Ai blocchi di partenza l’ambiziosa iniziativa della Regione Toscana per incentivare un uso virtuoso dei tirocini. Inscritta nel più ampio progetto «Giovani sì» – mirato ad aiutare i toscani ad andare a vivere da soli, trovare lavoro o tentare un’avventura imprenditoriale – l’iniziativa sugli stage ha a disposizione per il triennio 2011-2013 trenta milioni di euro. Andando a soddisfare una platea di 20-25mila stagisti: dieci milioni all’anno potranno infatti coprire 50mila mesi di stage, e considerando che in media i tirocini durano sei mesi, ne risulta che oltre 8mila giovani ogni anno potranno beneficiare di questa iniziativa. E non solo toscani: l'unico requisito per accedere al programma sarà infatti che il tirocinio avvenga su suolo toscano, quindi potranno accedere anche giovani residenti in altre regioni, o stranieri, purchè la sede del soggetto ospitante sia in Toscana.
Già a fine aprile l’assessorato al Lavoro della Regione aveva siglato un protocollo di intesa con sindacati e associazioni datoriali locali, stabilendo i criteri per l’accesso a questa iniziativa. Obiettivo dichiarato: «ovviare all’uso distorto dei tirocini formativi e di orientamento al fine di garantire i diritti dei giovani beneficiari e l’erogazione di una borsa di studio a titolo di rimborso spese». Nel documento il tirocinio viene definito con precisione come «misura di accompagnamento al lavoro finalizzata a creare un contatto diretto tra una persona in cerca di lavoro e un’azienda allo scopo sia di permettere al tirocinante di acquisire un’esperienza diretta per arricchire il proprio curriculum sia di favorire una possibile costituzione di un rapporto di lavoro con l’azienda ospitante».
Nel paragrafo dedicato alle modalità di applicazione si chiarisce che gli stagisti «non possono sostituire i contratti a termine nei periodi di picco delle attività e non possono essere utilizzati per sostituire il personale dell’azienda nei periodi di malattia, maternità o ferie nè per ricoprire ruoli necessari all’organizzazione aziendale»; e poi che l’impresa ospitante non può realizzare «più di un tirocinio con il medesimo tirocinante». In più il documento specifica che per poter accogliere uno o più stagisti, oltre a essere in regola con la normativa sulla sicurezza, non si deve avere effettuato licenziamenti negli ultimi 24 mesi o avere attiva la cassa integrazione. Questo è un punto importante perché la normativa nazionale attualmente in vigore, il dm 141/1998, non vieta che le aziende in crisi ospitino stagisti. In realtà anche in Toscana per il momento le imprese potranno continuare a offrire stage anche se hanno riduzioni di personale in atto, basterà che non facciano richiesta di aderire a questa iniziativa; ma quando arriverà la legge regionale – il presidente della Enrico Rossi la promette entro il giugno del 2012 – allora il criterio sarà vincolante.
Un altro importante punto in cui il protocollo si discosta dalla legge nazionale è quello relativo al numero massimo di stagisti ospitabili: prendendo spunto dalla Carta dei diritti dello stagista, infatti, si prevede che questi limiti siano rapportati a un anno, e non alla presenza «contemporanea» degli stagisti. Ciò vuol dire per esempio che un’azienda con venti dipendenti potrà prendere al massimo due stagisti all’anno, e non due stagisti alla volta (col risultato che organizzando stage di tre mesi quell’azienda – con un po’ di accortezza nella rotazione, per evitare le sovrapposizioni – può ad oggi accoglierne fino a otto ogni anno).
Ma la grande rivoluzione di questo progetto è quella legata al rimborso spese. Il protocollo prevede infatti che a favore del tirocinante sia obbligatorio erogare un emolumento di almeno 400 euro al mese: di questi la metà (200 euro) verrà finanziata dalla Regione, e l’altra metà (o più) dal soggetto ospitante. Pure qui, nulla vieta di proseguire nell’offrire stage gratuiti, basta che non si chieda di partecipare all’iniziativa; ma nel giro di un anno la legge regionale dovrebbe far diventare anche questo aspetto vincolante.
Dal progetto, che prenderà il via il 1° luglio, sono esclusi i tirocini curriculari – cioè quelli svolti all’interno di un percorso di studi, per ottenere crediti formativi obbligatori per il conseguimento di un titolo – e, per il momento, quelli presso enti pubblici e studi professionali. Inclusi invece tutti gli altri tirocini svolti presso imprese private e associazioni non profit, purché ciascun soggetto ospitante assicuri il rispetto dei criteri dettati all’interno del protocollo, e l’erogazione della sua parte di rimborso spese a favore dello stagista.
In più, è previsto un bonus di 8mila euro che la Regione erogherà a tutte le aziende che al termine del percorso di formazione assumeranno l'ex stagista con contratto a tempo indeterminato (bonus che salirà a 10mila euro in caso si tratti di persona con disabilità) attingendo a un altro fondo, diverso rispetto al budget di 10 milioni all'anno del «Giovani sì - Tirocini».
Operativamente la Regione Toscana ha realizzato un sito ad hoc con tutte le informazioni per gli interessati e predisposto un numero verde, 800 098719, che risponderà dal lunedì al venerdì, dalle 9:30 del mattino alle 4 di pomeriggio; a loro volta sindacati e associazioni imprenditoriali hanno assicurato che daranno il massimo risalto alla notizia attraverso i loro siti e Newsletter.
In pratica l'iter è riassumibile così. Il giovane individua (o viene chiamato da) un’azienda, e concorda il progetto formativo di uno stage. L’azienda predispone la documentazione e firma la convenzione con il soggetto promotore, che prontamente comunica l’attivazione del tirocinio ad uno dei centri dell’impiego della Toscana, allegando convenzione e progetto formativo concordato e firmato dal giovane. I centri per l’impiego raccolgono le domande e fanno le istruttorie di ammissibilità, valutando ciascun progetto. La Regione riceve l'elenco dei tirocini ammissibili e invia al soggetto ospitante - cioè l'azienda - e al giovane una lettera a firma del presidente Rossi con la quale si conferma l'impegno a rimborsare al tirocinante, tramite l’azienda, 200 euro al mese. A conclusione positiva del periodo di tirocinio, la Regione rimborsa il soggetto ospitante per la sua parte. In questo modo l’onere del rimborso spese viene ripartito tra il soggetto ospitante e la Regione: una modalità ben diversa da quelle più utilizzate da altri soggetti pubblici, primo fra tutti Italia Lavoro, che non richiede alle imprese di contribuire - di fatto deresponsabilizzandole. Anzi talvolta pagandole perfino per il "disturbo" di aver accolto uno o più stagisti! La Toscana ha deciso invece di agire finanziando sì i tirocini, ma a patto che anche ciascun datore di lavoro faccia la sua parte.
Eleonora Voltolina
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