La mappa digitale delle università europee, un progetto utile ma ancora con molti limiti
Una mappa digitale di oltre 2.200 atenei di 29 paesi, ossia tutta l’Unione Europea più Svizzera e Norvegia. In due righe Eter (European Tertiary Education Register), piattaforma web lanciata dalla Commissione Europea con l’obiettivo di dare vita a un vero e proprio registro telematico in grado di diffondere informazioni quanto più complete possibile sulle università in esso presenti. Dietro la nascita di Eter 500mila euro di fondi del programma Lifelong Learning stanziati per il periodo 2014/2020 e il lavoro di quattro università partner: La Sapienza di Roma (dipartimento di ingegneria informatica, automatica e gestionale Antonio Ruberti), il centro per la ricerca organizzativa dell’università della Svizzera italiana, lo Joanneum Research di Graz e il Nifu (Nordic Institute for Studies in Innovation, Research and Education) di Oslo.Attualmente il sito raccoglie i dati dei 2254 atenei relativi all’anno accademico 2001/2012 per un numero complessivo di oltre 16 milioni di studenti, ma si prevede di pubblicare entro la prossima estate anche quelli dell’anno accademico successivo. Ciascun ateneo ha un ID e un codice paese, che lo identifica per le ricerche all’interno della piattaforma. L'Italia è presente complessivamente con 176 istituti di formazione superiore (tra cui anche conservatori e accademie), di cui 103 sono università, contando anche istruzione superiore non universitaria (ad esempio scuole per mediatori linguistici post diploma), università telematiche e per stranieri.Le informazioni sono fornite dalle diverse autorità nazionali di statistica, che hanno dato vita a una task force finalizzata a stabilire le tipologie di dati presenti per ciascuna università. Finora non era presente una banca dati che coprisse l'intera Europa, ma c'erano soltanto piattaforme nazionali. Al netto delle differenze tra gli ordinamenti universitari dei paesi, sono inclusi nel database gli atenei che presentano percorsi di laurea triennali, specialistici e di dottorato. Per ogni università sono prese in considerazione una serie di variabili, tra cui: nome dell’istituto e anno di fondazione; sede principale ed eventuali sedi distaccate; numero di studenti e laureati, suddivisi per tipologia di titolo, genere e nazionalità; personale, diviso in accademico e non accademico; spese e ricavi; dati sulle attività di ricerca. La piattaforma si propone di essere uno strumento utile per una serie di destinatari, come si legge sul sito della Commissione Europea: gli studenti, universitari e non, al fine di recepire informazioni utili in fase di iscrizione e nei momenti successivi; gli atenei stessi, che possono così confrontarsi con altri profili per avviare eventuali partnership, e infine autorità ed esponenti politici, che da questo momento hanno una piattaforma da cui poter estrapolare una serie di dati utili a capire il funzionamento del sistema universitario italiano ed estero e orientare così anche le proprie politiche di intervento. I dati sono pubblici, scaricabili in diversi formati e possono essere riutilizzati, purché si citi la fonte. Va detto però che le informazioni possono essere usate a scopi analitici e di ricerca ma non devono essere diffuse su supporti online. La Repubblica degli Stagisti ha parlato della piattaforma con Benedetto Lepori, docente dell'Università della Svizzera italiana, uno degli atenei che ha lavorato alla realizzazione di Eter: «Il pregio principale del sito è quello di fornire dati standardizzati sulle istituzioni di formazione superiore nei diversi paesi europei, dove è stato fatto uno sforzo serio di armonizzazione e documentazione dei dati. Questi dati sono fondamentali per confrontare la struttura degli istituti e quindi riflettere sulle implicazioni di determinate scelte di policy». Da Eter non è possibile però estrapolare dati relativi alle singole facoltà di un ateneo, ma solo sull'intera università: «Tutti i dati si riferiscono all'intera università e non sono disaggregati per facoltà. Tuttavia alcuni dati, in particolare il numero di studenti, sono divisi per settore disciplinare e possono essere in linee generali associati alle facoltà. Prevediamo di estendere questa divisione anche al personale scientifico», spiega Lepori.Un altro grande limite della piattaforma è al momento la limitata disponibilità di ampi periodi temporali: la presenza di dati riferiti unicamente al 2011 almeno fino al prossimo anno rende impossibile individuare trend e fare confronti pluriennali. La difficoltà di comparazione può essere inoltre legata a caratteristiche peculiari dei sistemi universitari dei singoli paesi, che possono non essere spiegate da informazioni estrapolate in base a parametri comuni. Inoltre anche tra i dati oggi disponibili mancano alcune informazioni rilevanti, come quelle relative ai servizi di placement: «Al momento non ci sono cifre sul placement. L'estensione ad altri dati dipenderà dalle risorse, ma anche dalla disponibilità di dati sufficientemente comparabili a livello europeo».Dalla sua Eter ha però la possibilità offerta agli utenti di avere a propria disposizione un set ampissimo di dati, utilizzabili singolarmente o in maniera incrociata, il che senza dubbio rappresenta un unicum. Toccherà capire quanti utenti beneficeranno del database – la piattaforma è stata appena lanciata ed è impossibile stabilirlo – e soprattutto se in futuro non verranno applicati filtri o altri tipi di restrizioni che ne limiteranno la fruibilità attuale.Chiara Del Priore