Marianna Lepore
Scritto il 09 Dic 2024 in Storie
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Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Lorenzo Curato, 26 anni, oggi con un contratto a tempo indeterminato in Bip.
Sono nato e cresciuto a Venezia, città che amo: vivere in un luogo in cui ogni settimana c’è un nuovo evento culturale ti trasmette un’apertura al mondo. Qui ho frequentato il liceo classico europeo, una sperimentazione che mi ha permesso di integrare le materie umanistiche con due lingue straniere, l’inglese e lo spagnolo, e vivere intense attività extracurriculari come una simulazione della sessione delle Nazioni Unite, arrivata nel 2024 alla decima edizione.
Finito il liceo, la curiosità per i fenomeni sociali e la tradizione familiare – papà avvocato e nonno magistrato – mi han fatto scegliere la laurea in Giurisprudenza con indirizzo europeo e transnazionale a Trento. Qui ho trovato un ambiente rigoroso e dinamico e una facoltà aperta all’estero. E ho sperimentato per la prima volta la vita in autonomia: Trento è una città piccola e tranquilla, con lati positivi, nessuno spaesamento da grande città, e negativi, poca vita sociale! Ho scelto di andare in uno studentato – un ambiente tranquillo a costi ragionevoli, meno di 300 euro mensili.
Durante l’università ho avuto varie esperienze internazionali. La prima è stato un Erasmus a Barcellona, al terzo anno, presso l’università Pompeu Fabra. Son partito per la Catalogna a settembre 2019 e ci sono rimasto fino a marzo del 2020, seguendo corsi in inglese e spagnolo in un’ambiente internazionale e interattivo: i docenti erano sempre interessati al nostro punto di vista durante le lezioni. L’esperienza si è interrotta causa pandemia, ma è stata estremamente arricchente.
E poi… quanto è bello vivere a Barcellona! È una città che offre sconfinate opportunità di svago. Certo ha i suoi costi, e senza il sostegno della mia famiglia sarebbe stato difficile. Avevo una borsa di studio di circa 400 euro mensili, che non coprivano nemmeno il costo dell’alloggio! È vero che gli studenti Erasmus godono di molti sconti e agevolazioni, ma le spese restano alte. L’esperienza è stata cosìpositiva che tornato in Italia ho deciso, all’inizio del mio quarto anno, di candidarmi per un’esperienza di Doppio Titolo all’università di Glasgow, in Scozia, e ottenere anche il titolo magistrale britannico (LL.M.), molto ambito nel settore giuridico. La mia università aveva un accordo che permetteva di accedervi con uno sconto del 50 per cento sulla retta.
L’ambiente a Glasgow era ancora più variegato che a Barcellona, con un corpo docenti internazionale e colleghi da tutti i continenti: americani, indiani, cinesi... Un’esperienza utile anche perché nei Paesi anglosassoni non è enfatizzata solo la dimensione tecnica dei saperi giuridici, ma anche la loro importanza per altre decisioni, anche di business. Il mio percorso era in diritto societario e finanziario – così ho pensato che potesse essere una buona idea tentare la carriera in una multinazionale.
L’unico altro stage avuto prima di entrare in Bip è stato un tirocinio estivo di tre mesi, nel 2021, nella sede padovana di una law firm internazionale. Finiti gli esami del quarto anno avevo saputo tramite passaparola che cercavano una figura junior per aiutare un praticante avvocato. Mi incuriosiva il lavoro del giurista, così mi ero candidato e dopo un colloquio mi era stato offerto uno stage curriculare. Non c’era rimborso spese, ma era molto vicino casa e senz’altro i vantaggi superavano gli svantaggi!
Sono stato di supporto nelle ricerche giurisprudenziali e dottrinali e nella redazione dei contratti e ho affinato la capacità di risolvere problemi giuridici concreti nel diritto commerciale. Sono stati mesi impegnativi ma molto positivi. Al termine dei tre mesi mi è stato chiesto se fossi interessato a fare il praticantato da avvocato, ma avrei iniziato di lì a poco l’esperienza di Doppio Titolo nel Regno Unito e non era possibile una prosecuzione.
E qui arriviamo al contatto con Bip – che è stato del tutto inaspettato! Avevo una conoscenza assolutamente superficiale del mondo consulenziale ed ero alla ricerca di un’opportunità che mi permettesse di vivere in un contesto aziendale complesso. Nel Regno Unito, infatti, avevo capito di voler sperimentare il lavoro per una multinazionale. Inizialmente cercavo posizioni in ambito legal, ma ce n'erano davvero poche aperte a laureandi. Così ho vagliato percorsi per “riqualificarmi”.
E ho scoperto il Master Bootcamp di Bip: quattro settimane di formazione in remoto, in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano, e poi uno stage con rimborso spese all’interno dell’azienda. Era allettante: includeva un momento di formazione su tematiche nuove – la trasformazione digitale e l’innovazione strategica – e mi avrebbe fatto capire se quella fosse la scelta giusta per me. E poi Bip è un’azienda internazionale con molte sedi al di fuori dell’Italia, e mi avrebbe permesso di spostarmi all’estero.
Così a giugno 2023, mentre ero alle prese con la scrittura della tesi di laurea, mi sono candidato. La modalità di selezione era per me inusuale: una presentazione di gruppo su un business game. I recruiter, dopo averci illustrato i princìpi chiave dell’azienda e il programma di formazione e averci chiesto una breve presentazione personale in inglese, ci hanno diviso in due squadre e sottoposto una simulazione di un problema reale in un contesto aziendale. In circa un’ora e mezza di tempo dovevamo discutere sulle scelte da intraprendere. I recruiter ci avrebbero osservati e poi espresso le loro valutazioni.
Ero abbastanza soddisfatto: pensavo di aver risposto bene a una sfida fuori dalla mia “comfort zone”. Ma mi sembrava che anche gli altri candidati avessero reagito bene! Qualche giorno dopo, fortunatamente, mi è arrivata la conferma di essere stato selezionato; e a fine agosto 2023 ho iniziato il mese di formazione. È stata un’esperienza stimolante: la classe era composta da ragazzi con studi molto diversi tra loro (lingue, filosofia, giurisprudenza...) ed effettivamente questa varietà si notava nell’approccio di ognuno! Le lezioni erano brevi introduzioni teoriche da parte dei docenti a cui seguivano lavori di “messa in pratica” da svolgere in piccoli gruppi il pomeriggio, per poi presentarli alla classe il giorno successivo. L’impressione è stata positiva: Bip mi è sembrato un ambiente in cui contava la curiosità, la voglia di mettersi in gioco e di ragionare in modo aperto.
Al termine mi è stato proposto uno stage di sei mesi in uno dei team dell’area Retail and Consumer Goods della sede di Milano, a partire da novembre 2023, con rimborso spese di oltre 900 euro netti mensili e possibilità di lavorare in full smart working. Cercando online informazioni ho scoperto la Repubblica degli Stagisti, e appreso che Bip rientra tra le migliori realtà presso cui fare uno stage, per rimborso spese e percentuale di assunzione. Mi sembra un’iniziativa molto utile: enfatizza la dimensione formativa che ogni stage dovrebbe avere e permette di sapere quali realtà garantiscono la possibilità di stabilizzarsi, e questo costituisce un aiuto non trascurabile.
Inizialmente in Bip sono stato di supporto ad alcuni colleghi più senior nelle loro attività, rivedendo le presentazioni che dovevano fare ai potenziali clienti e facendo ricerche per rendere le proposte il più possibile adeguate. Nelle prime settimane molti momenti sono stati dedicati all’accoglienza e alla presentazione ai team, ed era prevista anche una giornata di confronto tra stagisti e neoassunti con il fondatore Nino Lo Bianco: un ideale passaggio di testimone tra generazioni.
Pochi mesi più tardi, ecco il mio primo progetto: verificare la compliance alle linee guida del gruppo di una controllata estera di una nota multinazionale italiana nell’ambito food. Non erano norme giuridiche ma in qualche modo ci assomigliavano, perché regole che l’impresa chiedeva ai propri dipendenti di seguire. Poi ho partecipato a un secondo progetto simile. Ho sempre avuto vicino il mio partner di riferimento e il collega più senior con cui ho collaborato: quindi ogni dubbio e richiesta trovava subito una risposta. E ho apprezzato molto la disponibilità dei nostri capi: il mio manager era sempre presente e sensibile a ogni necessità di supporto.
Al termine dello stage, a maggio 2024, mi è stato proposto il contratto a tempo indeterminato con una RAL di poco superiore a 27mila euro l’anno. Sono stato molto felice e ho accettato, ma non è stato inaspettato: l’azienda mi ha dato un feedback in ogni fase dello stage.
Il lavoro in consulenza cambia di continuo. Attualmente sto collaborando a un progetto molto ampio con una multinazionale del settore tech, supportando una collega nelle attività di project management, cioè di raccolta e monitoraggio dello stato di avanzamento delle attività dei vari filoni del progetto stesso, e lavorando all’interno di un team che si occupa di fornire consulenza marketing al cliente sulla base dell’analisi delle conversazioni online che riguardano il brand.
Un’altra peculiarità della consulenza è che non esiste una giornata “tipo”, anche se di norma ci sono riunioni con i team che seguono i singoli progetti o con il gruppo di marketing. Una parte del tempo viene poi dedicata alla predisposizione di presentazioni da fornire al cliente o all’analisi dei dati tramite Excel.
In Bip lavoro in smart-working, tre o quattro giorni alla settimana: questo consente di conciliare la vita personale (e, nel mio caso, la scelta di non abbandonare la mia città) con quella lavorativa. Ormai tramite applicazioni come Zoom o Teams è facile mantenere un’adeguata interazione con i colleghi anche a distanza; le riunioni che includono un gran numero di persone, poi, sono più comode da fare online. L’ufficio comunque mantiene una sua utilità: in alcune occasioni, in vista della revisione di documenti importanti, può essere utile sedersi attorno a un tavolo, ma penso che il lavoro in sede abbia più vantaggi in termini relazionali che lavorativi. Se una persona è seria e volenterosa, lo sarà anche a distanza.
Anch’io come tanti ho pensato di andare all’estero, perché l’Italia non è esattamente il contesto migliore per un giovane per essere valorizzato, ma sono molto legato al mio Paese e finché le opportunità lavorative lo consentiranno penso che rimarrò qui.
Certo, non mancano i problemi nel mondo dello stage e credo siano legati a due fattori: innanzitutto le aziende piccole, specie se a gestione familiare, sono poco propense a investire nella formazione dei talenti anche per le scarse capacità economiche. E poi l’università italiana è storicamente restia a cercare una connessione col mondo del lavoro. È un problema intricato, e in questo senso mi sembra meritoria l’attività della Repubblica degli Stagisti: puntare i riflettori su chi riesce a fare bene pure in questa realtà complessa.
Testimonianza raccolta da Marianna Lepore
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