrocio tra domanda e offerta e della costante ricerca dei giovani più talentuosi, anche fuori confine, da parte delle aziende più innovative: «Gli head hunter potranno usare questo sito come una grande banca dati», ha aggiunto.In effetti il sito assomiglia a un social network "geolocalizzato": ognuno può iscriversi e segnalare il proprio desiderio di trovare opportunità in Italia o all'estero. «Abbiamo creato una una piattaforma online gratuita» ha spiegato Lorenzo Pompei [nella foto, in primo piano], segretario generale della Fonderia, illustrando i meccanismi di funzionamento del sito: «Forti del sostegno di Microsoft e Unicredit, abbiamo voluto realizzare una piattaforma di nicchia, attraverso cui vogliamo incentivare uno spirito di collaborazione tra chi è in Italia e i tanti che sono all'estero». Patrizia Fontana, head hunter e co-fondatrice della Fonderia, non ha negato che sia difficile far decollare un nuovo sito come questo, nel mare magnum del web di oggi: «Ma ricordo a tutti che qualche anno fa Linkedin sembrava "strano", ad utilizzarlo erano in pochi: oggi invece noi head hunter lo usiamo tutti». Una scommessa dunque che può essere vinta: «Le aziende hanno una opportunità enorme nell'utilizzare sia la legge Controesodo sia questo nuovo sito. Anche le piccole e medie imprese hanno bisogno di competenze specifiche, e queste possono essere trovate nei giovani italiani all'estero» ha sottolineato Fontana. Il sito della Fonderia potrebbe diventare uno strumento anche per mercati specifici, come quello dei ricercatori e dei docenti universitari. In questo senso è andato l'intervento di Andrea Sironi, rettore della Bocconi: «Le aziende competono in mercati nazionali e internazionali. Anche per gli atenei é così: competiamo sulla faculty cioè sui docenti, e sugli studenti. In Bocconi da diversi anni ci siamo dati una regola: abbiamo un divieto di assumere come docenti i nostri dottorati». Dunque diventa imperativo guardare all'esterno: «Quest'anno abbiamo assunto 15 nuovi docenti, 5 italiani e 10 stranieri. Per noi la legge sul Controesodo é fondamentale, perché rende più competitive le nostre offerte rispetto al gross salary». Puntando l'attenzione su un aspetto misconosciuto: «In questi casi non di rado la variabile cruciale è il coniuge. Molto spesso i grandi centri di ricerca cercano una collocazione anche al coniuge: vi sono per esempio esperienze a Monaco o a San Francisco di università, centri di ricerca, atenei che si mettono in rete e fanno squadra per generare offerte». Concludendo con una nota di realismo: «Tra i nostri giovani all'estero c'è forte il desiderio di rientrare, ma spesso non si trovano le condizioni giuste». Non basta infatti che arrivi un'offerta: per convincere un talento a tornare in patria bisogna che l'offerta sia congrua sotto tanti punti di vista, dall'avanzamento di carriera alla retribuzione adeguata. A questo proposito un progetto affine alla Fonderia dei Talenti è "Destinazione Italia", un piano del governo Letta che dovrebbe entrare in vigore dal 2014 e che ha tra i suoi obiettivi quello di attrarre capitali e talenti dall’estero. «Il nostro tentativo è proprio quello di mobilitare la rete di persone che stanno all'estero e che hanno molte cose da dire» ha confermato Alessandro Aresu, collaboratore del ministero dell'Istruzione proprio su "Destinazione Italia".Anche a livello locale il pubblico si muove: «Bisogna innanzitutto costruire massa critica intorno alla legge controesodo» ha sintetizzato Cristina Tajani,  assessore alle Politiche per il lavoro, sviluppo economico, università e ricerca del Comune di Milano: «Noi abbiamo realizzato varie iniziative sul tema del rientro dei talenti, tra cui un sondaggio realizzato dall'associazione italents». Raccontando poi l'esperienza di Welcome business: «Finanziare l'apertura di imprese StartUp da impiantare nella città di Milano: finora abbiamo selezionato otto progetti che abbiamo presentato e premiato l'anno scorso a dicembre, e che oggi sono diventati giovani imprese che provano a competere sul mercato».Un'iniezione di fiducia nei confronti della risposta positiva del mercato di fronte a una iniziativa come quella della Fonderia dei Talenti arriva anche da  Marco Simoni, oggi capo segreteria del viceministro Calenda e docente in aspettativa di politica economica alla London School of Economics: «Da un anno e mezzo a questa parte le nostre esportazioni sono cresciute più di quelle tedesche e francesi. Bisogna ammettere che alcune cose funzionano nonostante grandi ritardi, nonostante le politiche degli ultimi vent'anni abbiano ignorato che noi siamo un Paese basato sul manifatturiero e sulle pmi. Il problema non è che noi andiamo fuori, ma che nessuno viene dentro: alla London School of Economics ci sono tantissimi italiani. La cifra del tempo in cui viviamo è quella della internazionalizzazione. Non mi stupisce che qualcuno da San Francisco si sia già iscritto al sito della Fonderia dei Talenti» è la sua conclusione: «Magari a tornare non ci pensa per niente, ma per lui è comunque interessante fare parte di una rete. La vecchia emigrazione vedeva il siciliano andare a New York e tagliare i ponti, tornare in Sicilia magari dopo  trent'anni. Invece adesso c'è la rete, che va potenziata. Le informazioni vanno fatte circolare: fare rete è molto importante». Una ideale risposta a distanza a Simoni arriva da Roberto Bonzio, ideatore del progetto multimediale Italiani di Frontiera: «I nostri peggiori difetti? L'incapacità di fare squadra, la diffidenza verso il successo altrui, l'assuefazione alla convinzione che importi più l'appartenenza che il merito» è la sua riflessione: «Bisogna ribaltare il modo di pensare, raccontando modelli e storie positive. Abbiamo ammirato per anni degli autentici somari: l'auspicio è che la Fonderia dei Talenti spazzi via questa fattoria dei somari».Durante la presentazione, poi, particolarmente significativi sono stati due interventi dal pubblico. Il primo quello di Tommaso Arenare, head hunter di Egon Zehnde: «Sono ammirato da questa iniziativa. Questo è un paese che ha il Parlamento più giovane della sua storia, e con la maggior quantità di donne. Guardo con grande ammirazione alla Fonderia perché dimostra che l'Italia può attrarre talento, anche talenti diversi. Quando l'Italia fa così, fa squadra. La crescita arriverà, ci sono tutti gli ingredienti perché il talento si trasformi in crescita». Il secondo quello di un manager di Key to people: «È incredibile come le belle notizie siano poco diffuse. Ho incontrato tantissimi direttori del personale che nemmeno conoscevano la legge Controesodo: questa cosa rattrista un po'. Noi come head hunters abbiamo il compito di mediare tra le aziende italiane e i professionisti, anche quelli che arrivano dall'estero: la Fonderia sarà un acceleratore che noi tutti utilizzeremo e divulgheremo. Anche perché non bisogna dimenticare che i talenti non sono solo i numeri 1: le aziende cercano anche i numeri 2, i numeri 3…». Sono dunque aperte le iscrizioni al sito, che già oggi conta diverse centinaia di iscritti. Nella speranza che ad iscriversi siano anche tante aziende in cerca di talenti da assumere.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Sulla Rete i giovani italiani scalpitano per fare rete: ITalents sbarca su Facebook, ed è boom- Fuggi-fuggi dall'Italia: sono almeno 2 milioni i giovani all'estero

Tirocini in Lombardia, il 9 dicembre entra in vigore la nuova normativa

In Lombardia è cominciato il conto alla rovescia: tra meno di due settimane entrerà finalmente in vigore la nuova normativa in materia di stage elaborata e approvata nei mesi scorsi dalla Regione guidata da Roberto Maroni. Lo scorso 25 ottobre c'era stato in giunta l'ultimo voto alla delibera, ma mancava ancora un passaggio: «i presenti Indirizzi» si leggeva nel testo  «entreranno in vigore 30 giorni dopo la pubblicazione dei decreti dirigenziali che definiscono i modelli di convenzione di tirocinio e progetto formativo individuale» [clicca qui per scaricare la delibera in formato pdf]. Risultato, un comprensibile timore che la questione si tirasse per le lunghe. Invece no. La Regione è stata di parola e a sole due settimane dall'approvazione in giunta, sul Bollettino ufficiale dello scorso 8 novembre, ha pubblicato il Dduo (acronimo che sta per «Decreto Dirigente Unità Organizzativa») 5 novembre 2013 - n. 10031 intitolato «Nuovi indirizzi regionali in materia di tirocini – Disposizioni attuative». Un documento di 16 pagine focalizzato sopratutto su un particolare tipo di tirocini, quelli svolti da soggetti stranieri. La Repubblica degli Stagisti ha dunque contattato la Regione per chiedere delucidazioni in merito, e sopratutto capire se questo documento avrebbe chiuso l'iter per l'entrata in vigore della legge, malgrado nella delibera del 25 ottobre si parlasse di «decreti dirigenziali» al plurale. L'ufficio Comunicazione istituzionale della Regione ha risposto subito confermando che il documento in questione è quello definitivo: «In materia di tirocini, al momento, non è prevista l'approvazione di altri documenti». Dunque il countdown è ufficialmente partito l'8 novembre e si concluderà il giorno dopo l'Immacolata: «I nuovi indirizzi regionali in materia di tirocini entrano in vigore a partire dal 9 dicembre». Dalla Regione specificano che «l'allegato A del Decreto n. 10031 riporta gli standard minimi richiesti per la stipula delle convenzioni e dei progetti formativi individuali (Allegato A) e i format per la redazione della convenzione, dei progetti formativi e della relazione finale». [clicca qui per scaricare il dduo in formato pdf]. È l'ultimo atto - almeno per ora - di un lungo percorso che la Repubblica degli Stagisti ha seguito con attenzione fin dall'inizio. In estrema sintesi, ai tempi della riforma Fornero era stata avviata una riflessione sulla necessità di riformare anche la normativa sugli stage, introducendo alcune garanzie in favore degli stagisti tra cui il diritto a ricevere una congrua indennità. Essendo lo stage un argomento ostico dal punto di vista delle competenze (le più recenti interpretazioni giuridiche vogliono questo strumento spezzato esattamente a metà: gli stage svolti durante il periodo di studi - «curriculari» - sarebbero di competenza statale, quelli svolti al di fuori, dunque una volta diplomati o laureati - «extracurriculari» - di competenza regionale), la strada intrapresa dal governo Monti era stata quella di sedersi al tavolo con i rappresentanti delle Regioni, in sede di Conferenza Stato-Regioni, ed elaborare delle «linee guida» che poi ciascuna si sarebbe impegnata a tradurre in propria normativa regionale. Le linee guida hanno visto la luce a fine gennaio di quest'anno: delineavano tutta una serie di paletti da porre agli stage. Ogni Regione avrebbe dovuto implementarle entro 6 mesi; la Regione Lombardia aveva però accumulato un po' di ritardo, arrivando alla deadline di fine luglio con una bozza pronta ma non ancora approvata.Ci sono voluti due passaggi, uno all'inizio di settembre e uno a fine ottobre, per arrivare alla definizione della normativa lombarda. Non senza bracci di ferro e polemiche, anche perché la giunta Maroni ha scelto di andare al di là del tracciato, e di normare non solo i tirocini extracurriculari (di sua competenza), bensì anche quelli curriculari.La nuova normativa presenta aspetti certamente positivi, altri migliorabili, altri ancora decisamente negativi che la Repubblica degli Stagisti ha a più riprese evidenziato alla Regione. E ovviamente già c'è chi sta vivisezionando il testo e chiedendo delucidazioni alla Regione rispetto alla interpretazione dei singoli passaggi. Per esempio CS&L, consorzio che raggruppa oltre 40 organizzazioni non profit, ha inviato nei giorni scorsi alla Regione un documento dettagliato su due colonne: a sinistra il dettato della normativa e a destra i quesiti sui singoli articoli. Per esempio, là dove si si legge che i «destinatari» dei «tirocini extracurriculari “formativi e di orientamento”» sono persone che abbiano «conseguito un titolo di studio entro e non oltre 12 mesi, inoccupati in cerca di occupazione, disoccupati e occupati con contratto di lavoro o collaborazione a tempo ridotto», CS&L chiede se ci sia «un parametro preciso per dire che è a tempo ridotto». Poco più sotto, relativamente ai destinatari dei «tirocini extracurriculari di “inserimento / reinserimento al lavoro”, finalizzati a percorsi di inserimento / reinserimento nel mondo del lavoro» indicati quali «inoccupati in cerca di occupazione, disoccupati, lavoratori sospesi, in mobilità e occupati con contratto di lavoro o collaborazione a tempo ridotto», CS&L incalza: «Cosa si intende per “lavoratori sospesi”?». Rispetto al divieto posto dalla nuova normativa di avviare tirocini in aziende che abbiano «in corso procedure di CIG straordinaria o in deroga, per mansioni equivalenti a quelle del tirocinio», CS&L si concentra sulle altre tipologie utilizzate dalle aziende in crisi, domandando alla Regione: «Contratti di solidarietà e mobilità rientrano tra gli elementi che impediscono l’attivazione di tirocini?» (ma qui la risposta sembra già evidentemente negativa). E ancora, di fronte alla promessa della normativa di vietare gli abusi, prevedendo che non possano essere accolti per «sostituire i lavoratori con contratti a termine nei periodi di picco delle attività né sostituire il personale nei periodi di malattia, maternità, ferie o infortuni, o per ricoprire ruoli necessari all'organizzazione», CS&L chiede alla Regione Lombardia di specificare a chi competa «la funzione di verifica di questi condizioni».Tutte domande che per ora restano senza risposta; Marco Forlani, responsabile dell'area Lavoro di CS&L, spiega alla Repubblica degli Stagisti di aver parlato con un funzionario che gli ha prospettato la pubblicazione a breve, da parte della Regione, di una serie di Faq (“frequently asked questions”) per spiegare i punti meno chiari del testo. Faq che ancora però sul sito non si trovano.Pur restando in attesa di questi dettagli, il 9 dicembre sarà comunque un giorno importante per tutte le persone che sul territorio lombardo si accingono ad entrare nel mondo dello stage nella sua forma extracurriculare: da quella data potranno fare riferimento a un impianto normativo un po' più tutelante, a cominciare dal compenso minimo che la giunta Maroni ha fissato in almeno «400 euro mensili, al lordo delle eventuali ritenute fiscali», che si riducono a un minimo di «300 euro mensili qualora si preveda la corresponsione di buoni pasto o l’erogazione del servizio mensa», oppure nel caso di stage part-time («qualora l’attività di tirocinio non implichi un impegno giornaliero superiori a 4 ore»), o infine nei casi in cui «il soggetto ospitante sia una Pubblica Amministrazione».Ma attenzione: solo chi farà stage extracurriculari verrà avvantaggiato dalla nuova normativa lombarda. Tutti gli studenti - di scuole, corsi, università, master - che faranno invece stage inquadrabili come «curriculari» saranno anzi in un certo senso danneggiati da questa nuova formulazione. La delibera di giunta approvata dalla Regione infatti prevede un «liberi tutti» per questo tipo di tirocini, permettendo per esempio che una stessa persona possa fare presso lo stesso soggetto ospitante più di uno stage. Cadono i vincoli numerici che imponevano una proporzione massima tra stagisti e risorse umane presenti: ciò di fatto permetterà a un'azienda in Lombardia di avere un numero potenzialmente infinito di stagisti curriculari (oltre a quelli extracurriculari, per i quali però è almeno previsto un tetto massimo pari al 10% del personale dipendente o collaboratore). Inoltre, a differenza come si diceva sopra di quelli extracurriculari, gli stage curriculari sono permessi anche alle realtà che abbiano effettuato licenziamenti nei 12 mesi precedenti o che abbiano in corso procedure di cassa integrazione. Oltre al fatto che, è bene ricordarlo, agli stagisti curriculari non viene garantito nemmeno un minimo di indennità di partecipazione, rendendoli i "cugini poveri" degli stagisti extracurriculari.Dunque benvenuta alla nuova legge regionale lombarda in materia di stage, ma tenendo bene a mente che essa tutela solo una metà degli stagisti, e lascia scoperta (anzi, in condizioni peggiori che in precedenza) l'altra metà. Per la quale si spera il prima possibile in un intervento del ministero dell'Istruzione, che si decida a far uscire dalla «vacatio legis» i tirocini curriculari, dando anche a loro un quadro normativo certo e tutelante.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Tirocini in Lombardia: la nuova legge non è ancora operativa, mancano i decreti dirigenziali- Tirocini in Lombardia, Ambrosoli e Castellano: «Subito i decreti dirigenziali, altrimenti la delibera sarà solo un annuncio»E anche:- La Corte costituzionale annulla l'ultima legge sugli stage: «Solo le Regioni competenti in materia»

Troppi atenei, troppi docenti, troppi laureati: i falsi miti che affossano l'università italiana

In Italia ci sono troppi atenei, ci sono più docenti che studenti e questi ultimi non pagano abbastanza l'iscrizione all'università. Sarà vero? Il mensile Altreconomia ha recentemente “smascherato” alcuni miti che ruotano intorno al mondo accademico, frutto di distorsioni dell'informazione non sempre casuali ma guidate a volte da precisi intenti politici. Per sfatare queste leggende metropolitane, pericolose per la percezione e la qualità dell'università italiana, è nato Roars sta per “Return On Academic ReSearch”, un network composto da ricercatori e docenti con l'obiettivo di intervenire in modo credibile nella discussione intorno al settore universitario e della ricerca in Italia. L'intento della rete è quello di rivolgersi agli interlocutori che devono gestire il processo di trasformazione dell’università italiana, specialmente le forze politiche che si candidano a governare il Paese. Tra i membri di Roars c'è Giuseppe Di Nicolao, docente ordinario di Identificazione dei modelli di analisi dei dati presso il dipartimento di ingegneria industriale e dell'informazione dell'università di Pavia. “Scontiamo un grave ritardo su istruzione e formazione che deriva da un retroterra storico molto svantaggiato” ha detto Di Nicolao ad Altreconomia. “Non è solo una sensazione quella per cui ci sia una distorsione dell'informazione”. Primo mito: si sente dire che in Italia avremmo troppi atenei. Eppure secondo l'Ocse - che ogni anno pubblica dati sui sistemi universitari dei Paesi aderenti - nel 2009 l'Italia aveva 1,6 atenei per milione di abitanti. La Spagna 1,7, la Gran Bretagna 2,3, l'Olanda 3,4, la Germania 3,9, la Francia 8,4, gli Stati Uniti 14,5. La Repubblica degli Stagisti ha contattato Di Nicolao per approfondire ulteriormente questo tema: «l'Italia è stato fino agli anni '70 un paese analfabeta. Poi c'è stato il boom dell'istruzione. O almeno, sembrava un boom ma in realtà si era, e si è ancora, addirittura indietro rispetti agli altri stati». Secondo Di Nicolao la prova sta nel numero di laureati tra i 25 e i 34 anni: «Siamo ultimi in Europa». Sì, ultimi come numero di laureati e lo confermano i dati: 21% contro una media Ocse del 39%, nella fascia delle persone tra 24 e 35 anni. Ma non ne avevamo troppi? Altra disinformazione. Anzi, secondo il consorzio interuniversitario Almalaurea le immatricolazioni si sono ridotte del 13% in sette anni. Ulteriore leggenda da sfatare quella relativo al numero di docenti (intesi dall'Ocse come chiunque faccia attività didattica): si sente dire anche in questo caso che l'Italia sarebbe un paese densamente popolato da professori; ma in realtà il loro numero, in rapporto agli studenti, fa piazzare l'Italia al 21esimo posto su 26 Paesi. Un dato disponibile a tutti da diversi anni, come ammette lo stesso Di Nicolao, ma non utilizzato probabilmente perché non conforme con una certa ideologia politica. Anche sui dottorandi non c'è storia, l’Italia ricopre gli ultimi posti in questa classifica: è al di sotto della media Ocse e si colloca in 21esima posizione su 32 nazioni. «Non abbiamo un sovrappiù di docenti» conferma infatti ad Rds De Nicolao. Quindi quando politici e studiosi dicono che è necessario tagliare risorse per il fatto che ci sono troppi docenti, non è vero? «Si fa leva su luoghi comuni che derivano da una prospettiva sbagliata». E a proposito di costi l'analisi di Altreconomia continua spiegando come molti sostengano che le tasse degli studenti (in media 7mila euro l'anno) siano insufficienti a coprire il reale costo del sistema. Ancora l'Ocse, invece, ci indica come terzi nella classifica delle rette: più care dell'Italia solo Gran Bretagna e Olanda. Dal momento che il costo medio per studente è tra i più bassi in Europa, e le tasse sono alte e lo Stato italiano investe poco, si può dire che, dati alla mano, l'Italia spende molto poco per la sua scuola. Anzi, più precisamente l'Italia spende meno di tutte le nazioni europee, tranne che dell'Ungheria. Ancora si possono ricordare le parole dell'ex ministro Mariastella Gelmini la quale diceva che l'università italiana costava troppo. E furono approvati i tagli: da 7,3 siamo passati a 6,6 miliardi di euro, diventando il taglio più corposo in Europa.«Quello che è un problema strutturale viene ricondotto a problema antropologico» continua Di Nicolao. «Cioè si dice: ci sono troppi anziani nelle università e i giovani sono pigri. Ma questo è un modo di non vedere il reale problema che sta nel sostegno allo studio. Ad esempio ci sono borsisti hanno tutti i requisiti per avere diritto al sostegno allo studio. Per mancanza di risorse questo non viene dato».Viene da chiedersi: la disinformazione fa parte degli intenti politici, e se sì, qual è l'obiettivo? Ancora Di Nicolao: «sicuramente c'è una lettura ideologica, quindi succede che opinionisti e studiosi predichino sempre la stessa ricetta distorcendo i dati a sostegno delle proprie tesi. È come il fanatismo religioso: nessuno usa un approccio scientifico parlando di università. Rimasi stupito sentendo dire un ex ministro dell'istruzione, che era stato anche rettore di università, che l'Italia è l'unico paese ad avere così tanti 'fuori corso'. Ma i dati dicono il contrario. Ecco, è dannoso parlare solo attraverso preconcetti perché poi la politica non risolverà i problemi veri. Non sa individuarli». In conclusione, la domanda che Di Nicolao si pone - e che si era posto anche su Altreconomia - è di cruciale importanza: «Che sistema produttivo è quello che non sa che farsene della percentuale più bassa di laureati in Europa? Un sistema arretrato». Un Paese talmente poco istruito che non percepisce nemmeno il ritardo in cui vive: il fatto che un laureato non trovi lavoro nel Paese con il più basso tasso di laureati in Europa è un segnale allarmante di un sistema produttivo bloccato e senza soluzioni.Maurizio BongioanniPer saperne di più su questo argomento, leggi anche gli articoli:- Italiani incompetenti perfino se laureati, maglia nera dell'Ocse- Con la cultura si mangia in tutto il mondo, perché in Italia no?- Decreto Fare, cosa cambia per università e ricerca