Laureata in Lettere e ora Knowledge Engineer: «La commistione tra materie umanistiche e informatica mi ha stregata»

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 26 Nov 2024 in Storie

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Girl Power è la rubrica attraverso la quale la Repubblica degli Stagisti vuole dare voce alle testimonianze di donne - occupate nelle aziende dell’RdS network - che hanno una formazione tradizionalmente "maschile" e/o ricoprono ruoli solitamente affidati agli uomini, in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ma non solo. Storie che invoglino le ragazze a non temere di scegliere percorsi considerati appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. La storia di oggi è quella di Valentina Carriero, Knowledge Engineer nella Unit Knowledge Technologies di Cefriel, partecipata dal Politecnico di Milano specializzata in progetti di innovazione digitale.

Posso dire che la mia vita sia cambiata dopo un esame all’università. Al liceo – il classico, a Francavilla al Mare, dove sono nata nel 1992 – non avevo le idee molto chiare su cosa volessi fare “da grande”: magistrato, psicologa… Non disdegnavo la matematica ma alla fine mi sono convinta a iscrivermi a Lettere classiche, con l’ipotesi di diventare archeologa. Seguendo le orme materne e scontentando mio padre, quantomeno in un primo momento: lui, ingegnere, sperava che qualcuna delle sue figlie seguisse le sue! 

stage lavoro cefrielHo scelto l’università di Bologna, sia per la sua fama, sia per raggiungere mia sorella maggiore che frequentava lì Medicina. Mi sono innamorata subito sia della città (era il 2011 e allora era più a misura di studente), sia della vita universitaria. Amavo tutte le materie, eppure a ogni esame di greco e latino mi rendevo conto che quella non era proprio la mia strada. Tutto è cambiato quando ho incluso nel piano di studi il corso di Informatica Umanistica, focalizzato sui linguaggi di markup e l’editoria digitale. Con una paura terribile di non capirci nulla!

Per l’esame ho portato un mini sito web: ancora ricordo le ore passate al computer fino a sera. È così che ho compreso di essere affascinata dalla commistione tra discipline umanistiche e informatica. E per questo mi sono laureata, nel 2015, con il massimo dei voti in questa materia, con la stessa docente sia alla triennale che alla specialistica. Il mio percorso è stato sempre costellato da donne come punti di riferimento. Non solo la relatrice e correlatrice di tesi, ma anche la mia capa in Cefriel, dove lavoro oggi. E sicuramente, è stato d’ispirazione avere davanti figure di donne che avessero costruito, ognuna a suo modo, una carriera di successo.

Dopo la laurea sono rimasta disoccupata per appena un paio di mesi. Avevo avuto durante gli studi una collaborazione con la casa editrice il Mulino, e svolto due tirocini curriculari; poi mi ha assunto una start-up di chatbot. Qualche tempo dopo ho deciso di virare sul mondo della ricerca. Su indicazione della mia relatrice di tesi, ho partecipato a un bando e vinto un assegno di ricerca presso il CNR sui temi del web semantico applicato ai beni culturali. Da allora lo sviluppo di ontologie è diventata la mia passione. Si tratta di schemi che permettono di associare una semantica a concetti in modo che questa sia comprensibile dalla macchina, che a sua volta vi possa costruire sopra una serie di applicazioni di intelligenza artificiale. 

Passati altri due anni, nel 2017, ho deciso di tentare il test per un dottorato di ricerca in Computer Science and Engineering, sempre a Bologna, con lo stesso gruppo di ricerca. Una bella sfida visto il mio background! Anche qui, non dimentico le ore passate su YouTube a capire con i tutorial cosa fosse il quantum computing, su cui dovevo fare una relazione per un corso del dottorato. Ma è lì che ho iniziato davvero a fare esperienze decisive, come presentazioni di paper a conferenze o periodi all’estero, per esempio uno di tre mesi presso l’università di Amsterdam in qualità di visiting PhD student. 

stage lavoro cefrielAvere un dottorato in materie scientifiche mi dava una marcia in più anche per affrontare il futuro. L'ho concluso nel 2019 e a quel punto ho optato per un contesto aziendale, che mi avrebbe dato ritmi e obiettivi diversi. Ed ecco che trovo Cefriel, dove oggi sono Knowledge Engineer nella Unit Knowledge Technologies. Tra gli aspetti dell'azienda che più mi sono piaciuti, soprattutto della Unit di cui faccio parte, c'era la possibilità di continuare a fare ricerca pur in un contesto diverso rispetto all’accademia. E un altro elemento fondamentale è stata la flessibilità nei confronti dei dipendenti, tanto che sono rimasta a vivere a Bologna pur lavorando a Milano, grazie alle politiche che adotta l’azienda sul lavoro da remoto.

Non sento di essere stata svantaggiata per il fatto di essere donna nel mio percorso lavorativo, né ho mai sperimentato il gender pay gap. Non posso negare però che il sessismo sia ancora purtroppo ampiamente diffuso. Non a caso all’università, essendo facoltà umanistiche, eravamo più donne che uomini. Durante il dottorato era invece il contrario. Ed è un peccato che tanti giovani, che potrebbero contribuire al cambiamento molto più dei più “grandi”, cadano in considerazioni del tipo “non si può più dire nulla”. Il linguaggio è importante, influenza il nostro pensiero e le nostre azioni, quindi si dovrebbero evitare anche le classiche battutine sul posto di lavoro. Sono apparentemente innocue, ma non fanno che sminuire l’altro. In Cefriel sono in corso iniziative di sensibilizzazione in tal senso, in collaborazione con la Fondazione Libellula.

E dire che da bambina sognavo di diventare scrittrice, dopo essermi innamorata del libro Momo di Michael Ende. Invece, della carriera da scrittrice per ora nemmeno l’ombra… Ma la mia aspirazione di base era fare qualcosa che mi appassionasse davvero, limitando al minimo i compromessi. Posso dire di esserci riuscita, ritagliandomi un percorso su misura e scoprendo con l’esperienza quello che mi piace davvero fare. Avere un background multidisciplinare mi ha aperto diverse strade, e credo che le aziende siano sempre più attratte da questo tipo di figure, perché iniziano a vedere il valore aggiunto che possono portare in termini di creatività e di “guardare alle cose da un punto di vista diverso”. 

Bisogna dare ascolto al cuore, perché, come nel mio caso, il percorso può prendere pieghe inaspettate. Siamo in continua evoluzione, il cambiamento fa parte di noi, quindi non siate spaventati dal desiderio di provare cose nuove! Non reputerò mai inutile aver speso ore e fatica per preparare esami di lingua e storia greca. Hanno comunque contribuito a rendermi quella che sono ora.

Testo raccolto da Ilaria Mariotti

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