Categoria: Storie

Una ragazza in carriera nell'automotive: «Ho lavorato il doppio per superare certe barriere, e mi è servito per crescere»

Girl Power è la rubrica attraverso la quale la Repubblica degli Stagisti vuole dare voce alle testimonianze di donne - occupate nelle aziende dell’RdS network - che hanno una formazione tradizionalmente "maschile" e/o ricoprono ruoli solitamente affidati agli uomini, in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ma non solo. Storie che invoglino le ragazze a non temere di scegliere percorsi considerati appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. La storia di oggi è quella di Anna Somma, 31enne Sales Expert per Continental Italia, nota sopratutto per gli pneumatici ma attiva nei settori Automotive, Tires e Tech.Che avessi una propensione verso le materie scientifiche si era capito già alle elementari: l’insegnante di matematica e scienze aveva subito colto in me una vera passione per queste materie. I suoi insegnamenti li ho poi coltivati nei miei anni a Peschiera del Garda, la cittadina dove i miei si sono trasferiti dalla Campania pochi mesi dopo la mia nascita. È lì che hanno preso vita i miei sogni, che adesso posso dire si siano avverati. Ricopro il ruolo di Sales Expert per Continental Italia, per l’area Nord Est del nostro mercato. Faccio quello che tecnicamente si definisce il “commerciale”, ho quindi la responsabilità dell’area clienti dal punto di vista del business: prendo in carico le negoziazioni con il fine di vendere il prodotto. Si tratta di una mansione che, tradizionalmente, non si può definire tipica per una donna. Anche se oggi le cose sono molto migliorate, la diffidenza inziale c’è stata.Più in generale, arrivare all’automotive non è stato semplice, essendo un settore uno per buona parte dominato da uomini. La presenza femminile, proprio storicamente, ha faticato ad affermarsi. Non è stato come bere un bicchier d’acqua interfacciarmi con interlocutori che non mi prendevano troppo sul serio in quanto giovane donna. Ci sono state resistenze, il contesto di riferimento e i vari attori coinvolti non accettavano, in gran parte, di avere una consulenza, anche su aspetti tecnici, da una ragazza. Ho dovuto lavorare il doppio per far capire il mio valore e la mia professionalità al di là del genere. Solo alla fine – conoscendomi – le difficoltà sono state superate. Io stessa con il tempo ho imparato a scalare queste barriere. Mi hanno permesso di crescere e utilizzare leve che mai avrei pensato di avere. Le prime avvisaglie le avevo già percepite durante la stesura della tesi. Dopo il liceo scientifico, mi sono iscritta nel 2014 a Economia all’università di Brescia. Mi sono laureata nel 2018 con una tesi sullo sviluppo della logistica e della metodologia lean applicata a un’azienda del fast fashion. Ero l’unica ragazza ad approfondire quel tema, forse perché considerato poco attrattivo per le studentesse. Già questo induce a una riflessione sulla divisione che porta a fare la società nel momento in cui pone una differenza tra donne e uomini che si affacciano al mondo del lavoro.La mia prima esperienza lavorativa risale al 2017: l’azienda su cui avevo fatto la tesi mi aveva offerto di entrare nel team del marketing del prodotto. Stavo realizzando il mio primo sogno, entrare in un contesto internazionale toccando con mano il settore della moda. Nessuno a casa mi aveva spinto verso una direzione specifica. Ma i miei hanno un’azienda in ambito hospitality, e avevo “masticato” fin da piccola il senso del business. Era lì perciò che volevo approdare. Durante l’università avevo svolto un tirocinio curriculare presso uno studio di consulenza del lavoro, ma avevo capito che non era quella la mia strada. L’anno dopo la laurea mi sono perciò iscritta alla Business School del Cuoa. Il corso era in Marketing e retail management. Le lezioni si tenevano a Milano e Vicenza, ma nel piano c'era un exchange program con New York, una metropoli d’avanguardia per il retail. Gran parte della mia formazione si deve quindi a questo, che è stato a tutti gli effetti un investimento – anche sul piano economico! –  per il futuro. Terminata quest’esperienza, ho realizzato il mio secondo sogno – cominciare a lavorare nel settore del lusso, in questo caso per una delle più importanti case automobilistiche tedesche: Porsche Italia. Tutto era iniziato con uno stage nell’ufficio marketing alla fine del master, nel 2019. L’azienda era soddisfatta e mi aveva offerto, poi, un contratto stabile. Nel 2021 ho avuto un’opportunità di crescita interna, assumendo il ruolo di Business developer per il mercato italiano. Il punto era però che volevo lavorare nelle vendite, e sapevo che non si sarebbe aperta nel breve termine questa opportunità. Ho allora provato a avanzare allora una candidatura su LinkedIn: è con questo passaggio che sono entrata in Continental poco più di un anno fa, a settembre 2023. La mia aspirazione era affermarmi e portare un valore aggiunto. Ho sempre ritenuto importante impegnarsi, mettere dedizione nelle proprie passioni. Per realizzare i sogni servono responsabilità e energia. E oggi riconosco di sentirmi orgogliosa del percorso, nonostante la strada tortuosa. Senza gli ostacoli non avrei potuto raccontare questa storia. Il mio consiglio è pertanto di non farsi abbattere dai preconcetti perché il valore di ciascuno è unico e come tale troverà spazio.  Va detto che ci sono donne che hanno fatto la differenza nel mio caso. La prima è la mia tutor di tesi, l’altra è la mia responsabile ai tempi dell’esperienza nel dipartimento Marketing di Porsche. Aver lavorato a stretto contatto con queste figure ha contribuito alla mia crescita, sia personale che professionale. In loro ho trovato un connubio di forza, competenza e empatia, e ho potuto imparare da entrambe. Quanto all’automotive, il settore sta vivendo evoluzioni positive ma la strada da percorrere è lunga. Mi auguro si possa raggiungere una vera parità, che si materializzerà quando non ci dovrà più giustificare per il proprio genere. E aggiungo che non sempre le politiche aziendali sul gender gap aiutano a colmare il divario. Il rischio nascosto è che possano emarginare le donne ancora di più. Testo raccolto da Ilaria Mariotti 

Laurea in giurisprudenza, percorso internazionale, poi il salto verso la consulenza: la storia di Lorenzo in Bip

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Lorenzo Curato, 26 anni, oggi con un contratto a tempo indeterminato in Bip.  Sono nato e cresciuto a Venezia, città che amo: vivere in un luogo in cui ogni settimana c’è un nuovo evento culturale ti trasmette un’apertura al mondo. Qui ho frequentato il liceo classico europeo, una sperimentazione che mi ha permesso di integrare le materie umanistiche con due lingue straniere, l’inglese e lo spagnolo, e vivere intense attività extracurriculari come una simulazione della sessione delle Nazioni Unite, arrivata nel 2024 alla decima edizione.  Finito il liceo, la curiosità per i fenomeni sociali e la tradizione familiare – papà avvocato e nonno magistrato – mi han fatto scegliere la laurea in Giurisprudenza con indirizzo europeo e transnazionale a Trento. Qui ho trovato un ambiente rigoroso e dinamico e una facoltà aperta all’estero. E ho sperimentato per la prima volta la vita in autonomia: Trento è una città piccola e tranquilla, con lati positivi, nessuno spaesamento da grande città, e negativi, poca vita sociale! Ho scelto di andare in uno studentato – un ambiente tranquillo a costi ragionevoli, meno di 300 euro mensili.  Durante l’università ho avuto varie esperienze internazionali. La prima è stato un Erasmus a Barcellona, al terzo anno, presso l’università Pompeu Fabra. Son partito per la Catalogna a settembre 2019 e ci sono rimasto fino a marzo del 2020, seguendo corsi in inglese e spagnolo in un’ambiente internazionale e interattivo: i docenti erano sempre interessati al nostro punto di vista durante le lezioni. L’esperienza si è interrotta causa pandemia, ma è stata estremamente arricchente.  E poi… quanto è bello vivere a Barcellona! È una città che offre sconfinate opportunità di svago. Certo ha i suoi costi, e senza il sostegno della mia famiglia sarebbe stato difficile. Avevo una borsa di studio di circa 400 euro mensili, che non coprivano nemmeno il costo dell’alloggio! È vero che gli studenti Erasmus godono di molti sconti e agevolazioni, ma le spese restano alte.  L’esperienza è stata cosìpositiva che tornato in Italia ho deciso, all’inizio del mio quarto anno, di candidarmi per un’esperienza di Doppio Titolo all’università di Glasgow, in Scozia, e ottenere anche il titolo magistrale britannico (LL.M.), molto ambito nel settore giuridico. La mia università aveva un accordo che permetteva di accedervi con uno sconto del 50 per cento sulla retta.  L’ambiente a Glasgow era ancora più variegato che a Barcellona, con un corpo docenti internazionale e colleghi da tutti i continenti: americani, indiani, cinesi... Un’esperienza utile anche perché nei Paesi anglosassoni non è enfatizzata solo la dimensione tecnica dei saperi giuridici, ma anche la loro importanza per altre decisioni, anche di business. Il mio percorso era in diritto societario e finanziario – così ho pensato che potesse essere una buona idea tentare la carriera in una multinazionale. L’unico altro stage avuto prima di entrare in Bip è stato un tirocinio estivo di tre mesi, nel 2021, nella sede padovana di una law firm internazionale. Finiti gli esami del quarto anno avevo saputo tramite passaparola che cercavano una figura junior per aiutare un praticante avvocato. Mi incuriosiva il lavoro del giurista, così mi ero candidato e dopo un colloquio mi era stato offerto uno stage curriculare. Non c’era rimborso spese, ma era molto vicino casa e senz’altro i vantaggi superavano gli svantaggi!  Sono stato di supporto nelle ricerche giurisprudenziali e dottrinali e nella redazione dei contratti e ho affinato la capacità di risolvere problemi giuridici concreti nel diritto commerciale. Sono stati mesi impegnativi ma molto positivi. Al termine dei tre mesi mi è stato chiesto se fossi interessato a fare il praticantato da avvocato, ma avrei iniziato di lì a poco l’esperienza di Doppio Titolo nel Regno Unito e non era possibile una prosecuzione. E qui arriviamo al contatto con Bip – che è stato del tutto inaspettato! Avevo una conoscenza assolutamente superficiale del mondo consulenziale ed ero alla ricerca di un’opportunità che mi permettesse di vivere in un contesto aziendale complesso. Nel Regno Unito, infatti, avevo capito di voler sperimentare il lavoro per una multinazionale. Inizialmente cercavo posizioni in ambito legal, ma ce n'erano davvero poche aperte a laureandi. Così ho vagliato percorsi per “riqualificarmi”. E ho scoperto il Master Bootcamp di Bip: quattro settimane di formazione in remoto, in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano, e poi uno stage con rimborso spese all’interno dell’azienda. Era allettante: includeva un momento di formazione su tematiche nuove – la trasformazione digitale e l’innovazione strategica – e mi avrebbe fatto capire se quella fosse la scelta giusta per me. E poi Bip è un’azienda internazionale con molte sedi al di fuori dell’Italia, e mi avrebbe permesso di spostarmi all’estero. Così a giugno 2023, mentre ero alle prese con la scrittura della tesi di laurea, mi sono candidato.  La modalità di selezione era per me inusuale: una presentazione di gruppo su un business game. I recruiter, dopo averci illustrato i princìpi chiave dell’azienda e il programma di formazione e averci chiesto una breve presentazione personale in inglese, ci hanno diviso in due squadre e sottoposto una simulazione di un problema reale in un contesto aziendale. In circa un’ora e mezza di tempo dovevamo discutere sulle scelte da intraprendere. I recruiter ci avrebbero osservati e poi espresso le loro valutazioni. Ero abbastanza soddisfatto: pensavo di aver risposto bene a una sfida fuori dalla mia “comfort zone”. Ma mi sembrava che anche gli altri candidati avessero reagito bene! Qualche giorno dopo, fortunatamente, mi è arrivata la conferma di essere stato selezionato; e a fine agosto 2023 ho iniziato il mese di formazione. È stata un’esperienza stimolante: la classe era composta da ragazzi con studi molto diversi tra loro (lingue, filosofia, giurisprudenza...) ed effettivamente questa varietà si notava nell’approccio di ognuno! Le lezioni erano brevi introduzioni teoriche da parte dei docenti a cui seguivano lavori di “messa in pratica” da svolgere in piccoli gruppi il pomeriggio, per poi presentarli alla classe il giorno successivo. L’impressione è stata positiva: Bip mi è sembrato un ambiente in cui contava la curiosità, la voglia di mettersi in gioco e di ragionare in modo aperto.  Al termine mi è stato proposto uno stage di sei mesi in uno dei team dell’area Retail and Consumer Goods della sede di Milano, a partire da novembre 2023, con rimborso spese di oltre 900 euro netti mensili e possibilità di lavorare in full smart working. Cercando online informazioni ho scoperto la Repubblica degli Stagisti, e appreso che Bip rientra tra le migliori realtà presso cui fare uno stage, per rimborso spese e percentuale di assunzione. Mi sembra un’iniziativa molto utile: enfatizza la dimensione formativa che ogni stage dovrebbe avere e permette di sapere quali realtà garantiscono la possibilità di stabilizzarsi, e questo costituisce un aiuto non trascurabile. Inizialmente in Bip sono stato di supporto ad alcuni colleghi più senior nelle loro attività, rivedendo le presentazioni che dovevano fare ai potenziali clienti e facendo ricerche per rendere le proposte il più possibile adeguate. Nelle prime settimane molti momenti sono stati dedicati all’accoglienza e alla presentazione ai team, ed era prevista anche una giornata di confronto tra stagisti e neoassunti con il fondatore Nino Lo Bianco: un ideale passaggio di testimone tra generazioni.  Pochi mesi più tardi, ecco il mio primo progetto: verificare la compliance alle linee guida del gruppo di una controllata estera di una nota multinazionale italiana nell’ambito food. Non erano norme giuridiche ma in qualche modo ci assomigliavano, perché regole che l’impresa chiedeva ai propri dipendenti di seguire. Poi ho partecipato a un secondo progetto simile. Ho sempre avuto vicino il mio partner di riferimento e il collega più senior con cui ho collaborato: quindi ogni dubbio e richiesta trovava subito una risposta. E ho apprezzato molto la disponibilità dei nostri capi: il mio manager era sempre presente e sensibile a ogni necessità di supporto. Al termine dello stage, a maggio 2024, mi è stato proposto il contratto a tempo indeterminato con una RAL di poco superiore a 27mila euro l’anno. Sono stato molto felice e ho accettato, ma non è stato inaspettato: l’azienda mi ha dato un feedback in ogni fase dello stage.  Il lavoro in consulenza cambia di continuo. Attualmente sto collaborando a un progetto molto ampio con una multinazionale del settore tech, supportando una collega nelle attività di project management, cioè di raccolta e monitoraggio dello stato di avanzamento delle attività dei vari filoni del progetto stesso, e lavorando all’interno di un team che si occupa di fornire consulenza marketing al cliente sulla base dell’analisi delle conversazioni online che riguardano il brand. Un’altra peculiarità della consulenza è che non esiste una giornata “tipo”, anche se di norma ci sono riunioni con i team che seguono i singoli progetti o con il gruppo di marketing. Una parte del tempo viene poi dedicata alla predisposizione di presentazioni da fornire al cliente o all’analisi dei dati tramite Excel. In Bip lavoro in smart-working, tre o quattro giorni alla settimana: questo consente di conciliare la vita personale (e, nel mio caso, la scelta di non abbandonare la mia città) con quella lavorativa. Ormai tramite applicazioni come Zoom o Teams è facile mantenere un’adeguata interazione con i colleghi anche a distanza; le riunioni che includono un gran numero di persone, poi, sono più comode da fare online. L’ufficio comunque mantiene una sua utilità: in alcune occasioni, in vista della revisione di documenti importanti, può essere utile sedersi attorno a un tavolo, ma penso che il lavoro in sede abbia più vantaggi in termini relazionali che lavorativi. Se una persona è seria e volenterosa, lo sarà anche a distanza. Anch’io come tanti ho pensato di andare all’estero, perché l’Italia non è esattamente il contesto migliore per un giovane per essere valorizzato, ma sono molto legato al mio Paese e finché le opportunità lavorative lo consentiranno penso che rimarrò qui.  Certo, non mancano i problemi nel mondo dello stage e credo siano legati a due fattori: innanzitutto le aziende piccole, specie se a gestione familiare, sono poco propense a investire nella formazione dei talenti anche per le scarse capacità economiche. E poi l’università italiana è storicamente restia a cercare una connessione col mondo del lavoro. È un problema intricato, e in questo senso mi sembra meritoria l’attività della Repubblica degli Stagisti: puntare i riflettori su chi riesce a fare bene pure in questa realtà complessa. Testimonianza raccolta da Marianna Lepore

Laureata in Lettere e ora Knowledge Engineer: «La commistione tra materie umanistiche e informatica mi ha stregata»

Girl Power è la rubrica attraverso la quale la Repubblica degli Stagisti vuole dare voce alle testimonianze di donne - occupate nelle aziende dell’RdS network - che hanno una formazione tradizionalmente "maschile" e/o ricoprono ruoli solitamente affidati agli uomini, in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ma non solo. Storie che invoglino le ragazze a non temere di scegliere percorsi considerati appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. La storia di oggi è quella di Valentina Carriero, Knowledge Engineer nella Unit Knowledge Technologies di Cefriel, centro di innovazione digitale fondato oltre trent'anni fa dal Politecnico di Milano.Posso dire che la mia vita sia cambiata dopo un esame all’università. Al liceo – il classico, a Francavilla al Mare, dove sono cresciuta – non avevo le idee molto chiare su cosa volessi fare “da grande”: magistrato, psicologa… Non disdegnavo la matematica ma alla fine mi sono convinta a iscrivermi a Lettere classiche, con l’ipotesi di diventare archeologa. Seguendo le orme materne e scontentando mio padre, quantomeno in un primo momento: lui, ingegnere, sperava che qualcuna delle sue figlie seguisse le sue! Nel 2011, a diciannove anni, ho scelto l’università di Bologna, sia per la sua fama, sia per raggiungere mia sorella maggiore che frequentava lì Medicina. Mi sono innamorata subito sia della città (che allora era più a misura di studente), sia della vita universitaria. Amavo tutte le materie, eppure a ogni esame di greco e latino mi rendevo conto che quella non era proprio la mia strada. Tutto è cambiato quando ho incluso nel piano di studi il corso di Informatica Umanistica, focalizzato sui linguaggi di markup e l’editoria digitale. Con una paura terribile di non capirci nulla!Per l’esame ho portato un mini sito web: ancora ricordo le ore passate al computer fino a sera. È così che ho compreso di essere affascinata dalla commistione tra discipline umanistiche e informatica. E per questo mi sono laureata, con il massimo dei voti in questa materia, con la stessa docente sia alla triennale nel 2014 che alla specialistica nel 2017. Il mio percorso è stato sempre costellato da donne come punti di riferimento. Non solo la relatrice e correlatrice di tesi, ma anche la mia responsabile in Cefriel, dove lavoro oggi. E sicuramente, è stato d’ispirazione avere davanti figure di donne che avessero costruito, ognuna a suo modo, una carriera di successo.Dopo la laurea sono rimasta disoccupata per appena un paio di mesi. Avevo avuto durante gli studi una collaborazione con la casa editrice il Mulino, e svolto due tirocini curriculari; poi mi ha assunto una start-up di chatbot. Qualche tempo dopo ho deciso di virare sul mondo della ricerca. Su indicazione della mia relatrice di tesi, ho partecipato a un bando e vinto un assegno di ricerca presso il CNR sui temi del web semantico applicato ai beni culturali. Da allora lo sviluppo di ontologie è diventata la mia passione. Si tratta di schemi che permettono di associare una semantica a concetti in modo che questa sia comprensibile dalla macchina, che a sua volta vi possa costruire sopra una serie di applicazioni di intelligenza artificiale. Passati altri due anni, nel 2019, ho deciso di tentare il test per un dottorato di ricerca in Computer Science and Engineering, sempre a Bologna, con lo stesso gruppo di ricerca. Una bella sfida visto il mio background! Anche qui, non dimentico le ore passate su YouTube a capire con i tutorial cosa fosse il quantum computing, su cui dovevo fare una relazione per un corso del dottorato. Ma è lì che ho iniziato davvero a fare esperienze decisive, come presentazioni di paper a conferenze o periodi all’estero, per esempio uno di tre mesi presso l’università di Amsterdam in qualità di visiting PhD student. Avere un dottorato in materie scientifiche mi dava una marcia in più anche per affrontare il futuro. L'ho concluso nel 2023 e a quel punto ho optato per un contesto aziendale, che mi avrebbe dato ritmi e obiettivi diversi. Ed ecco che trovo Cefriel, dove oggi sono Knowledge Engineer nella Unit Knowledge Technologies. Tra gli aspetti dell'azienda che più mi sono piaciuti, soprattutto della Unit di cui faccio parte, c'era la possibilità di continuare a fare ricerca pur in un contesto diverso rispetto all’accademia. E un altro elemento fondamentale è stata la flessibilità nei confronti dei dipendenti, tanto che sono rimasta a vivere a Bologna pur lavorando a Milano, grazie alle politiche che adotta l’azienda sul lavoro da remoto.Non sento di essere stata svantaggiata per il fatto di essere donna nel mio percorso lavorativo, né ho mai sperimentato il gender pay gap. Non posso negare però che il sessismo sia ancora purtroppo ampiamente diffuso. Non a caso all’università, essendo facoltà umanistiche, eravamo più donne che uomini. Durante il dottorato era invece il contrario. Ed è un peccato che tanti giovani, che potrebbero contribuire al cambiamento molto più dei più “grandi”, cadano in considerazioni del tipo “non si può più dire nulla”. Il linguaggio è importante, influenza il nostro pensiero e le nostre azioni, quindi si dovrebbero evitare anche le classiche battutine sul posto di lavoro. Sono apparentemente innocue, ma non fanno che sminuire l’altro. In Cefriel sono in corso iniziative di sensibilizzazione in tal senso, in collaborazione con la Fondazione Libellula.E dire che da bambina sognavo di diventare scrittrice, dopo essermi innamorata del libro Momo di Michael Ende. Invece, della carriera da scrittrice per ora nemmeno l’ombra… Ma la mia aspirazione di base era fare qualcosa che mi appassionasse davvero, limitando al minimo i compromessi. Posso dire di esserci riuscita, ritagliandomi un percorso su misura e scoprendo con l’esperienza quello che mi piace davvero fare. Avere un background multidisciplinare mi ha aperto diverse strade, e credo che le aziende siano sempre più attratte da questo tipo di figure, perché iniziano a vedere il valore aggiunto che possono portare in termini di creatività e di “guardare alle cose da un punto di vista diverso”. Bisogna dare ascolto al cuore, perché, come nel mio caso, il percorso può prendere pieghe inaspettate. Siamo in continua evoluzione, il cambiamento fa parte di noi, quindi non siate spaventati dal desiderio di provare cose nuove! Non reputerò mai inutile aver speso ore e fatica per preparare esami di lingua e storia greca. Hanno comunque contribuito a rendermi quella che sono ora.Testo raccolto da Ilaria Mariotti

Master, stage e poi assunzione nel trade marketing di Continental: «Un mondo straordinario» per Ludovica

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Ludovica Frixione, 26 anni, oggi con un contratto a tempo indeterminato in Continental Italia. Ho frequentato l’università a Genova, città dove sono nata e cresciuta, conseguendo la laurea triennale in Scienze Internazionali diplomatiche. Durante gli anni universitari ho deciso di partecipare al bando Erasmus e ho avuto la fortuna di passare all’estero nove mesi, da settembre del 2017 a maggio del 2018, a Cork, in Irlanda. Ancora oggi ricordo con grande felicità il mio Erasmus: un periodo ricco di sfide personali ma anche di grandi traguardi raggiunti.  Il programma offre un contributo europeo per supportare gli studenti con le spese all’estero, sostegno economico che ho avuto anche io, ma l’Irlanda è un paese abbastanza caro quindi senza l’uso dei miei risparmi e soprattutto dell’aiuto economico dei miei genitori difficilmente sarei riuscita a coprire le spese per tutto il periodo all’estero. Il primo mese è stato complicato: non conoscevo nessuno, in più dovevo anche fare l’orecchio a un nuovo tipo di accento mai sentito prima! Dopo un po’, però, sono riuscita ad ambientarmi e ho stretto amicizia con persone con cui ancora oggi continuo a sentirmi. Terminati i nove mesi di Erasmus ho inizialmente pensato di andarmene dall’Italia per lavorare all’estero. Ma poi ho trovato altre offerte nella mia città e deciso di rimanere lì.  Il primo incontro con il mondo del lavoro è avvenuto durante il periodo universitario, quando ho iniziato a svolgere vari lavoretti da addetta vendite, continuati anche dopo essermi laureata: prima da Decathlon e poi da Ikea. Entrambe le esperienze sono state estremamente positive sia per quello che ho potuto imparare, sia per l’ambiente e il clima aziendali.  È stata in quella fase che ho capito che il percorso di relazioni internazionali, nonostante fosse molto interessante e completo, non sarebbe poi stata la mia strada. Così ho iniziato a guardarmi intorno per cercare un corso quanto più vicino ai miei interessi e soprattutto al mondo del lavoro. E mi sono iscritta, nel 2022, al master Sales & Account Management presso l’università Cattolica. È un master commerciale, improntato alle vendite, ma con una consistente base di marketing B2B. Il percorso è stato ricco di progetti, lavori di gruppo, sfide in cui uscire dalla propria zona di comfort e mettersi in gioco sia singolarmente che in gruppo.  Per seguire il master mi sono dovuta trasferire da Genova a Milano. Da studentessa è stato bello sfruttare tutto ciò che questa grande città offre: dal divertimento alle tante opportunità di conoscere nuove persone. Il master non prevedeva borse di studio, quindi ancora una volta è stata la mia famiglia a supportarmi. Arrivare da un altro percorso di studio non è stato limitante – certo, per le materie economiche all’inizio ho fatto un po’ più di fatica, ma il master ti forma sotto tanti punti di vista, che non riguardano solo la parte didattica, ma anche quella umana. Dopo sei mesi sui banchi era incluso un periodo di stage obbligatorio per conseguire il titolo. Una situazione un po’ atipica, dato che io prima di fare il master avevo già un lavoro, con un contratto subordinato! Ma la verità è che ero interessata a continuare a studiare, ed è quello che ho fatto: anche se ciò ha significato lasciare un lavoro per tornare sui banchi. L’anno precedente, nel 2021, avevo infatti fatto uno stage di sei mesi presso Ikea come addetta vendite. Avevo trovato l’annuncio su Linkedin, mi ero candidata e dopo un paio di colloqui ero stata presa. Mi occupavo della progettazione e della consulenza di camere da letto. Quell’esperienza mi ha permesso di migliorare il rapporto con il pubblico, di ascoltare le esigenze della clientela e trovare sempre una soluzione anche quando, per motivi esterni, non sempre era semplice. Ho imparato a gestire il tempo e a lavorare in un team molto eterogeneo.  Lavorando in Ikea, la mia passione per l’arredamento era cresciuta sempre di più, e ancor oggi conservo una curiosità molto forte per quel mondo. Terminati i sei mesi di tirocinio mi era stata offerta la possibilità di proseguire con un contratto a tempo determinato di sei mesi: lì per lì avevo accettato, ma poi avevo interrotto  per poter cominciare appunto il master.  È stato durante il master che ho conosciuto Continental! L'azienda, infatti, ha presentato a noi studenti un project work: ci è stato lanciato un brief e noi, divisi in gruppi, abbiamo preparato i nostri lavori. Poi Continental è tornata in Cattolica per ascoltare i nostri progetti.  L’azienda in questo frangente si è resa disponibile a effettuare dei colloqui conoscitivi a cui ho partecipato anche io. Una volta fatto il colloquio, sono stata richiamata dall’ufficio HR per capire se fossi interessata a fare uno stage presso l’ufficio Sales Administration, con un rimborso spese di 700 euro mensili più buoni pasto. Ho detto subito sì e così sono stata contattata per un colloquio, dopo il quale sono entrata in azienda. Era giusto giusto due anni fa: agosto 2022. Fin da subito sono stata coinvolta in tutte le attività. Grazie a questo stage ho iniziato a capire cosa c’è dietro ai processi e ai flussi aziendali, dato che mi occupavo di anagrafica clienti e flussi di automazione: tutti argomenti nuovi per me.  A ridosso della fine dei sei mesi, in azienda si è aperta la posizione di Trade Marketing Specialist. Fin dai tempi del master mi ero avvicinata al mondo del Trade Marketing, provando grande interesse per questa funzione aziendale che lega e unisce profondamente marketing e vendite. Così mi sono candidata per la posizione; ho affrontato due fasi di colloqui che si sono concluse entrambe positivamente. E ad aprile dello scorso anno sono stata assunta nel nuovo team, con una Ral un po’ sopra i 26mila euro lordi l’anno.  Ho scoperto un mondo straordinario, un connubio tra analisi e creatività. Tra le mie attività principali ci sono il monitoraggio del budget, la creazione di campagne di sell-in, la gestione del merchandising e la progettazione di tanti altri contenuti di marketing da portare direttamente ai nostri rivenditori. Lavoro in un team e in un’azienda che mi permettono di esprimermi e di sperimentare.  Oggi ricordo ancora il mio primo giorno di stage: ero agitata ed emozionata, ma appena sono entrata ho capito che sarei stata ben accolta. La disponibilità e la gentilezza delle persone è stata una delle prime cose che ho notato.  Pur provenendo da un percorso di studi lontano dal settore in cui lavoro, questa cosa non mi ha mai bloccata. Ho sempre pensato che potessi apprendere e appassionarmi non solo per il prodotto, ma anche per la cultura aziendale e per il modo di lavorare. Oggi sto bene in Continental e vorrei proseguire il mio percorso nel marketing o, perché no, in qualche posizione più commerciale.  La mia esperienza con il mondo dello stage è stata positiva, ma sono consapevole che in alcuni contesti il basso livello di rimborso spese mensile sia un problema. Se non si ha una famiglia che ti supporta è impossibile vivere ad esempio in un’altra città facendo uno stage. E poi l’altro problema è sicuramente la poca prospettiva: uno stage dovrebbe essere finalizzato all’assunzione, invece purtroppo spesso non è così.  Ai giovani che si apprestano a entrare nel mondo del lavoro consiglio di essere sempre curiosi, imparare a guardare chi è più bravo e più esperto. E, soprattutto, chiedersi ogni giorno come dare il proprio contributo all’azienda in cui si è, perché è così che si trae il massimo da ogni esperienza. Testimonianza raccolta da Marianna Lepore

La fame di conoscenza apre opportunità, la storia di Alice: a 25 anni già tanti “mattoncini” nel suo percorso

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Alice Pomes, 25 anni, oggi con un contratto a tempo indeterminato in Merlett, gruppo Continental. Sono originaria del Sud, della mia amata Puglia, il mare e il sole di Taranto hanno accompagnato gli anni della mia crescita. Ho frequentato il liceo linguistico studiando inglese, spagnolo e francese; in quegli anni ho fatto parte della Consulta provinciale degli studenti della mia città, sfidando il mio essere timida ed imparando a interagire con istituzioni e persone più grandi di me.  Al quarto anno del liceo ho deciso di provare il test d’ingresso in università Bocconi, e l’ho passato! Così ad agosto 2017 mi sono trasferita a Milano e lì è iniziata la mia vita da fuori sede – con i pro e i contro dell’essere indipendente a soli diciott’anni.  La mia laurea triennale era in Economia e Management (CLEAM). In quei tre anni sono stata in una residenza universitaria dove pagavo circa 720 euro al mese, spese incluse, per 11 mesi l’anno. Ho scelto la residenza perché Milano era una città totalmente nuova per me, non conoscevo nessuno. L’aspetto più bello è stato entrare a contatto sempre con nuove persone, visto che ogni anno arrivavano nuovi studenti, e dal primo giorno si è creato un senso di famiglia: eravamo tutti ragazzi che intraprendevano un nuovo percorso in una nuova città, sempre pronti ad aiutarci. Senza dubbio alcune delle amicizie più belle che ho ad oggi sono nate tra i muri della Residenza di Viale Bligny 22.  In questi tre anni ho fatto parte dell’associazione TEAM, Together Everyone Achieves More, dove ho curato prima il fundraising, poi gli eventi e infine sono diventata presidente: è stata una grande soddisfazione e oggi porto con me l’idea che solo insieme si possa fare la differenza.  Al terzo anno ho fatto uno scambio in Spagna, presso l’università Carlos III. Amo la Spagna, parlo spagnolo e già durante il liceo avevo partecipato a uno scambio Erasmus Plus KA1, nella zona di Almeria, per qualche settimana, con tutto il gruppo del liceo. Quindi tornarci durante l’università è stato semplice. Sono stata a Madrid da agosto a dicembre 2019 – il mio era un Free Mover Program, pagavo una mini retta per l’università estera oltre a quella per la Bocconi. Per fortuna essendo nel gruppo Erasmus Student Network potevo utilizzare degli sconti e agevolazioni. Vivevo in un appartamento condiviso con altri italiani. Eravamo un gruppo di 35 studenti della Bocconi, quindi le classi erano praticamente solo di italiani e i corsi in inglese.  Durante quell’esperienza ho anche svolto un mini-job per la Guerini Editore, curando la piattaforma di bilancio, occupandomi di back-end e creazione modulistica: lavoravo circa quattro/cinque ore a settimana in remoto e sono stata pagata circa 600 euro per l’intera durata, da fine agosto a dicembre. Era un modo per guadagnare qualcosina. Tornata in Italia mi era stato proposto di prendere le “redini” del progetto, ma ho deciso di proseguire gli studi.  A marzo 2020 sono scesa in Puglia: era appena scoppiato il Covid e sono tornata in famiglia poco prima del completo lockdown, rimanendovi fino a fine agosto. Non è stato semplice studiare via Teams, seguire le lezioni e fare gli esami – si perdeva il senso di comunità. Però ho avuto l’occasione di tornare a casa, erano tanti anni che non eravamo tutti insieme visto che anche mia sorella, che studiava a Torino, ed era tornata giù per lo stesso motivo. È stato bellissimo: abbiamo recuperato un po’ di tempo insieme. Mi sono laureata nell’ottobre di quell’anno, in piena pandemia: niente feste, proclamazioni, – solo una mail e un video registrato.Per la magistrale ho scelto, invece, un percorso più umanistico ed internazionale, quello in Strategic Communication presso l’università Iulm, sempre a Milano. Mi ha insegnato tanto e ho apprezzato la praticità della didattica che abbinava teoria a lavori di gruppo o individuali. Questa volta ho scelto un appartamento condiviso: era il momento di vivere in una vera casa. All’inizio la vita di residenza mi è mancata, ma poi sono entrata in sintonia con la mia coinquilina e il nostro salotto – una vera fortuna averlo visto che a Milano le case per universitari raramente hanno una sala comune oltre alla cucina! – è diventato protagonista dei mega pranzi delle domeniche con i nostri amici.  Ho poi partecipato al bando Erasmus e inserito un’unica destinazione: Lisbona. Sono partita a febbraio 2022 e lì ho scoperto ancora una volta di essere un po’ cittadina del mondo – non è stato difficile ambientarsi. Avevo una borsa di studio mensile di circa 250/300 euro. Ero in un appartamento condiviso con altre sette persone – tre italiani, un francese, un olandese, un messicano e una finlandese – e mi piaceva questa multiculturalità. I corsi erano in inglese; eravamo una classe di una trentina di persone, di cui tre italiane. Lisbona è stata una grande scoperta, con una cultura molto aperta, e ancora oggi conservo delle amicizie importanti. Appena posso volo lì e ritrovo amici che continuano a viverci! In quel periodo ho scritto una tesi di laurea sperimentale in Internal Communication sul fenomeno del Whistleblowing in Italia e Portogallo; e a novembre 2022 mi sono laureata. Oggi non sarei qui se non fosse stato per i miei genitori e il loro immenso aiuto: penso che la cosa più bella che un genitore possa fare sia incoraggiare i propri figli a seguire i propri sogni e supportarli anche se lontani da casa. I miei hanno fatto tutto questo per me e penso che non sarò mai grata abbastanza. Terminati gli studi avevo due grandi passioni: le risorse umane e gli eventi. Mentre finivo di scrivere la tesi avevo iniziato uno stage di sei mesi nel settore eventi presso la AIM Group International a Milano, con un rimborso spese di 600 euro. Mi occupavo di eventi e logistica anche di viaggio: una mia grande passione, in realtà, ma sentivo che non stavo mettendo a frutto i miei studi. Ho capito che volevo intraprendere una carriera nell’ambito delle risorse umane, e quasi per caso ho trovato l’opportunità in Continental. Il mio stage è quindi terminato in anticipo a inizio febbraio 2023, per mia scelta. Mi sono imbattuta nella proposta in Continental Italia su Linkedin, a dicembre 2022. Ho letto l’annuncio: un tirocinio in hr con un focus su tematiche in employer branding e talent acquisition. Mi sono ritrovata in ogni parola... e subito candidata! Dopo poco sono stata contattata da Ioselita D’Aleo, che si occupa appunto Talent acquisition: ho fatto un primo colloquio su teams con lei e Elisa Giarratana, Org Development. Poi ho avuto un secondo colloquio in presenza con l'HR director, Luca Armand. Volevo veramente quel posto e tra colloqui e visita agli uffici ho capito subito che sarebbe stato un ambiente da cui imparare tanto. Pochi giorni dopo ecco la telefonata: ero stata selezionata. Non so spiegare la felicità e l’orgoglio provato in quel momento. Stavo aggiungendo un nuovo mattoncino al mio percorso.Lo stage durava sei mesi e sono stati subito molto trasparenti nel dirmi che non si sapeva nulla circa il dopo. Mi occupavo di Talent Acquisition e Employer Branding: colloqui per stagisti, screening cv, attività di partnership con alcune università, scrittura per la pagina LinkedIn. Ricevevo un rimborso spese di 850 euro lordi più buoni pasto da 8 euro, e seguivo la politica di smart working dei dipendenti, quindi 50 per cento mensile e 50 per cento trimestrale sui mesi estivi. Ero molto agitata il primo giorno di stage, eppure mi sono sentita subito accolta: avevano preparato per me la giornata di Onboarding  accompagnandomi nella storia di Continental e facendomi sentire a mio agio. Molto carini anche i piccoli gadget per i nuovi arrivati, che fanno sentire subito parte del gruppo. Ho avuto un ottimo rapporto con i miei tutor e penso di essere stata molto fortunata. Dopo qualche mese, ho chiesto di vedere anche le altre funzioni hr. Poi ho scoperto il mondo di organizational development e internal communications & events: ho creato un nuovo template per comunicazioni interne, abbiamo organizzato eventi mensili per i colleghi e ho seguito la parte di Talent Management. Mi sono subita sentita parte del team, probabilmente ha aiutato che ci fossero altri ragazzi coetanei in azienda, con cui confrontarsi e passare del tempo insieme. Dopo i primi sei mesi mi è stata proposta una proroga per altri sei, con un aumento al rimborso spese a 1000 euro mensili. Ho accettato subito perché sapevo di poter imparare ancora molto. Ripeterei l’esperienza in Continental Italia senza alcun dubbio! Al termine dell’anno non è stato possibile trovare una posizione per me, ma i colleghi si sono adoperati per aiutarmi a trovare un posto. Qualche settimana prima della fine dello stage è arrivata l’offerta di Paola Vanetti, HR Country Head Italy in Merlett. Ho lasciato quindi lo stage dopo 11 mesi, a gennaio. Ricordo ancora la telefonata: non ero nemmeno a conoscenza della vacancy nell’area, ero incredula e felicissima. Avevo lavorato tantissimo e mi ero messa in gioco durante lo stage, per me è stato importante ricevere questa proposta.  Sapevo che Merlett faceva parte del gruppo Continental, dato che in stage avevo avuto l’opportunità di partecipare alle riunioni trimestrali di Hr Country. Con il passaggio in questa nuova azienda è cambiata sia la città sia il settore. Milano era una sede commerciale, qui a Daverio invece siamo una sede produttiva con uffici amministrativi. È una sfida, sto imparando tante cose nuove: una grande opportunità e un bel percorso di crescita per una ragazza di 25 anni. Ho scelto di vivere a Varese, una città un po’ più grande, a pochi chilometri da Daverio. Non è semplice fare nuove amicizie, ma ce la sto mettendo tutta. Ho trovato anche una palestra/piscina vicino casa dove vado due volte a settimana. Sono fiduciosa di conoscere nuove persone: e poi sono solo a un’ora di auto da Milano, e spesso torno lì il fine settimana!Oggi ricopro il ruolo di HR TMOD & Communication Specialist, con una Ral un poco superiore ai 30mila euro l’anno. Mi occupo prima di tutto di integrazione culturale, visto che nel 2019 Merlett, azienda padronale, è stata acquisita dal Gruppo Continental, una multinazionale. Poi ho tutta la parte di Talent Management, formazione interna ed esterna, onboarding nuovi arrivati, Organizational development, comunicazione interna ed employer branding, oltre a progetti con i colleghi delle altre sedi italiane. Ogni giorno lavoro sulle mie abilità di problem solving e sto acquisendo più fiducia in me.In Merlett, così come prima in Continental Italia, lavoro spesso in smart working. Trovo che sia molto efficace se una persona lo prende seriamente: ogni tanto è utile lavorare da casa per poter portare a termine alcuni lavori che in ufficio è complesso fare. Certo, non c’è l’interazione immediata, ma grazie a strumenti come Teams anche questo ostacolo viene facilmente superato. Mi piace molto l’ambito delle risorse umane, mi appassiona trovare nuovi modi per coinvolgere le persone. Sono giovane, ma ho nel mio bagaglio personale già tante esperienze e sento di crescere ogni giorno grazie all’impegno in tutto quello che faccio. Mi piacerebbe molto in futuro essere responsabile di un team e provare a trovare nuove idee e metodologie per ingaggiare le persone.  Il problema degli stage oggi è l’assenza di veri percorsi formativi. Ho fatto tanti colloqui, e spesso l’offerta era per archiviazione di documenti... Credo sia veramente triste per chi ha studiato tanto ritrovarsi a fare solo questo. Fare gavetta è giusto, ma sempre in linea con ciò che si è studiato! Non conoscevo la Repubblica degli Stagisti prima di entrare in Continental, però insieme alla mia tutor, che mi ha fatto conoscere questa realtà, abbiamo siglato proprio mentre ero in stage lì l’accordo con cui Continental Italia è entrata a far parte dell'RdS network. Credo che la Repubblica degli Stagisti porti avanti un concetto chiave per gli stage in Italia: il potere della formazione e la sua giusta remunerazione. Per i giovani diventa un punto di riferimento per capire quali sono le aziende di valore dove intraprendere un percorso di formazione.  A chi oggi si affaccia al mondo del lavoro suggerisco di non fermarsi mai, prendere tutto di ogni esperienza: la vita in azienda, il coinvolgimento tra team, i momenti belli e brutti; di osservare chi ha esperienza e imparare, lasciandosi guidare ma senza mai appiattirsi. Siamo giovani, e abbiamo dalla nostra parte la fortuna di essere nati con una nuova tecnologia e mentalità: dobbiamo solo metterci in gioco e lasciare che la nostra “fame di conoscenza” parli per noi. Testimonianza raccolta da Marianna Lepore

Molte più opportunità di lavoro adesso in Puglia, grazie a Bip e alle altre aziende che investono sul territorio

Essere ragazzi, al sud Italia. Studiare, sognare il futuro. E sapere che molto probabilmente quel futuro sarà altrove, dovrà essere altrove – perché le opportunità buone, quelle per le carriere belle, quelle con gli stipendi generosi, raramente sono lì. Molto più spesso più sono su, nelle Regioni del centro-nord, o ancora più lontano, all'estero. E così “il Mezzogiorno” – così ancora viene chiamato il gruppo di regioni che corrispondono all'antico Regno delle Due Sicilie, e quindi Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, a cui per convenzione si aggiunge la Sardegna – si spopola (qui qualche numero). I giovani partono dopo le scuole superiori, oppure dopo l'università. Partono per fare esperienza, studiare, trovare lavoro. Partono il più delle volte con il desiderio di tornare; e questo desiderio troppo spesso, però, resta frustrato.Non che i giovani meridionali non possano essere felici altrove. Si può vivere pienamente anche lontano dalla propria terra d'origine, è chiaro. Tutto sta nella libertà di scelta. Potendo scegliere, vorresti vivere e lavorare lontano? Potendo scegliere, vorresti tornare nella tua città?Federica Ranieri Dellino risponde no alla prima domanda; Stefano Caradonna risponde sì alla seconda. Hanno entrambi meno di trent'anni, sono entrambi baresi, e sono felici di poter lavorare nella loro terra. Hanno storie diverse, e in comune il fatto di essere project manager nell’area energy & industrial in Bip, la più grande multinazionale della consulenza di matrice italiana, che da molti anni fa parte del network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti. Fondata nel 2003, a lungo concentrata sull'asse Milano-Roma delle sue due sedi principali, negli ultimi anni Bip ha deciso di scommettere sulle Regioni del Sud. E l'ultima nata in ordine cronologico è la sede di Bari. Stefano Caradonna se n'è andato dalla Puglia nel 2015,  a ventun anni, con una laurea triennale in Economia e commercio conseguita all'università di Bari. Una partenza «non a cuor leggero», ricorda, in cui all'entusiasmo di andare a proseguire gli studi in «un'università molto valida a livello di preparazione» e sopratutto capace di spiccare sul curriculum, la Bocconi, si intrecciava l'amarezza di dover lasciare la famiglia e gli amici indietro. Una scelta «molto pesante dal punto di vista economico» resa possibile solo «grazie all'aiuto dei miei genitori», ricorda, ma che oggi considera come «un investimento che si è ripagato, se si guarda a dove sono arrivato dopo qualche anno: ne è valsa sicuramente la pena». A Milano Stefano si costruisce un pezzo di ecosistema pugliese lontano dalla Puglia: «Mi trovavo abbastanza bene, anche perché avevo amici di Bari e altre persone che avevo conosciuto durante il periodo universitario, la maggior parte sempre di Bari». Anche i coinquilini con cui condivide l'appartamento a Milano sono suoi conterranei: inevitabilmente «con il tempo è cresciuta quella nostalgia di dire “Voglio ritornare in Puglia”. Magari non subito, ma quando sarò pronto, mi dicevo, lo farò». Ma nel 2018, quando conclude il percorso di specialistica in Management, quel momento non è ancora arrivato. Laurea in tasca e cv arricchito da sei mesi di stage curricolare in Deloitte, altra società di consulenza, Stefano bussa allora alla porta di Bip, in piazza San Babila: «Mi interessava la consulenza strategica; ho fatto l'application, mi hanno chiamato per i colloqui e ho iniziato subito: stage di tre mesi e poi assunto direttamente». Fast forward di tre anni: arriva il periodo Covid, che Stefano trascorre prevalentemente in Puglia, lavorando da remoto prima per Bip e poi per un'altra azienda, la società di delivery Glovo («volevo fare un'esperienza diversa, un po' più commerciale»). Ma il lavoro al 100% da remoto non gli si addice, e sente che il ruolo di consulente è più giusto, per lui, rispetto a quello di commerciale. Così, quando su un giornale locale scopre che Bip sta per aprire una sede a Bari, non ci pensa due volte: «Era un'azienda dove mi ero trovato benissimo, infatti non avrei voluto andarmene. Avevo mantenuto i contatti con i miei vecchi colleghi di Milano, e così ho avviato percorso di selezione per rientrare in azienda». A novembre del 2023, a 28 anni, firma il suo secondo contratto di assunzione con Bip. Stavolta, sulla sede di lavoro che più lo rende felice: Bari.Federica Ranieri Dellino ha 25 anni e lavora nello stesso ufficio; a differenza di Stefano, però, lei non ha mai avuto bisogno di spostarsi. Una circostanza di cui è la prima a sorprendersi: «Ero affascinata dalle opportunità che offriva il Nord Italia: mai avrei immaginato invece di restare qui, e non fare un'esperienza fuori». Non che Federica ne sia scontenta – al contrario. Già mentre studiava Economia all'università di Bari era attratta dal mondo della consulenza: «Seguivo le “Big Four” e iniziai a partecipare a workshop e attività di gruppo online, da qui». Non appena scopre che EY – un'altra delle aziende virtuose dell'RdS network e una delle quattro “big four”, appunto – sta aprendo una sede in Puglia, Federica si candida e viene presa: stage e poi contratto di apprendistato in rapida sequenza. «Avere un'opportunità a Bari mi sembrava un miraggio» ricorda: «Mi sono buttata in quell'esperienza» a capofitto. Nel frattempo, nell'arco di pochi anni la situazione nel territorio cambia: le aziende che aprono sedi locali si moltiplicano. E tra queste, Bip coglie l'attenzione di Federica: «Iniziai a seguirla sui social, ritrovandomi nei valori che condividevano, e mi ricordai che... Mi avevano già contattata loro in passato!». All'epoca però il posto che le avevano offerto era su Milano, e dunque lei non l'aveva accettato. Ma la notizia di un'imminente apertura dell'ufficio a Bari cambia le carte in tavola: «Mi dissi “Bingo, è arrivato il momento di provarci!”; ripresi la loro mail di un anno prima, e facendo finta di nulla mi ricandidai per Bari». Un azzardo destinato ad avere successo: a giugno 2023 Federica firma il contratto di assunzione, cominciando a lavorare in full remote, e non appena l'ufficio di Bari è pronto, diventa la sua sede di lavoro di riferimento.Ad accomunare le esperienze di Stefano Caradonna e Federica Ranieri Dellino è la soddisfazione di poter esprimere appieno il loro potenziale nella loro terra d'origine, senza bisogno di emigrare. «Io lavoro da quando avevo sedici anni, ho iniziato prestissimo» racconta Federica: «Prima di arrivare in consulenza ho fatto lavori stagionali, poi la team leader per Yves Rocher, una società che vende prodotti di cosmesi. E la cosa che mi ha sempre salvato, in ogni circostanza, è stata la possibilità di avere accanto la mia famiglia e i miei amici». C'è «uno stile di vita» tipico e irripetibile «qui al Sud: al di là di qualsiasi difficoltà poi sai che, terminata la giornata lavorativa, ti aspetta comunque del benessere – una passeggiata al mare, attività all'aperto», la vicinanza con la famiglia e gli amici... e la focaccia!Anche per Stefano è così: a renderlo sereno è «la possibilità di stare con gli affetti, la famiglia, gli amici storici, e di conciliare lavoro e vita privata. Il lavoro è una buona parte della tua vita ma non tutto, quindi è giusto impegnarsi, dare il 120%, però al contempo anche avere delle valvole di sfogo, degli hobby, poter fare sport... Sembra un'assurdità, ma quando stavo a Milano non riuscivo a fare niente: per riuscire ad andare un'ora in palestra praticamente mi ammazzavo. Qui riesco a fare molte più cose».Stefano e Federica non sono certamente gli unici giovani con studi brillanti nel cv ad essere riusciti a trovare lavoro in una Regione del sud Italia. Ma non sono moltissimi quelli che riescono in questa impresa senza dover rinunciare all’ambizione: spesso si pensa di dover barattare il proprio sogno, accontentandosi di un percorso professionale più modesto. «Questo è quello che pensavo anch'io, prima» conferma Stefano: «Poi ho cambiato idea. Adesso penso che la mia carriera non sia in alcun modo limitata. L'investimento che stanno facendo Bip e tutte le altre aziende in Puglia è quello di dare la possibilità alle persone di avere le stesse opportunità di carriera senza dover andare in un'altra città». Come molti, anche Stefano considera che «uno dei pochi effetti positivi del Covid» sia stato lo sdoganamento dello smart working: «Alla fine il lavoro del consulente è face-to-face solo per un 20%, e l'80% si svolge in background: la maggior parte delle presentazioni e le attività si fa in call, oppure di persona ma metà dei partecipanti è collegata da remoto!». Un cambio di paradigma che ha smorzato molto il tabù del non essere fisicamente in ufficio. Le condizioni di lavoro in Bip sono peraltro molto libere: «La scelta di venire in ufficio non è condizionata da nessuno» conferma Federica: «Io lo faccio perché secondo me può essere utile: mi confronto, evito di stare a pranzo davanti al cellulare come magari succede quando sono a casa. È successo più di una volta che magari non sapessi come affrontare una problematica, mi è bastato rivolgermi a un collega accanto e in cinque minuti ho risolto; a casa avrei perso molto più tempo, e magari senza neanche arrivare alla soluzione».In questa situazione di Sud generoso di opportunità capita perfino che a 25 anni si possa entrare in banca, ottenere un mutuo e comprare una casa. Come è successo a Federica: «Appena ho firmato il contratto a tempo indeterminato, la prima cosa che ho pensato è stata quella di investire questo guadagno». Di celebrare in un certo senso «la possibilità di rimanere qui» trasformando «questo contratto in qualcosa di materiale». La casa resterà lì «al di là di quali saranno le mie scelte future», dice Federica: «Non so ancora effettivamente cosa mi aspetta, se magari a un certo punto me ne andrò; però l'idea di avere qualcosa qui che posso sia abitare, sia far diventare una rendita, mi sembrava il miglior modo per investire i miei soldi». Del suo gruppo di coetanei e amici, la sua «comitiva», è la prima a fare questo passo. L'alba di una nuova era, forse, per il Mezzogiorno? Federica Ranieri Dellino e Stefano Caradonna ne sono convinti. «Quando io mi sono laureato, nel 2018, il mercato del lavoro su Bari era completamente diverso rispetto a quello che vediamo adesso» dice lui: «Le opportunità oggi sono molto superiori, grazie a Bip e a tutte le altre aziende che hanno iniziato a investire nel territorio della Puglia. La Regione è stata anche molto brava nell'utilizzo dei fondi, riuscendo a convogliare gli investimenti di queste aziende. Tantissime di quelle che si occupano di innovazione nel mercato della consulenza sono arrivate grazie alla Regione Puglia, cambiando il mercato del lavoro su Bari e nei paraggi». «Rispetto a quando frequentavo io l'università non ci sono paragoni: finivi il percorso di studi e dovevi mandare disperatamente curriculum in giro per l'Italia per riuscire ad essere assunto, nonostante avessi una laurea» gli fa eco Federica:  «Non c'era tanta scelta: appena avevi una proposta, sembrava la cosa più bella del mondo. Oggi l'università riesce a organizzare molti più incontri con le aziende. Gli studenti possono capire cosa desiderano, possono scegliere. E c'è sempre un maggior interesse ai valori aziendali, al di là della retribuzione: si cerca a livello empatico un contatto con l’azienda, per capire se può far star bene entrare lì, se ne vale la pena, se può permettere di conciliare vita privata e vita lavorativa – che per noi al Sud è fondamentale». Il progetto di Bip prevede di portare 250 posti di lavoro in Puglia da qui alla fine dell'anno prossimo. Talenti di ritorno, come Stefano Caradonna; e talenti freschi, come Federica Ranieri Dellino. Per ridare linfa a un Sud troppo spesso bistrattato e prosciugato delle sue risorse umane, senza abbassare di un centimetro l'asticella della qualità del lavoro.

Stage in Eurofound, la storia di Elisa: «L’Irlanda mi ha dato il percorso lavorativo che sognavo»

Si sono aperte il 20 marzo le candidature per nove posizioni di tirocinio presso l'Eurofound di Dublino. La deadline per l'application è il prossimo 20 aprile, anche se le candidature resteranno valide fino alla fine dell'anno per eventuali ripescaggi. Gli stage partono a giugno (la durata è semestrale ma prorogabile a dodici mesi), con rimborsi superiori a 1800 euro mensili. La Repubblica degli Stagisti ha raccolto la storia di Elisa Staffa, 29 anni, tirocinante della sessione autunnale 2021, che oggi lavora a Dublino presso l’Economic and Social Research Institute. Ho 29 anni e sono di Roma, città che pensavo non avrei mai lasciato. Ho fatto il liceo classico, e ho amato il greco e il latino al punto di pensare di studiarli all'università: ho anche due genitori archeologi! Poi invece la scelta è ricaduta su Economia alla Sapienza: desideravo studiare qualcosa che mi permettesse di provare a migliorare il mondo. Durante quegli anni ho lavorato come hostess e bibliotecaria in facoltà. Lo studio ha però avuto sempre la precedenza.Sono sincera: non avevo le idee chiare su cosa fare da grande e invidiavo gli amici che ce l'avevano. Come fai quando hai un mondo di fronte? Mi sono laureata alla triennale nel 2017 e ho proseguito con la magistrale in Economia politica. E tutti i dubbi che fino a lì mi avevano accompagnato hanno iniziato a diradarsi con un corso di microeconomia applicata al mercato del lavoro, tenuto da un bravissimo professore. Grazie a lui ho ottenuto una borsa di studio per la tesi all’estero e ho trascorso tre mesi in Svezia presso l’università di Goteborg. Un'esperienza meravigliosa, durante la quale ho studiato il modello di politiche del lavoro svedesi. L'affitto era di 1.500 euro per tre mesi. Sono riuscita a manternermi con la borsa di oltre 2mila e 300 euro, e anche aiuti dai miei genitori e qualche risparmio. La laurea magistrale è arrivata – a pieni voti – a gennaio 2020. Avevo chiaro di volermi specializzare nella ricerca in ambito occupazione e mercato del lavoro, e un ente stava per assumermi, quando ecco che scoppia la pandemia. Ho atteso fiduciosa l’attenuarsi di quella situazione, ma quella chiamata non è più arrivata. Sono andata avanti a cercare, mi ero anche candidata per un concorso in Banca d'Italia, ma dopo mesi di studio, la sessione salta per Covid. Mi sono a mia volta ammalata di Covid e per un mese, chiusa nella mia stanza, ho vissuto una crisi perché che non sapevo più cosa volessi fare.Inizio a mandare le candidature più disparate. Ne invio una per Unicredit, e una per i tirocini in Eurofound. A marzo 2021 mi trasferisco a Bologna per lavorare in Unicredit in apprendistato come consulente finanziaria con stipendio di circa 1.700 euro e vari benefit. A 25 anni sola in un appartamento, 700 euro al mese tra affitto e spese, ed economicamente indipendente: mica male di questi tempi in Italia!Il lavoro non era in linea con quanto studiato, ma imparavo tantissimo. A un certo punto però ho sentito che tutto mi stava stretto. E proprio allora con mia grande sorpresa mi contatta Eurofound: i miei sogni venivano a bussarmi alla porta. Si trattava di licenziarmi da un posto fisso, e i miei genitori non erano d’accordo, ma io avevo già deciso. Do le dimissioni e a novembre 2021 ha inizio la mia avventura in Eurofound, nella verde Irlanda, come tirocinante nell’unità di ricerca Occupazione.All’inizio l’impressione è stata 'non sono all’altezza di tutto questo'. Ero nel cuore della macchina della ricerca a sostegno delle politiche sociali ed occupazionali dell’Unione Europea. Ma passo dopo passo, ce l'ho fatta. La mansione principale era gestire un grande database interno, in collaborazione con i corrispondenti che Eurofound ha in tutti i paesi dell’Unione Europea. Il lavoro in sè era abbastanza meccanico, ma è stato molto interessante, ad esempio, vedere come dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, aziende nei paesi limitrofi annunciassero grandi assunzioni di rifugiati ucraini mentre altre, come conseguenza della crisi energetica, riducessero il personale. Ad aprile 2022 mi hanno rinnovato il contratto per altri sei mesi: ne ero molto felice, dodici mesi è il periodo massimo di tirocinio nelle istituzioni europee. Eurofound è inoltre una realta molto dinamica, si ha modo di interagire con culture diverse e coglierne tutta la bellezza. Ogni anno vengono inseriti dai 6 ai 10 tirocinanti, quindi si crea sempre un bel gruppo di giovani. Il problema principale di Dublino sono gli affitti. Per una stanza con altri coinquilini a 15 chilometri dal centro pago 680 euro e mi ritengo anche fortunata, perché ho amici che arrivano a pagarne 900. È un grande problema che prima o poi metterà un freno alla crescita del paese. Per fortuna il rimborso spese è passato dai 1.580 euro di fine 2021, a più di 1.670 euro a gennaio 2022 per l’aggiustamento al coefficiente relativo al costo della vita in Irlanda. A ottobre 2022 è ulteriormente aumentato a quasi 1.750. Può sembrare tanto, ma il costo della vita in Irlanda è decisamente più alto che in Italia. Ero consapevole che a fine tirocinio non si sarebbe aperta alcuna possibilità di rimanere nell’agenzia, anche se un’esperienza in un’istituzione europea attribuisce punti nel caso si partecipi a un bando. Ho iniziato quindi a cercare un nuovo lavoro. Io credo che nella vita, se le cose sono per te, avvengono in modo lineare, e infatti si apre una posizione perfetta per il mio profilo: assistente alla ricerca in economia del lavoro presso un ente di ricerca di Dublino. È l’Economic and Social Research Institute (Esri), che fa per il governo irlandese ciò che Eurofound fa a livello europeo: ricerca a sostegno del policymaking. Ho iniziato a novembre 2022 con un contratto di due anni, ben retribuito. Sono molto felice, sono seguita tantissimo dai miei supervisor, lavoro con un team di persone eccezionali e ho già imparato tante cose.So bene che le competenze apprese in Eurofound sono state determinanti. I prossimi anni saranno sicuramente utili per me per capire se voglio intraprendere successivamente un percorso di dottorato: non ne coglievo l’importanza appena uscita dalla magistrale. Non prevedo quindi di rientrare in Italia prossimamente, ora ho una vita ricca e piena a Dublino: l’Irlanda mi ha dato il percorso lavorativo che sognavo. Ho rischiato e accolto l’incerto, ma ho vinto io. Non posso giudicare gli stage italiani non avendone mai fatto uno, ma dalle tante storie di miei amici so che i rimborsi spese sono troppo bassi per permettere a un giovane di uscire da casa e rendersi indipendente. È vero che il costo della vita irlandese è alto, ma l'indennità mi ha comunque permesso di vivere all’estero, essere autonoma e avere una vita decorosa!Testo raccolto da Ilaria Mariotti 

Servizio civile e università insieme, la storia di Sabrina: «Si può! E con il rimborso mi mantengo»

La scadenza è stata prorogata e ci sarà tempo fino al 22 febbraio per candidarsi alla nuova edizione del Servizio civile universale. La Repubblica degli Stagisti ha raccolto la storia di Sabrina Cannatà, 22 anni, che sta svolgendo il servizio civile presso la Fondazione Amesci di Roma. Ho 22 anni, sono nata e cresciuta a Messina. Ho frequentato il liceo delle Scienze Umane, diplomandomi nel 2020; ho sempre avuto la passione per il disegno e la moda, e per questo ho scelto di proseguire gli studi a Palermo con la triennale all’Accademia di Belle Arti, indirizzo Progettazione della moda. Mi sono laureata nel 2023: guardandomi indietro posso dire che è stato un cammino affascinante, anche se travagliato. Non è semplice andare via di casa e conciliare tutto, imparare a gestire le spese e al contempo studiare, tentando anche di avere una vita sociale. Va detto poi che l’accademia, a differenza dell’università, ha un’impostazione che richiede tante ore per la parte pratica del percorso.Passandoci sono però cresciuta e ho imparato a mettermi in discussione, sempre tenendo davanti l’obiettivo di entrare a piccoli passi nel mondo della moda. Un settore che attrae tra le altre cose perché spesso fatto di stravaganze, tra eventi e sfilate a cui ho cominciato a approcciarmi proprio tramite l’accademia. Da questa prima volta da fuori sede, ne sono uscita più responsabile e indipendente. Ho cercato di evitare il più possibile spese ulteriori per i miei genitori, che devono mantenere anche i miei due fratelli più piccoli, di 19 e 15 anni.E ci sono riuscita grazie alle borse di studio universitarie. La prima che ho preso, nel corso della triennale, era basata sull’Isee familiare e sui crediti universitari raggiunti. L’importo era di 1700 euro annuali. Quando poi, una volta finita la triennale, è arrivato il momento di decidere che strada prendere, sui social ho visto l’annuncio del progetto di servizio civile Persone oltre a pazienti, con sede a Messina. Mi è sembrata subito una buona idea quella di partecipare e ho presentato la mia candidatura.Non avevo mai avuto contatti con il mondo del lavoro. Se non come animatrice (ma gratis) della parrocchia, e per un tirocinio: tra il 2021 e il 2022 per circa un mese in totale, ho fatto pratica senza percepire compensi come costumista per la realizzazione di uno dei cortometraggi a cura della Scuola di cinema Piano Focale di Palermo. Uno stage curriculare, che mi è servito per acquisire crediti universitari. Del servizio civile avevo già sentito parlare perché alcuni miei parenti vi avevano preso parte. Per questo, supportata da mia madre, mi ero messa in cerca di opportunità nel mio territorio. Ho superato la prima selezione e il colloquio è avvenuto a marzo 2023. Sono però risultata idonea non selezionata al progetto in questione, perché altri candidati avevano ottenuto un punteggio maggiore del mio. Così ho deciso nel frattempo di proseguire gli studi con la magistrale e di iscrivermi all’Accademia di Belle Arti di Roma.Proprio in quel periodo mi arriva una mail da parte di Amesci. Mi comunicavano che, da idonea non selezionata, avrei potuto occupare un posto vacante per un altro progetto in qualunque parte d’Italia. La mia scelta è così ricaduta su Proyouth, progetto con sede nel centro di Roma, in via Angelo Brunetti, nella sede della Fondazione Amesci, realtà che promuove tra gli altri i progetti di servizio civile. La durata è di circa dieci mesi: ho iniziato lo scorso settembre e concluderò a giugno 2024. Le cose da dire su questa esperienza sono tutte positive. Le mie mansioni prevedono la promozione del progetto Servizio civile, sia con attività da computer, quindi realizzando volantini, sia talvolta con attività di volantinaggio vero e proprio.Un’altra attività che svolgo è la partecipazione ai dibattiti formativi che si organizzano presso la sede, che hanno spesso a tema l’inclusività. Fin da subito mi sono sentita accolta dal mio Olp (tutor del Servizio civile, ndr) Dario Santoni, anche lui giovanissimo, 23enne, ma molto competente. Con me ci sono altri quattro volontari. Le cinque ore lavorative giornaliere da contratto, inoltre, mi permettono di dedicare tempo anche agli studi. Siamo impegnati dalle 9 alle 14 o dalle 13 alle 18 dal lunedì al venerdì, e la sede di Amesci è anche vicina all’università!Nonostante non sia attinente al percorso di studi per cui ho optato, già in soli quattro mesi l’esperienza del servizio civile sta lasciando il segno. Ogni giorno è buono per imparare qualcosa, dal comunicare allo stare in gruppo, formandosi all’ascolto di sé e dell’altro, sentendoci tutti parte di qualcosa e iniziando ad assumersi le responsabilità che la vita presenta. Sul fronte economico posso dire di essere quasi del tutto indipendente ormai, nonostante il costo della vita di Roma sia piuttosto elevato.Sono infatti in affitto in una stanza doppia a 350 euro al mese, più le spese, e la condivido con una mia amica. In più sono risultata vincitrice di una borsa di studio universitaria per fuori sede, che si può ottenere dimostrando di possedere un regolare contratto di affitto, come nel mio caso. Sono in totale 7mila euro annui, anche se pagati in due tranche semestrali. Questa cifra più i 507 euro di rimborso spese del servizio civile mi consentono di sostentarmi. A giugno si concluderà questa meravigliosa esperienza. Continuerò gli studi in moda, cercando passo dopo passo di entrare a far parte del settore. Il mio sogno è fare la stilista. Ci proverò, portando con me tutte le belle esperienze di vita accumulate: il servizio civile, la fondazione Amesci, accogliente e sempre disponibile, e i miei colleghi e ormai amici, con cui spero di avere ancora a che fare in futuro. Testo raccolto da Ilaria Mariotti   

Il servizio civile in biblioteca all'università: un'esperienza forte «a livello lavorativo e umano»

C’è tempo fino al 15 febbraio per candidarsi alla nuova edizione del Servizio civile universale. La Repubblica degli Stagisti ha raccolto la storia di Enrico Palma, 27 anni, che sta svolgendo il servizio civile presso la biblioteca dell'università Parthenope di Napoli.Sono di Napoli, del quartiere Soccavo. Qui ho frequentato le scuole fino al liceo linguistico, diplomandomi nel 2016. Ho sempre avuto una forte passione per lo sport, che è da sempre presente nella mia vita, in tutto quello che faccio. Consapevole dei benefici che produce l'ho sempre praticato: calcio, pallavolo, judo. Per questo la scelta post diploma è caduta su Scienze motorie, presso l’università Parthenope di Napoli. Nel corso della triennale ho avuto la mia prima esperienza di tirocinio extracurricolare, partecipando proprio all’evento sportivo Napoli 2019 Universiade, da maggio a luglio del 2019. Ho fatto parte del comitato organizzatore, nello specifico del team che gestiva i servizi per gli arbitri e giudici internazionali della competizione. Arbitro sono in realtà tuttora perché faccio parte dell’Associazione Italiana Arbitri (AIA). Questa esperienza mi ha dato molto. Mi sono formato, sono maturato, e ho imparato a prendere decisioni importanti in brevissimo tempo.  I miei studi sono proseguiti anche dopo la triennale. Nel 2021 mi sono iscritto alla magistrale in Scienze e Management dello sport e delle attività motorie, sempre presso la Parthenope. Ho completato il percorso a dicembre 2023, con 110 e lode con una tesi dal titolo “Il processo evolutivo del modello organizzativo per i mega eventi sportivi: da Barcellona 1992 a Londra 2012”. L’argomento mi ha permesso di approfondire come funziona l’organizzazione dei grandi eventi sportivi, e come si è evoluta nel tempo. È su questo ambito, quello degli eventi sportivi appunto, che mi sono focalizzato perché è il settore di cui vorrei entrare a fare parte. Nel corso dell’università ho avuto ancora un'occasione: quella di partecipare come volontario agli europei di calcio EURO 2020 (tenutisi nel 2021 causa Covid, ndr), e al gran premio di Formula E nel 2023, in entrambi i casi a Roma.Per il servizio civile mi sono candidato ancora da studente universitario, a gennaio del 2023, ed era un po’ che avevo questa idea per la testa. Non ci ero mai riuscito perché preso da altri impegni lavorativi. La premessa infatti è che ho sempre lavorato, dalla fine degli studi liceali in poi. Ho iniziato a giugno come promoter: distribuivo un settimanale gratuito, e imparavo il contatto con la gente. Ho smesso a dicembre 2019. Un mese dopo firmavo un contratto full time come assicuratore. Per quanto possa sembrare una professione lontana dal mio percorso, in realtà è così che ho acquisito capacità di ragionamento che fino a quel momento non avevo e che mi sono ritrovato dopo. Un nuovo lavoro è arrivato a maggio 2021. Avevo nostalgia del mondo sportivo e mi sono proposto da Decathlon come sales assistant. Ho firmato un contratto part time, e poi ho continuato nelle vendite con JD e OVS. Una fase che si è chiusa a ottobre 2022, quando mi sono preso una pausa per dedicare tempo a me stesso, studiare nuove cose e soprattutto ultimare nel miglior modo possibile i miei studi. Con le vendite ho capito come ragionano le grandi aziende, ognuna in modo diverso dall’altra, e ho appreso tantissimo.Questo spiega perché non ero mai riuscito a candidarmi al servizio civile prima di questa edizione. Già dallo svolgimento del colloquio mi sono sentito subito a mio agio. Conoscevo l’ente ospitante in quanto si tratta dell’università che ho frequentato, la Parthenope. È stato perciò molto facile. Sono stato assegnato alla biblioteca centrale della sede. Sono di supporto al personale della biblioteca, mi occupo di catalogazione di libri e riviste, compilazione delle carte d’ingresso, di aiuti di vario tipo agli studenti che accedono alla biblioteca o alla sala lettura. Il servizio dura un anno. Generalmente i progetti iniziano il 19 settembre – come nel mio caso – e terminano esattamente un anno dopo. Il rapporto col mio OLP (tutor) è stato dal primo momento molto costruttivo poiché si è dimostrato subito disponibile, dandomi ogni tipo di chiarimento ogni volta che ne avessi bisogno. Auguro a chiunque di vivere questa esperienza come la sto vivendo io. Mi sta aiutando ad aggiungere altri tasselli importanti sia a livello lavorativo, ma soprattutto a livello umano. E questo grazie ai colleghi con i quali coltivo ormai un rapporto ogni giorno.Sembra scontato da dire, ma è vero che tutte le esperienze fatte hanno contribuito a definire il mio percorso e a darmi le skills che ho acquisito. A partire dagli studi universitari, che hanno spaziato dalla pedagogia all’economia, passando dalla scienza, per finire agli ambiti sportivi. Ed è li che immagino il mio futuro. Anche se non è facile poiché nel comparto è richiesta tanta esperienza, e Napoli non è una città che ne organizza molti. Ho sempre in testa il pensiero di Socrate “so di non sapere”; sono curioso di imparare cose nuove e accumulare esperienze. Credo che mi sentirò così anche quando andrò in pensione. Ai giovani come me do il consiglio di curare i dettagli, perché sono quelli che fanno la differenza. Ci sono due mantra che mi accompagnano: il primo è mens sana in corpore sano poiché reputo fondamentale la connessione fra mente e corpo attraverso la conoscenza e l’attività motoria in qualsiasi sua forma. Il secondo è “l’ossessione batte il talento”: sono costanza e sacrifici che fanno arrivare ai risultati desiderati. Testo raccolto da Ilaria Mariotti 

“Il mio gemello portato per le materie umanistiche, io ingegnera”: Francesca e l'infondatezza degli stereotipi di genere

La scienza è sempre più donna. E c’è un’ampia serie di ragioni per le quali oggi, per una ragazza, può essere conveniente scegliere un percorso di studi in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La Repubblica degli Stagisti racconta questo mondo in questa rubrica, Girl Power, attraverso la voce di donne innamorate della scienza e fortemente convinte che, in campo scientifico ancor più che altrove, di fronte al merito non ci sia pregiudizio che tenga. La storia di oggi è quella di Francesca Marino, Salesforce business analyst per T4V, società di consulenza informatica che fa parte dell'RdS network.Comincio con un aneddoto, per scardinare l'infondatezza di qualsiasi stereotipo di genere. Ho un fratello gemello che fa il giornalista sportivo, mentre io sono laureata in Ingegneria informatica e oggi lavoro come analista funzionale. Lui da sempre più portato per le materie umanistiche; io invece, fin da piccola, considerata da tutti come la tecnica di casa. Mi piaceva capire i meccanismi delle cose, le smontavo e rimontavo, e tutti venivano da me se c'era qualcosa da aggiustare. Mio papà è un medico e mia mamma ha lavorato presso uffici universitari, ma la mia propensione per le materie scientifiche credo sia innata. E sono sempre stata appoggiata nelle mie scelte da chi mi circondava.Sono nata a Milano 32 anni fa, e dopo le scuole medie – su indicazione anche dei docenti, che avevano individuato questa mia attitudine – mi sono iscritta al liceo scientifico, dove ho sempre riportato voti migliori nelle materie come matematica e fisica. Non che fossi una “capra” nelle altre, ma faticavo a imparare concetti in modo mnemonico. Già al quarto anno ho così deciso di partecipare alla Summer school del Politecnico di Milano, con in testa l'idea di studiare anche all'università una materia stem. E lì ho superato il test che ti garantisce un posto in facoltà subito dopo il diploma.Così è stato: dopo la maturità sono entrata a Ingegneria Informatica, e devo dire che è qui che mi sono scontrata per la prima volta con pregiudizi legati al genere. Il corso era nettamente a prevalenza maschile: su duecento persone, eravamo solo una decina di ragazze. Ricordo in particolare un episodio: dovevamo compilare un elenco con i nominativi della classe, e di fronte al mio e quello delle altre partecipanti un ragazzo diede per scontato provenissimo tutte dall'istituto tecnico. Non era concepibile che una ragazza potesse studiare informatica all'università, a meno che questa “stranezza” non fosse giustificata da quel precedente percorso di studi.Ci facevano pesare il fatto di essere donne, ma questo atteggiamento non l'ho mai riscontrato nei professori, solo nei compagni. D'altronde erano dei ventenni, a loro volta immaturi, forse non si rendevano troppo conto del loro comportamento. E aggiungo che nel tempo la cosa è scemata, si è trattato solo degli inizi. Oggi forse sarebbe diverso, c'è maggiore sensibilità su questi temi. Però per me è stato un percorso tosto, anche per questi motivi, oltre alla difficoltà intrinseca degli studi. Così, dopo un periodo di pausa preso per motivi personali, mi sono laureata alla triennale nel 2019. Ma già verso la fine del triennio, era il 2018, avevo svolto un tirocinio curriculare presso un'azienda di informatica di Milano. Dopo la laurea mi hanno tenuta con un contratto di apprendistato. Anche in questo caso mi sono scontrata con alcuni fastidiosi pregiudizi. All'inizio, in una occasione, il mio responsabile mi disse candidamente che, siccome non sapevano cosa farmi fare, potevo presenziare a un incontro presso il cliente perché ero prima di tutto di bella presenza. E poi sì, anche perché ero stata brava. Sono tutte situazioni in cui fortunatamente mi sono trovata quando ero alle prime armi: ma quello dell'informatica è un ambiente indubbiamente maschilista.Per fare un altro esempio, non mancano mai i commenti sull'aspetto fisico: ma io mi sono sempre impegnata per far capire cosa ci fosse al di là di quello. Ora, anni più tardi, mi preme sottolineare che è tutto diverso. Anche perché, dopo quell'azienda, ho avuto una seconda assunzione in un'altra realtà a partire da settembre 2021. In questo settore le offerte di lavoro non mancano, e capita anche che le aziende facciano di tutto per tenerti, come per esempio proporre una controfferta economica. A me è successo quando ho deciso di lasciare, senza che neppure lo chiedessi io, né che fossi spinta da motivazioni economiche. Nell'ambito informatico mediamente le retribuzioni siano superiori alla media. E non mi è mai capitato di scoprire che ci fossero differenze di salario per una qualche discriminazione di genere. A T4V sono approdata solo a gennaio del 2023. Sono venuta a conoscenza dell’azienda perché due miei ex colleghi lavorano qui: nello specifico è stato quello che oggi è il mio responsabile a convincermi a entrare a far parte del team! Sono una Business analyst, in italiano una “analista funzionale”, in ambito Salesforce. Serviva una persona proprio in quel ruolo, che fosse già a autonoma e che facesse un po' da supporto anche a profili junior. E così è iniziata la mia esperienza in T4V. Sono soddisfatta perché sono consapevole che non è la norma essere assunta e inserita in una posizione adeguata alle proprie competenze. Spesso alle giovani come me – mi raccontano persone che conosco – sono affidati ruoli minori, inferiori alla loro preparazione. Conosco un caso di un'avvocata che in uno studio di soli uomini è trattata come fosse la segretaria. E dire che lo studio ne ha una – di segretaria!Nel mio quotidiano, in T4V, mi relaziono principalmente con il team business lato cliente e con i miei colleghi del team tecnico in modo da far comunicare le due parti. Raccolgo i requisiti di nuovi progetti, li analizzo, e insieme al team tecnico se necessario completiamo l'analisi in modo che loro siano in grado di implementare il tutto. Mi occupo anche della gestione interna dei team di lavoro in attività quali la distribuzione dei compiti e il coordinamento, quando necessario anche di formazione. Lavoro per lo più in smart working, con un contratto che è stato da subito a tempo indeterminato. L'azienda adotta però una modalità ibrida, di cui io sono una fan: andiamo almeno una volta a settimana in ufficio. E solo se vogliamo, una volta in più. Ci sono però tante iniziative per farci conoscere tra di noi, e farci sentire anche persone in carne e ossa, oltre che dipendenti. C'è stata per esempio di recente la festa di Natale, e poi si organizzano merende in ufficio, oppure un contest fotografico quest'estate. Cose importanti, altrimenti si rischia di non vedersi mai. Specialmente nel mio gruppo di lavoro, che è sparso tra Roma, Milano e altre sedi. Anche in T4V l'ambiente è ancora leggermente a prevalenza maschile, ma non avverto più quelle problematiche dovute al fatto di essere una ragazza, come accaduto in passato. Sono questioni su cui nel giro di pochi anni l'attenzione è molto salita. Alle ragazze interessate a intraprendere percorsi nelle materie Stem suggerisco di non abbassare mai la testa. Bisogna essere preparate a quello a cui si può andare incontro, ma si deve anche imparare a farsi scivolare i commenti di dosso, senza per questo bloccarsi. Essere preparate è la base di partenza, il punto di forza iniziale. Nel mentre mai farsi mettere i piedi in testa, ma cercare di combattere le ingiustizie sia in ambito accademico che lavorativo. Il vento, piano piano, sta cambiando.Testo raccolto da Ilaria Mariotti