Categoria: Approfondimenti

Articoli pagati 2,50 euro e collaborazioni mai retribuite. Ecco i dati della vergogna che emergono da una ricerca dell'Ordine dei giornalisti

L’informazione ha un costo. In tempi di crisi, però, questo dettaglio sembra passare in secondo piano: almeno stando alla ricerca “Smascheriamo gli editori”, presentata qualche giorno fa dall’Ordine nazionale dei giornalisti [nell'immagine a destra, un momento della presentazione]. Lo studio analizza le retribuzioni dei freelance, ossia i collaboratori, di una cinquantina di testate nazionali e locali, esaminando i dati che loro stessi hanno fornito all'Ordine. Il quadro è allarmante: articoli pagati meno di  3 euro, compensi percepiti dopo anni - o mai. La condanna non risparmia nessun settore: dalla carta stampata ai giornali online, dalla radio alla tv. A partire dai quotidiani più importanti, che pure annualmente ricevono cospicui contributi dallo Stato: per esempio Repubblica, che riceve 16 milioni di euro di soldi pubblici,  paga un pezzo di 5-6mila battute soltanto 30 euro lordi (nel 2009 il compenso era di 50 euro); il Messaggero arriva a un massimo di 27 euro  per gli articoli più lunghi, a fronte di un finanziamento statale di circa 1 milione e mezzo di euro. Nella “lista nera” c’è anche il Gazzettino, diffusissimo nel nord-est, con una tiratura di circa 100mila copie: i compensi sono di 4 euro per un pezzo che non supera le mille battute, 9,50 euro fino a duemila, 15 euro fino a tremila e 19 euro se si va oltre. L’abolizione dei tariffari minimi non ha migliorato le cose: l’ultimo, approvato nel 2007, suddivideva le testate in sette categorie. In tutti gli esempi descritti poco sopra le soglie minime stabilite sono tutt’altro che rispettate: a volte  le retribuzioni erogate ai collaboratori sono inferiori perfino ai minimi della fascia più bassa. I «dati delle vergogna», come li ha definiti il segretario nazionale dell’Ordine Enzo Iacopino [nella foto a sinistra], non riguardano solo le testate principali. Fra tutte i giornali online: 4-5 euro lordi è il compenso mediamente percepito dalla maggioranza dei giornalisti che lavorano per  testate web. Da segnalare anche gran parte dei giornali locali: il caso più eclatante è quello della Voce di Romagna, con i suoi 2,50 euro lordi ad articolo, nonostante un finanziamento statale di oltre 2 milioni e mezzo di euro.Esistono, tuttavia, anche esempi positivi: Il Foglio paga i suoi collaboratori 180 euro lordi ogni 4200 battute; il Sole 24 Ore dai 60 agli 80 euro per un pezzo di circa 5mila battute; Il Riformista 50 euro per 5500 battute.Al di là di questi casi particolari, come frenare questo sfruttamento sempre più frequente? Il ministro della gioventù Giorgia Meloni (lei stessa giornalista professionista dal 2006) ha lanciato l’idea di un “bollino blu” , una menzione di merito per le testate che hanno un comportamento virtuoso con i propri freelance. Silvano Moffa, a sua volta giornalista e presidente della commissione lavoro della Camera dei deputati, ha annunciato una proposta di legge che leghi i contributi pubblici all’editoria all’obbligo di una retribuzione equa e di garanzie minime per i collaboratori. Intanto i dati dell’indagine sono stati trasmessi alle procure della Repubblica per verificare la presenza di eventuali ipotesi di reato nelle situazioni descritte. La speranza è che alla denuncia seguano azioni concrete per cominciare a ricompensare equamente il lavoro di tanti professionisti.Chiara Del PriorePer saperne di più su questo argomento, leggi anche gli articoli- Collaboratori pagati «a pezzo», qual è il prezzo giusto? Ecco cosa suggerisce il Tariffario con i compensi minimi per le prestazioni giornalistiche- Giornalisti freelance, sì alla reintroduzione del Tariffario: ma i compensi minimi devono essere più realistici. E vanno fatti rispettare con controlli e sanzioni E anche:- Praticantato d'ufficio, il calvario di A., giornalista freelance, per diventare professionista- La testimonianza di Carlo: "Sono diventato giornalista scrivedo gratis. Ma almeno le ritenute d'acconto me le hanno pagate"- La testimonianza di Franca: "Dopo una serie di stage logoranti la scelta di pagarmi da sola i contributi da pubblicista"

Collaboratori pagati «a pezzo», qual è il prezzo giusto? Ecco cosa suggerisce il Tariffario con i compensi minimi per le prestazioni giornalistiche

Risale al dicembre 2006 l'ultimo tariffario con i «compensi minimi per le prestazioni professionali giornalistiche nei quotidiani, nei periodici, anche telematici, nelle agenzie, nelle emittenti radiotelevisive e negli uffici stampa». Lo emise il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti in una riunione a ridosso delle festività natalizie: non si trattava già allora di un documento vincolante, non dal punto di vista legale quantomeno, e in più venne poi deciso di non rinnovarlo (motivo per il quale il Tariffario 2007 è tuttora quello più recente).Però è interessante vederne i contenuti, e soprattutto confrontarli con la situazione reale. Due premesse. La prima: quando si parla di «prestazioni giornalistiche» si intende il lavoro di giornalisti iscritti all'albo (nell'elenco professionisti o in quello pubblicisti) che collaborano con una testata senza essere assunti, e vengono quindi come si dice in gergo "pagati a pezzo". La seconda: nel tariffario i lavori giornalistici vengono differenziati in tre categorie. Quello meno impegnativo è la notizia, «concisa informazione fornita dal giornalista su fatti o situazioni»; c'è poi l'articolo («testo in chiave di resoconto o di analisi su fatti o temi diversi fino a due cartelle da 25 righe di 60 battute l’una, esempio: politici, economici, sociali, morali, religiosi, culturali, sportivi, etc») e infine il più complesso, il servizio, «elaborato oltre le due cartelle più complesso e articolato che presuppone un approfondito lavoro di indagine o di ricerca». In soldoni, si potrebbero considerare notizie i testi fino a mille battute, articoli quelli tra mille e tremila, e servizi tutti i pezzi superiori alle tremila battute (fino a un massimo di 7500). Il tariffario suddivide l'universo delle testate giornalistiche in sette gruppi:Categoria A - Quotidiani e periodici a diffusione nazionale con tiratura oltre 250mila copie; agenzie di stampa a diffusione nazionale; periodici stranieri; emittenti radiotelevisive a diffusione nazionale e network. Qui dentro stanno i maggiori giornali (Corriere, Repubblica, Messaggero, Giornale, La Stampa, Panorama, Espresso, Vanity Fair...). I minimi netti che ognuna di queste testate dovrebbe pagare ai suoi collaboratori sono: 33 euro per ogni notizia, 171 euro per ogni articolo, 342 euro per ogni servizio.Categoria B - Quotidiani e periodici a diffusione nazionale con tiratura fino a 250mila copie, cioè le testate nazionali un po' meno diffuse (come Avvenire, Libero, Il Fatto, Il Riformista, Il Foglio...). La differenza rispetto alla categoria precedente è minima: 30 euro netti di compenso per ogni notizia, 159 euro per gli articoli, 318 per i servizi.Categoria C - Quotidiani e periodici a diffusione regionale o locale con tiratura oltre 40mila copie; agenzie di stampa a diffusione regionale o locale; emittenti radiotelevisive a diffusione regionale o locale, con potenziale bacino di utenza superiore a 400mila destinatari. Qui troviamo, a livello di carta stampata, colossi editoriali come Il Gazzettino di Venezia, la Gazzetta del Mezzogiorno, la Sicilia, e a livello radiotelevisivo realtà locali come Telelombardia. I compensi minimi che queste testate dovrebbero erogare ai loro collaboratori giornalistici sono 29 euro per le notizie, 148 euro per gli articoli e 214 euro per i servizi.Categoria D - Quotidiani a diffusione regionale o locale con tiratura fino a 40mila copie; periodici a diffusione regionale o locale con tiratura da 10mila a 40mila copie; emittenti radiotelevisive a diffusione regionale o locale con potenziale bacino di utenza da 100mila a 400mila destinatari. Il minimo compenso per le notizie resta molto vicino a quello delle categorie precedenti, 28 euro, ma diminuiscono significativamente quello per gli articoli (93 euro, quasi la metà rispetto alla fascia A) e quello per i servizi (122 euro, quasi un terzo della fascia A).Categoria E - Periodici a diffusione regionale o locale con tiratura fino a 10mila copie; emittenti radiotelevisive a diffusione regionale o locale con potenziale bacino di utenza fino a 100mila destinatari. Qui si parla dei giornali, delle radio e delle emittenti televisive più piccole. Le prestazioni giornalistiche qui andrebbero pagate 25 euro (notizia), 60 euro (articolo) e 93 euro (servizio). Nessuna testata di carta stampata o radiotelevisiva potrebbe MAI andare sotto questi limiti.Categoria F - Quotidiani e periodici telematici e agenzie collegati a quotidiani, periodici e agenzie a diffusione nazionale o con visite mensili superiori a 150mila. In questa classe e nella successiva il Tariffario affronta il mare magnum del web, o quantomeno di quella piccola parte del web registrata in Tribunale come testata giornalistica. Qui la differenziazione tra "articolo" e "servizio" è abolita, perché per sua stessa natura il web non è adatto ad ospitare lavori giornalistici di lunghezza eccessiva (niente reportage da 20mila battute su Internet). La categoria F è quella del web più importante: siti molto frequentati, con oltre 150mila visite al mese (Corriere.it, Repubblica.it). Queste testate telematiche dovrebbero pagare i loro collaboratori almeno 28 euro per le notizie e 93 euro per gli articoli.Categoria G - Quotidiani e periodici telematici e agenzie con visite mensili inferiori a 150mila. Questa è l'ultima classe del Tariffario. La Repubblica degli Stagisti, per esempio, si colloca in questa fascia. Qui le notizie dovrebbero essere retribuite 25 euro, e gli articoli almeno 60 euro.Nel testo del Tariffario, alla voce «Norme per l'applicazione», si legge che sotto di queste cifre non si può proprio andare: in caso contrario l’Ordine dei Giornalisti stabilisce la «incongruità del compenso» (ai sensi degli artt. 633 e 636 cpc, infatti, in caso di contestazione giudiziale o extra-giudiziale ogni giornalista può rivolgersi al competente Consiglio regionale dell’Ordine per ottenere il parere sulla congruità). E attenzione: i compensi sono dovuti dovuti «anche in caso di mancata pubblicazione del materiale giornalistico commissionato oppure inviato nel quadro della collaborazione concordata», salvo naturalmente che il pezzo non venga rifiutato. Eleonora VoltolinaVedi anche cosa dice il Tariffario 2007:- sui compensi minimi per i fotogiornalisti- sui compensi minimi per i giornalisti televisivi- sui compensi minimi per gli uffici stampaE per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Articoli pagati 2,50 euro e collaborazioni mai retribuite. Ecco i dati della vergogna che emergono da una ricerca dell'Ordine dei giornalisti- Giornalisti freelance, sì alla reintroduzione del Tariffario: ma i compensi minimi devono essere più realistici. E vanno fatti rispettare con controlli e sanzioni

Tariffario 2007 dell'Ordine dei giornalisti - compensi minimi per i servizi fotogiornalistici

Anche le foto "fanno" una notizia. E anche se proprio su questo elemento sempre più spesso le testate giornalistiche cercano di risparmiare, ci sono professionisti che scattano immagini per mestiere e che dovrebbero essere pagati il giusto per quelle immagini. Quanto sia questo "giusto" lo indica il «Tariffario 2007 - Compensi minimi per le prestazioni professionali giornalistiche nei quotidiani, nei periodici, anche telematici, nelle agenzie, nelle emittenti radiotelevisive e negli uffici stampa» emesso ormai tre anni fa dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti. Suddividendo i compensi minimi per i servizi fotogiornalistici a seconda della tiratura della testata che acquista la foto (al singolare, perché i compensi indicati «si riferiscono a fotografia singola e, quando il servizio comprende più fotografie diverse fra loro, il minimale di cessione si intende triplicato») e a seconda della tipologia di scatto (cinque classi: fotografia singola bianco e nero, fotografia singola colore, foto in copertina bianco e nero, foto in copertina colore, ripubblicazione). Qui sotto i minimi:Categoria A - Quotidiani e periodici a diffusione nazionale con tiratura oltre 250mila copie; periodici stranieri; emittenti radiotelevisive a diffusione nazionale e network. Fotografia singola bianco e nero: 136 euro; fotografia singola colore: 153 euro; foto in copertina bianco e nero: 427 euro; foto in copertina colore: 460 euro; ripubblicazione: 101 euro.Categoria B - Quotidiani e periodici a diffusione nazionale con tiratura fino a 250mila copie. Fotografia singola bianco e nero: 122 euro; fotografia singola colore: 137 euro; foto in copertina bianco e nero: 355 euro; foto in copertina colore: 400 euro; ripubblicazione: 87 euro. Categoria C - Quotidiani e periodici a diffusione regionale o locale con tiratura oltre 40mila copie; emittenti radiotelevisive a diffusione regionale o locale con potenziale bacino di utenza superiore a 400mila destinatari. Fotografia singola bianco e nero: 93 euro; fotografia singola colore: 108 euro; foto in copertina bianco e nero: 122 euro; foto in copertina colore: 153 euro; ripubblicazione: 52 euro.Categoria D -  Quotidiani a diffusione regionale o locale con tiratura fino a 40mila copie; periodici a diffusione regionale o locale con tiratura da 10mila a 40mila copie; emittenti radiotelevisive a diffusione regionale o locale con potenziale bacino di utenza da 100mila fino a 400mila destinatari. Fotografia singola bianco e nero: 81 euro; fotografia singola colore: 92 euro; foto in copertina bianco e nero: 110 euro; foto in copertina colore: 122 euro; ripubblicazione: 38 euro.Categoria E - Periodici a diffusione regionale o locale con tiratura fino a 10mila copie; emittenti radiotelevisive a diffusione regionale o locale con potenziale bacino di utenza fino a 100mila destinatari. Fotografia singola bianco e nero: 49 euro; fotografia singola colore: 60 euro; foto in copertina bianco e nero: 72 euro; foto in copertina colore: 93 euro; ripubblicazione: 24 euro.Categoria F - Quotidiani e periodici telematici con visite mensili superiori a 150mila. Fotografia singola bianco e nero: 122 euro; fotografia singola colore: 137 euro; foto in copertina bianco e nero: 255 euro; foto in copertina colore: 400 euro; ripubblicazione: 87 euro. (qui è presumibile, anche se non specificato, che per "copertina" si intenda l'homepage)Categoria G - Quotidiani e periodici telematici con visite mensili inferiori a 150mila. Fotografia singola bianco e nero: 93 euro; fotografia singola colore: 108 euro; foto in copertina bianco e nero: 122 euro; foto in copertina colore: 153 euro; ripubblicazione: 52 euro.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Collaboratori pagati «a pezzo», qual è il prezzo giusto? Ecco cosa suggerisce il Tariffario con i compensi minimi per le prestazioni giornalistiche- Giornalisti freelance, sì alla reintroduzione del Tariffario: ma i compensi minimi devono essere più realistici. E vanno fatti rispettare con controlli e sanzioni

Tariffario 2007 dell'Ordine dei giornalisti - compensi minimi per servizi cine-videogiornalistici

Il «Tariffario 2007 - Compensi minimi per le prestazioni professionali giornalistiche nei quotidiani, nei periodici, anche telematici, nelle agenzie, nelle emittenti radiotelevisive e negli uffici stampa» emesso dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti aiuta anche a farsi un'idea di quanto dovrebbero essere retribuiti i giornalisti freelance che collaborano con la televisione. Considerando che dentro un servizio per il piccolo schermo non c'è solo la ricerca delle informazioni e la stesura dell'articolo, ma anche la videocamera, i microfoni, il montaggio, il mixaggio del suono e molti altri aspetti che rendono ancor più impegnativo il lavoro giornalistico, il Tariffario indica che un servizio "standard", di durata massima di 3 minuti, dovrebbe essere pagato almeno 1334 euro netti dalle emittenti radiotelevisive a diffusione nazionale e network, e almeno 792 euro da quelle a diffusione regionale o locale. Per servizi più lunghi «il prezzo di cessione è lasciato alla libera contrattazione», e dovrebbe essere comunque superiore a questi minimi.Nel caso in cui un giornalista venga chiamato da una tivù a supportare una redazione, attraverso una «collaborazione pro-tempore», il Tariffario prevede che debba essere pagato almeno 428 euro netti al giorno.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Collaboratori pagati «a pezzo», qual è il prezzo giusto? Ecco cosa suggerisce il Tariffario con i compensi minimi per le prestazioni giornalistiche - Giornalisti freelance, sì alla reintroduzione del Tariffario: ma i compensi minimi devono essere più realistici. E vanno fatti rispettare con controlli e sanzioni

Tariffario 2007 dell'Ordine dei giornalisti - compensi minimi per gli uffici stampa

Gli uffici stampa svolgono un'attività limitrofa e per molti versi simile a quella dei giornalisti, e pertanto il Tariffario 2007 si occupa anche di loro, andando a stabilire i «Compensi minimi per le prestazioni professionali giornalistiche nei quotidiani, nei periodici, anche telematici, nelle agenzie, nelle emittenti radiotelevisive e…» appunto anche «...negli uffici stampa».Per prima cosa esso stabilisce che un giornalista che svolga «prestazioni fisse continuative da addetto stampa, portavoce e collaboratore professionale di uffici stampa pubblici e privati senza vincolo di orario e di presenza» debba percepire per il suo lavoro un compenso annuo di almeno 35.571 euro, cioè più o meno tremila euro al mese. Dato che però non sempre queste attività vengono svolte a tempo pieno e soprattutto con contratti precisi, il Tariffario prevede anche che «per prestazioni saltuarie» i compensi siano rapportati «ad ogni singola prestazione». Ed elenca in particolare quattro attività specifiche: l'organizzazione di una conferenza stampa; la responsabilità di ufficio stampa per una manifestazione di breve durata; l'attività giornalistica di collaborazione pro-tempore; e la stesura di testi per conto di un ufficio stampa.Per le conferenze stampa un giornalista dovrebbe guadagnare da 4.993 (in caso la manifestazione abbia carattere regionale) a 7.284 euro netti (per una manifestazione a carattere nazionale). Per seguire invece in qualità di ufficio stampa una manifestazione, con l'onere del lavoro preparatorio redazionale, contatti con la stampa, redazione comunicati, organizzazione conferenza stampa e incontri di lavoro, il compenso minimo suggerito è di 8.665 euro per un evento brevissimo (fino a 5 giorni) e di 11.456 euro per uno più lungo (da 6 a 10 giorni). L'attività giornalistica dovrebbe essere ricompensata con 427 euro netti al giorno, e la redazione di comunicati stampa è quotata 153 euro per testi fino a due cartelle (3mila battute) e 247 euro oltre quella lunghezza (e fino a un massimo di 7500 battute).Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Collaboratori pagati «a pezzo», qual è il prezzo giusto? Ecco cosa suggerisce il Tariffario con i compensi minimi per le prestazioni giornalistiche - Giornalisti freelance, sì alla reintroduzione del Tariffario: ma i compensi minimi devono essere più realistici. E vanno fatti rispettare con controlli e sanzioni

I superstagisti calabresi a Pietro Ichino: «Ci aiuti a farci assumere». La risposta del senatore: «Non aspettate lo Stato-mamma, datevi da fare per attirare nella vostra terra buoni imprenditori»

I superstagisti calabresi bussano alla porta di Pietro Ichino, giuslavorista e senatore, unico esponente politico ad aver seguito - ormai da un anno e mezzo - la loro vicenda. Che in estrema sintesi è questa: centinaia di brillanti laureati, fino a 37 anni di età, tre anni fa hanno risposto a un bando promosso dal consiglio regionale  della Calabria, il "Programma Stages 2008", che prevedeva di avviare 500 stage nelle pubbliche amministrazioni locali erogando un rimborso di circa mille euro al mese. I 500 vincitori a novembre del 2008 hanno cominciato un periodo di formazione in aula, presso le università calabresi: a partire da febbraio del 2009 sono stati poi smistati in quasi duecento enti locali. Questi stage finiranno nell'ottobre del 2010: complessivamente quindi i superstagisti calabresi (oggi alcuni addirittura quarantenni) avranno fatto 24 mesi di stage, il doppio di quanto la normativa vigente consenta.La Repubblica degli Stagisti fin dal gennaio del 2009 ha seguito la vicenda, segnalando a più riprese le irregolarità dell'iniziativa e sottolineando quanto questa opportunità, apparentemente favorevole ai "cervelli calabresi", in realtà fosse un boomerang destinato a ritorcersi sugli stessi superstagisti, che alla fine si sarebbero ritrovati con un pugno di mosche in mano - essendo materialmente impossibile per la pubblica amministrazione assumere 500 persone - e avrebbero perso due preziosi anni. Anche il senatore Ichino aveva messo nero su bianco le sue critiche al "Programma Stages", benchè fosse stato avviato da un consiglio regionale del suo stesso schieramento (PD), affidandole a due interrogazioni parlamentari rimaste entrambe senza risposta.Adesso i superstagisti scrivono una lettera aperta a Ichino, chiedendogli di sostenere la loro battaglia per farsi assumere dagli enti locali presso cui stanno facendo gli stage. «Il triste epilogo che si sta concretizzando finisce per darLe ragione per molti versi» ammettono in apertura «noi abbiamo colto quella che reputavamo essere una grande occasione... Oggi, a pochi mesi dal termine del Programma, siamo davvero preoccupati di aver perso solo del tempo».  Hanno paura che il loro maxistage si concluda in sordina, senza sbocchi occupazionali, e chiedono a Ichino: «Secondo Lei è così sbagliato pretendere di avere una concreta occasione di contribuire allo sviluppo della propria Regione?  I modi ci sarebbero se solo i politici volessero». E sperano che qualcuno li aiuti a farsi assumere tutti: «Non è vero che tutte le Amministrazioni dove siamo stati collocati sono sovradimensionate, moltissime potrebbero bandire concorsi per assorbirci (concorsi, ovviamente, non pretendiamo sconti!!!), per chi di noi dovesse, invece, trovarsi in Enti impossibilitati dal bandire concorsi, la Regione potrebbe metterci in mobilità ed aiutare il nostro assorbimento in alte P.A. L’importante sarebbe trovare una tutela per tutti, perché è tutto interesse della Regione, raccogliere i frutti dell’investimento che ha fatto su di noi».Qualche  settimana fa i superstagisti avevano provato anche a chiamare in causa il neogovernatore pdl Giuseppe Scopelliti, che finora però non ha dato segni di vita. In realtà la giunta regionale uscente aveva previsto di aiutarli, stabilendo di erogare 10mila euro all'anno, per tre anni, a tutti quegli enti che avessero deciso di assumere uno di loro. Ma questa soluzione non è mai piaciuta ai diretti interessati, perchè presuppone che alcuni possano essere assunti e altri no: e il timore principale di quelli che si fanno portavoce del gruppo è che qualcuno venga «sbattuto per strada».Ichino pubblica sul suo sito la lettera aperta, e risponde a stretto giro di posta: «La colpa più grave nei vostri confronti, che due anni fa imputavo alla Regione Calabria, era proprio quella di avervi ingannati: avervi promesso una formazione che non ci sarebbe stata e sbocchi professionali nelle amministrazioni pubbliche locali che sarebbero stati invece altamente problematici, per non dire impossibili. La stessa colpa imputo al Governo centrale, che avrebbe potuto e dovuto intervenire per impedire questo inganno e questo sperpero di denaro pubblico: esso invece ha deliberatamente scelto di chiudere entrambi gli occhi su questa vicenda, senza peraltro avere il coraggio di assumere le proprie responsabilità in proposito davanti al Parlamento». Ma il senatore non fa sconti neppure ai superstagisti: «Anche voi, però, foste avvertiti fin dall’inizio del carattere ingannevole e fraudolento di quell’iniziativa sciagurata; e anche voi - nonostante l’eccellenza del vostro titolo di studio - avete compiuto la scelta di prendere i soldi, sperando che insieme ai soldi maturasse col tempo una sorta di diritto automatico alla stabilizzazione “a prescindere”. Avete fatto male; e per questo siete in parte corresponsabili dell’esito pesantemente negativo che sta delineandosi». E nella seconda parte della risposta esorta i suoi interlocutori a non continuare la battaglia per essere assunti dagli enti pubblici calabresi, ma piuttosto a rimboccarsi le maniche: «Non è così che si promuove lo sviluppo sociale, economico e culturale di una regione in difficoltà, come la vostra; non è così che si creano le condizioni perché le sue intelligenze migliori possano essere valorizzate al servizio della regione stessa. Ora quello che dovete fare è innanzitutto non perseverare nell’errore: non chiedete ancora assistenza, aiuti, “tutele”, “procedure di mobilità”! Dovete cogliere con intelligenza (che non vi manca!) l’insegnamento che si può trarre da questa vicenda: l’assistenzialismo fa danno anche a chi apparentemente ne beneficia. Dunque, non piangetevi addosso, non attardatevi a recriminare, non aspettate che lo Stato-mamma o la Regione-mamma si inventino per voi l’ennesimo stipendio a vita (tanto, con questi chiari di  luna né l’uno né l’altra possono più permettersi di farlo). Datevi da fare, piuttosto, per attirare nella vostra terra buoni imprenditori con buoni piani industriali, sapendo che questo comporta scommettere con loro sul successo dell’iniziativa, rischiando anche qualche cosa di vostro: hire your best employer!»Non è facile, lo sanno tutti e lo sa anche Ichino, specialmente in una regione dove il tasso di occupazione sta 15 punti percentuali sotto la media nazionale (43,1% contro 57,5%) e quello di disoccupazione tre punti e mezzo sopra (11,3% contro 7,8%): «ma alternative non ce ne sono. Salvo quella, vecchia come il mondo, di recarvi voi stessi a lavorare dove le buone imprese sono già insediate».Eleonora VoltolinaA questo link i testi integrali della lettera aperta e della risposta di IchinoPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Superstagisti calabresi assunti? Una bella notizia solo in apparenza- Superstage calabresi, in arrivo un emendamento-traghetto verso l'assunzione- Consiglio regionale calabrese, la lettera aperta di una superstagista al presidente Bova: non siamo altro che manovalanza per enti assetati di personaleE anche:- Dopo la Calabria, anche in Basilicata piovono «superstage». E Ichino presenta un'altra interrogazione a Sacconi e Brunetta- La Regione Basilicata sospende il bando per i mille "superstage" negli enti pubblici lucani

Le sentenze dell'Agcm e del Tar del Lazio: mettere corsi a pagamento tra gli annunci di lavoro è una pratica scorretta e inganna chi è in cerca di impiego

Non si possono imbrogliare i cittadini con annunci parziali, perché ciò rischia di condizionarne le scelte. Un atteggiamento del genere si traduce in pubblicità ingannevole e pratiche commerciali scorrette. Un principio ribadito diverse volte dall’Agcm (l’Antitrust per la concorrenza del mercato, guidata da Antonio Catricalà - nell'immagine qui a destra, l'homepage del sito) e dall’Agcom (authority delle comunicazioni presieduta da Corrado Calabrò, che vigila sui comportamenti dei media) e di recente anche dal Tar del Lazio. Una delle ultime sanzioni ha colpito Zenith, una società immobiliare di Sondrio che con l’annuncio su alcuni giornali per un lavoro “creativo” da free lance nascondeva una serie di corsi a pagamento. Un atteggiamento sanzionato e censurato dalle authority con una decisione che potrebbe, e dovrebbe, fare scuola. Perché, nonostante tutto, sono ancora troppi gli annunci di lavoro e stage che mascherano la vendita di corsi a pagamento. Il caso Zenith inizia nel 2009 quando, dopo le segnalazioni da parte del Codacons e di Federconsumatori, l’Agcm apre un’istruttoria chiedendo un parere preventivo all’Agcom sui contenuti delle inserzioni pubblicitarie dell’azienda. Il 29 settembre dello scorso anno l’Agcom scrive: «La proposta pubblicizzata - presentata sotto forma di offerta di lavoro per “Tecnico Pubblicitario” e rivolta a “giovani inesperti ma anche creativi” - ha ricadute sulla sensibilità di soggetti chiaramente individuati, stimolati dalla prospettiva di accedere ad un’opportunità di lavoro, ossia di eseguire un “mestiere creativo”». Tradotto: è uno specchietto per le allodole. Attira i consumatori verso qualcosa che non stanno cercando (un corso anziché un lavoro). L’authority  poi aggiunge: «I contenuti dell’inserzione pubblicitaria non sono esaurienti ed obiettivi e, comunque, non informano adeguatamente il consumatore medio, ossia “i giovani” interessati a tale proposta che, in realtà, non di attività lavorativa si tratta, bensì di un corso di formazione a pagamento, reclamizzato sotto forma di “opportunità previo training di formazione professionale”, senza quindi fornire un’adeguata chiave di lettura per una scelta consapevole». E quindi in assenza di chiarezza il messaggio rischia di condizionare le scelte e le decisioni dei consumatori. Si tratta quindi di una comunicazione “capziosa” che non informa i destinatari sull’effettivo contenuto dell’offerta «inducendoli a ritenere che rispondendo all’inserzione avrebbero trovato un’opportunità di lavoro e non invece l’iscrizione ad un corso a pagamento». L’obiettivo finale è quindi quello di indurre i consumatori ad assumere una decisione che altrimenti non avrebbero preso. Per l’Agcm si tratta quindi di un’inserzione ingannevole e infatti  l’annuncio «di ricerca di personale cela una vera e propria inserzione pubblicitaria di corsi, in quanto coloro che rispondono alla supposta proposta di lavoro dovrebbero frequentare un corso a pagamento». Una pratica commerciale scorretta per la quale a Zenith viene anche comminata una sanzione amministrativa di 35mila euro. Che il Tar (il tribunale amministrativo regionale, che giudica i ricorsi agli atti amministrativi) del Lazio ha suggerito all’Agcm di ridurre, giusto un paio di mesi fa, in una sentenza (n. 05323/2010) nella quale ha però confermato in pieno i contenuti della sanzione.Anche per il Tar infatti gli annunci di lavoro che mascherano offerte di corsi a pagamento sono «messaggi pubblicitari che, per come strutturati, formulati e diffusi […] nell’enfatizzare l’aspetto connesso all’opportunità lavorativa e nell’omettere di informare circa la reale natura della promozione, rivolta a corsi di formazione professionale a pagamento, rivestono portata ingannatoria in quanto idonei ad indurre in errore i relativi destinatari» soprattutto perché questi sono persone «in cerca di occupazione, in posizione di particolare debolezza in ragione della sensibilità verso offerte commerciali, quale quella in esame, che prospettano possibilità lavorative».E con le speranze di chi cerca lavoro non si gioca.Giuliano BalestreriSul sito del Tar del Lazio a questo link il testo integrale della sentenzaClicca qui per scaricare il testo del provvedimento n. 20365 dell'Agcm sul caso Zenith (formato pdf)Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Nuova richiesta di help: «Ho risposto a un annuncio per uno stage, ma poi ho scoperto che avrei dovuto pagare 1600 euro: era un corso a pagamento!»- Boscolo srl, la stuttura della società e le connessioni tra Factory School ed HR:Boscolo

La proposta di Ichino per riformare la normativa sugli stage: più brevi e retribuiti. E lunedì 3 maggio la racconta in Cattolica

È in corso da qualche giorno, sul Forum della Repubblica degli Stagisti, una discussione su quel che concretamente ciascuno può fare per contribuire a migliorare la situazione degli stage in Italia. Le idee sono tante, e a più riprese viene invocata una nuova normativa che vieti una volta per tutte di sfruttare gli stagisti come dipendenti a basso costo: Chiaraleveque chiede un «disegno di legge», perchè – come spiega Nightfly82 – «non dovrebbero essere consentiti per legge stage senza rimborso spese, è lì che il discorso deve cambiare». Insomma, sintetizza Chiara84, «è solo la politica che può cambiare qualcosa mettendo dei paletti legali».Una proposta, in effetti, già c'è, ed è pure molto incisiva: si tratta dell'articolo 2131 contenuto nel Progetto semplificazione (Nuovo Codice del lavoro semplificato) del giuslavorista e senatore Pietro Ichino, che in molti punti si avvicina alla Carta dei diritti dello stagista promossa dalla Repubblica degli Stagisti.In questo disegno di legge, al primo comma dell'articolo in questione si legano indissolubilmente gli stage all’esistenza di un percorso formativo in atto o appena terminato («entro un anno dal conseguimento del diploma relativo a tali corsi»), per evitare che vengano svolti troppo tempo dopo la fine della scuola o dell’università. Poco più avanti si introduce una differenziazione tra stage formativi per «mansioni di concetto», e stage per «mansioni prevalentemente manuali o meramente esecutive», riducendone la durata massima (sei mesi per i primi, solo tre per i secondi). Questo comma, se la normativa venisse approvata, potrebbe da solo fare piazza pulita di tutti gli stage di sei mesi come telefoniste ai call center, o come commessi nei negozi...Ichino prende anche posizione contro gli stage gratuiti: procedendo nella lettura dell'articolo, infatti, si incontra l'obbligo – mutuato dal modello francese – di retribuire gli stagisti («Il contratto può prevedere che non sia corrisposta allo stagista alcuna retribuzione solo quando la sua durata sia pari o inferiore a due mesi, o esso sia inserito in un programma di alternanza scuola-lavoro. Negli altri casi deve essere corrisposta allo stagista una retribuzione non inferiore al 40 per cento del minimo di cui all’articolo 2092»). All’ultimo comma compare la proposta che la Repubblica degli Stagisti aveva avanzato in occasione della grande inchiesta sui controlli degli ispettori del lavoro sugli stage: sanzionare la trasgressione della normativa con l’obbligo di assumere lo stagista con un contratto di apprendistato («Lo stage protratto oltre il termine [...] è considerato come contratto di apprendistato»). La proposta di Ichino – in effetti molto più ambiziosa, dato che mira a riformare l’intera disciplina dei rapporti di lavoro, e apprezzata sia a destra sia a sinistra – è stata presentata in Senato, con le firme di 55 senatori, nel novembre del 2009 (disegno di legge n. 1873), e poi le bozze corrette sono state riconsegnate ai primi di febbraio del 2010: a questo punto starà al Parlamento discuterne e deciderne la sorte. Per chi volesse saperne di più, e sostenere la proposta con iniziative, il testo integrale della proposta è disponibile sul sito di Ichino. Inoltre, per chi gravita in zona Milano, il senatore partecipa lunedì 3 maggio all'università Cattolica al dibattito «I giovani e il mondo del lavoro», sottotitolo «Per un mercato del lavoro oltre gli stage», organizzato dal gruppo studentesco Formica Democratica. Accanto a lui Alessandro Rosina, docente di demografia e autore del libro Non è un paese per giovani, ed Eleonora Voltolina, direttore della Repubblica degli Stagisti. L'appuntamento è alle 16:30 nell'aula SA 327 (nella sede di via Sant'Agnese 2, metropolitana rossa e verde fermata Cadorna). Qui l'evento su Facebook.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Cosa costituisce tirocinio formativo e cosa no (secondo la legge italiana)- Elezioni regionali alle porte: se qualche candidato se la sente di impegnarsi per i giovani, ecco le proposte della Repubblica degli Stagisti- La proposta della Repubblica degli Stagisti al ministro Sacconi: imporre a chi sfrutta gli stagisti di fare un contratto di apprendistato

Costi, remunerazione minima, articoli richiesti: tutti i requisiti per diventare pubblicisti, Ordine per Ordine

Abruzzo[Pubblicisti iscritti: 1.321; pubblicisti in pensione: 218; popolazione: 1 milione 338.164; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 9,8]Costi: 300,62 euro (carta da bollo da 14,62 euro, tassa di concessione governativa da 168 euro, 118 euro per diritti di segreteria) Articoli richiesti: Per i giornali quotidiani, le agenzie di stampa e i giornali telematici quotidiani un minimo di 60 articoli. Per i settimanali 40. Per i periodici 20.Retribuzione minima nel biennio: 1.500 euro da attestare con modello riepilogativo di fine anno o ricevute (minimo 3-4 per ciascun anno)  Basilicata [Pubblicisti iscritti: 500; pubblicisti in pensione: 55; popolazione: 589.449; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 8,5] Costi: 362,62 euro (80 euro per diritti di segreteria, 100 euro per quota annuale di iscrizione, 168 euro di tassa di concessione governativa, 14,62 euro di marca da bollo) Articoli richiesti: 30 articoli per ogni anno del biennio documentato Retribuzione minima nel biennio: Il Consiglio riterrà congrua una retribuzione che non sia inferiore al 10% di quanto stabilito dal Tariffario del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti relativo all’anno di pubblicazione degli articoli presentati Colloquio di ammissione: Il Consiglio dell’Ordine si riserva, in sede di istruttoria, di ascoltare i programmi giornalistici nei quali è impegnato il richiedente, per riferirne al Consiglio stesso in sede di esame finale della domanda d’iscrizione. Il Consiglio dell’Ordine può chiedere ulteriori elementi che riterrà opportuni per accertare l’esercizio dell’attività giornalistica da parte degli interessati e la regolarità della retribuzione.   Calabria [Pubblicisti iscritti: 1.610; pubblicisti in pensione: 310; popolazione: 2 milioni 8.973; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 8] Costi: nd Articoli richiesti: 70 per i quotidiani, 24 per i periodici Retribuzione minima nel biennio: 3.000 euro per i quotidiani, 1.000 euro per i periodici     Campania [Pubblicisti iscritti: 7.335; pubblicisti in pensione: 473; popolazione: 5 milioni 822.331; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 12,6] Costi: 362,62 euro (marca da bollo da 14.62 euro, 35 euro al momento della presentazione dell’istanza, dopo l’ammissione dell’istanza versamento di 168 euro, pagamento all’Ordine una tantum di 55 euro, 90 euro di quota annuale Articoli richiesti: almeno 70 articoli firmati o siglati (non oltre il 20 per cento del totale) Retribuzione minima nel biennio: 1.000 euro, da attestare con copia delle ricevute (ritenute d’acconto) di tutti i compensi giornalistici percepiti   Emilia Romagna [Pubblicisti iscritti: 3.864; pubblicisti in pensione: 540; popolazione: 4 milioni 369.092; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 8,8] Costi: 337,62 euro (marca da bollo da 14,62 euro; versamento per diritti segreteria esame domanda di 80 euro; diritti segreteria iscrizione 75 euro; tassa di concessione governativa 168 euro) Articoli richiesti: 60 articoli nell’arco del biennio per chi collabora con quotidiani, 40 per settimanali e quindicinali, 30 per periodicità inferiori. Gli articoli non firmati o in fotocopia necessitano di una ulteriore dichiarazione del direttore responsabile che ne confermi l’effettiva redazione. Retribuzione minima nel biennio: 1.000 euro. Per documentare la retribuzione percepita possono essere allegati: sostituto d’imposta o CUD rilasciati annualmente per la denuncia dei redditi; copia delle singole ricevute a saldo rilasciate dal committente nelle quali sia indicato il periodo cui si riferiscono, l’imponibile e la relativa ritenuta d’acconto effettuata.   Friuli Venezia Giulia [Pubblicisti iscritti: 1.490; pubblicisti in pensione: 284; popolazione: 1 milione 233.721; pubblicisti ogni 10.000 abitanti: 12] Costi: 387 euro (90 euro per quota annuale Albo, 103,50 euro per diritti di nuova iscrizione, 25,50 euro per la tessera professionale, 168 euro per tassa di concessione governativa) Articoli richiesti: non meno di 50 articoli per i quotidiani - in ragione di due al mese circa -, 30 per i settimanali, 20 per i mensili Retribuzione minima nel biennio: viene valutata di volta in volta dal Consiglio   Lazio [Pubblicisti iscritti: 10.853; pubblicisti in pensione: 425; popolazione: 5 milioni 664.862; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 19,15] Costi: 500,62 euro (marca da bollo da 14,62 euro; 200 euro di tassa d’iscrizione; 168 euro di tassa per concessioni governative; all'atto dell'iscrizione dovrà essere versata la quota per l'anno in corso pari a 100 +18 euro) Articoli richiesti: 80 articoli di cui 65 a propria firma e 15 tra siglati e con pseudonimo Retribuzione minima nel biennio: 5.000 euro da attestare con  ricevute o fatture periodiche (al massimo quadrimestrali) Colloquio di ammissione: Sì - dinanzi ad una Commissione consiliare, con tanto di verbalizzazione. Materie: le istituzioni pubbliche e della categoria, Carta Costituzionale e Carta dei doveri. Qualche domanda di cultura generale.   Liguria [Pubblicisti iscritti: 1.073; pubblicisti in pensione: 178; popolazione: 1 milione 616.559; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 6,6] Costi:  387,62 euro (marca da bollo da 14,62 euro; 80 euro diritti di segreteria; dopo l'accettazione della domanda, 100 euro di quota iniziale, 25 euro per il tesserino, 168 euro di tassa per concessione governativa) Articoli richiesti: 60-70 per i quotidiani, 48 per i settimanali, 24 per i mensili Retribuzione minima nel biennio: retribuzione non inferiore al 10 per cento di quanto previsto dal Tariffario nazionale relativamente all'anno di pubblicazione e al numero di articoli presentato; da attestare con documentazione nominativa e legalmente valida. Lombardia[Pubblicisti iscritti: 11.682; pubblicisti in pensione: 602; popolazione: 9 milioni 810.160; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 12] Costi: 282,62 euro (marca da bollo da 14,62 euro; tassa di ammissione 100 euro; dopo l’accettazione della domanda, 168 euro per tassa di concessione governativa) Articoli richiesti: 65 quotidiani e settimanali, 40 mensili Retribuzione minima nel biennio: 1.000 euro. La retribuzione deve essere dimostrata con copia delle ricevute dei compensi percepiti nell'ultimo biennio.   Marche [Pubblicisti iscritti: 1.385; pubblicisti in pensione: 126; popolazione: 1 milione 575.927; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 8,8] Costi: 397,62 euro (110 per diritti di segreteria + 105 per quota annuale d'iscrizione, tassa di concessione governativa di 168 euro, marca da bollo da 14,62 euro), Articoli richiesti: circa 70 articoli nel biennio, comunque non meno di 50. Gli articoli siglati o non firmati devono essere meno della metà. Retribuzione minima nel biennio: 750 Euro nel biennio. La retribuzione deve essere dimostrata con copia delle ricevute dei compensi percepiti nell'ultimo biennio.   Molise [Pubblicisti iscritti: 378; pubblicisti in pensione: 30; popolazione: 320.487; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 11,8] Costi: 467,62 euro (carta da bollo da 14,62 euro, versamento di 160 euro per diritti di segreteria che non verranno restituiti in caso di rigetto della domanda, 168 euro per tasse di concessione governativa. All'atto dell'iscrizione dovrà essere versata la quota per l'anno in corso pari a 100 euro+25 euro). Articoli richiesti: 70 articoli per i quotidiani; 50 per i settimanali, bi e trisettimanali; 40 per i quindicinali; 20 per i mensili ed altre periodicità. Retribuzione minima nel biennio: 1.000 euro netti, da attestarsi con documentazione comprovante l'erogazione di compensi per almeno 500 euro annui netti.   Piemonte [Pubblicisti iscritti: 5.117; pubblicisti in pensione: 299; popolazione: 4 milioni 442.517; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 11,5] Costi: 242,62 euro (carta da bollo da 14,62 euro, 60 euro per diritti di segreteria, 168 euro di tasse di concessione governativa) Articoli richiesti: quotidiani: minimo di 70 articoli negli ultimi 24 mesi;  pubblicazioni settimanali, bi o trisettimanali: minimo di 60 articoli negli ultimi 24 mesi;  pubblicazioni quindicinali: minimo di 40 articoli negli ultimi 24 mesi;  pubblicazioni mensili o con altre periodicità: minimo di 20 articoli negli ultimi 24 mesi. Per gli articoli non firmati, firmati con pseudonimo o siglati, occorre una controfirma del direttore responsabile Retribuzione minima nel biennio: 1.250 euro da attestare con copia delle ricevute dei compensi percepiti negli ultimi ventiquattro mesi. E’ obbligatorio dimostrare che i compensi sono stati assoggettati a ritenuta d’acconto.   Puglia [Pubblicisti iscritti: 2.930; pubblicisti in pensione: 343; popolazione: 4 milioni 82.466; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 7,2] Costi: 372,62 euro (carta da bollo da 14,62 euro, tassa per concessioni governative da 168 euro, 190 euro per diritti di Segreteria - importo che sarà restituito nel caso di mancato accoglimento della domanda di iscrizione) Articoli richiesti: 60 articoli nel biennio Retribuzione minima nel biennio: retribuzione non inferiore al 10 per cento di quanto previsto dal Tariffario nazionale relativamente all'anno di pubblicazione e al numero di articoli presentato; da attestare con documentazione nominativa e legalmente valida   Sardegna [Pubblicisti iscritti: 1.299; pubblicisti in pensione: n.d.; popolazione: 1 milione 671.929; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 7,8] Costi: 282,62 euro (100 euro per diritti di segreteria, tassa di concessione governativa da 168 euro, marca da bollo da 14,62 euro) Articoli richiesti: non meno di 40 articoli regolarmente retribuiti (con annessa documentazione contabile e copia degli articoli stessi) pubblicati nell'arco di due anni. Retribuzione minima nel biennio: 300 euro corrisposti in non meno di quattro soluzioni semestrali Colloquio: questionario di ammissione   Sicilia [Pubblicisti iscritti: 2.707; pubblicisti in pensione: 1.250; popolazione: 5 milioni 42.013; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 5,4] Costi: 582,62 euro (marca da bollo da 14,62 euro; 400 euro di spese di istruzione pratica, di cui 266 a fondo perduto e 134 restituibili in caso di reiezione della domanda; 168 euro per tassa di concessione governativa). Articoli richiesti: almeno 90 articoli scritti e pubblicati nell’arco dell’ultimo biennio, se questi vengono pubblicati su quotidiani, e di 60 su periodici; nel concetto di “articolo” non rientra la notizia in breve. Gli articoli non firmati non dovranno superare comunque il 20% del totale (18 su 90 e 12 su 60 ). Retribuzione minima nel biennio: 1000 euro da attestare con modelli  F24 rilasciati al massimo per ogni anno di attività e non cumulativi. Colloquio di ammissione: sì, sui seguenti temi - storia del giornalismo, deontologia, le leggi che regolano il giornalismo italiano, le  responsabilità penali e civili, separazione tra informazione e comunicazione ( divieto di pubblicità), normativa vigente sulla privacy, carta dei doveri, carta di Treviso, carta di Roma, le norme sul  giornalismo economico e sportivo, le fonti d’informazione, il ruolo e la funzione degli uffici stampa, diritti d’autore e copyright   Toscana [Pubblicisti iscritti: 3.426; pubblicisti in pensione: 436; popolazione: 3 milioni 726.311; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 9,2] Costi: 506,24 euro (carta da bollo da 14,62 euro; da presentare dopo l’accettazione della domanda: ricevuta di versamento della tassa di concessione governativa di 168  euro, assegno di 323,62 euro corrispondente a 200 euro per quota di prima iscrizione, a 95 euro per la quota dell'anno in corso, a 25 euro per la tessera e 3,62 euro per bolli quietanza). Articoli richiesti: le ricevute dei compensi devono essere almeno due per ciascun anno. Retribuzione minima nel biennio: è ritenuto sufficiente un compenso per ogni singolo servizio non inferiore al 25% di quello previsto dal Tariffario dell’Ordine, oppure una retribuzione complessiva del biennio di almeno 1033 euro per i quotidiani a diffusione locale e di 1549 euro per quelli a diffusione nazionale, e di almeno 671 euro per i periodici a diffusione locale e di 1033 euro per quelli a diffusione nazionale.   Trentino Alto Adige [Pubblicisti iscritti: 1.041; pubblicisti in pensione: 148; popolazione: 1 milione 25.898; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 10] Costi: 292,62 euro (carta da bollo da 14,62 euro, tassa di concessione governativa da 168 euro, tassa d'iscrizione di 110 euro di cui 10 di diritti di segreteria) Articoli richiesti: 50 per i quotidiani, 25 per i periodici Retribuzione minima nel biennio: nd     Umbria [Pubblicisti iscritti: 972; pubblicisti in pensione: 62; popolazione: 899.551; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 10,8] Costi: 262,62 euro (tassa di concessione governativa da 168 euro, marca da bollo da 14,62 euro, 80 euro quale tassa di ammissione) Articoli richiesti: almeno 80 articoli per collaborazione ai quotidiani, almeno 70 per periodici settimanali, 60 per periodici quindicinali e 30 per mensili. Retribuzione minima nel biennio: 900 euro. Non sono ammessi pagamenti che cumulino periodi superiori a quattro mesi. Colloquio: sì - valutazione dell’adeguatezza e della continuità dell’attività giornalistica effettivamente svolta   Val d’Aosta [Pubblicisti iscritti: 196; pubblicisti in pensione: 50; popolazione: 127.721; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 15,3] Costi: 392,62 euro (carta da bollo da 14,62 euro, 60 euro per diritti di segreteria; da versare dopo la presentazione della domanda e su richiesta della segreteria:  tasse e concessioni governative per 168 euro; 50 euro per il rilascio della tessera professionale,  100 euro per quota annuale di iscrizione) Articoli richiesti: 40 articoli da attestare con modello riepilogativo di fine anno o con ricevute e quietanza di ritenuta d’acconto (non meno di 3 o 4 per ciascun anno) Retribuzione minima nel biennio: i compensi percepiti non potranno essere inferiori ad un importo tale da coprire l’ammontare delle quote minime previste dalla legge: iscrizione all’Ordine  e contributi minimi dovuti all’Inpgi Gestione Separata.   Veneto [Pubblicisti iscritti: 2.975; pubblicisti in pensione: 616; popolazione: 4 milioni 907.823; pubblicisti ogni 10mila abitanti: 6] Le iscrizioni all'Elenco dei pubblicisti proseguiranno sulla base delle "vecchie" modalità in relazione alle domande presentate entro e non oltre il 31 luglio 2010 (in caso di domande inviate via posta farà fede il timbro postale). Tutte le domande di iscrizione presentate successivamente a tale data saranno trattate secondo quanto previsto dal nuovo documento di indirizzo del Cnog per l'iscrizione all'Elenco dei pubblicisti: ovvero, il richiedente dovrà attestare al Consiglio regionale l'avvenuta frequenza del corso di formazione organizzato dall'Ordine regionale, o del corso on-line promosso dal Consiglio nazionale. Costi: 464,43 euro (180 euro quale tassa di iscrizione all’elenco, marca da bollo da 1,81 euro, tassa di concessione governativa da 168 euro, marca da bollo da 14,62 euro, ad iscrizione avvenuta dovrà essere versata la quota d'albo annuale di 100 euro) Articoli richiesti: 60 nell’arco del biennio per chi collabora con quotidiani, 40 per settimanali e quindicinali, 24 per periodicità inferiori. Retribuzione minima nel biennio: 1.000 euro. Non è ritenuto valido il pagamento corrisposto in unica soluzione o al termine del biennio.I dati sul numero dei pubblicisti sono stati forniti alla Repubblica degli Stagisti direttamente dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, e sono aggiornati al settembre 2009.I dati sulla popolazione sono tratti dalle rilevazioni Istat e riferiti al medesimo periodo.Andrea CuriatPer saperne di più su questo argomento, leggi anche: - La testimonianza di Franca: «Dopo una serie di stage logoranti, la scelta di pagarmi da sola i contributi da pubblicista»;- La testimonianza di Carlo: «Sono diventato pubblicista scrivendo gratis: ma almeno le ritenute d’acconto me le hanno pagate»; - Da 250 a 500 euro: quanto costa diventare pubblicista e quali sono le altre differenze tra le varie regioni; - L'avvocato Gianfranco Garancini: «Chi falsifica la documentazione pur di entrare nell'albo dei giornalisti pubblicisti commette reati penali»

Da 250 a 600 euro: quanto costa diventare giornalisti pubblicisti e quali sono le altre differenze tra le varie regioni

Sessanta euro in Piemonte, 200 euro nel Lazio, 400 euro in Sicilia. No, non sono le ultime vincite sulle ruote del Lotto, ma le spese di segreteria previste dai vari ordini regionali dei giornalisti per presentare le domande di iscrizione all’albo dei pubblicisti. Cifre cui vanno sommati i costi per marche da bollo, i 168 euro di tasse per concessione governativa e altri pagamenti ancora, per arrivare a totali che variano dal minimo di 262 euro dell’Umbria al massimo di 582,62 euro per la Sicilia. Il calcolo si basa su quanto riportato nella modulistica ufficiale e nelle istruzioni reperibili nei siti degli Ordini che, però, in molti casi non specificano le spese immediatamente successive all’ammissione della domanda: emissione del tesserino e prima quota annuale. Anche le regioni apparentemente più “convenienti”, quindi, potrebbero riservare esborsi aggiuntivi tali da far lievitare il costo finale. A conti, comunque, fatti la spesa media cui va incontro un aspirante pubblicista si attesta oggi intorno ai 350 euro. E in alcune regioni la concentrazione di giornalisti è molto elevata: nel Lazio c'è un pubblicista ogni 500 abitanti, e sommando anche professionisti, pensionati, stranieri e iscritti all'elenco speciale la proporzione raddoppia addirittura a uno su 250. Le differenze nei regolamenti d’iscrizione all’albo non si riducono esclusivamente ai costi per l’iscrizione. Anche i requisiti fissati dagli Ordini variano drasticamente di regione in regione, rispondendo a logiche diverse: da un lato, l’esigenza di non porre paletti troppo rigidi per consentire al maggior numero di giovani possibili di diventare pubblicisti; dall’altro, la volontà di evitare lo sfruttamento dei ragazzi con paghe da fame. La maggior parte degli Odg ha individuato un compromesso in una retribuzione minima fissata ad almeno mille euro netti nel biennio; altri, come gli Ordini di Liguria e Puglia, chiedono il 10% di quanto previsto dal Tariffario nazionale, mentre il Friuli Venezia Giulia valuta ogni caso come a sé stante. La Sardegna [nell'immagine qui a sinistra, l'homepage del sito dell'ordine] ha optato per paletti meno rigidi, richiedendo una remunerazione di 300 euro nel biennio, corrisposta però in non meno di 4 soluzioni semestrali, mentre il Lazio versa all’estremità opposta dello spettro con una barriera all’ingresso di 3mila euro.Il numero di articoli necessario per diventare pubblicisti è sostanzialmente uniforme presso i vari Odg: da 60 a 80 in quasi tutte le regioni per chi scrive nei quotidiani, con sconti di entità variabile per chi lavora in periodici a cadenza mensile o settimanale. La Val d’Aosta costituisce l’unica eccezione significativa, richiedendo appena 40 articoli pubblicati e firmati nel biennio.Un ultimo dato rilevante emerso dall’indagine della Repubblica degli Stagisti è dato dalla densità di giornalisti pubblicisti presenti nelle varie Regioni in rapporto alla popolazione locale. Così, in base ai dati degli Ordini e dell'Istat al 30 settembre 2009, in Abruzzo, Umbria, Trentino Alto Adige e Toscana ci sono circa 10 pubblicisti iscritti all’albo e non in pensione ogni 10mila abitanti; in Campania, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise e Piemonte, tale rapporto sale a 12 su 10mila. I picchi più alti si registrano nel Lazio (quasi 20 pubblicisti ogni 10mila abitanti) e, forse più sorprendentemente, in Val d’Aosta (15,3 su 10mila). Chi è interessato a lavorare in ambienti meno affollati dovrebbe forse trasferirsi in Liguria, Sicilia o Veneto, dove incontrare dei colleghi pubblicisti è molto più difficile: ce ne sono soltanto 5 o 6 ogni 10mila residenti. Andrea Curiat   Per saperne di più su questo argomento, leggi anche: - Costi, remunerazione minima, articoli richiesti: tutti i requisiti per diventare pubblicisti, Ordine per Ordine; - Disposti a tutto pur di diventare giornalisti pubblicisti: anche a fingere di essere stati pagati. Ma gli Ordini non vigilano?;   E anche: - La testimonianza di Franca: «Dopo una serie di stage logoranti, la scelta di pagarmi da sola i contributi da pubblicista»; - L'avvocato Gianfranco Garancini: «Chi falsifica la documentazione pur di entrare nell'albo dei giornalisti pubblicisti commetto reati penali»