Ministero degli Esteri, torna una specie di Mae-Crui ma solo per gli studenti: stage curriculari con rimborso

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 19 Feb 2014 in Notizie

Il Mae-Crui è morto, viva gli stage al Mae.Stagisti Nel luglio del 2012 il ministero degli Esteri aveva sospeso il programma di collaborazione con la Fondazione della Conferenza dei rettori. Oggi la Farnesina fa ripartire un progetto aperto alle singole università per tirocini curriculari. E soprattutto con la presenza di un minimo di rimborso spese.

Sono queste le principali novità rispetto all'ormai chiusa (quantomeno per ora) collaborazione con la Crui. In precedenza, infatti, le esperienze formative all'interno delle sedi diplomatiche italiane erano aperte a studenti e laureati. E non prevedevano alcun tipo di indennità, con il risultato che i partecipanti dovevano farsi carico delle spese di viaggio, spesso un biglietto aereo intercontinentale, e di soggiorno nel Paese in cui si svolgeva lo stage. Nel 2012 il ministero degli Esteri decise di sospendere il progetto, motivando la decisione con l'entrata in vigore della riforma Fornero del mercato del lavoro. In particolare l'articolo 12, quello che introduceva (anche se solo sulla carta) l'obbligo di garantire una “congrua indennità” al tirocinante, senza però generare spese ulteriori per gli enti pubblici.

Ora, sebbene la normativa sia di fatto entrata in vigore solo lo scorso anno, quando buona parte delle Regioni -competenti sul tema - ha approvato propri provvedimenti in materia, il Mae anziché tentare di modificare il proprio bilancio e tagliare qualche spesa inutile al fine di ricavare le risorse per finanziare le borse per i tirocinanti, aveva preso questa posizione "radicale", di cancellare in anticipo e in toto il Mae-Crui. Un programma che per anni aveva permesso a decine di migliaia di giovani di fare esperienze formative in ambasciate, consolati e istituti di cultura in giro per il mondo, oltre che naturalmente nella sede centrale del ministero a Roma, la Farnesina.

Tutto è rimasto fermo fino all'inizio di quest'anno, quando la Repubblica degli Stagisti si è accorta che l'università Ca' Foscari di Venezia aveva annunciato di aver stretto un accordo con il consolato italiano di Melbourne, in Australia, per dei progetti di stage all'interno della sede diplomatica, il primo dei quali prenderà il via già entro questo mese di febbraio.Stagisti «Il Mae-Crui non esiste più, ma c'è la possibilità di avviare accordi con ambasciate, consolati e istituti di cultura. Noi l'abbiamo fatto per gli studenti del corso di laurea in Commercio estero, che prevede un tirocinio obbligatorio», spiega alla Repubblica degli Stagisti Lucy Kusminova, responsabile del progetto “Desk in the world” dell'ateneo veneziano. Alla base dell'intesa c'è il fatto che è l'università a garantire una borsa allo studente che volerà in Oceania per un percorso formativo della durata di tre mesi. I costi di volo e di assicurazione medica rimangono però tutti a carico del tirocinante: «Non abbiamo borse di studio specifiche per gli stage al di fuori dell'Unione Europea». Per progetti come quello di Melbourne, dunque, i partecipanti devono accontentarsi del rimborso spese. Col risultato che solo per raggiungere la sede in cui si svolgerà il progetto e per essere sicuri di ricevere un trattamento medico gratuito in caso di bisogno, il rischio è che si spenda molto di più della somma che verrà rimborsata. «Se sono interessati a determinate destinazioni, gli studenti devono purtroppo farlo a proprie spese. Dico purtroppo, sicuramente non è giusto». Eppure è dai tempi del Mae-Crui che le cose vanno così e nessuno fa nulla per cambiarle.

Ma a quanto ammonta la somma garantita a chi parteciperà a questo progetto? Paradossalmente a definirlo non sono le singole università (quelle che materialmente mettono mano al portafoglio ed erogano l'indennità agli stagisti-studenti), bensì il ministero. «Siamo intorno a un minimo di 300 euro», spiega infatti Giovanni Zanfarino della direzione generale per le risorse e l'innovazione del Mae. «Non fissiamo una cifra minima precisa», prosegue, «però diciamo che non deve essere simbolica. E poi noi possiamo garantire anche delle facilitazioni non monetarie». Come il vitto, i biglietti per il trasporto pubblico locale o, in quelle sedi che ne sono dotate, l'alloggio in foresteria. Ma a quanto deve ammontare la borsa per non essere considerata «simbolica» dai dirigenti della Farnesina? «Deve essere compresa tra i 300 ed i 600 euro».

Una somma coerente con le diverse indennità fissate dalle Regioni che hanno già legiferato in materia - per quanto la norma faccia riferimento ai tirocini extracurriculari, mentre in questo caso si tratta di curriculari. «Teoricamente non sono incorporati nella categoria di quelli per i quali è obbligatoria la borsa, ma il ministero ha deciso che anche questi non devono essere gratuiti». Decisamente un passo avanti rispetto al vecchio programma Mae-Crui, che mandava i laureati ai quattro angoli del mondo senza un euro di rimborso. 
«Oggi ospitiamo solo tirocini curriculari all'interno di un corso di laurea, di un master o di un dottorato, per una durata massima di tre mesi. Deve essere l'università a contattare la sede diplomatica, inviando una bozza di convenzione e descrivendo il progetto formativo, normalmente legato ad attività di studio o di documentazione». L'approvazione finale spetta poi al ministero. Ma oltre a Ca' Foscari quanti altri atenei hanno avviato collaborazioni di questo tipo? «Finora solo la Sant'Anna di Pisa che ha chiesto accordi con più sedi, garantendo borse mensili da 600 euro. Ci sono altre università che stanno valutando la possibilità, non sono tantissime anche a causa della situazione economica». La spesa relativa alla borsa, stando agli standard ministeriali, oscilla tra 900 e 1.800 euro per ciascun tirocinante.

Resta però un mistero il motivo per il quale il ministero non sia riuscito a trovare quei pochi soldi, circa 4 milioni di euro (su un bilancio annuale che per il Mae si aggira sui 2 miliardi), che sarebbero bastati ad assicurare un rimborso decente (secondo la proposta avanzata già nel lontano 2010 dalla Repubblica degli Stagisti, 500 euro al mese per i tirocini nei confini Ue e 1000 per quelli extra Ue) a circa 1800-2mila universitari ogni anno. Ora insomma il ministero riapre le porte ai tirocinanti, imponendo però agli atenei di farsi carico della indennità: una modalità che, in tempi di vacche magre quanto a finanziamenti per università e ricerca, comporterà prevedibilmente un numero molto contenuto di convenzioni e di opportunità di stage.

Riccardo Saporiti

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