Scritto il 12 Apr 2024 in Storie
BIP buone opportunità ECONOMIA E COMMERCIO emigrazione Gruppo EY regione Puglia regioni del Mezzogiorno sud Italia trovare lavoro università Bocconi università di Bari università e lavoro
Essere ragazzi, al sud Italia. Studiare, sognare il futuro. E sapere che molto probabilmente quel futuro sarà altrove, dovrà essere altrove – perché le opportunità buone, quelle per le carriere belle, quelle con gli stipendi generosi, raramente sono lì. Molto più spesso più sono su, nelle Regioni del centro-nord, o ancora più lontano, all'estero. E così “il Mezzogiorno” – così ancora viene chiamato il gruppo di regioni che corrispondono all'antico Regno delle Due Sicilie, e quindi Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, a cui per convenzione si aggiunge la Sardegna – si spopola (qui qualche numero). I giovani partono dopo le scuole superiori, oppure dopo l'università. Partono per fare esperienza, studiare, trovare lavoro. Partono il più delle volte con il desiderio di tornare; e questo desiderio troppo spesso, però, resta frustrato.
Non che i giovani meridionali non possano essere felici altrove. Si può vivere pienamente anche lontano dalla propria terra d'origine, è chiaro. Tutto sta nella libertà di scelta. Potendo scegliere, vorresti vivere e lavorare lontano? Potendo scegliere, vorresti tornare nella tua città?
Federica Ranieri Dellino risponde no alla prima domanda; Stefano Caradonna risponde sì alla seconda. Hanno entrambi meno di trent'anni, sono entrambi baresi, e sono felici di poter lavorare nella loro terra. Hanno storie diverse, e in comune il fatto di essere project manager nell’area energy & industrial in Bip, la più grande multinazionale della consulenza di matrice italiana, che da molti anni fa parte del network di aziende virtuose della Repubblica degli Stagisti. Fondata nel 2003, a lungo concentrata sull'asse Milano-Roma delle sue due sedi principali, negli ultimi anni Bip ha deciso di scommettere sulle Regioni del Sud. E l'ultima nata in ordine cronologico è la sede di Bari.
Stefano Caradonna se n'è andato dalla Puglia nel 2015, a ventun anni, con una laurea triennale in Economia e commercio conseguita all'università di Bari. Una partenza «non a cuor leggero», ricorda, in cui all'entusiasmo di andare a proseguire gli studi in «un'università molto valida a livello di preparazione» e sopratutto capace di spiccare sul curriculum, la Bocconi, si intrecciava l'amarezza di dover lasciare la famiglia e gli amici indietro. Una scelta «molto pesante dal punto di vista economico» resa possibile solo «grazie all'aiuto dei miei genitori», ricorda, ma che oggi considera come «un investimento che si è ripagato, se si guarda a dove sono arrivato dopo qualche anno: ne è valsa sicuramente la pena».
A Milano Stefano si costruisce un pezzo di ecosistema pugliese lontano dalla Puglia: «Mi trovavo abbastanza bene, anche perché avevo amici di Bari e altre persone che avevo conosciuto durante il periodo universitario, la maggior parte sempre di Bari». Anche i coinquilini con cui condivide l'appartamento a Milano sono suoi conterranei: inevitabilmente «con il tempo è cresciuta quella nostalgia di dire “Voglio ritornare in Puglia”. Magari non subito, ma quando sarò pronto, mi dicevo, lo farò». Ma nel 2018, quando conclude il percorso di specialistica in Management, quel momento non è ancora arrivato. Laurea in tasca e cv arricchito da sei mesi di stage curricolare in Deloitte, altra società di consulenza, Stefano bussa allora alla porta di Bip, in piazza San Babila: «Mi interessava la consulenza strategica; ho fatto l'application, mi hanno chiamato per i colloqui e ho iniziato subito: stage di tre mesi e poi assunto direttamente».
Fast forward di tre anni: arriva il periodo Covid, che Stefano trascorre prevalentemente in Puglia, lavorando da remoto prima per Bip e poi per un'altra azienda, la società di delivery Glovo («volevo fare un'esperienza diversa, un po' più commerciale»). Ma il lavoro al 100% da remoto non gli si addice, e sente che il ruolo di consulente è più giusto, per lui, rispetto a quello di commerciale. Così, quando su un giornale locale scopre che Bip sta per aprire una sede a Bari, non ci pensa due volte: «Era un'azienda dove mi ero trovato benissimo, infatti non avrei voluto andarmene. Avevo mantenuto i contatti con i miei vecchi colleghi di Milano, e così ho avviato percorso di selezione per rientrare in azienda». A novembre del 2023, a 28 anni, firma il suo secondo contratto di assunzione con Bip. Stavolta, sulla sede di lavoro che più lo rende felice: Bari.
Federica Ranieri Dellino ha 25 anni e lavora nello stesso ufficio; a differenza di Stefano, però, lei non ha mai avuto bisogno di spostarsi. Una circostanza di cui è la prima a sorprendersi: «Ero affascinata dalle opportunità che offriva il Nord Italia: mai avrei immaginato invece di restare qui, e non fare un'esperienza fuori». Non che Federica ne sia scontenta – al contrario. Già mentre studiava Economia all'università di Bari era attratta dal mondo della consulenza: «Seguivo le “Big Four” e iniziai a partecipare a workshop e attività di gruppo online, da qui». Non appena scopre che EY – un'altra delle aziende virtuose dell'RdS network e una delle quattro “big four”, appunto – sta aprendo una sede in Puglia, Federica si candida e viene presa: stage e poi contratto di apprendistato in rapida sequenza. «Avere un'opportunità a Bari mi sembrava un miraggio» ricorda: «Mi sono buttata in quell'esperienza» a capofitto.
Nel frattempo, nell'arco di pochi anni la situazione nel territorio cambia: le aziende che aprono sedi locali si moltiplicano. E tra queste, Bip coglie l'attenzione di Federica: «Iniziai a seguirla sui social, ritrovandomi nei valori che condividevano, e mi ricordai che... Mi avevano già contattata loro in passato!». All'epoca però il posto che le avevano offerto era su Milano, e dunque lei non l'aveva accettato. Ma la notizia di un'imminente apertura dell'ufficio a Bari cambia le carte in tavola: «Mi dissi “Bingo, è arrivato il momento di provarci!”; ripresi la loro mail di un anno prima, e facendo finta di nulla mi ricandidai per Bari». Un azzardo destinato ad avere successo: a giugno 2023 Federica firma il contratto di assunzione, cominciando a lavorare in full remote, e non appena l'ufficio di Bari è pronto, diventa la sua sede di lavoro di riferimento.
Ad accomunare le esperienze di Stefano Caradonna e Federica Ranieri Dellino è la soddisfazione di poter esprimere appieno il loro potenziale nella loro terra d'origine, senza bisogno di emigrare. «Io lavoro da quando avevo sedici anni, ho iniziato prestissimo» racconta Federica: «Prima di arrivare in consulenza ho fatto lavori stagionali, poi la team leader per Yves Rocher, una società che vende prodotti di cosmesi. E la cosa che mi ha sempre salvato, in ogni circostanza, è stata la possibilità di avere accanto la mia famiglia e i miei amici». C'è «uno stile di vita» tipico e irripetibile «qui al Sud: al di là di qualsiasi difficoltà poi sai che, terminata la giornata lavorativa, ti aspetta comunque del benessere – una passeggiata al mare, attività all'aperto», la vicinanza con la famiglia e gli amici... e la focaccia!
Anche per Stefano è così: a renderlo sereno è «la possibilità di stare con gli affetti, la famiglia, gli amici storici, e di conciliare lavoro e vita privata. Il lavoro è una buona parte della tua vita ma non tutto, quindi è giusto impegnarsi, dare il 120%, però al contempo anche avere delle valvole di sfogo, degli hobby, poter fare sport... Sembra un'assurdità, ma quando stavo a Milano non riuscivo a fare niente: per riuscire ad andare un'ora in palestra praticamente mi ammazzavo. Qui riesco a fare molte più cose».
Stefano e Federica non sono certamente gli unici giovani con studi brillanti nel cv ad essere riusciti a trovare lavoro in una Regione del sud Italia. Ma non sono moltissimi quelli che riescono in questa impresa senza dover rinunciare all’ambizione: spesso si pensa di dover barattare il proprio sogno, accontentandosi di un percorso professionale più modesto. «Questo è quello che pensavo anch'io, prima» conferma Stefano: «Poi ho cambiato idea. Adesso penso che la mia carriera non sia in alcun modo limitata. L'investimento che stanno facendo Bip e tutte le altre aziende in Puglia è quello di dare la possibilità alle persone di avere le stesse opportunità di carriera senza dover andare in un'altra città». Come molti, anche Stefano considera che «uno dei pochi effetti positivi del Covid» sia stato lo sdoganamento dello smart working: «Alla fine il lavoro del consulente è face-to-face solo per un 20%, e l'80% si svolge in background: la maggior parte delle presentazioni e le attività si fa in call, oppure di persona ma metà dei partecipanti è collegata da remoto!». Un cambio di paradigma che ha smorzato molto il tabù del non essere fisicamente in ufficio.
Le condizioni di lavoro in Bip sono peraltro molto libere: «La scelta di venire in ufficio non è condizionata da nessuno» conferma Federica: «Io lo faccio perché secondo me può essere utile: mi confronto, evito di stare a pranzo davanti al cellulare come magari succede quando sono a casa. È successo più di una volta che magari non sapessi come affrontare una problematica, mi è bastato rivolgermi a un collega accanto e in cinque minuti ho risolto; a casa avrei perso molto più tempo, e magari senza neanche arrivare alla soluzione».
In questa situazione di Sud generoso di opportunità capita perfino che a 25 anni si possa entrare in banca, ottenere un mutuo e comprare una casa. Come è successo a Federica: «Appena ho firmato il contratto a tempo indeterminato, la prima cosa che ho pensato è stata quella di investire questo guadagno». Di celebrare in un certo senso «la possibilità di rimanere qui» trasformando «questo contratto in qualcosa di materiale». La casa resterà lì «al di là di quali saranno le mie scelte future», dice Federica: «Non so ancora effettivamente cosa mi aspetta, se magari a un certo punto me ne andrò; però l'idea di avere qualcosa qui che posso sia abitare, sia far diventare una rendita, mi sembrava il miglior modo per investire i miei soldi». Del suo gruppo di coetanei e amici, la sua «comitiva», è la prima a fare questo passo.
L'alba di una nuova era, forse, per il Mezzogiorno? Federica Ranieri Dellino e Stefano Caradonna ne sono convinti. «Quando io mi sono laureato, nel 2018, il mercato del lavoro su Bari era completamente diverso rispetto a quello che vediamo adesso» dice lui: «Le opportunità oggi sono molto superiori, grazie a Bip e a tutte le altre aziende che hanno iniziato a investire nel territorio della Puglia. La Regione è stata anche molto brava nell'utilizzo dei fondi, riuscendo a convogliare gli investimenti di queste aziende. Tantissime di quelle che si occupano di innovazione nel mercato della consulenza sono arrivate grazie alla Regione Puglia, cambiando il mercato del lavoro su Bari e nei paraggi».
«Rispetto a quando frequentavo io l'università non ci sono paragoni: finivi il percorso di studi e dovevi mandare disperatamente curriculum in giro per l'Italia per riuscire ad essere assunto, nonostante avessi una laurea» gli fa eco Federica: «Non c'era tanta scelta: appena avevi una proposta, sembrava la cosa più bella del mondo. Oggi l'università riesce a organizzare molti più incontri con le aziende. Gli studenti possono capire cosa desiderano, possono scegliere. E c'è sempre un maggior interesse ai valori aziendali, al di là della retribuzione: si cerca a livello empatico un contatto con l’azienda, per capire se può far star bene entrare lì, se ne vale la pena, se può permettere di conciliare vita privata e vita lavorativa – che per noi al Sud è fondamentale».
Il progetto di Bip prevede di portare 250 posti di lavoro in Puglia da qui alla fine dell'anno prossimo. Talenti di ritorno, come Stefano Caradonna; e talenti freschi, come Federica Ranieri Dellino. Per ridare linfa a un Sud troppo spesso bistrattato e prosciugato delle sue risorse umane, senza abbassare di un centimetro l'asticella della qualità del lavoro.
Community