
Scritto il 19 Giu 2025 in Notizie
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I giovani italiani ritengono che la sostenibilità economica di uno stage sia un elemento importante. La conferma, in caso ce ne fosse bisogno, arriva da una recentissima ricerca commissionata da ING Italia per esplorare le aspettative e il punto di vista dei giovani che si approcciano al mondo del lavoro. In particolare della ricerca emerge che più di un giovane su cinque (nel dettaglio, il 22%) si è ritrovato nella situazione di rifiutare uno stage perché il rimborso era troppo basso, oppure addirittura assente.
Lo studio è stato effettuato dall'istituto di ricerca YouGov attraverso una survey online, interrogando un campione di 407 neolaureati tra i 20 e i 30 anni, di cui circa la metà ha già effettuato almeno uno stage; di questi, solo il 56% ha ricevuto una indennità mensile. Se ne deduce che almeno il 44% ha svolto uno stage configurato come curricolare, dato che in Italia solo questo tipo di stage può, secondo la legge, essere gratuito (ma certo non è detto che lo sia).Per chi fortunatamente una indennità l’ha percepita, 565 euro al mese risulta essere la cifra media. In particolare, solo il 9% dei partecipanti alla ricerca indica di ricevere, o aver ricevuto, una somma mensile pari o superiore a 800 euro al mese.
Non si può ovviamente considerare questa cifra come media precisa del rimborso percepito in generale da tutti gli stagisti italiani, ma è comunque un dato indicativo, e molto utile per capire il quadro della situazione. Il ministero del Lavoro conosce in realtà al centimetro i dati sulle indennità percepite dagli stagisti italiani, in ogni settore e territorio: ma per qualche oscura ragione non le divulga. E quindi ben vengano le ricerche che gettano un po’ di luce, seppur parziale, sull’argomento.
565 euro al mese è una cifra comunque largamente inferiore alle necessità dei giovani, tanto è vero che i partecipanti alla ricerca, di fronte alla richiesta di valutare la congruità di un importo di 700 euro al mese, hanno indicato in massa (78%) che questo rimborso è troppo basso. Da notare che il campione interpellato da YouGov non si limitava ai residenti nelle grandi città, dove i costi della vita sono molto alti, ma era sparso su tutto il territorio nazionale.
I giovani italiani quindi pensano che anche 700 al mese sia una cifra insufficiente. E pensare che in realtà le leggi regionali in materia di tirocinio extracurriculare pongono nella maggior parte dei casi limiti minimi ben più bassi come cifra minima obbligatoria da erogare agli stagisti: prendendo in considerazione 25 cifre minime sparse su 21 leggi regionali diverse, l'importo minimo medio risulta essere 518 euro al mese. Per non parlare del fatto che invece i tirocini curriculari possono ancora oggi essere completamente gratuiti!
Tornando alla ricerca commissionata da ING, i fattori più importanti, quando i giovani riflettono su cosa si aspettano da uno stage, sono il fatto di acquisire competenze professionali (il 63% dei rispondenti lo ha considerato tra gli aspetti più rilevanti), la possibilità di capire se quel settore professionale e quello specifico lavoro sono davvero interessanti, e conoscere meglio il mondo del lavoro (entrambi 44%), e poi la possibilità di avere un’entrata economica. Questo aspetto curiosamente è segnalato più frequentemente tra chi non ha mai svolto uno stage (41%), e invece meno frequentemente (solo dal 36%) considerando tutti e 407 i partecipanti, senza differenziare tra chi abbia già fatto uno stage e chi invece non l’abbia fatto.Al momento della scelta di uno stage, i tre fattori che influenzano di più la scelta dei giovani sono la possibilità di assunzione (il 58% inserisce questo aspetto nella sua top three), quella di imparare davvero e formarsi, cioè di acquisire nuove competenze (55%), e l’ammontare del rimborso spese (50%). Questi aspetti sono globalmente considerati più importanti di altri, pur rilevanti, come la possibilità di lavorare in smart working o con orari flessibili, il prestigio dell’azienda, o l’attenzione a tematiche di diversità e inclusione.
L’importanza dell’indennità mensile è confermata anche da una domanda che ha indagato i fattori considerati con maggior attenzione prima di candidarsi per uno stage, cioè gli elementi che determinano la maggiore o minore propensione di un giovane a mandare il proprio CV ad un’azienda, o a rispondere ad un annuncio di lavoro. Qui i due fattori più citati sono la possibilità di crescita professionale, per un 67% dei rispondenti, e l’importo del rimborso spese per un 61%. Questi dati chiaramente confermano che i giovani italiani sono pragmatici, e ritengono che lo stage abbia certamente come primaria finalità quella di permettere di acquisire nuove competenze e mettere un piede nel mondo del lavoro, con la speranza magari di un’assunzione post stage, ma anche hanno anche la consapevolezza che la sostenibilità economica è un fattore chiave. Tanto è vero che a uno su cinque è addirittura capitato di rifiutare una proposta di stage proprio perché questo fattore chiave della sostenibilità mancava.
Al momento di decidere se accettare o no una proposta di stage, i tre fattori che vengono indicati come decisivi sono l’attenzione alla formazione (88%), la reputazione positiva dell’azienda (86%) e l’importo dell’indennità mensile (84%). E per quanto riguarda lo spinoso tema di parlare di soldi in sede di colloquio, il 43% dice di sentirsi a suo agio nel farlo. Qui le valutazioni possono divergere: si può dire “ben il 43%”, ma anche “solo il 43%”. Del resto, in Italia il tema guadagno/retribuzione è ancora molto tabù (e vedremo se la messa a terra della direttiva europea sulla trasparenza dei salari ci aiuterà a maturare su questo aspetto).
Un ultimo interessante risultato della survey è quello che valuta l’importanza che, agli occhi dei giovani, ricopre la “cultura aziendale”. Secondo il 41% di coloro che hanno già svolto uno stage questo aspetto è importante; la percentuale scende a 30% considerando invece coloro che sono ancora a digiuno di stage. Questo dato va letto nell’ottica dell’esperienza: se anche un’azienda (o un ente) ha un nome prestigioso, se anche paga benissimo, se anche offre percorsi di formazione interessanti, e però dentro l’ambiente è tossico, e si calpestano valori importanti in nome del business, allora il gioco non vale la candela. Ma per esserne consapevoli spesso bisogna aver vissuto un ambiente aziendale in prima persona: ecco perché questo aspetto viene valutato più importante da chi ha già almeno un’esperienza on the job.
La ricerca è stata presentata oggi a Milano, presso la sede di ING Italia, con un dibattito che ha coinvolto Costanza Ramorino, Head of HR di ING, Fabiana Andreani, career mentor e content creator nota sui social come Fabiana manager, e Roberta Cocco, già assessora al Comune di Milano e direttrice in Microsoft, e oggi docente universitaria, con la partecipazione della founder della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina nel doppio ruolo di relatrice e moderatrice. La ricerca si inscrive in particolare in un'azione di ING sul tema della sostenibilità economica degli stage, concretizzata di recente nella decisione di innalzare l’indennità mensile per gli stagisti a 1.500 euro al mese, senza distinzioni tra tirocini curricolari ed extracurricolari. Una cifra altissima considerando la media italiana, ma a ben guardare, perfettamente in linea con le indennità di stage previste dalla stragrande maggioranza delle istituzioni europee.
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