Stage all'estero, tutti i pro e i contro
Un'esperienza all'estero “fa curriculum”. Può portare moltissimo in termini di crescita personale e professionale: imparare a relazionarsi con un altro sistema, una cultura diversa da quella italiana, apprendere o perfezionare una lingua straniera sono fattori molto importanti. Ma non tutti possono permettersi un master a Londra o una vacanza studio a Parigi: i costi sono elevati, e la formula del corso di formazione non si adatta a tutti. Una opzione alternativa può essere quella di fare uno stage. Invece che in Italia, all'estero. In questo modo si riescono a prendere più piccioni con una fava: prima di tutto si aggiunge l'aspetto professionalizzante di svolgere un'attività lavorativa, anche se solo nella modalità “learning on the job” certo; in secondo luogo il periodo all'estero diventa economicamente più sostenibile, perché la persona percepisce, in quanto stagista, un emolumento mensile – più o meno generoso – che copre in tutto o in parte le spese di vitto e alloggio. In questa nuova puntata della serie di videopillole “Stageneration” la direttrice della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina e la sindacalista Marta Pepe fanno il punto sui pro e contro degli stage all'estero. > Dalle buone occasioni alle fregature, dagli enti come il Parlamento o la Commissione europea che garantiscono ottime condizioni agli stagisti a organismi internazionali blasonati che non onorano la propria reputazione riservando ai propri interns condizioni economiche pessime, Voltolina e Pepe forniscono una mappa per orientarsi nel mare magnum degli stage all'estero e saper individuare le buone occasioni.Si parla quindi dei tirocini Schuman al Parlamento Ue, delle opportunità di internship messe a disposizione dalla Banca Centrale europea, dalla Corte europea di giustizia, dalla Nato, dall'Agenzia spaziale europea, dall'Osce e così via; ma anche di Erasmus + e del Maeci-Crui nelle ambasciate e consolati italiani all'estero, che una volta era completamente gratuito e ora prevede, finalmente, un minimo di rimborso spese. In particolare, rispetto ai tirocini nelle istituzioni europee, Voltolina sottolinea come dai dati relativi alla provenienza geografica dei candidati emerga che gli italiani sono in assoluto la nazionalità più rappresentata: a volte arrivano a essere il 40-50% di tutti i candidati. Come commenta Pepe, infatti, «i giovani italiani hanno letteralmente fame di opportunità europee, anche perché le condizioni offerte sono mediamente migliori delle condizioni offerte in Italia».