Categoria: Lettere

Una lettrice chiede consiglio: «Per uno stage da 500 euro al mese e senza prospettive di assunzione vale la pena di trasferirsi da Catania a Milano?»

Gentile Repubblica degli Stagistisono siciliana, ho 27 anni e sono una delle tante giovani laureate in cerca di lavoro. Nel mio curriculum ho una laurea specialistica conseguita col massimo dei voti, un master «a distanza» presso la scuola di formazione del Sole 24 Ore e anche la vittoria di un dottorato di ricerca presso una prestigiosa università milanese, cui ho dovuto rinunciare perchè senza borsa e quindi per me troppo costoso.Vi scrivo perchè ho bisogno di aiuto. A novembre ho sostenuto un colloquio in una agenzia di comunicazione di Milano - una media impresa con una quarantina di dipendenti - per uno stage di 6 mesi «forse rinnovabili e non finalizzato all'assunzione». Il colloquio è andato bene e se accetto dovrei iniziare il 15 gennaio. Lo stage prevede un rimborso spese di 500 euro lordi al mese, e la persona che ha effettuato la selezione mi ha chiaramente detto che non sono assolutamente disposti a pagare di più. Dovrei trasferirmi da Catania a Milano e considerato che lì non conosco nessuno che mi possa ospitare dovrei cercare un alloggio che, temo, costerebbe troppo per una stagista. Io sto cercando di prendere tempo ma dall'agenzia vogliono una risposta subito. Mi consigliate di accettare? In caso sapete se a Milano ci sono residenze, pensionati o altre agevolazioni per stagisti? Ho già rinunciato ad altri stage non retribuiti o con un rimborso spese di 200 euro, ma fino a quando dovrò continuare a rinunciare? Mi conviene? Quando avrò la possibilità di mettermi in gioco? Perchè a 27 anni, dopo differenti stage ed esperienze lavorative alle spalle, devo ancora sentirmi proporre stage mal pagati e senza prospettive future?  La mia paura è: se rinunciassi cosa farei? Avrei un'esperienza in meno nel curriculum,  resterei a casa e continuerei a cercare e cercare un lavoro che non calpesti la mia dignità umana e professionale.Sono molto confusa. Vi prego di non pubblicare né il nome dell'agenzia né il mio, per evitare eventuali "complicazioni" future.Fermo restando che ognuno compie le proprie valutazioni in completa autonomia, ecco qualche riflessione rispetto al caso che la lettrice sottopone alla redazione della Repubblica degli Stagisti. Primo, la vita a Milano è carissima: 500 euro al mese basterebbero sì e no per affittare una camera, quindi tutto il resto (abbonamento ali mezzi pubblici, cibo, spese) sarebbe a suo carico per tutto il periodo della permanenza a Milano. Una città dove già vivono oltre 20mila stagisti, più circa 100mila studenti fuorisede: con questi numeri, è evidente che le residenze ad affitto calmierato o i pensionati non sono assolutamente sufficienti a soddisfare la domanda, e quindi chiunque si trasferisca in questa città si deve in qualche modo arrangiare. Mettendo in conto di pagare conti molto salati.In secondo luogo, proporre uno stage di 6 mesi «non finalizzato all'assunzione» ad una persona siciliana di 27 anni non sembra un buon segnale da parte dell'agenzia di comunicazione in questione: dimostra quantomeno poco rispetto per l'età della candidata e per lo sforzo economico che un trasferimento da Catania a Milano comporterebbe. Grave è anche che venga ventilata la possibilità di una proroga dello stage: sostanzialmente in questo modo l'impresa dimostra di puntare ad assicurarsi una risorsa in più, per 6 o addirittura 12 mesi, a un costo irrisorio e gettando completamente sulle spalle della stagista l'onere di mantenersi a Milano. Dire fin dal principio che lo stage non è finalizzato all'assunzione più che un'espressione di sincerità appare in quest'ottica un modo per mettersi coscienza a posto: così tra qualche mese, quando lo stage starà per finire, la ragazza non potrà lamentarsi se la lasceranno a piedi. Tra l'altro, facendo lei parte della categoria degli «inoccupati», secondo l'articolo 7 del decreto ministeriale 142/1998 che regola la durata massima dei tirocini il suo stage non potrà comunque durare più di sei mesi, proroghe comprese.Un dettaglio che lascerebbe ben sperare è che in questa agenzia lavorano una quarantina di persone: non si tratta di un'impresa piccolissima, e quindi è più probabile che vi sia un ricambio (anche banalmente una sostituzione maternità) più frequente rispetto ad agenzie dove lavorano solo poche persone. Questo aspetto positivo è però immediatamente neutralizzato dal dato rilevato dall'indagine Unioncamere Excelsior rispetto alla propensione ad assumere delle imprese che operano nel campo della comunicazione: solo 9,6%, cioè meno di una possibilità su 10 di essere assunti al termine dello stage.L'ultimo aspetto che lascia perplessi è la fretta che questa agenzia dimostra nell'avere dalla giovane donna una risposta: anche questa una dimostrazione di scarso rispetto del naturale tempo necessario per valutare tutti i pro e i contro della proposta.In definitiva, il consiglio della Repubblica degli Stagisti è quello di rilanciare spiegando per iscritto, in una mail, le perplessità e i punti critici che rendono la proposta poco attraente e chiedendo di migliorarla. Se non rispetto al rimborso spese - dato che su quel punto appaiono irremovibili - quantomeno sulla durata dello stage, che in ragione dell'età e delle precedenti esperienze della candidata potrebbe tranquillamente essere ridotta da sei mesi a tre, e sulla finalità dello stage, affinché esso sia esplicitamente finalizzato all'assunzione. Solo con questi presupposti l'opportunità diventerebbe sufficientemente allettante da giustificare l'investimento - economico e non solo - di un trasloco dalla Sicilia alla Lombardia per fare, a 27 anni e per l'ennesima volta, la stagista.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Roma, Milano e gli affitti troppo cari: dura la vita per i 200mila studenti e stagisti fuorisede

Un giovane giornalista scrive a Eleonora Voltolina: «Ti voterei, ma non sono iscritto al sindacato»

All'indomani della candidatura di Eleonora Voltolina, direttore della Repubblica degli Stagisti, al sindacato dei giornalisti (annunciata con l'editoriale «Mi candido nelle liste di Quarto Potere perchè il sindacato ha bisogno di un rinnovo generazionale»), arriva in redazione la lettera aperta di un 25enne, Flavio Bini, da poco uscito dal master in giornalismo dell'università Statale di Milano. Una lettera che apre una dolorosa riflessione su quanto i giovani giornalisti, non sentendosi rappresentati dal sindacato, non si iscrivano: contribuendo però in questo modo, forse inconsapevolmente, a perpetuare lo status quo. Un cane che si morde la coda: chi non si sente tutelato non si iscrive, ma così quando arrivano le elezioni non può votare il candidato che lo difenderebbe, che lotterebbe per lui: e quindi vengono eletti altri, che non hanno poi così tanto a cuore il tema dei giovani e dei precari, e che delle lotte tra poveri troppo spesso se ne infischiano. Cara Eleonora,credo davvero ci siano spiragli di speranza se hai deciso di candidarti. Ti dico di più, per smetterla di lamentarmi e basta e dare il mio contributo sono uscito di casa e sono andato in via Montesanto. E con il freddo che fa questo gesto vale doppio. Ora, a parte il fatto che oggi è giovedì e si vota domani (sempre colpa del freddo, confonde i pensieri) ho appurato quello che già sapevo. E cioè che votano gli iscritti e io, come la grossa maggioranza di chi è nella mia situazione, non lo sono.Purtroppo questo punto non è indifferente. Fai bene a cercare di rompere questa specie di muro di pietra (di pietra non perchè è solido, ma perchè è stato edificato in epoca preistorica), ma come per altri moltissimi settori c'è un'intera fetta di lavoratori che una rappresentanza non solo non ce l'ha, ma anche volendo non potrebbe averla. Certo, potrei/dovrei iscrivermi al sindacato, votare e contribuire a che esso cominci finalmente a capire che cosa sta succedendo fuori dal recinto che cerca disperatamente di presidiare. Ma mi rifiuto di iscrivermi finchè non avrò un lavoro, anche precario e "fluido" come va di moda ultimamente. Finora ho realizzato video per associazioni, compilato 19 schede sulla Mauritania per un'enciclopedia multimediale, collaborato con una rivista specializzata più altre mirabolanti mansioni. Questo non è ancora fare il giornalista.E a dire il vero nessuno dei miei amici è iscritto al sindacato nè ha in programma di iscriversi. Quali sono le ragioni che ci spingono a non farlo? Per certi versi penso che non siamo diversi dagli immigrati irregolari che lavorano a 4/5 euro l'ora nei cantieri fuori Milano. Il paragone è stridente, quasi fuori luogo, lo so. Ma, su piani differenti, entrambi inseguiamo un sogno, ed è questo stesso sogno che ci rende costantemente ricattabili. Entrambi siamo tanti e intercambiabili per i nostri datori di lavoro. Entrambi non abbiamo un interlocutore politico che si faccia carico, veramente, delle nostre sorti. E il giusto riconoscimento di questi frammenti di società non è una questione solo "sindacale", ma più complessivamente civile e politica. Per intenderci, gli stage prolungati sotto(nulla)pagati sono uno scandalo a tutte le latitudini del mercato del lavoro, non solo in quello giornalistico. Ed è a livello politico complessivo che questo male andrebbe estirpato.Dopodichè, perché questo cambiamento "complessivo" si inneschi c'è bisogno che la spinta provenga da qualche parte. Forse il settore del giornalismo è quello in cui il precariato sortisce gli effetti più perversi, e forse questa spinta può e deve partire da qui.La tua missione non è facile, ti candidi a tutelare una sottocategoria che anche volendo di fatto non può votarti. Oppure, ancora peggio, una categoria che anzichè stringersi per una missione comune riesce a colpirsi in una improbabile lotta tra poverissimi. Mi riferisco al caso di Paola Caruso, che si è scagliata contro uno ancora più giovane di lei, ancora più precario di lei, ancora più sottopagato di lei (nonchè mio compagno di scuola, preparatissimo) riuscendo persino a rompere il fronte dei precari.Insomma, in sintesi, buona fortuna. Davvero.Flavio BiniPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Eleonora Voltolina: «Mi candido nelle liste di Quarto Potere perchè il sindacato ha bisogno di un rinnovo generazionale»- Il Fortino, una riflessione di Roberto Bonzio sui giornalisti di domani: «Oggi chi è dentro le redazioni è tutelato, ma fuori ci sono troppi sottopagati»E anche:- Disposti a tutto pur di diventare giornalisti pubblicisti: anche a fingere di essere pagati. Ma gli Ordini non vigilano?- Giornalisti praticanti, intervista a Roberto Natale della Fnsi: «L'accesso alla professione va riformato al più presto»

Ho trovato uno stage da 775 euro al mese nello spazio Annunci del Bollino OK Stage: grazie Medtronic e grazie Repubblica degli Stagisti!

Cara Repubblica degli Stagisti,sono una 27enne pugliese laureata in Scienze della comunicazione e come tutti, alla fine del percorso universitario, ho iniziato ad inviare cv per trovare un lavoro. Il mio obiettivo, dopo varie esperienze in radio e giornali locali e il tesserino da pubblicista in tasca, era esplorare un contesto aziendale di grandi dimensioni – preferibilmente nell’ambito sanitario, che già conoscevo grazie ai due tirocini che avevo svolto presso la Asl di Taranto durante l’università. Non sapendo da dove iniziare la mia ricerca, mi sono affidata ad un sito serio e competente come il vostro, che mi aveva segnalato mia sorella. In una afosa mattina di agosto, proprio mia sorella mi indica l’annuncio appena pubblicato per una posizione di “stage in comunicazione” in una multinazionale biomedica, la Medtronic.  Il fatto che quest’ultima avesse aderito al Bollino OK Stage mi ha permesso di inviare il cv molto più serenamente. Fiducia ampiamente ripagata dato che lo stesso pomeriggio ricevo la fatidica chiamata dalle risorse umane della Medtronic: il mio profilo è stato selezionato per un colloquio da sostenere al rientro dalla pausa estiva. A fine agosto inizia il primo step di selezione, a cui ne seguono, nel giro di tre settimane, altri due con il responsabile comunicazione, mio futuro tutor aziendale, e con il responsabile di divisione. Settimane particolarmente concitate perché nel frattempo vengo selezionata, nell’ambito del progetto Mae Crui, per svolgere un tirocinio presso un’ambasciata all’estero. Un’opportunità allettante che tuttavia ha il grande neo di non essere retribuita. Così quando mi arriva da Medtronic la proposta non c’è spazio per i dubbi: accetto.Ho iniziato da due settimane questa mia nuova avventura e per il momento sono ampliamente soddisfatta! Sono stata inserita fin dal primo giorno nell’attività e il lavoro risulta vario e stimolante. L’impressione è quella di una grande impresa che cura molto il rapporto umano dei suoi dipendenti e che utilizza lo stage come strumento di formazione. Intanto mi sono trasferita a Milano,  un sacrificio che mi sono potuta permettere perché lo stage è ricompensato con un rimborso di 775 euro più i buoni  pasto, e questo mi consente di non dipendere completamente dalla mia famiglia – il che, alla mia età, è molto importante. Non so cosa mi riserverà il futuro ma a volte il viaggio che si compie è più importante della meta che si raggiunge. Per questo continuo ad investire su me stessa e sulla mia formazione. L’unico rammarico rimane quello di aver dovuto lasciare la mia adorata Puglia che, nel contesto più generale del meridione, è ancora incapace di catturare i giovani talenti che sono costretti ad emigrare nelle città settentrionali, impoverendo ulteriormente il sud.Un grazie quindi alla Repubblica degli Stagisti che con le sue battaglie è diventata un punto di riferimento per chi vuole inserirsi nel mondo del lavoro o anche solo cambiare ambito professionale.Fabiana Di CuiaPer saperne di più su questo argomento, leggi anche:- La testimonianza di Federica Piatti: «Ecco come ho trovato lavoro grazie alla Repubblica degli Stagisti»- Tirocini Schuman, un lettore vince e ringrazia la Repubblica degli Stagisti: «Ho saputo del bando grazie alla vostra Newsletter»

Uno stagista chiede consiglio: «Dovrei uscire un'ora prima per motivi personali, ma il mio tutor sembra essere contrario. Che fare?»

Sono uno stagista e mi trovo a lavorare dalle 9 alle 17 dal lunedì al venerdì. Da qualche tempo però per questioni familiari ho la necessità di uscire dal lavoro due volte a settimana alle 16 anziché le 17, ma il mio tutor aziendale sembra essere contrario. È nei miei diritti richiedere una cosa del genere? O invece ho degli obblighi precisi ed inderogabili da rispettare per quanto riguarda l'orario di lavoro?LucaIl discorso che il lettore pone comporta due livelli di risposta. Il primo è questo: l'orario dello stage è inserito nel progetto formativo, che ogni stage prevede all'interno della convenzione di stage che è il documento che formalizza lo stage e viene sottoscritto dal soggetto ospitante (l'azienda) e il soggetto promotore (l'ufficio stage universitario, il centro per l'impiego...). Poichè lo stage deve essere realizzato nell'esclusivo interesse del giovane, è chiaro che il tutor non può avanzare divieti di fronte alla richiesta di ridurre, per due giorni a settimana, l'orario di frequenza dello stage. Specialmente a fronte di motivazioni serie.E qui però veniamo al secondo livello di risposta. Proprio perchè lo stage è pensato per essere utile allo stagista, è controproducente che lo stagista lo "accorci", perchè in questo modo verrebbe a perdere preziose ore di formazione. Se il progetto formativo prevede 7 ore al giorno per cinque giorni a settimana, quindi 35 ore alla settimana, la circostanza di perdere 2 ore a settimana non è certo tragica ma nemmeno positiva.Inoltre il fatto che non sia "una tantum", ma abbia un carattere di continuità (da qui in avanti tutte le settimane per quei due giorni lo stagista se ne andrà un'ora prima del previsto) rende un po' problematico questo accorciamento dell'orario concordato. Infatti anche la puntualità e il rispetto degli orari sono aspetti importanti della formazione nel corso di uno stage. Luca potrebbe però proporre al tuo tutor, anche per dimostrare la sua buona volontà, di recuperare almeno in parte le ore perdute, magari trattenendosi un'ora in più in altri giorni. Sia ben chiaro: non perchè sia obbligatorio che faccia quelle ore - uno stagista non può mai essere considerato indispensabile per l'azienda che lo ospita e le sue ore di presenza non possono essere conteggiate come quelle di un normale dipendente. Semplicemente perché è utile che egli svolga in maniera completa il suo percorso formativo.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Dopo uno stage di un anno potrò farne altri o il limite massimo è raggiunto? La domanda di un lettore laureato in Farmacia- Stage dopo i 18 mesi dalla laurea: come funziona la proroga? Chi può fare da ente promotore? La lettera di una lettrice

Tirocini Schuman, un lettore vince e ringrazia la Repubblica degli Stagisti: «Ho saputo del bando grazie alla vostra Newsletter»

Arriva alla redazione la lettera aperta di Mario Pagliara, giovane giornalista che ha appena vinto un tirocinio Schuman (opzione giornalismo, ovviamente) al Parlamento europeo: per i prossimi cinque mesi percepirà 1170 euro al mese. Eccola.Non conosco Eleonora Voltolina. Nel senso: non l'ho mai incontrata, non abbiamo mai bevuto un caffè, mai fumato una sigaretta insieme (sì, ho capito: il fumo fa male, e non so nemmeno se Eleonora sia iscritta al club dei tabagisti). Ci uniscono due cose: il giornalismo e la scuola Ifg Carlo De Martino di Milano. Internet, questo straordinario strumento di democrazia partecipata, mi ha pero' consentito di confrontarmi tante volte con Eleonora, di diventare un cittadino della sua Repubblica degli Stagisti, e di sentirmi un puntino in questa vasta Rete di esperienze ed incroci: le storie di ragazzi in viaggio della Generazione-2010, che tante volte avranno avuto la sensazione che la bussola impostata verso lavoro e diritti fosse fuori uso. In poco tempo, è stato come se io e Eleonora ci conoscessimo da sempre: a unirci c'è quella passione autentica per le battaglie civili, che in questi anni ho rintracciato in tanti colleghi, diventati poi amici.Cosa voglio raccontare?Una notte sulla coda d'inverno entra nella mia mail un messaggio: la Newsletter della Repubblica degli Stagisti. Il titolo è più o meno questo, “Affrettatevi, ultimi giorni utili per le borse-tirocinio Robert Schuman al Parlamento Europeo”. La curiosità mi divora. In una notte uguale alle altre, e indigesta per chi deve reggere sulla propria coscienza il peso di un sottoprecariato, o di un lavoro a singhiozzo, è una novità. Leggo la mail, approfondisco, ed invio subito la domanda per la borsa Schuman, con opzione giornalismo. La borsa dà l'opportunità di lavorare cinque mesi nel centro stampa degli uffici di Milano del Parlamento europeo. Esorcizzo il ragionamento fatto con me stesso: ho una laurea, due anni di Scuola di giornalismo all'Ifg di Milano, 14 mesi di stage tra Milano e Roma (Rcs Quotidiani e Rai), 13 anni di professione, ho vinto 2 premi giornalistici internazionali. Almeno i titoli per concorrere alla pari con gli altri ci sono.Tutto qui ?Sei mesi dopo: è il pomeriggio del 18 settembre, sono a Milano dopo un'estate terribile, ancora nella mia stanza, c'è ancora un Pc acceso e un foglio con gli appunti dove annotare proposte ed idee, il pane quotidiano dei collaboratori e dei giornalisti freelance. Squilla il telefono, è l'ufficio di Milano del Parlamento Ue: la mia domanda è stata accettata. Il primo ottobre è stato il primo giorno in Europa.Le prime impressioni ? Ero già stato due volte a Strasburgo, in visita al Parlamento. Ma una volta dentro, è come sbarcare nel nuovo mondo di Colombo: da esplorare e scoprire con curiosità, un vigile spirito critico ed entusiasmo. Per un ragazzo del Sud come me, è una nuova sfida da affrontare con il coraggio delle idee e l'immancabile schiena dritta. Nei prossimi mesi non sarò un giornalista stagista o un giornalista collaboratore, ma un giornalista-borsista. Forse la notte dormirò di più; forse conoscerò tante persone interessanti e crescerò. Ma di sicuro senza non avessi ricevuto quella Newsletter della Repubblica degli Stagisti passerei ancora le notti con la testa, pesante, sui miei appunti, tra una sigaretta, un thè caldo e un senso di rabbia misto ad ingiustizia per come funziona il nostro Paese. La Repubblica degli Stagisti. Appunto. Grazie.Mario PagliaraPS: Con la scusa della borsa ho finalmente un buon motivo per invitare Eleonora Voltolina a bere un caffè. Per gli altri cittadini della Repubblica degli Stagisti: mi farebbe piacere conoscervi. Sono su Facebook.Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- 180 tirocini da oltre mille euro al mese al Parlamento europeo: ultimi giorni per candidarsi- Un lettore alla Repubblica degli Stagisti: grazie a voi ho vinto un tirocinio Schuman al Parlamento europeo

«Giovani, partiamo dalla casa»: anche Stefano Boeri, uno dei candidati a sindaco di Milano, scrive alla Repubblica degli Stagisti

Dopo la pubblicazione sull'edizione milanese del quotidiano La Repubblica dell'articolo di Eleonora Voltolina «Affitti d'oro e palazzi vuoti, date la caccia agli speculatori», anche Stefano Boeri, architetto e candidato sindaco di Milano per il centrosinistra, scrive una lettera aperta alla redazione della Repubblica degli Stagisti per lanciare le sue proposte sul tema.L’intervento di Eleonora Voltolina su La Repubblica di mercoledì 22 settembre ha il merito di porre con concretezza i problemi fondamentali per gli studenti e i giovani a Milano. Il primo problema, anche a mio avviso, è l’esorbitante costo degli affitti, che contribuisce a rendere Milano una città cara e faticosa, che allontana i suoi giovani invece di accoglierli e dar loro opportunità. Per questo, il primo punto su cui sono intervenuto nella mia campagna elettorale è proprio la casa, un problema che non si può risolvere solo con le buone intenzioni ma richiede una soluzione precisa. La mia proposta è questa: grazie al censimento di tutti gli appartamenti (80mila, quasi l’intero quartiere Bicocca!) e degli uffici (900mila, come 30 Pirelloni!) sfitti e invenduti, attiveremo un’Agenzia sulla Casa che rimetterà sul mercato a prezzi accessibili una parte della città che oggi è deserta. Migliaia di appartamenti che verranno offerti con affitti bassi per studenti e giovani coppie, centinaia di uffici che trasformeremo in loft e spazi di vita e lavoro, vita e studio, vita e ricerca.Barcellona l’ha fatto con Provivienda, l’agenzia di housing sociale che inviteremo a Milano per un incontro durante la campagna elettorale, Torino lo sta facendo. Milano non può più aspettare.Un altro elemento su cui fare leva è l’imprenditoria giovanile, facendo tesoro delle energie di aggregazione e innovazione sociale che già esistono in città (penso per esempio a The Hub). Lanceremo un grande progetto sui piani terra di Milano, che sono la linfa vitale di questa città e che oggi sono spesso spenti e vuoti. Vorremmo creare una Borsa dei Negozi che permetta a giovani imprenditori di affittare a basso costo degli spazi su strada oggi vuoti per lavorare e raccontare al mondo quello che stanno facendo. Mettendo “in vetrina” la loro creatività e intelligenza. Cambiamo città. Restiamo a Milano. Stefano Boeri(qui la pagina per sostenerlo su Facebook)Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- l'articolo di Eleonora Voltolina su Repubblica Milano- «Milano oggi non è una città per giovani»: la lettera aperta di Giuliano Pisapia, uno dei candidati a sindaco di Milano, alla Repubblica degli Stagisti

«Milano oggi non è una città per giovani»: la lettera aperta di Giuliano Pisapia, uno dei candidati a sindaco di Milano, alla Repubblica degli Stagisti

La Repubblica degli Stagisti pubblica di seguito la lettera aperta che Giuliano Pisapia, avvocato e candidato sindaco di Milano per il centrosinistra, ha indirizzato a Eleonora Voltolina all'indomani della pubblicazione sull'edizione milanese del quotidiano La Repubblica dell'articolo «Affitti d'oro e palazzi vuoti, date la caccia agli speculatori».Cara Eleonora,il tuo commento su La Repubblica del 22 settembre denuncia una gravissima situazione che colpisce soprattutto i giovani.Oggi ho risposto alle questioni poste da te a dai tuoi colleghi sullo stesso giornale affrontando il problema della casa, della ricerca, della cultura, dell’innovazione e della vivibilità. L’inadeguatezza delle risposte date dalle istituzioni ha aggravato la situazione in cui i giovani si trovano.Gli stage non retribuiti o sottopagati non adempioni al ruolo di collegamento tra l’esperienza universitaria e un ingresso regolato nel mondo del lavoro. La conquista dell’indipendenza e dell’autonomia dalla famiglia d’origine è un diritto che la politica ha il dovere di garantire ha tutti giovani. L’amministrazione comunale deve essere la prima a impegnarsi perché questo diritto venga garantito.Se dovessi essere eletto metterò in regola il Comune di Milano rispetto alla retribuzione degli stage in quanto momenti fondamentali della formazione al lavoro.  La CasaMilano oggi non è una città per giovani. Sono convinto che il Comune possa fare moltissimo per trasformare Milano in una città più attrattiva per gli studenti, tenuto conto che una  delle sue ambizioni irrisolte è quella di essere una città universitaria. Tutti i dati dimostrano drammaticamente che Milano è una città inospitale, nonostante il numero incredibilmente alto di appartamenti sfitti e inutilizzati. Il problema non è quello di aumentare il numero di metri cubi costruiti, ma di avere e applicare una politica della casa che tenga conto delle esigenze reali della popolazione. Dico questo perché la mancanza di posti letto per studenti fa di Milano una città inadeguata rispetto alla richiesta legata alle esigenze di chi studia e i grattacieli non sarebbero comunque alla portata dei ragazzi. Il problema del caro affitti colpisce anche le giovani coppie. Questa situazione accentua il dramma dei giovani che non riescono a uscire dalle case dei genitori perché gli alloggi sono troppo cari. Su questo piano il Comune ha un ruolo di straordinaria importanza. Deve fare una politica di affitti agevolati mettendo a disposizione i tanti immobili si sua proprietà. Dobbiamo evitare che le giovani generazioni abbandonino la città. La RicercaIl problema della ricerca, naturalmente, non è di competenza solo del Comune, ma Milano è una città che deve coltivare l'ambizione di porsi alla guida dell'innovazione, della ricerca scientifica, della cultura. Di qui deve partire un segnale di ripresa, di qui devono venire le ricette per far sì che Milano entri nel circuito mondiale delle eccellenze. In questi ultimi anni, proprio da Milano, sono partiti i migliori cervelli che sono andati ad arricchire la fascia più alta della ricerca internazionale. Ma qui ci sono i centri più avanzati della ricerca per la lotta contro il cancro, qui c'è la tradizione  del pensiero scientifico, qui il Politecnico ha sfornato le energie migliori per il progresso tecnico e tecnologico.  Il punto vero è che tutto questo patrimonio sembra essere ignorato e osteggiato dai governi della città che negli ultimi decenni sono stati in mano al centrodestra. Bisogna invertire la rotta e riportare Milano ai vertici mondiali della ricerca scientifica, non solo per questioni di prestigio, ma anche e soprattutto perché questo si traduce in posti di lavoro reali e concreti. I progetti di stage non possono essere solo sfruttamento ma devono essere il collegamento tra il mondo universitario e l'ingresso regolato nel mondo del lavoro. Per approfondire questi ed altri temi invito te e gli amici della Repubblica degli Stagisti  a partecipare all’incontro con giovani di diverse realtà giovedì 30 settembre a Milano. Giuliano PisapiaCandidato Sindaco(qui la pagina per sostenerlo su Facebook)Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- l'articolo di Eleonora Voltolina su Repubblica Milano- «Giovani, partiamo dalla casa»: anche Stefano Boeri, uno dei candidati a sindaco di Milano, scrive alla Repubblica degli Stagisti

Leggere il libro «La Repubblica degli stagisti» dovrebbe essere obbligatorio per tutti i giovani: una lettrice scrive a Eleonora Voltolina

Buongiorno,a luglio sono stata per qualche giorno a Ventotene a trascorrere le mie vacanze e, durante una passeggiata serale, sono entrata per caso nella piccola libreria della piazzetta principale dell'isola. Tra i tanti libri esposti ho trovato anche il suo. Ovviamente non ho potuto esimermi dal comprarlo e, a lettura conclusa, è stata un'ottima mossa. L'ho letto in pochissimi giorni e devo dire che mi ci sono "incastrata" mentalmente; i racconti, i dati, le proposte e tutto ciò che si può trovare scritto è di primaria importanza per noi stagisti... Dovrebbe diventare una lettura quasi obbligatoria!Ora mi sento in dovere di consigliarlo a tutti i miei amici che sono nelle mie stesse condizioni, in modo da cercare di costruire quella rete di coscienze attive che tanto si auspica nel manuale. Ho anche inserito nella mia pagina Facebook il titolo del libro come lettura consigliata!Grazie per averlo scritto,Alessia Belcastro

Il quesito di una lettrice: un'azienda che offre un rimborso spese basso e zero prospettive di assunzione non viola la Carta dei diritti dello stagista?

Ciao, intanto complimenti per il sito, molto utile e interessante per i ragazzi neolaureati che si affacciano al mondo del lavoro, quasi tutti solo come stagisti purtroppo, e vogliono sapere quali sono i propri diritti. Volevo segnalarvi uno stage che mi è stato proposto da un'azienda di Bologna, che mi sembra proprio una vergogna! A maggior ragione alla luce dei compensi che secondo la vostra Carta dei diritti dello stagista dovrebbero essere assegnati a studenti laureati alla specialistica. Questo stage di 6 mesi verrebbe infatti remunerato a scaglioni crescenti in base alle competenze acquisite, ma i primi 3 mesi il rimborso spese previsto è di soli 300 euro: mi sembra una cifra davvero esigua che non copre neanche l'affitto e il vitto... C'è un motivo se siamo dei bamboccioni! Inoltre l'azienda ha subito messo in chiaro che lo stage non è finalizzato all'assunzione, ma questa non è una novità perchè quasi tutte le aziende che mi han proposto stage o in cui li ho svolti usano questo metodo.Non si può fare per garantire almeno un compenso adeguato alla preparazione scolastica dei ragazzi? Dopo 5 anni di università e una laurea specialistica in Finanza con 110 credo di meritarmi di più dalla vita!In ultimo, visto che a gennaio vorrei intraprendere un periodo di studio di inglese all'estero, volevo sapere se potevate consigliarmi qualche internship ad hoc, preferibilmente UK o Irlanda.Vi ringrazio in anticipo per l'attenzione. Ancora complimenti per l'iniziativa! VeronicaIl comportamento dell'impresa in cui si è imbattuta la lettrice Veronica dal punto di vista giuridico è perfettamente lecito: la legge italiana infatti non impone alle aziende e agli enti che ospitano stagisti di erogare loro un emolumento. Nemmeno se gli stagisti in questione sono laureati col massimo dei voti!La nostra Carta dei diritti dello stagista è un manifesto delle idee, un documento che esplicita la filosofia e l'approccio della nostra testata giornalistica nei confronti del tema dello stage, e anche un incentivo alle aziende a sottoscriverla spontaneamente, prendendo l'impegno di comportarsi con i propri stagisti meglio di quanto la normativa vigente non imponga.Ma la Carta non è vincolante: è un suggerimento. Ci sono ad oggi quasi quaranta aziende che l'hanno sottoscritta, e sono un'importantissima testa di ponte per dimostrare che lo strumento dello stage si può usare in maniera virtuosa e rispettosa. Però ci sono ancora tante, troppe imprese – specialmente quelle più piccole, con pochi dipendenti – che utilizzano i vuoti della normativa per poter disporre di stagisti senza scucire un centesimo, o come nel caso citato dalla lettrice Veronica erogando rimborsi poco più che "simbolici" anche a persone con titoli di studio alti.In generale, quando un'azienda offre un rimborso spese molto basso e fin dal principio mette le mani avanti affermando che lo stage non potrà poi essere trasformato in assunzione, nemmeno in caso di esito positivo, prima di accettare la proposta di stage bisognerebbe valutare molto attentamente i pro e i contro.Un'ottima idea è sempre quella di provare a trovare opportunità all'estero; fino a domani sono aperte le selezioni per gli stage alla Commissione europea (che si svolgono prevalentemente a Bruxelles e Strasburgo, ma anche nelle Rappresentanze situate nelle principali capitali europee), tutte le informazioni nell'articolo «Commissione europea, ultimi giorni per candidarsi per uno stage da oltre mille euro al mese: 600 posti a disposizione».Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- Stagisti col Bollino: le testimonianze positive dei giovani che hanno fatto un'esperienza nelle aziende del Bollino OK Stage- Buon compleanno alla Carta dei diritti dello stagista e al Bollino OK Stage, e avanti tutta per il futuro

Caro professor Rosina, grazie: il suo libro «Non è un paese per giovani» mi ha dato speranza per il futuro

La Repubblica degli Stagisti pubblica qui di seguito la lettera che una 25enne campana, Ida Maia De Stefano [nella foto], ha scritto al professor Alessandro Rosina dopo aver letto e apprezzato il suo libro Non è un paese per giovani. Rosina, docente di Demografia all'università Cattolica di Milano ed editorialista della Repubblica degli Stagisti, è stato tra gli ideatori e promotori del progetto «Lombardia 2010, SPAZIO AGLI UNDER 35» che promuoveva i candidati più giovani alle ultime elezioni regionali.Salve professor Rosina!E' stato semplice trovare i suoi contatti andando nella pagina dell'università Cattolica. Mi chiamo Ida Maia de Stefano e le scrivo per ringraziarla di aver scritto Non è un paese per giovani. L'ho letto dopo aver letto la sua intervista su di un sito internet. Lei non può neanche immaginare quanto quel libro ha rappresentato per me un'ancora  di salvezza e mi ha dato la speranza in futuro possibile. Lei descrive esattamente come si sente un giovane della mia età, 25 anni, dopo un percorso di studi terminato e tante porte sbattute in faccia. Personalmente io mi sono laureata ad ottobre 2009, sono stata tre mesi a San Pietroburgo per uno stage ed appena tornata sono andata a Milano con uno zaino e 500 euro in tasca (sono di Salerno e da noi c'è la convinzione che al nord c'è lavoro). Ho passato lì due mesi. Credo che non ci sia porta dove non ho bussato. Agenzie, aziende, negozi. Dopo un mese l'unico lavoro propostomi era in un call center col contratto di un mese interinale. Soldi finiti, accettato il lavoro. Ai miei ho detto che lavoravo in una grande azienda, mi dispiaceva dirgli che mi avevano pagato cinque anni di università per vendere abbonamenti Fastweb. Dopo un mese di lavoro, mi sono arresa. Non mi potevo permettere una camera, ho trovato ospitalità da una vecchia amica. Dopo mi è venuta una disfonia acuta (non avevo voce), ho dovuto prendere sei giorni di malattia. Per una persona col contratto di un mese significa che il rinnovo è andato. Così mi sono seduta sulle scale del Duomo ed ho pianto: avevo fallito, unica soluzione era tornare dai miei. Qui faccio la mantenuta dai miei, dopo tanti sacrifici. Saltuariamente faccio la hostess, unico introito, e per fare la hostess bisogna solo sorridere, non ci vuole una laurea in scienze politiche e uno stage all'estero. Inoltre faccio, rigorosamente gratis, la praticante consulente del lavoro (in realtà non è gratis, sono io a pagare 400 euro l'anno di tasse all'albo + 500 euro l'anno di abbonamento al trasporto per andare al lavoro e tornare). Ma è studiando diritto del lavoro e altre materie che ho compreso quanti innumerevoli danni ci sono stati fatti, leggi passate sotto silenzio, riforme negative, contratti fantasiosi, mancanza di riforme fondamentali per incentivare le assunzioni come quella sul costo del lavoro in italia. E cosi ho cominciato a sviluppare delle idee e leggendo il suo libro ho deciso di metterLe in atto. Voglio cercare di attirare l'attenzione dei giovani su tematiche legate alla gerontocrazia in Italia, al mondo del lavoro, cercando di creare mobilitazione. Non mi importa se ci riuscirò, per me anche una persona in piu che sa cosa è e quali svantaggi ha un contratto di apprendistato è una vittoria. Per cominciare a testare l'interesse ho creato un gruppo su Facebook, che se raggiungerà un numero adeguato di iscritti trasformerò in blog. La mia pagina si ispira apertamente al suo libro e ci terrei che lei potesse dare uno sguardo, il gruppo si chiama MILLENNIALS - NON é UN PAESE PER GIOVANI. La ringrazio ancora, in nome di tutti i millennials, lei ha fatto moltissimo per noi.Ida Maia De Stefano per saperne di più su questo argomento, leggi anche:- «Non è un paese per giovani», fotografia di una generazione (e appello all'audacia)E gli editoriali di Alessandro Rosina per la Repubblica degli Stagisti:- Caro Celli, altro che emigrare all’estero: è ora che i giovani facciano invasione di campo e mandino a casa i grandi vecchi- L’Italia divisa e l’arte della fuga: se i giovani migliori scappano dal Mezzogiorno, laggiù cosa resterà?- La lezione di Rita Levi Montalcini: i giovani devono credere in se stessi nonostante tutto e tutti- Un esercito immobile: l'editoriale di Alessandro Rosina su giovani disoccupati e precari- L'intramontabile Marcello Lippi e la disfatta ai Mondiali: c'è bisogno urgente di un ricambio generazionale