Una ragazza in carriera nell'automotive: «Ho lavorato il doppio per superare certe barriere, e mi è servito per crescere»

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 17 Dic 2024 in Storie

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Girl Power è la rubrica attraverso la quale la Repubblica degli Stagisti vuole dare voce alle testimonianze di donne - occupate nelle aziende dell’RdS network - che hanno una formazione tradizionalmente "maschile" e/o ricoprono ruoli solitamente affidati agli uomini, in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ma non solo. Storie che invoglino le ragazze a non temere di scegliere percorsi considerati appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. La storia di oggi è quella di Anna Somma, 31enne Sales Expert per Continental Italia, nota sopratutto per gli pneumatici ma attiva nei settori Automotive, Tires e Tech.

Che avessi una propensione verso le materie scientifiche si era capito già alle elementari: l’insegnante di matematica e scienze aveva subito colto in me una vera passione per queste materie. I suoi insegnamenti li ho poi coltivati nei miei anni a Peschiera del Garda, la cittadina dove i miei si sono trasferiti dalla Campania pochi mesi dopo la mia nascita. È lì che hanno preso vita i miei sogni, che adesso posso dire si siano avverati. 

Ricopro il ruolo di Sales Expert per Continental Italia, per l’area Nord Est del nostro mercato. Faccio quello che tecnicamente si definisce il “commerciale”, ho quindi la responsabilità dell’area clienti dal punto di vista del business: prendo in carico le negoziazioni con il fine di vendere il prodotto. Si tratta di una mansione che, tradizionalmente, non si può definire tipica per una donna. Anche se oggi le cose sono molto migliorate, la diffidenza inziale c’è stata.

Più in generale, arrivare all’automotive non è stato semplice, essendo un settore uno per buona parte dominato da uomini. La presenza femminile, proprio storicamente, ha faticato ad affermarsi. Non è stato come bere un bicchier d’acqua interfacciarmi con interlocutori che non mi prendevano troppo sul serio in quanto giovane donna. Ci sono state resistenze, il contesto di riferimento e i vari attori coinvolti non accettavano, in gran parte, di avere una consulenza, anche su aspetti tecnici, da una ragazza. Ho dovuto lavorare il doppio per far capire il mio valore e la mia professionalità al di là del genere. Solo alla fine – conoscendomi – le difficoltà sono state superate. Io stessa con il tempo ho imparato a scalare queste barriere. Mi hanno permesso di crescere e utilizzare leve che mai avrei pensato di avere. 


Le prime avvisaglie le avevo già percepite durante la stesura della tesi. Dopo il liceo scientifico, mi sono iscritta nel 2014 a Economia all’università di Brescia. Mi sono laureata nel 2018 con una tesi sullo sviluppo della logistica e della metodologia lean applicata a un’azienda del fast fashion. Ero l’unica ragazza ad approfondire quel tema, forse perché considerato poco attrattivo per le studentesse. Già questo induce a una riflessione sulla divisione che porta a fare la società nel momento in cui pone una differenza tra donne e uomini che si affacciano al mondo del lavoro.

La mia prima esperienza lavorativa risale al 2017: l’azienda su cui avevo fatto la tesi mi aveva offerto di entrare nel team del marketing del prodotto. Stavo realizzando il mio primo sogno, entrare in un contesto internazionale toccando con mano il settore della moda. Nessuno a casa mi aveva spinto verso una direzione specifica. Ma i miei hanno un’azienda in ambito hospitality, e avevo “masticato” fin da piccola il senso del business. Era lì perciò che volevo approdare.

Durante l’università avevo svolto un tirocinio curriculare presso uno studio di consulenza del lavoro, ma avevo capito che non era quella la mia strada. 
L’anno dopo la laurea mi sono perciò iscritta alla Business School del Cuoa. Il corso era in Marketing e retail management. Le lezioni si tenevano a Milano e Vicenza, ma nel piano c'era un exchange program con New York, una metropoli d’avanguardia per il retail. Gran parte della mia formazione si deve quindi a questo, che è stato a tutti gli effetti un investimento – anche sul piano economico! –  per il futuro. 

Terminata quest’esperienza, ho realizzato il mio secondo sogno – cominciare a lavorare nel settore del lusso, in questo caso per una delle più importanti case automobilistiche tedesche: Porsche Italia. Tutto era iniziato con uno stage nell’ufficio marketing alla fine del master, nel 2019. L’azienda era soddisfatta e mi aveva offerto, poi, un contratto stabile. Nel 2021 ho avuto un’opportunità di crescita interna, assumendo il ruolo di Business developer per il mercato italiano. Il punto era però che volevo lavorare nelle vendite, e sapevo che non si sarebbe aperta nel breve termine questa opportunità. Ho allora provato a avanzare allora una candidatura su LinkedIn: è con questo passaggio che sono entrata in Continental poco più di un anno fa, a settembre 2023. 

La mia aspirazione era affermarmi e portare un valore aggiunto. Ho sempre ritenuto importante impegnarsi, mettere dedizione nelle proprie passioni. Per realizzare i sogni servono responsabilità e energia. E oggi riconosco di sentirmi orgogliosa del percorso, nonostante la strada tortuosa. Senza gli ostacoli non avrei potuto raccontare questa storia. Il mio consiglio è pertanto di non farsi abbattere dai preconcetti perché il valore di ciascuno è unico e come tale troverà spazio.  

Va detto che ci sono donne che hanno fatto la differenza nel mio caso. La prima è la mia tutor di tesi, l’altra è la mia responsabile ai tempi dell’esperienza nel dipartimento Marketing di Porsche. Aver lavorato a stretto contatto con queste figure ha contribuito alla mia crescita, sia personale che professionale. In loro ho trovato un connubio di forza, competenza e empatia, e ho potuto imparare da entrambe. 

Quanto all’automotive, il settore sta vivendo evoluzioni positive ma la strada da percorrere è lunga. Mi auguro si possa raggiungere una vera parità, che si materializzerà quando non ci dovrà più giustificare per il proprio genere. E aggiungo che non sempre le politiche aziendali sul gender gap aiutano a colmare il divario. Il rischio nascosto è che possano emarginare le donne ancora di più. 

Testo raccolto da Ilaria Mariotti 

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