Categoria: Approfondimenti

Tariffario 2007 dell'Ordine dei giornalisti - compensi minimi per gli uffici stampa

Gli uffici stampa svolgono un'attività limitrofa e per molti versi simile a quella dei giornalisti, e pertanto il Tariffario 2007 si occupa anche di loro, andando a stabilire i «Compensi minimi per le prestazioni professionali giornalistiche nei quotidiani, nei periodici, anche telematici, nelle agenzie, nelle emittenti radiotelevisive e…» appunto anche «...negli uffici stampa».Per prima cosa esso stabilisce che un giornalista che svolga «prestazioni fisse continuative da addetto stampa, portavoce e collaboratore professionale di uffici stampa pubblici e privati senza vincolo di orario e di presenza» debba percepire per il suo lavoro un compenso annuo di almeno 35.571 euro, cioè più o meno tremila euro al mese. Dato che però non sempre queste attività vengono svolte a tempo pieno e soprattutto con contratti precisi, il Tariffario prevede anche che «per prestazioni saltuarie» i compensi siano rapportati «ad ogni singola prestazione». Ed elenca in particolare quattro attività specifiche: l'organizzazione di una conferenza stampa; la responsabilità di ufficio stampa per una manifestazione di breve durata; l'attività giornalistica di collaborazione pro-tempore; e la stesura di testi per conto di un ufficio stampa.Per le conferenze stampa un giornalista dovrebbe guadagnare da 4.993 (in caso la manifestazione abbia carattere regionale) a 7.284 euro netti (per una manifestazione a carattere nazionale). Per seguire invece in qualità di ufficio stampa una manifestazione, con l'onere del lavoro preparatorio redazionale, contatti con la stampa, redazione comunicati, organizzazione conferenza stampa e incontri di lavoro, il compenso minimo suggerito è di 8.665 euro per un evento brevissimo (fino a 5 giorni) e di 11.456 euro per uno più lungo (da 6 a 10 giorni). L'attività giornalistica dovrebbe essere ricompensata con 427 euro netti al giorno, e la redazione di comunicati stampa è quotata 153 euro per testi fino a due cartelle (3mila battute) e 247 euro oltre quella lunghezza (e fino a un massimo di 7500 battute).Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Collaboratori pagati «a pezzo», qual è il prezzo giusto? Ecco cosa suggerisce il Tariffario con i compensi minimi per le prestazioni giornalistiche - Giornalisti freelance, sì alla reintroduzione del Tariffario: ma i compensi minimi devono essere più realistici. E vanno fatti rispettare con controlli e sanzioni

I superstagisti calabresi a Pietro Ichino: «Ci aiuti a farci assumere». La risposta del senatore: «Non aspettate lo Stato-mamma, datevi da fare per attirare nella vostra terra buoni imprenditori»

I superstagisti calabresi bussano alla porta di Pietro Ichino, giuslavorista e senatore, unico esponente politico ad aver seguito - ormai da un anno e mezzo - la loro vicenda. Che in estrema sintesi è questa: centinaia di brillanti laureati, fino a 37 anni di età, tre anni fa hanno risposto a un bando promosso dal consiglio regionale  della Calabria, il "Programma Stages 2008", che prevedeva di avviare 500 stage nelle pubbliche amministrazioni locali erogando un rimborso di circa mille euro al mese. I 500 vincitori a novembre del 2008 hanno cominciato un periodo di formazione in aula, presso le università calabresi: a partire da febbraio del 2009 sono stati poi smistati in quasi duecento enti locali. Questi stage finiranno nell'ottobre del 2010: complessivamente quindi i superstagisti calabresi (oggi alcuni addirittura quarantenni) avranno fatto 24 mesi di stage, il doppio di quanto la normativa vigente consenta.La Repubblica degli Stagisti fin dal gennaio del 2009 ha seguito la vicenda, segnalando a più riprese le irregolarità dell'iniziativa e sottolineando quanto questa opportunità, apparentemente favorevole ai "cervelli calabresi", in realtà fosse un boomerang destinato a ritorcersi sugli stessi superstagisti, che alla fine si sarebbero ritrovati con un pugno di mosche in mano - essendo materialmente impossibile per la pubblica amministrazione assumere 500 persone - e avrebbero perso due preziosi anni. Anche il senatore Ichino aveva messo nero su bianco le sue critiche al "Programma Stages", benchè fosse stato avviato da un consiglio regionale del suo stesso schieramento (PD), affidandole a due interrogazioni parlamentari rimaste entrambe senza risposta.Adesso i superstagisti scrivono una lettera aperta a Ichino, chiedendogli di sostenere la loro battaglia per farsi assumere dagli enti locali presso cui stanno facendo gli stage. «Il triste epilogo che si sta concretizzando finisce per darLe ragione per molti versi» ammettono in apertura «noi abbiamo colto quella che reputavamo essere una grande occasione... Oggi, a pochi mesi dal termine del Programma, siamo davvero preoccupati di aver perso solo del tempo».  Hanno paura che il loro maxistage si concluda in sordina, senza sbocchi occupazionali, e chiedono a Ichino: «Secondo Lei è così sbagliato pretendere di avere una concreta occasione di contribuire allo sviluppo della propria Regione?  I modi ci sarebbero se solo i politici volessero». E sperano che qualcuno li aiuti a farsi assumere tutti: «Non è vero che tutte le Amministrazioni dove siamo stati collocati sono sovradimensionate, moltissime potrebbero bandire concorsi per assorbirci (concorsi, ovviamente, non pretendiamo sconti!!!), per chi di noi dovesse, invece, trovarsi in Enti impossibilitati dal bandire concorsi, la Regione potrebbe metterci in mobilità ed aiutare il nostro assorbimento in alte P.A. L’importante sarebbe trovare una tutela per tutti, perché è tutto interesse della Regione, raccogliere i frutti dell’investimento che ha fatto su di noi».Qualche  settimana fa i superstagisti avevano provato anche a chiamare in causa il neogovernatore pdl Giuseppe Scopelliti, che finora però non ha dato segni di vita. In realtà la giunta regionale uscente aveva previsto di aiutarli, stabilendo di erogare 10mila euro all'anno, per tre anni, a tutti quegli enti che avessero deciso di assumere uno di loro. Ma questa soluzione non è mai piaciuta ai diretti interessati, perchè presuppone che alcuni possano essere assunti e altri no: e il timore principale di quelli che si fanno portavoce del gruppo è che qualcuno venga «sbattuto per strada».Ichino pubblica sul suo sito la lettera aperta, e risponde a stretto giro di posta: «La colpa più grave nei vostri confronti, che due anni fa imputavo alla Regione Calabria, era proprio quella di avervi ingannati: avervi promesso una formazione che non ci sarebbe stata e sbocchi professionali nelle amministrazioni pubbliche locali che sarebbero stati invece altamente problematici, per non dire impossibili. La stessa colpa imputo al Governo centrale, che avrebbe potuto e dovuto intervenire per impedire questo inganno e questo sperpero di denaro pubblico: esso invece ha deliberatamente scelto di chiudere entrambi gli occhi su questa vicenda, senza peraltro avere il coraggio di assumere le proprie responsabilità in proposito davanti al Parlamento». Ma il senatore non fa sconti neppure ai superstagisti: «Anche voi, però, foste avvertiti fin dall’inizio del carattere ingannevole e fraudolento di quell’iniziativa sciagurata; e anche voi - nonostante l’eccellenza del vostro titolo di studio - avete compiuto la scelta di prendere i soldi, sperando che insieme ai soldi maturasse col tempo una sorta di diritto automatico alla stabilizzazione “a prescindere”. Avete fatto male; e per questo siete in parte corresponsabili dell’esito pesantemente negativo che sta delineandosi». E nella seconda parte della risposta esorta i suoi interlocutori a non continuare la battaglia per essere assunti dagli enti pubblici calabresi, ma piuttosto a rimboccarsi le maniche: «Non è così che si promuove lo sviluppo sociale, economico e culturale di una regione in difficoltà, come la vostra; non è così che si creano le condizioni perché le sue intelligenze migliori possano essere valorizzate al servizio della regione stessa. Ora quello che dovete fare è innanzitutto non perseverare nell’errore: non chiedete ancora assistenza, aiuti, “tutele”, “procedure di mobilità”! Dovete cogliere con intelligenza (che non vi manca!) l’insegnamento che si può trarre da questa vicenda: l’assistenzialismo fa danno anche a chi apparentemente ne beneficia. Dunque, non piangetevi addosso, non attardatevi a recriminare, non aspettate che lo Stato-mamma o la Regione-mamma si inventino per voi l’ennesimo stipendio a vita (tanto, con questi chiari di  luna né l’uno né l’altra possono più permettersi di farlo). Datevi da fare, piuttosto, per attirare nella vostra terra buoni imprenditori con buoni piani industriali, sapendo che questo comporta scommettere con loro sul successo dell’iniziativa, rischiando anche qualche cosa di vostro: hire your best employer!»Non è facile, lo sanno tutti e lo sa anche Ichino, specialmente in una regione dove il tasso di occupazione sta 15 punti percentuali sotto la media nazionale (43,1% contro 57,5%) e quello di disoccupazione tre punti e mezzo sopra (11,3% contro 7,8%): «ma alternative non ce ne sono. Salvo quella, vecchia come il mondo, di recarvi voi stessi a lavorare dove le buone imprese sono già insediate».Eleonora VoltolinaA questo link i testi integrali della lettera aperta e della risposta di IchinoPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Superstagisti calabresi assunti? Una bella notizia solo in apparenza- Superstage calabresi, in arrivo un emendamento-traghetto verso l'assunzione- Consiglio regionale calabrese, la lettera aperta di una superstagista al presidente Bova: non siamo altro che manovalanza per enti assetati di personaleE anche:- Dopo la Calabria, anche in Basilicata piovono «superstage». E Ichino presenta un'altra interrogazione a Sacconi e Brunetta- La Regione Basilicata sospende il bando per i mille "superstage" negli enti pubblici lucani

Le sentenze dell'Agcm e del Tar del Lazio: mettere corsi a pagamento tra gli annunci di lavoro è una pratica scorretta e inganna chi è in cerca di impiego

Non si possono imbrogliare i cittadini con annunci parziali, perché ciò rischia di condizionarne le scelte. Un atteggiamento del genere si traduce in pubblicità ingannevole e pratiche commerciali scorrette. Un principio ribadito diverse volte dall’Agcm (l’Antitrust per la concorrenza del mercato, guidata da Antonio Catricalà - nell'immagine qui a destra, l'homepage del sito) e dall’Agcom (authority delle comunicazioni presieduta da Corrado Calabrò, che vigila sui comportamenti dei media) e di recente anche dal Tar del Lazio. Una delle ultime sanzioni ha colpito Zenith, una società immobiliare di Sondrio che con l’annuncio su alcuni giornali per un lavoro “creativo” da free lance nascondeva una serie di corsi a pagamento. Un atteggiamento sanzionato e censurato dalle authority con una decisione che potrebbe, e dovrebbe, fare scuola. Perché, nonostante tutto, sono ancora troppi gli annunci di lavoro e stage che mascherano la vendita di corsi a pagamento. Il caso Zenith inizia nel 2009 quando, dopo le segnalazioni da parte del Codacons e di Federconsumatori, l’Agcm apre un’istruttoria chiedendo un parere preventivo all’Agcom sui contenuti delle inserzioni pubblicitarie dell’azienda. Il 29 settembre dello scorso anno l’Agcom scrive: «La proposta pubblicizzata - presentata sotto forma di offerta di lavoro per “Tecnico Pubblicitario” e rivolta a “giovani inesperti ma anche creativi” - ha ricadute sulla sensibilità di soggetti chiaramente individuati, stimolati dalla prospettiva di accedere ad un’opportunità di lavoro, ossia di eseguire un “mestiere creativo”». Tradotto: è uno specchietto per le allodole. Attira i consumatori verso qualcosa che non stanno cercando (un corso anziché un lavoro). L’authority  poi aggiunge: «I contenuti dell’inserzione pubblicitaria non sono esaurienti ed obiettivi e, comunque, non informano adeguatamente il consumatore medio, ossia “i giovani” interessati a tale proposta che, in realtà, non di attività lavorativa si tratta, bensì di un corso di formazione a pagamento, reclamizzato sotto forma di “opportunità previo training di formazione professionale”, senza quindi fornire un’adeguata chiave di lettura per una scelta consapevole». E quindi in assenza di chiarezza il messaggio rischia di condizionare le scelte e le decisioni dei consumatori. Si tratta quindi di una comunicazione “capziosa” che non informa i destinatari sull’effettivo contenuto dell’offerta «inducendoli a ritenere che rispondendo all’inserzione avrebbero trovato un’opportunità di lavoro e non invece l’iscrizione ad un corso a pagamento». L’obiettivo finale è quindi quello di indurre i consumatori ad assumere una decisione che altrimenti non avrebbero preso. Per l’Agcm si tratta quindi di un’inserzione ingannevole e infatti  l’annuncio «di ricerca di personale cela una vera e propria inserzione pubblicitaria di corsi, in quanto coloro che rispondono alla supposta proposta di lavoro dovrebbero frequentare un corso a pagamento». Una pratica commerciale scorretta per la quale a Zenith viene anche comminata una sanzione amministrativa di 35mila euro. Che il Tar (il tribunale amministrativo regionale, che giudica i ricorsi agli atti amministrativi) del Lazio ha suggerito all’Agcm di ridurre, giusto un paio di mesi fa, in una sentenza (n. 05323/2010) nella quale ha però confermato in pieno i contenuti della sanzione.Anche per il Tar infatti gli annunci di lavoro che mascherano offerte di corsi a pagamento sono «messaggi pubblicitari che, per come strutturati, formulati e diffusi […] nell’enfatizzare l’aspetto connesso all’opportunità lavorativa e nell’omettere di informare circa la reale natura della promozione, rivolta a corsi di formazione professionale a pagamento, rivestono portata ingannatoria in quanto idonei ad indurre in errore i relativi destinatari» soprattutto perché questi sono persone «in cerca di occupazione, in posizione di particolare debolezza in ragione della sensibilità verso offerte commerciali, quale quella in esame, che prospettano possibilità lavorative».E con le speranze di chi cerca lavoro non si gioca.Giuliano BalestreriSul sito del Tar del Lazio a questo link il testo integrale della sentenzaClicca qui per scaricare il testo del provvedimento n. 20365 dell'Agcm sul caso Zenith (formato pdf)Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Nuova richiesta di help: «Ho risposto a un annuncio per uno stage, ma poi ho scoperto che avrei dovuto pagare 1600 euro: era un corso a pagamento!»- Boscolo srl, la stuttura della società e le connessioni tra Factory School ed HR:Boscolo

La proposta di Ichino per riformare la normativa sugli stage: più brevi e retribuiti. E lunedì 3 maggio la racconta in Cattolica

È in corso da qualche giorno, sul Forum della Repubblica degli Stagisti, una discussione su quel che concretamente ciascuno può fare per contribuire a migliorare la situazione degli stage in Italia. Le idee sono tante, e a più riprese viene invocata una nuova normativa che vieti una volta per tutte di sfruttare gli stagisti come dipendenti a basso costo: Chiaraleveque chiede un «disegno di legge», perchè – come spiega Nightfly82 – «non dovrebbero essere consentiti per legge stage senza rimborso spese, è lì che il discorso deve cambiare». Insomma, sintetizza Chiara84, «è solo la politica che può cambiare qualcosa mettendo dei paletti legali».Una proposta, in effetti, già c'è, ed è pure molto incisiva: si tratta dell'articolo 2131 contenuto nel Progetto semplificazione (Nuovo Codice del lavoro semplificato) del giuslavorista e senatore Pietro Ichino, che in molti punti si avvicina alla Carta dei diritti dello stagista promossa dalla Repubblica degli Stagisti.In questo disegno di legge, al primo comma dell'articolo in questione si legano indissolubilmente gli stage all’esistenza di un percorso formativo in atto o appena terminato («entro un anno dal conseguimento del diploma relativo a tali corsi»), per evitare che vengano svolti troppo tempo dopo la fine della scuola o dell’università. Poco più avanti si introduce una differenziazione tra stage formativi per «mansioni di concetto», e stage per «mansioni prevalentemente manuali o meramente esecutive», riducendone la durata massima (sei mesi per i primi, solo tre per i secondi). Questo comma, se la normativa venisse approvata, potrebbe da solo fare piazza pulita di tutti gli stage di sei mesi come telefoniste ai call center, o come commessi nei negozi...Ichino prende anche posizione contro gli stage gratuiti: procedendo nella lettura dell'articolo, infatti, si incontra l'obbligo – mutuato dal modello francese – di retribuire gli stagisti («Il contratto può prevedere che non sia corrisposta allo stagista alcuna retribuzione solo quando la sua durata sia pari o inferiore a due mesi, o esso sia inserito in un programma di alternanza scuola-lavoro. Negli altri casi deve essere corrisposta allo stagista una retribuzione non inferiore al 40 per cento del minimo di cui all’articolo 2092»). All’ultimo comma compare la proposta che la Repubblica degli Stagisti aveva avanzato in occasione della grande inchiesta sui controlli degli ispettori del lavoro sugli stage: sanzionare la trasgressione della normativa con l’obbligo di assumere lo stagista con un contratto di apprendistato («Lo stage protratto oltre il termine [...] è considerato come contratto di apprendistato»). La proposta di Ichino – in effetti molto più ambiziosa, dato che mira a riformare l’intera disciplina dei rapporti di lavoro, e apprezzata sia a destra sia a sinistra – è stata presentata in Senato, con le firme di 55 senatori, nel novembre del 2009 (disegno di legge n. 1873), e poi le bozze corrette sono state riconsegnate ai primi di febbraio del 2010: a questo punto starà al Parlamento discuterne e deciderne la sorte. Per chi volesse saperne di più, e sostenere la proposta con iniziative, il testo integrale della proposta è disponibile sul sito di Ichino. Inoltre, per chi gravita in zona Milano, il senatore partecipa lunedì 3 maggio all'università Cattolica al dibattito «I giovani e il mondo del lavoro», sottotitolo «Per un mercato del lavoro oltre gli stage», organizzato dal gruppo studentesco Formica Democratica. Accanto a lui Alessandro Rosina, docente di demografia e autore del libro Non è un paese per giovani, ed Eleonora Voltolina, direttore della Repubblica degli Stagisti. L'appuntamento è alle 16:30 nell'aula SA 327 (nella sede di via Sant'Agnese 2, metropolitana rossa e verde fermata Cadorna). Qui l'evento su Facebook.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Cosa costituisce tirocinio formativo e cosa no (secondo la legge italiana)- Elezioni regionali alle porte: se qualche candidato se la sente di impegnarsi per i giovani, ecco le proposte della Repubblica degli Stagisti- La proposta della Repubblica degli Stagisti al ministro Sacconi: imporre a chi sfrutta gli stagisti di fare un contratto di apprendistato

Costi, remunerazione minima, articoli richiesti: tutti i requisiti per diventare pubblicisti, Ordine per Ordine

Abruzzo[Pubblicisti iscritti: 1.321; pubblicisti in pensione: 218; popolazione: 1 milione 338.164; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 9,8]Costi: 300,62 euro (carta da bollo da 14,62 euro, tassa di concessione governativa da 168 euro, 118 euro per diritti di segreteria) Articoli richiesti: Per i giornali quotidiani, le agenzie di stampa e i giornali telematici quotidiani un minimo di 60 articoli. Per i settimanali 40. Per i periodici 20.Retribuzione minima nel biennio: 1.500 euro da attestare con modello riepilogativo di fine anno o ricevute (minimo 3-4 per ciascun anno)  Basilicata [Pubblicisti iscritti: 500; pubblicisti in pensione: 55; popolazione: 589.449; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 8,5] Costi: 362,62 euro (80 euro per diritti di segreteria, 100 euro per quota annuale di iscrizione, 168 euro di tassa di concessione governativa, 14,62 euro di marca da bollo) Articoli richiesti: 30 articoli per ogni anno del biennio documentato Retribuzione minima nel biennio: Il Consiglio riterrà congrua una retribuzione che non sia inferiore al 10% di quanto stabilito dal Tariffario del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti relativo all’anno di pubblicazione degli articoli presentati Colloquio di ammissione: Il Consiglio dell’Ordine si riserva, in sede di istruttoria, di ascoltare i programmi giornalistici nei quali è impegnato il richiedente, per riferirne al Consiglio stesso in sede di esame finale della domanda d’iscrizione. Il Consiglio dell’Ordine può chiedere ulteriori elementi che riterrà opportuni per accertare l’esercizio dell’attività giornalistica da parte degli interessati e la regolarità della retribuzione.   Calabria [Pubblicisti iscritti: 1.610; pubblicisti in pensione: 310; popolazione: 2 milioni 8.973; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 8] Costi: nd Articoli richiesti: 70 per i quotidiani, 24 per i periodici Retribuzione minima nel biennio: 3.000 euro per i quotidiani, 1.000 euro per i periodici     Campania [Pubblicisti iscritti: 7.335; pubblicisti in pensione: 473; popolazione: 5 milioni 822.331; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 12,6] Costi: 362,62 euro (marca da bollo da 14.62 euro, 35 euro al momento della presentazione dell’istanza, dopo l’ammissione dell’istanza versamento di 168 euro, pagamento all’Ordine una tantum di 55 euro, 90 euro di quota annuale Articoli richiesti: almeno 70 articoli firmati o siglati (non oltre il 20 per cento del totale) Retribuzione minima nel biennio: 1.000 euro, da attestare con copia delle ricevute (ritenute d’acconto) di tutti i compensi giornalistici percepiti   Emilia Romagna [Pubblicisti iscritti: 3.864; pubblicisti in pensione: 540; popolazione: 4 milioni 369.092; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 8,8] Costi: 337,62 euro (marca da bollo da 14,62 euro; versamento per diritti segreteria esame domanda di 80 euro; diritti segreteria iscrizione 75 euro; tassa di concessione governativa 168 euro) Articoli richiesti: 60 articoli nell’arco del biennio per chi collabora con quotidiani, 40 per settimanali e quindicinali, 30 per periodicità inferiori. Gli articoli non firmati o in fotocopia necessitano di una ulteriore dichiarazione del direttore responsabile che ne confermi l’effettiva redazione. Retribuzione minima nel biennio: 1.000 euro. Per documentare la retribuzione percepita possono essere allegati: sostituto d’imposta o CUD rilasciati annualmente per la denuncia dei redditi; copia delle singole ricevute a saldo rilasciate dal committente nelle quali sia indicato il periodo cui si riferiscono, l’imponibile e la relativa ritenuta d’acconto effettuata.   Friuli Venezia Giulia [Pubblicisti iscritti: 1.490; pubblicisti in pensione: 284; popolazione: 1 milione 233.721; pubblicisti ogni 10.000 abitanti: 12] Costi: 387 euro (90 euro per quota annuale Albo, 103,50 euro per diritti di nuova iscrizione, 25,50 euro per la tessera professionale, 168 euro per tassa di concessione governativa) Articoli richiesti: non meno di 50 articoli per i quotidiani - in ragione di due al mese circa -, 30 per i settimanali, 20 per i mensili Retribuzione minima nel biennio: viene valutata di volta in volta dal Consiglio   Lazio [Pubblicisti iscritti: 10.853; pubblicisti in pensione: 425; popolazione: 5 milioni 664.862; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 19,15] Costi: 500,62 euro (marca da bollo da 14,62 euro; 200 euro di tassa d’iscrizione; 168 euro di tassa per concessioni governative; all'atto dell'iscrizione dovrà essere versata la quota per l'anno in corso pari a 100 +18 euro) Articoli richiesti: 80 articoli di cui 65 a propria firma e 15 tra siglati e con pseudonimo Retribuzione minima nel biennio: 5.000 euro da attestare con  ricevute o fatture periodiche (al massimo quadrimestrali) Colloquio di ammissione: Sì - dinanzi ad una Commissione consiliare, con tanto di verbalizzazione. Materie: le istituzioni pubbliche e della categoria, Carta Costituzionale e Carta dei doveri. Qualche domanda di cultura generale.   Liguria [Pubblicisti iscritti: 1.073; pubblicisti in pensione: 178; popolazione: 1 milione 616.559; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 6,6] Costi:  387,62 euro (marca da bollo da 14,62 euro; 80 euro diritti di segreteria; dopo l'accettazione della domanda, 100 euro di quota iniziale, 25 euro per il tesserino, 168 euro di tassa per concessione governativa) Articoli richiesti: 60-70 per i quotidiani, 48 per i settimanali, 24 per i mensili Retribuzione minima nel biennio: retribuzione non inferiore al 10 per cento di quanto previsto dal Tariffario nazionale relativamente all'anno di pubblicazione e al numero di articoli presentato; da attestare con documentazione nominativa e legalmente valida. Lombardia[Pubblicisti iscritti: 11.682; pubblicisti in pensione: 602; popolazione: 9 milioni 810.160; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 12] Costi: 282,62 euro (marca da bollo da 14,62 euro; tassa di ammissione 100 euro; dopo l’accettazione della domanda, 168 euro per tassa di concessione governativa) Articoli richiesti: 65 quotidiani e settimanali, 40 mensili Retribuzione minima nel biennio: 1.000 euro. La retribuzione deve essere dimostrata con copia delle ricevute dei compensi percepiti nell'ultimo biennio.   Marche [Pubblicisti iscritti: 1.385; pubblicisti in pensione: 126; popolazione: 1 milione 575.927; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 8,8] Costi: 397,62 euro (110 per diritti di segreteria + 105 per quota annuale d'iscrizione, tassa di concessione governativa di 168 euro, marca da bollo da 14,62 euro), Articoli richiesti: circa 70 articoli nel biennio, comunque non meno di 50. Gli articoli siglati o non firmati devono essere meno della metà. Retribuzione minima nel biennio: 750 Euro nel biennio. La retribuzione deve essere dimostrata con copia delle ricevute dei compensi percepiti nell'ultimo biennio.   Molise [Pubblicisti iscritti: 378; pubblicisti in pensione: 30; popolazione: 320.487; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 11,8] Costi: 467,62 euro (carta da bollo da 14,62 euro, versamento di 160 euro per diritti di segreteria che non verranno restituiti in caso di rigetto della domanda, 168 euro per tasse di concessione governativa. All'atto dell'iscrizione dovrà essere versata la quota per l'anno in corso pari a 100 euro+25 euro). Articoli richiesti: 70 articoli per i quotidiani; 50 per i settimanali, bi e trisettimanali; 40 per i quindicinali; 20 per i mensili ed altre periodicità. Retribuzione minima nel biennio: 1.000 euro netti, da attestarsi con documentazione comprovante l'erogazione di compensi per almeno 500 euro annui netti.   Piemonte [Pubblicisti iscritti: 5.117; pubblicisti in pensione: 299; popolazione: 4 milioni 442.517; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 11,5] Costi: 242,62 euro (carta da bollo da 14,62 euro, 60 euro per diritti di segreteria, 168 euro di tasse di concessione governativa) Articoli richiesti: quotidiani: minimo di 70 articoli negli ultimi 24 mesi;  pubblicazioni settimanali, bi o trisettimanali: minimo di 60 articoli negli ultimi 24 mesi;  pubblicazioni quindicinali: minimo di 40 articoli negli ultimi 24 mesi;  pubblicazioni mensili o con altre periodicità: minimo di 20 articoli negli ultimi 24 mesi. Per gli articoli non firmati, firmati con pseudonimo o siglati, occorre una controfirma del direttore responsabile Retribuzione minima nel biennio: 1.250 euro da attestare con copia delle ricevute dei compensi percepiti negli ultimi ventiquattro mesi. E’ obbligatorio dimostrare che i compensi sono stati assoggettati a ritenuta d’acconto.   Puglia [Pubblicisti iscritti: 2.930; pubblicisti in pensione: 343; popolazione: 4 milioni 82.466; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 7,2] Costi: 372,62 euro (carta da bollo da 14,62 euro, tassa per concessioni governative da 168 euro, 190 euro per diritti di Segreteria - importo che sarà restituito nel caso di mancato accoglimento della domanda di iscrizione) Articoli richiesti: 60 articoli nel biennio Retribuzione minima nel biennio: retribuzione non inferiore al 10 per cento di quanto previsto dal Tariffario nazionale relativamente all'anno di pubblicazione e al numero di articoli presentato; da attestare con documentazione nominativa e legalmente valida   Sardegna [Pubblicisti iscritti: 1.299; pubblicisti in pensione: n.d.; popolazione: 1 milione 671.929; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 7,8] Costi: 282,62 euro (100 euro per diritti di segreteria, tassa di concessione governativa da 168 euro, marca da bollo da 14,62 euro) Articoli richiesti: non meno di 40 articoli regolarmente retribuiti (con annessa documentazione contabile e copia degli articoli stessi) pubblicati nell'arco di due anni. Retribuzione minima nel biennio: 300 euro corrisposti in non meno di quattro soluzioni semestrali Colloquio: questionario di ammissione   Sicilia [Pubblicisti iscritti: 2.707; pubblicisti in pensione: 1.250; popolazione: 5 milioni 42.013; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 5,4] Costi: 582,62 euro (marca da bollo da 14,62 euro; 400 euro di spese di istruzione pratica, di cui 266 a fondo perduto e 134 restituibili in caso di reiezione della domanda; 168 euro per tassa di concessione governativa). Articoli richiesti: almeno 90 articoli scritti e pubblicati nell’arco dell’ultimo biennio, se questi vengono pubblicati su quotidiani, e di 60 su periodici; nel concetto di “articolo” non rientra la notizia in breve. Gli articoli non firmati non dovranno superare comunque il 20% del totale (18 su 90 e 12 su 60 ). Retribuzione minima nel biennio: 1000 euro da attestare con modelli  F24 rilasciati al massimo per ogni anno di attività e non cumulativi. Colloquio di ammissione: sì, sui seguenti temi - storia del giornalismo, deontologia, le leggi che regolano il giornalismo italiano, le  responsabilità penali e civili, separazione tra informazione e comunicazione ( divieto di pubblicità), normativa vigente sulla privacy, carta dei doveri, carta di Treviso, carta di Roma, le norme sul  giornalismo economico e sportivo, le fonti d’informazione, il ruolo e la funzione degli uffici stampa, diritti d’autore e copyright   Toscana [Pubblicisti iscritti: 3.426; pubblicisti in pensione: 436; popolazione: 3 milioni 726.311; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 9,2] Costi: 506,24 euro (carta da bollo da 14,62 euro; da presentare dopo l’accettazione della domanda: ricevuta di versamento della tassa di concessione governativa di 168  euro, assegno di 323,62 euro corrispondente a 200 euro per quota di prima iscrizione, a 95 euro per la quota dell'anno in corso, a 25 euro per la tessera e 3,62 euro per bolli quietanza). Articoli richiesti: le ricevute dei compensi devono essere almeno due per ciascun anno. Retribuzione minima nel biennio: è ritenuto sufficiente un compenso per ogni singolo servizio non inferiore al 25% di quello previsto dal Tariffario dell’Ordine, oppure una retribuzione complessiva del biennio di almeno 1033 euro per i quotidiani a diffusione locale e di 1549 euro per quelli a diffusione nazionale, e di almeno 671 euro per i periodici a diffusione locale e di 1033 euro per quelli a diffusione nazionale.   Trentino Alto Adige [Pubblicisti iscritti: 1.041; pubblicisti in pensione: 148; popolazione: 1 milione 25.898; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 10] Costi: 292,62 euro (carta da bollo da 14,62 euro, tassa di concessione governativa da 168 euro, tassa d'iscrizione di 110 euro di cui 10 di diritti di segreteria) Articoli richiesti: 50 per i quotidiani, 25 per i periodici Retribuzione minima nel biennio: nd     Umbria [Pubblicisti iscritti: 972; pubblicisti in pensione: 62; popolazione: 899.551; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 10,8] Costi: 262,62 euro (tassa di concessione governativa da 168 euro, marca da bollo da 14,62 euro, 80 euro quale tassa di ammissione) Articoli richiesti: almeno 80 articoli per collaborazione ai quotidiani, almeno 70 per periodici settimanali, 60 per periodici quindicinali e 30 per mensili. Retribuzione minima nel biennio: 900 euro. Non sono ammessi pagamenti che cumulino periodi superiori a quattro mesi. Colloquio: sì - valutazione dell’adeguatezza e della continuità dell’attività giornalistica effettivamente svolta   Val d’Aosta [Pubblicisti iscritti: 196; pubblicisti in pensione: 50; popolazione: 127.721; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 15,3] Costi: 392,62 euro (carta da bollo da 14,62 euro, 60 euro per diritti di segreteria; da versare dopo la presentazione della domanda e su richiesta della segreteria:  tasse e concessioni governative per 168 euro; 50 euro per il rilascio della tessera professionale,  100 euro per quota annuale di iscrizione) Articoli richiesti: 40 articoli da attestare con modello riepilogativo di fine anno o con ricevute e quietanza di ritenuta d’acconto (non meno di 3 o 4 per ciascun anno) Retribuzione minima nel biennio: i compensi percepiti non potranno essere inferiori ad un importo tale da coprire l’ammontare delle quote minime previste dalla legge: iscrizione all’Ordine  e contributi minimi dovuti all’Inpgi Gestione Separata.   Veneto [Pubblicisti iscritti: 2.975; pubblicisti in pensione: 616; popolazione: 4 milioni 907.823; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 6] Le iscrizioni all'Elenco dei pubblicisti proseguiranno sulla base delle "vecchie" modalità in relazione alle domande presentate entro e non oltre il 31 luglio 2010 (in caso di domande inviate via posta farà fede il timbro postale). Tutte le domande di iscrizione presentate successivamente a tale data saranno trattate secondo quanto previsto dal nuovo documento di indirizzo del Cnog per l'iscrizione all'Elenco dei pubblicisti: ovvero, il richiedente dovrà attestare al Consiglio regionale l'avvenuta frequenza del corso di formazione organizzato dall'Ordine regionale, o del corso on-line promosso dal Consiglio nazionale. Costi: 464,43 euro (180 euro quale tassa di iscrizione all’elenco, marca da bollo da 1,81 euro, tassa di concessione governativa da 168 euro, marca da bollo da 14,62 euro, ad iscrizione avvenuta dovrà essere versata la quota d'albo annuale di 100 euro) Articoli richiesti: 60 nell’arco del biennio per chi collabora con quotidiani, 40 per settimanali e quindicinali, 24 per periodicità inferiori. Retribuzione minima nel biennio: 1.000 euro. Non è ritenuto valido il pagamento corrisposto in unica soluzione o al termine del biennio.I dati sul numero dei pubblicisti sono stati forniti alla Repubblica degli Stagisti direttamente dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, e sono aggiornati al settembre 2009.I dati sulla popolazione sono tratti dalle rilevazioni Istat e riferiti al medesimo periodo.Andrea CuriatPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - La testimonianza di Franca: «Dopo una serie di stage logoranti, la scelta di pagarmi da sola i contributi da pubblicista»;- La testimonianza di Carlo: «Sono diventato pubblicista scrivendo gratis: ma almeno le ritenute d’acconto me le hanno pagate»; - Da 250 a 500 euro: quanto costa diventare pubblicista e quali sono le altre differenze tra le varie regioni; - L'avvocato Gianfranco Garancini: «Chi falsifica la documentazione pur di entrare nell'albo dei giornalisti pubblicisti commette reati penali»

Da 250 a 600 euro: quanto costa diventare giornalisti pubblicisti e quali sono le altre differenze tra le varie regioni

Sessanta euro in Piemonte, 200 euro nel Lazio, 400 euro in Sicilia. No, non sono le ultime vincite sulle ruote del Lotto, ma le spese di segreteria previste dai vari ordini regionali dei giornalisti per presentare le domande di iscrizione all’albo dei pubblicisti. Cifre cui vanno sommati i costi per marche da bollo, i 168 euro di tasse per concessione governativa e altri pagamenti ancora, per arrivare a totali che variano dal minimo di 262 euro dell’Umbria al massimo di 582,62 euro per la Sicilia. Il calcolo si basa su quanto riportato nella modulistica ufficiale e nelle istruzioni reperibili nei siti degli Ordini che, però, in molti casi non specificano le spese immediatamente successive all’ammissione della domanda: emissione del tesserino e prima quota annuale. Anche le regioni apparentemente più “convenienti”, quindi, potrebbero riservare esborsi aggiuntivi tali da far lievitare il costo finale. A conti, comunque, fatti la spesa media cui va incontro un aspirante pubblicista si attesta oggi intorno ai 350 euro. E in alcune regioni la concentrazione di giornalisti è molto elevata: nel Lazio c'è un pubblicista ogni 500 abitanti, e sommando anche professionisti, pensionati, stranieri e iscritti all'elenco speciale la proporzione raddoppia addirittura a uno su 250. Le differenze nei regolamenti d’iscrizione all’albo non si riducono esclusivamente ai costi per l’iscrizione. Anche i requisiti fissati dagli Ordini variano drasticamente di regione in regione, rispondendo a logiche diverse: da un lato, l’esigenza di non porre paletti troppo rigidi per consentire al maggior numero di giovani possibili di diventare pubblicisti; dall’altro, la volontà di evitare lo sfruttamento dei ragazzi con paghe da fame. La maggior parte degli Odg ha individuato un compromesso in una retribuzione minima fissata ad almeno mille euro netti nel biennio; altri, come gli Ordini di Liguria e Puglia, chiedono il 10% di quanto previsto dal Tariffario nazionale, mentre il Friuli Venezia Giulia valuta ogni caso come a sé stante. La Sardegna [nell'immagine qui a sinistra, l'homepage del sito dell'ordine] ha optato per paletti meno rigidi, richiedendo una remunerazione di 300 euro nel biennio, corrisposta però in non meno di 4 soluzioni semestrali, mentre il Lazio versa all’estremità opposta dello spettro con una barriera all’ingresso di 3mila euro.Il numero di articoli necessario per diventare pubblicisti è sostanzialmente uniforme presso i vari Odg: da 60 a 80 in quasi tutte le regioni per chi scrive nei quotidiani, con sconti di entità variabile per chi lavora in periodici a cadenza mensile o settimanale. La Val d’Aosta costituisce l’unica eccezione significativa, richiedendo appena 40 articoli pubblicati e firmati nel biennio.Un ultimo dato rilevante emerso dall’indagine della Repubblica degli Stagisti è dato dalla densità di giornalisti pubblicisti presenti nelle varie Regioni in rapporto alla popolazione locale. Così, in base ai dati degli Ordini e dell'Istat al 30 settembre 2009, in Abruzzo, Umbria, Trentino Alto Adige e Toscana ci sono circa 10 pubblicisti iscritti all’albo e non in pensione ogni 10mila abitanti; in Campania, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise e Piemonte, tale rapporto sale a 12 su 10mila. I picchi più alti si registrano nel Lazio (quasi 20 pubblicisti ogni 10mila abitanti) e, forse più sorprendentemente, in Val d’Aosta (15,3 su 10mila). Chi è interessato a lavorare in ambienti meno affollati dovrebbe forse trasferirsi in Liguria, Sicilia o Veneto, dove incontrare dei colleghi pubblicisti è molto più difficile: ce ne sono soltanto 5 o 6 ogni 10mila residenti. Andrea Curiat   Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Costi, remunerazione minima, articoli richiesti: tutti i requisiti per diventare pubblicisti, Ordine per Ordine; - Disposti a tutto pur di diventare giornalisti pubblicisti: anche a fingere di essere stati pagati. Ma gli Ordini non vigilano?;   E anche: - La testimonianza di Franca: «Dopo una serie di stage logoranti, la scelta di pagarmi da sola i contributi da pubblicista»; - L'avvocato Gianfranco Garancini: «Chi falsifica la documentazione pur di entrare nell'albo dei giornalisti pubblicisti commetto reati penali»

Disposti a tutto pur di diventare giornalisti pubblicisti: anche a fingere di essere pagati. Ma gli Ordini non vigilano?

Falsi pubblicisti, prevenire è meglio che curare. Non sono rari, purtroppo, i casi di giovani aspiranti giornalisti costretti da aziende truffaldine a pagarsi da soli i contributi, falsificando documenti e ricevute fiscali per dimostrare l’esistenza di un’attività remunerata e poter ottenere così l’ambito tesserino. Ma è possibile giocare d’anticipo e impedire il ripetersi di questa pratica illegale, che costituisce reato tanto per le testate coinvolte quanto per i ragazzi che si lasciano convincere? La Repubblica degli Stagisti lo ha chiesto ai venti Ordini regionali dei giornalisti, ottenendo un coro di risposte pressoché uniforme: i controlli ci sono, ma vengono effettuati solamente sulla documentazione fiscale presentata dagli aspiranti pubblicisti (che consiste nelle singole ricevute dei pagamenti assoggettati a ritenuta d'imposta o nel modello riepilogativo di fine anno dei compensi rilasciato dall'azienda in base al Dpr 600 del 1973 con allegata quietanza del versamento della ritenuta d'acconto). Impossibile, di fatto, un'azione preventiva, in primo luogo perchè gli stessi Ordini non conoscono la situazione dei ragazzi sino a che non presentano domanda per diventare publicisti.  «Per l’iscrizione all’albo elenco pubblicisti» ricorda Gianni Rossetti [nella foto], presidente dell’Ordine giornalisti delle Marche «bisogna dimostrare una collaborazione “continuativa” e “retribuita” relativa agli ultimi due anni. Per quanto riguarda i compensi non è sufficiente la dichiarazione del direttore o dell’editore, ma chiediamo una documentazione certa, cioè il Dpr 600, che sarebbe il modulo riepilogativo che ogni azienda manda all’interessato per la denuncia dei redditi, oppure il versamento della ritenuta d’acconto». In questo caso, riconosce Rossetti, ci potrebbe essere qualche operazione truffaldina: «Noi chiediamo la documentazione certa dell’avvenuto pagamento e del versamento della ritenuta d’acconto. Se poi il collaboratore restituisce i soldi all’editore e paga lui stesso la ritenuta d’acconto, noi non abbiamo strumenti per verificarlo». Ad agevolare parzialmente il controllo, però, contribuisce proprio la natura locale dell’ente: «Sul piano teorico è possibile costruire una documentazione fittizia per una iscrizione all’albo dei pubblicisti, ma le dimensioni territoriali delle Marche ci aiutano a evitare inganni. Conosciamo un po’ tutte le testate e sappiamo chi paga e chi no e in caso di qualche sospetto non esitiamo a mandare la documentazione alla Guardia di Finanza che ha poi strumenti di verifica molto più attendibili dei nostri». Claudio Laugeri, presidente dell’Odg valdostano [nell'immagine qui a destra, l'homepage del sito], invita direttamente gli aspiranti giornalisti a segnalare eventuali irregolarità, per consentire all'Ordine di avviare accertamenti in proprio oppure affidarli all'autorità giudiziaria: «Le contromisure potrebbero essere legate all'attribuzione di un potere ispettivo anche all'Ordine, come già avviene per l'Inpgi, ma questo può avvenire soltanto con legge dello Stato. E nel progetto di riforma non pare sia prevista un'eventualità del genere». Altre misure di controllo prevedono la presentazione da parte del candidato di ricevute fiscali emesse a cadenza regolare nel tempo, così da minimizzare la possibilità di truffe. Nessun Ordine accoglie come pubblicista chi presenta un pagamento cumulato per l’intero biennio e molti richiedono una frequenza ben maggiore; in Umbria, ad esempio, è richiesto un pagamento che sia almeno trimestrale, mentre la Sardegna richiede 300 euro corrisposti in ben 4 soluzioni semestrali. Il presidente dell’Odg del Piemonte Sergio Miravalle [nella foto qui a sinistra] descrive così la situazione: «Noi abbiamo istituito una serie di procedure per verificare che ciò che viene dichiarato dai futuri pubblicisti corrisponda al vero. Oltre a non accettare versamenti sanatori biennali, invitiamo molti dei ragazzi che presentano la domanda a parlarci di persona, per conoscerli, sentire direttamente le loro testimonianze: la verità cartacea è un conto, quella che emerge da un colloquio diretto è un altro. E poi, ci auguriamo che l’etica media della categoria sia migliorata e stia migliorando, e che non ci siano così tanti direttori disposti a dichiarare il falso nei documenti ufficiali presentati all’Ordine». L’unico caso in cui sia possibile un intervento preventivo, e anche il più raro, è quello in cui vi sia una denuncia specifica all’Ordine. In tal caso i documenti vengono passati alla procura o la segnalazione è inoltrata alla Guardia di finanza. Severo il giudizio di Stefano Pallotta, presidente dell’Odg d’Abruzzo: «In genere la retribuzione minima richiesta dagli Ordini è molto bassa, e i contributi ammontano a cifre spesso irrisorie o comunque alla portata di molti. Anche per questo sono possibili fenomeni del genere e casi di omertà. Sono i ragazzi per primi a non doversi prestare a queste falsificazioni e a dover venire subito a denunciare la situazione. Se non lo fanno, si rendono loro stessi colpevoli di falsa dichiarazione e vanno sicuramente incontro a conseguenze molto gravi». Lo stesso Pallotta prospetta poi una soluzione netta alla questione: «C’è una sola via d’uscita: democratizzare il sistema e permettere ai giovani di accedere all’Ordine istituendo una laurea in giornalismo».   Andrea Curiat Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - La testimonianza di Franca: «Dopo una serie di stage logoranti, la scelta di pagarmi da sola i contributi da pubblicista»;- La testimonianza di Carlo: «Sono diventato pubblicista scrivendo gratis: ma almeno le ritenute d’acconto me le hanno pagate»; - Costi, remunerazione minima, articoli richiesti: tutti i requisiti per diventare pubblicisti, Ordine per Ordine; - Da 250 a 500 euro: quanto costa diventare pubblicista e quali sono le altre differenze tra le varie regioni; - L'avvocato Gianfranco Garancini: «Chi falsifica la documentazione pur di entrare nell'albo dei giornalisti pubblicisti commette reati penali» E anche: - Crisi dell'editoria: per i neogiornalisti il futuro è incerto - Pianeta praticanti: inchiesta della Repubblica degli Stagisti / quarta puntata; - Praticantato in redazione: l'esperienza di Caterina Allegro in un service editoriale; - Praticantato d'ufficio, il calvario di A., giornalista free lance, per diventare professionista; - Il Fortino, una riflessione di Roberto Bonzio sui giornalisti di domani: «Oggi chi è dentro le redazioni è tutelato, ma fuori ci sono troppi sottopagati»

Il ministero degli Esteri a Globalpress: «Nei vostri annunci per i corsi di giornalismo a pagamento formule equivoche e non veritiere, modificatele»

Il ministero degli Esteri non ha apprezzato il fatto di essere stato citato dalla testata giornalistica Globalpress - Kronoplanet editore in un annuncio che pubblicizzava un corso di giornalismo a pagamento.Il caso, sollevato dalla Repubblica degli Stagisti dopo le richieste di help di tre lettori, riguarda un'offerta destinata ad aspiranti giornalisti, veicolata sul web da principio come uno stage a pagamento, poi come un corso (inizialmente intitolato a Indro Montanelli, ora non più dopo la diffida della Fondazione Montanelli Bassi che non aveva dato il suo consenso all'utilizzo del nome) e ora addirittura come un master. In sostanza, la Globalpress vende un corso di giornalismo "a distanza", chiedendo a ogni partecipante di versare una quota di partecipazione di 300 euro, promettendo poi che i migliori potranno essere presi a collaborare.Ma cosa c'entra la Farnesina? C'entra perché, tra i numerosi annunci disseminati in Rete nel corso del 2010 da Globalpress per promuovere questa iniziativa, ve ne sono almeno due - entrambi pubblicati domenica 4 aprile, uno sul Primaonline e l'altro su Immediapress - in cui viene fatto il nome del ministero. Il testo è pressoché identico: «Giovani giornalisti italiani in Nordamerica: l'occasione della vita. Vuoi lavorare per tre mesi in Nordamerica e imparare la vita vera di redazione all'interno di un giornale italiano gestito dal ministero degli Affari Esteri? La Globalpress Italia agenzia stampa per gli italiani nel mondo porta i giovani giornalisti italiani dall'altra parte del mondo…». L'inserzione prosegue facendo riferimento al master in giornalismo, e nel caso della pagina su Primaonline, Globalpress si presenta come «agenzia stampa per gli italiani nel mondo, service editoriale, organo ufficiale inserito tra i media riconosciuti dal ministero degli Affari Esteri». Non è difficile fare confusione, e pensare che il ministero citato collabori con questa testata, o a questa iniziativa, o dia in qualche modo una "certificazione di qualità" all'operato di Globalpress e alla sua "offerta formativa".La Repubblica degli Stagisti ha girato la domanda direttamente alla Farnesina che, dopo aver avviato una procedura di verifica interna, ha fatto sapere: «Globalpress Italia figura nella banca dati “L'Italia dell'Informazione nel Mondo”, accessibile sul sito www.esteri.it, alla pagina Italiani nel Mondo / Informazione» aggiungendo subito dopo: «Tuttavia, come precisato nella stessa pagina web, questo database è semplicemente un repertorio dei media italiani editi o diffusi all'estero, tra cui rientrano anche le varie agenzie di stampa specializzate. Di conseguenza, la formula “organo ufficiale inserito tra i media riconosciuti dal ministero degli Affari Esteri” è senz’altro equivoca perché lascia erroneamente intendere che GlobalPress sia un organo ufficiale del Ministero degli Esteri». «Non risponde inoltre al vero» prosegue la nota «quanto riportato riguardo al periodo di lavoro offerto agli stagisti “presso un giornale italiano gestito dal Ministero degli Affari Esteri”, considerato che non esistono giornali “gestiti” da questo Ministero». Evidentemente la replica del direttore di Globalpress e amministratore di Kronoplanet Vito Bruschini (che qualche giorno fa alla Repubblica degli Stagisti aveva scritto che «“Gestito” vuol semplicemente dire – come ognuno capirebbe - che “il giornale in questione” è sovvenzionato dal Mae (come è) e non che i tre mesi in Canada siano sovvenzionati dal Ministero» e che «nessuno ha millantato un coinvolgimento del ministero nell’iniziativa, come invece assai subdolamente l’articolista vorrebbe far intendere») non ha convinto nemmeno il ministero. Che, in concreto, nei giorni scorsi ha preso contatto con Globalpress avviando i primi passi formali «per evitare la permanenza online di annunci che a nostro giudizio appaiono non veritieri». La risposta di Globalpress, arrivata a stretto giro di posta, è simile a quella che la stessa aveva fornito alla Fondazione Montanelli Bassi: «Abbiamo ricevuto assicurazioni formali sul fatto che l'agenzia provvederà a modificare i propri annunci online, non utilizzando ulteriormente la parola “gestita”, e nemmeno la parola “organo ufficiale”» fanno sapere dalla Farnesina: «Noi continueremo a monitorare. E ringraziamo la Repubblica degli Stagisti per la segnalazione».La Repubblica degli Stagisti gira i ringraziamenti ai suoi lettori che hanno segnalato questo caso alla rubrica help [chiocciola] repubblicadeglistagisti.it, contribuendo ad evitare che, in un'offerta già di per sé fumosa di stage-corso-master a pagamento per aspiranti giornalisti, venissero spesi in maniera impropria e non autorizzata il nome di Indro Montanelli e quello del ministero degli Esteri.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Aspiranti giornalisti, attenzione agli annunci di stage a pagamento in Rete: la richiesta di help di tre lettori- La Fondazione Montanelli diffida Globalpress: «Non siete autorizzati a usare il nome di Indro Montanelli per il vostro corso di giornalismo»- La replica di Vito Bruschini, direttore di Globalpress e amministratore di Kronoplanet, alla Repubblica degli StagistiE anche:- Globalpress, Kronoplanet, Servicepress: radiografia delle società e cronologia degli annunci in Rete- Vito Bruschini, direttore di Globalpress e amministratore di Kronoplanet: «Nessuna promessa di assunzione. I 300 euro che chiediamo ai ragazzi? Soltanto un rimborso spese» - La richiesta di aiuto di Alessandro: «Da Globalpress vaghe promesse e la certezza di dover pagare per un lavoro»

Pochissimi giovani nei consigli regionali: da nord a sud, degli eletti meno di uno su dieci è under 35. E in Basilicata non c'è nessuno sotto gli "anta"

Il panorama della rappresentanza politica giovane è desolante non solo in Lombardia, ma un po' in tutta Italia. E per giovane già si intende una fascia allargata, di persone nate dal 1975 in poi. Le ultime elezioni, che avevano l'obiettivo di eleggere i consigli regionali, li hanno certamente rinnovati ma lasciando ben poco spazio alle nuove leve. Ecco una ricognizione, ovunque deprimente, con veri e propri picchi di disillusione al sud rappresentati dalla Basilicata (nemmeno un consigliere regionale under 35) e dalla Calabria (solo uno su 47). Da tenere presente che queste non sono (nè potrebbero essere) le composizioni definitive dei consigli regionali: perchè ci saranno le modifiche di chi rinuncerà (prevedibilmente, Mara Carfagna resterà a fare la ministra lasciando quindi vacante il suo posto al consiglio regionale campano), e chi optando per circoscrizione o listino lascerà libera una postazione.Comunque, in linea di massima i risultati non dovrebbero scostarsi troppo da questi.PIEMONTE. In Piemonte (3 milioni 635.069 aventi diritto, 2 milioni 338.487, votanti, quasi il 36% di astenuti) i posti sono 60 tondi tondi (13+47). Qui il neogovernatore Roberto Cota è giovane (a luglio compirà 42 anni). Nel suo listino però un solo under 35: Augusta Montaruli, torinese 26enne (già nota per un battibecco con Marco Travaglio durante una puntata di Annozero, a questo link una sua vecchia intervista alla Stampa). In consiglio regionale sarà l'unica donna under 35 perchè gli altri quattro neoconsiglieri, eletti con le preferenze, sono tutti maschi: due grillini (Fabrizio Biolé, classe 1977, eletto nella circoscrizione di Cuneo con 738 preferenze, e Davide Bono, 29enne torinese, eletto a Torino con oltre 6mila preferenze) e due leghisti (Riccardo Molinari, classe 1983, che ad Alessandria ha raccolto 5mila preferenze, e Claudio Sacchetto [nella foto], 30enne che a Cuneo, dove dall'anno scorso era assessore provinciale all'agricoltura, ne ha ottenute quasi 12mila). Cinque su 60 equivale all'8%.VENETO. Anche in Veneto (3 milioni 962.272  aventi diritto, 2 milioni 631.569 votanti, astensione al 44,6%) il vincitore delle elezioni, Luca Zaia, ha 42 anni, e i posti in consiglio regionale sono 60 (7+53). Nel listino di under 35 non ce n'era neanche uno, ma in consiglio ne arriveranno quattro, tutti della Lega Nord: Cristiano Corazzari (avvocato che in realtà è "under" ancora per poco, dato che a novembre compirà 35 anni), eletto a Rovigo con quasi 3mila preferenze; Arianna Lazzarini [nella foto con il neogovernatore], classe 1976, che a Padova  (dov'era già assessore provinciale alle politiche famigliari) ne ha ottenute oltre 6mila; Andrea Bassi, che a Verona ha fatto il sold-out portandosene a casa 11.468 (anche lui era già assessore provinciale, in questo caso alla viabilità); e infine il più giovane, Nicola Ignazio Finco, 26 anni, eletto nella circoscrizione di Vicenza con 7.720 preferenze. Quattro su 60: il 6,5%.EMILIA ROMAGNA. In Emilia Romagna (3 milioni 463.713 aventi diritto, 2 milioni 357.733 votanti, percentuale di astenuti appena sopra il 30%) ha vinto Vasco Errani, classe 1955. In consiglio ci sono 50 posti (11+39), ma i consiglieri under 35 soltanto due, entrambi eletti nella circoscrizione di Bologna: il grillino Giovanni Favia, 29 anni, che si è portato a casa oltre 9mila preferenze; e il trentaquattrenne Galeazzo Bignami del PDL [nella foto] - figlio di Marcello Bignami, per tre mandati consigliere regionale di Alleanza Nazionale, scomparso nel 2006 - che di preferenze ne ha ottenute più di 13mila. Due su cinquanta: il 4%.UMBRIA. In Umbria (713.679 aventi diritto, 466.670 votanti, astensionismo sotto il 35%) è stata eletta governatrice Catiuscia Marini, 45 anni, già sindaco di Todi per due mandati. Dei 30 posti in consiglio regionale (8+22) solo uno andrà a un under 35, e precisamente al comunista Damiano Stufara , classe 1978, rieletto nella circoscrizione di Terni con oltre 3mila preferenze nelle fila della Federazione della sinistra (ma alle precedenti elezioni regionali, nel 2005, il suo risultato era stato ancora migliore: 4mila). Uno su 30: il 3%.LIGURIA. In Liguria (1 milione 385.791 elettori, 844.249 votanti, quasi il 40% di astenuti) in consiglio regionale ci sono 40 posti (9+31). Il governatore Burlando aveva già messo una under 35 nel suo listino, "C. Burlando - La Liguria di tutti": Maruska Piredda, classe 1976, la hostess pasionaria dell'Alitalia cooptata dall'Italia dei Valori. Insieme a lei siederanno in consiglio altri due giovani, entrambi al loro secondo mandato: Lorenzo Basso del PD [nella foto], 34 anni appena compiuti, rieletto a Genova con quasi 8mila preferenze, e Roberta Gasco del PDL, che i 34 li compierà a settembre. La Gasco, già segretario nazionale del Movimento giovanile Popolari Udeur, nella precedente legislatura aveva la vicepresidenza della Commissione Controlli; quest'anno nella sua circoscrizione, Savona, si è portata a casa oltre 4mila preferenze. Da notare che in Liguria non ci sarà neanche un consigliere nato negli anni Ottanta. Tre consiglieri under 35 su 40 posti: 7,5%. LAZIO. In Lazio (4 milioni 722.155 cittadini con diritto di voto, 2 milioni 875.469 votanti, astensionismo quasi al 40%), dove i posti in consiglio sono 73 (15+58), i consiglieri regionali under 35 saranno sei. Solo uno ci è arrivato però attraverso la scelta dei cittadini: Vincenzo Maruccio, classe 1978, candidato nelle fila dell'Italia dei Valori ed eletto con oltre 8mila preferenze. Maruccio era già assessore regionale e si occupava di consumatori, semplificazione amministrativa e lavori pubblici. Gli altri cinque neoconsiglieri, tutti nati a Roma e di età compresa tra i 23 e i 33 anni, erano stati inseriti da Renata Polverini (lei stessa, a 48 anni, abbastanza "giovane" per i parametri della politica italiana) nel listino regionale "Per il Lazio". C'è Francesco Pasquali, classe 1976; Carlo De Romanis [nella foto], nato nel 1980 (già segretario di Forza Italia Giovani del Lazio dal 2001 al 2007); Veronica Cappellaro, 1981 (ex moglie di Luca Pompei, il nipote di Donna Assunta Almirante, la moglie del defunto leader del Movimento sociale); Giancarlo Miele, 1982; e infine Chiara Colosimo, la più giovane, nata nel 1986, che il 2 giugno festeggerà al consiglio regionale non solo la festa della Repubblica ma anche il suo 24esimo compleanno. Sei su 73 equivale all'8%.CAMPANIA. In Campania (4 milioni 945.381 aventi diritto, 3 milioni 114.075 votanti, percentuale di astenuti 37%) è stato eletto il cinquantenne Stefano Caldoro. Nessun under 35 nel suo listino, ma cinque eletti con le preferenze: due in provincia di Avellino (Antonia Ruggiero del PDL [nella foto], classe 1977, già assessore provinciale, eletta con oltre 11mila preferenze; ed Ettore Zecchino dell'UDC, giornalista, che in realtà a fine maggio compierà 35 anni, ed ha ottenuto oltre 5mila preferenze); due in provincia di Salerno (Anna Petrone del PD, classe 1975, già consigliere dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare, eletta con oltre 14mila preferenze, e il ministro Mara Carfagna per il PDL, anche lei nata nel 1975, che ha sbancato ottenendone quasi 56mila), e uno in provincia di Napoli (Mafalda Amente, 30 anni a giugno, eletta per il PDL con più di 16mila preferenze e "figlia d'arte" dato che suo padre e suo nonno sono stati leader locali della Democrazia Cristiana). Cinque su 59 seggi: 8,5%. CALABRIA. In Calabria (1.887.078 iscritti, 1.118.429 votanti, astensione sopra il 40%, con un picco negativo del 47% in provincia di Crotone) di consigliere regionale under 35 ne è stato eletto (anzi: riconfermato) soltanto uno, Antonino De Gaetano detto Nino [nella foto], classe 1977, che con Rifondazione - Comunisti Italiani ha ottenuto quasi 9mila preferenze nella circoscrizione di Reggio Calabria. Nel precedente mandato Gaetano era stato assessore al Lavoro e alle politiche sociali. Uno su 47 fa 2%.BASILICATA. E infine, la Basilicata (569.365 elettori, 357.607 votanti, astensionismo al 37%), dove nessuno dei prossimi 30 consiglieri regionali (4+26) avrà meno di trentacinque anni. Nessuno! I più giovani (Michele Napoli del PDL e Luca Braia del PD) sono nati nel 1970. Un'altra nota deprimente, rispetto a queste ultime due regioni, è che oltre ad avere una rappresentanza microscopica se non nulla di giovani, hanno anche il primato negativo di non avere, tra gli eletti (provvisori), nemmeno una donna. Neanche una su 30 nel caso della Basilicata, neanche una su 47 nel caso della Calabria. Si può dire "che tristezza"? Che tristezza.Eleonora VoltolinaNota: il 28 e 29 marzo si è votato in 13 regioni. I risultati di nove di queste (Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Campania e Basilicata) sono disponibili sul sito del ministero dell'Interno. Per reperire i dati relativi alle regioni mancanti la Repubblica degli Stagisti si è attivata: per ora è riuscita a recuperare quelli della Calabria (citata infatti in questo articolo), il prima possibile verrà pubblicato un altro articolo con i risultati delle regioni mancanti (Toscana, Marche e Puglia).Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Solo otto consiglieri regionali under 35 eletti in Lombardia: giovani senza rappresentanza e senza voce- Elezioni alle porte: se tutti votassimo un candidato giovane, entrerebbe un po' di aria fresca nei consigli regionali- Progetto Lombardia 2010, SPAZIO AGLI UNDER 35: videointerviste ai candidati più giovani delle prossime elezioni regionali

Lombardia 2010 - SPAZIO AGLI UNDER 35, si chiude il sipario (per ora). Tutti i risultati elettorali dei candidati videointervistati

Ci sono stati i giornali, meno i blog. C’è stata l’idea, meno i voti. Quasi 7mila persone hanno visualizzato le videointerviste sul canale Stagisti TV di Youtube e su tutti gli altri siti e blog dove erano state pubblicate. I candidati videointervistati hanno raccolto complessivamente quasi 45mila preferenze (per la precisione 44.893, dalle 12.962 per il piddino trentunenne Maurizio Martina - eletto nella circoscrizione di Bergamo - alle 14 ottenute da Stefano Tevini, candidato a Brescia nelle fila della Federazione della Sinistra). Questo il riassunto dell’iniziativa volta al ricambio generazionale in Lombardia. 45mila sembra un grande numero, ma in effetti è molto piccolo rispetto al totale dei votanti in Lombardia. Noi abbiamo provato a sostenere, al di fuori della logica dei partiti, i candidati giovani, under 35, per favorire un rinnovamento del consiglio regionale. Degli intervistati solo tre ce l’hanno fatta. Una bassa percentuale, come basso era il numero degli under 35 nelle liste, ma l’idea di fondo rimane la stessa: servono volti, idee, persone, programmi nuovi, diversi, innovativi. Ce ne sono stati pochi, e non crediamo nemmeno che under 35 significhi per forza nuovo: è evidente che ci sono tanti giovani che hanno poco da dire, ma è altrettanto chiaro che serve agire, fare, tentare, provare. Ecco perché noi, al di fuori dei partiti, abbiamo messo insieme questa iniziativa, nata nel solco delle esperienze precedenti fatte da ognuno di noi. Ecco perché, in questa forma o con altre idee, torneremo a occuparci di politica anche in vista delle elezioni comunali di Milano, giugno 2011. Eleonora Voltolina Antonio Incorvaia Alessandro Rimassa Alessandro Rosina Risultati elettorali dei 32 candidati videointervistati:1) MAURIZIO MARTINA (Calcinate, 9 settembre 1978), 12.962 preferenze - ELETTO2) GIUSEPPE CIVATI DETTO PIPPO (Monza, 4 agosto 1975), 10.256 preferenze - ELETTO3) GIULIO CAVALLI (Milano, 26 giugno 1977), 3.835 preferenze a Milano + 528 a Varese - ELETTO4) ANDREA TREMAGLIA (Bergamo, 25 settembre 1987), 4.676 preferenze5) PIETRO BUSSOLATI (Milano, 2 maggio 1982), 3.528 preferenze6) CHIARA CAPELLETTI DETTA CHIARA (Cremona, 9 aprile 1978), 2.643 preferenze7) ALESSANDRA GATTI (Segrate, 19 novembre 1988), 895 preferenze8) MAURO BUTI (Ancona, 22 ottobre 1979), 680 preferenze9) LUIGI SIBILIO (Codogno, 30 giugno 1984), 639 preferenze10) FEDERICO VILLA (Trescore Balneario, 15 luglio 1990), 616 preferenze11) DANILO RADAELLI (Milano, 11 maggio 1976), 603 preferenze12) DARIO ANZOLA (Guastalla, 4 marzo 1982), 503 preferenze13) ALESSANDRO MARCUCCI (Lecco 26 ottobre 1988), 408 preferenze14) SARA FLORIO (Milano, 19 aprile 1980), 382 preferenze15) IVAN CATALANO (Legnano, 17 ottobre 1986), 273 preferenze16) ANDREA SCIOTTI (Chiari, 27 ottobre 1987), 269 preferenze17) MATTEO PANDOLFI (Genova, 28 agosto 1978), 223 preferenze18) GABRIELE STRAZIO (Garbagnate Milanese, 13 marzo 1984), 189 preferenze19) DIJANA PAVLOVIC (Krusevac - Serbia, 11 novembre 1976), 161 preferenze20) ANITA GIURIATO (Vimercate, 3 ottobre 1976), 135 preferenze21) MICHELE BAROSSELLI (Voghera, 18 agosto 1988), 123 preferenze22) ALESSANDRO DONZELLI (Giussano, 14 agosto 1979), 115 preferenze23) IVAN PELLEGRINO (Siracusa, 11 marzo 1977), 115 preferenze24) SILVIA CASAROLLI (Sesto San Giovanni, 4 gennaio 1979), 99 preferenze25) GIRGIS SORIAL (Brescia, 12 luglio 1983), 90 preferenze26) ALBERTO ANZALONE (Palermo, 6 settembre 1980), 48 preferenze27) FABIO LOBOSCO (Milano, 4 maggio 1991), 47 preferenze28) MASSIMO IDRA (Brescia, 13 luglio 1975), 43 preferenze29) ANDREA GIULIANI (Brescia, 1 gennaio 1990), 34 preferenze30) SIMONE DONAT CATTIN (Milano, 3 luglio 1978), 31 preferenze31) STEFANO TEVINI (Brescia, 2 aprile 1981), 14 preferenze32) MARUSKA CONSOLATI (Brescia, 3 maggio 1987), nessuna preferenza perchè inserita nel listino regionale della Federazione della sinistra.[dati tratti dal sito del ministero dell'Interno]Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Solo otto consiglieri regionali under 35 eletti in Lombardia: giovani senza rappresentanza e senza voce