Stage ben pagati, c'è chi offre 1.500 euro al mese: «Con i costi di Milano, è il minimo che possiamo e dobbiamo dare»

Scritto il 23 Giu 2025 in Notizie

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Stage con rimborso spese di 1.500 euro al mese. L'offerta non è propriamente inaudita, ma di solito a dir la verità è associata a opportunità all'estero, per esempio negli organismi dell'Unione Europea. In Italia invece una cifra del genere assomiglia più a un vero e proprio stipendio, e nemmeno dei più bassi: le indennità di stage da noi viaggiano mediamente su cifre molto più contenute (leggi: meno della metà).

La banca ING Italia da due mesi a questa parte ha deciso di garantire ai suoi stagisti proprio 1.500 euro mensili. In precedenza il rimborso previsto era di quelli standard: circa 800 euro, che salivano a 1000 in caso dopo i primi sei mesi lo stage per qualche ragione venisse prorogato. Una policy sugli stage in linea con la cifra prevista dalla maggioranza delle grandi aziende sul territorio milanese – ING ha una sola sede in Italia, ubicata a Milano, dove lavorano i suoi circa 1200 dipendenti. Questi 800 euro erano peraltro già una cifra superiore al minimo legale posto dalla regione Lombardia per i tirocini extracurriculari in aziende private, fissato a soli 500 euro al mese.

Poi, il salto: la decisione cioè di raddoppiare l'importo dell'indennità a favore di tutti gli stagisti – ING ne accoglie una quarantina all'anno – senza distinzione tra curriculari (che per la legge attualmente in vigore in Italia potrebbero addirittura essere gratuiti!) ed extracurricolari.

stage lavoroLa scelta è il frutto di una riflessione dei vertici dell’ufficio risorse umane, guidato da Costanza Ramorino, rispetto alla sostenibilità economica degli stage. «Vogliamo essere copiati!» ha spiegato qualche giorno fa la manager durante l’incontro di presentazione della ricerca sui compensi degli stagisti commissionata proprio da ING (qui una panoramica dei risultati): «Vorremmo che altre aziende seguissero il nostro esempio. Ci piacerebbe che fosse un cascading, un moltiplicatore, in primis nel settore bancario che è un settore fortunato: in questo momento si stanno generando degli utili di tutto rispetto, e quindi c'è un'opportunità in più. Non è sempre facile per tutti i settori».

ING ha potuto puntare così alto, infatti, anche perché il contratto nazionale bancario prevede dei minimi tabellari molto più alti della media italiana: un neoassunto si ritrova da subito in busta paga quasi 2mila euro al mese come primo impiego. Il che permette che vengano erogati 1.500 euro per quelli che sono “solo” stage: «Prima di portare avanti questa proposta abbiamo discusso anche con il nostro sindacato» ha specificato Ramorino. Chiaramente ci sono settori dove i minimi contrattuali per i neoassunti sono molto più bassi, e quindi di fronte a retribuzioni di magari solo 1.000 o 1.200 euro come primo impiego, prevedere un rimborso spese più alto per gli stagisti sarebbe impossibile.


Oltre ai 1.500 euro, gli stagisti ING continuano a percepire anche i sette euro giornalieri di ticket già previsti: «Siamo super generosi! Ma siamo anche corretti, credo, perché se uno lavora ha bisogno di questo» ha aggiunto Ramorino. I risultati della ricerca svolta da YouGov confermano «che abbiamo fatto la cosa giusta: il 78% dei neolaureati ritiene che l'importo generalmente dato – intorno ai 700 euro – sia troppo basso. Noi abbiamo ritenuto di raddoppiarlo per far vedere una differenziazione sul mercato e per posizionarci, ma anche e soprattutto perché siamo coerenti e guardiamo la realtà, rispetto per esempio a quanto costano gli alloggi a Milano. Abbiamo cercato di capire quali sono le esigenze specialmente delle persone che arrivano da fuori Milano, e abbiamo detto: il minimo che possiamo e dobbiamo dare è 1.500 euro».

Una cifra che suscita anche incredulità, perfino diffidenza: quasi fosse troppo bello per essere vero. «La domanda più tipica quando posto su TikTok è: ma sarà vero? Dov'è la fregatura?» ha sottolineato durante la presentazione Fabiana Andreani, career mentor e content creator molto seguita dai giovani sui suoi profili social "FabianaManager", indicando anche una fragilità dei più giovani rispetto al match tra le proprie competenze e i requisiti richiesti negli annunci di stage e lavoro: «Mi dicono: ma io che ho una laurea in filosofia, posso fare lo stesso la candidatura se ho i requisiti che chiedono? Scuola e università non ti abituano all'orientamento, a valutare un'offerta di lavoro: ti abituano semplicemente a che il lavoro "accade", quindi questo accadere lo vedi con una sorta di passività».

Andreani è rimasta colpita in particolare dal dato della ricerca da cui emerge che l'ammontare del rimborso spese, pur essendo considerato dal 50% esatto del campione tra i tre aspetti più importanti nella scelta di uno stage, per l'altro 50% non sta nella top three – «anche per una mancanza di educazione finanziaria», è la sua lettura: «Non ci abituano a pensare che il nostro lavoro, il nostro tempo abbiano un valore economico». E spesso i master ci giocano: «Io ho lavorato per tanti anni nei master – che costavano cifre anche abbastanza alte, intorno ai 15mila euro, e prevedevano poi stage curriculari. Ricordo di quando le aziende dicevano: il curriculare però non paghiamo, tanto le persone devono fare esperienza. Se hai dietro una famiglia di notai ce la fai senza problemi. Ma se non ce l'hai?».

E a questo proposito è stata una ragazza del pubblico, Swami, a prendere la parola sottolineando l'importanza che anche i giovani si impegnino in prima persona per cambiare le cose, per esempio boicottando le aziende che propongono stage curricolari gratuiti: «Il mio sogno è che questo impegno non sia solamente da parte delle aziende ma che siano anche i giovani, quindi anche noi, a iniziare a dire no alle aziende che dicono: io non ti pago perché tu fai esperienza, perché tu sei studente, perché non so cosa mi puoi offrire». Perché prevedere un compenso, ha evidenziato, vuol dire riporre «una fiducia nel giovane e una fiducia nel futuro, che adesso è assolutamente necessaria». Un intervento che ha fatto commuovere Eleonora Voltolina, che ha ricordato gli albori della Repubblica degli Stagisti e i tanti inviti rivolti negli ultimi sedici anni ai giovani italiani (un esempio, questo breve articolo).

Una visione, ha commentato Fabiana Andreani, molto in linea con lo «strattone» che la generazione Z sta dando al mondo del lavoro attuale: «Le cose cambiano, il mercato del lavoro, domanda e offerta: quindi iniziamo a capire che possiamo avere un impatto. Io ho iniziato veramente da sola, lavoro da sola, e questo mi aiuta a dire che puoi cambiare le cose, puoi avere un impatto quando sei costante e ti intestardisci su un obiettivo».


«Io ai miei studenti dico: se scopro che avete accettato uno stage gratis, vi tolgo l'esame!» le ha fatto eco Roberta Cocco, già e manager di Microsoft, poi assessora all'Innovazione del Comune di Milano e consulente per il mionsitero della trasformazione digitale nel governo Draghi, e ora docente di brand management in varie università: «Perché è inaccettabile. Poi non sono così rigida rispetto al compenso perché credo che quello dipenda anche da se uno ha la possibilità di fare uno stage nella realtà che ha sempre sognato, dove sa di poter imparare, se ha un career path... Faccio fatica a dire "non accettate a meno di tot", è molto individuale, personale». Ma il principio è che comunque comunque un'indennità mensile, piccola o grande che sia, ci debba essere: «Possibilmente grande! Ma deve essere giudicata da ciascuna persona perché siamo diversi, abbiamo background diversi». Cocco ha ampliato il discorso del rifiutare rivolgendosi direttamente alla platea dei ragazzi: «Quando dite di no, prima di dirlo, valorizzate quello che siete. Chi vi sta davanti deve avere un challenge nel lasciarvi andare. Il mondo del lavoro adesso non cerca solo le competenze classiche, cerca una serie di altre cose. Avete fatto qualche servizio sociale? Qualcosa di super smart durante il Covid? Allenate una squadra, giocate a qualcosa, d'estate andate a fare i lavoretti, fate la cameriera o il cameriere o la hostess o lo steward da qualche parte? Ditelo: sappiate valorizzarvi a 360 gradi, perché voi siete molto di più di quello che scrivete sul vostro curriculum».

Quattro donne sul palco – Costanza Ramorino, Fabiana Andreani, Roberta Cocco ed Eleonora Voltolina – per parlare di lavoro e retribuzioni: non una circostanza comunissima. «Noi donne  abbiamo ancor più difficoltà a parlare di soldi, di vile denaro, c'è proprio questa espressione in italiano, “vile denaro”» ha sottolineato Voltolina. «La parte retributiva è sempre una sofferenza per le donne, inizia con il rimborso spese da stagista e continua andando avanti. È un errore» ha messo in guardia Costanza Ramorino, forte anche della sua esperienza pluriennale ai vertici dell'associazione Valore D: «Lavoriamo per società che fanno utili, e quindi è giusto che rappresentiamo in maniera piena anche la nostra necessità di far valere il nostro talento – e di vederlo ripagato con un controvalore economico».

Non è comunissima nemmeno la circostanza in cui alle parole seguano i fatti: ma in questo caso i 1.500 euro per gli stagisti dimostrano che sì, quelle dell'head of HR di ING Italia non sono solo belle parole, ma riflessioni che hanno generato un cambio concreto di policy, che a sua volta sta generando un impatto non solo nelle vite delle decine di beneficiari di questi stage super-ben pagati, ma anche nel dibattito pubblico sugli stage e sulla loro sostenibilità economica.

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