Tirocini gratis, i giovani si lamentano ma poi li accettano: si scatena la discussione sul blog della prof Giovanna Cosenza

redazione

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Scritto il 12 Nov 2011 in Approfondimenti

A volte, combattendo l'abuso di tirocini, ci si scontra con un nemico imprevisto: gli stessi ragazzi. Capita infatti, e non raramente, che gli stagisti - specie se molto giovani - finiscano per essere "complici" di chi offre loro condizioni non dignitose. stageLo sa bene la Repubblica degli Stagisti e altrettanto bene lo sa Giovanna Cosenza, docente di Semiotica all'università di Bologna e membro della commissione tirocini del corso di laurea in Scienze della Comunicazione, che nel suo blog Disambiguando ha pubblicato l'altroieri un post dal titolo molto diretto: «Stage: ma se i giovani nemmeno lo chiedono, un rimborso spese, che si fa?» (corredato da una corrosiva vignetta del bravo Arnald).
«Faccio da anni una battaglia quotidiana, su questo blog, in aula, via mail, negli incontri faccia a faccia con gli studenti, per informarli che possono chiedere almeno un rimborso spese per il tirocinio curricolare. La legge non lo prevede, ma se si diffonde la consapevolezza del fatto che si può chiedere e ottenere – mi sono detta – e se i ragazzi cominciano a rifiutare stage non pagati né rimborsati, be’, forse le aziende un po’ alla volta sono costrette ad adeguarsi». La prof si sgola, ma i diretti interessati sembrano non seguire il consiglio. Giustificandosi così: «Non ho osato chiederglielo», «Il titolare della ditta al momento non è intenzionato a corrispondermi alcun rimborso. È una persona tanto buona quanto lunatica e quindi non escludo che alla fine dello stage mi possa retribuire qualche indennità», «Non abbiamo parlato di rimborso, anche perché l’azienda si è convenzionata per mia richiesta non volevo avanzare troppe pretese anche se “sacrosante”», «Non l’ho chiesto perchè credevo non lo desse nessuno».
«In tanti anni mi sono fatta una statistica personale» conclude Giovanna Cosenza: «Su 100 ragazzi e ragazze che mi chiedono l’autorizzazione a svolgere un tirocinio curricolare, solo 10 sono già consapevoli, e una 20ina riesco a convincerli io a cambiare azienda, per ottenere almeno un piccolo gettone di rimborso. Ma gli altri 70?».
La domanda non resta senza risposta. Sono ben 82 al momento i commenti al post, e quasi tutti sono focalizzati su un punto: bisogna armarsi di forza e coraggio, non farsi intimidire, non vergognarsi a chiedere. «Mi perdoni l’espressione, ma nella mia piccola esperienza, sto imparando che bisogna sempre avere la faccia come il c***» scherza Simone. «Ci hanno convinto che non troveremo mai nulla, quindi ogni occasione professionalizzante noi la cogliamo, grati e stupidi, come se fosse un regalo che ci fanno» riflette Emanuela, pentendosi di aver accettato uno stage non pagato che le ha "fruttato" una "collaborazione" a tempo pieno, 36 ore alla settimana, pagata la miseria di 600 euro al mese. 
stageMa cambiare la mentalità italiana è impresa ardua: famiglie e scuola sono complici dello status quo. «Il mercato è fatto di domanda e offerta» riassume Federico: «Finché le famiglie continueranno a viziare i propri figli ci sarà sempre qualcuno disposto a lavorare gratis (tanto paga il papi) e questo rovina il mercato per tutti». «Conosco una scuola che organizza dei master che sono fatti bene e terminano con degli stage validi» fa un esempio Skeight «ma comunque i loro organizzatori ti sconsigliano vivamente di chiedere il rimborso». Invece le stesse università potrebbero darsi policy virtuose e ottenere buoni risultati, come conferma Falcon82: «Quando lavoravo come rappresentante degli studenti alla commissione tirocini a Cesena a Scienze dell’Informazione potevamo tranquillamente permetterci di rispedire al mittente le richieste di affiliazione delle aziende che non prevedevano neanche un minimo rimborso spese». Giulia è d'accordo:  «L’università potrebbe prendere l’impegno di non affiliarsi a chi non da nessun tipo di rimborso, e intendo tutte le università d’Italia. Cosa succederebbe se le università non stipulassero più convenzioni di nessun tipo con chi offre stage non pagati? Mi sembra una strada più pratica rispetto all’aspettarsi uno “sciopero” dagli stage non pagati da parte della popolazione studentesca, che sarebbe giusto ma che richiederebbe un enorme sforzo e coraggio da parte di singoli individui, seppure in massa».
Ancor più difficile è raddrizzare il sistema economico, che ormai in alcuni settori si basa (letteralmente) sulle prestazioni gratuite: «Il sistema è drogato e dipendente dagli stagisti a basso costo, a tal punto che le strategie aziendali spesso li prevedono come parte integrante» dice Lorenzo. Smilablomma rincara: «Il problema è che finché la legge permette alle aziende di scegliere se pagare o non pagare il tirocinio loro decideranno di non pagare.  la legge che va cambiata. gli studenti non sono ingenui, sono coscienti della loro impotenza», e Maurone fa un forte richiamo alla corporate social responsability: «Chi offre tirocini/lavoro non retribuito è totalmente privo di etica e merita l’isolamento da parte di tutti, dico tutti, i nostri giovani. Queste ditte [fatico a chiamarle aziende] devono rimanere schiacciate dal mercato perché chi è privo di etica non ha diritto di esserci».
Ben allarga la riflessione: «Una causa profonda di questi comportamenti è la debolezza, in Italia, di una cultura delle regole, a cominciare da quelle più elementari (non si lavora gratis), e della competizione meritocratica di mercato (valgo tot: se mi vuoi, mi paghi tot, altrimenti cerco un compratore migliore)». Sostenendo il progetto di Pietro Ichino del contratto unico: «Un aiuto per gli stagisti a farsi valere verrà probabilmente dal nuovo Codice del lavoro, che il nuovo governo approverà prossimamente. È fra le cose richieste dall’Europa, e Monti è sempre stato molto favorevole». Ma Jun riporta la discussione anche sul piano dei singoli individui: «Accettare uno stage senza rimborso significa semplicemente ammettere la propria sconfitta davanti al mondo, sminuirsi pur di “stare impegnati” prolungando un periodo della propria vita a discapito di un altro, rendendosi perfettamente sostituibili l’uno all’altro (le fotocopie le san fare tutti). E magari poi anche lamentandosi che dopo vari stage non si trova lavoro. Ma se finora l’hai fatto gratis??».
stageAnche Silvia, Letizia e altri lettori della Repubblica degli Stagisti, si affacciano in Disambiguando per dire la loro. «Non mi pento di aver rifiutato stage gratuiti, perchè credo che ognuno di noi valga» afferma Silvia, invitando a prendere coscienza e ribellarsi: «Bisogna aprire gli occhi ragazzi. Avere il coraggio di dire, no grazie» (anche se non tutti sono convinti, come Ariaora: «Condivido la tua rigidità nel non prostituire i frutti del proprio lavoro. Nel frattempo come fai a vivere?»). Mentre Letizia, che lavora a Bruxelles per lo European Youth Forum, cita la Carta europea per gli stage di qualità (un'iniziativa coordinata dallo EYF e dall'eurodeputata 27enne Emilie Turunen, di cui la Repubblica degli Stagisti, unica organizzazione italiana, è fra i promotori), che «contiene degli standard di qualità per gli stage e vuole essere un contributo concreto per rendere gli stage uno strumento formativo di qualità per tutti i giovani europei e non un’altra forma di lavoro precario formalizzato».
Anche perché, come ricorda Elena, lo stage è solo il primo gradino: «Il problema ancora più grave è che questo tipo di mentalità poi ovviamente continua anche con i primi contratti: tantissimi miei coetanei “non osano chiedere” perché danno per scontato che il lavoro, seppur malpagato, sia una concessione che non ci si può permettere di trattare! Si deve solo ringraziare di averne avuto uno, come se fosse piovuto dal cielo. Non c’è nulla di cui meravigliarsi quindi se poi le aziende ci marciano e a chi avanza qualche minima e sacrosanta richiesta rispondono prontamente, «ma di che ti lamenti? ci sono centinaia di tuoi coetanei che vorrebbero fare il tuo lavoro a condizioni molto peggiori! guardati intorno!». Il cambiamento deve partire anche da noi».
E voi, che ne pensate?

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
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