Gentile Repubblica degli Stagisti
sono siciliana, ho 27 anni e sono una delle tante giovani laureate in cerca di lavoro. Nel mio curriculum ho una laurea specialistica conseguita col massimo dei voti, un master «a distanza» presso la scuola di formazione del Sole 24 Ore e anche la vittoria di un dottorato di ricerca presso una prestigiosa università milanese, cui ho dovuto rinunciare perchè senza borsa e quindi per me troppo costoso.
Vi scrivo perchè ho bisogno di aiuto. A novembre ho sostenuto un colloquio in una agenzia di comunicazione di Milano - una media impresa con una quarantina di dipendenti - per uno stage di 6 mesi «forse rinnovabili e non finalizzato all'assunzione». Il colloquio è andato bene e se accetto dovrei iniziare il 15 gennaio. Lo stage prevede un rimborso spese di 500 euro lordi al mese, e la persona che ha effettuato la selezione mi ha chiaramente detto che non sono assolutamente disposti a pagare di più.
Dovrei trasferirmi da Catania a Milano e considerato che lì non conosco nessuno che mi possa ospitare dovrei cercare un alloggio che, temo, costerebbe troppo per una stagista. Io sto cercando di prendere tempo ma dall'agenzia vogliono una risposta subito. Mi consigliate di accettare? In caso sapete se a Milano ci sono residenze, pensionati o altre agevolazioni per stagisti? Ho già rinunciato ad altri stage non retribuiti o con un rimborso spese di 200 euro, ma fino a quando dovrò continuare a rinunciare? Mi conviene? Quando avrò la possibilità di mettermi in gioco? Perchè a 27 anni, dopo differenti stage ed esperienze lavorative alle spalle, devo ancora sentirmi proporre stage mal pagati e senza prospettive future? La mia paura è: se rinunciassi cosa farei? Avrei un'esperienza in meno nel curriculum, resterei a casa e continuerei a cercare e cercare un lavoro che non calpesti la mia dignità umana e professionale.
Sono molto confusa. Vi prego di non pubblicare né il nome dell'agenzia né il mio, per evitare eventuali "complicazioni" future.
Fermo restando che ognuno compie le proprie valutazioni in completa autonomia, ecco qualche riflessione rispetto al caso che la lettrice sottopone alla redazione della Repubblica degli Stagisti. Primo, la vita a Milano è carissima: 500 euro al mese basterebbero sì e no per affittare una camera, quindi tutto il resto (abbonamento ali mezzi pubblici, cibo, spese) sarebbe a suo carico per tutto il periodo della permanenza a Milano. Una città dove già vivono oltre 20mila stagisti, più circa 100mila studenti fuorisede: con questi numeri, è evidente che le residenze ad affitto calmierato o i pensionati non sono assolutamente sufficienti a soddisfare la domanda, e quindi chiunque si trasferisca in questa città si deve in qualche modo arrangiare. Mettendo in conto di pagare conti molto salati.
In secondo luogo, proporre uno stage di 6 mesi «non finalizzato all'assunzione» ad una persona siciliana di 27 anni non sembra un buon segnale da parte dell'agenzia di comunicazione in questione: dimostra quantomeno poco rispetto per l'età della candidata e per lo sforzo economico che un trasferimento da Catania a Milano comporterebbe. Grave è anche che venga ventilata la possibilità di una proroga dello stage: sostanzialmente in questo modo l'impresa dimostra di puntare ad assicurarsi una risorsa in più, per 6 o addirittura 12 mesi, a un costo irrisorio e gettando completamente sulle spalle della stagista l'onere di mantenersi a Milano. Dire fin dal principio che lo stage non è finalizzato all'assunzione più che un'espressione di sincerità appare in quest'ottica un modo per mettersi coscienza a posto: così tra qualche mese, quando lo stage starà per finire, la ragazza non potrà lamentarsi se la lasceranno a piedi. Tra l'altro, facendo lei parte della categoria degli «inoccupati», secondo l'articolo 7 del decreto ministeriale 142/1998 che regola la durata massima dei tirocini il suo stage non potrà comunque durare più di sei mesi, proroghe comprese.
Un dettaglio che lascerebbe ben sperare è che in questa agenzia lavorano una quarantina di persone: non si tratta di un'impresa piccolissima, e quindi è più probabile che vi sia un ricambio (anche banalmente una sostituzione maternità) più frequente rispetto ad agenzie dove lavorano solo poche persone. Questo aspetto positivo è però immediatamente neutralizzato dal dato rilevato dall'indagine Unioncamere Excelsior rispetto alla propensione ad assumere delle imprese che operano nel campo della comunicazione: solo 9,6%, cioè meno di una possibilità su 10 di essere assunti al termine dello stage.
L'ultimo aspetto che lascia perplessi è la fretta che questa agenzia dimostra nell'avere dalla giovane donna una risposta: anche questa una dimostrazione di scarso rispetto del naturale tempo necessario per valutare tutti i pro e i contro della proposta.
In definitiva, il consiglio della Repubblica degli Stagisti è quello di rilanciare spiegando per iscritto, in una mail, le perplessità e i punti critici che rendono la proposta poco attraente e chiedendo di migliorarla. Se non rispetto al rimborso spese - dato che su quel punto appaiono irremovibili - quantomeno sulla durata dello stage, che in ragione dell'età e delle precedenti esperienze della candidata potrebbe tranquillamente essere ridotta da sei mesi a tre, e sulla finalità dello stage, affinché esso sia esplicitamente finalizzato all'assunzione. Solo con questi presupposti l'opportunità diventerebbe sufficientemente allettante da giustificare l'investimento - economico e non solo - di un trasloco dalla Sicilia alla Lombardia per fare, a 27 anni e per l'ennesima volta, la stagista.
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