Direttiva europea a difesa degli stagisti, a che punto siamo? Si cerca l'accordo politico per farla approvare

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 21 Mar 2025 in Notizie

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A che punto siamo con i diritti degli stagisti a livello di Unione Europea? Risale a un anno fa la presentazione in zona Cesarini – tre mesi prima della fine della legislatura – di una bozza di direttiva europea e una bozza di raccomandazione per introdurre nuove tutele per i milioni di persone che ogni anno fanno tirocini nei Paesi dell’Ue. Ma queste bozze sono rimaste a metà strada, mancando il tempo per discuterle e andare al voto.

Adesso che un nuovo Parlamento europeo è stato eletto e si è insediato, il percorso legislativo è ripreso: per ora si concentra sul più rilevante dei due documenti, e cioè la direttiva. A occuparsene sono sopratutto due Commissioni: la Commissione Lavoro in prima istanza, con la Commissione Cultura a supporto. L'eurodeputato italiano Nicola Zingaretti – già presidente della Regione Lazio, e segretario del Partito democratico tra il 2019 e il 2021 – appena prima di Natale è stato nominato “rapporteur” per questa Direttiva all'interno della Commissione Cultura. Col suo staff ha preparato, nelle prime settimane del suo incarico, una “draft opinion”, cioè una serie di emendamenti alla proposta della Commissione. Contemporaneamente ha avviato una ricognizione, raccogliendo proposte di emendamenti da altri eurodeputati e incontrando associazioni, sindacati, rappresentanze datoriali e altri soggetti esperti, tra cui la Repubblica degli Stagisti. Ora è in corso la fase di scrematura: l’obiettivo, a partire dai 330 emendamenti raccolti, è quello di trovare un punto di equilibrio e di compromesso tra le forze politiche e inviare alla Commissione Lavoro una proposta che sia ambiziosa ma che abbia anche una verosimile possibilità di passare, cioè di essere approvata dalla maggioranza del Parlamento europeo. Il voto in Commissione Cultura è previsto per la seconda settimana di aprile.

stage lavoro Nicola Zingaretti parlamento europeo«L'aspetto più importante della direttiva, se va, non è solo – e questo già basterebbe – evitare lo sfruttamento, ma anche aumentare la qualità della formazione dei giovani europei. Che è un bene comune» dice Zingaretti: Ma per ottenere una direttiva che aiuti a evitare lo sfruttamento e aumentare la qualità della formazione c’è da fare un vero e proprio slalom tra i sabotatori. Tra cui coloro che, come sempre accade in questi casi, fanno terrorismo psicologico, dicendo che se i tirocini venissero regolamentati di più nessuno vorrebbe più ospitare stagisti: «C'è in effetti il rischio di un crollo di questo strumento, all'inizio, nelle forme che abbiamo conosciuto finora» concede Zingaretti: «Però io credo che la fase di assestamento sarà anche una scrematura tra i tirocini fatti per far apprendere e i tirocini-sfruttamento, fatti per creare profitto per chi li offre. Il disboscamento non sarà indolore, ma confido che sui grandi numeri» la nuova regolamentazione andrà a beneficio «non solo di chi fa i tirocini, ma del sistema Paese e della competitività europea. Perché sposteremo l'asse da un rapporto molto proiettato – se non per la buona volontà di alcuni – sullo sfruttamento del lavoro, verso un aumento delle capacità intellettuali, creative e di lavoro di una massa enorme di individui».

A fine febbraio, intanto, è uscito un draft report firmato dall'eurodeputata spagnola Alicia Homs Ginel, che è la Rapporteur nominata per la commissione Lavoro del Parlamento su questa direttiva, in cui sono contenute altre proposte di emendamento. Una delle più significative riguarda la parola “worker”, usata molto spesso nella bozza del marzo 2024 per indicare i tirocinanti, che Homs Ginel propone di sostituire con la parola “trainee”. Una scelta che mira a calcare la differenza tra lavoratori e stagisti (con i pro e i contro che questa scelta comporta).

La questione lessicale è molto importante: una sola parola può alienare una parte di consenso, o al contrario federare e permettere di trovare un accordo. Due altri esempi: quando si parla di soldi erogati mensilmente agli stagisti una cosa è dire “wage” e un'altra è “compensation”, o “participation allowance”: «La remunerazione va intesa non come uno stipendio, ma come una forma di indennità economica» spiega Zingaretti. Discorso simile per la parola che va a descrivere l'inquadramento formale dello stage: anziché “contract”, che ricalca esplicitamente il concetto di contratto di lavoro, nell'ottica di una contrattazione con le forze politiche più restie alla Direttiva ora si sta cercando di proporre l'uso della formula “traineeship agreement”.

stage lavoro parlamento europeoIl draft report di Alicia Homs Ginel è stato presentato in Commissione Lavoro pochi giorni fa, il 18 marzo [qui il video della seduta], e ora i membri della Commissione hanno una finestra aperta fino al 25 marzo per presentare emendamenti a questo draft.

I political advisor dei vari gruppi parlamentari e gli assistenti degli eurodeputati sono in queste settimane al lavoro per trovare accordi: missione non facile, anche considerando che per alcune forze politiche i tirocini sono un “privilegio”, qualcosa per cui bisognerebbe ringraziare ad occhi chiusi senza chiedere diritti o garanzie. Più in generale, i partiti di centrosinistra – come i Socialisti & Democratici e i Verdi – vorrebbero una direttiva molto specifica, che ponga obblighi precisi a chi ospita uno stagista (per esempio, una indennità mensile); i partiti di destra vorrebbero invece una direttiva il più snella possibile, senza eccessive regolamentazioni.

Un tema enorme da dirimere è quello del raggio d'azione della Direttiva. Quali stagisti proteggerà? Solo gli extracurricolari? O anche i curricolari? E chi fa tirocini per l'accesso alle professioni regolamentate, cioè coloro che in Italia vengono definiti “praticanti”? Ovviamente l'obiettivo sarebbe quello di estendere a tutti le tutele della Direttiva. Purtroppo però l'ipotesi di includere anche i curricolari al momento «sembra essere un po' un macigno rispetto alla possibilità di andare avanti», ammette Zingaretti, «per via della rigidità di alcuni gruppi politici». Ma escluderli vorrebbe dire lasciare milioni di stagisti europei (i curricolari solo in Italia sono un numero indefinito intorno ai 400-450mila) senza alcuna protezione.

Più in generale, lo scoglio principale per imporre ai 27 stati membri di vietare gli stage gratuiti è, da sempre, l'articolo 153 dei Trattati sul funzionamento dell’Ue: perché il lavoro non è una materia di competenza europea. Però non tutto è perduto: l'articolo 153 dice che «l'Unione sostiene e completa l'azione degli Stati membri» in alcuni ambiti, tra cui il «miglioramento dell'ambiente di lavoro» e le «condizioni di lavoro», nonché la «integrazione delle persone escluse dal mercato del lavoro» (lo stage qui ci sta particolarmente bene, essendo uno strumento di politica attiva del lavoro).

Quindi, dice sempre l'articolo 153, il Parlamento europeo e il Consiglio possono promuovere iniziative legislative «volte a migliorare la conoscenza, a sviluppare gli scambi di informazioni e di migliori prassi, a promuovere approcci innovativi». Però vieta di imporre «qualsiasi armonizzazione delle disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri». E nello specifico dice che nelle direttive in questo campo possono essere contenute solo «prescrizioni minime applicabili progressivamente, tenendo conto delle condizioni e delle normative tecniche esistenti in ciascuno Stato membro». Direttive di questo tipo, per giunta, non possono «imporre vincoli amministrativi, finanziari e giuridici di natura tale da ostacolare la creazione e lo sviluppo di piccole e medie imprese» (e ahinoi, uno dei cavalli di battaglia dei detrattori dei diritti degli stagisti è proprio quello che imporre di erogare un'indennità minima sarebbe un ostacolo per le pmi).

Infine, l'articolo 153 specifica anche che «le disposizioni del presente articolo non si applicano alle retribuzioni». Imporre agli Stati membri di introdurre nei loro rispettivi ordinamenti giuridici un obbligo di indennità minima per gli stagisti avrebbe a che fare con la retribuzione, e dunque non sarebbe possibile.

Ovviamente i Trattati non sono scritti nel granito. Possono essere interpretati. In alcuni casi per esempio negli ultimi anni è stata data una interpretazione "estensiva" ad alcune parti dei Trattati. «Il problema è di ordine istituzionale: viene utilizzato per motivi politici da chi non vuole una forte legislazione su questi temi, però purtroppo è suffragato dai Trattati» dice Zingaretti, portando come analogia l'esempio attualissimo dell'opportunità di costruire un esercito europeo: «Alcuni dicono “Non si può fare la difesa comune perché non è nei trattati ” – cioè, alcuni aspetti della difesa non sono nei Trattati. Tendenzialmente questi temi vengono tirati fuori quando dietro si celano delle perplessità politiche. Se però hanno un fondamento, bisogna essere molto prudenti». Perché altrimenti si rischia di lavorare per nulla.

Si riuscirà a trovare una quadra per una buona Direttiva in materia di diritti degli stagisti? Nicola Zingaretti è ottimista: «Noi puntiamo, salvo problemi, a votare in Plenaria nell'ultima seduta prevista a Strasburgo [tra il 7 e il 10 luglio, ndr], e arrivarci con la votazione finale». A quel punto la Direttiva andrebbe al trilogo, che consiste in un negoziato interistituzionale informale che riunisce rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio dell’Unione europea e della Commissione europea. «Se l'accettano, durante l'estate diventerà una direttiva europea». E a quel punto la palla passerà agli stati membri, che entro due anni dovrebbero recepire la Direttiva sui tirocini ciascuno nella propria legislazione nazionale. Ma per arrivare a questo bisogna che la Direttiva europea sui tirocini veda la luce.

Eleonora Voltolina

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