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Jacques Attali nei guai: secondo Le Monde la sua associazione usa troppi stagisti

Dopo il caso-stagisti in Inghilterra, riportato dal Guardian e dal Financial Times, la querelle  sull'utilizzo (s)corretto dello strumento dello stage – per risparmiare sul personale  – scoppia anche in Francia. Giovedì 8 agosto, infatti, sul quotidiano Le Monde è apparsa la notizia: «PlaNet Finance cerca stagisti molto qualificati». Dove il "molto" va letto come "troppo": nell'attacco del pezzo, infatti, la giornalista Francine Aizicovici mette subito in chiaro che cercare uno stagista per fargli fare il «capo-gabinetto del vicepresidente»,  requisito minimo formazione universitaria (meglio se Grande Ecole, che in Francia equivale al top per la pubblica amministrazione), proponendogli sei mesi a 400 euro al mese, è quantomeno sospetto. Specialmente se a proporre questi stage non è un'azienda qualsiasi, ma la ong di un influente economista, Jacques Attali [foto], che non più di due anni fa – incaricato dal neopresidente Nicolas Sarkozy di costituire una commissione bipartisan di "sapienti" che elaborasse un piano per la crescita economica della Francia – si era speso a favore dei giovani, condannando l'utilizzo degli stage come escamotage per non pagare i dipendenti. Scrive infatti Aizicovici: «Ancor più sorprendente è l'origine di questa offerta: PlaNet Finance, l'associazione specializzata nello sviluppo internazionale della microfinanza, presieduta da Jacques Attali, che alla data del 5 agosto proponeva quattordici stage e quattro contratti di lavoro». E ricorda: «Il Rapporto del 2008 della commissione Attali "Per la liberazione della crescita francese" preconizzava che "Gli studenti in stage [dovessero] essere decentemente remunerati". Altra sorpresa: in PlaNet Finance, i posti di capo-gabinetto del presidente e del vicepresidente sono occupati da stagisti, che cambiano ogni sei mesi. Malgrado il rapporto Attali sottolineasse che le imprese "che ricorrono in maniera costante agli stagisti per occupare dei posti di lavoro, invece di assumere giovani in maniera stabile, devono essere dissuase"». In Francia c'è una legge che prevede l'obbligo di pagare almeno 400 euro al mese (il 30% dello smic, il salario minimo garantito) tutti gli stage che durino più di due mesi. E PlaNet Finance si attiene scrupolosamente alla normativa. Ma questo basta? Le Monde ha provato a chiederlo direttamente all'interessato, Attali, che però ha fatto sapere di non avere tempo per una dichiarazione, lasciando che fosse l'ufficio stampa dell'associazione a replicare sinteticamente che «non vi è alcun abuso di stagisti», e che il 30% viene poi assunto. Interpellata poi anche dal quotidiano di sinistra Liberation, la stessa responsabile dell'ufficio stampa ha aggiunto che «gli stagisti sono tutti ancora studenti» e che vengono pagati poco perchè PlaNet Finance «non è un'impresa profit, bensì una ong con un budget molto limitato»; ma poi le è sfuggito anche un particolare poco edificante: «Su 100 dipendenti, solo una trentina sono stagisti»: il che vuol dire che quasi un terzo degli impiegati degli uffici di Parigi sono stagisti.La risposta non basta a Génération Precaire, il collettivo che difende gli stagisti francesi, che prontamente replica sottolineando prima di tutto di aver denunciato la contraddizione di Attali e l'utilizzo spregiudicato di stagisti nella sua associazione già nel giugno del 2008. Il commento di Nicolas Tamalet al settimanale Nouvel Observateur è categorico: «Gli stagisti a PlaNet Finance si susseguono in posti di responsabilità e ben pochi vengono assunti. E anche se Attali li paga 400 euro al mese, si limita a rispettare la legge, nulla di più». Tamalet ricorda anche nell'intervista che non vi sono dati ufficiali sul numero degli stage in Francia, ma che Génération Precaire stima che siano ormai 1 milione e 200mila all'anno. Il caso PlaNet Finance, insomma, non è che la punta dell'iceberg.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche gli articoli- «Stagisti inglesi, il Guardian svela: un ente vigilerà affinché le aziende non li sfruttino»- «La denuncia del Financial Times: "Le aziende smettano di prendere stagisti per coprire i loro buchi di organico, e comincino a pagarli"»- «Francia, stagisti retribuiti almeno 400 euro al mese: da oggi anche negli enti pubblici»

Stagisti inglesi, il Guardian svela: un ente vigilerà affinché le aziende non li sfruttino

La notizia è apparsa un paio di settimane fa sulle pagine del Guardian, quoditiano di riferimento della sinistra inglese: un'authority del governo  britannico  dovrebbe cominciare a vegliare sugli stagisti controllando che le aziende, in questo particolare momento di crisi economica, li utilizzino in maniera corretta e legale. L'articolo, firmato da Polly Curtis che del giornale è redattrice del settore Education, parla di un ente (la "Low pay Commission", che ha il compito di vigilare sul rispetto delle normative salariali) che, preoccupato che le aziende stiano approfittando del difficile mercato del lavoro di questi tempi, sta valutando l'opportunità di includere alcune raccomandazioni sugli stage nella sua pubblicazione annuale del prossimo anno.Curtis scrive anche che i ministeri hanno stimato che gli stagisti lavorano complessivamente fino a 18mila ore alla settimana dentro il Parlamento senza essere pagati neanche un penny  –  malgrado a ognuno dei 1386 parlamentari sia assegnato un monte annuo di 104mila sterline (più o meno 121mila euro) per retribuire i membri del proprio staff. Se  questi giovani [secondo un calcolo della Repubblica degli Stagisti, circa 500 tirocinanti tra House of Commons e House of Lords] dovessero essere pagati, rispettando le tabelle minime, costerebbero ben 5 milioni di sterline all'anno (quasi 6 milioni di euro). In Inghilterra è in vigore infatti una specifica normativa sul salario minimo garantito, il "Minimum Wage", che prevede tre fasce minime: la prima per i minorenni (3,53 sterline all'ora, cioè circa 600 euro al mese), la seconda per i 18-21enni (4,77 sterline all'ora, 800 euro al mese) e la terza per tutti i lavoratori che abbiano più di 22 anni (5,73 sterline all'ora, 950 euro al mese).«Il tema è diventato scottante» scrive la giornalista nell'articolo, che ha ricevuto in pochi giorni oltre 200 commenti «perchè ci sono tantissimi giovani che quest'anno hanno finito l'università e non sono riusciti a trovare lavoro». E continua: «In base al National Minimum Wage Act, quegli stagisti che non si limitano ad "osservare", ma lavorano, dovrebbero essere pagati: ma i datori di lavoro stanno approfittando di un'area grigia dal punto di vista legale, e della buona volontà dei giovani, per poter pagare giusto le spese, o addirittura nulla».Il problema balza agli occhi navigando sui siti di annunci inglesi: «Su Internet le aziende periodicamente mettono inserzioni per stage, alcuni gratuiti oppure con il solo rimborso delle spese. C'erano 162 annunci di stage in una settimana sul sito Gumtree.com, con un aumento del 390% rispetto agli annunci dello stesso tipo nella stessa settimana dell'anno scorso». E il ventottenne Wes Streeting, presidente della Nus (National Union of Students) intervistato dal Guardian, si dichiara preoccupato sopratutto dal carattere classista del sistema degli stage gratuiti: «La gente che non può contare sulla "banca di mamma e papà" ne viene esclusa». Rincara la dose il sindacalista Brendan Barber, segretario generale della Tuc (Trades Union Congress): «I datori di lavoro nelle carriere più "glamour", sono proprio i peggiori sfruttatori dello strumento dello stage, chiaramente adatto solo a chi può permettersi di non guadagnare. Gli stage gratuiti sono cresciuti negli ultimi anni e la crisi economica rischia di farli diventare ancor più appetibili per i datori di lavoro. Nella maggior parte dei casi, le persone che fanno esperienza di lavoro hanno il diritto di essere pagate con il salario minimo garantito».E l'articolo si chiude tornando alla Low Pay Commission: «Già le pubblicazioni annuali della Commissione degli ultimi due anni avevano sottolineato il problema dello sfruttamento delle "esperienze di lavoro" ma un portavoce assicura al Guardian che il tema verrà esaminato di nuovo, quest'anno, alla luce della crisi e del potenziale aumento dello sfruttamento».Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- «La denuncia del Financial Times: "Le aziende smettano di prendere stagisti per coprire i loro buchi di organico, e comincino a pagarli"»- «Jacques Attali nei guai: secondo Le Monde la sua associazione usa troppi stagisti»

MTV, la replica dell'azienda ai precari: «Dobbiamo far quadrare i conti»

MTV dice la sua. Lo fa attraverso il quotidiano economico Il Sole 24 Ore in edicola oggi: in un'intervista al giornalista Giuliano Balestreri l'amministratore delegato Gian Paolo Tagliavia replica alle accuse mosse all'azienda dai precari in agitazione da lunedì. Dando prima di tutto i numeri, un po' diversi da quelli divulgati dai sindacati: la popolazione dell'emittente, dice il manager, è di «230 dipendenti a tempo indeterminato, 35 a termine e circa 45 a progetto». 80 precari, pari al 35% del totale, di cui 21 sono già rimasti o rimarranno a casa tra giugno ed agosto, e altri 14 tra l'autunno e l'inverno. Solo 35 contratti non rinnovati, quindi: la maggior parte, 45 persone, manterrà il suo posto di lavoro almeno fintanto che Playmaker, il dipartimento del gruppo che si occupa della produzione, andrà bene (da questo computo sembrano però mancare all'appello, a prima vista, i 20-30 lavoratori non confermati tra gennaio e maggio di quest'anno). Tagliavia promette:  «Se avremo produzioni richiameremo i nostri dipendenti». Non ci sarebbe cattiva volontà, insomma, ma pochi soldi per colpa della crisi: «La nostra politica non cambia, continueremo le nostre battaglie», conferma Tagliavia facendo riferimento all'impegno di MTV per i giovani attraverso trasmissioni come Il Precario e iniziative come Tocca a noi, «ma dobbiamo fare quadrare i conti». L'amministratore delegato ribadisce che comunque l'attenzione dell'emittente verso le problematiche delle nuove generazioni non è venuta meno nemmeno in questo momento di crisi: «Abbiamo cercato di fare la nostra parte. Potevamo fare finta di nulla, invece ci siamo seduti a un tavolo: abbiamo offerto la Cig  [cassa integrazione guadagni, ndr: viene erogata dall'Inps per alcuni mesi e corrisponde più o meno all'80% della retribuzione] e una buona uscita da 2 a 7 mensilità che comunque pagheremo». Mensilità che ai lavoratori atipici non sarebbero dovute, ma che l'azienda ha messo sul piatto proprio per venire incontro ai giovani che stava lasciando a casa. E in chiusura Tagliavia rimanda al mittente le accuse di aver utilizzato contratti a termine farlocchi e contratti a progetto senza progetto:  «Siamo un’azienda pulita. I contratti sono sempre stati usati correttamente. Chi pensa il contrario lo dica apertamente». E metta insomma faccia e nome sotto alle accuse, riportate nei giorni scorsi sul blog «MTV is not so cool», che l'emittente abbia «sfruttato i cocopro come dei subordinati».Oggi intanto, incassate le dichiarazioni di solidarietà di molti volti noti della tv – dagli attori Ambra Angiolini, Fabio Volo e Nicolas Vaporidis al vj storico Enrico Silvestrin e al regista Mimmo Calopresti – la rappresentanza sindacale unitaria dell'azienda ha annunciato un altro sciopero di 8 ore e organizzato per mezzogiorno una riunione per decidere il da farsi.Eleonora VoltolinaNella rassegna stampa, a questo link, è disponibile l'intero articolo del Sole 24 OrePer saperne di più su questo argomento, vedi anche gli articoli- Non è una tv per giovani: la denuncia dei precari di MTV a rischio licenziamento - 16 luglio- Lunedì sciopero a MTV, i precari: «Alla tv dei giovani i suoi giovani non piacciono più» 18 luglio- Primo sciopero nella storia di MTV: oltre cento in piazza per dire no ai tagli dei precari - 21 luglio- MTV: il video dello sciopero di ieri, l'annuncio di quello di domani - 22 luglio

MTV: il video dello sciopero di ieri, l'annuncio di quello di domani

È su YouTube il video del primo sciopero della storia di MTV Italia, che ha avuto luogo lunedì 20 luglio a Milano con un corteo di oltre cento persone da piazza Duomo fin sotto la sede dell'emittente: La rappresentanza sindacale unitaria, delusa per il silenzio dell'azienda, ha proclamato un altro sciopero per domani, giovedì 23 luglio. Si legge nel comunicato stampa: «I lavoratori di MTV proseguono la protesta contro i tagli indiscriminati ai precari in atto da mesi e annunciano un nuovo sciopero. Continua così l’agitazione civile ma determinata dei lavoratori di MTV, che non accettano il trattamento indifferente, sminuente o perfino intimidatorio a loro riservato in questi giorni dall’emittente musicale: al rifiuto di una proposta fatta dall'azienda in sede sindacale, i lavoratori in agitazione si sono visti privare improvvisamente del loro posto di lavoro. 104 i lavoratori che così MTV lascia a casa».Nel frattempo, sul blog «MTV is not so cool» è arrivato un messaggio di solidarietà di un altro volto noto dell'emittente: dopo l'intervista di Marco Maccarini al quotidiano La Stampa, è il turno di Carolina di Domenico: «Questa situazione non mi stupisce totalmente, anche se non pensavo si arrivasse a questo punto: tante persone, che hanno fatto sì che questa azienda negli anni raggiungesse certi obiettivi, che si ritrovano ad urlare i loro diritti ben noti ed evidenti attraverso un megafono su delle strade che molte volte hanno fatto correndo, per portare qualcosa di fondamentale alla diretta di un programma che era in procinto di iniziare» scrive la vi «Tutto ciò è ingiusto ed è per questo che sono qui a dimostrare tutta la mia solidarietà a voi, amici, colleghi e anche a chi era arrivato da poco e sperava di trovare qualcosa di diverso da un'azienda che licenzia senza giustizia».Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, vedi anche gli articoli- Non è una tv per giovani: la denuncia dei precari di MTV a rischio licenziamento - 16 luglio- Lunedì sciopero a MTV, i precari: «Alla tv dei giovani i suoi giovani non piacciono più» 18 luglio- Primo sciopero nella storia di MTV: oltre cento in piazza per dire no ai tagli dei precari - 21 luglio

Primo sciopero nella storia di MTV: oltre cento in piazza per dire no ai tagli dei precari

E così ieri è andato on air il primo sciopero della storia di MTV. Oltre cento persone («Perfino secondo la questura», scherzano gli organizzatori) si sono date appuntamento nel centro di Milano, in piazza Duomo, e hanno gridato la loro preoccupazione per i tagli di personale che l'emittente ha già cominciato da qualche mese ad attuare, attraverso il metodo della non-riconferma dei contratti precari - cioè quelli a tempo determinato, a progetto e interinali. Gli striscioni [foto] riportavano le scritte  «MTV Taglia via i precari» (un gioco di parole sul cognome dell'amministratore delegato che dall'anno scorso è alla guida dell'emittente, Gian Paolo Tagliavia appunto) e  «MTV = Manda Tutti Via». I manifestanti hanno intonato più volte il jingle di «Tocca a noi», l'iniziativa incentrata sul dar voce ai giovani e combattere per i diritti, e si sono passati una maschera di Obama, indossandola a turno sullo slogan «Il nostro Obama dov'è»? Racconta Alessandro Spadavecchia, membro della rappresentanza sindacale unitaria dei lavoratori di MTV:  «La partecipazione è stata molto alta rispetto alle aspettative: era la nostra prima volta e la popolazione di MTV è poco sindacalizzata e molto ricattabile, ma siamo comunque riusciti a portare in piazza circa 120 persone. Tra loro c'erano molti dei precari già lasciati a casa, ma anche parecchi dipendenti a tempo indeterminato: una minoranza, certo, ma è giusto ricordare che c'erano e ringraziarli per il loro sostegno». Quando il corteo è arrivato sotto gli uffici della sede principale è stato accolto con indifferenza.  «Qualche finestra si apriva, qualcuno guardava giù, ma nessuno è sceso a dire qualcosa, a darci qualche rassicurazione o anche solo solidarietà» conferma Spadavecchia. E proprio oggi sul blog  «MTV is not so cool», che negli ultimi giorni ha avuto un boom di visite passando da 200 a 1000 al giorno, è stata pubblicata una lettera aperta a tutti quei dipendenti che non sono scesi in piazza:  «Quelli che erano lì sotto le vostre finestre a manifestare si sono sentiti almeno in parte abbandonati [...]. Quelli che erano dietro le finestre degli uffici di corso Europa, chiuse o aperte che fossero, forse si sono sentiti contestati dai manifestanti. Ma la verità è che siamo tutti nella stessa situazione ed è importante non dimenticarlo. Sappiamo quanto sia dura alzare la testa, e se già lo è stato per noi, possiamo immaginare quanto possa esserlo per altri. Questo testo serve a raccontarvi la nostra di solidarietà, serve a raccontarvi che capiamo le vostre difficoltà e che speriamo che non ci sentiate ostili, ma amici, colleghi. Che vi aiuti a prendere coraggio affinché la prossima volta magari siate con noi, fianco a fianco a combattere questa triste battaglia». Intanto l'altroieri uno dei volti storici della rete, il vj Marco Maccarini, ha preso pubblicamente le parti dei precari in un'intervista al quotidiano La Stampa: «MTV si sta sparando addosso da sola» ha commentato, auspicando che l'azienda torni a investire sui giovani anzichè lasciarli a casa, anche per poter tornare a offrire programmi di qualità «come dieci anni fa». [E TVBlog lo dà già per «morto» - professionalmente parlando, s'intende - almeno stando al sondaggio in cui l'83% dei votanti gli ha suonato il requiem...].Ieri pomeriggio ha avuto luogo un incontro tra i sindacati e i vertici di Telecom Italia Media, che detiene il 51% dell'emittente: il tema è entrato nell'ordine del giorno, e forse tra oggi e domani si sbloccherà qualcosa. «Noi speriamo che il segnale che abbiamo voluto lanciare con questo sciopero venga recepito» conclude Spadavecchia «e che la dirigenza voglia sedersi di nuovo al tavolo della trattativa su presupposti diversi. Ma se il silenzio di MTV dovesse continuare, noi non ci fermeremo: abbiamo già in mente nuove iniziative».Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, vedi anche gli articoli- Non è una tv per giovani: la denuncia dei precari di MTV a rischio licenziamento- Lunedì sciopero a MTV, i precari: «Alla tv dei giovani i suoi giovani non piacciono più»

Lunedì sciopero a MTV, i precari: «Alla tv dei giovani i suoi giovani non piacciono più»

È ufficiale: come la Repubblica degli Stagisti aveva preannunciato, i lavoratori di MTV scenderanno in sciopero per la prima volta per protestare contro i tagli di personale. La mobilitazione è fissata per dopodomani, lunedì 20 luglio, dalle 10 alle 14: «Il corteo partirà da piazza Duomo sotto il balcone di TRL, il programma di punta dell’emittente musicale, e terminerà sotto la sede di Mtv in corso Europa 7» si legge nel comunicato stampa diramato ieri sera e pubblicato sul blog «MTV is not so cool» (su Facebook inoltre è attivo un gruppo, «Stufi del precariato in MTV Italia», che conta oltre seicento iscritti).La notizia è apparsa anche su Dagospia e da lì rimbalzata sulla Rete: Ansa, Reuters, Adnkronos per le agenzie e poi  l'Unità, Affari Italiani, Europa.«Fino a ieri MTV stava per "music television"», sbotta Alessandro Spadavecchia, rappresentante dei lavoratori dell'emittente «Ma ora è più realistico dire che stia per "manda tutti via", dato il numero altissimo di persone che l'azienda intende lasciare a casa». Il comunicato parla di oltre 70 persone a cui probabilmente non verrà rinnovato il contratto: «Queste si aggiungono ai 34 esuberi già precedentemente annunciati. Sono così oltre 100 i lavoratori a rimanere senza lavoro su un totale di circa 300». Come circa? «Sì, circa» conferma alla Repubblica degli Stagisti Spadavecchia: «Perchè nemmeno noi membri dell'rsu, la rappresentanza sindacale unitaria, sappiamo con esattezza quanti dipendenti lavorino ad oggi per MTV, con quali tipi di contratto eccetera. Ogni azienda sarebbe tenuta a fornire queste informazioni con periodicità ai rappresentanti dei dipendenti, ma noi non siamo mai riusciti ad ottenerle».Quali sono i motivi dello sciopero? «L'azienda ci ricatta» dicono i lavoratori. Innanzitutto proponendo ad alcuni precari il rinnovo del contratto, ma solo a condizione che firmino una «rinuncia al pregresso, in modo che l'azienda risulti pulita anche in caso avesse commesso delle irregolarità»: il famoso "atto conciliatorio". E poi vincolando a questo accordo anche l'attivazione degli ammortizzatori sociali per chi invece resterà a casa: «Quindi se i 70 precari non accettano di rinunciare ai loro diritti, i loro 34 (ex) colleghi non avranno la cassa integrazione» sintetizzano sul blog.Al riguardo MTV non ha ancora rilasciato dichiarazioni.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, vedi anche l'articolo «Non è una tv per giovani: la denuncia dei precari di MTV a rischio licenziamento»

Non è una tv per giovani: la denuncia dei precari di MTV a rischio licenziamento

La «tv giovane» per eccellenza, MTV, ha un problema con i giovani: i suoi giovani, quelli che impiega e che ora vorrebbe licenziare.Lo denuncia un gruppo di dipendenti della rete musicale, preoccupati a causa di un piano di ristrutturazione aziendale che prevede il licenziamento "di fatto" di 60-70 persone da attuare non rinnovando i contratti a tempo determinato, a progetto e interinali in scadenza. Negli ultimi mesi una ventina di giovani - di cui alcuni lavoravano per l'emittente già da tre-quattro anni - è rimasta a casa: sono tecnici web, cameramen, montatori, redattori, addetti al marketing. E scendono sul piede di guerra, denunciando le magagne: «Qui i cocopro vengono sfruttati come dei subordinati, con l'obbligo di presentarsi in ufficio, rispettare un orario e vincoli gerarchici. Lavoriamo otto ore al giorno proprio come i nostri colleghi che hanno il contratto a tempo indeterminato: abbiamo la nostra scrivania, la casella di posta aziendale, ci viene richiesta la dichiarazione delle ferie, la giustificazione per le assenze, alcuni di noi sono addirittura inseriti in quadri gerarchici» raccontano alla Repubblica degli Stagisti: «Tutti svolgiamo mansioni diverse da quelle dichiarate, le job description non vengono minimamente rispettate. Purtroppo la gente molto spesso ignora i propri diritti, non sa che i cocopro non dovrebbero attenersi a queste regole. E poi naturalmente c'è anche la pressione psicologica da parte dell'azienda, che ha il potere di rinnovare o no il contratto: per questo fino a questo momento ci è toccato stare buoni e zitti».I ragazzi (l'età media non supera i trent'anni) hanno anche aperto un blog per far conoscere il loro punto di vista, intitolandolo evocativamente «MTV is not so cool» («MTV non è così figa»). E sotto il titolo c'è anche un sottotitolo: «Facciamo una pausetta e poi ti facciamo sapere», che è più o meno quello che i precari si sentono dire dal settore Risorse umane ogni volta che il contratto a progetto è in scadenza: «Fanno fare una pausa di circa una ventina di giorni per poi rifare un contratto identico. Serve loro per coprirsi un poco legalmente».I lavoratori denunciano l'utilizzo eccessivo e fuorilegge di questo tipo di contratti, citando il contratto nazionale delle radio e televisioni private - sottoscritto anche da MTV - che dispone che «i lavoratori assunti con contratto a tempo determinato e con contratto di somministrazione non potranno contemporaneamente superare il 30% dei lavoratori in organico con contratto a tempo indeterminato in forza nell'impresa, fermo restando che per ciascuna delle due tipologie di contratto non si potrà superare il 20% dei lavoratori in organico». E invece, stando al calcolo del sindacalista Cgil Alessandro Spadavecchia, sul totale dei dipendenti di MTV un buon 40% ha contratti precari. La trattativa sindacale è partita in maniera morbida, con l'obiettivo di garantire almeno per i contratti a tempo determinato e gli interinali l'attivazione degli ammortizzatori sociali «che all'azienda non costerebbero niente», spiega Spadavecchia alla Repubblica degli Stagisti. «Ma la dirigenza ci ha messo come condizione che questo fosse subordinato alla firma di un "atto conciliatorio", che avrebbe cancellato però per i lavoratori la possibilità di intentare una causa di lavoro». Una proposta dell'azienda - già rispedita al mittente - è quella di spostare un po' di dipendenti su Playmaker, dipartimento del gruppo che si occupa della produzione. «Hanno assicurato che lì non ci sarebbero stati tagli fino alla fine del 2009, e che avrebbero garantito sei mesi di contratto nel 2010 e sei mesi nel 2011» continua Spadavecchia: «Il problema però è che da questo accordo sarebbero rimasti completamente tagliati fuori i contratti a progetto, che sono la maggioranza, e in più sarebbe sempre rimasto l'obbligo di firmare l'atto conciliatorio». A gestire la situazione, oltre a Spadavecchia, sono Costanza Longo (sempre della Cgil) e Stefano Verri (Cisl) che da due anni costituiscono la rappresentanza sindacale unitaria di MTV Italia.«Tanti di noi si sono già rivolti ai consulenti sindacali o ad avvocati privati» fanno sapere i precari: «Le irregolarità sono evidenti, quindi c'è la possibilità di avviare una vertenza. L'azienda ci ha proposto un accordo al ribasso e quasi all'unanimità abbiamo deciso di rifiutarlo, e di scendere in piazza per portare di nuovo l'azienda al tavolo delle trattative». Prossimamente organizzeranno una grande manifestazione: «Non bloccheremo le trasmissioni ma vogliamo farci sentire, e far capire all'esterno che l'azienda non è quel "baluardo dei giovani" che pretende di essere». Il riferimento è a una delle ultime iniziative di MTV, «Tocca a noi», lanciata per dar voce ai giovani e rivendicare alcuni diritti (dal sito: «Tocca a noi è un'iniziativa di MTV. Nasce dalla sua vocazione a parlare e ascoltare i giovani, che nel corso degli anni l'ha portata a identificarne e raccoglierne paure, bisogni e speranze, ma anche dalla sua volontà di porsi come stimolo e veicolo di un reale cambiamento»): «Una grande ipocrisia servita su un piatto d'argento» secondo i giovani precari che rischiano il posto.Per dare voce alla controparte la Repubblica degli Stagisti ha contattato MTV, che presto darà la sua versione dei fatti.Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, vedi anche l'articolo «Lunedì sciopero a MTV, i precari: "Alla tv dei giovani i suoi giovani non piacciono più"»

GoStage e GoTraining, le opportunità di stage promosse da Fondazione di Venezia e Veneto Lavoro

Si chiamano GoStage e GoTraining: sono due progetti della Fondazione di Venezia che hanno l'obiettivo di favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Il primo, partito nel 1997, come ricorda il vicedirettore della Fondazione Fabio Achilli, «su impulso del presidente del Censis Giuseppe De Rita e dell’attuale ministro Renato Brunetta», coinvolge ogni anno circa 1800 studenti del terzo e quarto anno di quasi tutte le scuole superiori della provincia di Venezia, dagli istituti tecnici ai licei. «Per noi è un grande impegno, perchè non è facile trovare centinaia di aziende disponibili a ospitare questi ragazzi» continua Achilli: «Ma ci crediamo molto, perchè è importante dare la possibilità di "annusare" il mondo del lavoro già a sedici, diciassette anni». Gli stage durano da 4 a 6 settimane e i ragazzi ricevono anche una borsa di studio – 100 euro a settimana – erogata dalla Fondazione: il budget complessivo del progetto per il 2009 è di 450mila euro.L’altro progetto, GoTraining, è rivolto ai più grandi. È stato attivato nel 2003, dopo un periodo di "sperimentazione" di due anni: fino a oggi sono stati avviati 118 stage (a cui si aggiungeranno i 36 del 2009, quasi tutti già partiti), con una percentuale di assunzione dopo intorno al 10%. Per gestirlo la Fondazione si avvale della collaborazione di Veneto Lavoro, ente strumentale della Regione Veneto che fornisce assistenza tecnica ai centri per l’impiego e monitora, attraverso il suo osservatorio, il mercato del lavoro del territorio. Nell’ambito di GoTraining vengono attivati ogni anno una trentina di stage a laureandi o neolaureati. Essendo Venezia una capitale dell’arte, una grande percentuale dei tirocini si inscrive nell’ambito dei beni culturali: enti, biblioteche, fondazioni. Destinatari privilegiati del progetto sono gli studenti delle facoltà di Economia e gestione delle arti e delle attività culturali di Ca’ Foscari e di Design e arti dello Iuav, ma non ci sono vincoli particolari e quindi chiunque abbia i requisiti richiesti può autocandidarsi per le selezioni. In media per ogni posizione, che viene promossa attraverso i canali degli uffici stage delle università e il sito di Veneto Lavoro, arrivano 4-5 candidature. Veneto Lavoro svolge il ruolo di soggetto promotore e si occupa di tracciare il progetto formativo e organizzare e monitorare il percorso di tirocinio, in qualche caso coadiuvando la Fondazione anche nel processo di selezione dei candidati. Dal 2003 ad oggi sono state attivate convenzioni con 35 tra aziende private ed enti pubblici. Per gli stagisti era inizialmente previsto un rimborso spese di 500mila lire al mese, poi diventati 400 euro e da quest’anno 500. «Complessivamente per questa iniziativa fino al 2008 avevamo un budget di 150mila euro, e ne spendevamo un po’ più di metà per le borse di studio e gli altri per le spese di organizzazione e promozione dell'iniziativa» precisa Achilli [nella foto] «Quest’anno a causa della crisi il budget è stato ridotto a 90mila euro, ma siamo riusciti a non ridurre il numero degli stage, economizzando su tutto il resto». Attualmente sono due le posizioni aperte: una presso Viu – Venice International University, un centro di alta formazione sull’isola di San Servolo, e l’altro alla sede veneta della Corte dei Conti. Per saperne di più, e magari candidarsi, tutte le informazioni si trovano sul sito di Veneto Lavoro a questo link.  Eleonora Voltolina Per saperne di più su questo argomento, vedi anche: - «Progetto GoTraining, le voci degli «ex»: Elena Bovolenta e la biblioteca della Venice International University»- «Progetto GoTraining, le voci degli «ex»: Aureliano Mostini, lo stage mi ha aperto la strada del lavoro»- «Progetto GoTraining, le voci degli «ex»: Claudia Girolametto, alla Corte dei conti tra magistrati e udienze»

Vietare il rimborso spese per lo stage. Lo propone Michele Tiraboschi: ecco perchè

«Interessante l’idea della Carta dei diritti dello stagista. Però non sono affatto d’accordo con il sesto punto, quello che suggerisce che le aziende dovrebbero dare un compenso in forma del rimborso spese ai loro tirocinanti. Questo è profondamente sbagliato: non in sè, ma come possibile fonte di gravi abusi. Più il rimborso spese è alto, infatti, più a me si drizzano le antenne perché dietro la forma dello stage si potrebbe nascondere la sostanza di un normale rapporto di lavoro. Lo dico chiaro e tondo: dare un rimborso spese per lo stage dovrebbe essere vietato per legge».La provocazione arriva alla Repubblica degli Stagisti da Michele Tiraboschi, docente di Diritto del lavoro all’università di Modena e Reggio Emilia e direttore scientifico di ADAPT - Centro Studi Marco Biagi. E qui bisogna fare due passi indietro. Prima di tutto, ricordare cosa dice la nostra Carta sull'argomento: «Gli stagisti devono percepire un rimborso spese adeguato e commisurato all’età, alla scolarità,  alle competenze pregresse e all’apporto fornito all’ospitante». Quindi il principio è che il costo della formazione aggiuntiva – rappresentata appunto dallo stage – non debba ricadere sulle spalle dello stagista, e che questo non debba andare addirittura a rimetterci dovendosi pagare di tasca propria i trasporti, il pranzo e magari anche un alloggio (non di rado infatti per fare uno stage ci si deve trasferire in un’altra città). Continua la Carta dando un’indicazione di massima sull’entità del giusto rimborso spese: «almeno 250 euro netti mensili per diplomati e studenti universitari; almeno 500 euro netti mensili per laureati».Il punto, e qui sta il secondo passo indietro, è che Tiraboschi parte da una prospettiva ben precisa: e cioè che lo stage non dovrebbe essere mai utilizzato con la funzione di "inserimento lavorativo", bensì solo ed esclusivamente come periodo di formazione e raccordo tra scuola e mondo del lavoro. «Non c’è bisogno di dare un compenso allo stagista» spiega il professore «primo perché, se lo stage è vero e non maschera un rapporto di lavoro, lo stagista non produce nulla per l’azienda, dato che non ci sta per lavorare, ma esclusivamente per imparare. Secondo, perché il suo vantaggio sta appunto nelle competenze che acquisisce nel corso dello stage. In un progetto formativo serio sono indicati con chiarezza gli obiettivi, e il ragazzo attraverso il suo tutor e l’apprendimento “on the job” si porta a casa un patrimonio di competenze che gli permette di arricchire il suo curriculum». Secondo Tiraboschi, insomma, un’impresa che offre una vera occasione formativa a un ragazzo non ha bisogno di mettere sul piatto anche un premio in denaro. Salvo poche e pregevoli eccezioni, anzi, quelle che lo fanno sarebbero da mettere sotto osservazione: «Perché se danno dei soldi ai loro stagisti il rischio è che poi, sentendosi la coscienza a posto, li trattino come dipendenti». In più, eliminare il rimborso spese dal punto di vista del professore metterebbe fine alla pratica impropria degli stage troppo lunghi: «A volte i ragazzi accettano stage di sei-nove mesi, o addirittura un anno: lo fanno perché c’è un rimborso spesa che assomiglia in tutto e per tutto a uno stipendio. Se il rimborso spese fosse vietato per legge, i ragazzi non accetterebbero mai stage così lunghi. Gli stage non dovrebbero superare i tre, massimo cinque mesi».La posizione da cui parte la Repubblica degli Stagisti è diversa: innanzitutto, il rimborso spese è da considerarsi un giusto e anzi indispensabile riconoscimento per il tempo e l’impegno che una persona dedica allo stage, perchè non sta scritto da nessuna parte che la formazione debba essere a carico dei giovani (e questo concetto viene confermato anche dall’esistenza delle borse di studio universitarie, degli assegni di ricerca etc). Secondo poi, i giovani italiani già oggi si trovano a fare i conti con migliaia e migliaia di stage gratuiti, e li accettano – anche se sono molto lunghi: l’indagine annuale di Cesop sui neolaureati, a questo proposito, evidenzia per esempio che il 59,4% dei laureati sarebbe disponibile a fare uno stage di sei mesi addirittura gratis, pur di avere l’opportunità di farsi conoscere da un’azienda. Infine, da quando lo strumento dello stage è stato introdotto e incentivato dal pacchetto Treu nel 1997, è diventato un passaggio obbligato dal mondo della formazione a quello del lavoro - tanto che moltissime aziende ormai lo indicano esplicitamente  nei loro siti come canale di recruiting privilegiato.«Si dimentica sempre però che lo stage non è un contratto di lavoro, è uno strumento orientato esclusivamente alla formazione. Se si vuole una vera forma mista di formazione e lavoro, che preveda anche una giusta retribuzione, ci sono oggi due forme: il contratto di inserimento e l'apprendistato. Se invece si ha bisogno di personale per brevi periodi, ci sono il lavoro a progetto, il lavoro a chiamata e a tempo parziale, i buoni lavoro. Insomma: lavori veri, con copertura previdenziale» conclude il professore: «Utilizzare lo stage per queste funzioni è spesso improprio».E questa è una sfida che la Repubblica degli Stagisti si è già impegnata a raccogliere: promuovere l’utilizzo di altre forme di formazione, come già espresso nell’ultimo punto della Carta dei diritti dello stagista, sarà una delle priorità di questo sito. Caro professor Tiraboschi, è una promessa. Ma lei non potrebbe rivedere questo giudizio così severo sui rimborsi spese, ammettere che non sono poi così ripugnanti, e che per gli stagisti sono una gratificazione e un sostegno economico talvolta indispensabile?Eleonora VoltolinaPer saperne di più su questo argomento, vedi anche gli articoli:- Apprendistato questo sconosciuto – Tiraboschi: «No allo stage come "contratto di inserimento": per quello ci sono oggi altri strumenti»- Lo stage, formidabile strumento di selezione di Paolo Citterio, presidente nazionale associazione direttori risorse umane GIDP/HRDA- Francia, stagisti retribuiti almeno 400 euro al mese: da oggi anche negli enti pubblici - Stage gratuiti o malpagati, ciascuno può fare la rivoluzione: con un semplice «no»

Job Marathon: appuntamento a Milano sabato 6 giugno per costruire un mosaico di parole sul tema del lavoro

Una maratona di lettura dedicata a un tema di questi tempi – o meglio, in ogni tempo – molto sentito: il lavoro. L’idea della Job Marathon è di Rosanna Santonocito (nella foto), giornalista da vent’anni in forza al Sole 24 Ore e infaticabile animatrice di JobTalk, il blog di Job24. «In realtà sono stata ispirata da Paola Calvetti, scrittrice bravissima, autrice di Noi due come un romanzo. Lo scorso San Valentino lei aveva presentato il suo romanzo con una formula originale: alla presentazione aveva invitato tutti a leggere le pagine dei libri a cui erano più affezionati, che parlassero d’amore. Ne era venuto fuori un evento talmente bello che abbiamo deciso di ripetere l’operazione, mettendo il lavoro al posto dell’amore. Del resto, parafrasando Raymond Carver, l’amore e il lavoro sono due argomenti su cui tutti hanno qualcosa da dire e da raccontare».Insomma, tutti in fila a leggere qualche pagina del libro preferito, che sia romanzo o saggio, poesia o addirittura testo di una canzone: l’importante è che affronti, da qualsiasi punto di vista, il tema del lavoro. Due – tre minuti a testa, l’equivalente di un paio di pagine: «Ma l’importante non è tanto venire a leggere la propria storia» sottolinea Santonocito «quanto a sentire gli altri. L’obiettivo è contribuire a costruire un mosaico di flash sul lavoro».Già oltre cento persone hanno confermato che ci saranno: scrittori, studenti, avvocati, precari, giornalisti, tutti insieme per mettere il proprio tassello nel mosaico. Se si digita «Job Marathon Sole 24 Ore» su Google, oggi, escono quasi 5mila risultati: «Una bella soddisfazione» sorride la giornalista: «Internet è stato un alleato prezioso per l’organizzazione di questa iniziativa: con Facebook, Twitter, i blog queste cose prendono vita immediatamente».Tra i partecipanti anche il giuslavorista Pietro Ichino (nella foto a destra), senatore del Partito democratico, che alla Repubblica degli Stagisti svela: «Leggerò due brani tratti da La chiave a stella; uno, molto breve, in cui Primo Levi parla del lavoro come fonte principale della felicità della persona umana; un altro, di tre minuti, in cui pone a confronto il lavoro dell’operaio impiantista con quello dello scrittore. Perché? Perché sono tra le cose più belle che io abbia mai letto sul lavoro umano; e perché vorrei richiamare e rendere omaggio al mondo di valori di cui Primo Levi è un grande simbolo».E poi tanti altri nomi noti e meno noti: a meno che il brano non sia extrafamoso, ciascuno dovrà fare una piccola introduzione per spiegare la scelta e contestualizzare il testo che si appresta a leggere. «Il bello starà proprio nella varietà» incalza Santonocito «l’argomento "lavoro" verrà presentato nel modo più vario, con tanti stili, linguaggi, ambientazioni diverse».Gli scrittori avranno diritto al "doppio turno", cioè potranno leggere sia un brano tratto da un loro libro sia qualcos’altro. Così per esempio  Fabrizio Buratto proporrà il suo Curriculum atipico di un trentenne tipico e poi La giornata di uno scrutatore di Italo Calvino, Luigi Furini andrà dritto al centro del tema con Volevo solo lavorare e proseguirà con Il lavoro non è una merce di Luciano Gallino, Antonio Rimassa leggerà Generazione 1000 euro scritto un paio d'anni fa insieme ad Antonio Incorvaia e poi probabilmente Lavorare piace di Alain De Botton, uscito da pochi giorni in libreria. E se due persone si dovessero presentare con lo stesso libro? «In quel caso chiederò semplicemente che leggano due brani diversi!».A fare gli onori di casa una società di consulenza, PricewaterhouseCoopers, che con il Sole 24 Ore condivide la sede (un palazzo progettato da Renzo Piano) e con la Repubblica degli Stagisti il progetto del Bollino OK Stage (è stata una delle prime ad aderire all’iniziativa, sottoscrivendo la Carta dei diritti dello stagista).Maestro di cerimonie, ovviamente, Rosanna Santonocito, che svela solo una delle letture che ha in mente di proporre: Stupore e tremori di Amélie Nothomb. «Il mio libro preferito sul lavoro, molto dark: mette a fuoco il rapporto di odio-amore tra una giovane donna disastrosa, anoressica, con la sua capa che invece è perfetta»L’appuntamento è sabato 6 giugno a partire dalle 15:00 a Milano, in via Monte Rosa 91 (la fermata più vicina della metropolitana è Lotto, sulla linea rossa). La Repubblica degli Stagisti ci sarà, e voi? Per preannunciare la vostra presenza basta mandare una email all’indirizzo jobtalk@ilsole24ore.com oppure JobMarathon@it.pwc.com