È in corso da qualche giorno, sul Forum della Repubblica degli Stagisti, una discussione su quel che concretamente ciascuno può fare per contribuire a migliorare la situazione degli stage in Italia. Le idee sono tante, e a più riprese viene invocata una nuova normativa che vieti una volta per tutte di sfruttare gli stagisti come dipendenti a basso costo: Chiaraleveque chiede un «disegno di legge», perchè – come spiega Nightfly82 – «non dovrebbero essere consentiti per legge stage senza rimborso spese, è lì che il discorso deve cambiare». Insomma, sintetizza Chiara84, «è solo la politica che può cambiare qualcosa mettendo dei paletti legali».
Una proposta, in effetti, già c'è, ed è pure molto incisiva: si tratta dell'articolo 2131 contenuto nel Progetto semplificazione (Nuovo Codice del lavoro semplificato) del giuslavorista e senatore Pietro Ichino, che in molti punti si avvicina alla Carta dei diritti dello stagista promossa dalla Repubblica degli Stagisti.
In questo disegno di legge, al primo comma dell'articolo in questione si legano indissolubilmente gli stage all’esistenza di un percorso formativo in atto o appena terminato («entro un anno dal conseguimento del diploma relativo a tali corsi»), per evitare che vengano svolti troppo tempo dopo la fine della scuola o dell’università. Poco più avanti si introduce una differenziazione tra stage formativi per «mansioni di concetto», e stage per «mansioni prevalentemente manuali o meramente esecutive», riducendone la durata massima (sei mesi per i primi, solo tre per i secondi). Questo comma, se la normativa venisse approvata, potrebbe da solo fare piazza pulita di tutti gli stage di sei mesi come telefoniste ai call center, o come commessi nei negozi...
Ichino prende anche posizione contro gli stage gratuiti: procedendo nella lettura dell'articolo, infatti, si incontra l'obbligo – mutuato dal modello francese – di retribuire gli stagisti («Il contratto può prevedere che non sia corrisposta allo stagista alcuna retribuzione solo quando la sua durata sia pari o inferiore a due mesi, o esso sia inserito in un programma di alternanza scuola-lavoro. Negli altri casi deve essere corrisposta allo stagista una retribuzione non inferiore al 40 per cento del minimo di cui all’articolo 2092»). All’ultimo comma compare la proposta che la Repubblica degli Stagisti aveva avanzato in occasione della grande inchiesta sui controlli degli ispettori del lavoro sugli stage: sanzionare la trasgressione della normativa con l’obbligo di assumere lo stagista con un contratto di apprendistato («Lo stage protratto oltre il termine [...] è considerato come contratto di apprendistato»).
La proposta di Ichino – in effetti molto più ambiziosa, dato che mira a riformare l’intera disciplina dei rapporti di lavoro, e apprezzata sia a destra sia a sinistra – è stata presentata in Senato, con le firme di 55 senatori, nel novembre del 2009 (disegno di legge n. 1873), e poi le bozze corrette sono state riconsegnate ai primi di febbraio del 2010: a questo punto starà al Parlamento discuterne e deciderne la sorte.
Per chi volesse saperne di più, e sostenere la proposta con iniziative, il testo integrale della proposta è disponibile sul sito di Ichino. Inoltre, per chi gravita in zona Milano, il senatore partecipa lunedì 3 maggio all'università Cattolica al dibattito «I giovani e il mondo del lavoro», sottotitolo «Per un mercato del lavoro oltre gli stage», organizzato dal gruppo studentesco Formica Democratica. Accanto a lui Alessandro Rosina, docente di demografia e autore del libro Non è un paese per giovani, ed Eleonora Voltolina, direttore della Repubblica degli Stagisti. L'appuntamento è alle 16:30 nell'aula SA 327 (nella sede di via Sant'Agnese 2, metropolitana rossa e verde fermata Cadorna). Qui l'evento su Facebook.
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