
Scritto il 11 Mar 2025 in Notizie
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Il tema dei diritti degli stagisti torna alla ribalta politica in Italia grazie all'ex premier Matteo Renzi, che nei giorni scorsi ha annunciato pubblicamente a Roma, con un evento dal titolo “Bastage”, un pacchetto di quattro proposte legislative dedicate ai giovani, di cui due incentrate proprio sullo stage.«Può sembrare assurdo che in tempi come quelli che stiamo vivendo, di crisi mondiale, noi ci mettiamo a parlare di giovani, stage, salari, innovazione, formazione. “Siete fuori argomento”. Noi cerchiamo oggi di spostare l'attenzione» ha esordito Renzi: «Presentiamo e firmiamo quattro proposte di legge: il concetto è rovesciare e ribaltare il punto di partenza dell'attuale governo» non solo «sul terzo settore e sulla politica estera» ma anche «sulla questione della nuova generazione. Il centrodestra tutti i giorni ci dice che il problema è l'immigrazione: falso! Il problema è l'emigrazione: sono i ragazzi che se ne vanno». E se ne vanno, molto spesso, perché il mercato del lavoro in Italia non li valorizza. A cominciare dal lungo percorso per arrivare alla stabilità lavorativa, reso ancor più tortuoso dal moltiplicarsi degli stage.
Un "passaggio obbligato" che tocca ogni anno circa 300mila persone che fanno stage extracurricolari, più un numero imprecisato (intorno ai 400mila, forse addirittura mezzo milione all'anno secondo le stime di Francesco Armillei del think tank Tortuga basate su dati Istat, molto simili alle stime della Repubblica degli Stagisti basate su dati Anvur) di persone che fanno stage curricolari. Questi ultimi sono peraltro penalizzati da una legge troppo vecchia e anacronistica (risalente al 1997, quasi trent'anni fa) che tutela pochissimo dagli abusi e non garantisce nemmeno minimi diritti.
Per questo Renzi lancia «un mega progetto di legge che inizierà il proprio percorso in Parlamento, e vediamo se la Meloni ci sente o no. Spoiler: no. Ma noi urliamo più forte».
«Una campagna su giovani e diritti sociali lanciata da una forza politica in questa fase è un atto doveroso e di grande scelta di responsabilità» gli fa eco l'ex ministra Teresa Bellanova, oggi presidente di Italia Viva. In una situazione in cui in Italia sta aumentando «il lavoro di bassa qualità, il lavoro povero, c'è un problema di cui ci dobbiamo fare carico che si chiama precarietà, e quindi è bene lanciare queste proposte. Gli stage spesso vengono utilizzati perché le persone escono con competenze che non sono quelle funzionali al mercato del lavoro. Siamo il Paese che ha la più alta disoccupazione giovanile e la più grande difficoltà a trovare le competenze che servono al sistema produttivo».La prima proposta lanciata da Renzi è quindi quella dedicata a una riforma dei tirocini curricolari. Qui si riprende una pdl già presentata nella precedente legislatura, a prima firma Massimo Ungaro, che nel 2021 aveva anche – dopo anni passati in un cassetto di Montecitorio – cominciato il suo iter legislativo, in una forma di testo unico costruito facendovi confluire altre proposte simili presentate da altri deputati. Un iter poi purtroppo stoppato bruscamente nell'estate del 2022 dalla caduta del governo.
Il ddl ora presentato in Senato dalla compagine di Italia Viva al completo – Matteo Renzi, Silvia Fregolent, Raffaella Paita, Ivan Scalfarotto, Enrico Borghi, Dafne Musolino, Daniela Sbrollini – prevede che per tutti i tirocini curricolari di durata superiore a un mese (160 ore) debba essere assicurata agli stagisti una indennità, il cui importo minimo è fissato a 350 euro al mese. Tra gli altri punti importanti della proposta di legge, la (re) introduzione dell'obbligo di comunicazione obbligatoria (già attualmente previsto per i tirocini extracurricolari e molto semplice da ottemperare), che permette la tracciabilità e dunque la possibilità di valutare la qualità e l'efficacia di questi stage. Con un obiettivo chiaro: garantire che i tirocini curriculari siano strumenti di formazione reale, e non sfruttamento.
L'altra proposta, focalizzata sui tirocini extracurricolari, è molto più corta e sfacciata: abolirli del tutto. La pdl, anch'essa a prima firma Matteo Renzi e sostenuta da tutti gli altri sei senatori di Italia Viva, si compone di soli quattro articoli: «Al fine di evitare qualsiasi forma di lavoro fraudolento o sfruttamento del lavoro, i soggetti pubblici e privati non possono stipulare accordi di tirocinio diverso da quelli curricolari», si legge nel primo; la proposta prevede multe da mille a 30mila euro per «chiunque violi il divieto», e assicura la possibilità di concludere i tirocini extracurricolari «stipulati prima dell’entrata in vigore della presente legge».
«In Italia si sta smarrendo la cultura del lavoro. La qualità del lavoro è importante: è la qualità della vita» ha commentato Teresa Bellanova: «Basta stage extracurricolari. Ci sono gli strumenti: ci sono i contratti a tempo determinato, a tutele crescenti, c'è l'apprendistato, ci sono i periodi di prova. Sono gli strumenti con i quali si può selezionare se una persona è valida per quel lavoro o se invece deve fare un'altra esperienza».Invitata all'evento di presentazione delle proposte, la direttrice della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina ha suggerito di prevedere all'interno della proposta di legge un periodo ponte di due anni tra l'entrata in vigore e l'effettivo stop alle attivazioni dei tirocini extracurricolari, per evitare che chi ha posticipato le esperienze di tirocinio a dopo la fine degli studi, pensando di avere tempo, si trovi penalizzato.
L'altra sollecitazione di Voltolina è quella di fare le cose nel giusto ordine: «Prima si deve portare a casa il risultato sui curriculari, perché altrimenti», abolendo gli extracurricolari senza aver riformato i curricolari, «butteremmo via l'unico tipo di tirocini per i quali abbiamo sudato e guadagnato dei diritti scritti». Agire sugli extracurricolari prima che sui curricolari vorrebbe dire scartare «la parte di tirocini tutelati e tenerci solo quella in cui i tirocinanti non sono tutelati», ammonisce Voltolina: «Quindi delle due proposte che voi portate avanti, quella sui curriculari è logico che sia quella che deve arrivare prima». Trovando, auspica la giornalista, «una larga intesa anche con le altre opposizioni, e magari portando anche dei pezzi di maggioranza su questo discorso ragionevole di migliorare le normative sui tirocini».
Insieme alle due proposte sugli stage, l'ex premier ha annunciato anche una proposta di legge per l'esenzione Irpef al 50% per lavoratori tra i 25 e i 35 anni, con l'obiettivo di incentivare l’occupazione giovanile e favorire l’emancipazione economica, proponendo che la copertura finanziaria necessaria (un po' più di 12 miliardi di euro all'anno) arrivi dai proventi della Tax compliance della fatturazione elettronica e dalla spending review. E infine la proposta di "Reddito di Formazione" formulata da Tommaso Nannicini, docente di Economia all'università Bocconi e già parlamentare nella precedente legislatura nelle fila del PD. La proposta prevede di offrire un contributo economico (un "Reddito di formazione", appunto) fino a 1.500 euro al mese a persone under 35 disoccupate che accettino di seguire percorsi individuali di formazione certificati che possano aiutarle concretamente a entrare o rientrare nel mercato del lavoro.
«Questo tema è il compito dei prossimi due anni: stare sulla vita quotidiana delle persone, offrire una speranza alle nuove generazioni, che sono totalmente cancellate dall'agenda del governo» ha concluso Renzi: per «offrire una speranza alle nuove generazioni perché non se ne vadano, perché portino qui i loro cervelli», con una stoccata al governo Meloni che «la prima cosa che ha fatto è stata cambiare la legge sul rientro dei cervelli», rendendo meno fiscalmente vantaggioso il rientro in Italia dopo un periodo all'estero. Senza fermarsi all'obiettivo di riformare gli stage, ma contemporaneamente anche parlando «del prezzo degli affitti e nella qualità della vita nelle grandi città, nel come garantire le borse di studio».
Qui il video integrale dell'evento
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