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Facebook e Fondazione Mondo Digitale alleati per aiutare le donne a fare impresa

I numeri parlano chiaro: in Italia, il 18% in più degli uomini rispetto alle donne prende parte al mondo del lavoro. È questo l'aspetto, secondo l’ultimo report sul gender gap del World Economic Forum, in cui il genere femminile è più penalizzato, insieme a quello della salute e del benessere economico. Per raggiungere la parità di genere, dalle cariche alle retribuzioni, occorreranno 170 anni. Come fare per tentare almeno di accorciare questo lasso di tempo? L'iniziativa #SheMeansBusiness di Facebook in collaborazione con la Fondazione Mondo Digitale (il cui fondatore, Alfonso Molina, è Ashoka Fellow come Eleonora Voltolina della Repubblica degli Stagisti), punta a ridurre il gap di genere puntando sull'empowerment femminile e le capacità imprenditoriali delle donne in Italia. Come? Attraverso un programma di sviluppo e perfezionamento delle competenze di social media marketing per  imprenditrici, libere professioniste e aspiranti tali, che coinvolgerà 3500 donne in tutto il Paese nel corso del 2018, passando da 17 città (Torino, Brescia, Busto Arsizio, Vicenza, Padova, Parma, Imperia, Arezzo, Pesaro, Chieti, Roma, Napoli, Cosenza, Matera, Termoli, Bari e Catania). Il primo appuntamento è a Roma il 22 novembre, ma le iscrizioni sono già aperte per tutte le destinazioni e si può fare domanda direttamente dal sito di Fondazione Mondo Digitale, compilando il form dedicato. Non ci sono particolari requisiti, basta essere interessate al tema e motivate a sviluppare il proprio business, o a lanciarne uno da zero.Attraverso l'impiego di trainer appositamente scelti da Fondazione Mondo Digitale, lo scopo primario del progetto è di insegnare alle partecipanti ad usare gli strumenti di Facebook e Instagram per migliorare il proprio business. L'adesione al programma prevede di recepire strumenti e moduli formativi specifici, lezioni online e pratiche sull'utilizzo delle piattaforme social a fini di marketing (così come lezioni di autostima), ma anche testimonianze di donne imprenditrici del territorio che metteranno la loro esperienza a disposizione, ispirando le partecipanti a migliorarsi continuamente. I corsi sono gratuiti e dureranno dalle due alle quattro ore, e inoltre inoltre il programma punta ad inserire le partecipanti in un network basato sulla condivisione di buone pratiche. «She Means Business è un’iniziativa che si basa su tre pilastri fondamentali: il primo è quello dellaformazione, dove grazie alla partnership con Fondazione Mondo Digitale abbiamo identificato oltre trenta formatori – soprattutto formatrici – che andranno sul territorio a fare training alle potenziali donne imprenditrici sull’utilizzo di Facebook e Instagram» spiega alla Repubblica degli Stagisti Laura Bononcini, responsabile relazioni istituzionali Facebook Italia. «La seconda parte del progetto è legata alla condivisione di migliori pratiche, perché pensiamo che la presenza di role model che sappiano ispirare con belle storie di imprenditrici di successo siano molto importanti, mentre la terza parte è legata al networking, quindi alla creazione di gruppi su Facebook, ma anche di incontri di persona, che permettano alle donne di conoscersi e di crescere insieme».Perché Facebook ha deciso di lanciare questa iniziativa? Secondo i dati riportati dal big dei social, in Italia il potenziale imprenditoriale delle donne è un valore ancora inespresso. In Italia, le piccole e medie imprese sono quasi 4,5 milioni, contribuiscono al Pil per il 70% e rappresentano un pilastro dell’economia, ma solo il 21% di queste, una su cinque, è un’impresa femminile – secondo la definizione fornita nella legge 215/1992, per impresa femminile si intende una società costituita in misura non inferiore al 60% da donne; una società le cui quote di partecipazione spettano in misura non inferiore ai due terzi a donne e i cui organi di amministrazione sono costituiti per almeno due terzi da donne; oltre a imprese individuali gestite da donne. D’altra parte «l’87% delle persone su Facebook è collegato in qualche modo ad una pmi italiana», riporta Francesca Mambretti, partner manager di Facebook Italia, e «il 39% delle pagine aziendali presenti sul social network per eccellenza sono di imprese di donne». Da un punto di vista femminile, quindi, le piattaforme social possono rappresentare una buona opportunità di specializzazione professionale. «Le donne hanno una maggiore propensione all’utilizzo di strumenti digitali per far crescere il proprio business», ed è proprio qui che si inserisce Facebook: dando la possibilità alle donne di distinguersi e portandole a potenziare le proprie conoscenze in ambito digitale per promuovere al meglio la propria attività, è possibile contribuire a migliorare l’economia e a creare più posti di lavoro.A partire dalla fine del 2017 e durante tutto l’anno prossimo, Facebook punta attraverso il suo programma a incentivare l'empowerment femminile, anche attraverso la formazione di una rete di stakeholder a livello locale a cui le donne possano affidarsi nel lungo periodo, dando vita così ad un ambiente che sia il più possibile volto a valorizzarle. La Fondazione Mondo Digitale, da anni è attiva in Italia in progetti di inclusione sociale e digitale, si inserisce sotto l’aspetto dell’impiego dei trainer, esperti di comunicazione digitale che a livello locale si occuperanno di seguire e assistere le partecipanti durante la loro formazione. «Noi lavoriamo con tutte le più grandi aziende di ICT, e con Facebook abbiamo da poco curato il decalogo per i giovani contro le fake news. Siamo molto orgogliosi di essere stati scelti per portare il progetto in giro per l’Italia. Alle nostre iniziative formative già partecipano ogni anno in tutto il Paese circa 25mila persone. Noi crediamo che questa sia un’iniziativa molto importante per liberare energie su tutto il territorio, e faremo benissimo il nostro lavoro» dichiara Mirta Michilli, general director di Fondazione Mondo Digitale. Sul sito di #SheMeansBusiness si trovano già tante storie storie di imprese al femminile di successo. Tra queste si trova quella di Betta Maggio, fondatrice e amministratore delegato di U-Earth Biotechnologies, una startup che sviluppa sistemi di purificazione dell’aria attraverso l’utilizzo di microrganismi che “mangiano” lo smog; Chiara Burberi, presidente e Ceo di Redooc, una piattaforma didattica digitale pensata per appassionare gli studenti alle materie Stem attraverso esercizi gamificati (il cui team è all’80% donna) e Enrica Arena di Orange Fiber, una startup siciliana (che la Repubblica degli Stagisti segue già da qualche anno!). che ha inventato un metodo di riciclo degli scarti dell’industria alimentare delle arance per trasformarli in tessuti simili alla seta.«Orange Fiber è stata costituita a febbraio 2014 da me e Adriana Santanocito, che deteniamo più dell’80% della società. Ad oggi siamo in totale 5 soci, nel 2016 abbiamo fatturato più di 300mila euro e raccolto, tra fondi pubblici e privati, più di 500mila euro» racconta alla Repubblica degli Stagisti Enrica Arena, 31 anni,CMO e co-founder: «Noi recuperiamo i residui degli spremitori industriali: la metà del peso iniziale di ciascuna arancia costituisce un sottoprodotto, inutile per fini alimentari o cosmetici! Attraverso un processo che abbiamo brevettato ne estraiamo una cellulosa atta alla filatura. In Spagna un nostro partner fa il filato, che poi torna in Italia, a Como, dove viene trasformato in un tessuto secondo le richieste dei brand». La startup ha da poco lanciato una speciale collezione con Ferragamo, che ha portato i loro tessuti dagli agrumi in diversi negozi di tutto il mondo. Per loro, spiega Arena, Facebook è stato fondamentale per far conoscere l’attività, e adesso le startupper saranno tra le role model del programma #SheMeansBusiness. Ma l’essere donne ha pesato nello sviluppo dell’impresa? «Noi, ad oggi, non abbiamo riscontrato grosse problematiche in quanto donne, se non in ambienti molto tecnici. Secondo me lì gioca non tanto il fattore donna, quanto il fatto che noi non abbiamo una formazione tecnica, e quindi non parliamo la stessa “lingua”» puntualizza Arena. «Per noi non c’è mai stato un problema di credibilità verso le banche o gli investitori. Sicuramente non è stato tutto facile, perché le sfide sono quotidiane e legate alla raccolta fondi e alla produzione, ma nulla di tutto questo è secondo me riconducibile al fatto di essere donne, anzi, forse abbiamo rappresentato una minaccia minore in ambienti tecnici e, non vedendo il mondo così quadrato, cerchiamo di lavorare sui problemi in modo creativo».Le donne, insomma, non hanno nulla di meno da offrire rispetto agli uomini quando si tratta di spirito imprenditoriale e capacità di stare sul mercato. Perciò auspicare e incoraggiare l’aumento di realtà innovative al femminile, puntando sulle competenze tecniche in ambito digitale, rappresenta uno stimolo importante per rendere le donne non solo più consapevoli, ma anche più capaci di mettersi in gioco. Facebook è già attiva da diverso tempo in ambito internazionale con programmi dedicati all’empowerment femminile, alla promozione delle Stem e all’imprenditorialità, come la Facebook Grace Hopper Women in Computing Scholarship, il programma SheLeadsTech per supportare le startup fondate da donne, e il programma di mentorship West, acronimo di Women Entering and Staying in Tech. C’è sicuramente ancora tanta strada da fare per azzerare il gender gap, ma fornire uno strumento in più alle donne per spendersi sul mercato del lavoro non potrà che contribuire allo scopo, dando vita ad una nuova generazione di imprenditrici sempre più emancipate e digitali.Irene Dominioni

Oltre 600mila euro in borse di studio per studenti universitari, tutte le opportunità da qui a fine anno

La fine dell’anno si avvicina, e così anche i termini per fare domanda per uno dei tanti finanziamenti di ricerca, premi e borse di studio offerti a studenti e dottorandi universitari da enti, fondazioni e aziende, in Italia e non solo. I posti disponibili sono oltre 230 e le borse coprono un totale complessivo di oltre 600mila euro: un'opportunità per i migliori di emergere e valorizzare il percorso universitario. Ecco perché vale la pena di dare un'occhiata a tutti i bandi aperti ancora per qualche settimana, dai fondi per studiare all’estero alle borse che premiano chi studia le Stem. Li trovate in questo articolo in ordine di scadenza: segnatevi le date e affrettatevi, perché il tempo stringe!La prima (vicinissima) deadline, il 24 novembre, è quella delle quattro borse di studio che la Banca d'Italia offre ai dottorandi per svolgere ricerca presso il dipartimento di Economia e statistica a Roma. Chi ha un Ph.D./dottorato in Economia o è in procinto di ottenerlo può infatti presentare domanda per una borsa della durata di 12 mesi, rinnovabili anche per l'anno successivo, del valore di 4mila euro lordi mensili, presentando un progetto negli ambiti della ricerca economica applicata e delle sue implicazioni di politica economica. I quattro temi dei progetti di ricerca sono specificati nel bando, e altrettante borse sono destinate a ciascuno di essi. Per poter partecipare occorre aver concluso tutti gli esami previsti per il proprio dottorato, fatta eccezione, nel caso, per la discussione della tesi, e padroneggiare la conoscenza dell'inglese. Per candidarsi occorre compilare la domanda di partecipazione sul sito, allegando i documenti necessari, e dopo l'esame delle candidature il processo di selezione prevederà un'intervista di approfondimento e la partecipazione ad un seminario (intorno alla metà di gennaio 2018) per esporre il paper presentato. A conclusione del progetto i vincitori delle borse potranno essere invitati a partecipare ad una selezione per l'assunzione a tempo indeterminato come Consiglieri in area manageriale e alte professionalità della Banca d'Italia. La seconda scadenza, il 27 novembre, è quella del Global Study Awards, la borsa di studio lanciata da StudyPortals, insieme all’Associazione ISIC e il British Council IELTS, per incoraggiare gli studenti di tutto il mondo a studiare in un Paese diverso dal proprio. Soltanto due sono le posizioni disponibili, ma le borse coprono un valore massimo di 10mila sterline (11.250 euro, al cambio attuale): una bella opportunità per coloro che hanno deciso di frequentare un’università estera. Il bando è riservato infatti ai giovani che inizieranno un corso di studi di laurea triennale, specialistica o di dottorato tra il 1 gennaio e il 31 marzo 2018 (alcune università, come quelle americane o anche europee, prevedono diversi “round” di ammissione, in autunno e in primavera), previa compilazione del form sul sito del premio. Questi i requisiti: avere almeno 18 anni al momento della candidatura, aver superato il test Ielts del British Council (con relativa certificazione “Test Report Form”, rilasciata dallo stesso ente) ed essere in possesso di una Carta d’Identità di Studente Internazionale (Isic) e/o della International Youth Travel Card (IYTC) valide. La Fondazione Isacchi Samaja onlus, invece, consente entro il 30 novembre di fare domanda per un premio o borsa di studio del valore di 7.500 euro lordi, per studenti meritevoli di lauree magistrali e dottorandi che vogliano proseguire gli studi ma che abbiano poche risorse. Anche qui, soltanto due saranno le borse erogate (e il bando si fa ancora più stringente, poiché è valido solo per gli iscritti nelle università della Lombardia, fatta eccezione per i dottorandi, per i quali valgono i programmi di dottorato in convenzione con altre università), ma l’opportunità c’è, ed è buona. Criterio imprescindibile: l’intenzione di studiare tematiche legate al disagio degli immigrati o dei senza dimora, «con particolare attenzione all’analisi delle cause e dei processi del disagio sociale, della povertà e della disuguaglianza, nonché alle risposte a tali problematiche» cita il bando. Per fare domanda occorre inviare la documentazione necessaria all’indirizzo di posta elettronica direzione [chiocciola] fondazioneisacchisamaja.it. I vincitori saranno annunciati il 12 dicembre, nella sede della Fondazione a Milano.Il 1° dicembre, invece, è la data di scadenza per le borse di studio e di ricerca per l'anno 2018-2019 erogate dal DAAD, il Servizio tedesco per lo scambio accademico, che offre la possibilità ai laureati italiani di proseguire la propria formazione accademica in Germania attraverso, rispettivamente, un corso di specializzazione oppure un periodo di ricerca nelle università tedesche (non c'è un limite prestabilito al numero di candidature vincitrici). In particolare, il bando per le borse di studio si rivolge ai laureati o laureandi (che otterranno il titolo prima dell'avvio del finanziamento) di secondo ciclo (magistrale/master) di tutte le discipline, eccetto quelli delle materie artistiche e la facoltà di architettura - che godono di un bando separato - e offre un finanziamento dai 10 ai 24 mesi con rate mensili da 750 euro, più potenziali ulteriori benefit come il sussidio per le tasse universitarie o un contributo per l'alloggio. I requisiti sono: essersi laureati da non più di 6 anni, non aver soggiornato in Germania per più di 15 mesi alla data della scadenza del bando, essere già stati ammessi in un'università tedesca al momento della domanda ed avere un livello di conoscenza del tedesco pari a quello richiesto dall'università scelta (per la preparazione linguistica, il DAAD si assume le spese dei corsi di lingua e dei relativi esami). Dopo l'invio della candidatura sul portale, occorrerà inviare il file pdf generato all'indirizzo application.rom [chiocciola] daad-netzwerk.de e le lettere di referenze in forma cartacea al Centro DAAD di Roma (tutte le informazioni sono contenute nel bando). Il bando per le borse di ricerca annuali si svolge con modalità e requisiti analoghi, fatta eccezione per l'entità della borsa (750 euro mensili per i laureati magistrali, 1000 euro per dottorandi e dottori di ricerca) e la durata (da 7 a 10 mesi al massimo), oltre ai termini di conseguimento del titolo: i dottorandi non devono aver intrapreso il dottorato da più di tre anni e i dottori di ricerca non devono aver conseguito il dottorato da più di due anni. Per entrambe le tipologie di borsa, il finanziamento inizierà dal semestre invernale (ottobre).Sempre il 1° dicembre scade poi la Google Europe Scholarship for Students with Disabilities, una borsa di studio erogata da Google e riservata ai portatori di handicap che studiano in ambito informatico. 10 studenti selezionati riceveranno una somma di 7mila euro, conferita durante l’anno accademico 2018-2019. I requisiti sono i seguenti: essere iscritti al momento della domanda in una facoltà di Informatica, Ingegneria informatica o affini presso un’università in Europa, programmare di essere iscritti in un corso di laurea triennale, magistrale o in un dottorato durante il prossimo anno accademico, vantare un buon percorso universitario, avere una particolare passione per l’informatica e la tecnologia, così come doti di leadership. Per candidarsi bisogna compilare in inglese il form online, inserendo informazioni e documenti personali e rispondendo per iscritto a tre domande aperte sul proprio interesse verso l’informatica, il resoconto di un progetto tecnico in cui si è stati coinvolti e il racconto di un’occasione in cui si sono dimostrate le proprie capacità di leadership. Sempre da Google, poi, arriva un’altra opportunità nel campo dell’IT, ma dedicata stavolta alle ragazze: il 2018 Women Techmakers Scholars Program, in scadenza l’11 dicembre, la cui borsa corrisponde anche qui a 7mila euro. Le borse in palio sono 20 in totale, per un plafond totale di 140mila euro, e i criteri di ammissione sono simili all'altro bando: oltre all’identificazione come donna, occorre essere iscritte all’università per l’anno 2017-2018 in una delle facoltà di pertinenza (Informatica o affini) e prevedere di essere iscritte ad un corso di laurea triennale, specialistica o dottorato durante l’anno 2018-2019 (anche all’estero: il programma comprende Europa, Medio Oriente e Africa). In più, le candidate dovranno dimostrare di avere un solido e brillante percorso universitario, doti di leadership e una passione per il coinvolgimento delle donne nel campo dell’informatica. Per fare domanda basta compilare il form online, anche qui rispondendo ad alcune domande e situazioni tipo. Il 12 dicembre, invece, è la scadenza per fare domanda per le borse di studio Fulbright - Self Placed 2018-2019, che consentono ottenere fondi per fare master o dottorati negli Stati Uniti. Va sottolineato che, alla data di presentazione della domanda, bisogna aver già presentato la domanda di ammissione ad un campus statunitense per intraprendere i propri studi post-laurea (avendo prima ottenuto almeno un titolo in un’università italiana). Le borse disponibili, sette in totale, finanziano il primo anno accademico di Master o Ph.D. in tutti gli ambiti disciplinari, fatta eccezione per i programmi di specializzazione in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e per tutte le discipline che prevedono attività di tipo clinico. Le borse hanno un valore che arriva fino a 38mila dollari: ciò significa che se il costo annuale del proprio programma universitario all'estero è inferiore a quella cifra, il vincitore della borsa riceve l'importo necessario a coprire le tasse universitarie, ed eventualmente un contributo extra per vitto e alloggio. La borsa è inoltre comprensiva di un contributo a copertura delle spese di viaggio, dell’assicurazione medica e del visto di ingresso. In più, grazie ad un accordo con il Gruppo Zegna, i borsisti Fulbright potranno beneficiare di un finanziamento ulteriore, previa domanda, per l'intera durata del percorso di master/dottorato (per informazioni a riguardo, scrivere a info [at] fulbright.it). Fra i criteri di ammissione si trovano, ovviamente, la conoscenza della lingua inglese, certificata tramite esame Toefl o Ielts, la capacità di porsi come ambasciatore culturale, l’esperienza e l’interesse verso attività extra-curriculari e sociali, doti di leadership e il desiderio sia di contribuire al programma Fulbright, sia quello di tornare in Italia per collaborare allo sviluppo del proprio Paese. Per candidarsi c’è anche in questo caso un form online da compilare, insieme all’invio per posta alla sede della Commissione Fulbright dei documenti cartacei aggiuntivi richiesti. In seguito allo screening, i candidati preselezionati affronteranno verso metà febbraio un colloquio in inglese a Roma, presso la sede della Commissione, per approfondire motivazione e idoneità, e i risultati verranno resi noti entro maggio 2018.Infine, la Fondazione Roberto Franceschi Onlus ha attivato il suo bando annuale per un programma di finanziamento della ricerca destinato a studenti magistrali o di dottorato degli atenei della Lombardia, così come ai dottorandi di qualsiasi altra università, italiana o estera, purché abbiano conseguito la laurea magistrale in un ateneo lombardo. Il termine per presentare la domanda è il 15 dicembre, e il budget complessivo è di 16mila euro (e potrà essere assegnato tutto a uno oppure spezzettato in più fondi di ricerca). Similmente alla Fondazione Isacchi Samaja, lo scopo del programma della Fondazione Franceschi è finanziare progetti di ricerca per tesi nell’ambito della prevenzione, diagnosi e cura di patologie sociali e delle forme di emarginazione sociale, attraverso la raccolta di dati originali (per mezzo di interviste e campionamenti, ma anche di costruzioni di dataset e simili). Per proporsi, bisogna inviare per email all’indirizzo network [chiocciola] fondfranceschi.it i documenti richiesti, presentando, insieme alla descrizione del progetto di ricerca, anche un bilancio preventivo (entro la cifra offerta dalla Fondazione) per il suo sviluppo. L’esame dei progetti candidati verterà infatti soprattutto sull’originalità del progetto, la sua coerenza con le tematiche che ispirano il premio, la rilevanza scientifica e la congruità rispetto agli obiettivi e al preventivo elaborato. I nomi dei vincitori e l’ammontare dei fondi destinati a ciascuno di loro verranno resi noti il 23 gennaio 2018, durante la serata di commemorazione dedicata a Roberto Franceschi.Irene Dominioni

Stage in Veneto, la durata massima resta a sei mesi (a dispetto delle nuove linee guida)

La data del 25 novembre si avvicina: è il termine entro cui le Regioni italiane devono aggiornare la propria normativa relativa agli stage extracurriculari, seguita all’approvazione, avvenuta a fine maggio 2017, delle nuove “Linee guida in materia di tirocini formativi e di orientamento” da parte della Conferenza Stato-Regioni. Come nel 2013, in occasione dell’emanazione delle prime linee guida, la Repubblica degli Stagisti sta seguendo l’iter di rinnovamento in tutte le regioni italiane (più le province autonome di Trento e Bolzano) delle nuove DGR per gli stage: in sostanza, ogni Regione è libera di modificare e migliorare la propria normativa come meglio crede, ma il documento emesso pone dei paletti che cercano di dettare la linea anche a livello locale. La Repubblica degli Stagisti ha già discusso delle modifiche introdotte al testo precedente, e pure dei punti critici che questo solleva, ma la partita è aperta e non resta che vedere come le Regioni implementeranno le nuove direttive. Il Lazio si è già attivato in questo senso, e ad agosto ha approvato la nuova delibera, decidendo di portare il rimborso spese minimo a 800 euro mensili. E le altre Regioni a che punto sono?In Veneto, dopo qualche insistenza, il team dell’assessore Elena Donazzan si è fatto sentire. Non è stato possibile ricevere il testo integrale della delibera dei tirocini, il quale attualmente non risulta disponibile nemmeno sui siti regionali, ma dalla segreteria la Repubblica degli Stagisti ha ricevuto prima un comunicato sui numeri dei tirocini in Regione e poi un documento in risposta alle nostre richieste sulle modalità di approvazione e gli aggiornamenti contenuti nella nuova delibera regionale. «L'esame è cominciato lo scorso giugno» comunicano dall'Area Capitale Umano, Cultura e Programmazione Comunitaria «sulla base di una proposta presentata dalla struttura regionale competente, la Direzione Lavoro». La palla è poi passata alla Crcps, la Commissione regionale per la concertazione tra le parti sociali (in cui rientrano le associazioni datoriali, le organizzazioni sindacali, i rappresentanti delle associazioni dei disabili e del mondo del credito veneti) che ha approvato il testo definitivo il 5 ottobre, e infine è arrivato all'esame della Commissione consiliare regionale il 25 ottobre, ricevendo parere positivo all'unanimità. «Le disposizioni in materia di tirocini sono state definitivamente approvate dalla Giunta regionale nella seduta del 7 novembre 2017», dichiara l'ufficio dell'assessorato, ed entreranno in vigore a partire dal 1 gennaio 2018. Il termine dei sei mesi è stato quindi rispettato.Ma che cosa dice la legge, e in quali aspetti si discosta dalle linee guida emesse a maggio? Prima di tutto, il Veneto ha deciso di riconfermare la durata massima di 6 mesi (proroghe comprese) sia per i tirocini formativi e di orientamento, sia per quelli di inserimento o reinserimento: un punto importante, che va controcorrente rispetto all'indicazione/imposizione, da parte delle direttive nazionali, di portare a 12 mesi la durata massima di entrambe le tipologie di stage. Come a dire, il tirocinio è un'esperienza utile per iniziare a conoscere una certa professione e ad acquisire competenze in quel campo, ma prolungarne troppo la durata è inutile: sei mesi sono più che sufficienti per gettare le basi di una carriera. Secondo, il Veneto ha aumentato il rimborso spese minimo di 50 euro (in un'indennità che comunque in Veneto era già leggermente più alta rispetto all'importo indicato nelle linee guida, rimasto fermo a 300 euro): adesso gli stagisti riceveranno 450 euro per tirocini full time o 350 con riconoscimento di buoni pasto o servizio mensa, 250 euro per tirocini part-time o 200 se con riconoscimento di buoni pasto o servizio mensa. Un'altra (piccola) buona notizia per gli extracurriculari, quindi. Il terzo punto in cui la Regione Veneto si allontana dalle linee guida, invece, è una nota un po' dolente: se prima non era specificato nella normativa regionale, adesso il tutor all'interno del soggetto promotore potrà seguire fino a 40 stagisti contemporaneamente (dove le disposizioni generali ne indicano invece 20). Non era questo già un numero sufficiente? Si spera che la misura non impatti troppo gli stagisti, ma quel che è certo è che tende a portare, da parte del soggetto promotore, un'attenzione minore, piuttosto che maggiore, verso i loro percorsi di tirocinio.Per il resto il testo del Veneto non si discosta granché dalle direttive approvate dalla Conferenza Stato-Regioni, incentrate più che altro ad impedire gli abusi da parte delle aziende. Nel documento viene ribadito che il tirocinio non è «un contratto di lavoro, ma un’esperienza che combina, obbligatoriamente, attività formativa e lavorativa, applicabile a inoccupati, categorie svantaggiate e soprattutto giovani». Nel concreto, in accordo con le linee guida, tra i destinatari dello strumento stage vengono introdotti i lavoratori occupati in cerca di un altro lavoro e quelli a rischio di disoccupazione, oltre a – questa è un'altra novità del Veneto – i minori in dispersione scolastica. Viene da chiedersi se le stesse tipologie di tirocinio possano adattarsi bene alla diversità di questi gruppi sociali (soprattutto per quanto riguarda i minorenni), ma tant’è. A questo punto, gli stagisti veneti dovranno tenersi la nuova normativa almeno per qualche anno.Invariati rispetto alle linee guida i criteri di determinazione del numero di tirocinanti in rapporto all’organico aziendale: nel conteggio possono rientrare anche i lavoratori a tempo determinato, «purché la data di inizio del contratto sia anteriore alla data di avvio del tirocinio e la scadenza posteriore alla data di fine del tirocinio», e vengono inoltre confermate le nuove deroghe sulla durata minima dei tirocini: un mese invece di due per le imprese che operano stagionalmente, e due settimane per i tirocini estivi rivolti a studenti. Uguale alle linee guida è anche il criterio di premialità per le aziende, che ora potranno attivare da 1 a 4 tirocini in più rispetto ai limiti previsti, se negli ultimi due anni avranno assunto dal 20 al 100% dei propri tirocinanti con contratto di apprendistato o con contratto di lavoro subordinato della durata di almeno 6 mesi.Rimangono le classiche indicazioni su divieto di utilizzo dei tirocinanti per sostituire i lavoratori temporaneamente assenti, quelli in malattia, ferie o in congedo parentale, o i subordinati nel periodo di picco delle attività. Stesso discorso per le persone che abbiano già avuto un rapporto di lavoro, incarico o prestazione di servizi in azienda, a meno che questi non si siano conclusi da almeno due anni, oppure che abbiano svolto per più di 30 giorni anche non consecutivi, nei 6 mesi precedenti l’attivazione, prestazioni di lavoro accessorio o occasionale. Il soggetto ospitante non può poi impiegare tirocinanti per attività che non necessitino di un periodo formativo, così come per profili professionali elementari, caratterizzati da compiti generici e ripetitivi.Infine, la nuova normativa regionale prevede anche l’introduzione di un «sistema di controllo e vigilanza che possa scoraggiare abusi e utilizzi distorti dello strumento», anche se non è ancora chiaro in che cosa consisterà. Intanto, però, viene confermata l’introduzione di sanzioni per le violazioni non sanabili, così come enunciato nelle linee guida, e meglio definiti «il contenuto e la spendibilità dell’attestazione finale» per il riconoscimento delle competenze acquisite dagli stagisti, attraverso un nuovo modello allegato alle ultime direttive nazionali.Particolarmente importante è infatti il monitoraggio dello strumento stage in una Regione, come il Veneto, dove i tirocini sono in continuo aumento. Secondo il comunicato inviato alla Repubblica degli Stagisti dalla segreteria dell'assessorato, che evidenzia i dati elaborati da Veneto Lavoro sui tirocini attivati tra il 2013 e il 2015, gli stagisti nel triennio sono stati quasi 70mila, inseriti in 19mila aziende ospitanti, attive principalmente nei settori del commercio, turismo e attività professionali. «In Veneto 7 tirocini su 10 anticipano un contratto di lavoro», si legge: tanti (il 69%) sono infatti gli stagisti che hanno continuato a lavorare o trovato un lavoro entro un anno, la metà dei quali all’interno della stessa impresa. I contratti post stage sono prevalentemente a tempo determinato (28%) o di apprendistato (26%), mentre quelli a tempo indeterminato si fermano al 9%, e molti sono quelli che iniziano un nuovo tirocinio una volta concluso quello precedente (il 24%). A preoccupare, però, è soprattutto la quota di tirocinanti che dichiara di aver svolto tre o più esperienze di stage: il 13%, una percentuale non indifferente, che evidenzia come il tirocinio rischi di diventare «una “giostra” di occasioni poco utili all’inserimento lavorativo e alla carriera professionale del soggetto, ma solo un ripetersi di esperienze temporanee e dal dubbio valore formativo», come riporta il comunicato.Insomma, i numeri dicono che lo stage è uno strumento sempre più utilizzato in Veneto per l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Il che evidenzia la necessità sempre crescente di prestare un'attenzione minuziosa ai percorsi dei tirocinanti in tutte le loro forme. Rimane da vedere quali saranno gli effetti che la nuova normativa avrà su aziende e stagisti, ma intanto il Veneto ha rispettato la scadenza del 25 novembre.Irene Dominioni

Dieci anni di Agenzia nazionale giovani, è tempo di bilanci: ma il meglio deve ancora venire

«Avremo un’Europa vera quando la capacità di camminare e correre per le strade europee sarà un’esperienza comune a molti, non solo ai giovani che partecipano al progetto Erasmus. Sarà difficile, allora, costruire muri se ci sono centinaia di migliaia di giovani che ogni anno attraversano frontiere, conoscono culture, vivono esperienze in ogni angolo dell’Europa». Si può sintetizzare con questa frase di Luigi Bobba, sottosegretario del ministero del lavoro e delle politiche sociali con delega alla gioventù, l’evento “10, 30, 60 E ora è ora – Giovani in Europa… il meglio deve ancora venire” organizzato dall’Agenzia nazionale giovani qualche giorno fa alla Camera di Commercio di Roma presso la Sala del tempio di Adriano. Un evento per festeggiare i dieci anni dell’Agenzia, ma ricordare anche il trentennale del programma Erasmus e i 60 anni dall’Unione Europea. Una due giorni in cui Giacomo D’Arrigo, direttore generale Ang, ha evidenziato soprattutto i numeri del lavoro di questi dieci anni. Oltre 4.500 progetti presentati, finanziati e monitorati, 92 milioni di euro di fondi europei messi in circolazione, 100% delle risorse europee impegnate, più di 110mila giovani che hanno partecipato ai programmi di scambio, con un’età media tra i 18 e i 25 anni, di cui il 53,3% donne. Tanti speech in sequenza in cui ascoltare tante persone, politici e non, confrontarsi su quello che si è fatto fino ad ora e sui nuovi progetti, ma anche per sentire le storie di chi proprio grazie a dei piccoli sogni è riuscito a creare qualcosa e oggi vuole essere fonte di ispirazione per altri. Così si alternano i panel con il ministro per la coesione territoriale e il mezzogiorno, Claudio De Vincenti, che sottolinea l’importanza del progetto Erasmus Plus: «è importantissimo, consente di ritrovarsi ad avere il gusto di essere europei». E ricorda come siano necessari proprio i giovani per «avere l’entusiasmo di accogliere i diversi». Ma presenta anche i provvedimenti fatti con il decreto legge mezzogiorno per andare incontro ai giovani. Come Resto al Sud, che prenderà il via a fine novembre, e permette a cooperative di giovani che vogliono metter su un’impresa di avere i finanziamenti da parte dello Stato. O come la Banca delle terre, grazie al quale i terreni abbandonati, magari da emigrati andati via negli anni 50, possono essere usati da giovani e cooperative per fini produttivi ed essere tolti dallo stato di abbandono. Alle parole di un ministro segue la storia di Fabio Zaccagnini, inventore di Rockin1000, chiamato a parlare di sogni, in particolare del suo. Che era quello di far suonare i Foo Fighters a Cesena e c’è riuscito grazie a un’idea, un progetto, e grazie a tante altre persone con cui ha realizzato un video che ha ricevuto 40 milioni di visualizzazioni e ha convinto Dave Grohl a esibirsi proprio a Cesena. «Non importa se non avete idea di quale sia il vostro sogno» racconta alla platea di giovani presente «perché quando lo trovate allora penserete solo a quello e perderete tutto per realizzarlo. L’importante è non pensare in grande: sognate in piccolo perché le cose cambiano nel tempo. E dividete i sogni in piccoli micro ambizioni». Altre storie e altre testimonianze come quella di Michele Tranquilli, che spiega L’importanza della partecipazione attiva dei giovani, lui che ha partecipato all’Erasmus+ ma che ha iniziato a “partecipare” a 10 anni con il suo primo summercamp. Lì decide di imparare l’inglese per parlare con l’animatore che conosce solo quella lingua. Da allora Michele ha fatto molta strada per partecipare, conoscere, interagire, litigare. Fino a un viaggio in Tanzania a 17 anni per fare il volontario. «Lì mi scopro perennemente infelice, a disagio, mi sento inutile. Due anni dopo nel 2008 sono sempre in Tanzania in un piccolo villaggio e vedo una piccola capanna che aveva la funzione di una scuola, con dei genitori che cercavano di fare dei mattoni per farne una nuova. Capisco che voglio aiutarli. Da solo però non vado da nessuna parte e allora cerco di far partecipare altri giovani. E di coinvolgerli con le loro competenze. Ci riesco e dopo sette mesi in un campo dove non c’era nulla, c’era finalmente una scuola completa». Un racconto entusiasta per far capire che la partecipazione va ispirata e raccontata. «Partecipare significa tirar fuori le tue competenze e capire di che pasta sei fatto». Altri giovani, altre storie, entusiasmo, racconti di partecipazione: a loro Federico Taddia, presentatore della due giorni, chiede «Non vi sentite diversi dal resto del mondo, da come sono i giovani o da come vengono narrati?». E la risposta è unanime: diversi no, fortunati per aver vissuto percorsi diversi, per aver avuto dei mentori e aver imparato ad apprezzare la diversità.Conoscenze, cambi di orizzonte che trasformano quasi tutti quelli che vi partecipano. Tra questi anche il sottosegretario agli affari europei, Sandro Gozi, che definisce l’Erasmus «una parte bellissima della propria vita». E che proprio grazie agli scambi prima al liceo e poi all’università deve la sua crescita come “europeo”. «Sono cresciuto moltissimo come persona, capendo cose che si danno per scontate. Perciò dico: fatelo tutti». Dal 1989, quando lui ha partecipato, le cose sono cambiate e «oggi nessuno deve spiegare cosa è andato a fare in un altro Paese». Gozi, però, allontana con decisione il tema del non ritorno di chi va a studiare all’estero. «È un falso problema. Sono stato 16 anni fuori e poi sono tornato per impegnarmi in politica. L’Europa è il nostro Paese. Il problema non è che si espatri. Il problema è che l’Italia non riesce a essere attrattiva».E a proposito dell’Erasmus, il sottosegretario dice «è un antidoto al razzismo, alla xenofobia, all’antieuropeismo, all’illusione di chiudere il mondo fuori. Se oggi c’è tanto euroscetticismo è perché non abbiamo trovato l’Europa dove l’aspettavamo. Credevamo avrebbe governato il terrorismo, l’immigrazione, la crisi finanziaria: non l’ha fatto e gli italiani che erano i più euro entusiasti sono diventati i più delusi».Non bisogna, però, avere paura del futuro. Di come l’Italia e il mondo intorno sta cambiando. Ed è il sottosegretario Bobba a dirlo in chiusura del suo intervento. Ricordando ai presenti in sala una frase che aveva letto: «Il coraggio cresce quando agisci, cammini. La paura aumenta quando stai fermo». E spiegando che «Tutto quello che siamo e vorremmo diventare è legato ai nostri desideri. Cosa desideriamo dalla nostra vita, dal lavoro, dallo studio, dagli affetti. Sono i desideri che ci muovono. Eppure la radice di questa parola è singolare, viene dal latino “de-sidera” che significa la mancanza delle stelle. Il desiderio indica quindi una mancanza, un tendere verso una meta. Ed è chiaro che le stelle siano qualcosa che ci guida. Quindi se prendiamo consapevolezza dei nostri desideri allora possiamo fare in modo che quei sogni diventino progetti, realtà concrete. E allora sì, ritornando alla frase, è tempo di camminare, crescere, cambiare».E lo è anche per l’Agenzia nazionale giovani, che in dieci anni è diventata grande, ha avuto le sue difficoltà che è riuscita ad affrontare e ha continuato a dare una mano ai tanti giovani che a lei si sono affidati. Buon compleanno!  Marianna Lepore

Stage più brevi e indennità più alta, ecco cosa chiedono i giovani alle Regioni

In occasione della Giornata internazionale degli stagisti, fissata per il 10 novembre, pubblichiamo i risultati di un sondaggio informale che abbiamo realizzato per raccogliere il parere dei giovani sulla normativa riguardante gli stage.In particolare sulle nuove nuove linee guida della Conferenza Stato Regioni, approvate a fine maggio, che contengono parecchie modifiche rispetto alla vecchia versione (quella del gennaio 2013). Per ora solo il Lazio sembra aver recepito – con alcune “licenze” – le nuove linee guida: le altre Regioni sono molto in ritardo.Il primo risultato del sondaggio è che i giovani vorrebbero stage più brevi: considerano 12 mesi un tempo troppo lungo, sproporzionato rispetto alla maggior parte degli obiettivi di formazione professionale.Ai partecipanti è stato infatti sottoposto il quesito sulla decisione della conferenza Stato-Regioni di portare da 6 a 12 mesi la durata massima di tutti i tirocini extracurriculari (differenziati in quelli extracurriculari di formazione e orientamento, attivati nei primi 12 mesi dopo il conseguimento dell'ultimo titolo di studio, per i quali l'attuale durata massima è 6 mesi; e quelli extracurriculari di inserimento / reinserimento lavorativo, che comprendono tutti gli stage attivati su persone che abbiano concluso gli studi da oltre 12 mesi, per i quali la durata massima è già ora 12 mesi).La stragrande maggioranza dei partecipanti, quasi il 60%, ritiene che si tratti di una decisione sbagliata e risponde: “Male, la durata massima di tutti gli stage dovrebbe essere 6 mesi: una durata più lunga è eccessiva”.Vi è poi un 32% che ritiene che “bisognerebbe differenziare le durate massime degli stage a seconda delle mansioni da apprendere: durata massima più breve (6 mesi o meno) per stage per compiti ripetitivi e mansioni semplici, durata massima più lunga (anche 12 mesi va bene) per mansioni complesse e di concetto”.Solo meno del 10% dei partecipanti è d'accordo con la Conferenza Stato-Regioni.Per quanto riguarda l'aspetto monetario, nelle linee guida il rimborso spese forfettario minimo mensile resta fermo a 300 euro. Il secondo quesito posto dal sondaggio, sottolineando che lo stage non deve essere un lavoro ma un momento di "learning on the job", ha chiesto di valutare questa cifra. Solo il 3% ha giudicato che 300 euro al mese sia una indennità congrua.Oltre il 62% dei partecipanti ha risposto auspicando un allineamento “ai minimi di Piemonte e Abruzzo, che prevedono 600 euro al mese, limitando le occasioni di stage a quelle aziende che possono investire sulla formazione dei giovani anche dal punto di vista economico”. I ragazzi sono dunque consapevoli che un rimborso spese minimo più alto significherebbe probabilmente una certa riduzione della disponibilità delle aziende ad ospitare stagisti, e di conseguenza una diminuzione del numero di opportunità disponibili sul mercato: ma ritengono che la sostenibilità economica dei percorsi di stage sia più importante del “piuttosto che niente, meglio piuttosto”.Vi è comunque circa un terzo delle voci che, probabilmente proprio per timore di questo possibile risvolto negativo - meno occasioni di stage per i ragazzi - ha scelto invece una risposta intermedia, ritenendo che la cosa migliore sarebbe “trovare un giusto mezzo di indennità minima mensile tra 300 e 600 euro, per creare il più occasioni possibili di inserimento lavorativo per i giovani ma impedire stage non economicamente sostenibili (per gli stagisti e le loro famiglie)”.Vi è poi la questione della possibilità di fare stage in aziende che non hanno dipendenti: per esempio quelle aperte da liberi professionisti che lavorano da soli, oppure da imprenditori che si avvalgono di collaboratori ma senza avere dipendenti fissi. “È positivo per gli stagisti fare uno stage in un'azienda priva di dipendenti? Le nuove linee guida lo prevedono esplicitamente mentre finora questo punto era rimasto non specificato, e quindi alcune regioni (come la Toscana) avevano esplicitamente vietato questa pratica, altre (come la Lombardia) l'avevano esplicitamente ammessa”.Qui la presa di posizione è netta: quasi l'80% è convinto che “no, in un'azienda che non ha dipendenti il rischio che lo stagista venga usato impropriamente aumenta”, e il fatto che un'esperienza del genere possa rivelarsi poteva e che si possa “imparare molto anche in un'azienda che non ha dipendenti” convince solo meno di un giovane su cinque.Infine il sondaggio ha indagato il tema dell'aspettativa che lo stage si trasformi in un contratto di lavoro. “Rispetto alla percentuale di assunzione post stage, posto che nessun tirocinio può prevedere una “garanzia” di successiva assunzione, le nuove linee guida introducono una “premialità”: se un soggetto ospitante dimostra di assumere una buona percentuale di stagisti, può accogliere un numero superiore di stagisti l'anno successivo rispetto ai limiti numerici posti dalla normativa. Secondo te è giusto?”. I partecipanti qui hanno scelto in maggioranza (61%) la risposta intermedia: “nì: il principio è giusto ma non dovrebbe essere concretizzato attraverso una “premialità” che permette di ospitare più stagisti a chi ne assume di più, ma al contrario attraverso una “disincentivo” che dovrebbe impedire di ospitare stagisti a chi ne assume di meno”. Vi è poco meno di un quarto di partecipanti che dice “sì, certo: le aziende che assumono, dimostrando di essere in espansione, devono poter ospitare più stagisti, perché offrono più possibilità di inserimento lavorativo”. Si ferma a poco più di un sesto la percentuale di chi è convinto che “no, il limite massimo del numero di stagisti fissato dalla normativa è già alto - 10% rispetto al numero dei dipendenti - e non dovrebbe essere derogabile”.Il sondaggio è stato effettuato su un campione casuale di circa 250 lettori della Repubblica degli Stagisti; il 27,5% dei rispondenti proveniva dalla Lombardia, il 13% dal Lazio, a seguire tutte le altre regioni.A rispondere sono stati sopratutto i 30enni: tre quarti dei partecipanti aveva più di 25 anni. E uno su tre aveva una grande esperienza in fatto di stage, avendone già più di due al suo attivo al momento della compilazione del sondaggio.Ovviamente il sondaggio non ha un valore rappresentativo, ma è comunque significativo rispetto a come i giovani vedono lo stage dal punto di vista dei diritti & doveri, e di come vorrebbero che fosse normato. Con l'auspicio che le Regioni che ancora non hanno legiferato tengano conto anche di queste istanze. È bene ricordare infatti che le linee guida non sono prescrittive, e le Regioni possono scegliere di normare i tirocini in maniera differente da quanto “prescritto” dalla Conferenza. Ciò peraltro è specificamente ammesso nelle linee guida stesse, con una dicitura che vincola le regioni a poter porre delle condizioni differenti solo in un'ottica di miglioramento e quindi di maggior tutela dello stagista («Le linee guida indicano taluni standard minimi di carattere disciplinate la cui definizione lascia, comunque, inalterata la facoltà per le Regioni e province autonome di fissare disposizioni di maggior tutela»). Proprio grazie a questo il Lazio ha potuto innalzare a 800 euro al mese il rimborso spese mensile minimo obbligatorio a favore degli stagisti. Capito Regioni?

Torna la giornata internazionale degli stagisti: uniti contro lo sfruttamento

Qualcuno si è chiesto se possano o meno essere considerati una schiavitù moderna: sta di fatto che i tirocini gratis sono diventati il grande incubo della stragrande maggioranza dei giovani che cercano di entrare nel mondo del lavoro. E proprio a questi giovani è dedicata la terza edizione dell’International Interns’ Day 2017, che si svolgerà nei giorni del 9 o 10 novembre, a seconda delle singole città. Tranne per Ginevra, in Svizzera, dove l’evento si è già svolto da apripista il 3 novembre. Un problema mondiale, non solo italiano, quello degli stage senza rimborso spese, e che riguarda tutti i tipi di lavoro. A ricordarlo ci pensa questa giornata, organizzata da InternsGoPro, un’organizzazione che ha la missione di migliorare le condizioni generali dei tirocini in Europa, e dallo European Youth Forum, una piattaforma di 104 organizzazioni giovanili in Europa che si batte per una Carta europea di qualità dei tirocini per far diventare gli stage un’esperienza preziosa e di qualità in tutto il continente europeo. A questi si aggiungono poi gli altri organizzatori nei singoli Paesi, dalla Fair Internship Initiative che racchiude gli stagisti alle Nazioni Unite a Ginevra, Vienna e New York, alla francese Generation Precaire, dalla Repubblica degli Stagisti, in Italia, alla piattaforma portoghese Ganhem Vergonha, passando per gli stagisti americani di Intern Labor Rights e quelli australiani di Interns Australia, solo per citare alcuni dei tanti supporter di questa giornata di protesta.Tutti al fianco dei quattro milioni e mezzo di giovani che ogni anno fanno un tirocinio in Europa. Un passaggio diventato ormai obbligatorio per trovare un lavoro, nonostante la gran parte di questi tirocini non perseguano il proprio scopo, visto che il 30% degli stage non ha alcun contenuto didattico. Certo, l’attenzione mediatica si è alzata negli ultimi tempi nei confronti di questa tematica, ma non è ancora abbastanza. Per questo, spiegano gli organizzatori dell’evento, «L’obiettivo di quest’anno è creare un mercato del lavoro completamente trasparente per i giovani valutando collettivamente la qualità dei loro tirocini». Per farlo, venti organizzazioni non governative e università di otto paesi si uniranno ai partner internazionali «per creare una completa trasparenza sulle condizioni di lavoro dei giovani, potenziare la comunità degli stagisti, ottenere cambiamenti politici concreti».L’iniziativa ha ricevuto anche l’appoggio di alcune figure di spicco dell’Unione europea. Come Marianne Thyssen commissario europeo responsabile per l'occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori, che sottolinea come il tirocinio «dovrebbe essere un investimento, non un sostituto del lavoro» e dichiara di accogliere con favore «il lavoro di InternsGoPro che integra i nostri sforzi a livello comunitario per promuovere la qualità dei tirocini».Appoggi sono arrivati anche da Martin Schultz, leader del partito tedesco SPD, e da Ulrike Lunacek, vice presidente del Parlamento europeo, che nel suo messaggio a sostegno della giornata ha detto che «i tirocini sono certamente utili per completare la formazione teorica nel percorso verso il mercato del lavoro», ma ha ricordato come in molti stati membri ci siano ancora troppi problemi riguardo alla normativa e alla qualità degli stage. Assicurando che nel suo ruolo di vice presidente continuerà a lavorare per tirocini giuridicamente regolamentati.Tra i sostenitori dell’evento anche Brando Benifei, membro del Parlamento europeo, che nel suo messaggio ha ricordato come l’International interns’ day sia ancora più importante se si considera che «si svolge dopo una sessione di Strasburgo in cui i deputati del Parlamento europeo hanno discusso con il commissario in uscita Laszlo Andor la questione dell’occupazione giovanile». Tanti gli eventi in giro per il mondo: a Bruxelles il 9 novembre, mentre a Madrid, Parigi, Belgrado e in Nord America venerdì 10. Per sapere i dettagli di ogni evento e gli appuntamenti nelle altre città europee basta registrarsi alle relative pagine facebook dove trovare tutte le informazioni. Appuntamenti che saranno l’occasione per confrontarsi, ascoltare dibattiti, discutere e assistere al lancio della nuova campagna “Trasparency at work” con l’obiettivo, come dice il nome stesso, di portare trasparenza sulle condizioni dei tirocini e delle offerte di lavoroIl tutto sarà realizzabile dando ai giovani la possibilità di valutare online la loro esperienza di tirocinio/lavoro e condividere le loro recensioni con gli altri: una sorta di TripAdvisor per il mercato del lavoro, che ha l’obiettivo di aiutare un milione di giovani nell’accedere a migliori opportunità di lavoro, tirocinio e apprendistato entro il 2020 creando, appunto, un mercato del lavoro trasparente. Ad oggi più di 1.400 persone hanno lasciato la loro valutazione sul sito. E i dati raccolti andranno a creare la prima classifica internazionale delle migliori società per giovani, organizzate per settore, paese e tipo di lavoro. Nel frattempo il primo appuntamento con l’International interns’ day si è svolto a Ginevra il 3 novembre, con una mattinata di discussioni a cui ha preso parte in apertura anche Guy Ryder, DG Ilo. Ryder ha sottolineato l’importanza di riflettere sulla situazione incredibilmente problematica in cui i giovani si affacciano al mondo del lavoro. Qualcosa che, ha voluto ricordare, la sua generazione non ha dovuto affrontare perché non esistevano i tirocini, «ma ora sono realtà ed è molto importante parlarne». Non solo, il DG ha dichiarato, senza giri di parole, che «gli stagisti contribuiscono enormemente al lavoro della nostra organizzazione» e come rappresentanti Ilo hanno la responsabilità che «il tempo trascorso nella nostra organizzazione rappresenti concretamente e realmente un processo nello sviluppo della carriera». E ha poi dichiarato che a suo avviso i tirocini senza rimborso spese vadano aboliti perché «sono ingiusti e rappresentano il maggior ostacolo alla mobilità sociale». A chi gli ha poi chiesto se non sia possibile risolvere la questione fondi relativa al capitolo tirocini ha risposto che «si può investire di più nei programmi di tirocinio. Possiamo sempre provare a fare di più. E dobbiamo mettere più soldi».Dichiarazioni importanti per i tanti stagisti che sono passati attraverso le sedi europee a svolgere degli stage. E che della mancanza di borse di studio adeguate hanno provato anche a fare dell’ironia con un video, fatto dallo European Youth Forum, in cui si ricorda che il 48% degli stagisti ha bisogno del sostegno economico dei propri genitori durante lo stage non retribuito. Che alla fine non aiuta nemmeno ad avere un posto di lavoro. Perché, ricordano, se i giovani continuano ad accettare gli stage è solo per la mancanza di posti di lavoro disponibili dopo la crisi del 2008.Non è mai troppo tardi, però, per reagire. Quindi giovedì 9 e venerdì 10 novembre, stagisti di tutto il mondo, unitevi e fate valere i vostri diritti!Marianna Lepore

Perché è importante parlare di occupazione femminile, a partire da cosa studiano le ragazze

Cosa studiano le ragazze? A che lavori aspirano? Che riscontri trovano sulla loro strada, a scuola, in famiglia, nella cerchia di amici, quando pensano e parlano del loro futuro lavorativo?Ci sono ancora tanti, troppi pregiudizi su cosa le donne possano o non possano fare nel mondo del lavoro – o meglio, cosa sarebbe opportuno e preferibile che facessero o non facessero. Le ragazze raramente vengono incoraggiate nello studio delle materie tecnico-scientifiche; già nel passaggio tra scuole medie e scuole superiori subito lo stereotipo di genere impatta, se non sui licei, sicuramente sugli istituti tecnici e sulle scuole professionali, facendo sì che alcuni indirizzi – interi istituti! – raccolgano studenti di un solo genere. Stessa cosa nel passaggio tra le superiori e l’università: ancor oggi le facoltà “Stem” – dove si studiano materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche – sono scelte in maggioranza da studenti maschi. Come se le studentesse sentissero una invisibile barriera, una difficoltà ad avvicinarsi e approcciarsi a questo tipo di materie, e ai mestieri a cui esse conducono.E questo poi le penalizza, chiudendo loro le porte sulle opportunità lavorative più gratificanti, sui ruoli dirigenziali e sulle retribuzioni più sostanziose.Uno dei problemi principali è appunto la rappresentazione del proprio futuro: “che lavoro fare da grande” nella testa delle bambine, delle ragazze. Se la prospettiva di potersi appassionare a qualcosa di tecnico o scientifico o tecnologico, e farne un lavoro, è ”socialmente accettata” oppure no. Se siamo pronti, a livello culturale, ad avere una folta schiera di ragazze determinate a fare le ingegnere, le meccaniche, le informatiche, insomma tutti quei mestieri che tradizionalmente sono maschili.Qui sulla Repubblica degli Stagisti da tempo abbiamo deciso di occuparci in profondità di questi temi. Lo abbiamo fatto attraverso una serie di articoli dedicati proprio a cosa vuol dire studiare le Stem per le ragazze, prendendo queste materie una per una e facendole raccontare alle donne ”pioniere”, che si impegnano ogni giorno per portare più ragazze nelle aule di ingegneria, di fisica, di informatica.Lo abbiamo fatto dedicando quest’anno il focus della nostra guida annuale, Best Stage, proprio alle “ragazze al lavoro”, evidenziando non solo i dati statistici su quanto le ragazze si tengano purtroppo alla larga dalle scuole e dalle facoltà universitarie che poi sono invece le più richieste dal mercato del lavoro – costruendosi di fatto da sole una sorta di “handicap”.E continueremo a farlo con la nuova rubrica ”Girl power” che racconterà le storie di donne, giovani e meno giovani, che hanno scelto di rompere gli stereotipi, studiare materie “da maschio” e fare lavori ”da maschio”, o ricoprire ruoli tipicamente maschili.Oggi parlo di questo tema così importante in televisione, nella trasmissione La vita in diretta su RaiUno. Una vetrina importante sopratutto per arrivare alle famiglie, che possono essere la chiave di volta per il superamento degli stereotipi. Se genitori e insegnanti impareranno a incoraggiare le ragazze a sviluppare le loro inclinazioni e curiosità, se le sproneranno a studiare e fare quel che piace a loro e non quello che “è normale” che piaccia alle ragazze, allora potremmo trovarci tra qualche anno un mercato del lavoro profondamente diverso, con molte più ragazze con competenze Stem, capaci di competere per i posti di lavoro più numerosi e ben pagati.Bisogna far conoscere tutte le iniziative che esistono sul territorio per un empowerment delle giovani donne; per esempio l’evento di domani mattina a Milano organizzato da Fondazione Mondo Digitale, dal titolo #SheMeansBusiness, che avrà un intervento di apertura di Nicola Mendelsohn, vicepresidente di Facebook per l’Europa, e le storie di alcune startupper «che hanno creato e costruito con successo la loro attività».Altrimenti la situazione continuerà a stagnare, e le classifiche internazionali continueranno a tratteggiare un’Italia arretrata, con livelli di occupazione femminile troppo bassi e di disoccupazione e inattività femminile troppo alti e un gender pay gap – la differenza tra quanto, a parità di ruolo e mansioni, viene pagato un uomo rispetto a quanto viene pagata una donna – che non accenna a diminuire. Un paese dove una dipendente che va in maternità è ancora vista come una iattura, e dove zitti zitti molti ancora pensano che, in una situazione di crisi economica, il posto di lavoro del capofamiglia (maschio) sia quello che andrebbe salvaguardato, e che la donna può anche tornare a fare le faccende domestiche.Beh, no grazie.Eleonora Voltolina

Career day di Almalaurea a Roma, presenti anche quattro aziende virtuose dell’RdS network

I neolaureati sono sempre a caccia di buone opportunità, e domani hanno un’occasione in più per farlo. A Roma, al Palazzo dei Congressi dell’Eur, giovedì 19 ottobre si tiene il nuovo career day di Almalaurea, la fiera del lavoro che periodicamente riunisce piccole, medie e grandi imprese a caccia di talenti. Il career day consente ai giovani infatti non solo di conoscere nuove aziende e di lasciare il proprio curriculum ai vari stand aziendali, ma anche di incontrare personalmente gli addetti alle risorse umane - un’occasione preziosa, che a volte può fare la differenza rispetto ad una semplice application spontanea per email o sulle sezioni “Lavora con noi” dei siti aziendali.Più di 60 aziende prenderanno parte al career day di domani, dalle 9 alle 17. La varietà è grande, e spazia dalle società di consulenza alle banche, dai grandi gruppi assicurativi alle aziende automobilistiche. Tra loro, ci saranno anche Bricocenter, EY, Magneti Marelli e Tetra Pak, quattro delle aziende virtuose parte del network della Repubblica degli Stagisti e garanzia di qualità nel trattamento degli stagisti e dei giovani in generale. «Bricocenter è un'azienda in trasformazione dove le innovazioni hanno un grande valore. Per questo motivo è per noi importante incontrare giovani laureati che possano entrare nella nostra realtà, partecipare a nuovi progetti, sperimentare nuovi approcci, sviluppare le proprie competenze e contribuire con il loro talento all'evoluzione della nostra insegna» dichiara Sara Cicognani, recruiter di Bricocenter.Per partecipare alla giornata di recruitment basta aggiornare il proprio cv sul sito di Almalaurea, e poi iscriversi all’evento. Nella pagina di registrazione è anche possibile segnalare il proprio cv direttamente alle aziende per un breve colloquio: una novità interessante, che aiuta i giovani ad avere un contatto mirato con le realtà per loro di interesse, e anche le aziende nella ricerca dei profili professionali più vicini alle loro necessità.L’ultima edizione dell’iniziativa, che si è tenuta a maggio a Napoli e a Milano, ha visto la partecipazione di oltre 40 aziende e di 4mila laureati, che hanno svolto più di 2mila colloqui individuali. Con la sua banca dati di 2,4 milioni di curriculum certificati dai 73 atenei aderenti al consorzio, rappresentanti oltre il 92% della popolazione dei laureati del Paese, Almalaurea offre una piattaforma solida per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, e rappresenta una risorsa a cui le aziende già attingono largamente da anni.Non resta che armarsi di curriculum e di sorriso, allora, per andare ad incontrare le tante aziende del career day: una sorta di speed-dating del lavoro in cui cercare il match perfetto per sé e dare il via ad una bella “storia” lavorativa. Buona fortuna!Irene Dominioni

348 opportunità di stage in ambasciate, consolati e istituti di cultura: 300 euro al mese di rimborso, bando aperto fino al 23 ottobre

Tornano i tirocini al ministero degli Esteri. Il bando, aperto la settimana scorsa e online fino al 23 ottobre, mette in palio 348 posti in ambasciate, rappresentanze permanenti presso le organizzazioni internazionali, consolati e istituti di cultura. Qualcosa di simile al vecchio Mae-Crui: ora però questi tirocini si chiamano Maeci-Crui. Il programma Mae-Crui era stato interrotto nel 2012 e poi sostituito nel 2015 con questo nuovo Maeci-Crui, ma soltanto in via sperimentale, con tre mini-bandi: il primo da 82 posti (il bando, uscito a luglio 2015, riguardava tirocini da svolgersi da ottobre a dicembre 2015); poi il secondo da 77 posti (bando di ottobre 2015, con tirocini da gennaio ad aprile 2016); e il terzo da 82 posti (bando di gennaio 2016, tirocini da aprile a luglio 2016). Per un totale di soli 241 posti. Un numero davvero molto basso, sopratutto considerando che l'originale Mae-Crui metteva a bando più o meno 1.800 posti all'anno. Poi, da gennaio 2016 a settembre 2017 più niente. Fino ad oggi. Il bando attualmente aperto è frutto di un lungo lavoro: al tavolo ministero dell'Istruzione, ministero degli Esteri, Conferenza dei rettori, e alcuni parlamentari particolarmente sensibili al tema, prima fra tutte la giovane democratica Lia Quartapelle. Rispetto al vecchio Mae-Crui, le differenze più rilevanti sono due. La prima è che questi tirocini sono esclusivamente curriculari. Sono esclusi a priori dalla partecipazione, cioè, i laureati (anche neolaureati). Per candidarsi bisogna essere tassativamente studenti - anzi, non ci si può nemmeno laureare in itinere. Lo status di studente deve essere confermato dal momento della candidatura a quello dello svolgimento dello stage, fino alla sua conclusione. La seconda differenza è che, a differenza del Mae-Crui che per i partecipanti non prevedeva un euro, finalmente c'è un minimo di indennità. Qui bisogna notare che, rispetto ai tre mini-bandi “di transizione”, invece c'è stato di fatto un piccolo peggioramento. Per le tre sessioni 2015-2016 a favore dei tirocinanti era previsto un emolumento di 400 euro, 200 erogati dall'università e 200 dal Maeci. Il Maeci, se forniva l'alloggio, era esonerato dal pagamento dei suoi 200. Adesso per i tirocinanti è previsto un compenso pari a 300 euro, tutti erogati dall'università. Il che sembra sia un miglioramento, se non fosse che il Maeci non ci mette più soldi. Ci mette l'alloggio, ove possibile, ma quante sedi diplomatiche effettivamente lo mettono a disposizione? Solo 21 su 251. Dunque di fatto possiamo dire che il compenso dei tirocinanti è diminuito del 25%, salvo un piccolissimo 8% di partecipanti che riceverà il compenso ma anche l'alloggio.  In realtà non è proprio così. «Alcune sedi diplomatiche potranno erogare delle indennità integrative ai loro Maecicruini, in aggiunta ai 300 euro del Miur» assicura Lia Quartapelle. Però ciò significa che i candidati non potranno sapere in anticipo se riceveranno un'integrazione ai 300 euro mensili, oppure no. Il che è un tema non da poco: la sostenibilità economica è da sempre il tallone d'Achille di questo programma di tirocini, pensati per chi ha famiglie benestanti, in grado di pagare viaggi (a volte anche intercontinentali), assicurazioni mediche, stanze in affitto. Perché non insistere per una maggiore uniformità e trasparenza?«Sembra incredibile per un programma che è win-win per i ragazzi e l’amministrazione pubblica e che costa relativamente poco, ma... trovare le risorse per riattivare il programma non è stato facile» aggiunge Quartapelle: «Il rimborso non è solo una questione di dignità per i giovani che hanno voglia di mettersi al servizio dell’Italia e delle sue rappresentanze all’estero, ma può essere il discrimine che permette la partecipazione al programma o meno. Per questo abbiamo lavorato per mettere una soglia, quella dei 300 euro mensili, al di sotto della quale non si potesse assolutamente scendere: è un modo per affermare che non si lavora gratis e per venire incontro a quei ragazzi che senza almeno un minimo riconoscimento economico sarebbero stati esclusi dal programma perché troppo costoso. Questa soglia vale per tutti i tirocini curricolari, per i quali in teoria, il riconoscimento dei crediti formativi avrebbe potuto sostituire il rimborso. Ma la nostra è stata una battaglia di principio». Adesso la partita sarà quella di riammettere i neolaureati alla possibilità di fare questo tipo di esperienze: «Ora puntiamo anche ai tirocini extracurriculari» aggiunge Quartapelle: «Il nostro prossimo obiettivo è far riaprire i Maeci-Crui anche ai neolaureati, attraverso un bando ad hoc. E per questo avremo bisogno di ulteriori risorse economiche, perché gli extracurriculari hanno già finito i loro studi, hanno delle competenze più solide e, nel quadro dei programmi di inserimento al lavoro, hanno diritto ad un rimborso certamente superiore ai 300 euro». Dunque, ricapitolando. Ci sono 348 posti a disposizione, sparsi su 251 sedi diplomatiche in giro per il mondo (da notare: non sono previste stavolta posizioni all'interno della Farnesina), a cui ci si può candidare compilando l'apposito form entro le 17 di lunedì 23 ottobre. Coloro che verranno selezionati cominceranno lunedì 15 gennaio 2018 il proprio tirocinio nella sede a cui saranno stati assegnati e lo termineranno venerdì 13 aprile (salvo la possibilità di concordare una proroga, della durata massima di un mese). I requisiti principali per poter provare a cogliere questa opportunità sono avere la cittadinanza italiana, essere iscritti a uno dei 48 atenei aderenti all'iniziativa, avere meno di 28 anni, parlare l'inglese almeno a livello B2. Vi sono 12 classi di laurea ammesse per le candidature ai tirocini presso ambasciate, rappresentanze permanenti e consolati; mentre la platea si allarga enormemente se si vuole concorrere ai tirocini presso gli istituti di cultura. In questo caso sono 37 le classi di laurea per le quali è prevista la possibilità di candidatura, compresa quella di Lingue che era la grande esclusa nel passaggio da Mae-Crui a Maeci-Crui. Nell'elenco delle opportunità disponibili, tra i quali i giovani candidati sono chiamati a esprimere due preferenze, spiccano gli 8 posti presso il settore politico della Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Unione europea a Bruxelles, i 7 posti presso la Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Onu a Ginevra e altrettanti presso la rappresentanza permanente d'Italia all'Onu a New York, i 5 posti presso il Consolato generale di Londra, i 4 posti presso la Rappresentanza permanente d'Italia presso l'Onu a Ginevra e altrettanti presso il settore culturale di quella presso l'Unione europea a Bruxelles, e i 3 posti presso il Consolato generale a Curitiba, in Brasile. Ma attenzione: candidarsi per questi posti non conviene affatto. In termini statistici, infatti, la stragrande maggioranza dei candidati esprime preferenza per le sedi diplomatiche più blasonate e le città e i Paesi più glamour – a chi non piacerebbe andare tre mesi nella Grande Mela? – e la probabilità di essere scelti crolla. Se si vogliono più chance di fare il Maeci-Crui, è molto più lungimirante invece scegliere sedi diplomatiche periferiche. Volete provarci? Qui un approfondimento su come funziona il bando e come si fa a candidarsi.Eleonora Voltolina

Bando Maeci Crui 2017, ecco come candidarsi agli stage nelle sedi diplomatiche italiane nel mondo

Sognate un'esperienza nel mondo della diplomazia internazionale? Il nuovo bando Maeci-Crui può fare al caso vostro. C'è tempo fino al 23 ottobre per candidarsi per uno dei 348 stage trimestrali che avranno luogo a partire dal 15 gennaio 2018 presso le sedi all’estero del ministero degli Esteri: ambasciate, rappresentanze permanenti presso le organizzazioni internazionali, consolati, istituti di cultura (IIC).Il bando riguarda tirocini curriculari, dunque è riservato agli studenti universitari; in particolare a chi sia attualmente iscritto a uno dei 48 atenei che aderiscono all'iniziativa (l'elenco è in fondo alla pagina), e che non preveda di laurearsi prima della metà di aprile del 2018.Per i partecipanti è previsto un rimborso spese mensile forfettario di 300 euro, più la possibilità di alloggio gratuito nelle sedi diplomatiche che dispongono di appartamenti per dipendenti e collaboratori (purtroppo si tratta di sole 21 sedi sulle 251 presenti nel bando). Possono candidarsi gli studenti iscritti a 12 specifiche classi di laurea: Giurisprudenza (LMG/01), Finanza (LM-16), Relazioni internazionali (LM-52), Scienze dell'economia (LM-56), Scienze della politica (LM-62), Scienze delle pubbliche amministrazioni (LM-63), Scienze economiche per l'ambiente e la cultura (LM-76), Scienze economico-aziendali (LM-77), Scienze per la cooperazione allo sviluppo (LM-81), Servizio sociale e politiche sociali (LM-87), Sociologia e ricerca sociale (LM-88) e Studi europei (LM-90).La facoltà di Lingue è tra quelle escluse, ma viene ripescata tra le 37 classi di laurea ammesse alla candidatura per i tirocini presso gli istituti di cultura, che rappresentano 62 dei 348 posti a disposizione (pari al 18% del totale). Anche in questo caso, per semplicità l'elenco è in fondo alla pagina.  I requisiti per candidarsi sono, in sintesi: avere la cittadinanza italiana; non essere stati condannati o imputati in procedimenti penali; non essere destinatari di provvedimenti che riguardano l’applicazione di misure di sicurezza o di prevenzione; avere acquisito almeno 60 crediti formativi universitari (cfu) nel caso delle lauree specialistiche o magistrali e almeno 230 cfu nel caso delle lauree magistrali a ciclo unico. Seerve inoltre una conoscenza certificata dell'inglese a livello B2 e, a titolo preferenziale di una seconda lingua straniera. Necessario infine avere una media non inferiore a 27/30 e un’età non superiore ai 28 anni.Non possono invece ricandidarsi coloro che abbiano già svolto un tirocinio Maeci-Crui e i vincitori di passate edizioni che abbiano rinunciato in precedenza - per qualsiasi motivo - al posto offerto. Possono invece ricandidarsi i candidati selezionati per un subentro che avessero rinunciato al posto offerto.I tirocini hanno durata trimestrale, a tempo pieno, con partenza il 15 gennaio e termine il 13 aprile, e la possibilità di concordare una proroga (di massimo un mese).Ci si candida online, compilando il form entro le ore 17 di lunedì 23 ottobre. Tra i documenti da inserire, un modulo di autocertificazione della veridicità delle informazioni fornite, la scannerizzazione di un documento di identità, una lettera motivazionale.Ogni candidato deve indicare obbligatoriamente la sua preferenza per due sedi di destinazione, una nel Gruppo 1 (ovvero Paesi UE, Norvegia, Principato di Monaco, Santa Sede, Svizzera, USA) e l'altra nel Gruppo 2 (resto del mondo). Tutte le candidature verranno preselezionate dalle università di appartenenza, che verificheranno il possesso dei requisiti indicati nel bando; al termine della preselezione, le candidature ritenute idonee verranno esaminate da una Commissione congiunta Maeci - Miur - Fondazione Crui che effettuerà la selezione finale. I 348 candidati prescelti avranno tre giorni, una volta ricevuta la comunicazione di ammissione da parte della propria università, per accettare o declinare l'offerta. I tirocini comportano il riconoscimento di almeno 1 credito formativo universitario per ciascun mese di attività effettiva, ferma restando la valutazione del periodo formativo di competenza degli atenei di riferimento.Elenco atenei:1) - Alma Mater Studiorum Università di Bologna2) - Libera Università "Maria SS. Assunta"3) - LUMSA4) - Libera Università di Lingue e Comunicazione5) - IULM6) - Sapienza Università di Roma7) - Università Ca' Foscari Venezia8) - Università Cattolica del Sacro Cuore9) - Università Commerciale "Luigi Bocconi"10) - Università degli Studi dell'Insubria11) - Università degli Studi di Bari "Aldo Moro"12) - Università degli Studi di Bergamo13) - Università degli Studi di Brescia14) - Università degli Studi di Cagliari15) - Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale16) - Università degli Studi di Catania17) - Università degli Studi di Firenze18) - Università degli Studi di Genova19) - Università degli Studi di Milano20) - Università degli Studi di Milano Bicocca21) - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia22) - Università degli Studi di Napoli "Federico II"23) - Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"24) - Università degli Studi di Napoli "Suor Orsola Benincasa"25) - Università degli Studi di Padova26) - Università degli Studi di Palermo27) - Università degli Studi di Parma28) - Università degli Studi di Pavia29) - Università degli Studi di Perugia30) - Università degli Studi di Roma Tor Vergata31) - Università degli Studi di Roma Tre32) - Università degli Studi di Salerno33) - Università degli Studi di Sassari34) - Università degli Studi di Siena35) - Università degli Studi di Teramo36) - Università degli Studi di Torino37) - Università degli Studi di Trento38) - Università degli Studi di Trieste39) - Università degli Studi di Udine40) - Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo"41) - Università degli Studi di Verona42) - Università degli Studi Internazionali di Roma43) - UNINT44) - Università del Salento45) - Università per Stranieri di Perugia46) - Università Politecnica delle Marche1) Bari - Università degli Studi di Bari "Aldo Moro"2) Bari Politecnico - Politecnico di Bari3) Bergamo - Università degli Studi di Bergamo4) Bologna - Alma Mater Studiorum 5) Università di Bologna6) Brescia - Università degli Studi di Brescia7) Cagliari - Università degli Studi di Cagliari8) Camerino - Università degli studi di Camerino9) Campania Vanvitelli - Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli10) Catania - Università degli Studi di Catania11) Firenze - Università degli Studi di Firenze12) Genova - Università degli Studi di Genova13) Insubria - Università dell'Insubria14) Macerata - Università degli Studi di Macerata15) Messina - Università degli Studi di Messina16) Milano - Università degli Studi di Milano17) Milano Bicocca - Università degli Studi di Milano-Bicocca18) Milano Bocconi - Università Commerciale "Luigi Bocconi"19) Milano Cattolica - Università Cattolica del Sacro Cuore20) Milano IULM - Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM21) Napoli Federico II - Università degli Studi di Napoli "Federico II"22) Napoli L'Orientale - Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"23) Napoli Parthenope - Università degli Studi di Napoli "Parthenope"24) Napoli Suor O. Benincasa - Univesità degli Studi "Suor Orsola Benincasa”25) Padova - Università degli Studi di Padova26) Palermo Università degli Studi di Palermo27) Parma - Università degli Studi di Parma- Pavia 28) Università degli Studi di Pavia29) Perugia Stranieri - Università per Stranieri di Perugia30) Piemonte Orientale - Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro"31) Pisa Scuola S. Anna - Scuola Superiore "S.Anna" di Studi Universitari e di Perfezionamento32) Roma LUISS G. Carli - Libera Università Internazionale degli Studi Sociali "Guido Carli”33) Roma LUMSA - Libera Università "Maria SS. Assunta" – LUMSA34) Roma Sapienza - Università degli Studi di Roma "La Sapienza"35) Roma Tor Vergata - Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"36) Salerno - Università degli Studi di Salerno37) Sassari - Università degli Studi di Sassari38) Scuola Normale Superiore - Scuola Normale Superiore39) Siena - Università degli Studi di Siena40) Siena Stranieri - Università per Stranieri di Siena41) Teramo - Università degli Studi di Teramo42) Torino - Università degli Studi di Torino43) Trento - Università degli Studi di Trento44) Trieste - Università degli Studi di Trieste45) Udine - Università degli Studi di Udine46) Urbino - Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo"47) Venezia Ca' Foscari - Università Ca' Foscari Venezia48) Verona - Università degli Studi di VeronaElenco classi di laurea ammissibili per candidature a posizioni in IIC:- Giurisprudenza (LMG/01) - Antropologia culturale ed Etnologia (LM-01) - Archeologia (LM-02)- Archivistica e Biblioteconomia (LM-05)- Conservazione dei beni architettonici e ambientali (LM-10)- Conservazione e Restauro dei beni culturali (LM-11)- Filologia moderna (LM-14)- Filologia, Letterature e Storia dell’antichità (LM-15)- Finanza (LM-16)- Informazione e Sistemi editoriali (LM-19)- Lingue e letterature dell’Asia e dell’Africa (LM-36)- Lingue e letterature moderne europee e americane (LM-37)- Lingue moderne per la comunicazione e la cooperazione internazionale (LM-38)- Linguistica (LM-39)- Metodologie informatiche per le discipline umanistiche (LM-43)- Musicologia e beni culturali (LM-45)- Progettazione e gestione dei sistemi turistici (LM-49)- Relazioni internazionali (LM-52)- Scienze dell’economia (LM-56)- Scienze della comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità (LM-59)- Scienza della politica (LM-62)- Scienze delle pubbliche amministrazioni (LM-63)- Scienze delle religioni (LM-64) - Scienze dello spettacolo e produzione multimediale (LM-65)- Scienze economiche per l’ambiente e la cultura (LM-76)- Scienze economico-aziendali (LM-77)- Scienze filosofiche (LM-78)- Scienze per la cooperazione allo sviluppo (LM-81)- Scienze storiche (LM-84)- Servizio sociale e politiche sociali (LM-87)- Sociologia e ricerca sociale (LM-88)- Storia dell’arte (LM-89)- Studi europei (LM-90)- Tecniche e metodi per la società dell’informazione (LM-91)- Teorie della comunicazione (LM-92)- Traduzione specialistica e interpretariato (LM-94)- Conservazione e restauro dei beni culturali (LMR/02)Qui il link diretto al bando