Napoli, 7 milioni di euro per stage di un anno per persone fino a 59 anni: ma le imprese non pagano nulla

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 11 Giu 2025 in Notizie

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Dopo il caso del 2018, in cui il Comune aveva deciso di inserire cento giovani partecipanti a Garanzia Giovani nei suoi uffici – malgrado il ministero del Lavoro avesse specificato che non era opportuno, in quanto non c’era poi possibilità di sbocco lavorativo – il Comune di Napoli ritenta la carta dei tirocini.

Stavolta il bando è di quelli grossi, quasi 900 tirocini, ed è rivolto a persone tra i 16 e i 59 anni: pubblicato all’inizio di maggio, punta a costituire un elenco di potenziali beneficiari di stage finalizzati all’inclusione sociale e lavorativa. 

L’indennità di partecipazione è pari a 600 euro al mese e sarà erogata per i 12 mesi di durata. I soldi a disposizione sono un po’ di più: 7 milioni e 100mila euro. Questa volta gli stagisti non finiranno negli uffici comunali, bensì nelle aziende del territorio. Gli 860 tirocinanti saranno smistati in aziende che operano in cinque settori di attività: 248 nel turismo, 164 nei servizi alla persona e alle imprese, 151 nella moda, commercio e artigianato, 150 negli eventi, cinema e spettacolo, 147 nell'edilizia e meccanica. 

E soprattutto non si tratterà affatto di giovani stagisti. C’è, infatti, un aspetto molto controverso in questo bando: l’età dei destinatari. Un quasi sessantenne potrebbe, infatti, essere selezionato per fare uno di questi tirocini per un anno. Va qui ricordato che i tirocini non prevedono copertura previdenziale, quindi queste persone riceveranno sì i 600 euro al mese di indennità, ma allo stesso tempo si troveranno un buco di 12 mesi nei loro contributi pensionistici. Tutto legale, perché la normativa italiana non pone limiti anagrafici all’utilizzo dello strumento dello stage, e per giunta gli stage in questione sono finalizzati all’inclusione sociale – ovvero destinati a tutti quei soggetti con difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro e volti a favorire l’inserimento e l’autonomia delle persone di qualsiasi età, senza preoccuparsi troppo dei profili previdenziali, e senza che ci sia alcun obbligo di assunzione al termine del percorso. 

Per attivarli il Comune di Napoli, che secondo i dati Istat ha il preoccupante primato del territorio col tasso di disoccupazione più alto d'Italia (20% per la provincia di Napoli, oltre il triplo della media nazionale – che era pari a 6,5% nel 2024), utilizza 7 milioni e 100mila euro di risorse assegnate dalla “Quota Servizi del fondo Povertà” annualità 2021. Un fondo istituito nel 2016 dal ministero del Lavoro e usato per finanziare «gli interventi previsti dal Piano nazionale per il contrasto alla povertà e in particolare per il rafforzamento dei servizi di accompagnamento dei nuclei familiari beneficiari del Reddito di cittadinanza nel percorso verso l’autonomia». Somma che non era stata utilizzata quattro anni fa e che ora l’ente pubblico ha deciso di utilizzare per questo mega bando da 860 tirocini. 

Oltre all’età compresa tra i 16 e i 59 anni, gli altri criteri per far domanda sono: la residenza nel Comune di Napoli, essere beneficiari o far parte di un nucleo familiare beneficiario dell’Assegno di inclusione sociale, essere disoccupati o inoccupati, essere cittadini comunitari (o se extracomunitari in regola con il permesso di soggiorno), avere un reddito Isee non superiore ai 9.360 euro. 

La presentazione delle domande può avvenire solo per via telematica sulla piattaforma messa a disposizione dal Comune, fino ad esaurimento dei posti disponibili. A ogni domanda sarà assegnato un numero progressivo attribuito in base all’ora e alla data di ricezione e sulla base di questi invii saranno stilati cinque elenchi di partecipanti, uno per ogni settore di attività, in ordine alla presentazione delle domande. 

Il Comune di Napoli ha affidato parte della gestione della selezione dei tirocini a degli operatori esterni attraverso bando pubblico sul portale MePA.  «Le domande vengono raccolte dagli uffici comunali che verificano anche la presenza dei requisiti richiesti per partecipare al bando», spiega alla Repubblica degli Stagisti Chiara Marciani, l’assessora al lavoro: «Poi i curricula vengono inviati alle agenzie per il lavoro che sono state precedentemente selezionate tramite avviso pubblico. Tutte le persone selezionate vengono chiamate a fare un colloquio orientativo in cui potranno raccontare le esperienze pregresse e le loro ambizioni. Anche se in fase di domanda devono selezionare il settore preferito, proprio durante il colloquio sarà possibile eventualmente cambiarlo».

Superata questa fase, i curricula vengono 
inviati alle imprese che hanno dato disponibilità ad ospitare i tirocinanti e che, a differenza di quanto si potrebbe comprendere leggendo il testo del bando, potranno in effetti scegliere. «In realtà alla fine è l’impresa che sceglie il tirocinante, quindi non c’è un elenco in graduatoria su chi viene prima e chi viene dopo»,  conferma Marciani: «Noi chiaramente cercheremo anche con l’aiuto dell’amministrazione comunale di sistemare tutti coloro che presentano domanda, ma si andrà in ordine anche di competenze e requisiti richiesti dalle imprese, non in ordine strettamente cronologico». 

Quindi, il Comune raccoglie le domande e fa una prima verifica della presenza dei requisiti del bando. Poi i colloqui per la fase di match tra domanda e offerta sono svolti dalle agenzie per il lavoro che si sono aggiudicate i cinque lotti messi a bando, ovvero EITD per il turismo, Mestieri Campania per i servizi alla persona e alle imprese, Time Vision per il settore moda, commercio e artigianato e APL per due settori eventi, cinema e spettacolo e edilizia e meccanica. ln particolare, le indennità di 600 euro al mese per 12 mesi per gli 860 candidati  producono un volume di spesa di 6 milioni e 192mila euro. I restanti 900mila euro, salvo una piccola quota che coprirà l’assicurazione rc e la copertura Inali a favore degli stagisti, serviranno a pagare queste agenzie e i servizi correlati al bando. Riassumendo: il Comune metti i soldi, svolge parte della selezione e si accolla anche tutti gli adempimenti contrattuali. «L’attività commerciale che li ospita deve solo mettere a disposizione la formazione e il tutor, non ha nessun adempimento amministrativo», specifica Marciano.  

Per 12 mesi si garantisce un’entrata economica a persone con gravi difficoltà di 
inserimento nel mercato del lavoro, grazie a un tirocinio che però non prevede alcun obbligo di assunzione successiva. Il Comune paga gli stagisti con i soldi stanziati all’epoca dal ministero del Lavoro, “regalando” alle aziende del territorio personale aggiuntivo, in larga parte già adulto, a cui insegnare qualcosa e – magari, chissà – inserire poi in organico. Le aziende non solo non dovranno tirare fuori soldi, ma non faranno nemmeno la fatica di selezionare i tirocinanti. 

Per il sindaco Gaetano Manfredi «è l'occasione affinché tante aziende del nostro territorio si rendano disponibili e collaborino concretamente allo sviluppo economico e sociale di Napoli»; anche Marciani ha parlato di «opportunità concrete», che offrono «la possibilità di svolgere un’esperienza in azienda che valorizzi ed accresca le inclinazioni e le competenze di ciascuno e favorendo il loro ingresso nel mercato del lavoro».

Un i
ngresso che però, come visto, non è affatto garantito; l’assessora in una dichiarazione al webmagazine Fanpage ha infatti dichiarato esplicitamente: «Le imprese non hanno oneri. Devono solo garantire il percorso formativo, li devono seguire, non lasciarli in un angolo. Poi, se dopo la formazione, li assumono, noi siamo felici».  Nonostante il nobile intento del Comune nel cercare di offrire un’opportunità per chi da tempo è fuori dal mercato del lavoro, la frase in realtà è un po’ infelice. Se le aziende per un anno hanno avuto a disposizione dei tirocinanti (ricordiamo, anche ultra 40enni!), per giunta senza doversi fare carico delle spese di indennità mensile, ma non hanno alcun obbligo di assumerne nemmeno una quota, dove sta la spinta verso l’obiettivo di far uscire dalla disoccupazione queste persone? Cosa succederà se di questi 860 stagisti ne venissero assunti meno della metà? O meno di un terzo, che è la media standard di assunzione post stage nazionale?  È lecito anche chiedersi: gli stage saranno ancora in corso quando Napoli andrà al voto per rinnovare il sindaco e il consiglio comunale, nella primavera dell'anno prossimo?

Certo, la fame di lavoro è tanta.
 E 600 euro possono far gola per aiutare ad arrivare 
alla fine del mese, specie per nuclei familiari in condizioni di bisogno. La Campania, come accennato, registra il tasso di disoccupazione più elevato d'Italia e, tra tutte le province campane, Napoli è proprio quella con la situazione più preoccupante: su una popolazione di quasi 3 milioni di abitanti le persone con un'occupazione sono meno di 900mila, pari a un tasso di occupazione del 42,6% – venti punti sotto la media nazionale (e quello di occupazione femminile sotto il 29%, quindi addirittura venticinque punti percentuali sotto la già bassa media nazionale). Cioè per ogni 10 persone in età da lavoro che vivono a Napoli e potrebbero lavorare, solo quattro hanno effettivamente un lavoro. In questo quadro, anche un tirocinio può essere meglio che niente. Eppure, davvero non ci sarebbe stato un modo migliore per impiegare questi sette milioni di euro che in quattro anni erano rimasti inutilizzati? 

Marianna Lepore

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